Zibona 2010. Zimbabwe, Botswana, Namibia on the road con 3 bambini: it’s time for Africa!

On the road con 3 bambini di 10, 8 e 4 anni al seguito. Dalle cascate Victoria a Windhoek osservando cascate, fiumi, animali, pitture rupestri, villaggi himba, dune che si rincorrono con l'oceano e mobili dune di sabbia rossa
Scritto da: family
zibona 2010. zimbabwe, botswana, namibia on the road con 3 bambini: it's time for africa!
Partenza il: 24/07/2010
Ritorno il: 15/08/2010
Viaggiatori: 5
Spesa: 3000 €
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Siamo appena tornati dalla magica esperienza del viaggio e sentiamo l’esigenza di raccontarlo. E’ il nostro modo di ringraziare altri turisti per caso che con i loro diari sono stati nostre fonti di ispirazione e guide, dandoci il coraggio di partire alla volta dell’Africa da soli, evitando i viaggi di gruppo, tanto difficili con i bambini, e permettendoci di esplorare, oltre alle mete “classiche” anche delle piccole chicche che ci hanno fatto assaporare di più la magia dell’Africa. Siamo viaggiatori da tanto tempo e siamo sempre partiti con i nostri figli al seguito, ma è stata la prima volta che andavamo in Africa da soli.E’ un viaggio molto tranquillo e senza particolari insidie: ovunque noi e i nostri figli di 10, 8 (compiuti in Namibia) e 4 anni ci siamo sentiti accolti con grande cordialità e anche la diffusa indolenza è sempre accompagnata da una grande gentilezza e tranquillità che è di insegnamento a noi stressati europei, abituati ormai a ritmi troppo accelerati. Abbiamo prenotato direttamente tutto via internet e ovunque abbiamo riscontrato massima efficienza e gentilezza. Solo per alcune mete, accaparrate dai tour operator, ci siamo rivolti ad un’agenzia sudafricana, contattata sempre via Internet, che è stata molto seria ed è riuscita a farci avere tutti i lodge che avevamo scelto e che da privati non eravamo riusciti ad ottenere:Namushasha Lodge a Kongola, Okaukuejo nell’Etosha National Park (assolutamente da non perdere!), Twyfelfontein e Sossusvlei Lodge. L’agenzia si chiama ISLAND SAFARI e la nostra referente è stata la gentilissima Louise. La macchina l’abbiamo noleggiata all’Avis, perchè ci ha consentito di prendere la macchina a Kasane in Botswana e restituirla a Windhoek. Avevamo chiesto la doppia ruota di scorta ma non ce l’hanno data, comunque per fortuna non abbiamo mai scoppiato. In effetti la machina era un Toyota Hylux con delle ruote enormi che hanno retto benissimo alle strade sterrate. Il nostro programma di viaggio è stato in massima parte ispirato a quello di altri turisti per caso che ringraziamo di cuore (vd terra della namibia e acque dello Zambesi), ma effettuato al contrario:da Victoria Falls (in Zimbabwe) a Windhoek. 24 luglio 2010: partenza dall’Italia alla volta di Londra, con Alitalia, Da Londra di sera prendiamo un comodissimo volo della Southafrican che ci porta a Johannesburgh e poi un volo della stessa compagnia per Victoria Falls. Volo prenotato con e dreams, che ci ha dato la possibilità di arrivare a Vic Falls e ripartire da Windhoek senza aggravi di prezzo. L’alitalia purtroppo a Londra non ci consegna una valigia ed il passeggino. Consigliamo a tutti di inserire in ogni valigia qualche capo d’abbigliamento (e di biancheria intima…) per ciascun viaggiatore così da fronteggiare l’emergenza. 25 luglio-27 luglio 2010: arrivo a Vic Falls e soggiorno allo storico e raffinatissimo Victoria Falls Hotel (pieno di foto dei primi viaggiatori e dei regnanti inglesi, compresa la giovanissima Regina Elisabetta in visita nell’allora Rhodesia). Visita delle Cascate e del paesino. Troverete ovunque venditori ambulanti piuttosto insistenti, ma molto educati e per nulla pericolosi che tenteranno di vendervi ogni sorta di souvenir. Se potete, portatevi vestiti e scarpe da regalare:li farete felici. Sul prezzo si tratta con facilità e abbiamo riscontrato che i prezzi sono i più convenienti di tutto il viaggio anche perché molti dei souvenir che troverete in Namibia vengono dallo Zimbabwe. La moneta locale è insesistente. Tutte le transazioni, anche negli hotels e nei ristoranti avvengono in dollari americani. L’euro è meno gradito e meno conveniente perché normalmente non accettano monete e quindi nei cambi arrotondano per eccesso. Consiglio: quando entrate in Zimbabwe chiedete espressamente il visto per due ingressi così potrete recarvi in Zambia senza ulteriori pagamenti per rientrare in Zimbabwe. Cene: 2 in albergo, di cui una a buffet con relativo spettacolo ben fatto e una al colorato ristorante Mama Africa con concerto dal vivo. Imperdibile coloniale afternoon tea al nostro Hotel. Interessante l’open market, ma andateci rassegnati ad essere circondati dai venditori.Bello il passaggio in Zambia attraverso il ponte da cui i più impavidi fanno il bumpee jumping. Al passaggio della frontiera con lo Zambia abbiamo pensato di essere dentro la scena del film di Troisi e Benigni (quanti siete? Dove andate? Cosa portate? Si ma quanti siete? Un fiorino!) 28-29 luglio 2010: trasferimento in Botswana. Le macchine non possono uscire dallo Zimbabwe ed è per questo che avevamo programmato di noleggiare l’auto direttamente a Kasane in Botswana. Quindi ci siamo rivolti all’hotel che ha organizzato il transfer:una prima auto ci ha portato fino alla frontiera dove abbiamo attraversato il confine a piedi con i bagagli e siamo stati accolti da un altro autista che ci ha portato fino all’aeroporto di Kasane all’ufficio AVIS. Sulla strada l’autista ci chiede di fermarci al Toro Lodge per prendere un documento: ne approfittiamo per prendere un drink in questo lodge molto carino a ridosso del fiume Chobe. All’Avis presso l’aeroporto ci consegnano la nostra Toyota Hylux: è enorme! Quindi ricordiamo alla signora dell’Avis (un tipo un pò confuso) che ci deve consegnare la lettera necessaria per portare l’auto in Namibia. Un tipo simpatico ci accompagna alla polizia locale e l’impiegato di turno, dopo ampi sorrisi, ci rilascia il necessario documento. Arriviamo quindi al lodge da noi prenotato: il Chobe Marina Lodge che è una struttura molto nuova e molto bella; dal sito sembrava un albergo tradizionale e lo avevamo scelto quasi a malincuore, nella realtà, invece, è un bellissimo lodge con bungalow bellissimi e splendide strutture comuni. Esplorazione del Chobe National Park col battello e in macchina in tutti gli orari del giorno (dall’alba al tramonto). Il primo safari lo facciamo con l’organizzazione del Chobe Safari Lodge (altro lodge della zona) quindi, ci rendiamo conto che si può tranquillamente entrare con la propria jeep e percorrere in libertà le svariate strade del parco. Raccomandazioni d’obbligo: mai uscire fuori dall’auto salvo che nelle zone consentite, seguire attentamente la mappa che vi viene consegnata all’ingresso per evitare di perdersi; prudenza nei percorsi 4×4 per evitare di rimanere impantanati anche perché il passaggio delle auto è raro. Potendo è sicuramente consigliato effettuare il safari con la propria auto, in quanto la maggior parte delle escursioni organizzate dura massimo tre ore, quindi, non si riesce a raggiungere la zona più interna del parco che a nostro giudizio è la più bella; oltretutto le escursioni organizzate dai tour operator sono concentrate in determinati orari del giorno e, quindi, non si riesce ad assaporare in libertà la natura (per la presenza di troppe jeep sugli stessi percorsi). Segnaliamo, inoltre, che pur avendo letto nei cataloghi dei tour operator che i bambini sotto gli otto anni non potevano entrare al parco, non è affatto vero che esiste questo divieto, dato che hanno fatto entrare anche nostro figlio Federico di quattro anni senza nessuna difficoltà. Al Chobe abbiamo avvistato: elefanti in quantità, bufali, un leopardo (ci è stato detto che siamo stati veramente fortunati) e impala, zebre, giraffe, scimmie, kudu e antilopi saltanti in quantità industriale. Siamo andati a vedere il Chobe Game Lodge che è: l’unico lodge dentro il parco e ne abbiamo approfittato per prendere un aperitivo e comprare l’acqua; posto molto bello e ricco di atmosfera: ideale per una pausa bibita. Abbiamo anche avvistato un zebra morta divorata prima da due aquile e dopo alcune ore da decine di avvoltoi. . Da consigliare anche la gita in battello al tramonto perché consente incontri molto ravvicinati con gli ippopotami. Cene: una al nostro lodge e una al Chobe Safari Lodge; entrambe al buffet e sicuramente da preferire quella al Chobe Safari Lodge. 30 luglio 2010: ingresso in Namibia dal Ngoma Bridge Border Pass, ed arrivo a Katima Mulilo. In questa cittadina cambiamo all’affollatissima banca e ci dirigiamo al coloratissimo mercato di Katima Mulilo, pieno di gente e di bancarelle di stoffe, tabacco, pesce “fresco” ed essiccato, picconi, frutta e verdura, tutte gestite da donne avvolte nei loro colorati parei e copricapo, quasi tutte con un bimbo in spalla e tanti bimbi intorno. Facciamo qualche acquisto al Caprivian Artcraft, che è una cooperativa che vende i manufatti delle donne del Caprivi; è un buon posto per fare acquisti ed è un’iniziativa lodevole perché tutti i soldi vengono effettivamente consegnati alla artefici dei lavori: lo verifichiamo di persona perché mentre siamo lì arriva una donna che porta una cesta e una collana da lei realizzatE e quando decidiamo di acquistarle la ragazza alla cassa ci dice di consegnare i soldi direttamente a questa signora. Proseguiamo per il nostro lodge e decidiamo di fare la strada interna che passa da Linyanti: si allunga un po’ ma si passa dal Mamili National Park. La strada è in buone condizioni e la zona è densamente popolata. Ai lati della strada vediamo tante capanne e flotte di bambini che al nostro passaggio ci salutano festosamente. Commentiamo con i nostri figli che per questi bimbi già il passaggio di una macchina è un evento da festeggiare con una corsa e mille sorrisi e notiamo anche tante bambine di 8-9 anni che già portano in braccio i fratellini più piccoli e vanno al fiume a lavare i panni; non si può rimanere indifferenti! Arriviamo al Mamili e incoraggiati da due locali decidiamo di attraversare col nostro fuoristrada un traballante ponte fatto di tronchi di legno: a ripensarci sarà l’unica imprudenza del viaggio, ma per fortuna è andato tutto bene. Facciamo un piccolissimo giretto del parco perché si avvicina l’ora del tramonto e proseguiamo per il Namushasha Lodge: anche questo lodge è molto bello e la cena è ottima. All’arrivo veniamo avvertiti del fatto che l’energia in questo lodge è fornita da un alternatore che funziona solo dalle sei del mattino alle dieci di sera, e veniamo quindi invitati a raggiungere le camere prima di questo orario, ma non c’è problema perché abbiamo già assunto i ritmi africani: sveglia alle sei del mattino, cena alle sei e mezza di sera e alle nove e mezza già a letto. 