Dahab Autostop e Beduini..

Suez (Egitto) 05/01/2004 Arrivo a Dahab la notte del 08/12/2003. Faccio il viaggio da Nueibaa a Dahab con dei ragazzi conosciuti sulla nave che ci ha portato da Aqaba (Giordania) a Nueibaa (Egitto). Il viaggio e' affascinante, la luna era piena (se non la era poco mancava o poco era passato) la strada e' in pieno deserto, il deserto del Sinai...
Scritto da: Giuseppe De lucchi
dahab autostop e beduini..
Suez (Egitto) 05/01/2004 Arrivo a Dahab la notte del 08/12/2003. Faccio il viaggio da Nueibaa a Dahab con dei ragazzi conosciuti sulla nave che ci ha portato da Aqaba (Giordania) a Nueibaa (Egitto). Il viaggio e’ affascinante, la luna era piena (se non la era poco mancava o poco era passato) la strada e’ in pieno deserto, il deserto del Sinai non va inmaginato come una distesa di sabbia, e’ roccioso e con molte montagne, e’ deserto perche’ a parte questo non c’e’ niente. Non parlo e’ ammiro i giochi di luce che la luna e le rocce riescono a creare, il cielo e’ terso e le stelle sono luminose. Arrivati a Dahab. Mi sistemo per la notte sotto delle palme all’interno di un camp (affita camere e/o capanne di legno, very pretty) con tanto di cuscino e materassino. Favoloso, arriva giorno mi alzo inizio a girare ed incontro il mio amico backpacker messicano (Jose’) conusciuto ad Amman. Dahab, che significa oro, e’ a dir poco speciale (infatti credo proprio che ci ritornero’), per il mare, la gente, i colori, la musica e la liberta’. Stiamo in spiaggia a prendere il sole chiaccherando e passando lieti momenti. Vado a farmi un giro, dico a Jose’, cammino e passato il ponte di legno (mi sembra di stare a Lerici) per qualche magica destinazione trovo “lavoro”. Mentre passeggiavo vedo un ristorante e attirato dalla musica (chill out) mi avvicino al tipo che invita i clienti a sedersi. Gli chiedo una sigaretta, fumo con lui inizio a parlare e cosi’ per dire gli dico che sto messo male con i soldi e se posso lavare i piatti o altro per ricevere cibo. Certo ti voglio aiutare, mi dice, vieni lavora con noi, passa piu’ tardi. Torno saltellando da Jose’, mi faccio una doccia, mi cambio, indosso roba pulita e la camicia che mi ha regalato lo studente di Canakale (Turchia quello che mi ha fatto entrare nel college), non per falsa autostima, ero un figurino!!! La camicia mi sta a pennello e mi piace un sacco. Vado al ristorante e un po’ impacciato (non ho dimestichezza con bicchieri piatti, e’ facile che li rompa, ma mi dico: voglio migliorarmi e questa e’ un’occasione) inizio ad entrare nel sistema, mi dicono che io devo prendere solo gli ordini, perfetto, conosco il boss e vedo che non e’ proprio cosi’ contento di aver un’altro da pagare, ma non sa che io non voglio denaro. Arriva una coppia, elegante (il locale e’ libero, elegante, tranquillo allo stesso tempo, insomma bello e di stile ma non freddamente formale e si mangia da 10) sono 2 francesi (marito e moglie) lui parla italiano e sono i miei primi clienti, dir che ero imbarazzato e intimidito e’ poco, ma mi dirigo verso il tavolo e chiedo cosa desiderano, iniziano a farmi domande un po’ “complesse”, allora gli spiego che sono italiano e che sto lavorando li’ da 10 minuti, lui vuol sapere qualcosa di me e cosi’ parto… Inutile dire che stetti piu’ a parlare di me e del viaggio che degl’ordini. Vedendomi un po’ impedito e chiaccherone, il boss mi dice che per questa sera essi sono al completo e io non servo, siediti li’ e quando c’e’ d’andare a prendere la birra ti do la bici e ci vai tu, cosi’ mi fa’. Sto li’ e capito il problema del capo, un altro stipendio che non amava dare, gli spiego che io non voglio soldi, solo da mangiare da dormire e da lavarmi. Chissa’ perche’ cambio’ subito modo di guardarmi. Sto li’ cerco di entrare piano piano nella storia. A lavorare saremmo stati una ventina di ragazzi. L’atmosfera e’ familiare amichevole amante e di piu’. Sue’ sue’ (piano piano in arabo) inizio a darmi da fare, ovviamente partendo dal fondo, sparecchio aiuto il lavapiatti porto le comande da dentro a fuori dandole ai camerieri che loro servono al tavolo, i tavoli sono fuori sulla spiaggia, la musica e’ speciale, Claude Challe, chill out, Manu, Tracy Chapman, U2… Sale in me gioia e luce. Entro nel pieno della storia in appena due giorni, mi fanno complimenti, mangio con le mani a fine lavoro con il capo e i camerieri, mangio in terra con i cuochi, fumo con il barista, parlo del mio viaggio, vado in bici al bar a prendere le birre, dormo dentro il ristorante, prendo il sole in spiaggia mentre bimbi e bimbe beduini mi fanno compagnia, insomma volare oh oh nel blu dipinto di blu. Sono gia’ un personaggio: un italiano bello simpatico libero gentile umile e felice. Mi fanno tutti la “corte” i francesi ritornano e parlo con loro, bevendo una birra, al loro tavolo, non sono pagato e per cui non ho obblighi se non lavorare quel tanto per il cibo e gli altri bisigni. Ovviamente “lavoro” (mi diverto) quasi tutto il giorno. Mentre tutto questo andava di giorno in giorno crescendo, dopo 6 giorni, non so per quale ragione, (lo so) decido di chiedere alla moneta se e’ ventuo il momento di ripartire e andare via. La risposta e’ affermativa, prendo lo zaino saluto solo alcuni (per questo ritornero’ a Dahab) e parto a piedi per la strada asfaltata nel deserto. Arrivo dopo la prima notte passata in spiaggia, da Ali’. Subito dopo la polizia in direzione Nuebaa, sulla sinistra c’e’ un posto con una indicazione che dice Welcome. Strano cosa e’ questo sembra una zona privata ma c’e’ scritto welcome, chiedo alla moneta e dice vai.

