SICILIA – l’oriente della Sicilia tra Etna, barocco, granite e paranze

Ritorno in Sicilia per vedere e rivedere barocco, spiagge ed eruzioni. Mangiando tanto e bene.
Scritto da: us01234
sicilia – l’oriente della sicilia tra etna, barocco, granite e paranze
Partenza il: 10/07/2021
Ritorno il: 25/07/2021
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Oggi, guardando l’Etna sparare via fumo e cenere, ho capito che ero, veramente, in una terra speciale, che merita anche quel poco che posso fare con i miei mezzi: raccontare cosa stiamo vedendo e vivendo qui nel profondo Sud del nostro paese.

L’emergenza Covid ha fatto emergere, becero gioco di parole, il desiderio di passare, anche quest’anno, le vacanze in Italia. Non per convenienza e cioè sfruttando il fatto che l’Italia sia tutta in zona bianca e quindi liberamente visitabile (tra qualche anno farà effetto leggere queste note sui colori delle regioni), ma per il modesto contributo che possiamo dare alla ripartenza.

Quindi Laura, la musa ispiratrice delle vacanze, ha puntato il dito sull’isola triangolare.

10 Luglio Catania

Giornata di puro spostamento: partenza con volo Ryanair da Torino, con arrivo a Catania poco prima di mezzanotte. I primi passi in Sicilia sono stati spesi per individuare l’ufficio per il ritiro dell’auto noleggiata da Maggiore (avevo prenotato una Panda, m’han dato una T-Roc della Volkswagen! Io, guidatore assiduo di Golf ho gradito molto) e poi nella ricerca dell’auto. Tutte operazioni che ci hanno portato prima a vergognarci un po’ e poi al B&B Giardini di Piazza Falcone all’una e trenta, dove ci stava aspettando Cettina per il check-in. Mille profusioni di scuse per l’ora tarda, preso possesso della camera e svenimento.

11 luglio Catania

Allora: chiunque sia nato nella seconda metà degli anni sessanta sa benissimo cosa rappresenta questa data, tappa indimenticabile adolescenziale: la finale dei Mondiali ’82.

Fortuna vuole che oggi l’Italia sia nuovamente in finale, ma degli europei 2020 (+1 visto che si disputano nel 2021). In un giorno così, difficile per me pensare ad altro dalle 8 alle 21. Ma sono in vacanza e non sono solo: Laura ha condiviso con me quella finale e lo farà anche con questa, ma il pathos ed i ricordi mi sa che son quasi tutti miei. Quindi niente altarini, niente giaculatorie con la declamazione di quella nazionale là (Zoff, Gentile, Cabrini, ecc.): si va un po’ al mare e poi si visita la città dell’elefante.

Oggi è domenica, andiamo nella prima spiaggia libera del lido Playa, uno spiaggione di 18 chilometri a Sud di Catania. Niente di ricordabile, se non la visione mistica di un ragazzo che vende ombrelloni. Temevo lo squagliamento ed invece ho conquistato il mio metro quadro di ombra!!

Ci piazziamo, c’è un bel venticello cui l’ombrellone fortunatamente resiste, i miei ombrelloni sono soliti diventare oggetti volanti per le spiagge ventose.

Nel pomeriggio ci spostiamo nel centro di Catania: visita alla piazza con la fontana dell’Elefante (O Liotru) le cui origini sono misteriose. Non si sa chi l’abbia fatto, chi l’abbia portato qui e cosa rappresenti (vabbè, rappresenta un elefante, ma con Catania c’entra come io con un dio greco). Però è bello, tutto nero con sulla groppa un obelisco che fa di questo monumento una gigantesca meridiana.

Visitiamo la cattedrale di Sant’Agata, patrona della città, martirizzata in mille modi perché non voleva abiurare, ma forse più prosaicamente perché aveva rifiutato la corte del proconsole romano che ne era stato ammaliato.

Ora, via Etnea. Il significato della via non lo conosco, so solo che là in fondo alla strada si vede una montagna bella grande. È una via elegante che parte dalla piazza Duomo e va fino alla Villa Bellini, un bel parco con un bel giardino.

Davanti al parco c’è la pasticceria Sarvia, famosa per le granite, e noi rendiamo merito alla fama del posto prendendo … due granite. Buone!

A cena abbiamo prenotato nella pizzeria di fianco al nostro B&B. Ho fatto finta per un po’, ma l’ora è giunta… c’è la finale.

