Zanzibar.. 2

Jambo!!!Siamo Luca e Micol. Ora cercheremo di raccontarvi il nostro viaggio a Zanzibar e soprattutto vorremmo farvi sentire quel senso di nostalgia che ci attanaglia tutte le volte che guardiamo le foto (il mal d’Africa esiste davvero). Siamo partiti da Verona in perfetto orario con Air Italy, e già questo è stato un sollievo poichè avevamo...
Scritto da: dna976
zanzibar.. 2
Partenza il: 22/09/2008
Ritorno il: 30/09/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Jambo!!!Siamo Luca e Micol. Ora cercheremo di raccontarvi il nostro viaggio a Zanzibar e soprattutto vorremmo farvi sentire quel senso di nostalgia che ci attanaglia tutte le volte che guardiamo le foto (il mal d’Africa esiste davvero). Siamo partiti da Verona in perfetto orario con Air Italy, e già questo è stato un sollievo poichè avevamo prenotato su Todomondo (agenzia on line) ad un prezzo ultra conveniente e la titolare dell’agenzia viaggi dove vado solitamente mi aveva caldamente sconsigliato tale soluzione accampando milioni di motivi. Dopo uno scalo a Fiumicino per recuperare altri turisti, abbiamo viaggiato di notte e in anticipo di 30 minuti siamo atterrati all’aeroporto internazionale (sottolineo internazionale) di Zanzibar dove è iniziato il valzer delle mance per recuperare i nostri bagagli. Il visto d’ingresso è di 50 $ , quello d’uscita varia a seconda del vettore, se volate con Air Italy sono 30$ con altre compagnie 38$. All’uscita la ragazza della Todomondo ci ha indirizzato verso il mezzo che ci avrebbe portato alla nostra struttura Il BLU MARLIN VILLAGE, nella parte meno turistica della spiaggia di Kiwengwa. Alla guida della macchina c’era Eddy, un ex Beach boy che ora gestisce con Antonio ed il figlio Elio, l’hotel. Appena saliti in macchina siamo stati pervasi da un fortissimo odore di pesce, con quella macchina (un spettacolare Patrol del dopoguerra!), si fa tutto dalla spesa alle escursioni. Dopo 45 min. Di guida zanzibarina siamo arrivati all’interno del villaggio di pescatori Kumba Urembo, che circonda l’albergo, e scaricati i bagagli, abbiamo preso possesso della nostra stanza “Scimmia”. Le stanze sono 8 e tutte denominate con nomi di animali,4 al piano terra e 4 al primo piano. Stanze arredate in stile swahili, pulite e dotate di aria condizionata che in questo periodo non serve essendo ventilato. La struttura è piccola, non c’è animazione, non c’è tv Italiana per il momento, Antonio ci sta facendo un pensierino, ma è l’ideale per chi vuole dimenticare lo stress ed i ritmi caotici, l’unica fatica fisica è giocare a briscola o al locale gioco del Bao, a meno che non vi munite di scarpette e vi date come abbiamo fatto noi al jogging in spiaggia, e visto che i piedi affondano è fatica un gran bel po’! La colazione è a buffet, il pranzo e la cena con menù alla carta ma Charles, il cuoco, ed i suoi aiutanti, non ci hanno mai fatto mancare nulla e sono disponibilissimi e poi cucinano da Dio!! Il servizio è fenomenale, Said, Juma e le ragazze Nafisa e Marta sono sempre stati perfetti (anche se con i loro tempi “zanzibarini”, vale a dire molto più lenti di quello a cui normalmente siamo abituati!) e la mancia a fine soggiorno è stata un piacere!! La spiaggia di Kiwengwa è…Si fa fatica a rendere l’idea, sabbia bianca e fine come farina, lunghissima e larga, palme altissime e acqua di mille tonalità di azzurro. Quando c’è bassa marea la barriera corallina è facilmente raggiungibile con la ngarawa (o un po’ a piedi e un po’ a nuoto se preferite) la classica imbarcazione zanzibarina. Morfeo, il nostro capitano di fiducia ne ha una bellissima e lo spettacolo della barriera con la bassa marea vale i 5$ dollari e testa che ci ha chiesto per arrivarci. Vivere all’interno del villaggio ci ha permesso di vedere il rientro dei pescatori con il pesce (dai barraccuda ai tonnetti, dai king fish agli squali), le piantagioni di alghe che emergono solo con la bassa marea e che vengono curate esclusivamente dalle donne, il mercato delle alghe e qualche spaccato della vita quotdiana di questo popolo che ha come filosofia di vita “Hakuna Matata” e ” Pole Pole” e che ogni mezz’ora di lavoro si ferma per il riposino! Le escursioni, a cui abbiamo dedicato due giornate e mezzo le abbiamo fatte tutte con Eddy, il nostro Beach boy “in regola”, ma potete farle anche con i ragazzi che trovate in spiaggia spendendo molto meno, anche se non tutti sono affidabili (noi possiamo darvi il nome di Edo, il fratello di Eddy di cui invece ci hanno parlato molto bene!).

La prima giornata alla scoperta di Zanzibar è partita con la visita delle piantagioni di spezie, poichè Zanzibar è conosciuta per questo, è terminata con l’ isola di Changwu o meglio nota con il suo nome inglese di Prison Island, famosa per la sua colonia di tartarughe terrestri ultracentenarie, per il turchese delle sue acque, la ricchezza della sua barriera corallina e il silenzio assoluto che la circonda (occhio alle meduse, sono piccole e trasparenti ma il loro tocco urticante non è piacevole), ma passando prima per il mercato ed i vicoli di Stone Town. Stone Town, ora inglobata in Zanzibar Town, mantiene intatto il suo fascino, i mercati del pesce e della carne sono per chi ha stomaco forte e voglia di scoprire usi e costumi di una popolazione con priorità diverse dalle nostre. Il secondo giorno è forse stato più bello del primo, con la partenza al mattino presto con destinazione Kizimkazi, all’estremo sud dell’isola, per imbarcarci alla ricerca dei delfini con cui fare il bagno. Quando si arriva li c’è da rimanere a bocca aperta per la bellezza della spiaggia e dell’oceano, con le sue numerose tonalità di azzurro e verde. Il bagno con i delfini è un’esperienza fantastica, munitevi di pinne e maschera per riuscire a stare con loro il più possibile, non riuscirete a toccarli ma vi passeranno in branco così vicino da rimanere senza fiato (tra l’altro Micòl non sa nuotare e dopo il primo tentativo fallito se n’è sbattuta altamente della paura e ce l’ha fatta pure lei!). Dopo il pranzo , che aveva poco di zanzibarino a parte il riso in salsa di cocco e il pesce grigliato, siamo ripartiti alla volta del parco naturale di Jozani Forest, che si suddivide in due parti, la foresta di ebani e mogani, dove abbiamo avuto la fortuna di vedere la scimmia nera ed altra fauna locale, e la zona più vicina all’oceano dove crescono i mandarini cinesi, le cui foglie sono l’alimento della Red Monkey, scimmia autoctona dell’isola ma molto amichevole con i turisti, e poi la foresta di mangrovie, anche lei con la sua fauna di granchi ecc ecc. Prima delle mangrovie ci siamo fermati in un centro di salvaguardia delle tartarughe marine verdi, dove ci è stato possibile nutrirle ed toccarle. L’ultima mezza giornata di escursioni è stata quella che forse ci rimarrà più impressa. Assieme ad altri due nostri compagni di viaggio, Donatella e Piero di Torino, conosciuti in hotel, abbiamo preso accordi con Eddy affinchè ci accompagnasse all’interno dell’isola alla scoperta di villaggi di contadini, che sono la popolazione più povera dell’isola. All’arrivo nei villaggi i bambini scappavano alla nostra vista, correndo dalle loro mamme urlando “Musungo!!!” (cioè uomo bianco), ma quando vedevano che avevamo penne, quaderni, magliette da distribuire si facevano coraggio e ci correvano incontro con sorriso a 60 denti e strilli.

La sera prima della partenza abbiamo fatto la nostra ultima passeggiata sulla spiaggia di Kiwengwa, accompagnati dai nostri amici sia a due che a quattro zampe. La notte sulla spiaggia sembra di essere in un planetario tante quante sono le stelle !!!!!!!!!! Salutati tutti, siamo rientrati in stanza e abbiamo preparato a malincuore le valigie. La mattina della partenza sveglia alle sei, colazione gentilmente preparata da Said, viaggio all’aeroporto con Eddy e poi via in fila al check in, in perfetta similitudine con il ritiro dei bagagli all’arrivo. Tenetevi sempre dei dollari di piccolo taglio o euro in moneta nelle tasche quando passate i controlli per allungarli ai vari controllori se volete evitare che vi facciano aprire i bagagli!!E non pagate mai in euro che ovviamente non vi conviene! Volo di ritorno, con Air Italy, puntuale ma lungo, poiché abbiamo fatto due scali, Mombasa e Roma Fiumicino.

Sperando di avervi coinvolto nel nostro racconto e avervi fatto venire la voglia di visitare quest’isola bellissima, vi salutiamo!!! Per quel che riguarda il discorso sanitario: vi sconsigliamo vivamente di fare profilassi contro la malaria o febbre gialla se affrontate il viaggio in questo periodo, la stagione è secca, ci sono pochissime zanzare e sono sufficienti i normali repellenti, e tantomeno quella per l’epatite A visto che la pulizia c’è, al massimo vi prenderete un giorno di “caghetto”, anche se a nessuno di noi è mai successo. Se invece è vostra intenzione abbinare anche il safari in Tanzania, pensiamo che le suddette profilassi siano obbligatorie (anche se Micòl è contraria a qualsiasi tipo di vaccino e preferirebbe portarsi a casa la malaria piuttosto!). Per quanto riguarda disinfettanti intestinali, noi non ne abbiamo usati se non qualche goccia di estratto di semi di pompelmo, per le protezioni solari consigliamo i primi giorni da 20 a 25 poi a calare, ma se siete già scuretti basta anche la 10. Buon Viaggio e salutateci l’Africa.

Luca e Micol



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