31 luglio 2010: esplorazione del Mudumu Nazional Park:ci consegnano una mappa incomprensibile e, quindi, per evitare di perderci restiamo sulla strada principale. Carino, ma dopo il Chobe sfigura. Procediamo per una visita al Lizauli Center: è la ricostruzione di un villaggio tradizionale dove una gentilissima guida ci illustra i cibi tradizionali, gli strumenti musicali, gli strumenti di caccia e alcuni ragazzi danno delle dimostrazioni pratiche e fanno un piccolo balletto. E’ evidentemente una iniziativa rivolta ai turisti, ma è fatta bene ed è una ottima occasione per riuscire a parlare con persone del luogo e per cercare di comprendere come vivono. Proseguiamo per Divundu (ma in alcune mappe è segnata la vicina Bagani). Poiché abbiamo portato una valigia piena di vestiti che i nostri figli non usano più e piccoli giochini, sulla popolarissima strada ci fermiamo più volte per regalare questi vestiti a gruppi di bambini che già da piccolissimi girano da soli percorrendo lunghi tratti a piedi. Ma quante cose superflue abbiamo a casa? Breve visita delle Popa Falls: non sono vere cascate ma delle piccole rapide formate del fiume Okavango, ma sono considerate importanti perché segnano il punto in cui il fiume scende di livello e inizia ad infossarsi, dando principio al famoso delta dell’okavango, che si allarga notevolmente più a sud in Botswana. Arrivo al NDHOVU LODGE. Avevamo letto bei commenti, ma l’arrivo supera ogni aspettativa. Ci accoglie un gentilissimo austriaco che è a lavorare lì per qualche settimana e ci mostra la nostra “luxury tent” E’ una tenda militare montata su una piattaforma, a circa 20 metri dal fiume. Dentro ci sono due letti per noi adulti e tre materassi per i bambini. Riccardo, Lorenzo e Federico sono entusiasti e anche noi. Il bagno è privato ma si trova in una cabina in muratura fuori dalla tenda e l’acqua calda arriva solo due volte al giorno, quando viene accesa la legna che alimenta la piccola caldaia.. La sera si fa cena tutti insieme con gli altri ospiti del lodge e con i tre ragazzi che lo gestiscono. La tavola è apparecchiata divinamente con piatti, bicchieri, ciotole, zuppiere di ceramica, decorate con coloratissimi disegni di animali. Il cielo stellato della sera con la via lattea che descrive un arco completo vale da solo l’intero viaggio. La notte è animata dal suono dei versi degli ippopotami (sono vicinissimi!). Federico per il rumore si sveglia e chiede: -“papà sei tu a fare questo rumore?”. Per rassicurarlo gli diciamo di si, ma dopo 5 minuti non ci crede più e, capito l’inganno, viene ad infilarsi nel nostro letto. Anche noi la prima sera ci siamo un po’ impressionati 1 agosto 2010: Dopo la colazione andiamo a messa in una chiesetta cattolica del vicino villaggio, animata da bei canti. L’inizio della messa è segnato dal suono della campana, che è una vecchia pentolona appesa ad un albero. Ci commuove vedere che, al momento dell’offertorio, tutta questa povera gente lascia qualche moneta. All’uscita regaliamo vestitini e giochi, facciamo un po’ di foto e dopo i saluti ci rechiamo ad esplorare il Mahango National Park. Qui non ci sono predatori, quindi, ogni tanto scendiamo dalla macchina per fare qualche foto. Il parco è piccolo ma carino, con due bellissimi enormi baobab e con un impegnativo percorso 4×4, che la nostra Toyota Hylux, degnamente guidata da Andrea, supera brillantemente. Di pomeriggio bellissima crociera al tramonto su una barchetta guidata da Chris, un simpatico ragazzo sudafricano che conosce e ci indica ogni tipo di uccello e che, quando gli facciamo i complimenti per la sua competenza, con un sorriso disarmante ci dice che a lui piace questo lavoro, mentre detesta i “paper work”. Tramonto dai colori indimenticabili e cielo stellato nuovamente da brivido. Questa notte non temiamo più i nostri amici ippopotami 2 agosto 2010: passaggio dalla animata Rundu e relativa spesa al supermercato, proseguimento per Grootfontein e visita dell’Hoba Meteorite (il più grande meteorite rinvenuto al mondo) e cena e pernottamento nella ex missione renana, oggi inglobata nella GHAUB Farm. La fattoria è immensa. Le stanze sono semplici, ma vicine ad una pozza dove al tramonto vediamo degli impala e dei facoceri che si abbeverano. Gli spazi comuni sono arredati con molto gusto e la sera ci godiamo una raffinatissima cena servita al tavolo a base di prodotti della fattoria (tra cui un ottimo filetto di kudu, di cui chiediamo il bis) e decidiamo di suggellare il momento con un ottimo (e neanche troppo costoso) vino sudafricano che è stato più volte premiato come uno dei cento migliori al mondo. 3 agosto 2010 passaggio da Tsumeb, incontro con le prime donne Herero e acquisti di souvenir; visita del lago Oitikioto e proseguimento per Namutoni: primo giorno ad Etosha! Pernottamento al Namutoni Kempinski Lodge a 10 metri dall’ingresso Namutoni al parco di Etosha. L’hotel ha spazi comuni meravigliosi, compresa una sala biliardo, una bella piscina , una zona dove accendono un falò con attorno tante sedie per osservare il fuoco e chiacchierare degli avvistamenti fatti durante la giornata e un bel ristorante con un ricchissimo buffet. Le camere, o per lo meno la nostra (una family room), non sono, invece, all’altezza del lodge: sono dignitose, ma poco rifinite e con bagni molto spartani. 4 agosto 2010: ETOSHA: avvistamento dei primi leoni che ci attraversano la strada! Mamma leonessa ed un cucciolo. Considerate, comunque, che è difficile avvistare i felini in quanto si muovono di notte, mentre, di giorno preferiscono riposare all’ombra. Elefanti, giraffe, impala, antilopi saltanti, orici, kudu e zebre a volontà! Un consiglio per ammirare gli animali: sceglietevi un posto tranquillo, possibilmente vicino ad una pozza d’acqua, rilassatevi in silenzio per il tempo di cui avete bisogno e … godetevi l’incredibile spettacolo della natura! Inoltre considerate che a Namutoni, Halali e Okaukuejo, presso gli uffici del parco, ci sono i libri degli avvistamenti, in cui c’è l’abitudine di segnare orario e luogo dove si sono compiuti gli avvistamenti più rari (leoni, leopardi e rinoceronti): consultatelo sempre e contribuite anche voi, poiché noi abbiamo avvistato i nostri primi leoni grazie ad una di queste segnalazioni. Pernottamento al Namutoni Kempinski Lodge. 5 agosto 2010: Etosha. Tutta la giornata in giro per il parco. Percorriamo in tranquillità oltre cento KM. Ancora una volta avvistiamo i leoni: questa volta mamma leonessa e tre leoncini si riposano all’ombra di una grossa pianta a circa 300 metri dalla strada alzandosi di tanto in tanto per sgranchirsi le gambe. La vista è facilitata da un binocolo necessario per scrutare il comportamento degli animali senza che la nostra presenza li disturbi o alteri il loro comportamento. Pernottamento ad Okuakuejo con relativo indimenticabile spettacolo dell’abbeverata notturna di rinoceronti ed elefanti alla pozza illuminata, posta all’interno del campo. Quasi altrettanto spettacolare guardare le facce estasiate di tutte le persone che in religioso silenzio erano appostate intorno alla pozza ad ammirare lo spettacolo della natura. La sfida (senza lotta ma solo minaccia di attacco frontale) tra elefante e rinoceronte per chi dovesse abbeverarsi per primo alla pozza si è conclusa a favore dell’elefante, ma l’impavido rinoceronte gli ha tenuto testa per circa 15 minuti (aveva senz’altro un’alta opinione di sé..) 6 agosto 2010: alba alla pozza di Okauluejo con relativo avvistamento di una iena, ultimo giretto per Etosha e proseguimento per Twyfelfontein. Sulla strada pausa ad OUTJIO, per cambiare soldi e comprare qualcosa ad un supermercato; nel pomeriggio aperitivo all’incantevole Vingerlip Lodge situato al centro di una valle che per certi versi assomiglia alla Monument Valley degli States: il paragone è, forse, un po’ azzardato, ma la zona merita senz’altro una sosta. Arrivo col buio (erano le 18.30) al Twyfelfontein Lodge: bellissimo e molto ben contestualizzato; la zona comune è costruita letteralmente in mezzo alle rocce e ai graffiti splendidamente illuminati; ottima cena. Anche in questo caso le stanze non sono all’altezza degli spazi comuni, ma hanno tutte un bel terrazzino da cui, dopo aver messo a letto i bambini, godiamo di un altro splendido cielo stellato. 