Pizza, inno e fischio d’inizio. Si sa, è andata bene. D’altronde era l’11 luglio, non potevamo che vincere. Ai rigori, ansia a palate, ma abbiamo vinto!

Tronfio manco avessi giocato io, vado a letto felicissimo per tutto quel che ho visto

12 luglio – Giardini Naxos e Taormina

Mattinata spesa in spiaggia a Giardini Naxos: sinceramente? Niente di che. Ai miei occhi una molto banale località sul mare. Se la gioca con le meno interessanti località della riviera di Ponente ligure, che conosciamo bene essendo cuneesi, vicini di casa di quelle zone.

Però di nuovo un piacevole venticello, aumentato nel tempo tanto da rapire, strano, l’ombrellone. Da quel momento rimarrà chiuso lasciandomi sotto il sole. Ma, ripeto, il vento ha reso il caldo molto sopportabile.

Ora si punta a Taormina, sperando di vedere qualche vip. Ma anche no.

Giro un po’ alla ricerca di un parcheggio che non mi costi un patrimonio e poi mi sistemo nel parcheggio Lumbi, ignorandone il prezzo. Da lì una navetta ci porta in centro.

Taormina è bella, un po’ troppo patinata, ma bella. Con degli scorci paesaggistici sulla costa e su sta montagna grandissima che si vede da ogni dove, in questa zona.

Giriamo nella via principale, poi puntiamo al Teatro Antico. Uno spettacolo, sia per l’architettura sia per la collocazione. I Greci ci sapevano fare, niente da dire. Hanno scavato 100.000 m3 nella collina ed hanno costruito questo gioiello che guarda verso la costa. Un miraggio reale. Scatto 3 rullini virtuali da 36 (ve li ricordate?) di foto poi, appagata la nostra fame culturale, scendiamo nel mondo più prosaico: devo far felice Laura che ieri ha sopportato il me calciofilo e quindi va assecondata la lei acquistofila. Acquistato il quarantesimo superindispensabile paio di sandali, possiamo affrontare quel che rischia di diventare un must: la granita. Andiamo da Bambar, locale famoso per le granite ed i vips che ci son passati.

Si torna a Catania e si va a mangiare alla Paranza: ottimo pesce e gradevolissimo il personale, molto “alla mano”. Il prezzo un po’ meno, ma era tutto pesce.

13 luglio – Aci Castello Aci Trezza

Stamattina visitiamo le attrazioni catanesi che domenica erano chiuse: il monastero dei benedettini e la pescheria.

Il monastero è immenso: i monaci erano i figli minori dei nobili del posto e quindi di benedettino avevano solo il nome. Gestivano questo monastero come un luogo di incontro con la nobiltà, allestendo bellissimi giardini ed un chiostro ed una fontana di marmo di Carrara incantevoli. Visitatelo che è una gradita sorpresa.

Poi scendiamo in centro alla Pescheria, il mercato del pesce: vivacissimo con decine di banchi di pesce appena pescato (alcuni pesci sono ancora vivi). Individuo un ristorante per la sera e prenoto. Qui i ristoranti servono il pesce non venduto del giorno, quindi super freschissimo.

Ora la giornata volge al “Vergano”: si va nelle terre dei Malavoglia. Io anziché leggerli ho sposato un’insegnante di lettere, che li ha dovuti leggere e quindi me li può raccontare. Comode, ste insegnanti..

Arriviamo ad Aci Castello che troviamo semi deserta. Che bella sensazione: girare sul lungomare, con vista sulla costa dei Ciclopi, senza incontrare nessuno. Un po’ di foto al castello poi un bel pranzetto con delle linguine alle cozze sublimi oltre che abbondanti e poi individuiamo una piattaforma, qui non ci sono spiagge ma solo rocce laviche che si buttano ammare, dove noleggiamo due lettini ed operiamo uno svenimento di coppia carpiato.

Bagnetto tra le rocce, doccia e si va ad Aci Trezza dove fanno sfoggio di sé i faraglioni che la leggenda vuole siano le rocce che Polifemo lanciò ad Ulisse dopo che questi, con l’inganno, era riuscito a fuggire accecando l’unico occhio del ciclope.

Anche Aci Trezza, però, non ci colpisce molto. Ma c’è posto per la granita: alla mandorla. Più brioche. Buone!

Cena all’antica Osteria siciliana nella piazza della pescheria. Mangiamo ottimo pesce, Laura si becca un po’ di cenere lavica che da giorni flagella Catania. Non so da dove arrivi, però, sta cenere. Qui ce n’è ovunque ed anche tanta, direi troppa.

14 luglio – Etna

Vabbè, ho fatto il cretino a sufficienza con sta roba della montagna. L’Etna è parte di questi luoghi, nel bene e nel male. Il male sono le eruzioni, continue, e la quantità di cenere che riversa attorno. Di Catania i ricordi acustici e “piedistici” saranno lo scricchiolio della cenere sotto le scarpe e della cenere, dentro, le scarpe.

Il bello è il panorama che offre questa montagna e, di nuovo, le eruzioni che sono spettacolari.

Partiamo alla volta del Rifugio Sapienza a 1900 e qualche metro. Da lì, in un paesaggio lunare mai visto, visitiamo i crateri silvestri, delle bocche apertesi nel 1800 e qualche anno e da cui la lava rischiava di radere al suolo Nicolosi, città abbastanza giù, ma comunque raggiungibile. Soltanto l’intervento di tre, tre!, santi ha fermato la discesa del magma.

Poi andiamo a vedere altri crateri, verso la punta. Laura continua a dire, andiamo a vedere quelli là, poi ancora quegli altri e la punta sempre più vicina… Avevamo optato di non prendere la funivia, non avevo capito che lei voleva andarci a piedi, lassù.

Ad un tratto vediamo una piccola nuvola azzurrognola uscire dalla sommità del vulcano. Nel giro di mezzora assistiamo ad uno spettacolo della natura: boati sinistri e vapore e cenere sparati in cielo come da un mortaio. Bellissimo! La prima eruzione della mia vita. Indimenticabile. Decinaia di foto e video per non perderci nulla e poi si scende.

È stata un’esperienza unica.

Ceniamo da U Fucularu, bella trattoria vicina a via Etnea e salutiamo il centro di Catania. Domani ci spostiamo.

15 luglio – Villa del Casale – Caltagirone

Lasciamo Catania, le cenere e Cettina & Salvatore. La cenere la lasciamo volentieri, Cettina & Salvatore è stato bello conoscerli. Entusiasti, pur essendo già nonni, della nuova avventura in cui si sono buttati. Buona fortuna.

Puntiamo verso l’interno. Si va a visitare la Villa del Casale a Piazza Armerina.

I “locali” lamentano un crollo di presenze ed in effetti non c’è quasi nessuno.

La villa è enorme, non si sa di chi fosse. Probabile abuso edilizio del III sec. d.C. A parte gli scherzi è strano che un edificio così imponente (400 m2) non sia riconducibile a qualcuno. È una “villa-città”: ci sono le terme, la basilica, da non confondere con una chiesa, era ai tempi un edificio laico dove si tenevano udienze e si incontrava il popolo.

Sale grandi e piccole, piscine: tutto mosaicato. Sono veramente bellissimi, ma, purtroppo, per la mia curva dell’attenzione, troppi. Uno però, lungo oltre 60 m. non può proprio lasciare indifferente. Ma come dice il mio guru Alex Drastico: “Belli, belli, ma dopo un po’ rompono i c…ni.”. Scusate la franchezza.

Finita la visita si va a Caltagirone, patria delle ceramiche. Qui ci accoglie, mantenendosi molto distante, Anna che sbriga velocemente le pratiche di check-in, due info e poi si dilegua. Molto “distante” e preoccupata.

Caltagirone è famosa per le ceramiche e la scalinata di Santa Maria Vergine: 142 scalini con le alzate decorate con piastrelle decorate. Suggestiva e faticosa.

La città non offre molto. Giriamo un po’ e poi: granita.

Prima di cena, aperitivo sui gradini della scalinata, molto suggestivo. Ottima cena da “Il locandiere”, ennesima scalata sui gradini ceramicati e nanna.

La Villa del Casale merita la visita, non fidatevi di me che sono un buzzurro.

16 – 17 luglio – Noto – lido di Noto – Eloro

Da Caltagirone ci affidiamo a Google Maps … che non ammette errori: avevo scelto una strada più lunga ma meno stancante, al primo bivio non sono riuscito a girare ed il signor Google mi ha punito facendomi fare una strada che non ha avuto più di 300 m. di rettilineo. Occhio a sbagliare, l’intelligenza di Google oltre ad essere artificiale è anche un po’ stronza.

Comunque, dopo 1h 40’ di curve arriviamo al Lido di Noto, piazzo l’ombrellone e mi spaparanzo per farmi passare il capogiro.

Alle 18 ci aspetta zio Pinuccio, il re del B&B Casa di Giunchiglia a Noto. Ci fa capire che per qualunque cosa dobbiamo chiedere a lui. Dopo 10’ sapevamo dove andare e dove NON andare e ci ha prenotato cena. Se siete molto fai-da-te questo posto non fa per voi (80€/notte tramite Bed&Breakfast).

Giriamo per la stupenda Noto, la visiteremo meglio domani, ed andiamo a cena a l’Abundanzia. Volevo mangiare un menu di terra, hanno detto che c’era la paranza: ho preso una Norma ed una paranza, da buon cerchiobottista. Tutto molto buono.

Al mattino ci aspetta la colazione di zio Pinuccio (“niente yogurt o quelle robe lì, eh”): due cornetti grandi come un bambino delle medie, un litro di latte di mandorla, pane cunzato, dei panzerotti con prosciutto o patate o spinaci, pizza, marmellata di bucce d’arancia. E un caffè, senza zucchero. Alla fine dei nostri sforzi, mezza colazione era ancora lì che ci guardava. Zio Pinuccio, prende, incarta e ci consegna il pranzo. Un mito.

Destinazione spiaggia di Eloro. Un posto bellissimo, nella riserva di Vendicari (parcheggio 3,50€, ingresso anche): pochissima gente, acqua cristallina. Parecchio vento, ma ormai ho imparato a gestire gli ombrelloni ribelli!

Bagni, penniche, pranzo, passeggiata fino alla vicina Marianelli, spiaggia frequentata dai naturisti e si torna a Noto.

La particolarità, oltre alla bellezza immensa, di questa città è che è stata creata dagli architetti da zero: dopo il terremoto del 1693 è stato deciso di ricostruire Noto più in basso e quindi è stato possibile disegnarla come la vediamo adesso che la chiamano “Giardino di pietra”.

La pietra usata è ambrata e gli edifici si colorano al tramonto. Bellissima.

Qui a maggio fanno l’Infiorata, vengono a migliaia: dalle foto penso meriti il bagno di folla.

Mangiamo al “Buco” (sempre zio Pinuccio) sempre terra/mare poi cannolo così così al bar Sicilia e si va a letto.

18 luglio – Vendicari – Marzamemi

Arriviamo a colazione psicologicamente preparati, quindi sfincione, impanate, pane cunzato non ci stupiscono più. Veniamo sgridati da zio Pinuccio perché siamo andati al ristorante senza farci prenotare da lui. Non lo faremo mai più!

Oggi andiamo a Vendicari, previsioni così così, ma zio Pinuccio ci ha detto che qui non piove mai e allora, via!

Parcheggio + ingresso sempre 3,50 euri entrambi e arriviamo a questa baia incantevole, un semicerchio con acqua bassissima e la tonnara vista in Montalbano là sulla sinistra. Una cartolina.

All’ingresso ci hanno detto che una guida illustrerà riserva e tonnara gratuitamente. Andiamo.

La parola gratis ha smosso anche i bradipi e la guida ha deciso che, per evitare assembramenti di primati pigri, farà due turni. Ovviamente siamo nel secondo.

La guida è una persona che adora il suo lavoro ma io, lo ripeto, sono un discepolo di Alex Drastico: ci viene spiegato con dovizia di particolari la fauna, flora, usanze tradizionali, la mattanza molto, molto, accuratamente. Brava la guida, brava, ma dopo un po’…. Però sì, dai, veramente bravo: giorni dopo mi sono accorto di aver ascoltato meglio di quanto pensassi. Ricordavo cose che o le avevo sognate o le avevo sentite da lui.

Torniamo in spiaggia sotto nuvoloni minacciosissimi. Zio Pinuccio!!! Piove! Resistiamo accucciati come profughi sotto l’ombrellone e veniamo premiati. Dieci minuti ed esce il sole. Questa spiaggia è veramente incantevole. Merita sacrificio e resistenza.

Ora si punta Marzamemi, borgo di pescatori più a sud.

Eravamo già stati qui 11 anni fa una sera, ma repetita iuvant. La piazzetta con tutti i localini, fiori sulle pareti: tutto curatissimo. Bello, molto bello, ma anche un po’ finto. Questo era un borgo molto caratteristico, ora è troppo turistico.

Torniamo a Noto per cenare da Casamatta una pizzeria consigliata da chi? Zio Pinuccio, ovvio.

