Workaway in Norvegia: una vacanza alternativa

Diario di un viaggio tra i fiordi del sud-ovest norvegese
Scritto da: Federica Vanin
workaway in norvegia: una vacanza alternativa
Partenza il: 28/06/2016
Ritorno il: 21/07/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Per il mio viaggio in Norvegia volevo organizzare qualcosa di diverso, che mi permettesse di immergermi totalmente nell’atmosfera magica di quella terra e di conoscerla da vicino. Sono partita a fine giugno da Venezia con la mia amica Sara e siamo atterrate a Oslo nel pomeriggio. Ci aspettavano cinque ore di attesa in aeroporto prima di poter prendere, alle 22.30, il bus notturno che ci avrebbe fatto attraversare la Norvegia in tutta la sua larghezza, fino a Førde, città a sud-ovest del paese.

Iniziava la nostra prima esperienza come workawayers, ovvero volontarie che, in cambio di vitto e alloggio, offrono un aiuto all’ospitante, che si tratti di un particolare progetto, di accudire i bambini, di lavorare nel giardino… Le possibilità sono delle più svariate e Lill, la signora hippie che ci ha accolte a Førde, aveva appena affittato una grande casa blu a Stongfjorden, un paesino a 48 km da lì, su un’insenatura del Sunnfjord. La casa non veniva toccata da 15 anni e doveva quindi essere completamente ripulita e decorata ed ecco che siamo entrate in azione Sara ed io, armate di creatività. Avevamo in programma 3 settimane da trascorrere nella Blå Huset, che è diventata un’ottima base per piccoli itinerari nella natura in compagnia di Lill e dei suoi numerosissimi ospiti.

Al nostro arrivo a Førde, alle 7 del mattino, dopo 9 ore di viaggio in bus, Lill dormiva ancora, ma la porta del suo appartamentino era aperta in modo che potessimo entrare. Ci hanno avvolto una nuvola di colori e di profumi, fotografie e biglietti appesi ovunque… e due invitanti sacchi a pelo distesi sul tappeto. Dopo una dormitina, abbiamo pranzato tutte insieme e nel pomeriggio Sara ed io siamo uscite di casa per esplorare la cittadina mentre Lill era al lavoro. Førde ha circa 10 000 abitanti ed è un importante centro nella regione di Sogn og Fjordane dal punto di vista economico e industriale, con grandi negozi e centri commerciali che attirano clienti da tutta la zona circostante. La cittadina è interessante anche in senso culturale e turistico, con il suo aeroporto, il Førde International Folk Music Festival, che si tiene ogni estate, e infine il Sogn & Fjordane Art Museum, museo di arte contemporanea che Sara ed io non abbiamo mancato di visitare, con opere ed esposizioni di artisti locali.

Dopo un paio di giorni a Førde, ci siamo spostate tutte a Stongfjorden in macchina. Ciò che mi ha affascinato di più in Norvegia è stato il fatto che anche un semplice viaggio in auto può trasformarsi in un’esperienza unica: i paesaggi lasciano a bocca aperta, che si tratti di attraversare un bosco o di costeggiare un fiume, o ancora meglio un fiordo, con il riflesso della roccia nell’acqua ghiacciata. Il piccolo centro di Stongfjorden sorge nella valle all’estremità interna del fiordo ed è costituito da poche case e negozietti raccolti intorno al bar centrale, che è anche un supermercato, di fronte alle imbarcazioni attraccate degli abitanti. Il bar ha anche il wi-fi gratis e rappresenta il punto di ritrovo principale per la comunità che, seppur piccola, è molto accogliente e disponibile con i turisti che passano di là. Della grande casa blu però ancora nessuna traccia… abbiamo dovuto percorrere la lingua montagnosa per 7 km verso l’oceano per arrivarci: per tre settimane ci siamo trovate davvero nel mezzo del nulla, avvolte dal silenzio del fiordo e a diretto contatto con la natura.

Accanto al lavoro in casa, Lill ha fatto in modo che ci restasse il tempo per goderci le meraviglie del fiordo. Costruita sul fianco della montagna, la sua casa è circondata da campi e prati verdi, boschetti e ruscelli che ospitano numerose specie animali. Durante le nostre passeggiate e biciclettate abbiamo avvistato più di qualche volta cervi e scoiattoli per niente timidi e anche conigli e animali al pascolo e sotto al tetto della casa si era sistemata una famiglia di picchi. Basta però voltarsi dall’altra parte per ammirare allo stesso tempo l’acqua limpidissima delle insenature, con i gabbiani che volavano e gracchiavano costantemente sopra alle nostre teste e la possibilità di avvistare sia pesci d’acqua dolce che animali più grandi come lontre, orche, delfini e piccoli squali. Per vederli è necessario però conoscere le loro abitudini: le orche, per esempio, si fanno vedere poco spesso e solo d’inverno, mentre la lontra Utter ha la sua tana sulla costa di fronte alla casa blu ed esce per pescare ogni sera tra le 22 e mezzanotte: con un po’ di fortuna e molta cautela potevamo scorgere il suo dorso muoversi nell’acqua e ogni tanto il suo muso uscire. La varietà della fauna è pari a quella della flora, un mondo a me del tutto sconosciuto e con cui sono entrata in contatto in questa occasione. Erbe e piante di ogni tipo, in particolare i tantissimi alberi di sambuco, ci sono servite per preparare tisane, saponi fatti in casa, sciroppi e anche birra artigianale. I rilievi di Stongfjorden nascondono anche delle iscrizioni vichinghe, visibili su delle grandi rocce piatte vicino all’acqua. Infine, percorrendo l’unica strada asfaltata che costeggia la montagna fino alla sua fine, si giunge al punto in cui il fiordo incontra l’oceano e la visuale è a dir poco mozzafiato.