Sta ormai tramontando il sole, cammino per giungere d’Ali’, quando entro vedo un vecchio seduto a terra che prega mente un’altra voce pregante giunge da dentro una costruzione. Sto li’ un po’ aspetto taccio e prego anch’io, la preghiera islamica e’ prima di tutto ginnastica. Finito di pregare l’altro anziano Ali’ mi invita a prendere un chai, sono beduini e li’ vivono in tre, il vecchio che non cammina e si struscia e trascina con una coperta per l’aia come Linus, (spero non prendiate queste parole male, mi fece tenerezza e vedere la naturalita’ con cui si prende la vita mi diede forza, ok non cammino cosa posso fare: vado a gattoni) Ali’ anziano ma in forma e, credo, sua moglie che cura gli animali. Siamo in tre io e i 2 anziani, ovviamente niente inglese, seduti sulla terra a terra sotto un portico davanti ad un fuoco (rainbow moment). Ali’ prende uno “violino” monacorda e mi dedica una sonata di benvenuto. Si comunica senza troppe parole a gesti e intuito. Amo stare con i vecchi, mi rilassano e so ben comportarmi in lor presenza, amo essere educato con i movimenti i gesti e gli sguardi e questo viene apprezzato soprattutto dagli anziani. Arriva la donna si siede li’ anche lei, ovviamente viso coperto, e non ci crederete, tira fuori una scatolina e si rolla una bella “sigaretta”, e io la imito. Ali’ mi chiede visto l’ora se voglio dormire li’, rispondo non so ancora (a gesti) e andando un po’ a “meditare” solo fuori dell’aia consulto la moneta e dice di dormire li’. Sto li’ arriva gente a prendere chai, Ali’ e un posto di passaggio dove i beduini si fermano per fare 2 chiacchere e bersi un chai. C’e’ un ragazzo che parla inglese al quale racconto alcune mie avventure, lui sta progettando con gente americana ed europea un viaggio con cammelli dall’egitto all’europa. Gli dico che sono diretto al monastero di S. Katherine, in autostop e a piedi, mi dice che attraverso le valli del deserto (Wadi) si puo’ arrivare a S. Katherine percorrendo 15 Km, la scorciatoia si prende dall’asfalto, vedrai due porte da calcio, cosi’ mi dice, ma gli dico che sono solo non conosco niente di qua e non ho mappa, per cui seguiro’ la strada asfaltata, forse. La notte la passo vicino al fuoco assieme al vecchio deambulante la nostra comunicazione e’ solo a sguardi. La mattina chai, caffe’ pane e si riparte. Saluto Ali’, mi da un po’ di pane e parto. Cammino faccio autostop ma niente, cammino e cammino, sono sull’asfalto ma l’atmosfera e’ da deserto. Arrivo – indovinate dove – all’incrocio, con Wadi Zaghara, la scorciatoia per il monastero lo so perche’ vedo le 2 porte, io non avevo piu’ pensato al deserto, era troppo rischioso avventurarsi da soli, cosi’ naiff, ma sono pronto alle sfide e voglio capire la provvidenza e la moneta che stavo iniziando a credere inlusoria, bene sono pronto, sorte vado per la strada del deserto e sara’ quel che sara’? Guarda, che lo sai, se mi dici si io ci vado, lancio la moneta e cosa volete che sia uscito? Un provvidenziale magico evolutivo guerregiante SI.!!! ….Continua…..

altri racconti poesie sul mio blog http://madreterra.Splinder.It



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche