Zambia & Malawi
Zambia e Malawi – aprile 2018
Indice dei contenuti
A) INFORMAZIONI GENERALI
IMPORTANTE
Come scrivo sempre, avviso che l’itinerario ha 15 pagine… almeno sapete di che morte morire se iniziate a leggere. Ma sono stata brava, di solito i miei papiri sono molto più lunghi.
In corsivo ho fatto copia incolla di qualche info. In carattere normale è narrata la nostra avventura.
Mi spiace ma racconto anche qualcosa di personale che a chi legge non interessa.
È l’unico itinerario che scrivo quindi deve essere anche un nostro ricordo. Portate pazienza…
Quando: 12 giorni dal 20.04.2018 al 01.05.2018.
Itinerario: Zambia (arrivo a Lusaka, Lower Zambezi National Park e South Luangwa National Park), passaggio della frontiera in macchina e poi Malawi (Lake Malawi e volo da Lilongwe).
Perché questo viaggio: siamo appassionatissimi di Africa quindi un paio di volte all’anno facciamo in modo di andarci. Ad agosto con i nostri figli e in primavera da soli. Abbiamo scelto questi due stati perché non li avevamo ancora visitati. In realtà del Malawi abbiamo visto pochissimo, solo il grande Lake Malawi, però ci siamo fatti un’idea di com’è. Torneremo per visitare i parchi.
Diciamo che la meta del viaggio era il South Luangwa dello Zambia poi abbiamo aggiunto il Lower Zambezi e, visto che il South Luangwa è vicinissimo al Malawi, abbiamo deciso di passare due notti sul lago e rientrare da Lilongwe. Ci avevano proposto di spostarci da un posto all’altro con voli interni ma l’abbiamo subito scartato perché a noi piace vedere la realtà locale e la vita lungo la strada, cosa impossibile passando da un parco all’altro in aereo.pe
Voli: li abbiamo prenotati noi sui siti delle rispettive compagnie aeree 6 mesi prima. Lasciando a casa i ragazzi, quando viaggiamo solo io e mio marito, prendiamo aerei diversi. Siamo più tranquilli così. Lui ha viaggiato con KLM / Kenya Airlines via (€ 773) mentre io con Emirates (€ 980). La sua tratta è stata Milano – Amsterdam – Nairobi – Lusaka e poi Lilongwe – Nairobi – Amsterdam – Milano. La mia invece Milano – Dubai – Lusaka e poi Lilongwe – Lusaka – Dubai – Milano. È stata scomoda l’andata di mio marito perché è partito al mattino (io la sera), ha avuto uno stop di 9 ore a Nairobi e poi mi aspettata 5 ore a Lusaka. Il rientro invece è stato più comodo.
Prenotazione del tour: mi sono fatta fare diversi preventivi ma poi abbiamo scelto la prima agenzia che avevo contattato, Land & Lake Safaris (www.landlake.net) con sede a Lilongwe, in Malawi. I contatti li ho tenuti con Amelia, figlia del proprietario. Pur facendo il grosso del viaggio in Zambia, ci ha da dato ottimi suggerimenti su come organizzare la cosa. La nostra idea era di fare il viaggio a fine marzo, per Pasqua, alla fine del periodo delle piogge ma lei ce lo ha sconsigliato per via del fatto che le strade possono essere impraticabili nei parchi. Abbiamo spostato a fine aprile, unendo il ponte del 25 aprile e del primo maggio, abbiamo perso pochi giorni di lavoro. Abbiamo speso con l’agenzia $ 3515 (€ 2.930) a testa tutto compreso (lodge, escursioni, pasti, macchina con autista ecc ecc. non compresi il bere, i visti, le conservation fees di accesso ai parchi e le spese personali). Amelia ha voluto il 25% al momento della conferma ed il saldo 2 settimane prima della partenza. Abbiamo pagato con bonifico (le spese sono state in totale € 27).
HOTEL
21.04.2018
Mvuu Lodge Lower Zambezi N.P. Bemba Luxory Tent 22.04.2018 Mvuu Lodge Lower Zambezi N.P. Bemba
Luxory Tent 23.04.2018 Mvuu Lodge Lower Zambezi
N.P. Bemba Luxory Tent 24.04.2018 Chimwemwe
Lodge Petauke Double room http://www.chimwemwelodge.com/ 25.04.2018
Marula Lodge South Luangwa N.P. Very comfortable New room 26.04.2018 Marula Lodge South Luangwa
N.P. Very comfortable New room
27.04.2018
Marula Lodge South Luangwa N.P. Very comfortable New room 28.04.2018 Kumbali Lake Retreat Salima sul
Lake Malawi Double chalet
29.04.2018
Kumbali Lake Retreat Salima sul Lake Malawi Double chalet
Considerazioni: Gli hotel nei quali siamo stati sono in posizioni molto belle, sono di categoria media, puliti e con personale molto gentile. Abbiamo sempre mangiato bene. Il costo così elevato è dovuto al fatto che abbiamo voluto fare un tour privato. Ovviamente abbiamo pagato i pernottamenti e i pasti anche per la guida e lui ha sempre dormito nei nostri stessi lodge. Preferiamo spendere qualcosina in più ma essere completamente autonomi. Onestamente, con il senno di poi, è un viaggio fattibilissimo da fare in self drive. Il nostro tour operator affitta anche le jeep (volendo con roof tent ed equipaggiamento per il campeggio). A noi non piace “essere portati” quindi abbiamo valutato la possibilità di farlo per conto nostro ma non abbiamo trovato rental car che ci permettessero di affittare la macchina a Lusaka e lasciarla a Lilongwe, o viceversa. Implicava una giornata in più di viaggio e avremmo dovuto saltare il Malawi se affittavamo a Lusaka oppure saltare il Lower Zambezi se affittavamo a Lilongwe. Quindi il tutto è stato un compromesso. L’autista alla fine ci ha accompagnati solo tra un parco e l’altro (perchè si visitano con le jeep dei game drive dei lodge) e poi non aveva nulla da fare. Puoi accedere ai parchi con la tua macchina affittata solo se sei un turista che viaggia per conto proprio (ma lo sconsiglio perchè non ci sono segnaletiche). Se sei con un tour operator, loro non possono portarti quindi ti devi per forza appoggiare ai lodge con le loro guide ed auto. Devo dire però che il nostro autista, Eric, persona squisitissima ed ottimo guidatore, è stato una grande fonte di informazioni. E’ stato un piacere stare con lui.
Altri costi: 200 $ Usa per i visti, 150 $ per l’ingressi ai parchi, 430 € spesi in loco tra mance, bibite ai lodge e acquisti vari, 80 € per il parcheggio di 2 macchine a Malpensa.
Valuta:
– Zambia: Kwacha zambiano (ZMW)
€ 1 = Kwacha 12 e Kwacha 1000 = € 85
– Malawi: Kwacha malawiano (MWK)
€ 1 = Kwacha 855 e Kwacha 1000 = € 1,20
– Dollaro:
€ 1 = $ 1,18 e $ 1 = € 0,8
$ 1 = Kwacha malawiano 725 e Kwacha malawiano 1000 = $ 1,38
$ 1 = Kwacha zambiano 10 e Kwacha zambiano 1000 = $ 103
I dollari sono sempre accettati. Non devono essere emessi prima del 2006 (verificare perchè le cose possono cambiare).
Siamo partiti dall’Italia con dollari. Ne abbiamo cambiati una parte in valuta locale in aeroporto a Lusaka poi abbiamo prelevato direttamente agli sportelli bancomat. Conviene fare così per evitare il costo del doppio cambio.
Visto e vaccinazioni: I visti li abbiamo richiesti in aeroporto a Lusaka in arrivo per l’ingresso in Zambia e alla frontiera, via terra, per l’ingresso in Malawi. Sono costati 50 $ Usa a testa per il visto singolo d’ingresso in Zambia e 50 $ Usa per il Malawi. In realtà il visto per il Malawi è 75 $ ma siamo riusciti a farci fare quello per il transito, per due giorni. Sapevamo di dover pagare tutto in contanti, in realtà, all’aeroporto di Lusaka, avremmo potuto farlo con la carta di credito. Alla frontiera tra Zambia e Malawi, assolutamente solo in contanti. C’è la possibilità di richiederli on-line prima di partire ma non ne vedo l’utilità. L’unica cosa positiva è che si risparmia un pò di tempo all’arrivo perchè c’è un banco a parte all’immigration.
Consultare i seguenti siti:
– http://www.zambiaimmigration.gov.zm/ : info immigrazione in Zambia. Si può richiedere qui il visto on-line.
– http://www.zambianembassy.it/visa-and-passport/visa-request-form/ : Si può richiedere qui il visto on-line.
Il pagamento dei 50 € viene fatto comunque all’arrivo. Il visto ha validità di 90 giorni dal primo ingresso nel paese.
– http://www.immigration.gov.mw/ : info immigrazione in Malawi
– http://www.zambianembassy.it/ : ambasciata Zambia in Italia
– http://www.embassymalawi.be/: ambasciata Malawi in Belgio (in Italia non c’è)
– http://www.viaggiaresicuri.it/paesi/dettaglio/zambia.html?no_cache=1 : sito Farnesina per lo Zambia
– http://www.viaggiaresicuri.it/paesi/dettaglio/malawi.html?no_cache=1 : sito Farnesina per il Malawi
–http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=655&area=Malattie%20infettive&menu=viaggiatori: sito del Ministero della Salute
Ci sono quindi pareri discordanti per il vaccino della febbre gialla. La Farnesina dice che Zambia non richiede nessuna vaccinazione, il Malawi invece lo chiede solo se si arriva da paesi in cui la malattia è endemica. Sul sito del Ministero della Salute si legge che è richiesto in entrambe gli stati.
Noi lo avevamo fatto l’anno scorso per il viaggio in Uganda quindi eravamo a posto. Lo si fa all’Asl. Avevamo speso € 43 a testa. Non avevamo avuto nessun effetto collaterale. Fino a qualche tempo fa ci voleva il richiamo ogni 10 anni mentre ora hanno tolto questo limite perchè, studi fatti, hanno riscontrato che copre per tutta la vita. Alle frontiere non ci hanno chiesto nulla. Per il lake Malawi bisogna fare attenzione al parassita della bilharziosi. È presente in alcune aree. E’ bene chiedere se si vuole fare il bagno. Dove siamo stati noi non c’era, nella zona di Cape Maclear invece si. Il rischio è molto basso ma bisogna esserne a conoscenza. Per stare tranquilli bisognerebbe prendere una medicina che vendono nelle farmacie per pochi dollari.
Malaria: argomento delicatissimo. La malaria in Zambia e Malawi c’è specialmente durante il periodo delle piogge e appena dopo. Dovete valutare bene se i rischi dell’antimalarica sono superiori o inferiori al rischio di contrarre la malattia. Noi, come sempre, abbiamo optato per una profilassi omeopatica unita a quella comportamentale (dormire sempre sotto le zanzariere, vestiti a maniche lunghe e pantaloni lunghi per andare a cena, eventualmente usiamo l’autan e cerchiamo di stare fuori il meno possibile, cosa non difficile perchè la sera non si vede l’ora di andare a dormire). Di zanzare ne abbiamo viste ma non tantissime. Non cantiamo vittoria ma ad oggi, (ora che sto scrivendo siamo rientrati da due mesi e mezzo) nessun sintomo… Mi avevano dato in passato varie informazioni sulla malaria che non mi quadravano completamente. Ora mi sono fatta il quadro completo. Solo la femmina della zanzara anopheles è portatrice della malaria. Vive ovunque, nei villaggi ma anche nei parchi dove non ci sono persone. Vive solo quando le temperature sono costantemente sopra i 25°, sotto i 1.800 metri, è pericolosa dal tramonto all’alba e durante il periodo delle piogge è molto più aggressiva. Quando arriva il freddo muore. Con l’arrivo del caldo le uova, precedentemente deposte, si schiudono ed il ciclo ricomincia. Nei posti in cui la temperatura è alta tutto l’anno il rischio di contrarre la malattia c’è sempre. Se si contrae la malattia (ha un’incubazione da 1 a 2 settimane) e la si prende per tempo, esistono farmaci che la debellano completamente, altrimenti può essere letale. Bisogna rivolgersi a centri specializzati appena si ha qualche malessere. Il primo è la febbre altissima. Dicono addirittura che sia meglio non fare la prevenzione per il fatto che questa non fa manifestare in modo evidente i sintomi della malattia. Per esempio la febbre rimane bassa e a volte non ci si accorge neppure di averla. Ad aprile, alla fine della stagione delle piogge il rischio è maggiore rispetto ai mesi di giugno e luglio quando le temperature si abbassano notevolmente.
Periodo ideale per un viaggio:
– Zambia: http://www.climieviaggi.it/clima/zambia
– Malawi: http://www.climieviaggi.it/clima/malawi
La stagione secca, in tutti e due gli stati, va da aprile a novembre, le temperature sono più basse e gli animali si concentrano al fiume per bere. La vegetazione è inferiore quindi è più facile fare gli avvistamenti. Nella stagione umida, da fine novembre a fine marzo, la vegetazione è lussureggiante ed è il periodo delle nascite.
Due info generali dello Zambia:
– Popolazione: circa 16 milioni
– Superficie: 752.612 Km2
– Capitale: Lusaka (circa 1 milione e mezzo di abitanti)
– Città principali: Livingstone, Kitwe, Ndola, Kabwe
– Tribù: 72, il 90% della popolazione fa parte di sole 9 tribù più importanti: Nyanja-Chewa; Bemba; Tonga; Tumbuka; Lunda; Luvale; Kaonde; Nkoya e Lozi.
– Politica: Repubblica presidenziale. E’ indipendente dal 24.10.1964
– Religione: Cristiana per 2/3 della popolazione; i culti animisti tradizionali sono spesso legati alla religione cristiana
– Risorse economiche: estrazione mineraria, agricoltura, idroelettrica, turismo
– Risorse naturali: rame, cobalto, gemme preziose
– Lingue: Inglese, Bemba, Tonga, Nyanja e altri dialetti Bantu.
Due info generali del Malawi:
– Popolazione: circa 18 milioni
– Superficie: 118.484 Km2
– Capitale: Lilongwe
– Città principali: Blantyre, Zomba, Mzuzu
– Politica: Repubblica presidenziale.
– Religione: Protestante, cattolica, animista, musulmana
– Risorse economiche: l’80% delle esportazioni è rappresentata dal tabacco. Seguono tè, zucchero ed arachidi.
– Risorse naturali: di recente scoperti giacimenti di uranio
– Lingue: Inglese e dialetti.
Corrente:
– Zambia: Tensione: 230 V – Frequenza: 50 Hz (http://www.viaggiatori.net/turismoestero/Zambia/corrente_elettrica/)
– Malawi: Tensione: 230 V – Frequenza: 50 Hz (http://www.viaggiatori.net/turismoestero/Malawi/corrente_elettrica/)
Noi abbiamo usato gli adattatori con la spina inglese.
Strade: la maggior parte di quelle percorse era asfaltata.
Mance: sempre, quando portano le valigie in camera e ai camerieri.
Cibo: abbiamo sempre mangiato bene sia nei lodge che nei game drive. Cose semplici ma buone.
Acqua: rigorosamente in bottiglia, anche per lavarci i denti.
Flora: vegetazione verdissima e fitta ovunque con molti fiori. Essendo appena finite le piogge le pozze d’acqua sono completamente coperte da ninfee con o senza fiori.
Fauna: un tempo chi andava in Africa voleva come trofei di caccia i “Big five” (i primi 5 dell’elenco di seguito) ma ora questi trofei sono per lo più fotografici quindi sono diventati i “Big nine”. RINOCERONTE bianco o nero (più raro). La differenza non sta nel colore del mantello (entrambe sono grigetti) ma nel labbro. Quello bianco ha la forma della bocca più squadrata adatta a brucare negli spazi aperti della savana. Quello nero ha la bocca più tondeggiante con il labbro superiore prensile adatto a mangiare rametti e foglie di acacia nel bush. Questo fa si che si differenzino anche nella gestione dei cuccioli. Quello bianco segue i piccoli perché negli spazi aperti può brucare e tenere d’occhio la prole, quello nero, deve precedere i cuccioli perché deve far loro strada in mezzo alla vegetazione fitta. Quello bianco si muove in piccoli gruppi, quello nero è più solitario. ELEFANTE, LEONE, BUFALO (tra tutti è il più pericoloso perché, se viene isolato dal gruppo e si sente braccato, attacca), LEOPARDO (caccia di notte, durante il giorno si riposa all’ombra), GHEPARDO (lo si distingue dal leopardo per una linea nera che gli parte dagli occhi ed arriva, contornando il naso, fino sotto alla bocca), GIRAFFA, IPPOPOTAMO (vive di giorno in acqua e di notte pascola, mangia fino a 60 kg.di erba ma non magia quelle acquatiche), ZEBRA. Oltre a questi si possono vedere tanti tipi di antilopi, i babbuini e diversi altri tipi di scimmie, le iene, i facoceri, gli sciacalli, coccodrilli, e chi più ne ha più ne metta.
Nei due parchi da noi visiati, Lower Zambezi e South Luangwa, non ci sono i rinoceronti, vive solo un ghepardo nel Lower Zambezi mentre nel South Luangwa non si trovano. Le giraffe non vivono nel Lower Zambezi.
Paesaggi: i due parchi, soprattutto il South Luangwa, hanno paesaggi bellissimi. Si sviluppano entrambi lungo le rive dei due rispettivi fiumi. La strada da un parco e l’altro monotona con pochi villaggi. Molto bello il tratto dal South Luangwa fino al confine con il Malawi e poi da qui per arrivare fino a Salima, sul Lake Malawi. Ci sono villaggi di capanne o casette in mattoni, mercati, persone che camminano lungo la strada, bambini, animali. A noi piace vedere la quotidianità del posto quindi apprezziamo queste strade.
Sicurezza: non abbiamo mai provato sensazioni di insicurezza. Abbiamo fatto diverse soste, anche nei villaggi, ma abbiamo trovato sempre persone che si facevano i fatti loro, incuranti di noi. Anzi, devo dire che erano tutti molto gentili.
Documentazione: info trovate on-line e la Lonely Planet.
Siti internet:
– Zambia
Sito ufficiale: http://www.zambiatourism.com/
Info generali: http://www.voyagerszambia.com/zambia-tours.php
Elenco e info parchi nazionali: http://www.zambiatourism.com/destinations/national-parks
COSTI INGRESSI PARCHI NAZIONALI: http://www.zambiatourism.com/destinations/national-parks/fees
Elenco cascate: http://www.zambiatourism.com/destinations/waterfalls
Elenco laghi: http://www.zambiatourism.com/destinations/lakes
Info generali : http://www.viaggiatori.net/turismoestero/Zambia/
Info generali: https://www.southluangwa.com/index.html#homepage-portfolio
Info generali: http://zambiasafari.com/zambia-facts/
– Malawi:
Http://www.viaggiatori.net/turismoestero/Malawi/
Https://www.visitmalawi.mw/index.php/en/
Http://www.malawitourism.com/
Telefonini: c’è campo ovunque tranne che nel lodge al Lower Zambezi e sul Lake Malawi. Il wi-fi non l’abbiamo trovato da nessuna parte.
Fuso: in entrambe gli stati + 1 ora rispetto all’Italia dai primi di novembre a fine marzo poi c’è la stessa ora
Fotografia: ho fatto 2100 foto. Come lenti ho usato 10-20, 24-105, 70-300.
Temperatura e abbigliamento: abbigliamento sportivo. Caldo di giorno e freschino la sera.
Sole: alba alle 6.00 e tramonto intorno alle 18.00
Giornata tipo: in Africa si vive in base al sorgere e tramontare del sole. Tutti i giorni eravamo in macchina nei parchi o per spostarci da un posto all’altro. Nei parchi sveglia alle 5.30, game drive dalle 6 alle 18 con colazione e pranzo nel parco. Durante gli spostamenti colazione al lodge, pranzo lunch-box o ristorante. Arrivo al tramonto al lodge, cena intorno alle 19.30 ed in branda alle 21.00.
Km. percorsi: circa 1.700 di spostamenti con Eric più tutti quelli percorsi nei parchi
Opinione generale: bellissimo! A parte gli animali ci è piaciuto tantissimo il contatto con la gente del posto. Per la prima volta siamo riusciti a visitare un villaggio perchè accompagnati da un ragazzo che abita lì. Difficilmente puoi girare da solo e metterti a fare foto a destra e a manca…
B) ITINERARIO GIORNO PER GIORNO
1) 20 APRILE 2018, VENERDÌ
Il giorno x è arrivato. Mio marito è partito con il volo KLM alle 6.30 del mattino via Amsterdam, Nairobi e arrivo a Lusaka. Io invece alle 22.30 con Emirates via Dubai ed arrivo a Lusaka.
2) 21 APRILE 2018, SABATO – KM 145, H. 5,30
All’arrivo di Pier, 4 ore prima di me, c’è Eric, la nostra super guida, ad aspettarlo. Hanno fatto un giro per la città, pranzato in un ristorante in centro, cambiato dollari in valuta locale. Il mio volo è stato perfetto. Con Emirates si viaggia sempre benissimo. Al mio arrivo ho perso più di un’ora all’immigrazione per la tanta gente. Ho pagato il visto di 50 $ in contanti (come ho scritto c’è la possibilità di pagare con carta di credito), il certificato per la febbre gialla non è richiesto in Zambia quindi non l’ho neppure tirato fuori, ho recuperato il bagaglio e finalmente sono uscita …
Eric mi è piaciuto all’istante. Si è rivelato subito un ottimo guidatore e, cosa meravigliosa, non parlava come una macchinetta quindi abbiamo sempre capito tutto quello che diceva. E’ stato una grande fonte di informazioni. Lui è una guida certificata che ha studiato e superato tutti gli esami in Malawi quindi può accompagnare i turisti nei parchi di tutta l’Africa australe, tranne che in Zambia. Lo Zambia fa a sé. Le loro guide possono lavorare solo in Zambia mentre le guide di tutti gli altri stati non possono lavorare qui. Così facendo tutelano il lavoro della gente del posto. Quindi noi, sia nel Lower Zambezi che nel South Luangwa, siamo potuti entrare sono con le guide dei lodge. Questo non vieta ad Eric di darci info sugli animali e sui vari parchi dello Zambia (da lui visitati come turista). Io prendo come al solito appunti, potrebbero servire. D’altronde del South Luangwa me ne aveva parlato una guida in Sud Africa nel 2014… me l’ero segnato. Ed eccoci qui. In realtà lui mi aveva suggerito anche il nome di un lodge, più avanti spiego.
Informazioni sullo Zambia: I parchi nazionali dello Zambia sono 19: Kafue, Kasanka, Lochinvar, Lower Zambezi, Liuwa Plains, Mosi-oa-Tunya, North Luangwa, Nsumbu, Sioma Ngwezi, South Luangwa, Blue Lagoon, Lavushi Manda, Luambe, Lukusuzi, Lusaka, Lusenga Plains, Mweru Wantipa, Nyika, West Lungua.
Fiumi principali:
– Kafue: E’ il fiume più grande e più lungo che si trova interamente all’interno dello Zambia. Segue un percorso di circa 960 chilometri. È uno dei fiumi più importanti poiché l’acqua viene utilizzata per l’irrigazione e l’energia idroelettrica. Nasce sul confine tra Congo e Zambia. Si unisce al famoso fiume Zambesi vicino Chirundu nello Zimbabwe. Il fiume scorre attraverso l’ampio Parco Nazionale Kafue dove è una fonte di vita per l’abbondanza di animali selvatici.
– Luangwa: Luangwa Valley è uno dei santuari della fauna selvatica in Africa, con concentrazioni e varietà di selvaggina e avifauna che lo hanno reso famoso in tutto il mondo. La “valle” si trova all’estremità della Great Rift Valley, quella faglia continentale che scorre dal Mar Rosso lungo tutta l’Africa orientale. Questo spiega lo spettacolare scenario della scarpata nell’Africa orientale e nei laghi africani. Mentre la Rift raggiunge lo Zambia, si divide; un braccio a est racchiude il lago Malawi e il braccio occidentale diventa la valle di Luangwa, che si estende per circa settecento chilometri con una larghezza media di circa cento chilometri. A ovest, la catena montuosa Muchinga costituisce il limite sia della valle che dei parchi. A est c’è una scarpata simile, anche se meno ben definita. Il fondovalle si trova a circa mille metri più in basso dell’altopiano circostante. Giù al centro della valle scorre il fiume Luangwa, alimentato da decine di fiumi di sabbia che scendono durante la stagione delle piogge. Il Luangwa scolpisce un percorso tortuoso lungo il pavimento e quando in piena erode rapidamente le curve esterne, depositando il limo all’interno dei cappi. Alla fine il fiume taglia un nuovo corso, lasciando il vecchio corso per insabbiare, formando lagune di “arco di bue”. Queste lagune sono molto importanti per l’ecologia della zona fluviale e rappresentano l’elevata capacità di carico dell’area. La campagna è spettacolare nella sua aspra bellezza, la vegetazione fitta e, vicino al fiume Luangwa e ai suoi molti affluenti, si verifica una lussureggiante foresta fluviale che è verde tutto l’anno. A fianco dei fiumi, le sponde occidentali sono i parchi nazionali del Nord e del Sud Luangwa separati dal corridoio Munyamadzi di 30 km. Con il recupero del numero di elefanti, nel 1904 il BSAC stabilì la prima riserva di caccia nella regione di Luamfwa, con l’intenzione di proteggere anche le ultime specie rimanenti della giraffa endemica di Thornicroft. Venne deproclamato nel 1911, ma le popolazioni di elefanti iniziarono a perdere il controllo, mettendo a repentaglio il sostentamento degli abitanti dei villaggi locali. Alcuni cacciatori sono stati dati alle licenze per sparare agli elefanti, ma la tentazione di sparare ai più grandi per le loro zanne era troppo grande. Nel 1932 fu completata un’indagine approfondita che raccomandava la proclamazione delle riserve di caccia e la nomina di un dipartimento per il controllo degli elefanti. I Parchi Nord e Sud e Luambe furono proclamati nel 1938 e due giovani, Norman Carr e Bert Schultz furono nominati guardacaccia nel 1939. I villaggi all’interno delle riserve furono trasferiti alla periferia. Alla fine degli anni ’40 Carr raccomandò che i safari venatori venissero operati qui con le entrate che andavano alle Autorità Native locali. I ranger del gioco del dipartimento sono stati distaccati per fungere da cacciatori professionisti. Nel 1951 Carr persuase uno dei capi locali a mettere da parte una parte della sua terra tribale come riserva di caccia al confine con il parco e lì fu costruito un campo di safari con parte del ricavato che tornava alla comunità. Successivamente, un pontone fu eretto attraverso il fiume Luangwa e furono creati altri campi. Con il passare degli anni sono state installate tutte le strade meteorologiche e sono emerse altre compagnie di safari. Nel 1973 la popolazione di elefanti era stimata a 100.000 e si scoprì che stava causando un forte impatto sulle aree circostanti, ma anche il bracconaggio dilagò e il numero di elefanti e il rinoceronte in via di estinzione iniziarono a diminuire costantemente. Il Trust Save the Rhino, finanziato da privati, è stato fondato nel 1980 e sono state effettuate numerose pattuglie anti-bracconaggio. Il bracconaggio dell’elefante è stato in qualche modo frenato, ma purtroppo i rinoceronti non sono stati salvati e oggi sono completamente assenti dalla zona. La ricompensa degli stranieri per i loro corni ricercati è una tentazione troppo grande per gli abitanti del villaggio squattrinati.
