Yucatan e Chapas in bus

Diario del viaggio in Yucatan – Chapas 30 agosto / 20 settembre 2001 30 agosto ’01 Ore 18.40. Esco dal Pignone e mando subito un SMS a Francesco: “Sono in ferie!!”. Anche l’ultimo giorno di lavoro è stato massacrante, direi fino agli ultimi 10 minuti. Arrivo a MILANO sotto il diluvio che sono le 11 e mezzo di notte. Francesco arriva con...
Scritto da: Giuseppe Stella
yucatan e chapas in bus
Partenza il: 30/08/2001
Ritorno il: 20/09/2001
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Diario del viaggio in Yucatan – Chapas 30 agosto / 20 settembre 2001 30 agosto ’01 Ore 18.40. Esco dal Pignone e mando subito un SMS a Francesco: “Sono in ferie!!”. Anche l’ultimo giorno di lavoro è stato massacrante, direi fino agli ultimi 10 minuti.

Arrivo a MILANO sotto il diluvio che sono le 11 e mezzo di notte. Francesco arriva con “solo” qualche secondo di ritardo (il “solo” è a beneficio di quelli che conoscono Francesco!!). A casa sua ci sono anche la Serena e altri due amici. Rimango quindi sveglio fino verso le due trovando anche il tempo per farmi la barba e iniziare e rasarmi i capelli. Peccato che a metà si esaurisce la batteria e io non ho portato il caricabatteria. Devo finire quindi con il tagliabarba di Francesco ripromettendomi di raffinare il lavoro appena arriverò in Messico. Lui deve terminare ancora di preparare lo zaino e alla fine va a dormire dopo le 3.

31 agosto ’01 Alle 6 siamo già in piedi. Francesco non ha sentito la sveglia e siamo quindi parecchio sul frenetico. Prendiamo un taxi Fiat Multipla fino a LINATE.

Mentre aspettiamo l’imbarco dopo aver fatto il check-in, ci viene a chiedere una informazione IRENE, una messicana di CANCUN che è stata un mese a MILANO da uno che la doveva sposare. Invece è qui!! E’ una bella mora di 28 anni che si fa guardare moltissimo, per i capelli e gli occhi, ma soprattutto per il seno (porterà credo una 5° misura abbondante). In compenso ha anche una bella panciona e un culone non indifferente. A me non ispira molta simpatia mentre Francesco sembra molto colpito, ma non credo dai suoi occhi. Anche lei è diretta a CANCUN per cui farà tutto il viaggio insieme a noi.

A LINATE sul volo con noi ci sono anche due VIP: Wanna Marchi e la figlia (pensa che fortuna!!!).

Il volo fino a MADRID è uno spettacolo. Attraversiamo le Alpi, la Provenza, una grande città portuale che potrebbe essere MARSIGLIA. Una vista stupenda.

Arriviamo a MADRID puntualissimi verso le 10 e 30. Il volo transoceanico per MIAMI ci dovrebbe essere verso le 12 e 30. Ostentiamo entrambi sicurezza e tranquillità. Nessuno di noi due guarda con attenzione ora di imbarco e GATE. Giriamo per i negozi e ci riposiamo su una panchina. Verso le 11 e 45 decidiamo che è il momento di avviarci all’imbarco. Siccome siamo dei forti, e abbiamo ancora molta sicurezza, entriamo per sbaglio nella zona degli arrivi. Realizziamo quasi subito che non c’è nessuna via “regolare” per ritornare alle “partenze” e siamo così costretti a scavalcare un cancellino e a salire delle scale in senso vietato. Guardiamo il tabellone: “Volo Madrid-Miami ultima chiamata ore 12 imbarco GATE B e qualcosa. Sono le 11 e 55 e siamo nella zona D. Cominciamo a correre come matti ma qui a MADRID ogni zona è lunghissima e all’inizio della zona C io sono già stanchissimo e a corto di fiato. Con la forza della disperazione diamo fondo alle ultime energie: il nostro GATE sembra un miraggio. Finalmente lo raggiungiamo ansimanti e sudati fradici dopo la corsa a rompicollo per i corridoi dell’aeroporto. Per fortuna il volo è stato ritardato di 20 min per attendere una coincidenza; in realtà il vero orario di imbarco era le 11 e 40, ma di questo ce ne rendiamo conto solo adesso!! Il nostro stato d’animo è denso di sensazioni diverse; ci sentiamo un po’ miracolati, eccitati, spossati, sudati.

Siamo nel mitico JUMBO (Boing 747 Iberia). E’ enorme ma i nostri posti sono veramente stretti (siamo sulla coda). Il volo sull’oceano Atlantico si è rivelato lunghissimo. Ho trovato così il tempo per realizzare uno dei sogni che ogni uomo vorrebbe vedere un giorno esaudito: cacare a 10700 m di quota.

Meravigliosa la vista dall’alto delle prime isole caraibiche e della città di MIAMI all’atterraggio.

Dopo una breve sosta siamo ripartiti per CANCUN dove siamo giunti alle 17 e 30 circa ora locale (mezzanotte e mezza ora italiana, 7 ore di fuso orario di differenza!). Irene ed una sua amica ci hanno portato in macchina alla stazione dei bus di CANCUN. Da lì ci siamo diretti subito verso PLAYA del CARMEN.

Siamo a dir poco distrutti, basta fare un rapido calcolo delle ore che abbiamo passato svegli (24 ore, per chi non ha voglia!). Prendiamo alloggio in un hotel lussuoso (600 pesos in due) ed andiamo a cercare qualcosa da mangiare. Cena mitica perché io praticamente mi addormento sul piatto mentre Francesco si sforza di non ridermi in faccia. In ogni caso lui sul Jumbo ha dormito almeno 4 ore mentre io si e no 1.

1 settembre ’01 Dopo una rapida colazione ed un veloce giretto di PLAYA del CARMEN – molto turistica ma devo dire altrettanto carina e con un mare da sogno – prendiamo il bus per TULUM.

Il baricentro della vita di PLAYA del CARMEN è praticamente a ridosso del mare. Addirittura un sacco di locali (ristoranti, bar, alberghi) sono raggiungibili direttamente dalla spiaggia; sabbia bianchissima, acqua turchese, palme e amache: sembra proprio di essere in un depliant turistico dei Carabi. Sembra impossibile ma si rischia a volte di confondere la realtà con il mondo virtuale della TV. Capita spesso di pensare: “proprio come si vede nel tale programma”, e subito dopo ci si sente dei perfetti idioti.

A TULUM ci aspettano le mitiche CABAÑAS ovvero delle specie di bungalows molto spartani spesso vuoti per appendervi la propria amaca oppure con al massimo un letto. Le più spartane hanno addirittura il pavimento di “sabbia”. La zona dove si trovano questi tipici campeggi di CABAÑAS viene detta zona “HOTELERA”. Sigh!! Ci dirigiamo verso quelle che la guida LonelyPlanet definisce “le più confortevoli”. Praticamente è una costruzione in muratura grezza ovvero senza alcun intonaco né mattonelle sul pavimento, con tetto di foglie di palma. Nella stanza solo due letti. In compenso tutte le CABAÑAS sono a pochi metri dal mare e dal nostro balcone si gode una vista meravigliosa.

La spiaggia di TULUM è la classica spiaggia caraibica da sogno con sabbia bianca e palme. Abbiamo passato tutta la parte più calda del giorno tra la sabbia e l’acqua celeste. Nel tratto di spiaggia che riuscivamo a vedere ci saranno state sì e no altre 20 persone. Mi faccio anche un pisolino all’ombra di una palma. Pranzo e cena al ristorante delle CABAÑAS “Santa Fè” dove c’è un po’ di gente, ovvero un po’ di ragazze all’apparenza tedesche o americane. Verso le 6 del pomeriggio ci siamo recati a TULUM Pueblo, cioè ne paesino vicino alla zona hotelera e lì ci siamo fatti rapare le teste da Valentina, una tipa alta + o – un metro e mezzo e 100 kg di peso. Ci ha messo addosso un lenzuolo tipo plastificato sudato da chissà quante altre persone prima di noi. Devo dire che mi sono schifato sufficientemente ma alla fine sono uscito con il mio mm di capelli. Francesco si è accontentato di 3 mm sopra e 2 di lato (comunque anche lui non li aveva mai portati così corti).

Dopo la cena il ritorno alla nostra cabaña, di notte lungo la spiaggia illuminata dalla luna piena è stato indimenticabile.

2 settembre ’01 E’ domenica ed in Messico i musei e le aree archeologiche sono gratuite. Di buon mattino ci rechiamo a visitare le rovine Maya di TULUM. Molto belle, soprattutto per la posizione su un bastione naturale di roccia a picco sul mare.

Il caldo è asfissiante anche se sono solo le otto del mattino.