7 agosto 2010: Splendido imprevisto fuori programma:informatici sulla possibilità di visitare un villaggio Himba, ci viene proposta un’escursione in giornata, con spostamento aereo. Nel giro di mezz’ora ci prepariamo all’avventura e si materializza un giovane pilota in bianca uniforme che ci sorride e ci dice: “Hallo I’m your pilot!”. Veniamo condotti sulla pista e scopriamo che il nostro aereo è un piccolo CESSNA a 4 posti. Riccardo viene fatto accomodare al posto del secondo pilota.. Ci guardiamo con sguardo interrogativo, ma ormai il dado è tratto! Volo meraviglioso di circa un’ora e venti minuti e arrivo ad Opuwo, con atterraggio in una pista privata, sterrata e attraversata da una mandria di allegre caprette. Nel giro di pochi secondi veniamo circondati da uno stuolo di donne che vogliono venderci collanine e braccialetti. Ci incontriamo con la nostra guida che dopo una sosta tecnica all’Opuwo Country Lodge, ci conduce ad un villaggio Himba. Il cerimoniale prevede che la guida chieda al capo villaggio il permesso di entrare e porti dei doni (nel nostro caso sacchi di cereali e ghiaccio). Veniamo quindi accolti e a fare gli onori di casa sono le donne. Forse perché eravamo solo noi cinque ed erano incuriositi dai nostri bambini sono state veramente cordialissime e molto aperte. Tramite la guida e interprete abbiamo appreso delle loro tradizioni (dalle collane, dal copricapo e dalle cavigliere di una donna si può sapere se è sposata, quanti figli ha, che posizione riveste nel villaggio…) e delle loro abitudini.Le donne e i bambini si cospargono di un unguento fatto di burro e ocra che rende la loro pelle rossa e li protegge dal sole e, a loro dire, anche dagli insetti. Non usano acqua per lavarsi ma si profumano con degli incensi:in effetti erano veramente belle e curate..visitiamo anche le loro abitazioni e dopo circa due ore di chiacchiere e foto ci salutiamo. E’ incredibile come queste persone vivano per sopravvivere. Chiediamo alla guida cosa se ne facciano dei pochi soldi derivanti dalla vendita dei loro piccoli souvenir e ci viene risposto che gli Himba usano i soldi solo per le cure mediche e per comprare pochi oggetti che non riescono a produrre, come lo zucchero (per il resto sono autonomi perchè mangiano latte prodotto dal bestiame da loro allevato, mais e farina di mais da loro coltivata e si vestono solo di un gonnellino fatto con la pelle delle mucche). Qui il consumismo non esiste! Sicuramente la visita non lascia indifferenti. Pranzo e sosta all’Opuwo Country Lodge e nel pomeriggio ritorno in aereo al Twyfelfontein Lodge(dobbiamo perentoriamente atterrare prima del tramonto poiché -ovviamente- la pista dell’hotel non è illuminata..!) 8 agosto 2010 visita delle pitture e incisioni rupestri e proseguimento per la bella zona di Erongo. Arriviamo verso le quattro al nostro bellissimo lodge (Ai Aiba Lodge) e decidiamo di farci il bagno in piscina. Considerate che, anche se le giornate sono calde, l’acqua delle piscine di tutti gli hotel è congelata…ma abbiamo deciso che il bagno in piscina al tramonto in mezzo alle rosse montagne, sorseggiando un succo di Guava è un modo per godere ancor più della vacanza. Cena all’hotel. 