– Zambesi: con i suoi 2 574 km di lunghezza è il quarto fiume più lungo dell’Africa (dopo i fiumi Nilo, Zaire e Niger), e il più grande tra i fiumi che sfociano nell’Oceano Indiano. La sua sorgente si trova in Zambia, a Kalene Hill, nel distretto di Mwiniluna. Nasce tra le radici di un albero, molto vicino al confine dove si incontrano lo Zambia, l’Angola e il Congo. Entra in Angola per circa 230 km, dove accumula la maggior parte del suo drenaggio delle acque di prosciugamento, e rientra nuovamente nello Zambia alle rapide di Cholwezi che scorre a sud, ma sostanzialmente allargata all’ingresso di vari affluenti. Questa parte alta del fiume è scarsamente popolata da pastori, contadini e pescatori e sebbene la fauna selvatica sia scarsa, è notevolmente priva di inquinamento. Questa è anche la scena della straordinaria cerimonia del Ku-omboka in cui migliaia di abitanti si spostano ogni anno su un terreno più alto mentre lo Zambesi si riversa nelle pianure basse. Attraversa la pianura sabbiosa della provincia occidentale, poi attraversa le vaste pianure di Barotse che si riempiono annualmente, dove gran parte dell’acqua viene persa per evaporazione, poi su un altro paese roccioso dove il corso tranquillo è interrotto dalle cascate e dalle rapide di Ngonye. Mentre gira verso est, forma il confine tra Zambia e Namibia e alla fine si unisce al fiume Chobe nelle paludi di Caprivi, formando brevemente un confine con il Botswana. Per i prossimi 500 km funge da confine tra lo Zambia e lo Zimbabwe che domina le Cascate Vittoria e attraverso la stretta e profonda gola di Batoka, fornendo un fantastico parco giochi per il rafting, kayak, riverboard e jet boat. Da qui i lati ripidi della gola si appiattiscono alla vasta Gwembe Valley. Poi sfocia nella diga di Kariba per 281 km – la sua larghezza in un punto è di 40 km. Dal muro della diga il fiume viaggia verso nord, verso est di nuovo a Chirundu. Qui è fiancheggiato dal Lower Zambezi National Park sul lato dello Zambia e dal Mana Pools National Park sul lato dello Zimbabwe. Questa zona centrale supporta una delle aree naturali più importanti dell’Africa. Dopo la confluenza di Luangwa, è uno Zambesi molto più grande che sfocia nel Mozambico e verso l’Oceano Indiano. Il suo bacino copre un’area di 1.570.000 km², poco meno della metà di quello del Nilo.
La caratteristica più spettacolare dello Zambesi sono le cascate che si formano lungo il suo corso: tra queste vi sono le cascate Vittoria, che sono tra le cascate più belle e spettacolari del mondo. Altre cascate di notevole importanza sono le cascate Ngonye nello Zambia occidentale e le cascate Chavuma al confine tra Zambia e Angola. Nonostante la sua lunghezza lo Zambesi è attraversato da solo 6 ponti: a Chinyingi, a Katima Mulilo, alle cascate Vittoria, a Chirundu, a Tete e a Caia. Esistono due principali fonti di energia idroelettrica sul fiume: la diga di Kariba, che fornisce energia allo Zambia e allo Zimbabwe, e la diga di Cabora Bassa, sita in Mozambico, che fornisce energia al Sudafrica. Esiste anche una stazione energetica più piccola alle cascate Vittoria.
Informazioni sul Lower Zambezi National Park:
http://www.zambiatourism.com/destinations/national-parks/lower-zambezi-national-park
https://www.lowerzambezi.com/
Costo ingresso: $ 25 a testa.
Accesso: Da Lusaka si arriva fino aI Chirundu, si prosegue verso est superando il fiume Kafue. Si percorre una strada per 4×4 che costeggia lo Zambesi per 34 km. raggiungendo il Chongwe River, il confine occidentale del Parco.
Dal fiume Kafue al confine con il Mozambico è tutta zona di parchi. Non ci sono recinzioni quindi gli animali possono muoversi liberamente. Il fiume Zambesi fa da confine di tutta l’area tra lo Zambia e lo Zimbabwe. Dal fiume Kafue fino al fiume Chongwe si chiama Chiawa GMA (Game Management Area). Poi c’è il Lower Zambesi National Park ed infine la Rufunsa GMA, fino al confine con il Mozambico. Di fronte, oltre il fiume Zambesi, c’è il Mana Pools National Park dello Zaimbabwe. La Conservation Lower Zambezi (CLZ) è un’organizzazione non governativa senza scopo di lucro creata nel 1994 in risposta alla crescente minaccia alle popolazioni selvatiche e alle risorse naturali del Lower Zambesi National Park e delle due aree GMA (Game Management Area), la Chiawa e la Rufunsa. Dopo 20 anni si può dire che stanno ottenendo grandissimi risultati.
Il Lower Zambezi National Park, con i suoi 4092 km², è Patrimonio dell’Umanità protetto dall’UNESCO. E’ diventato parco nel 1983. Prima era un parco privato del presidente dello Zambia. Ciò che rende questo parco una destinazione ideale per un safari è la concentrazione di animali selvatici intorno all’acqua. C’è anche una scarpata lungo l’estremità settentrionale, che funge da barriera fisica per la maggior parte delle specie animali del parco. Il fiume Zambesi è il quarto fiume più lungo d’Africa e il più grande che sfocia nell’Oceano Indiano dall’Africa. Una delle attività più entusiasmanti che si possono fare per avvistare gli animali è un safari in barca sul fiume Zambesi. Il periodo migliore per visitare il parco va da giugno a settembre, ma tutti i lodge e gli operatori di canoa sono aperti da aprile a novembre. Il Royal Zambezi Lodge e il Kayila Lodge sono aperti tutto l’anno. La pesca è al suo meglio a settembre / ottobre. Vivono: elefanti, bufali, ippopotami, waterbuck, kudu, iene, leoni, leopardi, wild dog (tornati dal 2015), zebre, coccodrilli ecc.ecc. Occasionalmente si vedono antilopi roane, eland e la scimmia Samango. C’è più un solo ghepardo e non vivono le giraffe perchè non c’è la vegetazione che loro mangiano. Non ci sono più i rinoceronti, sterminati dal bracconaggio. Ci sono 378 specie di uccelli. La vegetazione tipica è formata da alberi di acacia chiamati winterthorn, alberi di mopane e baobab
Tornando a noi e al nostro trasferimento fino al Lower Zambezi. Abbastanza velocemente superiamo il caos di Lusaka e ci indirizziamo verso sud. La strada è tutta asfaltata fino a Chirundu. Sono 126 km. che percorriamo in 2 ore e mezza circa. C’è parecchio traffico perchè in questo paesino, sul fiume Zambezi, c’è la frontiera con lo Zimbabwe. Prima si attraversava con le chiatte, dal 1939 c’è il ponte. Arriviamo per il tramonto quindi c’è molto fermento nelle vie. Vediamo i primi mercati, negozietti, bambini a piedi nudi che corrono e ti salutano mentre passi, donne con di tutto e di più in equilibrio sulla testa, vestite di stoffe colorate, uomini seduti a chiacchierare… insomma, immagini classiche dell’Africa che ci piace tanto. Da qui in poi non c’è più il segnale del telefono. Lasciamo l’asfalto e dopo poco attraversiamo il ponte sul fiume Kafue. Qui inizia la Chiawa GMA (Game Management Area), l’anticamera del Lower Zambezi National Park. Percorriamo i seguenti 25 km. (in 3 ore), tutti su terra rossa battuta, nel buio completo. Se si arriva prima si potrebbe organizzare il transfer con il motoscafo del lodge, da Chirundu (circa 150 $ a tratta per 1 barca). Eric ci ha detto che non ce l’hanno proposto perchè avremmo dovuto viaggiare con il buio quindi non è consentito. Alle 21.00 arriviamo al Mvuu Lodge ). Troviamo un minimo di segnale all’ingresso e riusciamo a mandare un messaggio ai ragazzi a casa. Il wi-fi del lodge qui non ha mai funzionato quindi dovevamo andare sempre in quel punto per comunicare (a volte comunque non ce la facevamo). Loro lo sanno che può capitare quindi non si preoccupano. Siamo più noi che vogliamo loro notizie.
Il personale del lodge è composto da 4 ragazzi, molto gentili. Arrivano tutti ad accoglierci. Saremo gli unici ospiti per tutte le 3 notti. La struttura chiude durante il periodo delle piogge, come le altre ad esclusione del Royal Zambezi ed un altro all’interno del parco. Riaprono tutti ai primi di aprile e comunque, fino a metà maggio, i turisti sono pochi. Ci assegnano subito la nostra camera, carina, nella parte bassa è in muratura e sopra è tendata. Ha anche il salottino. Il bagno è sul retro. Il letto è la prima cosa che guardiamo. Non c’è la zanzariera. Su questo siamo proprio categorici. Lo facciamo presente e loro, gentilissimi ci dicono che domani mattina provvederanno a metterla. Questa notte dormiremo in una camera più piccolina, tutta tendata, ma con la zanzariera, domani torneremo in questa. Andiamo subito a cenare in modo tale che quelle 4 povere anime possono andare a dormire … le 21.30 per loro è tardissimo… La struttura principale si affaccia sul fiume, ci sono tavoli e divani. Sentiamo i versi degli ippopotami ma non si vede nulla. Sopra di noi miliardi di stelle, oltre il fiume le luci di un lodge nel Mana Pools National Park dello Zimbabwe. Eric cena con noi e lo farà tutte le altre sere. Chiede se siamo d’accordo, a noi fa piacere e poi sarebbe poco carino lasciarlo in un tavolo a parte. E’ una persona talmente piacevole e a modo. Ha 47 anni e ci racconta dei suoi figli (due dei quattro studiano all’università), di sua moglie e dei suoi cani. Ci chiede di noi. Siamo tutti interessati a conoscere modi di vita di un paese straniero. La cena è buona. Le porzioni non sono abbondanti ma noi non siamo dei mangioni, e poi siamo in Africa quindi ci si adegua… e va benissimo. Ci portano un antipastino di verdure crude che non ci fidiamo ad assaggiare (ma l’aspetto è delizioso). Ci dicono che sono lavate con acqua buona ma non vogliamo rischiare. Per non fargli sprecare altro cibo chiediamo la cortesia di darci sono verdure cotte nei prossimi pasti. Ci sembra corretto dirglielo anzichè mandare indietro i piatti… loro sono stupitissimi perchè nessun altro cliente aveva mai avuto questa accortezza. Il piatto principale sarà bene o male sempre lo stesso, cambieranno solo le tipologie di cose: riso, due tipi di verdure con patate o zucca, e poi carne o pesce. Per finire il dolce. Gradiremo sempre tutto. Dopo cena ci accompagnano in camera con le torce. Noi abbiamo le nostre luci, ma è meglio che usino i loro super fari. Gli ippopotami di notte girano. Doccia veloce e in un nano secondo dormiamo.
3) 22 APRILE 2018, DOMENICA
Ci svegliamo alle 6.00. Inizia ad albeggiare. Ora vediamo il fiume. È immenso. Alla fine delle piogge è davvero imponente. Andiamo a fare colazione. Sarà in realtà solo un piccolo spuntino con biscotti e qualcosa di caldo perchè al rientro dal game drive, ci serviranno il brunch. Alle 7.00 puntuali arriva la nostra guida per i prossimi due giorni. Si chiama Hakim. Piccolo e magrolino, sui 30 anni, con un sorriso da paura stampato sempre in faccia. Questa mattina facciamo 4 ore di game drive nella Chiawa GMA (Game Management Area). Vediamo pochissimo. Per fortuna che per la giornata di domani ho fatto fare subito una variante alla prenotazione. Era previsto un morning game drive e poi un afternoon game drive. Entrambi sarebbero stati fatti qui perchè il Lower Zambezi National Park non si può raggiungere avendo solo poche ore. Io questo dettaglio non lo sapevo ma avevo fatto il ragionamento che venivamo qui per fare i safari non per passare le 4 ore centrali della giornata a non fare nulla al lodge. C’è gente che gradisce staccare. Noi vogliamo le 12 ore full immersion nei parchi! Questa mattina vediamo impala, facoceri, 3 kudu, avvoltoi, 4 zebre, 1 elefante da lontano e tracce di leoni e iene. Stop. Hakim è molto gentile e ci spiega tutto bene. Facciamo una sosta caffè. Un uccellino insiste a cantare, non ci intendiamo di pennuti. Lui dice che è un Dove (tortora). Ci dice che il suo verso è il motto delle guide in Zambia. Sembra che dica: al mattino “work hard… work hard… ” ad oltranza… mentre la sera “drink lager… drink lager…”. Effettivamente sentendolo pronunciare veloce con l’uccellino in sottofondo che canta. Sembra proprio che dica questo. Simpatica questa cosa. I paesaggi sono carini, verso sud c’è il fiume e verso nord una catena di colline. Così gli animali hanno una barriera naturale. Alle 10.00 siamo al lodge. Facciamo due passi nella zona campeggio, facciamo un po’ di foto a un’infinità di farfalle (questa zona è conosciuta come paradiso di questi insetti) e poi ci vengono a chiamare per il brunch alle 11.00. Praticamente è una super colazione con bacon, salsiccette, omelette farcita ecc ecc. Dopo questa mappazza, unito alla stanchezza dei due giorni di viaggio, ci facciamo un pisolino. Oggi è andata bene spezzare le attività.
La nostra guida ci ha detto che ha dei bambini quindi preparo per lui un sacchetto di vestitini che abbiamo portato da casa (una valigia di 23 km è stata dedicata solo a queste cose da distribuire lungo le strade e nelle missioni che andremo a visitare). Biscotti e thè e poi partiamo per il giro in barca. Hakim è un tutto fare. Guida anche la barca. Eric viene con noi. Staremo via 2 ore e mezza. Vediamo gli ippopotami da vicino, i coccodrilli, 1 monitor lizard (lucertolone) e diversi elefanti che al tramonto vengono a bere al fiume. Costeggiamo i pochi lodge che ci sono lungo le rive. Ci fermiamo per vedere il tramonto su un’isoletta che è terreno neutrale tra Zambia e Zimbabwe. I due stati sono amici se ciascuno sta sulla propria riva, ma l’isoletta è ok per tutti e due. Ci sono molte impronte di ippopotami e delle cacche di elefante. Il tratto finale per raggiungere il lodge lo facciamo con il motore al minimo. I colori sono meravigliosi ed il fiume scorre lento e silenzioso. Proprio bello. Alle 19.00 ceniamo, rimaniamo ad ascoltare i rumori degli animali in compagnia di un cucciolo di gatto e poi andiamo a dormire.
4) 23 APRILE 2018, LUNEDÌ
Oggi full day game drive nel Lower Zambezi National Park. Alle 6.30 ci alziamo, colazione veloce come ieri mattina e alle 7.00 siamo in barca. Con noi ci sono Hakim e Patrick. Eric non viene. Ripercorriamo il tratto che abbiamo fatto ieri ma a velocità elevata. In mezz’ora arriviamo. Il fiume Chongwe fa da confine tra la Chiawa GMA ed il parco. Non c’è il classico gate dei parchi africani. Attracchiamo in un tratto non scosceso e lasciamo lì la barca. Un elefante è appena passato sul sentiero che conduce all’ufficio. C’è una bella montagnola ancora fumante. L’ufficio è una catapecchia. Due ragazzi vivono qui in una struttura fatiscente. C’è un fuoco acceso sul quale sta cuocendo qualcosa in una pentola. Paghiamo in contanti le conservation fees per l’ingresso al parco ($ 25 a testa per 24 ore). C’è una tettoia sotto la quale ci sono le jeep dei lodge che sono fuori dal parco, coperte da teli. Le nostra due guide sistemano quella che useremo, ha il logo del Mvuu Lodge sulle portiere. E’ la prima volta che la usano dopo mesi quindi la puliscono prima di farci salire. Carichiamo il grosso baule della colazione/pranzo/bibite e partiamo. Sono le 8.00 e gireremo nel parco fino alle 16.30. Il paesaggio è particolare, c’è molta vegetazione. Vediamo diversi baobab. Le piogge sono finte da poco quindi è tutto verde e c’è acqua ovunque. Gli stagni sono coperti dai fiori lilla delle ninfee. Ci fermiamo per colazione sulle rive del fiume. Bellissimo. Degli ippopotami sono in acqua a pochi metri da noi e dei grossi coccodrilli sono scappati quando ci siamo avvicinati con la macchina. Per colazione abbiamo thè, caffè, succhi di frutta, muffin, omelette ecc. ecc. Fa caldo. Siamo alla fine dell’autunno quindi di giorno le temperature sono sempre elevate mentre tendono a scendere di notte, ma basta una felpa leggera. Ripartiamo dopo poco. Incontreremo solo 2 jeep in tutta la giornata. Per pranzo ci fermiamo in un altro posto notevole. Si affaccia su una pozza d’acqua (siamo distanti dal fiume) dove ci sono 5 hippos che dormono. Li disturbiamo quindi si muovono infastiditi e fanno poi grandi sbadigli … Hakim e Patrick piazzano tavolino e sedie. Il pranzo sarà super abbondante anche se le lasagne … è meglio che le lascino fare agli italiani. Comunque, nel contesto io le trovo buonissime. Hakim mi porta il frutto di una pianta. Lo apre e al suo interno ci sono dei semi neri con un cuore bianco… wow!
Ripartiamo seguendo un’altra strada che ci porta al gate. Usciamo con al nostro attivo davvero pochi animali: 1 bufalo, 1 tartaruga di terra, 1 kudu poi impala, waterbuck, ippopotami e coccodrilli, zebre solo da lontani, due gruppi di elefanti molto schivi più una mamma ed un piccolo trovati in una strada stretta chiusa dalla vegetazione (si sono spaventati da morire), molti uccelli. Predatori nulla. Questo è il parco africano in cui abbiamo visto meno animali. Sicuramente la vegetazione fittissima non ha aiutato. Però i paesaggi sono molto belli. È stata comunque una bella giornata. D’altronde ormai l’Africa australe l’abbiamo girata tutta (ci manca il Kenya) e di grandi immagini di animali e paesaggi ne abbiamo visti a go-go quindi ci godiamo l’atmosfera, anche se si vede poco. Il solo fatto di poter sentire i profumi e i suoni … per noi è una grande gioia. Torniamo al “gate”, Hakim e Patrick impacchettano la macchina e ci indirizziamo alla barca. Doccia veloce, alle 19.00 ceniamo sorseggiando la buonissima birra locale Mosi, paghiamo il conto delle bevande (Kw 475 circa € 47). Avevamo avuto una mezza idea di fare il tragitto di rientro fino a Chirundu in barca ma poi ci sembra scorretto nei confronti di Eric che doveva fare la levataccia da solo quindi decidiamo di andare con lui … Alle 20.30 andiamo a dormire in compagnia di un ippopotamo che bruca l’erba fuori dalla nostra camera.
5) 24 APRILE 2018, MARTEDÌ – KM 301, H. 4,30
Facciamo colazione velocemente e alle 6.15 partiamo. In due ore raggiungiamo Chirundu. Con la luce Eric riesce a viaggiare più velocemente e noi ci godiamo il paesaggio. Abbiamo fatto bene a farlo in macchina. Il sole è alle nostre spalle quindi i colori sono belli. Attraversiamo diversi paesini di capanne e vediamo le attività mattutine. Ci sono tanti baobab. I pozzi sono pieni di persone che prendono l’acqua e molte donne camminano lungo la strada di terra rossa con grossi cesti, pieni di frutta e verdura, in equilibrio sulla testa. Un delirio di bambini urlanti ci saluta quando passiamo. Dopo altre due ore siamo a Lusaka. Facciamo sosta in un centro commerciale. Preleviamo e andiamo in un market per acquistare il pranzo. E’ della catena Spar che ben conosciamo dai nostri diversi viaggi in Sud Africa e Namibia. Stessi prodotti e stessi sacchettini di plastica, molto familiare.
Ripartiamo per poi fermarci più tardi, all’ombra di una grossa pianta, per pranzare, seduti sul cassone del pick up… altra cosa mooooolto familiare. Peccato che non ci sono i nostri figli con i quali contenderci un posto per sedersi. Questo tratto non offre assolutamente nulla da vedere. C’era la possibilità di farlo in aereo ma noi preferiamo vedere la realtà locale. Ora sappiamo che non merito il transito (invece il tratto più avanti, dalla frontiera di Chipata fino al South Luangwa è molto bello per il susseguirsi di villaggi). Alle 16.00 siamo al Bridge Camp (www.bridgecampzambia.com). Si trova rialzato sulle rive del fiume Luangwa. Bella posizione.
Oltre il fiume c’è il Mozambico. Non avevo letto recensioni positive su questo posto ma non avevamo alternative per spezzare il lungo viaggio tra i due parchi. Al nostro arrivo veniamo accolti da 3 ragazzi molto gentili. Il proprietario, un bianco, non ci ha neppure considerati. Butto un occhio in giro. Dire sporco è dir poco. I divanetti hanno i cuscini che non hanno mai visto una lavatrice. La piscina ha l’acqua marcia. Ci assegnano la nostra camera (Eric ne ha una identica di fianco). È una capanna di paglia 3 mt x 3 con la zanzariera bucata e sporca, le lenzuola indefinibili. Guardiamo Eric. Ha una faccia schifata. Noi avevamo la prenotazione per i new chalets ma questi non esistono. Ce n’è solo uno ed è la camera dove vive il proprietario. Ci fanno vedere un’altra camera più grossa ma è sullo stesso livello della prima. Pensiamo subito alla cena… cosa ci daranno da mangiare? Parliamo con Eric. Gli diciamo che non vogliamo assolutamente rimanere. Non ci è mai successo, in tanti anni di viaggi, di doverci rifiutare di stare in un posto. Eric, in un nano secondo ci dice che c’è un bel lodge a 2 ore da qui. Senza sapere nulla gli diciamo di andare, se se la sente di guidare ancora. Diciamo che non aspettava altro. Va a comunicarlo al proprietario e questo non si degna neppure di venire a chiederci come mai. Quando siamo in macchina ci dice che i camerieri gli hanno detto che è un bel po’ che nessun turista si ferma. Il proprietario è un ubriacone al quale non importa nulla del lodge e dei clienti (sto scrivendo l’itinerario dopo due mesi e il sito è bloccato, mi sa che lo hanno chiuso). L’area campeggio è ok, perché si dorme nella tenda sul tetto della jeep e si mangia il proprio cibo, ma il lodge non è neppure lontanamente vicino al limite della decenza. Sono sicura che le capanne che si vedono nei villaggi, sono più pulite di queste camere (d’altronde solo la parte esterna tra le varie abitazioni viene spazzata quotidianamente e anche la più piccola erbaccia viene strappata). Dopo due ore abbondanti arriviamo a Petauke. Siamo parecchio cotti. Eric. fresco come una rosa. Entriamo nel Chimwemwe Lodge (www.chimwemwelodge.com/). Viene usato per conferenze quindi i clienti sono uomini d’affari. Non ha nulla di africano, è moderno e ben tenuto ma più cha altro pulito. Paghiamo noi il nostro pernottamento (Eric non vuole che gli paghiamo il suo) Kwacha 700 (€ 60). Doccia e poi andiamo a cena. Il cameriere è storditissimo. Ci fa un elenco del menù e poi alla fine risulta che c’è solo una sola scelta. Va benissimo, si rivelerà un buon piatto. Qui riusciamo a pagare per Eric (in 3 spendiamo Kwacha 350 € 30). Andiamo subito a dormire. Eric, instancabile, ci dirà che ha poi guardato una partita di calcio fino alla fine.
6) 25 APRILE 2018 MERCOLEDÌ – KM 350, H. 4,30
Alle 7.00 tentiamo di andare a fare colazione ma i soliti camerieri di ieri sera ci dicono che si stanno organizzando. Alle 7.30 dobbiamo partire quindi siamo riusciti a berci solo un the. loro avevano previsto la colazione per le 8.00 con un gruppo di altri clienti e si sono dimenticati che noi dovevamo farla alle 7.00. Va beh, ci vuole un minimo di adattamento. Noi diciamo nulla ad Eric altrimenti facciamo la figura dei clienti rompiscatole. Questa mattina la realtà locale cambia. Vediamo tanti villaggi con capanne, negozietti lungo la strada, gente che trasporta qualsiasi cosa, anche le capre su un pianale costruito apposta sul retro delle biciclette. C’è tantissima vita soprattutto intorno a Chipata. C’è un grosso mercato quindi tutti portano qualcosa a vendere. Ci fermiamo solo per fare benzina. Io nel mentre mi riempio gli occhi di immagini bellissime. Non oso tirare fuori la macchina fotografica. Siamo gli unici bianchi, ma appena riesco punto il teleobiettivo su soggetti un pochino lontani, così non se ne accorgono.
Ripartiamo. Vedo un camion aperto sul quale ci saranno state una trentina di persone. Subito alzo la macchina foto ed Eric mi dice: nooooo è un funerale! Non me lo sarei mai immaginata. Si usa che si affitta un camion così tutti i parenti e gli amici riescono a raggiungere il cimitero. Ecco perché Eric mi piace tanto. Mi piace perchè è rispettosissimo di tutto. Nessuno si sarebbe accorto che scattavo quella foto ma lui, non trovando corretto farlo, me lo ha detto. Ha capito che le foto sono la mia priorità quindi, quando troviamo qualcosa di carino si ferma (vedi piantagione di tabacco o banchetti di frutta e verdura lungo la strada). Ci fa scendere, spiega di cosa si tratta, se voglio fare foto chiede il permesso e poi acquista un prodotto in vendita. Glielo lasciamo fare una volta con delle patate dolci. Ci ha detto che gli servivano da portare a casa, ma non ci abbiamo creduto. Idem con dei pomodori, ma poi ci siamo messi ad acquistare noi. Abbiamo dato il corrispettivo di 4 € per delle arachidi e delle banane, e le signore felicissime per l’importo elevatissimo dato. Ci hanno supplicati di fermarci ancora quando torniamo indietro dal parco. Le signore, non i bimbi. Questa è una cosa brutta della quale mi spiace tanto. Alcuni bimbi sotto una certa età, non hanno mai visto un uomo bianco quindi quando ci avviciniamo, soprattutto io con i capelli biondi e gli occhi chiari, si mettono a piangere come dei matti. Vengono consolati dalle sorelline più grandi che ci guardano sorridendo. Ci sono passate anche loro quando erano più piccole. Iniziamo a tirare fuori i vestiti che abbiamo nella valigia. Le mamme sono felicissime e non finiscono più di ringraziarci. Queste sono le cose che mi piacciono. Poterci fermare lungo la strada, scambiare due parole, regalare qualcosa che non gli cambia certamente la vita ma che rende felici per un attimo. Io non ce la farei mai a viaggiare senza poter entrare in contatto con la realtà locale. Vediamo tante donne con i bimbi legati sulla schiena. Ormai Eric è espertissimo della nostra valigia e sa i vari punti in cui si trovano i vestiti di misura giusta per i bimbi trovati… quindi ci aiuta. Si diverte un sacco anche lui. Dice che non gli era mai capitata la possibilità di fare una così con dei clienti. Noi portiamo sempre qualcosa se le compagnie aeree consentono più bagagli. Il massimo lo abbiamo raggiunto in Namibia nel 2013 (viaggiavamo nella parte nord dove ci sono le capanne). Avevamo diritto a due bagagli a testa ed eravamo con i nostri due allora bimbi. Tre valigie erano per noi ed altre 4, che si inserivano poi una nell’altra, a matriosca, tutte piene di vestiti per i bambini. Avevamo 80 kg di cose distribuite in una giornata. Ce ne vorrebbero a quintali. Va beh.
Proseguiamo facendo varie soste. Vediamo le pire di mattoni, fatti con la terra rossa, che vengono accatastati per essere cotti. Chi se lo può permettere li acquista per costruirsi la casa. Sapevo che a Kalicelo, circa a metà strada tre Chipata e il South Luangwa, c’è una missione dove vive da 25 anni Padre Francesco (loro lo chiamano Father Francisco), sacerdote italiano di Crema. Ci fermiamo per lasciare dei vestiti. Veniamo accolti da un anziano che ci porta in un piccolo ufficio dove c’è un altro sacerdote. Ci dice che Padre Francesco, ora ha 85 anni, viene solo per la messa. Vive in un paesino non distante da qui, se vogliamo andare a trovarlo. Sarebbe una deviazione di una trentina di km. quindi tralasciamo. Alle 12.00 arriviamo a Mfuwe. Attraversiamo il paesino e arriviamo al nostro hotel, il Marula Lodge ). Appena fuori c’è una bella giraffa che ci aspetta. Non è recintato quindi gli animali spesso e volentieri passano. La sera bisogna muoversi con le guardie armate di potenti fari. Gli ippopotami di notte girano sempre, poi capitano elefanti, giraffe, poco tempo fa un gruppo di leoni ecc. ecc. Si affaccia sul fiume Luangwa. L’altra riva è il South Luangwa National Park. Il lodge è carino. In mezzo al verde. La struttura centrale è fatta ad U, in un’ala c’è il ristorante e nell’altra ci sono alcuni divani. Veniamo accolti da un ragazzo bianco. Ci porta a bere un cocktail di benvenuto in riva al fiume, dove si trova la piscina. Ci spiega le varie cose. In acqua ci sono degli hippos che rumoreggiano. Le camere viste da fuori hanno bisogno di un po’ di rinnovamento. La nostra è la superior e si trova, con un’altra, in una struttura leggermente defilata e rialzata. È molto basica ma va bene. Pranziamo (buono e personale super gentile) e poi con Eric andiamo a visitare il villaggio di Mfuwe e la scuola. Passiamo tra le capanne. Nel centro del villaggio ci sono un grosso baobab ed un enorme fico selvatico. Arriviamo alla scuola. Ci accolgono 4 maestre di colore ed una signora bianca. Lei è americana e viene qui per tre mesi all’anno, da diversi anni, a fare volontariato. Soggiorna nel nostro lodge. La mattina insegna ai bambini. Lasciamo risme di carta, penne e vestiti. Arrivano una ventina di bambini e si divertono a farsi fotografare con le loro magliettine nuove. La scuola ha un’aula piena di libri offerti da vari donatori. Entrano tutti a piedi nudi. Fuori c’è il pozzo. Soddisfatti rientriamo al lodge per un minimo di relax vicino al fiume. Amelia, di Land & Lake Safaris, è qui in Zambia per visitare un nuovo lodge quindi passa a salutarci. Ci fa piacere incontrarla. Ci omaggia di una bottiglia di vino Sud Africano e si scusa immensamente per il disguido con il Bridge Camp. Dice che quando ha prenotato il proprietario le aveva assicurato una delle camere nuove. Quando le diciamo che queste non esistono, rimane davvero allibita. Non le era mai capitata una cosa del genere. Per farsi perdonare ci dice che paga lei le conservation fees per questi due giorni nel parco (totale 100 $) e anche il supplemento per il fatto che avevamo previsto nel South Luangwa, in fase di prenotazione, un giorno un full day game drive e l’altro giorno un morning + un afternoon game drive, ed invece oggi abbiamo deciso di variare e fare entrame i giorni full day game drive. La maggiorazione è di 100 $ perchè da tour di gruppo diventa tour privato. Le diciamo che non vogliamo assolutamente ma lei insiste. Alla fine troviamo il compromesso che ci regala la variazione del game drive. Facciamo due parole poi doccia. Cena alle 18.30 e alle 20.00 cerchiamo di andare a dormire. Dopo poco iniziamo a sentire qualcosa che strappa l’erba. Guardo fuori e a pochi metri dalla nostra porta c’è un grosso ippopotamo. Ne vedo 5 o 6 girare tranquillamente. Mi alzerò diverse volte per guardare fuori. Troppo bello.
7) 26 APRILE 2018, GIOVEDÌ
Colazione leggera e partiamo con la nostra guida Duncan. Facendo il full day game drive stiamo via 12 ore, dall’apertura alla chiusura del parco ed è un safari privato. I morning drive durano dalle 6 alle 10 e gli afternoon drive dalle 15.30 alle 19.30 e sono safari di gruppo, massimo 8 persone. Entrambi vengono fatti con i mezzi del lodge, tutti aperti con la copertura per il sole (importante perché passare 12 ore sotto il sole è davvero impegnativo). Alle 6 siamo al gate e il sole sorge. Duncan va a pagare le conservation fees e mi faccio prendere una mappa del parco. Dovesse mai servirmi un domani, ma è fatta male. Fa freddino quindi ci copriamo le gambe con le coperte… molto da pensionati. Il gate si trova appena prima del ponte sul fiume Luangwa. Diversi babbuini rumorosi lo attraversano con noi. Il paesaggio ci piace da subito. La vegetazione è fitta ma ci sono molte radure. Il parco è famoso per la grande quantità di animali presenti.
Informazioni sul South Luangwa National Park:
http://www.zambiatourism.com/destinations/national-parks/south-luangwa-national-park
Costo ingresso: $ 25 a testa.
Il fiume Luangwa nasce sulle colline di Lilonda e Mafinga, nella zona nordorientale dello Zambia ad un’altitudine di circa 1500 metri, presso il confine con Tanzania e Malawi, e scorre in direzione sudovest attraverso un’ampia vallata. E’ lungo 805 km. ed il suo corso non è mai stato modificato dall’uomo. A 150 km in linea d’aria dalla sorgente l’altitudine scende fino a 690 metri dove il corso del fiume diventa tortuoso e l’alveo di piena occupa diversi chilometri in ampiezza. Attraverso i 300 km successivi la tortuosità aumenta originando numerose lanche e meandri. Nei pressi di Mfuwe, l’elevazione è calata a 520 metri e l’alveo occupa circa 10 km in ampiezza, mentre la valle ne occupa circa 100. A nordovest si nota una scarpata (la scarpata di Muchinga) alta circa 700 metri, a sudovest un’altra alta circa 450 metri. Nella stagione secca alcune sezioni, specialmente nella parte più elevata, si seccano completamente, originando delle piscine isolate. Le parti superiore e mediana della valle contengono il North Luangwa National Park ed il South Luangwa National Park, che sono tra i più spettacolari dell’intera Africa. Il fiume stesso ospita grandi popolazioni di ippopotami e coccodrilli. La più alta concentrazione al mondo di ippopotami è proprio quella della valle del Luangwa. Nella stagione secca devono adattarsi alla riduzione della portata e sono spesso avvistati nelle pozze isolate che permangono. Oltre ad essere una fonte d’acqua preziosa, le lanche e le pozze isolate aumentano la biodiversità della valle in un’altra maniera: gli ippopotami si nutrono di piante terrestri di notte, e riposano in acqua di giorno. I loro escrementi nutrono diverse specie di pesci e fertilizzano le acque, aumentando la vita degli animali acquatici e nutrendo di conseguenza coccodrilli e volatili. Nella stagione secca gli erbivori ed i predatori si radunano nei pressi dell’acqua rimasta e sono facilmente osservati. Nella stagione delle piogge invece abitano la vegetazione ricresciuta e sono più difficili da individuare. A circa 500 km dalla sorgente la valle si restringe a circa 50 km di larghezza e viene divisa da una cresta in due valli parallele: quella del tributario Lukusashi, larga 25 km a nordovest, e quella del Luangwa, larga 15 km a sudest. La tortuosità diminuisce, e l’alveo si restringe. Il principale abitato dell’alto e medio corso del fiume è Mfuwe, che serve l’industria turistica e dispone di un aeroporto. Al di là di quelli di Mfuwe, rarissimi uomini abitano la valle. A 600 km dalla fonte, il fiume entra improvvisamente in una valle stretta tra colline che superano il livello dell’acqua di 200 metri circa. A 700 km il Lukusashi si tuffa nel Luangwa, dopo aver raccolto le acque del Lunsemfwa provenienti dalla direzione opposta. Il Luangwa si dirige poi a sud attraverso una vallata molto ripida e stretta: l’uscita della Rift Valley del Luangwa. Dopo solamente 20 km emerge dalle colline per raggiungere l’ampia vallata dello Zambesi e compie ampie volte sul fondale sabbioso largo circa 1.5 km all’interno di un alveo di 3–5 km. Si unisce poi allo Zambesi presso la città di Luangwa.
Il South Luangwa National Park copre un’area di 9,050 km² lungo il corso del fiume Luangwa. E’ diventato parco nazionale nel 1972. Prima, per 65 anni, è stata riserva di caccia protetta. Il turismo è sempre stato molto controllato favorendo così la preservazione. E’ qui che nacquero i famosi “walking safari”. Quando Norman Carr, che negli anni 40 era un ranger nelle riserve di caccia, iniziò a operare safari nella zona riconobbe i limiti della cosa quindi ebbe l’idea dei safari a piedi per aumentare il turismo nell’area e per preservare le specie. I territori del parco si trovano ad un’altitudine che varia dai 550 ai 740 metri sul livello del mare. Il South Luangwa è un santuario incredibile, la concentrazione di animali lungo il fiume Luangwa è una delle più alte d’Africa. Ci sono 60 diverse specie. In Zambia ci sono 732 specie di uccelli, 400 di queste vivono nel parco. Tra questi ci sono 39 rapaci e 47 che migrano, il birdwatcher è ottimo in tutte la stagioni. E’ il paradiso di leopardi, leoni, licaoni (riapparsi nel parco dal 2015), iene, 14 specie di antipoli tra i quali l’impala, il kuku, il waterbuck, il bushbuck, il puku (Kobus vardonii, simile all’impala ma tutto di colore rosso) e poi ci sono zebre, elefanti, bufali, babbuini, vervet monkey, ippopotami e coccodrilli. Tre specie endemiche sono presenti solo nella Luangwa Valley: la giraffa di Thornicroft, la zebra di Crawshay e lo gnu di Cookson. Non ci sono i rinoceronti perchè sterminati dal bracconaggio. Non ci sono neppure gli eland, gnu (blue wildbeest) e ghepardi. Grazie alla scarpata di Muchinga, barriera naturale, gli animali rimangono concentrati in alcune parti del parco.
Tra gli alberi più comuni nella valle ci sono il mopane, il leadwood (legno di piombo), il winterthorn (la prateria invernale), il tall vegetable ivory palm (alta palma vegetale d’avorio), la marula e il magnifico albero di tamarindo. Ci sono alcuni magnifici esemplari di baobab e alcune grandi foreste di ebano.
Al contrario del Lower Zambezi dove avevamo trovato solo due macchine, il South Luangwa, anche in bassa stagione, è più frequentato ma comunque troveremo poche macchine durante gli orari dei game drive e poi dalle 9.30 alle 16.00 saremo sempre solo noi. Oggi dedichiamo la giornata a visitare la parte centrale e meridionale. Domani quella settentrionale. Le guide non hanno le radioline come in Tanzania quindi si possono solo parlare a voce delle posizioni degli avvistamenti. La cosa positiva di questo è che non c’è mai la ressa di jeep sullo stesso punto, o si è soli o al massimo due o tre veicoli, la cosa negativa è che rischi di vedere molto poco. Questo è il paradiso dei leopardi e noi in due giorni siamo riusciti a vederne uno solo grazie ad un’altra guida che ci ha detto la posizione. Ma ha specificato: on the move … quindi eravamo convinti di arrivare e non vedere nulla. Costeggiamo un boschetto e la vedo per una frazione di secondo. Abbiamo il sole alle spalle per fortuna, altrimenti in controluce non avremmo visto nulla. E dopo un attimo dico a Duncan… femmina con cucciolo… noi siamo più in alto rispetto a lui quindi la visibilità e migliore. La mamma esce un attimo dal bush e fa una decina di metri allo scoperto poi torna a nascondersi. Il cucciolo non lo vediamo più. Giriamo intorno al boschetto pensando che sarebbe uscita dall’altra parte ma niente. Torniamo indietro e l’altra jeep che era con noi, che non si era spostata, ha detto che è tornata indietro e lei ed il cucciolotto hanno attraversato la strada e sono spariti tra la vegetazione dall’altra parte. Abbiamo inteso male le sue intenzioni. Abbiamo seguito la direzione che aveva preso. Chi poteva immaginare che tornava sui suoi passi. Va beh… adrenalina a mille per 5 minuti. Proseguiamo il nostro giro. Duncan ci porta nei punti che conosce dove ha fatto la maggior parte degli avvistamenti. Ci dice che non è un gran che la stagione, ma questo lo sapevamo. La vegetazione fittissima non aiuta e più che altro il fatto che c’è acqua ovunque. Gli animali non sono obbligati a venire a bere al fiume. Dice che i leoni in questo periodo ce l’hanno molto dura. Da fine giugno in poi invece è uno spettacolo dietro l’altro. In primis per il fatto che i bufali tornano qui. Ora c’è troppo fango per loro in quest’area. E’ pericoloso perché facilmente attaccabili dai leoni visto che, con il loro peso, sprofondano. Rimangono a ridosso delle colline a nord-ovest. Quando scendono al fiume, da fine giugno in poi, quasi giornalmente Duncan ci dice che vede azioni di caccia da parte, dei leoni, sulle rive del Luangwa. La cosa positiva del periodo in cui siamo venuti noi, è che le lagune sono completamente coperte di ninfee (che scompaiono a fine maggio) quindi si vedono ippopotami e coccodrilli completamente ricoperti, anche quando escono dall’acqua. Ho deciso di venire qui proprio per delle immagini simili viste on-line. Io sono su facebook praticamente solo per seguire pagine di cose africane… faccio tremila screen di cose interessanti… metto da parte chissà mai che tornino utili. Comunque, se anche questo non è proprio il periodo perfetto per gli avvistamenti dei predatori… posso dire che anche solo il South Luangwa, giustifica assolutamente in viaggio. Ci tornerei immediatamente. Vorrà dire che torneremo tra qualche anno in quel periodo, quest’anno non avremmo potuto posticipare. Anzi, a dirla tutta dico a mio marito che se lui non è interessato, un anno vengo qui una settimana da sola e faccio ogni giorno game drive di 12 ore. Mi organizzo un transfer dall’aeroporto di Lilongwe in Malawi (5 ore di strada asfaltata) e poi giro nel parco con i game drive. Quindi non avrei neppure la grana di affittare la macchina con la guida al contrario. Lui è appassionatissimo di Africa come me però gli piace variare: animali, paesaggi, villaggi, gente ecc ecc. Io fra tutto preferisco stare nei parchi a cercare gli animali (ma tanto so che poi viene con me… perchè conosco il pollo). Il lavoro per me sarebbe stato quello che ha fatto la biologa Joyce Poole negli anni 80 ad Amboseli. Lei ha vissuto lì, a Elephant Camp, per lunghi periodi per studiare il comportamento dell’elefante africano (ha scritto anche una biografia). Mi piacerebbe anche fare la guida e portare i turisti nei parchi. Sognare non costa nulla, chissà un domani quando i nostri figli saranno autonomi. Per ora ci limitiamo a venire qui quando possiamo.
Ci fermiamo per colazione in una radura dove ci sono molti impala e babbuini. Duncan ci spiega che vivono insieme perchè le scimmie hanno un’ottima vista mentre gli impala il fiuto e l’udito. Compensano le carenze per proteggersi dai predatori. Duncan solleva una griglia davanti al cofano della macchina e la usiamo come tavolo. Abbiamo the, caffè, succhi, dolci ecc ecc. Si avvicina una jeep e sentiamo una voce squillante che ci saluta. E’ Amelia con i suoi genitori che fanno un safari prima di tornare a Lilongwe. Ricarichiamo tutto e partiamo. Ci sono tantissimi baobab e Duncan si ferma a raccogliere due frutti. Uno me lo regala e lo porterò a casa, l’altro lo apre e ce lo offre. Ne assaggiamo con titubanza un pezzetto. Devo dire, strano ma buono. Lui ci dice che ha il diabete e che può mangiare solo le sue cose. Certo, quelle le mangia, ma pure tutto il resto. Ha costantemente fatto andare la bocca per due giorni di fila. Il top, oltre a vari frutti di baobab raccolti, sono state le spagnolette. Le aveva all’interno del poggiolo ed era un continuo attingere. Non so a che livello possa avere avuto la glicemia. Vediamo un elefante con un orecchio legato da una sorta di fil di ferro. È una trappola dei bracconieri. Qui tanti animali vengono uccisi da questi cacciatori di frodo. Parla con un’altra guida. Ha avvisato i ranger. Arriveranno a breve, lo sederanno e lo libereranno da quella sofferenza. Mi piacerebbe vedere. Duncan dice che possiamo fermarci senza problemi, ci vorranno un paio d’ore ma poi c’è il rischio che l’elefante, colpito dal dardo, si addentri nel bush prima di addormentarsi, quindi potremmo non riuscire a vedere i ranger in azione. Decidiamo di proseguire.
Facciamo un giro in una zona dove solitamente vivono i wild dogs o licaoni o painted dogs. Gli abbiamo detto che in tutti i viaggi in Africa non siamo mai riusciti a vederli. Nulla. Nelle prime ore del mattino abbiamo visto tanti impala, zebre, giraffe, facoceri, elefanti con i piccoli, tanti tipi di uccelli. Nelle ore centrali del giorno, con il caldo, vediamo poco. Gli animali stanno nascosti nella vegetazione. Ci fermiamo per pranzo in un posto molto bello sulle rive di un fiumiciattolo stagionale. L’acqua è bassissima. Qui tutti i fiumi, Luangwa a parte, scorrono per pochi giorni all’anno, solo quando piove e appena dopo perché hanno fondo sabbioso. Qualcuno resiste un pochino di più ma poi va a scomparire come le tante pozze di acqua piovana. Duncan prima di fermarsi analizza bene la zona. Ci sono degli elefanti che bevono sull’altra riva quindi ci mettiamo a debita distanza. Dice che bisogna stare attenti con loro più che dei predatori, perchè fiutano il cibo anche a distanza e se arrivano è un problema. Si deve salire subito sulla jeep e scappare facendo ovviamente cadere quello che c’è sul cofano. Non va bene per la loro alimentazione ma più che altro perchè poi potrebbero attaccare le jeep per cercare cibo. Se non gli dai da mangiare e non li spaventi, gli animali non sono interessati alle macchine. Le vedono come scatolette che ogni tanto si fermano a guardarli ma nulla di più. Aiutiamo Duncan a preparare. Oltre al riso ci sono alette di pollo, verdura, frutta, uova, muffin ecc ecc. Mangiamo guardando gli elefanti che se ne vanno, per fortuna nella direzione opposta alla nostra. Un bufalo, l’unico che vediamo in questi giorni, passa a una ventina di metri da noi, scende nel ruscelletto a bere e poi sale sull’altra riva sparendo nella vegetazione. A un certo punto, mentre parlo con Pier vedo che qualcosa gli spunta da dietro alla testa, un pochino per volta, prima un orecchio, poi un cornino, un occhio ed ecco che il muso di una giraffa di presenta vicinissimo a noi. Ci scruta, noi stiamo immobili e, vedendo che non siamo un pericolo, molto elegantemente ci passa di fianco e se ne va. Troppo bello!!!
Giriamo poi ancora tutto il pomeriggio facendo tante foto. Incrociamo una jeep che ci dice che hanno visto alcune leonesse. Ci spiegano il posto quindi ci indirizziamo là. Fatichiamo parecchio ma le troviamo. Sono 7. Stanno dormendo di fianco ad alcuni cespugli, sotto le piante. Quando ci avviciniamo una alza il muso e ci guarda, sbadiglia e si gira dall’altra parte. Un’altra si alza, si stira, fa pipì e poi si sdraia davanti all’altra jeep che è con noi (sono 3 coppie di ragazzi giovani ospiti del nostro stesso lodge) quindi ovviamente li immortalo in una foto (chiederò poi il loro indirizzo mail una volta rientrati e saranno tutti felici della foto che gli manderò). Le altre 5 leonesse non si muovono. Duncan ci dice che fanno parte dello stesso pride, lo stesso gruppo. Hanno anche diversi cuccioli ma non li vediamo. Staranno dormendo dentro i cespugli, poco distanti da noi. E poi ci sono due maschi, due fratelli, Garlic (albino) e Ginger ma chissà in questo momento dove sono. Io e Pier commentiamo che non abbiamo mai visto delle leonesse così brutte, poverine. Sono magrissime e hanno il muso deformato dalla fame. Come ci ha spiegato Duncan oggi, le prede sono difficilissime da catturare perchè distruibuite su tutto il territorio, non avendo necessità di bere al fiume. Ci fanno una gran tenerezza. In questo periodo muoiono anche tanti cuccioli perchè le mamme rischiano di non avere il latte oppure, se più grandicelli, non hanno riserve accumulate. Le lasciamo al loro relax e ci indirizziamo verso il gate. Il sole è sceso sulla linea dell’orizzonte quindi c’è color oro ovunque. Passiamo davanti alla Mfuwe Lagoon e dico all’istante a Duncan di fermarsi. È una laguna artificiale, l’unica in tutto il parco, con le ninfee che la ricoprono completamente. Al suo interno ci sono una ventina di ippopotami. Hanno le piantine verdissime che gli ricoprono la testa e la schiena. Bellissimo. Foto a non finire. Questa laguna viene sempre alimentata perchè su di essa si affacciano 5 o 6 chalets del costosissimo Mfuwe Lodge. Gli altri chalets con la reception si affacciano su un’altra laguna appena dietro. Questo posto ci era stato suggerito dalla guida sudafricana anni fa. Bisognerebbe venire nel mese di ottobre. È sempre bello ma in quel mese la caratteristica sono gli elefanti che attraversano la reception per arrivare nella zona tra il ristorante e la piscina. Qui c’è una grossa pianta di mango quindi vengono tutti i giorni per mangiare i frutti maturi. Il problema di questo posto è il prezzo. Nel periodo di bassa stagione costa 450 $ a testa più 25 $ al giorno per le conservation fees del parco. Per noi, dovendo fare 3 notti, diventava una cifra importante. Abbiamo quindi ripiegato sul Marula Lodge. Che, per il tempo in cui ci siamo rimasti, è andato benissimo. Chiedo a Duncan se domani ho la possibilità di andare a vedere la famosa reception che gli elefanti attraversano, scalini compresi, tanto ripresa e fotografata. Lui mi dice che non ci sono problemi. Domani sera passeremo. Ci indirizziamo al gate. Puntalissimi, con il sole che sparisce oltre il fiume Luangwa, alle 18.00, siamo fuori. Wow che bella giornata. 12 ore sono passate come 5 minuti. Chiediamo a Duncan se ha dei bambini. Alla risposta affermativa, quando arriviamo al lodge, dove c’è all’ingresso Eric tutto sorridente che ci aspetta, gli diamo una borsa di vestitini. Doccia velocissima, cena molto buona, sorseggiando il vino regalatoci da Amelia, e poi ci indirizziamo in camera. Facciamo due parole con il ragazzo che ci accompagna con la luce. Ci racconta che passa la notte a girare tra le camere per sicurezza. Lavoro rischioso. Pier si addormenta subito. Io piantono la porta. Gli hippos arrivano puntuali. È pazzesco quanto sono rumorosi quando sono in acqua e quanto sono silenziosi, da non sentirli neppure camminare, quando sono fuori. Escono di notte perché sono protetti dall’oscurità (sia per il fatto che il sole brucia la loro pelle quindi di giorno devono sempre stare immersi sia perchè sono molto paurosi quindi il buio dà loro sicurezza). Questo è il momento in cui sono più pericolosi perchè se te li trovi davanti e sei tra loro e l’unica via di fuga, che è la sicurezza dell’acqua, sicuramente ti attaccano. Li guardo mangiare tranquilli poi non ce la faccio più e vado a dormire. All’1.30 Pier mi dice che c’è un ippopotamo proprio davanti alla porta. Ovviamente mi alzo e mi avvicino. Classica immagine da cartone animato. Guardo fuori mezza assonnata. Strizzo gli occhi perchè sono miope… poi me li frego perchè non capisco, mi giro e dico a Pier, ma cosa dici? Un ippopotamo? Ma questo è un leopardo! L’hippo c’è ma si deve essere spostato in un nano secondo qualche metro più in là. Mi rigiro, ha sentito la voce, nonostante ho sussurrato, quindi si gira e ci guardiamo negli occhi per qualche secondo. Poi con una leggerezza paurosa, senza fare il minimo rumore, fa due balzi e se ne va. Poi sento un verso, Pier mi dice che l’ho sognato. Va bene essere mezza rintronata perchè mi ha svegliata e mezza accecata, ma un leopardo lo riconoscerei a km e gli dico pure che penso fosse una femmina perchè la struttura era piccola. Si può ben immaginare come sono tornata nel letto. Adrenalina a mille quindi non ho quasi chiuso più occhio perchè continuavo ad andare a vedere alla finestra. Inutile sbattersi ore e ore nel parco a cercare leopardi… te li trovi fuori dalla camera.
8) 27 APRILE 2018, VENERDÌ
Alle 5.00 siamo fuori ed arriva subito il ragazzo della luce. Gli chiedo se è possibile il mio avvistamento notturno. Lui mi dice che la vede spesso. Ieri sera ha sentito solo il verso (quindi era lei). Dice che è giovane. La mamma ha il territorio oltre il fiume, lei si è presa questa zona e sua sorella la zona vicino. Duncan arriva puntualissimo e alle 6.00 siamo sempre davanti al gate. Oggi andiamo a nord ma prima lo faccio fermare ancora alla Mfuwe Lagoon per fotografare con una luce diversa gli hippos in mezzo alle ninfee. Ci dice che la zona che andremo a visitare… guarda a caso… è molto popolata da giugno in poi, ma potremmo vedere i wild dogs. Dopo un paio d’ore durante le quali effettivamente non vediamo nulla. Eccoli a bordo strada che dormono. Sono 3, il maschio con il radiocollare e due femmine. Si alzano subito perchè li abbiamo spaventati con il rumore della jeep, ma poi si sdraiano di nuovo. Missione compiuta! Finalmente li abbiamo visti. Duncan ci dice che questo è un gruppo appena formato e che non ha ancora avuto piccoli. Spesso si vedono branchi composti anche da più di 20 individui. Li guardiamo per una mezz’oretta poi proseguiamo. Indico a Dunacan che c’è un puku (piccolo erbivoro tipico dello Zambia) e un cucciolo. Lui si ferma subito e ci dice che ha appena partorito. Mette la retro per avvicinarsi ma io lo blocco. Assolutamente no. Ma ti pare che andiamo a dar fastidio in un momento così particolare? Facciamo un giro lungo, vediamo impronte di leone ma sono di qualche giorno fa. Ci porta in un posto dove, da giugno in poi, montano le tende dei bush camps e si può venire a dormire. Fanno parte sempre del Mfuwe Lodge. Qui gli animali, nei mesi prossimi, saranno tantissimi. Torniamo indietro ed incrociamo delle jeep che si indirizzano proprio là con dei materassi sul tetto.
Ci fermiamo per pranzo sulle rive del Luangwa. Altro bel posto. Pochi avvistamenti oggi ma ne è valsa la pena venire in questa zona per i wild dogs. Sentiamo più volte l’uccellino Dove e Duncan ci ripete la stressa frase che ci aveva detto Hakim sulle guide. Quindi è proprio un loro detto. La macchina fa un rumore strano quindi telefona avvisando del problema. Proseguiamo piano in attesa che ci ne portino una nuova. Nel mentre troviamo un branco enorme di elefanti che ci sfilano davanti alla macchina attraversando la strada e poi un secondo nuovo gruppo. Si indirizzano tutti al fiume. Ci sono molti cuccioli e uno, a pochi metri da noi, si mette a succhiare il latte dalla sua mamma. Il proprietario del lodge arriva con la nuova jeep. Facciamo il cambio e proseguiamo. Duncan viene avvisato da un’altra guida che due leoni maschi, Ginger e Garlic, del gruppo delle femmine viste ieri sera, sono stati avvistati in una certa zona. Ci indirizziamo là. È un punto aperto e con poca vegetazione quindi li troviamo facilmente anche se dobbiamo superare un punto sabbioso. Stanno dormendo vicini. Garlic è albino ma le non ce lo faceva notare Duncan non me ne sarei accorta. I leoni albini che ho visto in foto (compreso uno nato da poco nella zona di Satara, nel Kruger), sono quasi bianchi. Lui è del classico color leone e ha solo la pigmentazione del naso, del contorno degli occhi e le labbra più chiari. La criniera è della tutta stessa tonalità mentre Ginger ha la punta dei peli più scuri. Ginger apre appena gli occhi quando arriviamo, ma li chiude subito. Garlic non dà nessun cenno. Dorme profondamente. Li lasciamo ai loro sogni e proseguiamo. Arriviamo in un punto panoramico bellissimo. A pochi metri sotto di noi ci sono molti ippopotami. Uno si mette a sbadigliare e lo immortalo in tante foto.
È ora di rientrare. Il sole si abbassa velocemente sulla linea dell’orizzonte. Andiamo al Mfuwe Lodge. Saliamo i famosi scalini che con grande fatica superano gli elefanti per andare a mangiare i mango. La pianta si trova proprio al centro del lodge in un piccolo pezzetto di terreno tra la reception, il ristorante e le camere. Quanto sarebbe bello vederli quando arrivano. Ripartiamo. Sosta veloce alla Mfuwe Lagoon e andiamo al gate. Doccia, cena, paghiamo il conto delle bevande (35 $) e poi ci indirizziamo verso il signore della torcia per andare in camera. Gli chiediamo se ha figli. Dice di si quindi torniamo indietro a cercare Eric perchè ci apra la macchinai. Ci dice che va a prendere le chiavi in camera ma dopo due secondi torna ridendo. Non può avvicinarsi, andiamo a vedere, c’è un grosso ippopotamo proprio sul suo portico. Guardiamo in giro e ne vediamo altri 4. Questa sera sono in super anticipo. Solitamente iniziano a girare quando non c’è più nessun rumore. Quando si posta Eric riesce ad entrare. Prendiamo una manciata di vestiti dalla macchina per la guardia e poi ci indirizziamo con lui alla nostra camera. Saliamo gli scalini e sentiamo un rumore. Andiamo alla fine del portico e vediamo a 3 metri da noi due elefanti che mangiano da una pianta. Noi siamo in sicurezza perchè il nostro portico è alto più di un metro e profondo due quindi anche se allungassero la proboscide non ci toccherebbero neppure, però, nel dubbio li guardiamo pochi secondi e poi entriamo in camera. Bel finale si serata. Tutta la notte ci sarà una processione continua di silenziosi ippopotami.
9) 28 APRILE 2018, SABATO – KM 390, H.5,30
Alle 7.00, dopo una colazione abbondante (non facendo il game drive è una colazione vera e propria), partiamo. Mi spiace andare via. Un’altra giornata l’avrei fatta ancora, anche due o tre. Facciamo delle soste lungo la strada per lasciare vestitini a delle signore con i bimbi sulla schiena, poi per fotografare un carretto trainato da due mucche con alcuni bambini che le guidano, ad una signora che stende al sole la polvere bianca di mais che usano per fare la polenta e tanto altro. Vedo un camion con tante persone sopra. Ovviamente non sollevo la macchina fotografica ma Eric mi dice che non è un funerale ma una manifestazione politica quindi posso scattare. Passiamo ancora per Chipata con il suo caotico mercato e arriviamo alla frontiera a Mchinji. Ci abbiamo impiegato due ore e mezza con le soste. Gli uffici sono fatiscenti. Dobbiamo pagare il visto d’ingresso di $ 75 a testa in contanti ma Eric riesce a farci fare quello di transito che vale due giorni, al costo di $ 50 a testa. Non ci chiedono i certificati per la febbre gialla. Ed ecco che siamo in Malawi.
Informazioni sul Malawi e i suoi parchi: In Malawi la natura è protetta in parchi nazionali, wildlife reserve, forest reserve e nature sanctuaries. Questi i più importanti:
– Liwonde national park: Il Liwonde national park è il parco più famoso del Malawi. Misura circa 600 km². Si snoda lungo il fiume Shire, emissario del lago Malawi, si tuffa nel fiume Zambesi. Nel parco abbondano elefanti, antilopi, bufali, zebre, iene, facoceri, babbuini, ippopotami e coccodrilli. Centinaia di specie di uccelli popolano il parco che è un vero paradiso ornitologico. La vegetazione è molto varia: lungo il fiume si va da boschi di mopane, a palme, ad acacie, mentre sulle colline dominano i boschi di miombo. Il parco è una IBA (Important Bird Area) con significative popolazioni di specie rare o minacciate. Al suo interno il Rhino Sanctuary, il Santuario del rinoceronte nero, un’area di 50 km² in cui è protetto in quanto animale a rischio di estinzione insieme ad altre specie animali. Negli ultimi anni, comunque, alcuni rinoceronti sono stati avvistati anche fuori.
Majete wildlife reserve: Majete wildlife reserve vanta tutti i famosi big five: bufali, leoni, leopardi, elefanti e rinoceronti. Proclamata nel 1955, si trova nella Lower Shire Valley, al fondo della Rift Valley. 700 km² di natura, tra foreste di miombo, la famosa savana e vegetazione di fiume. Il Majete è una riserva incredibilmente bella, ma anche una di quelle storie di successo che vorremmo più spesso ascoltare e raccontare. Grazie ad un accordo tra pubblico e privato, il Governo del Malawi e la African Parks e il coinvolgimento delle comunità locali, sono stati reintrodotti decine di specie in imponenti quantità. Parliamo di 2550 animali tra cui: elefanti, rinoceronti neri, bufali, eland, antilopi nere, cobi dall’ellisse, nyala, zebre e facoceri. Tra i carnivori presenti, leoni, iene e leopardi. Senza dubbio il parco è ormai famoso qui in Malawi come esempio di successo.
– Lake Malawi national park: Il lake Malawi national park è stato il primo parco di acqua dolce del mondo. E’ stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità nel 1984. Contiene il maggior numero di specie di pesci tropicali di ogni altro lago al mondo, probabilmente oltre 500, di cui molti endemici. I ciclidi sono pesci ancora oggi in evoluzione: la loro importanza viene paragonata a quella dei fringuelli di Darwin delle Galapagos. Il lago Malawi è il lago più a sud dei laghi africani della Rift Valley ed è il terzo lago più grande d’Africa: lungo circa 800 km e largo 80, raggiunge anche gli 800 metri di profondità. Il lake Malawi national park viene definito “il grande acquario”: comprende una parte terrestre e tutte le isole presenti nel lago. Con una varietà di paesaggi che vanno da rocce a picco sull’acqua a spiagge di fine sabbia dorata, le sue acque sono popolari per fare snorkeling, scuba diving, kayaking e bellissime nuotate.
-Nyika national park: Il Nyika national park è il parco più antico del Malawi si estende per 3134 km². Questo parco è una vera perla incastonata tra i 2000 e i 2600 metri di altitudine, con uno degli scenari più spettacolari e inconsueti dell’Africa centrale. Tra colline e dolci pendii che si perdono a vista d’occhio qualche bosco sempreverde è ciò che resta dell’immensa foresta pluviale che un tempo copriva l’Africa centrale. Il parco vanta una densità di leopardi tra le più alte d’Africa. 200 specie tra orchidee e fiori selvatici rendono la flora del parco unica. Gli incontri con zebre, eland, antilopi roane, cervicapre, saltarupi, sciacalli e iene sono comuni ed oltre 400 specie di uccelli.
– Nkhotakota wildlife reserve: Nkhotakota wildlife reserve occupa un territorio di 1802 km². I fiumi che ne segnano i confini sono il Dwangwa a nord, il Bua e il Kaombe. Tra i boschi di miombo, la principale vegetazione, si possono avvistare elefanti, antilopi, bufali, ippopotami, facoceri, zebre. Nel luglio 2016 e agosto 2017, in una storico evento, 500 elefanti sono stati ricollocati dal Liwonde e Majete, dove c’era un esubero, in modo da riequilibrare e ripopolare l’area.
– Kasungu national park: Il parco del Kasungu misura circa 2500 km². Collocato ad una altitudine media di 1000m, è costellato di particolari inselberg. Numerosi i siti archeologici, in particolare una fornace dell’età del ferro e pitture rupestri del periodo pre-bantu. Elefanti, antilopi, zebre e bufali sono comuni, ma gli avvistamenti più importanti sono di alcune mute di licaoni, residenti nel parco.
– Mulanje Mountain forest reserve: Venne istituita nel 1927 per proteggere l’ecosistema del massiccio di Mulanje che si estende per 650 km². Ben 500 specie uniche di animali e piante si trovano qui e l’area è riconosciuta come un hot spot di biodiversità. Leggende e racconti popolano l’immaginario che descrive la magia del Mulanje Mountain forest reserve, ai confini con il Mozambico. Persino un autore come J.R.R Tolkien, trasse ispirazione dalla bellezza e mistero di questa zona per “Il signore degli anelli”. Alta 3002 metri, massiccio più alto dell’Africa meridionale, Mulanje in lingua chewa significa letteralmente “l’isola nel cielo”. Da qui partono numerosi trekking e hiking per esplorare la montagna: 11 rifugi e almeno 7 punti di accesso. Le prime piantagioni di tè in Africa vennero introdotte alla fine dell’Ottocento proprio in questa zona: i panorami si aprono in modo spettacolare in enormi e dolci colline coperte dal manto immacolato e verde del tè.
Vediamo lungo le strade la gente con delle taniche gialle. Siccome le avevamo viste in Uganda pensiamo che anche qui vengano usate per prendere l’acqua dai pozzi. Ed invece no. Le persone sono in attesa che passi il camion a distribuire la birra. È di pessima qualità ma costa pochissimo quindi quasi tutti acquistano questa. In altre due ore e mezza siamo nella capitale. Siamo ospiti per pranzo presso il ristorante del Land & Lake Safaris nella capitale Lilongwe. La loro proprietà è grande con un giardino curato. Ci sono gli uffici e di fianco il pergolato del bar con i tavolini. Tanta gente da fuori viene qui a mangiare. È una piccola oasi di pace. Ordiniamo la birra locale che piace ad Eric, la Kuche Kuche (pronuncia Cuce Cuce). È più leggera della Mosi dello Zambia ma meno buona. Mangiamo molto bene. Partiamo. Facciamo sosta in un mercatino per acquistare un avocado e un’ananas da portare a casa, e in un negozio per l’Amarula, tipico liquore sudafricano fatto con i frutti della Marula. Ne prendiamo sempre una bottiglia ogni volta che veniamo in Africa. La strada che collega Lilongwe al lake Malawi è tutta asfaltata ed è un susseguirsi di villaggi con mercati (vediamo tanti frutti del baobab in vendita). Notiamo il numero impressionante di biciclette. Ci sono addirittura i taxi bicicletta. Vengono usati soprattutto dalle signore (si siedono su un piano sulla ruota posteriore e tengono entrambe le gambe da una parte).
Il Malawi assomiglia di più all’Uganda come vita lungo le strade. Alle 16.30 siamo al nostro lodge il Kumbali Lake Retreat ), si trova vicino a Salima. Non c’è il segnale del cellulare. E’ un eco- lodge che si trova vicino ad un villaggio di pescatori. Le attività comprese sono la visita al villaggio e al piccolo porticciolo, ed escursione in barca per vedere le african fish eagle che pescano. La zona della reception è carina. È situata sotto un grosso baobab e si affaccia su una piccola baia di sabbia nascosta dai papiri. Ci sono 4 camere doppie più una family, molto semplici, fatte di paglia con il bagno e la doccia privati appena fuori. Sono distribuite sulla collina sul retro del ristorante, in mezzo alla vegetazione. Stanno costruendo altre due camere in muratura. La luna di miele è direttamente sulle rocce e sul mare e, da quello che abbiamo visto, sarà bellissima. La intravediamo dalla zona ristorante e poi io andrò a curiosare. I camerieri sono gentili all’eccesso. Eric queste due sere non dormirà con noi. Hanno sbagliato a segnare la prenotazione, ci aspettavano domani, quindi hanno solo una camera disponibile. Per lui questa notte non c’è posto e rimarrà nell’altro lodge anche domani notte. Saranno le uniche due volte in cui ceneremo da soli. La nostra camera non è pronta quindi aspettare. Devono andare a cercare al villaggio la ragazza che se ne occupa. Nel mentre veniamo intrattenuti da Patrick, addetto delle pubbliche relazioni. Parla con i camerieri ad una velocità folle. Incomprensibile. Poi si avvicina a noi per breafing di benvenuto e a fatica tratteniamo la risata. Eric deve avergli detto di parlare lentamente ma lui esagera. Scandisce le parole una per una e ciascuna è unita a gesti per farsi capire meglio, ad esempio dice mangiare e porta le dita alla bocca … non siamo messi così male! Gli diciamo di rilassarsi, che capiamo cosa dice, basta solo che non parli come una macchinetta. Allora smette la storia dei mimi e parla normalmente. Al nostro arrivo gli altri ospiti stanno per partire per la crociera quindi decidiamo di andare domani sera, ora siamo tirati con i tempi. I camerieri ci portano i borsoni in camera tenendoli in equilibrio sulla testa. Come dicevo la nostra sistemazione è molto semplice ma pulitissima. Ci hanno scaldato l’acqua per la doccia ma la faremo fredda. Ci hanno detto che ci voleva un attimo prima che arrivasse calda e che bisognava lasciarla scorrere. Dopo 10 minuti ci sembrava uno spreco e abbiamo fatto che lavarci, tanto faceva caldo quindi non è stato traumatizzante. Quando glielo abbiamo fatto presente non sapevano più come scusarsi. È stata colpa nostra, non loro, domani sera aspetteremo di più. Dopo il tramonto è buio pesto. Ci sono tantissimi insetti quindi accendono un grosso faro, esternamente al ristorante, in modo tale che rimangano là e sui tavoli ci sono le candele che non li attirano. Molto romantico. Questa sera, oltre a noi, c’è un gruppo di 6 persone e un ragazzo, uno studioso, che vedremo sempre seduto allo stesso tavolo a scrivere sul computer. È sudafricano e studia un tipo di uccello che vive qui. Tipo strano. La cena sarà buonissima. Ci accompagnano in camera con le torce. Non ci sono animali che girano però non si vede nulla. Notte nel silenzio totale con solo il rumore delle onde del lago.
10) 29 APRILE 2018, DOMENICA
Alle 8.00 puntualissimo, arriva Eric. Partiamo subito per la visita alla Mua Mission. Dista un’ottantina di chilometri. La raggiungiamo in un’ora, su strada tutta asfaltata, costeggiata da villaggi e baobab. Al nostro arrivi ci attende la guida, un ragazzo che abita nel villaggio di Mua, vicino alla missione. Si occupa del museo. Ha studiato per degli anni tutta la storia del luogo e la storia di ciascuna maschera qui conservata.
Informazioni sulla Missione di Mua (Kungoni Center Of Culture and Art): La missione Mua è la più antica missione operativa in Malawi. Nacque con l’appoggio della tribù Ngoni nel 1903, per volere di due Padri Bianchi francesi che diedero vita al centro di cultura e arte Kungoni (“lett. Cascata, perché sorge nei pressi di una cascata) ed al Museo di Chamare, dal nome di un padre francese che diede vita alla scuola di carpenteria, apprezzata ancora oggi in tutto il mondo. A Mua si preserva il ricco patrimonio culturale del Malawi e sono raccolte circa 400 delle 10000 maschere del Gule Wamkulu, cerimonia segreta della etnia di maggioranza malawiana: i Chewa. Da pochi anni il Gule Wamkulu è diventato Patrimonio dell’Umanità. I Chewa che vivono in Malawi, Zambia e Mozambico praticano un culto segreto e una danza rituale di origine millenaria. E’ eseguita dai membri della fratellanza Nyau, che è una sorta di società segreta costituita da uomini e donne iniziate. Il Gule Wamkulu viene eseguito per accompagnare cerimonie di iniziazione, ma anche matrimoni, funerali o la morte di un capo. In queste occasioni i Nyau indossano costumi e maschere che rappresentano una grande varietà di personaggi, come ad esempio gli animali selvatici, gli spiriti dei morti, mercanti di schiavi. Ognuna di queste figure insegna i valori morali e sociali al villaggio.
Solitamente il museo è chiuso la domenica ma hanno fatto un’eccezione per noi. Eric ci aspetta fuori. Il museo è arredato in 3 capanne che simboleggiano proprio le 3 capanne costruite in questo luogo dai missionari più di 100 anni fa. Ci sono studiosi che rimangono qui più di una settimana per raccogliere informazioni su tutto quello che è contenuto. Devo dire che è fatto molto bene e la nostra guida, velocemente, ci spiega tutte le cose più importanti. Nella capanna delle maschere non si possono fare foto. Hanno un valore inestimabile e sono uniche. Per me sono bruttissime e inquietanti, ma ciascuna ha alle sue spalle una grande storia interessante.
Usciamo contenti. Andiamo a visitare la chiesa. Diverse persone stanno facendo delle prove di canto. Poi sempre con questo ragazzo andiamo a fare due passi al villaggio di Mua, fatto di case in mattoni e capanne. Classiche immagini di bimbi che corrono a farsi fotografare, ridendo come matti quando faccio vedere i loro visetti paffuti nel piccolo schermo e altri che piangono quando ci vedono. C’è anche un piccolo lodge che si affaccia sul ruscello.
Andiamo in un punto panoramico. Ci sono alcune donne che fanno il bucato, altre che lavano le stoviglie e bimbi che fanno il bagno. Bella immagine. Torniamo poi alla macchina per prendere l’ultimo grosso sacco di vestiti da lasciare all’ospedale. Ci accoglie la responsabile. In base alle misure dice che un po’ andranno al reparto pediatrico ed altri alla maternità. Le diciamo che sono tutti vestitini che ci hanno dato dei nostri amici e allora lei dice che è carino se facciamo qualche foto quando li consegniamo alle varie mamme. Noi non vogliamo entrare nei reparti e le diciamo di distribuirli come ritiene più opportuno. Insiste per fare almeno un giro nella maternità. Ci sembra scortese rifiutare ma era meglio offenderla e non entrare. Nella prima sala c’è una mamma distrutta perchè ha lì di fianco il suo bimbo nato di soli 7 mesi. È intubato e non si sa se sopravvivrà. La responsabile le dà un vestitino ma ovviamente non gliene importa nulla perchè non sa se potrà mai indossarlo. Passiamo oltre velocemente. Apre una porta dove c’è un’altra mamma che sta allattando. Alla domanda volete fare una foto mentre prende una maglietta … io rispondo assolutamente no. Le chiediamo di uscire. Stiamo violando la privacy di queste donne. Se io ero al posto loro ed entravano delle persone in camera mia dopo aver partorito, mi sarei scocciata da morire, figuriamoci a fare delle foto. Non sono fenomeni da baracconi. Il nostro scopo era quello di dare una piccolissima mano non quello di fare un reportage fotografico di cose private. Comunque è stata cordialissima e ci ringrazia tanto. Come dico sempre… una goccia nell’oceano.
Dopo un paio d’ore dal nostro arrivo, ripartiamo. Ci fermiamo a vedere come costruiscono manualmente le stuoie con le foglie delle palme. Ci vuole molta abilità. Nel mentre sentiamo degli urli. Alziamo gli occhi e vediamo un ragazzo sulla cima di un grosso baobab che avvisa gli amici quando lascia cadere i frutti che raccoglie. Torniamo poi al lodge per pranzo. Eric ci lascia. Oggi abbiamo attività organizzate. A pranzo siamo solo noi e lo studioso. Oggi non sono previsti altri clienti. Un minimo di relax (mezz’oretta, non esageriamo) e poi con Patrick andiamo a piedi al villaggio. Lui abita qui, come tutte le altre persone che lavorano al lodge. Questa è una gran fortuna per noi. Non ci era mai capitato di poter visitare un villaggio a piedi. Solitamente passi in macchina, rallenti, cerchi di vedere il più possibile ma da osare a scendere e camminare in mezzo alle case no. Per carità, non dico che sia pericoloso, ma è meglio non andare a cercarsela. Si potrebbe dar fastidio e qualcuno magari non gradirebbe che si vada a curiosare. Con Patrick è diverso. Mi dice solo di chiedergli prima, se posso fare le foto. Mi chiede cosa mi interessa. Io gli dico bambini, attività quotidiane, se è possibile le donne. Gli uomini solitamente sono meno disponibili e può capitare che qualcuno abbia esagerato con la birra. Non voglio neppure entrare nelle case perchè non mi sembra corretto. Lui mi dice allora che va benissimo. Ci avviciniamo al primo gruppetto di case. Una bambina sta facendo il bagnetto alla sorellina in una bacinella. La piccola si mette a strillare e tutta bagnata salta in braccio alla più grande, che ci sorride e poi si mette a ridere. La mamma sta lavorando del fango per fare i galleggianti delle reti dei pescatori. Proseguiamo e troviamo due bambine che lavano i piatti usando anche loro una bacinella (queste vanno per la maggiore, vengono usate per tutti gli scopi…). Quando ci vedono si mettono a lavorare con maggiore lena felici di farsi fotografare. Poi altre bambine stanno pranzando. La più grande gestisce il piccolo fuoco sul quale c’è una pentola con dell’olio dove stanno cuocendo alcuni pesciolini. La piccola li prende con un bastoncino, li mette in un piatto con della polenta e mangia il tutto con le mani. Poi è il turno di alcuni bambini che giocano a calcio. Arrivano urlando e si mettono in posa. Uno si mette a testa in giù. Ridono come matti quando faccio vedere loro le foto. Veniamo chiamati poi in un piccolo cortiletto. Tre donne stanno cuocendo, sempre con l’olio, delle grosse palle di polenta. Poi le venderanno al mercato. Una ha una pancia abbozzata. Le chiedo se aspetta un bimbo e le altre si mettono a ridere dicendo: tu dici di no ma vedi che si incomincia a vedere!!! Poi si mette in posizione per farsi fotografare. Devo dire molto ospitali. Alcuni bimbi prendono l’acqua dal pozzo, altri si rincorrono, altri ci seguono pensando di non essere visti ed ogni volta che mi giro per guardarli, si nascondono ridendo. Vediamo dove costruiscono a mano, con le canne, i grossi cesti dove mettere il pesce da portare al mercato. Fotografo una donna bellissima con una fascia sulla testa e una bimba sulla schiena. Sembreranno un dipinto. Patrick ci sa fare. Fa si che ci sentiamo a nostro agio al punto tale che ci avviciniamo a un gruppo di donne sedute per terra su una stuoia, che giocano a carte, e mi dice di sedermi con loro. Mi spiega il gioco e facciamo una partita. La signora vicino a me mi aiuta e, guarda caso vinco. Tutte battono le mani, ma è evidente che mi hanno lasciata vincere. Il vociare delle donne quando facevo degli errori ha attirato altri bimbi che poi si mettono a urlare: mzungu (uomo bianco, molti uomini bianchi invece si dice azungu) battendo le mani. Queste parole le avevamo già sentite in Uganda, sono solo scritte leggermente diverse (omuzundu uomo bianco e abazungu uomini bianchi). Passiamo poi davanti a un gruppo di uomini, borbottano qualcosa ma noi salutiamo e andiamo via.
Ci indirizziamo al porticciolo. Ci sono le canoe fatte di legno e tutt’intorno strutture di legno rialzate dove i pesci vengono messi ad asciugarsi dopo che stati leggermente cotti nell’olio, per conservarli. Verranno portati nei mercati di tutto il Malawi dove verranno poi cotti in svariati modi. Una signora elegantissima, sta sistemando dei pesciolini appena cotti. Non vuole essere fotografata ma Patrick le incomincia a dire che è talmente bella che non può non essere fotografata, a allora, arrossendo, mi lascia fare. Torniamo dal lodge davvero soddisfatti. Bella esperienza. Partiamo subito per il giro in barca. La collina ai piedi della quale c’è il nostro lodge è tutta formata da grosse formazioni rocciose levigate dall’acqua. Alcuni pescatori controllano le reti gettate in mare spostandosi con le loro canoe. Abbiamo fatto bene a non fare quest’escursione ieri sera. Ora siamo da soli. I nostri due marinai usano il fischietto. La prima aquila si alza in cielo partendo dal nido sulle piante che si trovano sulle pendici della collina. Lanciano un pesciolino e loro si gettano in acqua per prenderlo. Ce ne sono 7 o 8 che a turno arrivano. Non sono addomesticate ovviamente ma associano il fischietto al cibo facile. Peccato che il cielo si vela leggermente quindi le foto non verranno molto bene. Pazienza. Non ci era mai capitato di vederle in azione. Costeggiamo la riva rocciosa fino ad una spiaggia dove ci sono diversi baobab, barche dei pescatori, casette, essicatoi del pesce e uomini che lo caricano sui carretti di legno trainati da mucche. Molti bambini sono nell’acqua che fanno il bagno e ci salutano urlando e sventolando le mani. Tornando indietro ci chiedono se vogliamo fare il bagno. Ma rifiutiamo. Il giretto dura un’ora. Rientriamo in anticipo perchè il sole si è nascosto dietro ad una nuvola quindi il tramonto non si vedrebbe bene. Arrivati al lodge ci dicono che il generatore è andato in tilt quindi non c’è la luce e la pompa che porta l’acqua per la doccia non funziona. La prendiamo serenamente. Siamo in Africa in un posto fuori dal mondo, gli intoppi ci possono essere. Poverini, i camerieri e Patrick non sanno più cosa fare per chiedere scusa. Alla fine la luce torna e andiamo a lavarci. A cena siamo solo noi perchè lo studioso si è già ritirato nella sua capanna. Ultima notte africana sotto un cielo di stelle.
11) 30 MAGGIO 2018, LUNEDÌ – KM 145, H.2,40
Alle 6.30 sentiamo parlare. Sono i camerieri che accendono l’acqua per la doccia. Avevamo chiesto la cortesia di avere l’acqua calda alle 7.00 quindi si attivano tutti per farsi scusare per gli intoppi dei giorni scorsi. Colazione, paghiamo il saldo del bere ($ 20), arriva Eric e alle 8.15 partiamo. Eric è agitatissimo perchè questa notte ha ricevuto la telefonata da parte di suo figlio. Sua moglie è stata ricoverata in ospedale con la pressione bassa. Andiamo diretti in aeroporto a portare Pier. Gli accordi erano che io avrei dovuto aspettare qui il mio volo perchè doveva partire due ore dopo il suo ma gliel’hanno anticipato di 3 ore (l’abbiamo saputo un mese fa). Eric mi dice che assolutamente non mi lascia qui 5 ore da sola. Partono pochi voli quindi l’aeroporto è sempre deserto e non c’è niente da fare. Mi porteranno al Land & Lake. Salutiamo Pier. Si prende anche la mia valigia così una volta a Malpensa non perdo tempo ad aspettarla e arrivo a casa prima… visto che i tempi per i bagagli in Italia sono sempre biblici. Non mi fa piacere viaggiare da sola ma è l’unica condizione che lui mette sui viaggi in aereo. Con Eric vado in un distributore dove troviamo un suo collega che gli da il cambio. Lui prende l’altra macchina e corre in ospedale (lo sentirò nei giorni seguenti e mi dirà che sua moglie si è ristabilita ed è tornata a casa dopo due giorni). Dovesse interessare, si sta mettendo in proprio. Dopo 25 anni ha deciso che era ora di cambiare. Se chi legge è interessato, mi contatti in privato e comunicherò il nome della sua agenzia (il sito dovrebbe essere operativo da agosto). In 45 minuti siamo al Land & Lake. Ritrovo Amelia e la ringrazio di tutto prima che va a casa per la pausa pranzo. Mi siedo nella quiete del giardino a leggere La mia Africa, che risulta un pochino palloso nonostante l’argomento che mi interessa. Pranzo con un panino e un mix di insalatine crude… sperem per la pancia, e mi bevo un’ultima Kuche Kuche.
Alle 15 partiamo. Mi fanno il biglietto solo fino a Lusaka poi là dovrò fare quelli per le altre due tratte. Per fortuna che sono senza bagaglio da portarmi dietro perchè avrò il tempo misurato. Il mio volo parte alle 18.00 e fino alle 17.45 ci sono solo io davanti al gate. Penso di aver sbagliato qualcosa quindi vado a chiedere. Nel mentre arrivano gli altri passeggeri. Aereo microscopico, saremo solo in 12. C’è un frastuono assurdo quindi passo tutta l’ora e mezza tappandomi le orecchie. Quando atterriamo chiedo alla hostess cosa posso fare perchè sono solo in transito e non vorrei ripagare il visto di ingresso. Mi dice di farlo presente all’immigrazione facendo vedere l’operativo voli. Supero velocemente i controlli, rifaccio il check-in e come immaginavo, in uscita non gli quadra che non ho i timbri di ingresso e il visto pagato. Spiego il giro che abbiamo fattoquindi mi lasciano passare. Pier mi manda un messaggio. Si sta imbarcano sul volo che da Nairobi lo porterà ad Amsterdam mentre io salgo sull’aereo che in 7 ore mi porterà a Dubai. Volo tranquillo.
12) 01 MAGGIO 2018, MARTEDÌ
A Dubai c’è il solito delirio. L’aeromobile, come all’andata, è l’A380, quindi al gate ci sono oltre 600 persone. Altre 6 ore e mezza passate piacevolmente a chiacchierare con un signore in rientro, con la sorella, dal Giappone. Arrivo a casa come un siluro per riabbracciare marito, figli e i miei tre labradoroni. Alla prossima.