Pizze molto buone, con un super cornicione, ma bisogna prenotare per tempo perché Pinuccio sostiene che vengano fin da Messina a mangiare qui!! Un goccio, proprio un goccio, di esagerazione

19 Luglio – Carratois – Isola delle Correnti

Sfida odierna: giornata di svacco contro giornata di svacco più un po’ di cultura: non c’è stata partita, sono già contento di essermi svegliato prima del tramonto.

Passiamo quasi indenni la colazione di zio Pinuccio e partiamo per il l’estremo sud, Carratois.

Poca gente in questa spiaggia appena dopo (o prima) l’Isola delle Correnti a Portopalo.

L’idea iniziale è di stare qui fino al pomeriggio e poi tornare a Noto a visitare il Palazzo di Castelluccio.

Bagno, tintarella, passeggiata e pranzo “da Zio Pinuccio” ed io sono bello pronto per una pennichella di due/tre ore, ma ho sposato una ipercinetica. Mi irretisce con un: “Andiamo fino a fine spiaggia”, ma io la conosco. Là in fondo, molto là in fondo, si vede l’Isola delle Correnti. Ci siamo già stati anni fa ed a me basterebbe il ricordo, ma, passo dopo passo, arriviamo al promontorio che divide il Mediterraneo dallo Ionio. L’effetto visivo delle onde che si scontrano è suggestivo. Ottengo di non guadare il piccolo canale che ci separa dall’isolotto e ci rifacciamo i 15 km (almeno) per tornare agli asciugamani.

Ed è qui che lo svacco fa due gol e vince la partita contro la cultura. Vabbè, il palazzo del Castelluccio se ne farà una ragione.

Ci svegliamo quando rimane poca gente e torniamo. Pinuccio ci dice che il tramonto a Carratois è molto bello. Ci siamo svegliati troppo presto!

Cena nuovamente al Buco, un po’ troppo lunga, ma buona. Rimane il tempo di tornare a casa.

20 luglio – Vendicari – Scicli

Salutiamo zio Pinuccio, ci ricorderemo di lui (B&B Casa di Giunchiglia, prendete nota).

Andiamo, torniamo, a Vendicari per l’ultimo giorno netino. Oggi non piove e c’è più gente ma molto sotto la soglia dell’affollamento. Solo mare, niente spiegone sulla poseidonia. Totale relax.

Più tardi del previsto, strano, partiamo per la prossima tappa: Scicli.

Abbiamo prenotato nell’Albergo Diffuso: ci hanno assegnato una camera in una casa di pietra, molto bella.

Rapido sguardo al commissariato di Montalbano che è, in realtà, il Municipio, a pochi metri dalla nostra camera e si va a cena all’Osteria 3 colli. Non economica, ma si mangia bene. Ottima la paranza.

Dopo cena bisogna digerire. Io sono del partito del digestivo, sorseggiato da seduto, Laura è per una passeggiata. Mi sembra ovvio che non abbiamo bevuto nulla.

Scicli comunque è un gioiello, palazzi e chiese barocche con facciate incantevoli. Poi, lassù, molto lassù, c’è una chiesa sconsacrata, San Matteo, che domina il paese. È lassù ed io sono convinto d’aver digerito, probabilmente Laura ha mangiato pesante e così, dopo vari, tanti, gradini si fa come San Matteo, si domina Scicli dall’alto. Bellissima vista, fatica ripagata. Io sono pronto per un bis della cena, questa è smaltita.

Un latte di mandorla in piazza e nanna.

21 luglio – Donnalucata – Ragusa

Donnalucata è l’ennesimo “luogo di Montalbano”. Non siamo dei fan, ma gli episodi li si è visti comunque e qui attorno si rivedono posti passati in scena più volte nella serie. Qui c’è il lungomare di Marinella, ma soprattutto una sterminata spiaggia libera, ci vorrebbe tantissima gente per riempirla e non ce n’è.

Piazziamo ombrellone in assenza di vento, operazione facile stavolta e ci prepariamo per l’ozio. A pranzo, dopo l’ennesima passeggiata/maratona sull’arenile di questo luogo con le case direttamente sulla spiaggia, mi sparo due arancini buonissimi.

Oggi vogliamo andare a Ragusa e stiliamo una tabella di marcia per la soddisfazione di bucare l’arrivo di soli 60’, quisquiglie.

Ragusa si presenta come la ricordavo: bella, ma, appunto, già vista. Non mi emoziono molto anche se il Duomo è sempre bello da vedere. Però hanno tagliato tutte le palme della piazza!!

Giriamo un po’ e poi cena alla Terrazza dell’orologio, con bella vista sulla città. Laura, ahimè, sta preparando il digestivo. Parecchie, troppe chiese: tutte, ovviamente, lassù… E noi le vedremo … tutte! Santa Maria dell’Itria, S. Maria della Scala, Santa Lucia (ho visto anche degli altri santi, ma forse è la fatica). Da qui non si può salire oltre, ma la vista su Ragusa è scenografica. Merita la sfacchinata: in queste vacanze la digestione non è mai stata un problema.

22 luglio – Sampieri – Scicli

Stamattina si va a tricherare a Sampieri. Si è capito: a me fare il tricheco piace…rebbe tantissimo, ma quest’anno la mia metà iperattiva mi ha trasformato in una pallina da flipper. Ma credo di essere riuscito ad ingrassare lo stesso.

Anche oggi quindi l’ombrellone credo soffrirà di solitudine: la spiaggia è lunghissima e sul promontorio più lontano, ovvio, svetta la Fornace Penna, una ex-fabbrica di mattoni abbandonata dopo un incendio, 100 anni fa. La chiamano la Basilica laica perché ha la struttura simile ad una chiesa con al posto del campanile, la fornace. Suggestiva per la sua collocazione, sul promontorio, in faccia al mare. La fornace è anche famosa per la sua apparizione (ma va?) in Montalbano dove viene chiamata la Mannara.

Sapendo di che morte sarei morto l’ombrellone l’ho piazzato il più vicino possibile alla fornace, ma è ancora troppo piccola, laggiù all’orizzonte.

La spiaggia è bella, con una duna e una pineta alle spalle. Bagno, dormitina e pranzo al Pata-pata, un lido molto noto, qui. E poi: scarpinata fino alla Mannara.

Ora si ritorna a Scicli. Due passi fuori dal b&b e siamo in via Mormina Penna, patrimonio mondiale Unesco. Noi, quasi sciclitani dopo due giorni di residenza, la guardiamo un po’ così, con tutti ‘sti turisti in giro…, all’inizio della via una chiesa San Michele Arcangelo in classico stile barocco siciliano, poi visitiamo il Palazzo Bonelli-Patanè perché, ci dice l’anfitrione, è arredato con gli arredi originali creati appositamente dall’architetto. Il ragazzo ci dice, tra le altre cose, che il terremoto del 1693 non ha raso al suolo tutto. Si è anche approfittato della cosa e molte chiese sono state demolite e riedificate nel nuovo stile.

Giriamo un po’ nelle chiese, a San Giuseppe c’è il Cristo in gonnella, a Sant’Ignazio la Madonna delle milizie, una Madonna a cavallo che brandisce una spada e salva tutti dai Saraceni, tutto sa e può fare la Madonna.. Cose strane ai miei occhi atei e agnostici.

Scicli è magnifica da girare a piedi. Non si può trascurare se si viene nel ragusano.

Mangiamo alla Grotta, sentiamo un concertino seduti sui gradini del municipio/commissariato e ci ritiriamo.

23 luglio – Costa di Carro – Siracusa

Ultima mattina a Scicli a godersi il paese al mattino, deserto con le rondini che “rondinano”.

Puntiamo ad una spiaggia dopo Sampieri, Costa di Carro. Parcheggiamo fuori dal camping “La spiaggetta”, non vediamo l’accesso alla spiaggia e ci facciamo un pezzo di statale a piedi dove, per fortuna, vediamo un altro accesso, altrimenti ci avrebbero raccolti, disidratati, ad Agrigento.

La spiaggia è piccolina e vuota, bella. Oggi fa molto caldo e finalmente, oltre a piazzarlo, mi ci stendo sotto a sto ombrellone.

Solita tiritera bagno, sole (ombra), pranzo, passeggiata corta grazie alle dimensioni della spiaggia e si parte per Siracusa.

Il B&B Maison des Reves è attaccato al molto inquietante Santuario della Madonna delle lacrime (già il nome…), cercate le immagini perché potrei essere blasfemo nel descriverlo.

Il B&B ascrivibile alla categoria “tetto sulla testa”, niente di più.

Prima di cena di incamminiamo verso Ortigia, l’isola che è il centro di Siracusa. Ci eravamo già stati, ma piazza Regina Margherita toglie il fiato con queste chiese e palazzi in pietra bianca.

Ceniamo da Jobi, buono. Ora cannolo da Artale, consigliati da Annalisa una collega che viene proprio da Ortigia. Buonissimo!

Seconda scarpinata verso il “tetto sopra la testa”. Giornata finita

24 luglio – Ortigia – Neapolis

Ultimo giorno di mare: si pensava di andare ad Arenella o Fontanebianche, ma a colazione mi faccio irretire da una ospite, che se la ritrovo…, che dice sia inutile andare fin là perché ad Ortigia ci sono delle belle spiaggette.

Parcheggiamo al molo Sant’Antonio dove lascerò un rene (1,50 €/h) e ci incamminiamo, fiduciosi nel futuro, sul lato destro dell’isola. Il fatto che non si incontri gente diretta a qualche spiaggia avrebbe dovuto accendere un barlume di dubbio su sta fenomena che ci ha convinti, ma niente: spiaggia ad Ortigia, ti troveremo. Ne troviamo una dopo un bel po’ che camminiamo, ma vuoi fermarti alla prima che trovi? Ma no, andiamo avanti. Morale: periplo dell’isola ad una temperatura sub-sahariana e niente spiaggia. Laggiù, lontanissimo, vediamo dei puntini colorati su un pezzo di sabbia: andiamo! Altra tantissima strada (le ciabatte si incollano quasi all’asfalto, lasciatemi esagerare!) e, non so perché, mi viene da chiedere ad un ragazzo e sua madre se ci siano spiagge nelle vicinanze, perché non si riusciva a capire bene dove fossimo finiti. La loro faccia mi atterrisce, poi dicono di entrare da un cancello, privatissimo, e di scendere.

Troviamo un fazzoletto di spiaggia di una decina di metri, ma a me sarebbe bastato anche un lido di sdraio a castello! Ci piazziamo ed io penso intensamente alla tipa del B&B, spero stia bene nonostante i miei pensieri. Ma mi chiedo dove abbia visto ste spiagge di cui parlava. Ah, il fazzoletto di sabbia che avevamo visto non era accessibile: se non avessi chiesto al ragazzo che ci ha mandato qui, ora a Siracusa ci sarebbe un cippo con su scritto: “Qui una coppia di polentoni si è squagliata”

Qualche ora di sole, un pranzo all’ora di merenda e torniamo in camera a prepararci alla visita al Parco Archeologico di Neapolis con i biglietti (13€) comprati online.

Il Parco è grande, noi 11 anni fa l’avevamo visitato all’ora di mezzogiorno, quindi non sono sicuro che fossero reali le cose viste ad una temperatura da altoforno. Meglio riprovare.

Interessante la Grotta dei cordari dove si è lavorato fino a 35 anni fa. Qui l’umidità del posto rendeva più semplice intrecciare le corde di canapa o quel che era

L’orecchio di Dioniso, una caverna altissima dove si dice il tiranno imprigionasse i nemici e, grazie all’acustica del luogo, ascoltasse quel che dicevano.

Poi si va al Teatro Greco, quasi completamente nascosto dalle gradinate artificiali allestite per la stagione teatrale estiva. È stato come andare allo stadio e non vedere la partita.

Un’occhiata all’anfiteatro romano e siamo pronti per l’ultima cena siciliana. Andiamo in Ortigia con l’appena allestita navetta (Linea rossa) gratuita: c’era talmente traffico che i pedoni ci superavano, fortuna che noi eravamo seduti e “condizionati”. Cena da Putia di Giugio: ottimo antipasto salumi e formaggi, tonno impanato, anzi “impistacchiato” ed un calamaro arrosto per Laura. Tutto, neanche a dirlo, molto buono.

Qui abbiamo anche incontrato un essere mitologico: un cane strano, piccolissimo, maculato, con le orecchie ed occhi grandi ed il muso schiacciato. Era un incrocio tra chihuahua e boxer francese! E l’unica domanda che mi è venuta in mente e che ho fatto, è stata: “Ma i genitori … come hanno fatto?” Risposta: papà chihuahua e mamma boxer, ok, il contrario l’avrei visto molto più complicato. Qui si è trattato solo di fare una piccola arrampicata.

Bis di cannolo da Artale, navetta, denti, letto.

25 luglio – Ortigia – casa

La mattina dedicata ad Ortigia ed allo sca…zo.

Sono un appassionato di Caravaggio. La volta scorsa c’era il Funerale di S.Lucia esposto, ma va?, a Santa Lucia in badia, ma le disposizioni di non so che non permettevano di avvicinarsi al dipinto. La tela è per 2/3 quasi nera ed il resto, alla Caravaggio, poco luminoso. Morale: l’avevamo poi guardata su internet.