9 agosto 2010 Si prosegue per Swakopund, dove arriviamo all’ora di pranzo allo Swakopund Entarteinment Hotel che occupa la vecchia stazione ferroviaria coloniale ormai in disuso (hotel molto bello con ampie ed eleganti camere molto ben arredate). Anche stavolta godiamo della gelida acqua della piscina e di pomeriggio ci dirigiamo a fare una passeggiata per le vie del centro. Come preannunciato da altri racconti di viaggio e dalla lettura delle guide, pensiamo di essere stati catapultati in un villaggio tedesco, con relativa merenda a base di torta al cioccolato, alta circa 15 centimetri.. Passeggiata sull’oceano tempestoso lungo il molo appena ristrutturato. Cena al kucky’s pub:ottime le ostriche e il pesce locale. 10 agosto 2010: dopo un’ottima e ricchissima colazione (si può scegliere tra ostriche, salmone, frittate, pancakes, yogurt, formaggi, salumi, frutta, marmellate, etc..) partecipiamo ad un’escursione organizzata dalla Turnstone Tour, acquistata in loco (consigliata da alcuni turisti per caso e che anche noi consigliamo). Passiamo dalla laguna di Walvis Bay a vedere i fenicotteri rosa e ci dirigiamo verso Sandwich Harbour in jeep, cavalcando dune e costeggiando l’oceano. E’ il compleanno di Lorenzo che festeggia sfidando le onde dell’oceano e rotolandosi tra le dune, insieme ai suoi fratelli. In effetti anche noi cediamo alla tentazione di rotolarci tra le dune. Pranzo in riva all’oceano, all’ombra del lunghissimo Defender della Turnstone. Nel pomeriggio ritorno all’hotel e di sera cena al Tug, un antico rimorchiatore sull’oceano oggi adibito a pittoresco ristorante:anche qui pesce freschissimo. La cena si conclude con una bellissima e ottima torta sormontata da un bel numero 8 e da tante candeline a forma di lettere che componevano le parole:HAPPY BIRTHDAY! 11 agosto 2010 all’ufficio del turismo di Swakopund chiediamo il permesso e, quindi, percorriamo la Welwitschia Drive, dirigendoci verso Sossusvlei. Lungo la strada passaggio del tropico del capricorno (debitamente immortalato), sosta a Solitaire nel tipicissimo emporio vicino al rifornimento (purtroppo, solo dopo il nostro passaggio, abbiamo saputo che pare sia leggendaria la apple pie venduta in questo emporio). Al tramonto arrivo a Sesriem. Cena e pernottamento al Sossusvlei Lodge. Avevamo letto racconti entusiasti della cena e del barbecue di questo lodge e non possiamo che confermare:la cena avviene nel bel mezzo del bush, a lume di candela, con gli sciacalli sullo sfondo e un incredibile assortimento di carne che viene arrostita sul momento. La stanza è parte in muratura e parte tendata e sul comodino ci sono le istruzioni sul comportamento da adottare in caso di sand storm.., dal che capiamo che il vento non è poi così raro (del resto le dune sono modellate dal vento..) e che siamo veramente fortunati ad aver trovato giornate di buon tempo (ci viene detto che due giorni prima c’era stata una tempesta che aveva impedito le visite). 12 agosto 2010 all’alba entriamo al parco (è errata la indicazione contenuta nella lonely planet che il Sossusvlei Lodge è dentro il parco, ma comunque è a soli 50 metri dall’ingresso); ci dedichiamo alla scalata delle dune: dapprima la duna 45 e poi la altissima duna di Sossusvlei vicino al dead vlei. Riccardo scala la duna senza fermarsi un attimo, seguito a ruota da Lorenzo e Federico e noi genitori non possiamo sfigurare, ma l’affanno è notevole! Torniamo in hotel decisi a goderci il meritato riposo (che anche in questo caso significa bagno in piscina gelata) Cena e pernottamento al Sossusvlei Lodge. 13 agosto 2010 Colazione e chiacchierata con dei simpaticissimi ragazzi italiani, attraversamento del Namib Desert e arrivo all’Anib lodge tra le rosse dune del Kalahari. Ultimo safari africano con relativo aperitivo al tramonto. 14 agosto 2010 partenza per Windhoek . pernottamento al centrale Kalahari sand hotel. Poiché è sabato tutti i negozi alle due chiudono e la città si svuota rapidamente. Prepariamo i bagagli e andiamo a cena all’elegante Gatheman 15 agosto 2010 partenza per l’Italia


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