Yellowstone e i parchi del West
06.06.14
Finalmente si parte, col treno da Cuneo e con l’aereo da Milano. Arrivo a New York e scalo per Las Vegas. Il primo aereo era gnun sens…una tele per poltrona, touch, con giochi, film ecc… Mangiato benissimo! Compagnia Delta. Il secondo, della stessa compagnia, decisamente più scarso… il viaggio è stato di circa 5 ore, ma eterno!
Indice dei contenuti
Primo intoppo: i bagagli… paghiamo 70 euro di multa xche ne abbiamo uno in più.
In questo viaggio saremo accompagnati dalla Toyota Prius, super….troppo tecnologica. Essendo della famiglia d’ora in poi la chiameremo semplicemente Prius.
Secondo intoppo: non riusciamo a far partire Prius.
L’albergo, il circus circus è appena fuori dal centro di Las vegas, bello, enorme…come tutto qui! La nostra camera ha il bagno grande quanto la stanza di Vernante. Siamo al trentatreesimo piano.
Le parole d’ordine in questa città sono casinò e boutique. Una roba esagerata, fuori dai nostri gusti… La cosa più suggestiva è senz’altro stata lo spettacolo delle fontane danzanti a ritmo di Boccelli e Pavarotti davanti al Bellagio. E possiamo aggiungere la coppa double chocolate con panna che Lalla si è mangiata per cena al Caesar Palace! E le donzelle seminude che Mauri adocchiava ovunque! Domani partiamo alla volta dei parchi….e non vediamo l’ora!
Ah…terzo intoppo: il caldo! è senza senso… stiamo invidiando chi da noi fa il fieno in questi gg!
07/06/14
Raggiungiamo nel pomeriggio il Grand Canyon N.P. e per prima cosa cerchiamo un posto per dormire: ovunque c’è scritto che in estate trovare posti disponibili nei campeggi vicino al parco è difficile… facciamo cmq un giro al Ten-x, appena prima di Tusayan, a 3 o 4 km dall’ingresso del parco. Sorpresa…qui funziona tutto self-service: se trovi una piazzola senza il biglietto della prenotazione nell’apposita buca è libero, quindi metti in una busta i soldi necessari per le notti che vuoi fermarti e la infili in una cassetta all’ingresso del campeggio. 10 dollari per notte, ogni piazzola ha il suo barbecue, panca e tavolo, area x sosta auto o camper, nei pressi c’è una fonte d’acqua e i bagni (composti da un semplice buco). Non ci sono docce, ma per due giorni che la possiamo cavare! Al primo giro è tutto occupato….poi x caso e x fortuna troviamo una piazzola disponibile e prenotiamo due notti. Si è rivelata la scelta giusta, vicina e comoda a tutto.
Andiamo immediatamente al parco, vogliamo vedere questi canyon! L’organizzazione è perfetta, puoi parcheggiare l’auto al centro visitatori e prendere una navetta gratuita che gira in tutti i punti panoramici interessanti. Puoi percorrere lo stesso tratto anche a piedi, su un apposito sentiero, o in bicicletta (ma non dappertutto). Dedichiamo il pomeriggio alla parte ad ovest del centro visitatori e non c’è che da rimanere a bocca aperta: ogni punto nasconde delle sorprese…può sembrare che sia tutto uguale, ma non è così, per niente! Profondità, larghezza, colori, striature del canyon sono indescrivibili! E poi è pazzesco come da un pianoro (altro oltre 2000 m) ad un certo punto, improvvisamente, si apra questo baratro con il Colorado in fondo… visibile solo in certi punti. Ci godiamo il tramonto, anche se comincia a fare un freddo becco! Di giorno ci sono 35, 36 gradi, tant’è che sconsigliano gite particolarmente impegnative a meno che si sia davvero attrezzati e fisicamente preparati, ma appena passa il sole l’altitudine si fa sentire!
I nostri programmi si fanno friggere…perchè appena dopo il tramonto il buio ci sorprende….cavoli! Noi abbiamo ancora da preparare la tenda e mangiare cena! Come si suol dire….hai voluto la bici? Montare la tenda al buio non è stato facile, preparare la pasta nemmeno, ma abbiamo fatto tutto! anche lavato i piatti. Solo alcuni intoppi: dopo un’ora di sonno ci ha colpiti il freddo, ma si rimedia. E alle 2 di notte ci svegliamo per terra…il materasso ha un buco! Mauri lo trova…e lo rattoppiamo con un cicles masticato!! E si è rivelato un perfetto rimedio.
08/06
Oggi ci dedichiamo alla parte ad est del centro visitatori, lungo la Desert View Rd. Anche qui ogni punto panoramico è uno spettacolo, in particolare rimaniamo senza parole allo Shoshone Point. Non è segnalato, l’abbiamo scoperto grazie alla guida della Lonely planet: si parcheggia vicino alla strada e si cammina circa un km su una strada sterrata chiusa alle auto. La aprono solo nel caso di cerimonie private, come d’altra parte è successo proprio oggi! Al punto panoramico ci sono gli sposi che si fanno le foto: abbiamo fatto appena in tempo a goderci questo spettacolo della natura, poi avrebbero chiuso ai turisti per almeno mezz’ora, tempo del matrimonio, celebrato su un tavolino proprio a picco sul canyon. Che roba!
Proseguiamo il nostro tour dopo una buona pasta consumata ad un’area pic nic e finiamo per goderci il tramonto al Lipan Point, un altro davvero spettacolare. Questa volta ci mangiamo due panini, così quando torniamo alla tenda saremo già sazi. E abbiamo fatto bene!
Tra l’altro Mauri ha voluto comprare una borsa frigo di polistirolo, che vendono in ogni supermercato insieme a sacchi di ghiaccio già ready. In effetti è stato un ottimo acquisto, per mantenere latte, condimenti, frutta, verdura, acqua.
09/06
Per iniziare al meglio la giornata ci siamo concessi un volo in elicottero sul grand canyon… 199 $ a testa, ma sono davvero ben spesi! Il tour si dimostra una roba incredibile.
Così lasciamo pienamente soddisfatti questo N.P. alla volta di Page, dopo aver dato una gonfiatina alle gomme e fatto il pieno. Qui la benzina costa meno del diesel, circa 3,70 $ al gallone, quindi circa 0,80 € al litro (da evitare la zona dei parchi, dove è decisamente più cara). Tra l’altro funziona in modo particolare perchè vai dal tipo, gli dai un tot di soldi, metti benzina e poi vai a prendere il resto alla cassa.
Per strada diversi punti panoramici ci permettono di sgranchire gambe e occhi.
Page non è niente di che, vive grazie al turismo ed è valida per la sua posizione strategica vicino all’Antilope Canyon e Horseshoe Band.
Andiamo diretti a questa seconda attrazione, che merita un 10 e lode. Una lingua di terra per lo più rossa attorno alla quale il Colorado disegna un ferro di cavallo, ovviamente visto dal ciglio del canyon alto (a parere nostro) almeno un centinaio di metri.
Poi pensiamo di andare a visitare il Vermillion Cliff, ma raggiunta la stazione dei permessi ci accorgiamo che è già chiusa. In compenso facciamo una passeggiata che si rivela entusiasmante e raggiungiamo delle specie di Ciciu del Villar dalle sfumature rosse, bianche, gialle… bellissimo!
Mangiamo il nostro bel piatto di pasta, ma stavolta seduti al tavolo di una mega stanza d’hotel a Page, il Travelodge (una notte circa 130 dollari con la colazione), dopo un bagno davvero rigenerante.
10/06
All’Antilope Canyon è consigliata tra le 11 a.m. e le 13, perchè il sole penetra nel canyon e crea dei colori affascinanti: quella però è anche l’ora più affollata e ci sballerebbe la giornata… Quindi andiamo alle 8.30 ed è andata benissimo comunque: più tranquillo e soprattutto meraviglioso anche senza i raggi diretti del sole. La guida è stata poco simpatica con me e Mauri solo perchè non capiamo bene l’inglese e perchè avevamo la tendenza a rimanere un po’ indietro….e vabè!
Dopo una capiente spesa in un supermercato grosso come Vernante, partiamo per la Monument Valley e ci fermiamo per strada solo per mangiarci un’insalata di pomodori e tacchino a fette.
La strada che attraversa la riserva è sconnessa e soprattutto sabbiosa….ma noi, sicuri delle potenzialità della super Toyota Prius ibrida, decidiamo di affrontarla. Fin da subito iniziano imponenti monoliti che si ergono verso il cielo….alcuni sono enormi!! La terra è rossissima, la nostra Prius cambia del tutto colore e diventa tipo la Dodge che si è piantata e che ha completamente bloccato il traffico. Forse comunque è andata bene così, perchè se non si piantavano loro nel 90 % dei casi sarebbe capitato a noi! La visita dura un paio d’ore, al pic dal sul, con 96 gradi Farenheit, nonchè circa 37° C.
