Filippine, Isola di Negros, Sipalay e Dumaguete fai da te in Agosto per diving

La splendida Isola di Negros nel sud delle Filippine, meta di amanti del mare e della subacquea.
Scritto da: stefano.pa
filippine, isola di negros, sipalay e dumaguete fai da te in agosto per diving
Partenza il: 31/07/2011
Ritorno il: 21/08/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Mia moglie ed io avevamo deciso ancora a gennaio 2011 che in agosto saremmo andati a fare subacquea. L’idea era di andare all’estero, come ormai siamo abituati, perché in Italia è decisamente troppo caro e anche perché il mare all’estero offre molto di più da vedere.

Dopo aver scartato varie ipotesi abbiamo preso in considerazione le Filippine. Ci eravamo già stati sette anni fa, allora andammo a Moal Boal nell’isola di Cebu, ma volevamo cambiare e c’era il problema meteo: le Filippine in estate sono preda dei tifoni, ma normalmente colpiscono in maggior misura il nord dell’arcipelago, per intenderci soprattutto Manila.

Nel frattempo vedo un’offerta della Saudi Arabian Airlines che da Malpensa ci porta a Manila a prezzo veramente conveniente e la prendo. La tratta interna l’ho acquistata solo a marzo/aprile dopo aver deciso dove andare fra le molte isole dell’arcipelago. Già, dove andare? Avendo a disposizione tre settimane era sciocco visitare solo un luogo. Abbiamo puntato l’attenzione sull’isola di Negros e più precisamente Sipalay e Dumaguete. Dopo aver raccolto tutte le informazioni possibili su internet abbiamo scelto l’Artistic Diving (http://www.artisticdiving.com/index.htm) a Sipalay e Mike’s Dauin Beach Resort a Dumaguete (http://mikes-beachresort.com/).

Scambiate numerose mail abbiamo concordato prezzi e transfer e ci siamo messi in attesa delle sospirate ferie.

Su internet ho acquistato intanto da Philippine Airlilnes il biglietto A/R da Manila a Dumaguete (meno di Euro 90 con 20 kg di franchigia). Il sito è fatto bene, ovviamente solo in inglese e non è difficile arrivare alla fine della transazione. Unica avvertenza importantissima: la carta di credito con la quale fate l’acquisto dovete mostrarla all’imbarco altrimenti non vi fanno partire! Ho visto due ragazzi che hanno dovuto comprare un nuovo biglietto!!! C’è anche una low cost, ma danno solo 15 kg e poi occorre acquistare il peso in eccesso. Anche se le cifre sono modiche è comunque una rottura. Attenzione al peso in esubero, perché sono molto attenti anche sulla Philippine Airlines; anche se costa veramente pochi Euro al kg è comunque una scocciatura. Fanno meno attenzione al peso del bagaglio a mano dove però controllano l’ingombro se appare fuori dalla norma.

Ho anche acquistato una polizza assicurativa a copertura del rischio annullamento, sempre su internet: è sufficiente fare un po’ di preventivi in giro e si trovano prezzi accettabili (50-70 Euro a testa). Attenzione che la maggior parte prevedono la copertura entro 24 ore dall’acquisto del viaggio, ma cercando trovate anche chi la fa fino a 30 gg dalla partenza.

Nel frattempo avevo prenotato all’Artistic Diving e gli avevo inviato l’acconto a mezzo Paypal, comodo ed economico. Visto che avevo l’assicurazione annullamento e che loro gradivano il pagamento anticipato facendomi pure uno sconto ho rischiato ed ho pagato tutto in anticipo 30 gg prima dell’arrivo.

Il 31 luglio partiamo da casa per raggiungere Malpensa. È una domenica caldissima, ma in aria condizionata si viaggia alla grande, nessun intoppo fino al Ceria Malpensa Parking Express (http://www.ceriamalpensa.it/). È la prima volta che lo utilizziamo ed ha delle tariffe regalate rispetto agli altri; unico neo: qualche minuto in più di strada per raggiungere l’aeroporto.

Praticamente sfruttano un campo che sta dietro all’Hotel Mariuccia, dove c’è anche una pizzeria ristorante. Ovviamente non ci sono posti coperti e ne sa qualcosa la nostra auto che quando siamo tornati aveva uno strato di polvere alto un dito, ma sono stati anche così gentili da sciacquarla con la pompa da giardino all’uscita.

Abbiamo anche mangiato la pizza al ristorante dell’hotel e c’è da dire che è proprio buonissima, prezzi normali.

Di Malpensa che si può dire? Sembra un aeroporto fatiscente e non ha vent’anni. I duty free sono sempre meno e gli operatori sono svogliati, la sera tardi chiudono per tutta la notte. Siamo scesi lì di ritorno da un viaggio a febbraio e si vedevano turisti stranieri girare sconsolati, le vetrine tutte oscurate e pochi punti di ristoro aperti: che tristezza. Se poi si fa il confronto con gli aeroporti dell’Oriente viene da suicidarsi.

La Saudi non permette il check- in on line e dobbiamo fare un bel po’ di coda, poi ci accorgiamo che siamo relativamente pochi e scopriamo che l’aereo viene da Madrid già abbastanza carico. Saliamo, L’Airbus è pieno zeppo, nessun posto libero, ma le poltrone in turistica sono belle ampie con spazio sufficiente per le gambe. L’intrattenimento lascia a desiderare, non ci sono programmi in italiano e si può controllare limitatamente la scelta dei programmi, ma è una bella occasione per leggere un libro.

Il cibo a bordo è discreto, ma non siamo al livello delle compagnie orientali e, per rispetto della religione mussulmana niente alcolici, nemmeno una birra. Le hostess sono molto gentili, anche se non così presenti come siamo abituati e c’è abbastanza lassismo per quel che riguarda lo stivaggio delle borse sotto i piedi o altro.

Sbarchiamo in piena notte a Riyhad per il cambio di aeromobile. Lungaggini a non finire per entrare in aeroporto per il transfer. Sono leziosi e antipatici, le donne vengono sottoposte ad una perquisizione corporale da personale femminile, per noi uomini si accontentano del metal detector, ma via le scarpe, le cinture ecc.

L’aeroporto è nuovo, ma come d’abitudine nei paesi arabi sembra costruito ai tempi delle piramidi, tanto dà i primi segni di fatiscenza. È anche piccolo e praticamente non ci sono negozi né bar/ristoranti, insufficienti i posti a sedere; vedo gente distesa ovunque, ma forse anche perché è il mese del Ramadan ed in Arabia Saudita c’è La Mecca con relativo pellegrinaggio.

I bagni sono pochi e alquanto sporchi, non c’è il wi-fi libero ed i fumatori se la godono anche fuori dall’area a loro riservata. Poco male, ripartiamo dopo poche ore per la tratta più lunga fino a Manila.

Questa volta viaggiamo su un Boing 747 (se lo possono permettere solo loro con quello che consuma!), l’aereo è vecchio, ma spazioso. Stesso trattamento della prima parte.

Arriviamo a Manila nel pomeriggio. Qui abbiamo previsto di fermarci una notte perché non avevamo coincidenza con gli orari. Cambiamo un po’ di Euro e poi usciamo dall’aeroporto sotto un’acqua torrenziale che continuerà per tutta la nostra permanenza, prendiamo un taxi per l’hotel Copacabana che avevo prenotato. La tratta costa pochi Euro, ma avremmo potuto spendere meno facendoci organizzare il transfer attraverso l’hotel.

