Dal Cairo a Luxor overland

EGITTO: DAL CAIRO A LUXOR OVERLAND A NOVEMBRE 2007 la sottoscritta Pascotto Paola dichiara di essere l'autore del diario, diario che è stato integrato da annotazioni storiche recuperate in internet e ne autorizza la pubblicazione assumendone ogni responsabilità per eventuali violazioni di copyrightI SOLITI 4 AMICI CAMPERISTI PAOLA SILVANO...
Scritto da: 2perplesso
dal cairo a luxor overland
Partenza il: 12/11/2007
Ritorno il: 19/11/2007
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
EGITTO: DAL CAIRO A LUXOR OVERLAND A NOVEMBRE 2007 la sottoscritta Pascotto Paola dichiara di essere l’autore del diario, diario che è stato integrato da annotazioni storiche recuperate in internet e ne autorizza la pubblicazione assumendone ogni responsabilità per eventuali violazioni di copyright

I SOLITI 4 AMICI CAMPERISTI PAOLA SILVANO GRAZIELLA E BRUNO QUESTA VOLTA VISITANO, MA NON IN CAMPER, IL ‘REGNO DI AKHENATON’, VIAGGIO ORGANIZZATO CON PULMINO, AUTISTA E GUIDA. SIAMO 10 IN TUTTO.

Io sono Paola e vi racconto cosa abbiamo visto lungo il percorso commentando alcuni fatti e situazioni. Faccio presente che io e Silvano abbiamo già fatto un viaggio in Egitto nel 2004 visitando Il Cairo, Luxor, Assuan ed Abu Simbel. Se penso a quel viaggio mi arrabbio ancora : avevamo una guida che non aveva voglia di lavorare e spesso ci ha abbandonato senza avere il tempo per vedere. Siamo rientrati inferociti e con l’amaro in bocca. Questa volta invece ci siamo rifatti…Meno male! 12.11.2007 Partenza da Milano Malpensa h 20 (anzi 5 minuti prima). 4 sono le ore di volo + 1 di fuso orario, invece siamo arrivati in anticipo: mezz’ora prima! Di buon auspicio. Attraversato il Cairo di notte è stata una fortuna perché è sempre molto trafficata: 17 milioni di abitanti e 10 milioni di auto (!!) con un inquinamento palpabile. Ospiti all’Hotel Meridien Piramides. Si vedono dalla piscina dove si fa colazione al mattino le piramidi: sembra quasi di toccare Cheope e Chefren. Siamo ancora stanchi al mattino del 13.11.2007 essendo andati a dormire alle due ed eravamo tutti un po’ eccitati e abbiamo dormito poco. Sveglia alle 7.30 (ma solo il primo giorno, poi si è partiti a quell’ora). Pronti a partire con un autista che mi sembra professionale ed la guida che si chiama Muffid che significa “UTILE”. Speriamo che si dimostri all’altezza e soprattutto che non sia come la guida del 2004 che ci ha fatto odiare un viaggio che doveva essere perfetto perché eravamo solo noi due e invece… Se penso che ho visto Abu Simbel in 20 minuti mi vengono ancora i capelli dritti. Torniamo a noi. Dopo colazione siamo partiti per SAKKARA, a 20 kilometri dal Cairo. Prima abbiamo visitato il nuovo museo, poi la tomba e infine la vista sulla piramide di ZOSER. La necropoli di Sakkara è, con la sua estensione di otto chilometri, la più vasta di tutto l’Egitto. E storicamente è anche la più importante, perchè vi sono rappresentate tutte le principali dinastie, dalla I^ fino a quelle di epoca tolemaica e persiana. Al centro della necropoli si trova il complesso funerario di Zoser, il faraone fondatore della III dinastia, intorno a cui si stringono altre piramidi e mastabe (tombe a pianta quadrata per nobili). La piramide di Zoser fu eretta verso il 2770 a.C. Dall’architetto e medico Imhotep, divinizzato dai greci come Esculapio, che per la sepoltura del sovrano ebbe l’idea di sovrapporre più mastabe creando una sorta di scala celeste a sei gradini giganti. La piramide avrebbe un bisogno estremo di essere ristrutturata: l’interno è crollato ed i gradoni si stanno sgretolando. ‘Utile’ dice che in Egitto solo il 30% dei siti archeologici sono stati scoperti, ma non ci sono abbastanza fondi. Tornati al Cairo, abbiamo visitato la necropoli di GIZA con le tre principali piramidi CHEOPE (H 147 e angolo base 51), CHEFREN (H 135 angolo 53°) e MICERINO (H 66 angolo 51). Alcune annotazioni: • La disposizione delle piramidi di Giza riflettono, secondo molti studiosi, la costellazione di Orione..

• Si dice che Cheope fece promettere a suo fratello Chefren e a suo nipote Micerino di costruire delle piramidi più piccole della sua. Chefren e Micerino mantennero la promessa, anche se Chefren fece costruire la sua piramide su un rialzo del terreno in modo che da lontano sembrasse la sua quella più grande.

• La piramide di Micerino doveva essere ricoperta da un rivestimento in granito rosa, ma la prematura morte del faraone lasciò i lavori incompiuti.

• A est della Grande Piramide sorgono le piramidi di Mersyankh III, di Qar e di Idu, mentre ad ovest c’è la tomba di Iasen.

• Gli scavi in questo luogo proseguono riportando alla luce nuovi tesori archeologici come la cosiddetta tomba di Osiride.

• Accanto alla piramide di Cheope vennero ritrovate 4 barche solari di cui solo una fu portata alla luce, ricostruita ed esposta vicino alla stessa piramide.

• La più piccola delle tre piramidi è stata attribuita a Micerino sulla base del ritrovamento, su un sarcofago, del nome del faraone.

• Il calcare usato per la costruzione delle piramidi veniva ricavato da una cava distante 980 Km da Giza.

La piana di Giza è senza dubbi uno dei luoghi più misteriosi di tutto il mondo. Ciò è dovuto al fatto che il complesso megalitico che sorge in questa località è ancor oggi fonte di dubbi e di nuove e innovative teorie. Penso sia lecito farsi delle domande quando si ha davanti agli occhi il complesso megalitico più grande sulla faccia della Terra che, non a caso, infatti, è l’unica delle Sette Meraviglie del mondo antico rimasta ancora in piedi. L’impatto è veramente stupendo: ti dà il senso del grandioso.

Visita quindi alla SFINGE metà uomo e metà leone. La statua che sta a guardia alle piramidi è stata a lungo motivo di meraviglia. Il monumento, che si trova a fianco del viale che conduce dal tempio a valle alla Piramide di Cheope a Giza, venne probabilmente ricavato da un affioramento di roccia proprio nella zona delle cave di pietra usate anche per la costruzione della piramide stessa. La statua è lunga 73 metri, larga 6 metri e raggiunge un’altezza di 20 metri. La Sfinge, liberata da secoli di sabbia, fu completamente visibile a partire dal 1925. Il tempo e l’erosione hanno apportato purtroppo notevoli danni alla statua. Pranzo veloce e poi verso il centro al Museo Egizio. Il tratto percorso è abbastanza breve ma ci si mette un’ora: il traffico è impossibile. A passo d’uomo, tutti suonano il clacson e guidano malissimo e la città ha una diffusa foschia da inquinamento. Il Museo, con la sua importantissima raccolta di reperti archeologici, mi fa venire la bava: le sale di Tutankhamon con gioielli, maschere, cocchi, sedie in oro pieghevoli, sono una chicca che tutto il mondo invidia. Un unico neo: l’illuminazione è indecente. Stanno però costruendo un nuovo Museo che sarà pronto nel 2010. Hanno i magazzini traboccanti di meraviglie, e non sanno dove metterle. Attenzione non si può fotografare, sequestrano le macchine fotografiche (ma il telefonino no!) “L’unico evento della sua vita degno di attenzione fu il fatto di morire e di essere seppellito”.

Oggetto di tanto apparente cinismo è niente di meno che Tutankhamon e a parlarne così è Howard Carter, l’uomo che dovette la sua fama proprio alla scoperta della tomba del faraone, avvenuta nella Valle dei Re nel novembre del 1922. Il senso della frase dell’archeologo, che alle sue ricerche dedicò decine e decine di pagine traboccanti di accurate descrizioni, va trovato nella storia dell’Egitto e in particolare alla XVIII dinastia, cui appartenne il giovane monarca sepolto con tanti onori. In realtà, se tante e tali furono le ricchezze ritrovate nelle camere mortuarie di un faraone mancato a diciotto anni senza aver compiuto nulla di memorabile (anche per evidenti limiti di età), non si potevano che sognare le meraviglie che, in epoche precedenti, erano state trafugate dalle tombe ben più importanti Il morto andava accompagnato nell’aldilà con tutti gli onori degni del dio che governava l’altro mondo, Osiride, divinità secondo le cui sembianze venivano modellati gli stessi sarcofagi contenenti la mummia (qui si parla di ben tre, uno più ricco dell’altro e disposti secondo l’ordine delle scatole cinesi). Allo stesso Osiride è legato, tra l’altro, quel poco che si conosce della vita di Tutankhamon, restauratore dell’antico culto di Amon dopo il periodo eretico del suo predecessore, Akehnaton, adoratore del luminoso dio Aton nonché traditore del cupo dio dei morti.

Hanno sembianze umane anche i magnifici coperchi dei vasi canopi in alabastro, protetti da uno spettacolare santuario dorato e contenenti gli organi interni del defunto. Se, infatti, il corpo svuotato e imbalsamato (e ormai corroso dagli oli sacri…) trovava posto nel terzo e più ricco dei sarcofagi, le sue parti interne andavano conservate nei vasi canopi, loro mezzo di trasporto nell’aldilà, dove si sarebbero ricongiunte al nuovo corpo, reso ora più bello e perfetto. Ad accompagnare il defunto nel suo lungo viaggio, una fantasmagoria di amuleti e di segni, applicati sul suo stesso corpo, tra i diversi strati delle bende di lino. E’ il faraone più celebrato, l’imperatore bambino dal mistero più affascinante: Tutankhamon, morto all’improvviso molto giovane, sarebbe deceduto per un incidente di caccia secondo le ipotesi degli archeologi egiziani. Si tende oggi ad escludere l’ipotesi dell’assassinio, anche se i raggi X del 1968 evidenziarono un rigonfiamento alla base del cranio, e quindi un possibile colpo alla nuca.

Prima di tornare in albergo (stanchi morti) la guida ha fatto fermare il pulmino in un negozio per la lavorazione del papiro. Poiché a noi non interessava, siamo rimasti sulla strada brulicante di auto, moto, di gente nei cassoni dei camion con capre e pecore, gente attaccata al predellino esterno degli autobus stracarichi. Io fotografavo e la gente si metteva in posa in corsa. E’ stato un divertimento vedere questa varia umanità in mezzo al traffico rumoroso.

Cena alle 20.15 a buffet.

Bravo “Utile”: di grande aiuto, molto preparato e sempre disponibile. Un’unica osservazione: al mattino nessuna ‘sosta idrica’, ma noi ’umani’ abbiano utilizzato l’ombra delle piramidi per le nostre ‘umane necessità’.

14.11.2007 Giornata intensa: partenza h 8 verso sud. Subito dopo Sakkara, che avevamo visto il giorno precedente, ci siamo fermati per la visita della Piramide rossa “DAHSHUR”. E’ detta rossa per il colore rossiccio del calcare locale in cui è costruita; il rivestimento in gran parte caduto era però in calcare bianco di Tura; la forma è quella della piramide regolare con il lato di base di 220 metri – dimensione superata solo dalla piramide di Cheope – e l’altezza di 104 metri. La piramide meridionale a pochi centinaia di metri è detta invece piramide romboidale, perchè l’inclinazione delle facce cambia, a circa metà della loro altezza, generando uno spigolo. Si pensa quindi che vi sia stato un pentimento progettuale nel corso della costruzione. Il lato è di metri 183.5 e l’altezza di 105. L’altezza sarebbe stata di quasi 130 metri se si fosse mantenuta fino alla fine l’inclinazione della parte inferiore.

Me la ricorderò per sempre questa esperienza: scendere agli inferi della Piramide rossa è stato molto faticoso, ma intenso. Per me, che non sono più giovanissima, è stata una sfida: attraverso un cunicolo, alto circa un metro, su un percorso di m. 100 si scende di 60 metri con una pendenza che ti toglie il respiro. Si scende piegati e si arriva ad una prima stanza vuota, alta con il soffitto a gradini che si restringe sulla sommità. L’aria è poco respirabile per un forte odore di ammoniaca e già le gambe fanno male. Si sala per una scala in legno per arrivare alla seconda stanza. C’è poco da vedere, ma manca l’aria, il cuore mi batte forte. Merita di essere visto, anche se il percorso è faticoso e lo è anche la risalita. Per fortuna, tranne noi, non c’è nessun altro che ci sollecita da dietro nella risalita. Mi fermo ogni otto gradini (si cammina su un tavolame di legno che ha delle piccole sporgenze per puntare bene i piedi e non scivolare e ci si aiuta con i corrimano laterali). All’uscita una grande respirata, ma le gambe ‘fanno giacomo’. Non sono allenata. Poi naturalmente arrivano i giapponesi, ma la strada è libera. In tutti i siti è presente la polizia che da quel momento in poi ci scorterà per tutto il percorso sino a Luxor. Alla piramide, invece, ci sono le truppe cammellate.

Si prosegue per MAYDUM: il percorso è molto bello tra piccoli villaggi, orti e piantagioni bagnate dall’acqua portata attraverso canali dal Nilo. La piramide è una grandiosa e rozza torre dalle pareti inclinate, che si alza da una collina di detriti e segna il paesaggio desertico di Maydum, sulla sinistra del Nilo. Io non sono entrata in questa piramide, ma gli amici mi hanno riferito che era più interessante la precedente.

Proseguendo verso sud arriviamo alla Piramide di HAWARA che fu costruita con mattoni di fango e oggi è in rovina: è la seconda piramide di Amenemhat III. L’interno della piramide, attualmente inondato dall’acqua del canale che scorre accanto, era molto complesso, con corridoi ciechi, botole nascoste e piastrelle mobili sui soffitti. Il tempio funerario, invece, situato al lato sud della piramide, era noto agli autori classici come il “Labirinto”. Fu visitato da Erodoto, che lo descrisse come un complesso di tremila stanze unite da sinuosi corridoi. Aveva una superficie di 60 mila mq. L’architettura di questo monumento era così straordinaria che esso venne citato dai classici come unico nel suo genere; pertanto divenne la meta preferita dei viaggiatori greci e romani. Attualmente è ridotto a un miscuglio di rottami, dai quali ogni tanto emergono alcuni resti dell’antica struttura.

All’esterno la polizia è in assetto di guerra: hanno paura che portiamo via i mattoni? L’ultimo sito della giornata, ed erano già le 2 e mezza, è KIVLANIS (sicuramente il nome è errato, ma l’ho scritto male negli appunti e non l’ho trovato nella carta geografica) un piccolo villaggio dove c’erano anticamente delle fabbriche di vasi di terracotta. Ci sono anche rovine romane e tutta la collina è piena di cocci: ho riempito le tasche di pezzi interessanti offertimi anche dalle guardie che come sempre ci seguivano nel percorso.

Siamo arrivati al Lago salato di EL FALYUM alle 16 e abbiamo pranzato (merenda) con un grande pesce ai ferri che ci hanno fatto passare per branzino: non molto saporito se non ci avessimo messo il peperoncino. Bella vista e tramonto, ma… che male le gambe! Dato che avevamo la cena alle 21 pensavamo di andare a piedi sino al piccolo paese a circa 1 km, ma al cancello d’entrata ci hanno bloccato: non si può uscire! Abbiamo chiamato la guida per farci spiegare la cosa ed in effetti ci ha informato che per problemi di sicurezza, sino a Luxor non saremmo stati liberi di andare in giro da soli. Prendiamo atto, ma non ci avevano avvertiti! Notte con zanzare. Albergo con vista, begli appartamenti, ma sporchi, senza manutenzione.

15.11.2007 Sveglia alle h 6.30. Lasciamo il lago e andiamo verso sud con la scorta che viene sostituita ogni 30/40 km. Corriamo lungo il bordo del deserto e la terra è in fase di bonifica. Il Nilo che è a 40 km. Viene spesso canalizzato per arrivare alle campagne e poi al deserto che cercano di recuperare in terra da coltivare per verdure, fragole e orti in genere.

La benzina qui costa 0,25 euro al litro. L’Egitto ha l’acqua e il petrolio e dovrebbe essere ricco, invece la gente si lamenta, fa fatica ad arrivare a fine mese. Un contadino può guadagnare 400 euro, ma ne paga 150 di affitto. Hanno una natalità troppo elevata. In 100 anni sono passati da 10 milioni a 70 milioni di abitanti. Una casa media costa 400 euro al mq in campagna.

Andiamo verso El Minia a visitare la Necropoli di BENI HASSAN Costituita da tombe appartenenti a Governatori locali (1.800 – 2.000 AC). Sulla riva destra del Nilo, questa necropoli conserva monumenti che hanno 4 secoli e sono tra i più preziosi della storia dell’Egitto antico. Delle 39 tombe scavate nella costiera rocciosa, a una ventina di metri sul livello del fiume, probabilmente otto appartengono ai governatori di questa provincia. Caratteristico di alcune di essa è un portico aperto scavato nella roccia, in cui l’architrave è sostenuto da una coppia di colonne, determinanti tre aperture, il tutto sempre non costruito ma ricavato per scavo. La decorazione degli ambienti interni è dipinta su stucco, disteso a eguagliare le irregolarità della parete rocciosa Queste tombe rupestri molto affascinanti ci permettono di conoscere scene di lotta, di addestramento militare, ma anche di vita quotidiana (raccolta dell’uva, fichi, caccia, trasporto agricolo, strumenti di musica, divertimento, tasse e industria). Alle 15 pranzo a EL MINIA in hotel ‘andante’ con camera minuscola e bagno sgangherato da 1,5 mq. Con specchio posto all’altezza di m 1,80, ma con vista stupenda sul Nilo. Poiché alle 16.30 eravamo tutti decisi ad uscire, nonostante il ‘coprifuoco’, “Utile” ci ha chiamato la scorta che per quasi due ore ci ha accompagnato a piedi per una passeggiata lungo il Nilo, anche fermando il traffico quando dovevamo attraversare. The alla menta all’ultimo piano dell’albergo con vista sulla città e sul Nilo. Cena speciale alle 20.30 con tutte specialità locali. Avevamo richiesto ‘no carne’ e ci hanno portato un piatto dietro l’altro di pasta, riso, zuppa di pomodoro, di fave, verdure crude, doppia razione di falafel e con una tale velocità di servizio che sembrava una catena di montaggio. Non avevamo più posto in tavola da tanti erano i piatti. Abbiamo fatto i complimenti perché è stata una cena perfetta. Tutti a letto alle 10. Il traffico sotto è stato intenso per ore e un matrimonio nelle vicinanze si è fatto sentire con le percussioni di tre giovani. Ma abbiamo dormito bene lo stesso. Sembrava che ci cullasse il Nilo.

16.11.2007 Partenza h 7.30 Oggi è venerdì: giornata di riposo e di preghiera per gli egiziani.

Gli egiziani hanno molti problemi nazionali: • la forte demografia, • la disoccupazione, • l’importazione del grano, perché non hanno abbastanza terreno per coltivarlo • il terrorismo • dal 1948 al 1973 hanno avuto 4 guerre ed è stata distrutta un’economia e la crescita del paese Presso il villaggio di el-Ashmunein, si trovano le vestigia dell’antica Khmun, città sacra al dio Thoth, chiamata dai Greci HERMOPOLIS Magna. Sul sito oltre ad una grande statua di Thot sotto forma di babbuino, vi sono le vestigia della più importante basilica paleocristiana della regione. Oltre i resti del muro di cinta, si possono ammirare delle belle colonne greche, che costituivano un’agorà (piazza-mercato), sorta sul posto durante la dominazione greca. Pochi chilometri più ad ovest si trova la necropoli di TUNA EL-GEBEL dove vi sono enormi catacombe di babbuini ed ibis, animali sacri a Thot, e la tomba di Petosiri, grande sacerdote di Thot nel IV secolo a.C. Si tratta di un piccolo tempio, splendido esempio di arte tolemaica.

