Zanzibar – la perla dell’oceano indiano

Zanzibar… già il nome evoca un passato di navigatori, l’aria intrisa di profumi di spezie, il mare color smeraldo e la triste storia della deportazione degli schiavi. Consapevoli di tutto ciò, quattro ragazze decidono di partire alla scoperta dell’isola di Unguja, l’isola più grande dell’arcipelago di Zanzibar: abbiamo tanta voglia di...
Scritto da: Mara Speedy
zanzibar – la perla dell’oceano indiano
Partenza il: 17/11/2009
Ritorno il: 02/12/2009
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
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Zanzibar… già il nome evoca un passato di navigatori, l’aria intrisa di profumi di spezie, il mare color smeraldo e la triste storia della deportazione degli schiavi.

Consapevoli di tutto ciò, quattro ragazze decidono di partire alla scoperta dell’isola di Unguja, l’isola più grande dell’arcipelago di Zanzibar: abbiamo tanta voglia di vedere questa parte di Africa così “originale”, ma abbiamo anche bisogno di sano relax.

Premettiamo che la guida utilizzata per organizzare il viaggio è stata quella della A.Vallardi Viaggi “The Rough Guide Zanzibar” Al costo di 1.311 euro, comprese le tasse e il trasferimento, optiamo per il Coral Reef Resort di Pwani Mchangani, con trattamento soft all inclusive con volo Neos operato da Blue Panorama.

Partenza: 17/11/09 ore 22.05 da Milano-Malpensa, per arrivo a Stone Town-Zanzibar ore 08.20 Rientro: 02/12/09 ore 09.30 da Stone Town-Zanzibar, per arrivo a Milano Malpensa alle ore 17.25, con scalo tecnico a Mombasa-Kenya (dopo 35 min dal decollo da Zanzibar).

Prima della partenza ci hanno consigliato la profilassi antimalarica con il Malarone (il Lariam, sicuramente più economico, è altamente sconsigliato per i sub), se volete però fare tappa nella Tanzania continentale è necessario il vaccino contro la febbre gialla.

Noi siamo partite con valuta in dollari, ma all’interno del resort andavano benissimo gli euro; fuori dal resort meglio i dollari, ma non le banconote da 50 o 100 dollari emesse prima del 2002, sembra che sia arrivata una grossa partita falsa di quelle precedenti a questo anno! Nel resort abbiamo acquistato una SIM zanzibarina al costo di 5 euro, con ricariche che partivano da 5 euro, ottima scelta per risparmiare sul costoso roming (6/7 euro al minuto, anche in ricezione).

Le prese elettriche sono all’inglese, con tre lamelle.

Ready? Steady? Go! Martedì 17 novembre 2009 > Giovanna, Mara, Mary e Sara si ritrovano a Malpensa con la loro valigia da max 20 kg, il pallore tipico di chi ha passato l’estate a lavorare e le occhiaie che gridano “non sono un Panda!”. Il check-in è fissato per tre ore prima della partenza e già c’è una lunga coda. Il volo è in ritardo di circa un’ora, così ne approfittiamo per un trancio di pizza per cena. Mercoledì 18 novembre 2009 > Dopo un volo tranquillo, ci svegliamo pronte per l’atterraggio nell’isola che ci ospiterà per due settimane. Preparate 50 dollari come tassa di entrata.

All’aeroporto di Zanzibar, il ritiro dei bagagli sarà un’avventura: le valigie infatti vengono passate una a una dagli addetti, che in cambio di una mancia si offrono di andare a recuperare la tua prima delle altre. Ovviamente tutto ciò è illegale e osteggiato dalle autorità, quindi attendiamo pazientemente il nostro turno.

All’uscita ci attende il mezzo che ci porterà al resort (circa un’ora). Già con questo “passaggio” ci rendiamo un po’ conto della realtà locale, case di fango per i più poveri e in mattoni con tetti in lamiera per i più benestanti, negozietti che vendono generi vari lungo tutta la strada che ci porta fuori dalla città.

Stone Town si trova sulla costa ovest dell’isola di Unguja, mentre noi alloggeremo sulla costa nord-est; attraversiamo così l’isola circondate dalla tipica vegetazione di questi luoghi, con qua e là le macchie marroni e nere delle mucche con la caratteristica gobba.

All’arrivo ci attende come cocktail di benvenuto un cocco appena raccolto, che ci gustiamo mentre ci illustrano le particolarità dell’isola e del resort stesso.

Ci accompagnano alle nostre stanze e rimaniamo incantate dal letto con zanzariera “a baldacchino” e dai disegni stilizzati di animali sui muri. Le stanze sono ampie e confortevoli. Nella nostra c’è anche una culla con zanzariera! Ormai è ora di pranzo… il ristorante come tutte le costruzioni del resort sono di muratura bianca con tetto in paglia. La gestione è italiana e quindi anche la cucina, che non ci farà rimpiangere casa. Ad ogni pasto, a parte le portate italiane, ci sarà sempre un piatto tipico zanzibarino da provare, dove spezie e frutta non mancheranno mai.

Ok! Adesso siamo pronte per spiaggia e mare. Ma dov’è finito il mare? Avevamo letto che l’effetto delle maree qui era molto sentito, ma non ci aspettavamo così tanto. Il mare infatti si ritira di circa 600 m ogni 6 ore, resta fermo 15 min e poi riprende il suo viaggio verso riva per altre sei ore; questo vuol dire che ogni giorno l’orario di inizio è sfalsato di mezz’ora. Decidiamo quindi di recarci alla barriera e ci accompagna Pompeo, uno dei masai, che diventerà una presenza costante durante le nostre passeggiate, per tenere lontane le persone del luogo che chiedono carità e offrono servizi ai turisti.

Il paesaggio è lunare, la spiaggia è ricoperta da alghe e là dove c’era il mare, la sabbia è ricoperta da un leggero filo d’acqua e qua e là affiorano coralli e i temutissimi ricci. Pompeo con la sua esperienza ci guida verso quella che lui definisce l’”autostrada”, la via più semplice per arrivare alla barriera. In prossimità della barriera, facciamo il bagno in una sorta di piscina naturale, presso la quale vediamo anche delle grosse stelle marine rosso acceso e donne che raccolgono le alghe. In mezzo a questo spettacolo così affascinante, accompagnate da un guerriero della Tanzania continentale, subito veniamo riportate alla realtà… uno squillo di cellulare… ebbene sì, anche i masai hanno ceduto al consumismo! Sulla via del ritorno, purtroppo sono vittima di un riccio. Sarà lo stesso Pompeo a togliermi gli aculei affilando con il proprio macete un bastoncino, recuperato dalla copertura in paglia degli ombrelloni. Non vi dico la paura quando ha estratto il macete! Credevo volesse togliermeli con quello! Giovedì 19 novembre 2009 > Oggi abbiamo una missione importante… oziare! Estraiamo i nostri libri: rigorosamente storie d’amore un po’ frivole… anche il cervello ha bisogno di vacanze! Lo sforzo maggiore che vogliamo fare oggi è spalmarci di crema. Consiglio almeno una protezione 30 per chi ha la pelle chiara, possibilmente waterproof. Fate conto che la temperatura si aggirava sempre tra i 30 e 35 °C. Iniziamo ad imparare le prime parole di swahili: jambo = ciao, hakuna matata = nessun problema, ma/rafiki = amici/o, asante sana = grazie molte. Venerdì 20 novembre 2009 > Dopo la mattinata in spiaggia, al pomeriggio ci aspetta lo Spice Tour & Shopping. Abbiamo scelto di appoggiarci al Resort per le gite e per 180 euro, abbiamo scelto il pacchetto completo con 2 gite di una giornata e 3 di mezza giornata. Qualcuno si è affidato ai beach boys, organizzatori esterni, spendendo molto meno e si sono trovati altrettanto bene. Con due pulmini ci conducono alle piantagioni delle spezie (shamba), dove abbiamo potuto vedere dal vivo quello che in genere da noi circola in polvere dentro a barattoli tutti uguali. Il pepe, il peperoncino (ma non è come il nostro! Penso che fosse una sorta di curry), vaniglia (un rampicante che assomiglia ai fagiolini), la cannella (dicono sia come il maiale non si butta niente, la parte da noi conosciuta è la corteccia), ananas (piante basse, non certo alberi come immaginavo), l’albero del pane (si consuma solo cotto), il jackfruit (a forma di grande bozzolo), noce moscata, citronella, albero del rossetto (il frutto spalmato sulle labbra le lascia veramente rosse!), mimosa pudica (un cespuglietto le cui foglie appena sfiorate si chiudono su sé stesse… dicono che i mariti gelosi le piantino davanti alle porte di casa) e i famosi chiodi di garofano.

La nostra guida ci confeziona occhiali, cappellini e borsette con le foglie di banane. La gita comprende anche la dimostrazione della raccolta del cocco da parte di un ragazzo che, a mani nude, si arrampica su una palma senza appigli cantando “Jambo, jambo bwana, habari gani, mzuri sana, tuimbe tucheze sote, kiswahili ni lugha ya Africa, leo tufurahi, hakuna matata!”, la canzone che accompagnerà tutta la nostra vacanza. Alla fine del giro vendono le spezie: quelle in bustina conviene acquistarle qui, ma le composizioni le troverete ovunque a prezzi inferiori.

Saltiamo sul nostro bus e arriviamo a Stone Town. Con spalle e ginocchia rigorosamente coperte, visitiamo il mercato locale, passando nella zona adibita alla vendita del pesce e ortaggi. Le condizioni igieniche lasciano molto a desiderare rispetto ai nostri standard, gli odori sono molto forti, le verdure appassite, la frutta troppo matura, ma l’aria intrisa dal profumo delle spezie crea un’atmosfera particolare.

Siamo pronte per la visita del centro città. Certo è molto diversa dalle ricche capitali europee, le strade strette e sporche (ma pensavo peggio!), formano un labirinto; gli edifici avrebbero bisogno di ristrutturazione, ma è chiaro che in passato è stato un ricco crocevia per tante genti, che hanno lasciato la propria impronta: le celle degli schiavi (visitabili) accanto alla cattedrale anglicana di Church of Christ, i famosi portoni in legno intarsiato, lascito di indiani e omaniti, la fortezza omanita di Ngome Kongwe sul lungomare, che sta spalla a spalla con un orfanotrofio, dove non solo vivono bambini senza famiglia, ma anche piccoli abbandonati da famiglie in difficoltà.

Terminiamo la nostra gita avvicinandoci al mare, dove troviamo la casa appartenuta alla famiglia di Freddy Mercuri (vero nome Farok Bulsara!), la voce dei Queen, e la House of Wonders, l’edificio di maggior pregio della città, ora sede di un museo. Vi assicuro che almeno da fuori non ha niente di speciale, importante è però stata l’influenza che ha avuto sull’architettura locale: ha insegnato un nuovo modo di costruire. Dopo un po’ di sano shopping, ci ritroviamo sul lungomare nei Forodhani Gardens al momento del tramonto, i colori sono esaltati dal cielo terso, ma questo momento così d’atmosfera viene interrotto da una situazione spiacevole: una folla inizia a correre dietro ad un uomo, colpevole di avere rubato delle scarpe fuori dalla moschea. Nonostante esistano leggi contro il furto, sembra però che la legge del taglione abbia ancora radici profonde. La scena di violenza ovviamente è allucinante per noi, ma nello stesso tempo ci sorprende l’unione fra queste persone contro il malcapitato.

Ritornando al pulmino, sulla Mizingani Road, troviamo l’Old Dispensary, un edificio incantevole, davanti l’attracco dei dhow che utilizzeremo nelle future escursioni via mare, a pochi metri il Big Tree, un baniano, famoso in città… ma vicino alla cattedrale avevamo visto anche un baobab e avevamo scoperto che le caramelle qui a Zanzibar si ricavano dal frutto di questo gigante.

Ritorniamo al resort e dopo cena assistiamo ad uno spettacolo di acrobati: l’arte circense mostra l’influenza cinese nell’isola.