Ho scelto il Copacabana perché su internet i commenti erano moderatamente positivi ed è abbastanza vicino all’aeroporto, ma ve lo sconsiglio nella maniera più assoluta. L’hotel sembra sia stato costruito prima dell’avvento dell’energia elettrica tanto è fatiscente; non è sporco, ma proprio antico. Il rumore che viene dalla strada è assordante, così come quello del condizionatore. Sì la stanza è grande (ho preso la suite! Euro 50 circa senza colazione), ma pietosa, con un bagno lillipuziano. Meno male che è solo per una notte.

Andiamo a letto qualche ora poi ci alziamo per cercare di fregare il fuso, ma siamo stanchissimi. Ci facciamo portare ad uno shopping center lì vicino: Mall Of Asia. Bellissimo! Prezzi validi su un sacco di prodotti, ma non abbiamo a disposizione peso, le attrezzature sub hanno esaurito tutto il disponibile. Così ci aggiriamo come quelli che guardano, ma non possono permettersi niente. Ceniamo lì scegliendo fra le decine di cucine di tutto il mondo che vengono offerte.

All’ora concordata torna a prenderci l’auto dell’hotel, sempre a tariffe convenienti, e torniamo in stanza sotto un’acqua torrenziale e traffico pazzesco. Sembra di essere nel caos di Nuova Dehli vecchia.

Al mattino nuovo transfer per l’aeroporto e partenza per Dumaguete. C’è da pagare la tassa d’imbarco,: attenzione che accettano solo pesos e USD, niente Euro e niente carte di credito. Gli importi cambiano da nazionali ad internazionali e da città a città. Recente l’aereo, pieno zeppo, che con un’ora circa di volo ci porta a Dumaguete. In volo guardo giù e vedo fiumi carichi di fango che scaricano in mare…mah!

La stazione aeroportuale è proprio piccola, recuperiamo i bagagli e usciamo alla ricerca del nostro transfer per Sipalay dove staremo la prima settimana. C’è bagnato a terra, ma il sole spunta fra le nubi. Ecco il nostro driver, ci accompagna al pulmino del Resort e partiamo. Scopriamo che sono poco più di 100 km, ma le strade non sono buone per le piogge e anche con l’asciutto ci si mette un sacco: viaggeremo per tre ore e mezzo! Ma è anche un’occasione per vedere il paesaggio ed i loro villaggi. Man mano che ci avviciniamo alla meta il cielo si scurisce, sia per il tempo che peggiora che per il fatto che si avvicina il buio, il sole tramonta presto a queste latitudini. Arriveremo nel tardo pomeriggio, ma sarà buio completo per gli ultimi 20 km.

Cena e poi direttamente in stanza perché la giornata è stata lunga e siamo anche sotto jet lag. La stanza è ampia, abbiamo preso la “vilas”, e c’è un terzo letto, peccato che il matrimoniale sia più che altro un letto alla francese. Il resort è stato costruito una decina d’anni fa, ma sarà la gestione svizzera, sta di fatto che non è fatiscente come qualcuno potrebbe pensare. Il bagno è abbastanza grande e finestrato; davanti alla stanza il mattino dopo ci accorgiamo che c’è un bel terrazzo panoramico con vista sul mare e siamo lontani dalla zona bar/ristorante abbastanza da essere protetti dal rumore. Attenzione però: c’è una discreta salita da fare per le stanze, non è per disabili.

Al resort si mangia bene (si sceglie ogni volta dalla lista, meglio farlo con anticipo per dare il tempo di preparare i piatti), c’è l’acqua calda (flusso un po’ esile) e l’elettricità 24 ore al giorno (procuratevi gli adattatori), tv, climatizzatore e pale, zanzariere alle finestre (portatevi fornellino antizanzare e Off), e wi-fi nella zona office ed il personale è gentile e disponibile e presto tutti ti chiamano per nome con massimo rispetto. Noi siamo qui per fare diving, ma il resort è semi vuoto quindi usciremo sempre da soli con una barca tipica locale, un po’ piccolina nelle dimensioni e con la quale si fatica non poco per salire a bordo dopo l’immersione. Il problema vero è il mare. Siamo nella stagione umida, piove spesso, ma questo non cambia la situazione visto che siamo qui per fare andare in acqua, il problema e che il mare è sempre agitato e con la barca piccola si fatica ad uscire dal reef in sicurezza, quindi dobbiamo insistere per variare i siti d’immersione. Una volta addirittura arriviamo nella baia attigua in barca e rientriamo al resort con la moto triciclo perché non si riesce ad uscire di nuovo in mare aperto. Detto questo, le immersioni sono abbastanza belle e varie, spiccano le cose piccole come nudibranchi e così via, splendidi i cavallucci pigmei, niente pesce di passo salvo qualche capo isolato. L’acqua ovviamente è di rado limpida salvo (ti pareva!) l’ultimo giorno di immersioni: tempo splendido, acqua bellissima e immersioni di livello. Forse era un modo per dirci: “guarda che qui ci si diverte davvero con la stagione giusta!”

Dopo una settimana si riparte, abbiamo organizzato con loro il transfer per la tappa successiva: Dauin, vicino a Dumaguete.

Siamo di nuovo sul pulmino il mattino presto, ma ci vorranno tre ore per arrivare a destinazione. Il viaggio comunque è ben interessante perché i locali sono in piena attività. Per strada cerchiamo di fare bancomat perché il prossimo resort ci aveva avvisato che non aveva la carta di credito, ma dopo tre tentativi in varie banche rinunciamo. Il nostro autista ci spiega anche che c’è un limite per ogni singolo prelevamento. Ci penseremo a destinazione.

Il Mike’s Dauin Resort è proprio carino, solamente otto stanze (anche qui abbiamo scelto la “de luxe”, con una differenza giornaliera di ca. Euro 7), tutto nuovissimo e costruito con ricercatezza abbinando materiali locali a solidi mattoni.

La nostra stanza (al piano superiore) ha una doppia vetrata che le assicura una bella luce, peccato che chiunque salga al piano passa davanti alla stanza, così alla fine per proteggere la privacy stiamo sempre con le tende tirate (uff!). La stanza è veramente grande con tanto di tv, armadio e scrivania. Anche il bagno è bello spazioso, finestrato e con acqua calda a volontà. Fa piacere il wi-fi che prende segnale (debole) già nella stanza. Scopriamo che il proprietario ha appena sottoscritto il contratto per le carte di credito così non dobbiamo andare in giro a cercare di prelevare cash.

Si mangia proprio sotto alle nostre finestre e lì si deve fare affidamento sull’educazione degli altri ospiti. Nei dodici giorni passati lì un’unica volta sono dovuto uscire a chiedere un po’ di silenzio alle 11 di sera, e l’ho chiesto all’unico italiano incontrato nel viaggio…

Anche qui si sceglie dal menu, ma non è così vario come all’Artistic; in compenso, visto che il proprietario è un californiano ci sono delle intrusioni di tex-mex che sono gradite.

Partiamo per la prima immersione con la barca del resort, bella, molto grande, esagerata solo per noi due, ma viva la comodità. Facciamo 500 metri lungo la costa, ci fermiamo a 20 metri dalla riva e la guida ci dice che si scende lì (!?!). Ebbene, scendiamo su un fangone notevole e ci troviamo di fronte delle strutture fatte con copertoni da camion e lì vita a go go. Frog fish e ghost pipe fish, lion fish, e nudibranchi a mille e tutto quello che non ti immagini per una immersione a così pochi metri dalla riva. Da non mancare l’immersione fino a raggiungere le sabbie rese bollenti dal vulcano. Sarà così tutti i giorni con l’unica variante delle uscite ad Apo Island, Siquijor Island e Sumilon Island. Per queste però si pagano dei supplementi o si deve aspettare che il numero dei partecipanti sia sufficiente.

Belle le uscite sulle isole perché si fanno immersioni con un’acqua molto limpida, qualche delusione in termini di pesce di taglia che invece è mancato. Un po’ è stata data la colpa ai pescatori di frodo (leggi: bombaroli), un po’ alla stagione poco propizia. Noi già eravamo stati anni or sono a Moal Boal sull’isola di Cebu e c’è da dire che le possibilità di diving a Dauin sono senz’altro superiori per varietà. L’Oriente è grande e non so se torneremo proprio qui, ma lo consiglio vivamente, magari scegliendo la stagione migliore. Ci sono anche numerosi T.O. italiani che propongono strutture in zona, ma ci si trova tutti a fare le immersioni negli stessi posti e con barche analoghe. Cambia in termini di Resort e, ovviamente, di prezzi.

Tutto è destinato a finire, quindi ecco che l’ultimo giorno ci organizzano il transfer per l’aeroporto di Dumaguete e salutiamo Mike e sua moglie che ci hanno trattato veramente come se fossimo in famiglia. All’arrivo in aeroporto la prima sorpresa: non ci imbarcano i bagagli per la spedizione in Italia, ma solo per Manila. Ma noi a Manila abbiamo meno di due ore per la coincidenza con la Saudi e comincio a tremare. L’aereo arriva pure in ritardo, ma recupera nel tragitto. Arriviamo in aeroporto e scopriamo che quasi tutti hanno viaggiato con il bagaglio a mano quindi le nostre valigie sono fra le poche che sono state imbarcate. Escono quasi subito sul nastro, le prendiamo di corsa e poi fuori a cercare la navetta, perché occorre cambiare aeroporto, si passa a quello degli internazionali, ma per arrivarci un altro assaggio di traffico di Manila. Mia moglie sta per dare gli ultimi. Scendiamo dal pulmino e c’è una fila infinita per entrare nell’aerostazione. Chiediamo ad una guardia armata se ci fa passare e arriviamo buoni ultimi al check. Ancora 45 minuti a disposizione, ma dobbiamo pagare la tassa d’imbarco e passare il controllo passaporti: fila infinita. Chiediamo di nuovo gentilmente di passare davanti e ci accontentano, così arriviamo volando al gate: 25 minuti all’imbarco. C’è un po’ di coda perché anche questo è un 747 e prima di caricare tutti ce ne vuole: siamo ovviamente gli ultimi. All’interno… sorpresa! Ci indirizzano al piano di sopra e viaggiamo in business!! Probabilmente erano in overbooking. Tutto il male non viene per nuocere.

Sbarchiamo a Jeddah in piena notte, la struttura questa volta è più grande e più organizzata, sorprendono tutte queste donne che in aereo svestono minigonne e magliette striminzite per coprirsi dalla testa ai piedi con veli funerei. Ma sotto resistono trucchi pesanti, gioielli, I-Phone e Rolex d’oro. Una filippina in short viene fatta vestire sul bus che dall’aeroporto ci trasferisce alla struttura; lei si infila dei jeans sopra agli shorts alquanto contrariata, ma al marito gli dicono chiaro e tondo che in quelle condizioni non entra.

Altra perquisizione solerte e poi giriamo un po’ per lo scalo, ma niente acquisti, i prezzi non sono convenienti. C’è gente ovunque con tuniche tutte uguali che ricordano processioni o simili. Pensiamo però che siamo in pieno Ramadan e vicini a La Mecca e probabilmente si tratta di pellegrini in gruppo. Poi si sale di nuovo in aereo per l’ultima tratta. Anche questa volta con noi ci sono tutte queste figure nerovestite, alcune con il viso coperto che poi mano a mano si spogliano e vestono clamorosamente all’occidentale: è un po’ ipocrita, indubbiamente, ma certo non glielo possiamo far notare noi italiani viste le storie che coinvolgono le nostre personalità politiche in questi anni.

Dall’aereo si vedono i colori splendidi dell’alba, atterriamo a Malpensa in perfetto orario e rientriamo a casa: fine della vacanza, purtroppo.



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