Dalla biglietteria, un sentierino lastricato porta, attraverso la sabbia, fino alla tomba di Petosiris (molto più bella della tomba di Isadora).

Questa è una mastaba (in arabo significa “panca”, per la forma) con colonne frontali che delimitano un piccolo portico, costruita da un certo Petosiris, grande sacerdote di Thot, per seppellirvi 5 generazioni della sua famiglia, oltre che se stesso.

All’interno, i rilievi sono eccezionali: un connubio di arte egizia e arte greca si effonde in ogni scena di vita quotidiana: la coltivazione del grano su una parete, la vendemmia e l’allevamento sulla parete di fronte. Le figure, in parte ancora colorate, sono vestite alla greca, con il peplo o con il kitone. Un bambino, fra la sfilata di buoi, aiuta un vitellino a venire alla luce. Degli uomini raccolgono i grappoli da una vite lussureggiante, talmente rigogliosa da non lasciare spazi liberi; altri pigiano i grappoli con i piedi, tenendosi aggrappati ad una pertica; altri ancora raccolgono il mosto nelle giare e presentano il documento con l’inventario a Petosiris, l’ultimo personaggio a sinistra, che chiude la scena.

Vi è inoltre una necropoli greco-romana comprendente tombe che vanno dal III secolo a.C. Al III secolo d.C.

Abbiamo quindi proseguito per il clou del giorno: il Tempio di Akhenaton ad EL AMARNA: affascinante! Non si può fotografare ma il cocchio trainato dal cavallo che copre la parete è straordinario, ma l’ho fotografato dentro la mia testa. Antica città egizia costruita sulla riva destra del Nilo è uno dei luoghi più suggestivi dell’antico Egitto perchè evoca la personalità e l’opera del faraone “eretico” Amenofi IV (1377-58 a. C.), che la battezzò con il nome di Akhenaton, che letteralmente significa “orizzonte di Aton”. Amenofi IV aveva cercato di contrastare il sempre più grande potere della casta sacerdotale di Ammone, contrapponendo una sorta di monoteismo fondato sul culto di Aton, dio del sole. Per questo lasciò Tebe, la capitale consacrata ad Ammone, e si trasferì ad El Amarna che divenne la nuova capitale dell’Egitto. L’iniziativa di Akhenaton era destinata, attraverso una rivoluzione che doveva coinvolgere religione, letteratura ed arti figurative, a porre il sovrano nuovamente al centro della vita del Paese. La città era destinata a contenere i templi in cui veniva praticato il culto del dio Aton, il palazzo reale, le case dei fedelissimi. La riforma religiosa non ebbe però successo e il suo successore Tutankhamon riportò a Tebe la capitale. Akhenaton perse la sua importanza e venne distrutta dal faraone Haremhàb nei primi anni del suo regno. Akhet-Aten infatti fu abbandonata circa 15 anni più tardi, alla morte di Akhenaton.

Pranzo al sacco e traghettiamo nuovamente il Nilo su una chiatta strapiena di persone ed animali. Siamo saliti per primi, dato che avevamo la scorta e quindi non abbiamo dovuto attendere. E’ stato bello vedere questi visi di tanti bambini con occhi profondi che salutano (ma chiedono sempre soldi), di donne che lavano i piatti al fiume, di vecchi con i dromedari, di tanta gente con sacchetti della spesa.

Qui i turisti sono pochi e la gente ci guarda con curiosità. La maggior parte dei turisti, infatti, partono da Luxor per le crociere verso il sud. Invece qui è tutto molto bello e non ha nulla da invidiare alla zona della valle dei re. Anche oggi avevamo naturalmente la scorta, anche dentro il nostro pulmino, poi dritti sino ad ASSIUT con 6 persone armate con due camionette (una davanti e una dietro). Albergo decente oggi.

17.11.2007 Partenza h 7.30 sempre con scorta . Dopo pochi chilometri l’auto della polizia davanti, con un testa coda acrobatico, ha schivato uno di quei piccoli furgoncini stracarichi che portano le persone al mercato e che sono attaccate in piedi al predellino. Il furgoncino aveva girato senza avvertire su una strada secondaria e l’autista della scorta era inferocito, anche se per fortuna nessuno si era fatto male. Ha preso l’altro autista ‘indisciplinato’ e l’ha arrestato. L’ha caricato in macchina e se l’è portato dietro sino alla prima nostra meta ad ABYDOS.

Visita spettacolare al Tempio di Ramsete II e del Tempio funerario di Sethi I, dedicato ad Osiride. Il tempio di Sethi I è uno dei più importanti dell’intero Egitto. Preceduto da un pilone e da due cortili, costruiti da Ramses II che completò l’edificio del padre e che sono completamente rovinati, il tempio ha oggi come facciata il portico di fondo del secondo cortile , quattro dei sette varchi del quale sono stati chiusi, sempre da Ramses II, e decorati con rilievi del culto reso al padre. Muffid, che sa il fatto suo, durante il percorso e spostamenti ci racconta molte cose interessanti. I mussulmani, ad esempio, hanno delle regole ferree, sono 5 le regole base e i comportamenti da seguire: • Dio è uno • La preghiera va fatta 5 volte al giorno • Il digiuno • Il pellegrinaggio alla tomba del Profeta almeno una volta nella vita alla Mecca • Non bere liquori e mangiare carne di maiale ma è importante fare l’elemosina. E’ permesso il divorzio e un uomo può sposare sino a 4 donne.