Terminiamo la serata in spiaggia alla discoteca Waikiki, che si raggiunge via spiaggia in 20 minuti. Si avvicinano dei ragazzi stranamente famigliari… ma certo! Sono i nostri masai in “borghese”! Sabato 21 novembre 2009 > Giornata di relax. La brezza è costante e quando si fa più forte al largo si vedono i dhow, le tipiche imbarcazioni con la vela a triangolo spiegata. Facciamo una passeggiata verso sud e raggiungiamo un resort di lusso con pontile. Le guardie ci permettono di salire e la vista del mare durante la bassa marea è spettacolare da questa posizione.

Domenica 22 novembre 2009 > Sveglia presto. Questa mattina mi separerò dalle mie compagne di viaggio. Appassionata di immersioni, voglio vedere cosa offre Zanzibar sotto il livello del mare. Il resort è privo di diving, ma si appoggia a quello del Going di Kiwengwa, il Blue Diving. Il personale è gentile e preparato e la barca è dotata di tutte le misure di sicurezza: tenete presente che non esiste camera iperbarica a Zanzibar e che la temperatura dell’acqua è intorno ai 26/28 °C.

Tutte le immersioni fatte erano intorno all’isola di Mnemba, considerato il punto migliore in questa zona, in quanto isola di tipo maldiviano. Il pacchetto per 4 immersioni costa 150 euro ( a cui vanno aggiunti 20 euro per l’andata e ritorno dal resort al giorno).

Le immersioni saranno all’Aquarium reef, zona che rivedrò negli ultimi giorni facendo snorkeling, e al Surprise: pesci trombetta, angelo, leone, pagliaccio, scatola, pappagallo e murene a go go! Alla fine delle immersioni dovrò attendere 5 minuti il taxista… se ne era andato a pregare in moschea nell’attesa dato che ti accompagnano e ti aspettano per tutto il tempo.

Serata con karaoke: qualcuno ha veramente una bella voce, altri invece sono stati molto coraggiosi! Lunedì 23 novembre 2009 > O cielo! Oggi piove! Ci eravamo così abituate al sole! Questo infatti è il periodo delle piccole piogge e dovrebbe piovere un po’ ogni giorno, in realtà per noi la pioggia di due settimane, sarà concentrata in questa unica giornata. La pioggia ci da un momento di tregua per la prima tappa del nostro tour che è Changuu (detta anche Prison Island). Su quest’isola privata, la vecchia prigione, utilizzata prima come zona di transito per gli schiavi, poi per la quarantena per i malati di febbre gialla, è ora un hotel di lusso, ma ancora si possono osservare i muri esterni e soprattutto le grandi tartarughe di terra provenienti dalle Seychelles (changuu appunto!) e le piccole zanzibarine. Arriviamo proprio all’ora del loro pranzo e così veniamo dotati di un bel mazzo di spinaci che offriremo a questi animali in apparenza lenti, ma improvvisamente veloci e voraci. Su questa piccola isola ci sono altri animali: piccole antilopi, tacchini dal collo rosso, pavoni dai colori sgargianti.

Come i pescatori che vediamo all’orizzonte, riprendiamo la nostra barca e raggiungiamo una lingua di terra nel bel mezzo del mare, riusciamo a percorrerla, a scattare qualche foto con il contrasto del cielo nero e l’acqua smeraldo, ma la nostra dose di pioggia sembra volersi riversare su di noi tutta qui! Avremmo dovuto fare snorkeling, pranzare in spiaggia, prendere il sole, goderci questo angolo di paradiso e invece ci siamo dovuti riparare sotto la tenda che avrebbe dovuto ripararci dal sole, tutti vicini vicini per poterci riscaldare, senza poter riprendere la barca perché il mare era agitato. Peccato! Ma credo che sia stato anche un momento veramente divertente, perché ci sentivamo tutti dei novelli Robinson Crusoe! Non appena il mare si è calmato, siamo risaliti in barca alla volta della nostra prossima tappa: il Jozani National Park, che è una riserva naturale per i colobi rossi, una specie endemica di Zanzibar (la loro caratteristica è il pelo rosso sulla schiena). Le scimmiette sono a loro agio anche in nostra presenza e sembrano mettersi in posa durante i loro giochi. La scena più bella in assoluto è stata vedere mamma e papà che facevano da ponte tra un ramo e l’altro e il cucciolo che passava sulle loro schiene! Teneri! Attenzione solo ad una cosa, se sentite i locali gridare “gnocca”, non stano facendo un complimento ad una bella ragazza, ma c’è un serpente nei paraggi! La pioggia sembra volerci graziare per un momento, quindi riusciamo a raggiungere la foresta di mangrovie, una sorta di palude, percorribile su passerelle, dove crescono queste piante che vivono in acqua salata… siamo in piena foresta tropicale! Ultima tappa della giornata, il rettilario: mega lucertole che abbiamo visto circolare anche nel resort, iguane, camaleonti, i pericolosi varani e pitoni, ma anche scoiattoli e i teneri bush babies, che di notte emettono uno strano ed acuto verso.

La sera l’avremmo dovuta passare al pontile del Going, ma la forte pioggia ce lo impedisce. Martedì 24 novembre 2009 > Dopo una giornata da balene spiaggiate, la cena è interamente zanzibarina: frutta e spezie ci confondono il palato… ma è tutto buonissimo! Come terminare una serata così? Ma con danze e canti masai! Dunque la loro idea di musica e coreografia è molto diversa da quella europea, i canti sono ipnotizzanti, il salto in alto è simbolo di virilità e quindi diventa una costante nei movimenti e ci vengono raccontati aneddoti sulla loro cultura. Vediamo per la prima volta anche delle donne masai, che a differenza degli uomini portano vestiti più lunghi, gioielli e hanno i capelli completamente rasati.

Mercoledì 25 novembre 2009 > A differenza di altre nostre vacanze, ci siamo imposte questa volta di riposarci, quindi anche oggi ci dedicheremo a spiaggia e mare, intercalando con una passeggiata “pole pole” (piano piano) fino alla barriera, conclusasi con altri aghi di riccio nel mio povero piede e relativa “operazione” da parte del mio “chirurgo” di fiducia, Pompeo e qualche partita di beach volley. Giovedì 26 novembre 2009 > Gita pomeridiana a Mnarani, dove in un laghetto naturale una biologa tedesca si occupa di tartarughe marine a rischio di estinzione. Inoltre si trovano scheletri di delfini e di una balena che malauguratamente si erano arenati sulle coste dell’isola. Anche in questa riserva ci sono gabbie con rettili. La nostra gita prosegue per Nungwi, la spiaggia più a nord di Zanzibar, non soggetta al fenomeno delle maree, da dove si dice sia possibile vedere il tramonto più bello dell’isola. Venerdì 27 novembre 2009 > abbandono ancora una volta le amiche per abbandonarmi ai piaceri del blu. Prendo il mio taxi e torno al Blue Diving. Oggi le due immersioni saranno lo Small Wall, ma soprattutto Wattabomi, dove tutti tranne me (chiudevo la fila) riusciranno a vedere almeno un ombra di delfino. La nostra guida mi dirà poi che erano una famigliola con cucciolo! Peccato! Per lo meno ho sentito il loro verso… inconfondibile!!! Rientro al resort contenta per le belle immersioni e dispiaciuta un po’ per i delfini non visti e un po’ perché erano le mie ultime immersioni qui! Dopo un altro spettacolo di acrobati, passeremo la serata alla discoteca Waikiki. Ritroviamo i nostri amici masai… certo che vederli con le scarpe da ginnastica invece che con le ciabatte ricavate dai copertoni delle biciclette, fa effetto! Cosa prendiamo? Uno Zanzibar Libre? Sabato 28 novembre 2009 > Andiamo a Stone Town per prendere la barca che ci accompagnerà durante il Safari Blu. Oggi è un giorno di festa per la fine del piccolo ramadan (dura solo 5 giorni) e tutti si sono riversati nelle strade, dopo una lunga trattativa per l’ammontare della bustarella al posto di blocco della polizia, continuiamo per la nostra strada, rivedendo ancora una volta i daladala, i bus utilizzati dai locali, aperti e sovraffollati, le basse moschee senza minareto, le bambine in divisa con velo bianco, i negozi variopinti che vendono ogni genere di mercanzia.

Primo appuntamento è la baia delle mangrovie: lo scenario non è di palude, come nella precedente gita, ma è una baia di una piccola isola racchiusa da rocce nere corallifere, scavate dal continuo infrangersi delle onde. Scendiamo dalla barca per fare il bagno… è così tranquillo, l’acqua è limpida e serpeggiamo a nuoto tra le mangrovie. Occhio! Il fondale è di corallo e pietra, quindi in alcuni punti può risultare pungente. Sulla stessa isola, ci fermiamo su una spiaggetta per consumare la nostra grigliata di pesce: ma chi si sarebbe aspettato tutto questo! Calamari, gamberi, polpo e aragosta cucinate meravigliosamente! Un bagnetto prima che inizi la digestione e poi collassiamo tutti in spiaggia! Dolce far niente! Mi stupisce l’incontro con un coconut crab, un mega paguro ladro di cocco! Sull’isola andiamo a vedere e “scaliamo” anche un baobab centenario che continua a vivere nonostante sia caduto su un lato.

Domenica 29 novembre 2009 > Poco dopo essere partite in barca da una spiaggia a 10 minuti dal resort, ci imbattiamo in un gruppo di delfini (saranno quelli dell’altro ieri?), armate di pinne e maschera ci buttiamo in acqua e riusciamo a nuotare un po’ con loro. Che emozione! Siamo al settimo cielo! Ci portano quindi per fare snorkeling a Mnemba proprio dove ero andata a fare immersioni, l’acqua è una tavola piatta, l’acqua è talmente trasparente che sembra di essere in un acquario. Il fondale è basso e ci sono poche formazioni coralline, ma sono molto popolate di pesci. Ci spostiamo per una seconda sessione di snorkeling. Sotto di noi il reef a picco per almeno 30 metri, certo che è un modo diverso di esplorare la vita marina, rispetto agli amici sub sotto di noi! Ma riusciamo a vedere comunque coralli, gorgonie, anemoni, stelle marine, pesci farfalla, pappagallo e molto altro.

Dopo una mattinata così bella, non potevamo che concludere con una serata altrettanto bella, partecipando ad Aragustando, cena per 35 euro di solo pesce: antipasto di mare, tagliatelle all’aragosta, ravioli di pesce, 2 granchi, 2 cicale di mare e una aragosta a testa, frutta, dolce… il tutto bagnato da un buon vino bianco Sudafricano: tutto troppo buono per lasciarlo nei piatti! Il problema è stato dopo il vino cantare al karaoke in coro “Sarà perché ti amo” dei Ricchi e Poveri! Lunedì 30 novembre 2009 > Cosa dire? Questa giornata verrà dedicata al potenziamento dell’abbronzatura e alla pratica natatoria contro la calura! La sera l’avremmo dovuta passare al pontile del Going, ma le forti piogge del lunedì precedente hanno danneggiao il pontile, così eccezionalmente aprono il Waikiki.

Martedì 1 dicembre 2009 > Oggi è l’ultimo giorno di vacanze e quindi vogliamo assorbire al massimo tutto: sole, mare, spiaggia, il profumo di cannella nell’aria, le ultime parole di swahili… Serata con canti e danze masai. Avendole già viste la settimana prima, volevamo approfittarne per fare le valigie. Ma sapevamo che gli amici masai ci tenevano ad avere pubblico! Mercoledì 2 dicembre 2009 > Purtroppo è arrivato il giorno della partenza (preparate 30 dollari come tassa di uscita da pagare in aeroporto). Sveglia alle 4.30 per essere all’aeroporto per l’imbarco delle 9.30. La levataccia ci aiuterà a dormire in aereo. Dopo mezz’oretta dal decollo atterriamo a Mombasa, Kenya. Anche qui come a Zanzibar per la chiamata all’imbarco non ci sono pannelli luminosi che indicano il gate, ma semplicemente bisogna fidarsi delle voci che gridano “Milano di qui!” o dello spostamento di persone vagamente italiane verso un qualche luogo! Arriveremo un’ora in ritardo a Malpensa, ma con l’idea che … mancano due settimane in meno alle prossime vacanze!!! E si andrà sempre uko uko (lontano lontano)!



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