Que Ecuador: ultime pagine del diario di Nicoletta, verso  Mancora

In ottobre trovi in edicola sei nuovi fascicoli di Turisti per Caso Book su Australia, Brasile, Madagascar Tanzania e Kenya, Micronesia e Polinesia, Cuba, Thailandia! Al progetto editoriale ne è collegato uno di turismo solidale, il...
Turisti Per Caso.it, 22 Ott 2009
que ecuador: ultime pagine del diario  di nicoletta, verso  mancora
In ottobre trovi in edicola sei nuovi fascicoli di Turisti per Caso Book su Australia, Brasile, Madagascar Tanzania e Kenya, Micronesia e Polinesia, Cuba, Thailandia! Al progetto editoriale ne è collegato uno di turismo solidale, il Progetto Que Ecuador a cui va una parte dei diritti d’autore. Seguiamo da vicino gli sviluppi a Santa Rosa anche con il diario di viaggio di Nicoletta Sala, dell’associazione promotrice ProGeo. Siamo arrivati all’ultima pagina, ma se hai perso le precedenti rileggi la prima, la seconda e la terza parte del suo itinerario.

Il diario

A Quito non si possono fare più di tre cose in un giorno o cercare di organizzarsi il tempo in modo da non essere sempre in ritardo. Noi ci proviamo a lottare contro il fatalismo ma arriviamo a pranzo da Fabio verso le quattro del pomeriggio dopo aver cercato di recuperare la mappa altimetrica di Santa Rosa de los Eperas all’istituto geografico nazionale. È un piacere rivederlo e parlare con lui del progetto davanti a una tavola imbandita con pane, vino e olio. L’Italia all’estero regala grandi piaceri. Quando stava per chiudere l’ufficio, dopo aver superato i controlli, disinfettato la mano destra per scongiurare l’influenza porcina, entriamo nel palazzo della regione e ci presentiamo a Gerardo, che si occupa di gestire alcuni progetti di aiuto alla comunità. Anche lui, come Suor Victoria, Daniela, Fabio, parla degli Epera con estrema umanità. Non è solo lavoro, è bello. Ci spiega che il progetto dell’acqua esiste e che però va a rilento, parliamo della scuola, della situazione sanitaria, del progetto di coltivazione del cacao che stanno portando avanti a Santa Rosa, delle possibili azioni da intraprendere. Raccogliamo tutto il materiale a disposizione, visitiamo l’ufficio che si occupa di sviluppare progetti di ecoturismo a livello regionale e nazionale e torniamo poi in ostello felici delle notizie e degli incontri della giornata. Il giorno dopo riordiniamo le idee e il materiale, telefoniamo, scriviamo e decidiamo, ormai in preda al destino, che sia il caso di seguire i consigli di un amico che ci descrive entusiasticamente il Parque Nacional Machalilla e ci dirigiamo a Puerto Lopez: sulla costa, a sud, molto lontano da Machala, molto lontano da Saraguro, le nostre mete programmate, ma mentalmente vicino ai nostri desideri vacanzieri.

Puerto Lopez, Isla La Plata, Montañita

La costa sud è natura, balene e surfisti. La Playa de los Frailes vicino a Puerto Lopez è da vedere, è bellissima. Si dice che l’Isla de la Plata sia la “Galapagos dei poveri” ma per noi è bellissima, vediamo le balene, vicinissime, cerchiamo di fotografargli la coda per vincere una sommessa con la guida, camminiamo tra piante secche ma vive e uccelli variopinti, nuotiamo tra i pesci della barriera corallina e non chiediamo di più. Turismo non responsabile ma locale. La Montañita è troppo. La famosa spiaggia dei surfisti stranieri è troppo artificiale per piacerci fino in fondo. Il mare merita, noi ci rassegniamo alla movida per una notte e decidiamo di ripartire, di buon mattino alla volta di Machala. L’errore lo facciamo fermandoci in una riserva della zona per ammirare le Mangrovie e la fauna locale. Gli unici animali che abbiamo avuto il piacere di incontrare sono state le zanzare che ci hanno dato un benvenuto indimenticabile. Mai viste tante. Alessia è impazzita e ha provato a bere il repellente: lo avevamo ma non serviva a niente. Non abbiamo visto nemmeno le mangrovie, perché sono lontane dall’ingresso del parco e per raggiungerle dobbiamo prendere tre mezzi di locomozione diversi per poi rimanere senza benzina. Che errore madornale! Naturalmente sconsigliamo.

Machala: il banana tour 3 anni dopo

Machala è una cittadina prossima al confine peruviano in cui si trovano le principali piantagioni di banane del paese. Valeria ci era già stata con Patrizio e la troupe di Evoluti per Caso per prendere parte al “Banana Tour” organizzato da Assoguabo ), una associazione di piccoli produttori di banane. Marco, responsabile del progetto di turismo, ci accoglie con un sorriso e molte buone notizie. Scopriamo che negli ultimi due anni il “banana tour” ha riscosso incredibile successo e che in alta stagione arrivano tre, quattro gruppi a settimana per visitare le piantagioni di banane. Agli europei piace particolarmente. Noi lo ripercorriamo insieme a un gruppo di famiglie di tedeschi biondissimi accompagnati da Anika, una volontaria belga biondissima che sul suo blog (http://fairtradeinecuador.Wordpress.Com/) ha raccolto moltissime notizie e informazioni sul commercio equo e sul progetto di Assoguabo che oggi riunisce più di 14 produttori locali che nel commercio equo hanno trovato la stabilità e lo strumento per confrontarsi con le multinazionali, agguerrite, del settore.

Dall’Ecuador al Perù. Per amore all’arte passiamo la frontiera.

La frontiera: lasciare l’Ecuador è stato davvero difficile… Un’esperienza unica, molti amici, un progetto aperto, un paese meraviglioso. Ma vicino alla dolce Machala c’è la frontiera. La frontiera. Chi ha qualche esperienza di viaggio in Sud America o in Asia saprà benissimo che l’attraversamento del confine è uno dei momenti più allucinanti e snervanti, ma allo stesso tempo più divertenti del viaggio. Non riusciamo a resistere alla tentazione e quei pochi chilometri di strada che ci separano da Mancora si trasformano in ore e ore e ore di bus, sportelli, taxi, contraccambi e contrattazioni, clacson, strilli, sali e scendi dall’autobus, mercati abusivi e non -cos’è abusivo o non?- controlli e code. Ottenuto il visto d’ingresso, tra noi e il benedetto caffè che desideravamo da 3 ore c’era ancora il “sol”, la nuova valuta. Ce ne rifilano subito 5 falsi, ma non ci fregano più di tanto. Ad altri è andata molto peggio. Noi sappiamo lo spagnolo e siamo italiane, use alla truffa, il che ci sembra quasi un vanto. Vanagloria. Ma il mare di Mancora sana anche le ferite più profonde… A Mancora quasi nessuno è di Mancora e tutti resterebbero a Mancora ancora un giorno, “Almeno tre” sentenzia Valeria mentre al “per sempre” tutti ci fanno almeno un pensierino. A Mancora c’è La Spiaggia -e che spiaggia!- e La Strada, il mallecon panamericano (=lungo mare lungo la panamericana) pullulante di bancarelle, bar (in indigeno pub), ristoranti, ostelli, tricimoto (=motorino più annessi, tutti concessi), negozi, stanghe e stangoni al mercato e decine e decine di autobus che passano a tutte le ore ma mai in orario perché, normalmente, un orario non c’è. Lungo il mallecon c’è vita, in spiaggia anche.

A Mancora nei ristoranti dei surfers si mangia Tuna (=Tonno, dallo spagnolo Atun?) e cheviche a la Limeña (=pesce marinato, tanto, tanto pesce marinato). A Mancora ci si diverte: io nuoto, Valeria, dopo l’ippica, il “trekandino” e il “bike-jumping” si da anima e corpo al surf e allo yoga mattutino; Alessia, al “biquini“. Tutte e tre riassumiamo, gioendo, il perduto color gamberetto da spiaggia equatoriale. Tutte e tre ci divertiamo e capiamo il significato della frase “the rainbow at the end of the gringo’s trail“, frase stoica, letta su una guida di trekking.

A Mancora, se non avessimo già prenotato il volo da Lima a Cuzco, io e Alessia ci saremmo fermate e non avremmo mai abbandonato Valeria sola su un’amaca vista mare a sorseggiare un batido ristoratore dopo le fatiche della giornata. Ma avevamo già prenotato il volo e l’abbiamo abbandonata. Le nostre strade si sono divise e per percorrere la nostra, La Strada, la panamericana verso Lima, siamo salite sull’ennesimo autobus in ritardo grazie all’aiuto della figlia della signora dell’agenzia di trasporti, e in SOLE 18 ORE di viaggio siamo arrivate nella famigerata capitale del Perù. All’inizio di un altro, bellissimo, viaggio.

Le foto di questo articolo sono di Alessia, guarda la sua pagina di Flickr



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche