I tesori del Nilo

Alla riscoperta dell'Alto Egitto tra alberghi storici, deserti e i misteriosi monumenti dei Faraoni
Scritto da: giubren
i tesori del nilo
Partenza il: 16/02/2018
Ritorno il: 25/02/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €

Un Paese affascinante l’Egitto, custode di monumenti e segreti della civiltà più straordinaria del mondo antico e che Erodoto definiva come il dono del Nilo.

Le turbolenze politiche e le recenti rivoluzioni hanno allontanato per un certo periodo i visitatori ma il turismo è ora in netta ripresa… i locali sono sinceramente rammaricati per l’assenza degli italiani, un tempo molto più numerosi, perciò è forse giunto il momento di riscoprire senza timori le meraviglie di questa terra.

Il nostro viaggio sarà dedicato all’Alto Egitto ed alla navigazione in crociera lungo le sponde del Nilo, tra suggestioni di alberghi storici, panorami desertici e resti archeologici.

Sono trascorsi più di 20 anni dalla mia prima crociera, ma ritrovarsi tra le millenarie rovine dei templi egiziani è sempre emozionante, anche perché non mancano nuovi ritrovamenti archeologici o musei che continuano ad arricchire il già vastissimo patrimonio culturale.

Già in epoca classica si guardava all’Egitto come ad una cultura antichissima, basti pensare agli scritti di Platone o alle peregrinazioni dell’imperatore Adriano che, in prossimità del sacro fiume, perse il proprio favorito Antinoo in circostanze mai del tutto chiarite.

Le crociere sul Nilo vennero inaugurate verso la seconda metà dell’800 dall’imprenditore britannico Thomas Cook, affittando inizialmente dal khedivè egiziano (cioè il governatore ottomano) dei piroscafi a vapore per risalire la corrente del fiume dalla città del Cairo fino ad Assuan. Thomas Cook è giustamente considerato l’inventore del turismo moderno, questi infatti si propose di far viaggiare i britannici nel mondo, fondando la famosa agenzia Thomas Cook & Son ldt che mantenne a lungo una sorta di monopolio delle crociere sul fiume nell’antico Paese dei faraoni.

Si inaugurò così l’età d’oro dei viaggi in Egitto destinata a durare fino agli anni ’30: le romantiche traversate in battello rappresentavano allora le vacanze più esotiche e lussuose che si potessero immaginare ed il successo di quella formula si è perpetrato fino all’epoca contemporanea.

Arriviamo in serata all’Old Cataract, leggendario albergo di Assuan risalente all’epoca coloniale. Gli archi moreschi del foyer riecheggiano ancora delle epoche passate, quando avventurieri, esploratori, spie e viaggiatori blasonati alloggiavano nelle sue stanze.

L’Old Cataract continua con la sua tradizionale accoglienza ad affascinare i suoi ospiti. Nel ristorante 1902 sono state girate alcune scene del film “Assassinio sul Nilo”, tratto dall’omonimo romanzo di Agatha Cristhie che lo scrisse traendo ispirazione dalle ovattate atmosfere della sua suite al secondo piano, poi battezzata in suo onore.

Dalla caratteristica veranda, spazia la vista sulle acque del fiume solcate dalle feluche dalla vela triangolare e sull’isola Elefantina, il cui nome deriva dalle rocce arrotondate che ne bordano le rive. Sull’isola sorgono i resti del tempio di Khnum, devastato dalle piene del Nilo, e del tempio Satet, di epoca tolemaica, dalle colonne squadrate ben conservate.

Sul litorale opposto si scorge la cupola del mausoleo dell’Aga Khan, in stile fatimide, e le lontane mura ocra del monastero di San Simeone circondate dalle sabbie e raggiungibili con una breve traversata in cammello.

Assuan è una cittadina piuttosto trasandata, afflitta dall’abusivismo edilizio e dalla cementificazione che purtroppo ha alterato l’aspetto tradizionale di molte delle città egiziane in questi ultimi 20 anni, prima caratterizzate da bassi edifici in mattoni crudi.

Piacevole il Bazar, soprattutto nella zona meno turistica che conserva una pittoresca atmosfera oltre all’antica cava di granito in cui è possibile osservare da vicino il grande obelisco incompiuto.

A sud di Assuan si estende la regione della Nubia, la “terra dell’oro”, così denominata nel passato perché ricca di miniere del prezioso metallo e contraddistinta da una sua peculiare cultura. A seguito della realizzazione delle grandi dighe e del lago Nasser, gran parte della popolazione nubiana si è dovuta trasferire ad Assuan a causa dell’inondazione dei villaggi che sorgevano lungo le rive del fiume prima degli anni ’60.