Ho dimenticano qualcosa? Pranzo al sacco e proseguiamo, questa volta in convoglio (forse una quindicina di mezzi), per DENDERA per la visita del Tempio dedicato alla Dea Hator. Bel sito: una parte è in fase di ristrutturazione. Nei secoli forse è piovuto perché l’umidità ha rovinato soprattutto i soffitti molto alti e dove lo stavano pulendo stava uscendo, quasi miracolosamente, il colore verde, turchese, rosso, bianco: stupendi! Dendera è il moderno nome della città conosciuta dagli antichi egizi come Lunet Tantere e dai Greci come Tentyris. L’animale sacro del luogo era la vacca, una delle forme della dea Hator, cui era dedicato lo splendido tempio ancor’oggi praticamente intatto. Nel tempio di Hator (fine II sec. A.C.), dea dell’amore e del piacere, si celebravano i misteri della nascita e vi si teneva la festa dell’ebbrezza. Edificato dai Tolomei e dai Romani su un tempio precedente risalente alle prime dinastie, ne riprende le caratteristiche e la mitologia. Secondo la leggenda questo era il luogo dove Hator aveva dato alla luce il figlio di Horus, Ihy, il dio-fanciullo suonatore di sistro. Componenti essenziali del tempio erano le 12 cripte ricavate nelle fondamenta, lungo le mura perimetrali, nascoste da botole perfettamente dissimulate. Il famoso “Zodiaco di Dendera”, ovvero quello che si trovava nel Tempio di Hathor ,si trova ormai da anni al Museo Louvre di Parigi, e al suo posto, nel tempio di Dendera, non c’è l’originale, ma solo una copia ben fatta. Questo bellissimo quanto sconcertante zodiaco è stato per anni motivo di curiosità e di studi.

Stiamo andando verso Luxor ed è sconcertante che tutti i mezzi in convoglio facciano le corse e cerchino di sorpassarsi l’un l’altro: pericoloso! Anche il nostro autista, che sino a quel momento si era dimostrato perfetto, ora stava al gioco e a nulla sono valse le nostre rimostranze.

Arrivati a Luxor alle 17.30: finalmente liberi dalla scorta! Ospiti all’Hotel Sheraton, dove eravamo già stati in precedenza nel 2004, è un bell’albergo sul Nilo, con piscina rotonda e palme naturalmente. E’ il più bell’hotel in assoluto che abbiamo avuto: ci rifacciamo delle sistemazioni precedenti che hanno lasciato un po’ a desiderare. Capisco, del resto, che non c’era molta scelta (tranne a El Minia dove c’era un hotel di categoria superiore, ma ci siamo rifatti con la cena magnifica all’Hotel Aton).

18.11.2007: che giornata intensa ci aspetta: stupenda con un clou a fuochi d’artificio come ultimo giorno di permanenza in Egitto. L’Egitto è Luxor, Karnak, la Valle dei re, la Valle delle regine.

Quando parliamo di Tebe Uasit, detta anche Pi Amon (Casa di Amon) o semplicemente La città è l’antica città dell’Alto Egitto, situata presso le attuali Karnak e Luxor.

Di buon mattino siamo partiti per la valle delle regine. Non c’era ancora nessuno per cui abbiamo potuto godere della prima tomba del principe Kha Em Wast, figlio di Ramsete III: una delle tombe più belle, con colori vividi originali che contiene scene religiose e funerarie. Ce la siamo goduta, perché eravamo soli! Peccato non poter fotografare. Scoperta nel 1903 ha un cielo stupendo: blu e montagne rosate: uno spettacolo. La tomba seguente, la n. 52, di Titi è invece tutta scalfita e anche i colori hanno perso il loro splendore.

Si siamo spostati poi al RAMESSEUM, Tempio funerario del grande faraone Ramses II. I resti sono imponenti e maestosi e impressionano il visitatore. Costruzione imponente, la pianta segue uno schema classico, che anche se in evidente stato di degrado, rende comunque bene l’idea della potenza del faraone. Si compone di due grandi cortili, ognuno con ingresso monumentale, circondati da mura possenti su cui sono incise le memorie delle vittoriose imprese di Ramses II. Molti piloni portano infatti rilievi delle campagne contro ittiti e siriani, con la battaglia di Qadesh. La facciata comprendeva anche una finestra, la cosiddetta “finestra delle apparizioni”. Di fronte al secondo pilone i resti di una statua colossale di Ramses II. Le valutazioni moderne ne calcolano l’altezza – il re era rappresentato seduto – in 17 metri. Intorno al tempio vi sono resti di costruzioni in mattoni, con ambienti coperti a volta; vi erano magazzini ed anche una scuola di scribi. Tutt’attorno lavori in corso e badilanti lenti e poco motivati per come lavorano al rallentatore.

Da quella posizione si vedono vicine le montagne ‘groviera’ perché hanno scavato e trovato tombe dappertutto.

Tempio successivo: quello della Regina HATSHEPSUT. La regina, o il re Hatshepsut, come certamente avrebbe preferito essere ricordata, regnò sull’Egitto della diciottesima dinastia per più di vent’anni. Figlia maggiore del re Thutmosis I, sposata al fratellastro Thutmosis II e tutrice del giovane fratellastro-nipote Thutmosis III, Hatshepsut riuscì in un modo o nell’altro a sfidare la tradizione e a installarsi saldamente sul trono divino dei faraoni. Fu l’unica presenza femminile nella storia ad essere rappresentata, sia come donna che come uomo, vestita con abiti maschili, dotata di accessori maschili e addirittura della barba finta tradizionalmente esibita dai faraoni. Nonostante durante il suo regno l’Egitto prosperasse, dopo la sua morte, si cercò con ogni mezzo di cancellare il suo nome e la sua immagine. I monumenti di Hatshepsut furono abbattuti o usurpati da altri, i ritratti distrutti e il nome cancellato dalla storia e dall’elenco ufficiale dei re egizi. Ma qualcosa rimase. Il tempio della regina Hatshepsut, fu edificato dal famoso architetto Senmut di cui si dice fosse amante. La costruzione, incastonata in un costone roccioso, sorprende per la bellezza del contesto, ma il monumento per me non è il massimo. Una serie di rampe conduce a tre livelli sovrapposti che si susseguono disposti su ampie terrazze prima di giungere al sacrario principale. Sulla terza terrazza si aprono gli ambienti dedicati al culto tra cui la cappella di Thutmosi I ( suo padre ) e quella di Hatshepsut stessa. Appena al di fuori del complesso è stata ritrovata la tomba dell’architetto Senmut che ha così voluto essere vicino alla sua amata anche dopo la morte. E poi alla VALLE DEI RE . La valle dei Re è una necropoli situata sulla riva occidentale del Nilo di fronte a Luxor. E’ luogo di sepoltura dei faraoni del Nuovo Regno (1570-1070 a.C). Sebbene sia vicina al fiume, la valle è celata da alte rocce e la via d’accesso è lunga, stretta e tortuosa.

Prima del Nuovo Regno le necropoli reali erano costituite da complessi formati da tombe-piramidi e templi. Amenofi I (1551-1524 a.C.) ruppe la tradizione, facendo costruire il proprio tempio a poca distanza dal fiume e la tomba a nord-ovest, tra le rocce. I suoi successori ne seguirono l’esempio, scegliendo tuttavia di costruire le tombe all’interno della valle, probabilmente per cercare di impedire che fossero depredate.

Gli scavi hanno portato alla luce 34 tombe, a partire da quella di Sethi I,trovata dall’italiano Belzoni nel 1817; il corpo di Seti I, insieme con altre 39 mummie reali spostate dai sepolcri, fu scoperto nel 1881 in una grande camera funeraria scavata nelle rocce che si affacciano sul Nilo. Quasi tutte le tombe contengono numerosi vani le cui pareti recano testi geroglifici incisi e dipinti, nonché scene magiche e simboliche. L’ultima tomba scoperta (1922) fu quella di Tutankhamon, faraone della XVIII dinastia, l’unica scampata a saccheggi in tempi antichi. Sebbene avesse subito due furti, la tomba conteneva ancora oltre 5000 oggetti sepolti insieme con il giovane re. Tranne Hatshepsut, sposa di Tutmosi II, che regnò a pieno titolo, le mogli dei faraoni venivano sepolte alcuni chilometri più a sud, nella Valle delle Regine. All’interno della valle si arriva col pulmino, ma poi le tombe si raggiungono con un trenino ‘tipo Disneyland’. Qui c’è moltissima gente, il sole – nonostante novembre – batte forte, per alcune tombe bisogna pagare un ticket suppletivo. Ogni tomba riporta un numero e quella di Tutankhamon è l’ultima: la numero 62 (costa + 12 euro). Solo recentemente la mummia è stata portata dal Museo Egizio all’interno della tomba (noi l’avevamo già vista al Cairo nel 2004 nella stanza sterilizzata e umidificata con poca luce). Il biglietto d’ingresso permette la visita di tre tombe. La prima visitata è quella di Ramsete III della 20 dinastia. Tutte queste tombe (comprese quelle della valle delle regine) hanno un vetro trasparente che cerca di proteggere le opere, oltre ad un pavimento di legno sopraelevato. Il cielo della tomba, in alcuni punti, probabilmente restaurato, è pulito e stellato o con lo spiegamento di grandi ali.

Quanta gente! Non ho avuto il coraggio di entrare in una tomba dove c’erano 200 gradini. Pazienza! La guida ci ha quindi portato ad un laboratorio dove lavorano l’alabastro. Poiché tra le pietre scartate avevo visto una piccola vaschetta, appena abbozzata, ma senza fondo, ho chiesto a quanto me la poteva vendere, trattandosi di materiale di scarto. Abbiamo fatto una lunga trattativa, perché mi avevano chiesto 70 euro ed io gliene volevo dare 10 (anche perché avevo il problema del peso). Alla fine gliela ho lasciata perché avevano ridotto a 30, ed io non volevo spendere di più.

Tornando allo Sheraton per pranzo ci siamo fermati ai colossi di MEMNONE, due gigantesche sculture ricavate da blocchi di quarzite che un tempo ornavano l’ingresso del tempio funerario di Amenofi III. Alte da terra più di 18 mt. Rappresentano entrambe il faraone seduto nella posa tradizionale. Esiste una leggenda sui colossi che ha origine in seguito ad un terremoto avvenuto nel 27 a.C. E che provocò una fenditura nel colosso più a nord. Questo ha fatto si che all’alba si generi un fenomeno di vibrazione nella pietra, dovuto all’umidità notturna che inizia ad asciugarsi, che si manifesta con l’emissione di un suono. Per questo motivo gli antichi Greci lo identificarono con il loro dio Memnone ritenendo che salutasse cosi sua madre l’Aurora.

Nel pomeriggio visita di KARNAK. Anche a Karnak (oggi considerato uno dei siti archeologici più importanti dell’Egitto e un tempo fiorente centro religioso in cui i faraoni si facevano incoronare), Ramses lasciò un profondo segno del suo passaggio. Stupenda nella sua imponenza con le belle colonne a fior di loto che ti fanno sentire piccolo piccolo e poco più in là i due obelischi che puntano al cielo e lo scarabeo dove i turisti, secondo la tradizione, fanno 7 giri intorno al piedistallo in segno di porta fortuna, ma anche di fertilità. L’immenso tempio di Amon-Ra è un vero e proprio gioiello dell’antichità: occupa una superficie di oltre cinquemila metri quadrati e conta 134 gigantesche colonne a sostegno del soffitto. Ramses fece decorare con rilievi celebrativi le mura e volle anche la creazione di un lago sacro, conservatosi fino ai giorni nostri. Qui si celebravano i culti del Sole e di Osiride e i sacerdoti vi si purificavano prima di ogni rito.

Tornando al discorso dello scarabeo-fertilità, gli egiziani non ne avrebbero bisogno perché hanno già una natalità così elevata che porta già dei problemi. La mancanza di strutture scolastiche adeguate porta due turni giornalieri degli studenti. Per strada vedi tanti bambini, ma anche ragazzi con le loro divise tutte uguali con il colore di ciascun istituto.

Dopo Karnak, a soli 3 km. Si arriva a LUXOR. Il tempio egizio di Luxor, che sorge sulla sponda orientale del fiume Nilo, fu iniziato intorno al XIII secolo a.C., durante il Medio Regno. L’imponente edificio è collegato al complesso templare di Karnak, dove sorge il tempio di Amon-Ra, dal Viale delle Sfingi, lungo circa tre chilometri e mezzo, su cui gli antichi egizi compivano processioni nella festa annuale dell’inondazione.

La costruzione del tempio cominciò durante il regno di Amenhotep III nel XIV secolo a.C. Haremhab e Tutankhamun aggiunsero colonne e statue, ma l’espansione maggiore si ebbe con Ramses II circa 100 anni dopo l’inizio dei lavori. Luxor è l’unico tra i maggiori complessi templari egiziani ad avere i marchi di due soli sovrani sulle strutture architettoniche.

Interventi di restauro furono intrapresi da Alessandro Magno e dall’imperatore Tiberio. Durante il periodo della dominazione araba il complesso fu abbandonato, fino a quando nel XIII secolo vi venne edificata la Moschea di Abu el Haggag, sovrastante il cortile delle colonne.

L’accesso al tempio avveniva da nord, mediante un viale fiancheggiato da sfingi criocefale, mentre quelle che si incontrano oggi, a testa umana, sono una tarda aggiunta voluta da Nectanebo I. Alla fine del viale, si erge il grande portale, alto 24 metri, costruito da Ramses II.

A Luxor alle 18, c’erano tanti gruppi che era difficile passare: sembrava di essere a Parigi l’ultimo dell’anno. Nessuno si aspettava tanti turisti a metà novembre.

E’ l’imbrunire e i monumenti sono tutti già illuminati: è tutto molto bello e mi sembra la cornice giusta per terminare un viaggio così intenso, interessante che ci ha dato la ricarica per tornare alla routine di tutti i giorni.

Alla fine di ogni viaggio organizzato resta il problema delle mance, anche se tutti i giorni la stessa guida ci invitava a dare a tavola una mancia collettiva di 20 lire (2,5 euro) e 15 per i facchini.

Noi all’autista per 5 giorni in 8 abbiamo dato 40 euro (anche se poi qualcuno ha aggiunto ritenendo che l’importo fosse troppo basso). Alla guida abbiamo dato molto di più: 25 euro a testa, per cui si è presso un totale di 400 euro. Per una settimana è molto… ma mi sono adeguata.

Questa statistica me la segno perché è proprio strana. Le presenze in Egitto di turisti: 1. russi 2. spagnoli 3. inglesi 4. italiani ma la maggior parte vanno sul Mar Rosso con qualche escursione.

Basta non ho altro da dire.

19.11.2007 Era così presto quando ci siamo alzati…

ALLA PROSSIMA…



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