Altro pranzo al ristorante “Santa Fe” e preparativi per la partenza. Per quanto riguarda il mangiare l’impatto è stato piuttosto duro. Il ristorante era veramente alla buona, posate bagnate buttate in una scodella, marmellata in un piatto con gli insetti che gli giravano intorno, sabbia per terra e sudore dappertutto. Ho temuto veramente che Montezuma volesse vendicarsi pure su di noi ma alla fine è andata bene. Nel pomeriggio siamo partiti alla volta di XCALAK.

Abbiamo viaggiato su un bus di 2° classe fino a LIMONES dove abbiamo atteso per quasi due ore l’arrivo della corriera da CHETUMAL per XCALAK sotto un caldo terribile. Ci allietavano (!!) un gruppo di bimbi pestiferi che si divertivano a fare lo scivolo sui nostri zaini.

Il bus per XCALAK è uno di quei bus che si vedono nei film americani degli anni ’60, con le freccione arancioni che sporgono dalla carrozzeria chiodata color alluminio.

Dopo un’oretta di viaggio relativamente rapido, imbocchiamo una strada sterrata, tortuosa, che costeggia il mare in cui l’autobus passa a mala pena strappando rami e foglie dagli alberi ai lati. Dato che mancheranno altri 50 km ci rendiamo conto che sarà lunghissima.

Come non bastasse a un certo punto troviamo addirittura un bus simile al nostro fermo in mezzo alla strada-sentiero che poi scopriamo aver finito la benzina.

Dopo una mezz’oretta buona ripartiamo. E’ quasi buio, siamo stanchi e nel frattempo il bus si è riempito di zanzare (“mosquitos”); passati pochi secondi già mi trovo addosso 5, 10, 20 punture d’insetto senza che io possa fare niente per difendermi perché intorno è tutto buio e noi non abbiamo l’AUTAN!! Più che zanzare sembrano delle vere e proprie mosche tanto sono grandi e l’unico vantaggio è che, a differenza delle nostre, si riescono a sentire mentre pinzano, anche se spesso è troppo tardi. Sul bus è tutto uno schiaffeggiarsi tentando di ucciderne qualcuna e a me “mi” prende un risolino isterico irrefrenabile in una situazione mista tra il grottesco e la disperazione.

Quando arriviamo a XCALAK sono circa le 20. Tre ore per circa 100 km. Nel paese non c’è corrente elettrica. Scendiamo dal bus nel buio pieno della notte insieme a due americani che erano gli unici due turisti oltre a noi.

Appena scesi subiamo un altro attacco micidiale da parte dei “mosquitos”. Non li riesco a vedere ma mi sento pungere dappertutto come un animale assaltato da un branco di PIRAÑA. L’adrenalina in circolo mi fa tremare come una foglia: mi sembra di vivere un incubo. Raggiungiamo di corsa l’hotel “Caracol” ma non c’è reception o qualcosa del genere; solo stanze. Dopo qualche esitazione bussiamo alla casa a fianco e finalmente una signora anziana ci fa entrare in una stanza spoglia al lume di una candela che a noi però fa l’eddetto di un rifugio antiaereo. Dentro miracolosamente sembra non ci siano zanzare. I due americani ci invitano ad andare con loro, ma noi tentenniamo per il timore di essere nuovamente assaliti.

Ci decidiamo a seguirli solo dopo esserci infilati pantaloni e maglie a manica lunga anche se fuori è caldissimo e l’umidità è molto alta. Pure i nostri amici americani sono pieni di punture nonostante l’uso del repellente, anche se meno di noi.

Il ristorante praticamente è una casa privata con alle pareti, oltre ai quadri, tarantole e pure un granchio sull’esterno della finestra. Veramente uno spettacolo!!! Incredibile ma ci sono pure due ragazze francesi. Mangiamo quello che c’è, cioè “tortillas” e “sopa” e alla fine torniamo a barricarci nella nostra stanza-rifugio per il meritato e agognato riposo.

3 settembre ’01 La mattina, quando esco, incontro uno dei due amici californiani che mi mostra uno scorpione che ha trovato nella sua stanza. E’ molto presto. Scopriremo più tardi che Richard e Aaron sono padre e figlio; si sono licenziati e sono partiti due mesi prima. Aaron mi spiega che si è alzato presto per vedere l’alba sull’Atlantico. E’ rimasto colpito dalla linea piatta che forma il mare con il sole all’orizzonte, perché sul Pacifico le onde alte la rendono sempre particolarmente irregolare.

Mi dice anche che ha notato come sulla spiaggia non ci siano zanzare grazie alla ventilazione. Dopo una colazione di gruppo decidiamo di andare a fare “SNORKELING” (osservare il fondale marino con maschera e boccaglio) sulla barriera corallina che da queste parti si trova a meno di 1 km dalla riva. Prendiamo un passaggio da una barca che ci lascia a ridosso della barriera e iniziamo la nostra piccola avventura. Qui a XCALAK c’è una specie di club fondato da americani per lo “SCUBA DIVING” e lo “SNORKELING”. Sono loro che ci hanno affittato l’attrezzatura. Abbiamo scambiato con loro anche due chiacchiere sul posto e sui pesci che vi si possono osservare. Alle 3 del pomeriggio ripartiamo con il mitico bus del giorno prima alla volta di CHETUMAL, dopo avere salutato Richard e Aaron. L’arrivo e la partenza del bus, da queste parti, sono gli unici avvenimenti della giornata, in quanto la strada termina nel paese e si può solo tornare indietro.

Sul bus con noi ci sono le due ragazze francesi che avevamo incontrato al ristorante la sera prima.

Purtroppo loro non si sono fermate a CHETUMAL ma hanno proseguito per TULUM. Ci hanno consigliato l’hotel “Maria Dolores” dove abbiamo preso una camera e abbiamo trascorso la notte.

4 settembre ’01 Giornata trascorsa a CHETUMAL, facendo qualche acquisto, ma la città ha veramente poco da offrire. La sera prima siamo stati vittima di un tentativo di raggiro: un signore nero con forte accento americano ci ha fermato all’ingresso di un supermercato parlandoci per diversi minuti; raccontava che era in grossi casini del tipo che sua moglie e le figlie erano rimaste ad Acapulco e che non aveva più soldi ecc. Ecc. A dire il vero era piuttosto convincente. Alla fine ci ha chiesto se gli pagavamo il biglietto del bus per Acapulco. Per fortuna non abbiamo abboccato. Francesco per primo ha annusato la fregatura, io invece ero perplesso, Oggi lo abbiamo rincontrato allo stesso supermarket, molto strano per uno che ha così tanti casini e la moglie ad Acapulco. In serata abbiamo preso il bus per PALENQUE per viaggiare di notte.

5 settembre ’01 Siamo arrivati a PALENQUE alle tre e mezzo di notte. Verso le sei abbiamo preso una camera di albergo (molto carina ed economica) e ci siamo recati alle rovine Maya su uno dei COMBI, vecchi pulmini VOLKSWAGEN, molto ganzi. Le rovine di PALENQUE sono stupende. Ci siamo anche avventurati per un sentiero in salita nella foresta tropicale seguendo una famiglia della Repubblica Ceca. Noi pensavamo che loro sapessero deve erano diretti, ma in realtà anche loro andavano a caso. Dopo una ventina di minuti di sudori, completamente fradici per il caldo e l’umidità spaventosa e cagandoci un po’ addosso per l’immensità della foresta, siamo tornati indietro. Dalla cima del tempio situato più in alto si gode una vista incredibile. Siamo rimasti appollaiati lassù per diversi minuti, a goderci lo spettacolo. Nel pomeriggio, dopo aver pranzato in un ristorante gestito da una coppia di gay (!!!), e dopo aver incontrato di nuovo due americane molto carine con cui già ci immaginavamo a cena, siamo andati 10 minuti a letto, ma quando ci siamo svegliati purtroppo era mezzanotte. La verità è che avevamo accumulato una stanchezza notevole sfiancati dalla notte precedente in cui avevamo dormito pochissimo, dalle salite e discese su e giù dai templi e nella foresta e con in aggiunta caldo e umidità a cui non siamo abituati.

Una volta resici conto dell’orario abbiamo deciso che la mattina seguente ci saremmo alzati alle 5 per beccare il tour organizzato in partenza alle 6 per BONAMPAK e YAXCHILIAN, due zone archeologiche Maya in mezzo alla foresta, al confine con il Guatemala.

6 settembre ’01 Partiamo per il tour su uno di quei VAN della CHEVROLET che si vedono nei film d’azione americani. Sembra incredibile ma ci entrano 15 persone. Insieme a noi c’è una coppia olandese. Prima ci fanno fermare in un ristorantino tipico per la colazione, poi visitiamo BONAMPAK dove sono state ritrovate delle pareti affrescate ancora in condizioni molto buone. Ma la parte + bella del viaggio è stata YAXCHILIAN. Per raggiungere questo luogo ci siamo fatti più di mezzora di lancia in mezzo a un fiume bellissimo sotto un cielo coperto che rendeva il tutto più affascinante. YAXCHILIAN si trova proprio in piena foresta tropicale. Faceva un caldo umido terribile e dopo un minuto eravamo completamente bagnati di sudore. Questa area archeologica è molto grande e secondo me è una delle più belle. C’è una zona dell’antica città in alto, raggiungibile dapprima con una lunga scalinata e poi per mezzo di un sentiero in salita nella foresta. Sopra di noi passavano continuamente delle piccole scimmie nere molto chiassose. Si sentivano anche dei rumori lontani ma molto forti tipo ruggiti. Probabilmente erano giaguari!!! Verso le tre e mezzo del pomeriggio dopo il viaggio di ritorno con la lancia, ci hanno portato in una capanna poverissima dove ci hanno portato da mangiare. Mai ristoro fu più apprezzato. Eravamo talmente distrutti e affamati che in pochi minuti, in totale silenzio avevamo divorato tutto. Siamo tornati a PALENQUE che erano le 7 di sera. Sul pulmino di ritorno abbiamo conosciuto una coppia, lui spagnolo che vive in Messico (a VILLAHERMOSA), lei Claire, di Londra che spesso è a Firenze per lavoro. Abbiamo cenato e passato un po’ di tempo con loro, prima di crollare nel nostro letto.

7 settembre ’01 Sveglia come quasi sempre prima delle 7. Dalla finestra aperta entrano con violenza le voci della strada. Gli autisti dei “Combi” urlano le mete dei loro tour: “RUINAS”, “PLAYAS”. Probabilmente quelle che loro chiamano PLAYAS sono le tre famose località in cui i corsi d’acqua della zona formano laghi e cascate ovvero AGUA AZUL, MISOL-HA e AGUA CLARA.

Dopo aver ritirato i panni dalla lavanderia abbiamo preso l’autobus per SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS. E’ proprio sul bus che ho iniziato a scrivere queste note. Dopo solo due minuti però, mi sono reso conto che c’era qualcosa che non andava in me. Mi sentivo fortissima addosso una sensazione di nausea e di vertigine. Ho capito quasi subito che il problema era la strada tortuosa e la guida stile pilota di rallye dell’autista. Se non smettevo immediatamente di scrivere avrei vomitato sicuramente. In pratica dopo soli dieci minuti dalla partenza era già chiaro che il viaggio (durata prevista 5 ore) sarebbe stato un incubo. Infatti per una buona mezzora ho cercato solo di star buono e calmo, concentrato nel tentativo di non vomitare mentre il bus continuava a superare auto e camion a tutto spiano, una curva dopo l’altra. A bordo silenzio totale. Si sentiva solo un neonato dietro di me che piangeva e si disperava in mezzo a un odore stomachevole che in breve ha condannato anche i suoi genitori a star malissimo. INCUBO!!! Finalmente con 1 ora di anticipo sull’orario previsto (chissà come mai!!!) arriviamo a SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS.

Il panorama del CHAPAS è meraviglioso. Il clima piovoso lo rende se possibile ancora più affascinante. Sembra di essere a migliaia di km dallo Yucatan dove siamo stati fino a poche ore prima.

Sul bus abbiamo conosciuto Alessandro e Simone, due ragazzi romani molto simpatici con i quali abbiamo preso la camera dell’ostello. Loro viaggeranno fino alla fine di ottobre (beati loro!!).

SAN CRISTÒBAL (notare dove cade l’accento perché lo pronuncio sempre male) è veramente carina. La gente è molto diversa da quella che abbiamo visto fino ad adesso. Hanno proprio i tratti somatici tipici degli INDIOS.

Serata con cena “COMIDA CORRIDA” (un particolare modo di cenare dei messicani molto rapido ed economico) per soli 15 pesos e prima uscita notturna.

Beccate due israeliane (Francesco e Alessandro) mentre io ho fatto due chiacchiere con Rossana, una ragazza 22enne di TUXTLA GUTIERREZ.

8 settembre ’01 Dopo aver cambiato ostello, siamo andati a SAN JUAN CHAMULA con il taxi. Il paesino è a soli 10 km da SAN CRISTOBAL. Appena arriviamo nella piazza del paese veniamo assaltati da un’orda di ragazzine questuanti da cui è difficile liberarsi. Una in particolare mi ha marcato stretto per tutto il tempo fino a che io non le ho comprato un braccialetto per due pesos e mezzo. L’impatto con la piazza è decisamente forte: una specie di mercato all’aperto con gente che vende prodotti molto poveri ma coloratissimi. Davanti a noi la chiesa: bellissima e decorata con i colori tipici del paese; la fama che l’accompagna ci mette addosso una grande curiosità di entrare. All’interno migliaia (nel vero senso della parola) di candele disposte per terra in file ordinate dai fedeli. Sul pavimento moltissima erba (aghi di pino usati per inginocchiarvisi sopra), buio, nenie, voci e lamenti: è difficile spiegare le sensazioni che ho provato in quel momento ma sicuramente vedere tanta povera gente in quell’ambiente sacro e profano allo stesso tempo è un pugno allo stomaco per noi occidentali. Più avanti le famose bottiglie di Coca Cola (ma anche Fanta, Pepsi, birra, ecc.) disposte in fila come candele. Tra di esse anche alcuni polli morti. Roba da brividi. Siamo rimasti in chiesa per un’oretta dato che fuori diluviava nell’attesa di assistere a qualche rito “scarificale” come riportato nella guida. Alla fine siamo stati ricompensati: è difficile dimenticare il collo del povero pennuto allungato in avanti sopra le candele accese. La fine del rito coincide con la bevuta delle bevande e la morte dell’animale. La Coca Cola viene aspersa come fosse “acqua santa”; la gente del posto crede che i rutti aiutino a liberarsi degli spiriti maligni che si hanno dentro!! Lasciata questa località siamo andati a visitare ZINACANTAN, un altro caratteristico villaggio sulle montagne, molto bello. Abbiamo assistito ad una processione religiosa anche se la pioggia non ci ha più dato tregua. Nel frattempo Alessandro era ritornato da solo a SAN CRISTOBAL per prepararsi “spiritualmente” all’incontro galante della sera con Daniela, una delle israeliane conosciute il giorno prima (per me la più carina)!!! Serata discotecara piuttosto divertente. Conosciute due tedeschine molto carine e Laura, 18enne messicana che mi piaceva da morire, di TUXTLA GUTIERREZ. Mi sentivo un po’ vecchio anche se le ho lasciato intendere che avevo 25 anni (ci avrà creduto?). Il locale era “Las Velas”: parecchio ganzo. A letto alle 2 e mezzo. Il meteo pessimo ci ha impedito di andare a vedere il CAÑON SUMIDERO, dove dicono sia possibile anche vedere i coccodrilli. Peccato! 9 settembre ’01 Oggi nella tarde ci separiamo. E’ stata una bella esperienza sentirti scorreggiare tutta la notte ed avere delle dritte per entrare nel triste mondo del lavoro.

Non ti preoccupare, non ti faremo sentire la nostra mancanza, perché ti manderemo delle e-mail così potrai rosicare allegramente mentre lavori.

Spero sinceramente che in Italia potremo incontrarci di nuovo per continuare il cazzeggio interrotto troppo presto.

Ti lascio la mia e-mail: mascolosimone@yahoo.It Tanti saluti ingegnere Simone

Tanti sono i toscani che abbiamo incontrato in queste tre settimane in Messico: aho! ma c’hanno davero li sordoni! Quello toscano è un popolo positivo, e devo dire che il DOTT. Francesco e l’ING. Beppe non si sono rivelati assolutamente da meno, anzi! Purttroppo proprio oggi, 9-9-2001 le nostre strade, almeno qui in Messico, si separano; per noi ci sono ancora una 40ina di giorni di vacanza, mentre i suddetti signorini a quel dì staranno a rompese er culo in ufficio; ma noi provvederemo a farli sentire ancora in Messico almeno fino al 25 ott. (anche se rosicheranno un po’).

Esperamos podemos encontrarse una vez mas en Italia, para pasar muchos dias agradables. Esta es mi e-mail cemmax@inwind.It Alessandro

Oggi giornatina in giro per SAN CRISTOBAL con Simone e Alessandro. Ci è dispiaciuto tantissimo separarci. Loro però hanno “ancora 40 giorni” di ferie. Ancora pioggia.

Alle 7 della “tarde” preso il bus per CAMPECHE. Mio abbigliamento durante il viaggio: · Calzini pesi · Jeans · Maglietta + polo manica lunga · Maglia di cotone · Cappello in testa · Key Way sulle gambe Freddo lo stesso.

Il ritorno SAN CRISTOBAL – PALENQUE si è rivelato meno drammatico grazie ad un autista + tranquillo anche se nel finale, nebbia, pioggia, buio e curve a strapiombo mettevano comunque una bella strizza addosso.

10 settembre ’01 Recuperata una camera in un hotel supersquallido a CAMPECHE. Penso fosse una prigione o qualcosa del genere. Sta albeggiando e la città sembra molto affascinante. La nostra finestra dà sulla piazza “PARQUE PRINCIPAL” con la cattedrale sullo sfondo. Nel bagno abbiamo ucciso una scarafaggio enorme… Alle 7 abbiamo preso l’autobus per EDZNA. E’ uno di quei bus di 2° classe veramente spettacolari, probabilmente reduce dagli anni ’60 americani. Assomiglia molto a quello che avevamo preso da/per XCALAK, anche se lì al ritorno la musica di Bob Marley in sottofondo aveva reso l’atmosfera ancora più caraibica.

Oltre a noi c’è solo un altro turista, il resto sono tutti messicani. Una cosa che mi fa impazzire dei messicani è che appena il bus parte, dopo 2 minuti ti giri e stanno già dormendo tutti. La siesta? Boh!! Francesco sembra aver appreso le abitudini del luogo in fretta: dorme come un bambino.

L’area archeologica di EDZNA è una delle più belle. L’abbiamo visitata completamente da soli. Il tempio “dei 5 piani” (il più bello e il più importante) ci ha messo i brividi addosso, sia per la vista mozzafiato che si gode dalla cima sulla foresta circostante, sia per la vertiginosa scalata che abbiamo affrontato con l’aiuto di una fune di sicurezza a cui è possibile aggrapparsi.

“Desayunos” (colazione) alle 11 a CAMPECHE (ci sentivamo male dalla fame).

Giretto della cittadina sotto un caldo incredibile (+32°C, 79 % umidità). Sosta internet con mail ai nostri amici romani.

Ora che loro non sono più con noi stiamo ricominciando a concederci qualche vizio in più.

Infatti in serata abbiamo cenato al ristorante “Campeche”, accanto all’hotel omonimo dove abbiamo la stanza. Ci siamo concessi una bella cenettina con il piatto tipico campechano “Pan de Cazon”, squalo di piccola taglia con salsa piccante e tortillas. Vinello bianco, dolce e a nanna. CAMPECHE di notte ci è apparsa deserta, ma molto affascinate. Purtroppo il lunedì non ci ha messo in condizione di sperimentare le esperienze provate da Simone e Alessandro. Ci hanno raccontato che sono andati in una discoteca di CAMPECHE di venerdi sera e si sono sentiti un po’ come attori americani, assaliti e adorati dalle ragazze presenti.

11 settembre ’01 Viaggio verso MERIDA con bus ADO. Mi ero dimenticato che questa compagnia tiene la temperatura all’interno a valori glaciali. Ho sofferto per due ore e mezza un freddo insopportabile. Arriviamo a MERIDA mentre arrivano confuse notizie incredibili e terribili dagli Stati Uniti. Siamo piuttosto frastornati e sbigottiti. I TG sono in spagnolo: speriamo di aver capito male ma le immagini sono inequivocabili.

Dopo aver lasciato i nostri bagagli all’hotel LAS MONJAS (bellino ed economico) abbiamo preso il bus per UXMAL. Abbiamo trovato splendide anche queste rovine anche se le abbiamo visitate nelle ore più calde, (dalle 13 in poi). Molti italiani. Abbiamo avuto una piacevolissima conversazione in un lingua mista anglo-spagnolo-portoghese-italiano con un archeologo locale e con una coppia lui brasiliano lei americana che avevamo incontrato il giorno prima a EDZNA. Al ritorno per MERIDA i due ci hanno dato uno strappo con la macchina che avevano preso a noleggio fino al nostro hotel dove hanno preso una camera pure loro. Ci apprestiamo ad uscire a visitare MERIDA ed avere notizie sul casino negli USA.

La città è molto bella ma pure molto turistica. Ci sono molti messicani che parlano italiano e tentano di attaccare discorso. Uno di questi, Alejandro, ci porta notizie catastrofiche dagli USA.

Riusciamo comunque a non farci coinvolgere molto, ma è dura.

12 settembre ’01 Viaggio a CELESTUN. Abbiamo perso per 1 minuto il bus delle 9 perché avevamo indicazioni sbagliate sulla fermata.

Mentre sono sull’autobus torno a pensare alle notizie di ieri. Sono molto preoccupato. Penso ai 20 mila morti che dicono esserci stati e al fatto che tra meno di una settimana dovrò prendere anch’io un aereo che mi riporti dagli USA in Europa.

CELESTUN è un paesino incantevole, ancora incontaminato. Spiaggia bianca, ristoranti rustici affacciati direttamente sul mare, barche di pescatori.

Formato un gruppetto di 8 persone (oltre a noi 3 coppie di belgi e olandesi) partiamo per un escursione in barca alla riserva naturale. Ci sono molte cose da vedere: una foresta pietrificata, un tunnel di mangrovie sotto al quale passiamo con la nostra barchetta, una fonte di acqua dolce in mezzo alla laguna marina (ojo de agua). Ma soprattutto uccelli: cormorani, pellicani, aquile, gabbiani e dulcis in fundo gruppi di fenicotteri. Migliaia di fenicotteri. Bellissimi.

Nonostante una calma apparente però, tra noi e i nostri compagni di viaggio si sente a pelle una inquietudine di fondo terribile. E’ difficile rifiutarsi di pensare.

Abbiamo mangiato il pesce fresco alle 4 della “tarde” in uno dei ristorantini affacciati sul mare dal caratteristico pavimento “di sabbia”. Pranzo buonissimo spendendo poco (“filete de pescado al mojo de ajo” e “ mariscos a la mexicana” più bevande varie per 145 pesos, circa 40000 £).

Francesco è rimasto un’altra ora sul mare a meditare, io mi sono avviato verso MERIDA, preparandomi spiritualmente alle due ore e passa di viaggio in bus di 2° classe.

Dopo le 10 siamo andati a bere una birrettina con la coppia che ci aveva dato il passaggio da UXMAL il giorno prima. Lui insegna storia dell’arte in una Università californiana ma è originario di Rio de Janeiro. Lei è americana, simpatica e socievole, una mezza artista. Verso le 11.30 ci congediamo dai nostri due amici e ci avviamo a testare la vita notturna di MERIDA.

Nella prima discoteca, appena entrati ci sentiamo squadrati da tutte le ragazze presenti forse per i nostri bermuda, ma in ogni caso è una sensazione nuova che ci inorgoglisce ma personalmente mi mette anche in imbarazzo. Non ci sono molte tipe carine ed in ogni caso il posto è un po’ troppo snob. Alla fine dopo aver visitato un altro paio di locali deserti, alle 2 decidiamo di andare a nanna.

13 settembre ’01 Giornata dedicata alla visita di MERIDA ad agli acquisti. Molto carina la zona del mercato, (mi ha ricordato un po’ le KASBAH islamiche o la VUCCIRIA di PALERMO) e maestosa la cattedrale in cui sono esposte delle foto che ritraggono il Papa in visita apostolica all’interno della stessa chiesa.

Incontriamo un ragazzo messicano che ci convince a comprare una AMACA. Ci riesce a motivare molto bene narrandoci di fantomatiche attività che vi si possono compiere. Oramai anche qui sanno che basta usare i tasti giusti per convincere un italiano a fare quello che si vuole…E noi non siamo sfuggiti alla regola.

Decidiamo di pernottare a PISTÈ, il paesino nei pressi di CHICHEN ITZA, per essere poi la mattina presto alle rovine, dato il caldo asfissiante che si preannuncia.

Nella nostra “posada” possiamo persino fare un bagno nella piscina dell’albergo a fianco. Dopo ceniamo in un ristorantino tipico dove conosciamo due ragazze francesi, di cui una niente male, Marie, e una ingegnere, Stephanie. Ovviamente era superfluo specificare quale fosse quella carina! Marie, che ci ha detto possedere altri sette nomi, è fuori dalla Francia da 4 mesi e conta di vivere in questa zona per più di un anno lavorando saltuariamente e godendosi la vita. Sigh!! 14 settembre ’01 Dopo una lunga colazione con Marie, – nessuno veniva a riscuotere la “cuenta” – alle 9.30 ci rechiamo alla zona archeologica di CHICHEN ITZA con i soldi contati perché il bancomat del paese è fuori servizio. Questa è l’area più estesa e con i monumenti più importanti tra tutte quelle che abbiamo visitato, ma forse manca un po’ di atmosfera, data la presenza esagerata di gruppi di turisti multicolore e data la babele di linguaggi che si possono ascoltare. Alle 12.30, dopo un ultimo bagnetto in piscina, partiamo per la prossima tappa: VALLADOLID.

Siamo arrivati a VALLADOLID totalmente assetati, affamati e senza una lira (o meglio un pesos!). Dopo aver prelevato un po’ di contante, ci siamo sistemati in hotel (con piscina, se così la si può chiamare) e abbiamo mangiato il “Pan de Cazon” in un ristorante molto carino sulla piazza principale.

Subito dopo siamo andati a vedere il CENOTE di X’KAKAH. È stata una delle esperienze più interessanti. I cenote sono grossi serbatoi naturali di acqua che si trovano in abbondanza in questa zona del Messico; alcuni assomigliano a grosse cisterne d



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