I monumenti storici a sud della grande diga sono perciò stati tutti smontati e ricomposti più in alto per evitare la loro sommersione. Sull’isola di Agilika è stato trasferito il grande tempio di Iside che in precedenza sorgeva sulla vicina isola di Philae. Costruito in epoca tardo tolemaica, l’edificio è rimasto quasi intatto e, come gran parte degli antichi monumenti che si visitano sul Nilo, impressiona per l’ottimo stato di conservazione che quasi lo fa sembrare un’imponente scenografia di un film storico. A destra dell’ingresso colonnato sorge il chiosco di Traiano, mai ultimato nelle decorazioni con geroglifici e bassorilievi visto il declino che ormai incombeva sugli ancestrali culti degli dei.

La pianta del tempio segue uno schema caratteristico che si ripropone nei grandi edifici di culto dell’epoca faraonica e tolemaica: un grande pilone d’ingresso, ornato da grandi e simmetrici bassorilievi, conduce nella parte interna con cortili aperti e sale ipostile fino al santuario dove veniva conservata la statua della divinità e la sua barca sacra, utilizzata per le processioni sulle acque del fiume in determinati giorni dell’anno.

In diversi punti, i bassorilievi sono stati scalpellati e gravemente danneggiati dalla popolazione convertita al cristianesimo, memore delle persecuzioni da parte dei pagani durante i primi anni di diffusione del verbo evangelico.

A pochi chilometri dal confine con il Sudan, sorge il tempio di Abu Simbel. Si parte da Assuan in macchina quando ancora è notte fonda e si raggiunge il sito nelle prime ore del mattino, mentre lentamente il sole sorge sull’orizzonte desertico.

Interamente scavato sulle rocce nella riva destra sul fiume (come il più piccolo tempio di Hathor), il tempio è dedicato al grande faraone Ramses II che regnò per ben 60 anni e alle imprese militari che il sovrano condusse in Siria contro gli Ittiti nella battaglia di Qadesh.

La facciata è decorata con quattro colossali statue di Ramses II, di cui una spezzata dal grande terremoto del 27 a.C. La porta d’ingresso conduce nella sala ipostila, con ai lati grandi statue di Ramses nelle vesti del dio Osiride che sembrano osservare dall’alto gli attoniti visitatori, fino a raggiungere il santuario dove lo stesso Ramses siede in mezzo alle tre divinità principali del pantheon egizio. Durante le albe equinoziali, il sole penetra all’interno del tempio illuminando a turno i volti delle statue del santuario, tranne quella di Ptah, considerato il dio delle tenebre.

Riscoperto dagli esploratori nella prima metà dell’800, Abu Simbel era parzialmente sepolto dalle sabbie ed emanava un fascino misterioso. Fu l’archeologo italiano Belzoni a dissotterrarlo; negli anni ’60 l’UNESCO finanziò il progetto di salvataggio del tempio che venne spostato di circa 70 metri più in alto rispetto al sito originario dove venne realizzato per impedire che venisse sommerso dalle acque e furono un gruppo di esperti cavatori del marmo di Carrara a realizzare la grandiosa impresa.

Lasciamo la Nubia per imbarcarci sulla nave; la crociera sarebbe durata circa tre giorni per terminare a Luxor, la seconda città egiziana per popolazione.

Lungo il percorso si raggiungono grandi complessi templari costruiti in prossimità della riva destra del Nilo, mentre tra una tappa e l’altra si snoda un panorama di verdi palmeti che contrastano con lo sfondo d’ocra del deserto e delle montagne.

A Kom Ombo c’è il tempio dedicato al dio Sobek, dalla testa di coccodrillo. In prossimità del tempio è stato recentemente realizzato il museo delle mummie di coccodrillo, l’animale sacro che veniva allevato dai sacerdoti. Sono state scoperte intere necropoli, dove le mummie di questi animali venivano riposte in sarcofagi di legno all’interno di tombe rupestri.

Ad Edfu sorge il tempio dedicato al dio Horus, il più imponente ed ottimamente conservato e poi ad Esna, in prossimità delle chiuse, si raggiunge il tranquillo tempio di Khnum, il dio dalla testa d’ariete. Il tempio è stato dissotterrato recentemente e si trova in una profonda fossa al centro del villaggio che ha mantenuto rispetto altre località un’aria più caratteristica. Gran parte dell’edificio è andato distrutto a seguito dei terremoti, ma la sala ipostila di epoca romana conserva ancora i vividi colori sulle colonne e nelle alte pareti. Tra tutti i templi lungo la crociera, quello di Esna è il meno visitato anche perché spesso non viene incluso nella maggioranza dei viaggi organizzati.

Raggiunta Luxor, sbarchiamo e raggiungiamo il Winter Palace Hotel, un altro albergo storico dell’Egitto dove risiederemo negli ultimi giorni di viaggio. Trattasi di un palazzo sontuoso che dall’800 accoglie i suoi ospiti tra lampadari in vero soffiato, tendaggi di broccato ed un’eleganza di altri tempi. Lunga la lista di ospiti di sangue blu che hanno alloggiato nelle sue stanze, anche per questo l’hotel tiene molto alla sua etichetta per l’abbigliamento formale che si esige nel raffinato ristorante 1886, nel “Royal Bar” e nella Victorian Hall. Può capitare di cenare in compagnia di principesse mediorientali, mentre premurosi inservienti ti circondano di mille attenzioni… l’aria del passato è rimasta inalterata nelle stanze dagli alti soffitti, nei lunghi e silenziosi corridoi e nelle sinuose scalinate dalle ringhiere liberty in ferro battuto.

In prossimità dell’hotel c’è l’antica libreria Gaddis, di proprietà di una famiglia copta, che dal 1907 vende a prezzi fissi stampe, antiche cartoline e fotografie realizzate dal capostipite negli anni ’30 e ’40.

Nel centro della città sorge un grandioso tempio di epoca faraonica, realizzato a più riprese da diversi sovrani e restaurato da Alessandro Magno (costruttore del santuario) e dall’imperatore romano Tiberio. In prossimità del pilone d’ingresso, fervono i lavori di ricostruzione delle grandiose statue dedicate a Ramses II e che prima giacevano in pezzi sparsi. All’interno, svettano eleganti colonne a forma di papiro e statue di divinità in posizione eretta o sedute su maestosi troni di pietra. Un tempo l’intero complesso era in gran parte interrato ed occupato dal villaggio arabo, per cui si conserva ancora la graziosa moschea di Abu el Aggag in stile sudanese che vi fu costruita sopra.

Il tempio a Luxor era collegato da un viale di sfingi lungo 3 chilometri al complesso di Karnak, il più grande del mondo antico. Sono ancora in corso lavori di scavo e dissotterramento dell’antico tracciato che si vorrebbe ripristinare nella sua interezza anche se ostacoli finanziari e amministrativi hanno finito per rallentare il progetto.

Karnak è il grande tempio dedicato al dio Amon Ra e nel corso dei secoli i vari faraoni hanno concorso per il suo ampliamento e nella creazione di grandiosi piloni. Il primo pilone d’accesso è però rimasto incompiuto a seguito dell’invasione persiana che pose fine alle dinastie faraoniche. Nella grande sala ipostila, le colonne decorate a geroglifici raggiungono anche i 26 metri d’altezza e danno soltanto una vaga idea dell’imponenza e magnificenza che il sito aveva raggiunto all’epoca del suo maggiore splendore.

In prossimità di Luxor e della riva occidentale, si concentrano altre meravigliosi siti archeologici e necropoli, occorre infatti ricordare che in passato vi sorgeva la città di Tebe che fu la capitale del Nuovo Regno.

I colossi di Memnone sono in realtà due grandi statue gemelle che rappresentavano il faraone Amenhotep III e che erano poste a guardia dell’ingresso del suo tempio funerario. Una volta il complesso era il più sontuoso dell’Egitto, ma è andato in gran parte perduto a causa delle esondazioni annuali del Nilo. Oggi, alle spalle delle statue, fervono gli scavi ed in futuro il sito sarà in gran parte molto più fruibile rispetto al passato. Il colosso di destra era noto nell’antichità per emettere una specie di canto al sorgere del sole, probabilmente determinato da un passaggio di aria all’interno di una crepa interna della statua e che cessò dopo essere stata restaurata in epoca romana. Anche l’imperatore Adriano fu testimone del prodigioso fenomeno e si dice che sul basamento abbia voluto lasciare la firma a testimonianza del suo passaggio.

Il tempio funerario di Hatshepsut è dedicato ad una delle poche donne che riuscì a regnare sull’Egitto con il titolo di faraone, per questo è stata rappresentata abbigliata come un uomo e nella posizione del dio Osiride nelle statue che decorano la seconda terrazza, oggi finalmente accessibile. Nelle vicinanze, le celebri necropoli della valle dei re e delle regine affollatissime di visitatori e le più tranquille tombe dei nobili ed il villaggio degli artigiani (Deir al Medina) scoperto soltanto nel 1995, dove capiterà di essere completamente soli nelle stanze e nei corridoi mirabilmente affrescati, con i loro vividi colori sopravvissuti allo scorrere inesorabile del tempo. Altri attrazioni da menzionare, il grande tempio di Medinet Hapu, realizzato dal faraone Ramses III e la casa/museo di Howard Carter, l’archeologo inglese scopritore della tomba di Tutankhamon aperta ai visitatori solo da qualche anno.

La visita della valle del Nilo non sarebbe completa senza un’escursione ad Abydos e Dendera, dove si trovano altri due templi meravigliosi e depositari di antichi segreti. Non sono molti a spingersi a nord di Luxor, sia per i permessi speciali che la polizia richiede, sia per i numerosi posti di blocco e le cattive condizioni del manto stradale che rallentano non poco il percorso.

Ad Abydos si conserva il grande tempio del faraone Seti I, padre del grande Ramses II, dedicato anche ad altre importanti divinità egizie. Si conservano cappelle e nicchie che hanno conservato i colori originali. Nelle vicinanze dell’ingresso, si scorgono su un architrave degli strani ed enigmatici geroglifici di difficile interpretazione e che ricordano le sagome di un elicottero, un aliante, un carro armato ed un disco volante. Particolarmente impressionante anche un corridoio che conduce verso la parte posteriore esterna dove Seti I volle sulla parete di destra elencare tutti i faraoni delle dinastie che l’avevano preceduto con i rispettivi cartigli: l’elenco reale ha una valenza importantissima per la ricostruzione della storia dell’antico Egitto. E poi, sul retro del tempio, il misterioso Osireion, un edificio sbalorditivo, realizzato con megaliti squadrati ed un muro di blocchi di pietra perfettamente saldati tra loro e che ricordano, per la tecnica costruttiva impiegata, il tempio della Sfinge di Giza o le mura megalitiche peruviane… si dice che trattasi della tomba di Osiride, infatti la tradizione vuole che ad Abydos fosse stato sepolto il dio (o almeno la sua testa) dopo l’uccisione da parte del padre Seth e la dispersione del suo corpo fatto a pezzi in tutto l’Egitto. Rispetto a quasi 22 anni fa, nulla è cambiato: l’Osireion rimane inaccessibile ed è possibile osservarlo solo dall’alto. Spesso è parzialmente sommerso dall’acqua su cui galleggiano rifiuti e lasciato in uno stato di eccessiva trascuratezza. Nessuno scavo aggiuntivo è stato fatto, forse questo manufatto meriterebbe ben altra attenzione…

E poi, ecco Dendera ed il suo tempio dedicato alla dea Hathor circondato da spesse mura in mattoni crudi. Il tempio risale all’epoca tolemaica ed è caratterizzato da un’imponente sala ipostila con colonne “atoriche” (cioè con capitelli con la forma del volto della dea Hathor, un unicum in tutta l’architettura templare egiziana). Sono in corso i lavori di ripulitura delle pareti e dei soffitti delle sale del tempio, annerite dalla fuliggine dei fuochi che la popolazione accendeva all’interno degli antichi edifici, ormai abbandonati ed utilizzati come ricovero per il bestiame. La sala ipostila appare oggi in una profusione di colori straordinari ed i soffitti raccontano di processioni con le barche sacre e di costellazioni zodiacali, con frequenti raffigurazioni della dea Mut. E’ ancora possibile salire sul tetto dell’edificio e raggiungere le varie cappelle sui piani superiori ma forse è più interessante la cripta a cui si accede a fatica da un angusto passaggio sotterraneo. I bassorilievi riportano misteriose raffigurazioni con uomini che afferrano oggetti simili a grosse lampade collegate a quelli che sembrano essere dei generatori. Gli antichi egizi conoscevano già la corrente elettrica e sapevano già produrre la luce artificiale molti secoli prima che Edison inventasse la lampadina verso la fine dell’800? E’ inevitabile pensare come forse antiche conoscenze siano andate perdute e che alcune delle moderne invenzioni siano in realtà solo state riscoperte nel nostro recentissimo passato…

Termina così il nostro viaggio nella consapevolezza di un nostro prossimo ritorno e nella speranza che altre aree, oggi ritenute insicure, possano essere nuovamente accessibili agli amanti di questo straordinario ed intrigante Paese, depositario e scrigno di sapienza.

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Museo della Mummificazione, Luxor



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