La seconda settimana abbiamo passato tre giorni on the road con un amico di Lill, autista di corriere di linea, che per lavoro percorre tutta la lunghezza del Sognefjorden, il fiordo più lungo e più profondo della Norvegia, fino a Sogndal, una delle principali città che vi sorgono. Siamo quindi partite a piedi, zaino in spalla, dalla casa blu per arrivare in centro a Stongfjorden, da dove abbiamo preso il bus per Førde e da lì quello per Vadheim, dove avevamo la coincidenza con la corriera di Sigmund. Vadheim è una frazione del comune di Høyanger in cui il Sognefjorden raggiunge il suo punto più profondo: 1308m. Lì abbiamo aspettato i passeggeri della corriera che arrivavano con il traghetto da Bergen, la seconda città norvegese dopo Oslo. Le montagne erano coperte di nebbia, l’aria fredda e l’acqua immobile e noi lì, a fissare quello spettacolo, come se il fiordo ci parlasse. Poi siamo ripartite con Sigmund per Høyanger, dove lui abita e dove abbiamo pernottato. La cittadina ha circa 2000 abitanti ed è completamente circondata da imponenti pareti rocciose. Come ci ha spiegato Sigmund, questa particolarità ha permesso lo sviluppo dell’industria idroelettrica. Høyanger è anche nota per la produzione di alluminio.

Il giorno dopo abbiamo continuato il viaggio fino a Sogndal. Per arrivarci abbiamo costeggiato il fiordo in corriera, scattando tantissime foto e approfittandone delle pause per goderci il panorama, e attraversato il fiordo con il traghetto sulla tratta Dragsvik-Hella. Alle 14 eravamo a Sogndal e saremo ripartiti solo alle 21, quindi Sara e io abbiamo colto l’occasione per conoscere meglio la città. Sogndal è il luogo ideale per svolgere attività come kayak, mountain bike ed escursioni nella natura. Anche questa città si estende intorno ad una rientranza del fiordo e si ha così l’impressione di essere avvolti dalle montagne, alte e verdissime. La città è anche nota per le sue chiese antiche, in particolare quella di Kaupanger, e per essere la città natale di Gjest Baardsen, un importante personaggio folkloristico locale, scrittore fuorilegge evaso numerose volte dalla prigione. Non mancano centri commerciali per lo shopping e negozietti interessanti tra cui uno fornitissimo di articoli musicali che ha subito attirato la nostra attenzione. Qui si trova anche la fabbrica delle marmellate Lerum, parte integrante della dispensa di ogni norvegese. Il giorno dopo abbiamo fatto ritorno alla Blå Huset, accompagnate in auto da Sigmund, stanche ma soddisfatissime. Prima di tornare a Stongfjorden abbiamo fatto tappa a Dale e Askvoll, altre due suggestive località sul Sunnfjord, collegate tra di loro da un imponente ponte inaugurato nel 2013.

L’ultima settimana con Lill è stata memorabile, tutte concentrate a organizzare la sua annuale festa estiva che questa volta si sarebbe svolta nel fienile della casa blu. Birra artigianale con aghi di pino, grandi tute da sci per stare sotto la pioggia (immancabile) e un falò sul bordo del fiordo hanno concluso la nostra avventura in Norvegia, con la certezza di rivederci per il prossimo Sommerfest. Il 20 luglio siamo ripartite da Førde con il bus notturno per Oslo, che di notturno aveva ben poco data la brevità delle notti estive norvegesi, e che anzi, come all’andata, ci ha regalato ore di paesaggi spettacolari, tutti simili eppure sempre diversi con il cambiare progressivo della luce. Ormai ci sembrava di andarcene da casa nostra, quei colori e il rumore del vento erano diventati la nostra quotidianità ed era strano doversene separare. Avremo portato nel cuore le storie di troll e folletti davanti al camino, i profumi dei boschi e la luce del sole intramontabile, come se non volesse lasciarci partire.

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Vista dalla casa blu



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