Stavolta si vede meno ancora: non c’è! Ho accennato ad un capriccio perché la chiesa dove è stato trasferito, Santa Lucia (ma va?) al Sepolcro chiude tra 10 minuti ed è fuori Ortigia. Laura, che mi vuole bene, mi calma come solo una ex insegnante di scuola materna sa fare e mi dice che andremo a vederla appena riapre e faremo in tempo a prendere il volo di ritorno.

Asciugo le lacrime, mi soffio il naso ed andiamo a vedere il Duomo, un esempio di riconversione edilizia ante litteram. In origine era un tempio greco, poi è stato convertito in chiesa mantenendo nella struttura le colonne doriche, visibili ancora adesso lungo un muro ed una navata. Gli arabi la convertono in moschea e poi i Normanni in chiesa, il terremoto in macerie (in parte) ed i siciliani in quella che è adesso: un gioiello.

Vaghiamo per Ortigia, riguardiamo la Fonte Aretusa, di acqua dolce: e siamo su un’isola e a pochi metri dal mare. Nella vasca ci sono mille pesci, anguille (o robe simili).

Ora sca..zo: mezzoretta ad aspettare gli acquisti di Laura sotto un condizionatore di un negozio, aperitivo e poi pranzo con arancini da Midolo, fuori Ortigia sempre consigliato da Annalisa.

Ultima tappa: Caravaggio. Entriamo e lo vediamo nell’abside, ma anche stavolta non si vede per niente bene: il labbro inferiore comincia pericolosamente a tremare e gli occhi si fanno umidi. Laura è preoccupata che mi metta a strepitare, poi, miracolo di Santa Lucia dell’elettricità, si accende la luce dell’altare ed il dipinto appare!

Me lo guardo estasiato, ma non lo descrivo perché non ne sono capace: dico solo che i soggetti principali, come spesso faceva Caravaggio, non sono quelli cui il quadro è dedicato, ma altre figure. Questa volta sono i becchini intenti a scavare la fosse ad una piccola Santa Lucia che giace a terra.

Ora sono appagato, saliamo sulla nostra T-Roc e partiamo per Catania da dove torneremo nel nostro Piemonte. Vacanza terminata.

Per completezza di informazione, vacanza terminata un paio di ciufoli! Il volo Ryanair arriva puntuale su Torino, poi, a causa di un temporale, viene dirottato su Bologna: da questo momento hostess e steward che fino a pochi minuti prima vendevano affabili e sorridenti gratta-e-vinci, profumi e le loro madri spariscono e quando compaiono rispondono malamente a chi, Laura compresa, chiedeva che ne sarebbe stato di questi 200 passeggeri una volta cataminati a Bologna.

L’abbiamo scoperto di persona, ovviamente: scesi a Bologna alle 22.30 iniziamo il “viaggio della speranza” verso casa. Dopo un’ora arriva un (uno!) autobus che viene letteralmente assaltato con le due povere hostess di terra che urlavano: “Prima le famiglie e gli anziani!” manco fossimo sul Titanic.

Noi rimaniamo a terra anche dopo l’assalto al secondo autobus arrivato un’ora dopo. E ci viene detto che il prossimo arriverà tra un’ora e mezza!

Alle 2.30 noi pochi superstiti partiamo alla volta di Torino dove, ovviamente, non abbiamo più parenti ad attenderci. Navetta, treno ed alle 9.30 siamo a casa dopo neanche 14 ore di ritardo. Scegliete bene le compagnie aeree!

Conclusioni

La Sicilia è bella, calda e accogliente. Noi porteremo a casa l’allegria di Cettina & Salvatore di Catania, la disponibilità, la generosità e la simpatia di zio Pinuccio di Noto (il migliore da noi incontrato nella nostra carriera di vagabondi), la gioventù e l’allegria di Marco & Stefano a Scicli.

Mangiare male in Sicilia è impossibile, a meno che cucini io. Mangiare poco sarebbe offensivo, venite preparati con due/tre chili sotto il peso forma.

Noi ci siamo dedicati parecchio al mare: top Vendicari ed Eloro. Belle Isola delle Correnti, Donnalucata e Sampieri.

Da vedere, sempre a parere nostro, Etna, Noto & Scicli (un gioiello) e Siracusa. Tutti posti da visitare nel tardo pomeriggio (Etna a parte) se non ci si vuole trasformare in bitume.

Siamo stati colpiti, ancora, dalla disponibilità siciliana, mai scaduta nella invadenza.

In parole povere: Sicilia per sempre.



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