Dopo una foto per i “Vernantini si nasce” lasciamo il parco consapevoli del fatto che appaga più la vista da lontano che non da vicino…in pagella merita comunque un 8 per maurizio e un 7 per Lalla. Per avvicinarci alle attrazioni di domani raggiungiamo Moab e ci sistemiamo per la notte al Desert Inn, un hotel semplice ma con tutto il necessario. Costa 150 $ per due notti.
Qui la colazione non è quasi mai inclusa, ma in camera ovunque ci sono frigo, forno microonde e macchinetta per il caffè americano; in più tutte le strutture mettono a disposizione la macchina del ghiaccio, perfetta per la borsa frigo.
Moab è la prima cittadina che incontriamo con una specie di centro, anche se molto più o meno… Ci sono un’infinità di supermercati a dir poco enormi, che all’Auchan gliene fanno un baffo. Ci facciamo un Margarita strauberry e poi la solita pasta comodamente seduti al tavolo della stanza, rigorosamente dotata di un bagno grande come il nostro soggiorno; tant’è che proprio in bagno abbiamo provato a rattoppare il materassino… Gonfia gonfia e comincia con il nastro “Gorilla” che avrebbe dovuto fare miracoli: mettine uno strato, mettine due, mettine tre, al quindicesimo abbiamo deciso di provare a sollecitare il materasso con un piccolo peso. Il nastro non è servito a nulla. Dobbiamo per forza prendere la sofferta decisione di abbandanarlo.
Maurizio decide che domani sera farà una sfida personale man vs food e prima ancora si berrà 4 mojiti. Vedremo…
11/06
La giornata di oggi si prevede tosta e intensa.
La prima tappa è al Canyonlands NP, che nasconde scorci entusiasmanti in ogni angolo.
E’ diviso in tre regioni, noi visitiamo l’Island in the ski, con un paio di trail, tra cui uno un po’ più lungo, ma bellissimo al Grandview Point ed un altro ad un arco di pietra magnifico dietro il quale c’è uno strapiombo di almeno 200 m.
Ci sarebbe stata la possibilità, con un 4 x 4, di percorrere una strada sul ciglio del canyon, quindi 400 m sotto il plateau dove eravamo noi, ma, anche avessimo avuto la macchina adatta, sarebbe stato un tour troppo lungo (100 miglia).
Lasciamo leggermente più tardi del previsto il parco per raggiungere l’Horse Died State Park. Il nome lascia un po’ a desiderare, ma nonostante sia molto veloce da visitare, ha un paio di punti strategici mozzafiato: si vedono il canyon e alcune anse del Colorado un km al di sotto. Degli strapiombi gnun sens!
Prossima tappa: Arches National Park.
Partiamo convinti di camminare poco o niente xché sulla guida avevamo letto che si gira comodamente in macchina: in realtà ci sono diversi trail da fare e decidiamo di intraprendere il primo al Delicate Arch. Cavoli…che tirata! Per fortuna è nuvoloso e il sole non ci cuoce… Rimaniamo esterrefatti di fronte a tanta straordinarietà. Non ci sono altre parole.
Purtroppo non ci rimane il tempo di affrontare gli altri sentieri, quindi vediamo ancora la Belanced Rock (che ci fa troppo pensare alle pietre che cadevano su Willy coyote quando inseguiva Bit Bit) e alcuni archi concentrati nella Windows area. Sono imponenti, enormi, fanno impressione se visti da sotto e, ora che il cielo si è di nuovo schiarito, è fantastico il contrasto di colore tra il blu ed il rosso della pietra, visto che il sole sta per tramontare.
Ci si regala un tramonto da cartolina, con colori fantastici e la luna piena dall’altra parte, proprio sopra agli archi di South Windows e North Windows che rende tutto ancora più magico.
Pensiamo a chi si sta godendo uno spettacolo del genere dal Delicate Arch…e tornando indietro incontriamo ancora parecchia gente che entra nel parco…chissà, magari per fotografare il chiar di luna.
Altro che mojito e sfida con il cibo…….mauri crolla dopo una veloce cena fai da te in camera e, come al solito dall’inizio delle ferie, mi lascia “a bocca asciutta”
12/06
Visto che ieri non siamo riusciti a raggiungere il Landscape Arch, che è il più largo e tra i più famosi, decidiamo di alzarci presto e tornare al parco per un ultimo tour.
Anche il trail di oggi non è stato una semplice passeggiata…vediamo il Landscape (e facciamo la tipica foto dei Vernantini), proseguiamo al Navajo Arch e al Double 0 Arch, ma non ci rimane il tempo di vederne alcuni altri che avevamo tralasciato…
Torniamo in hotel, una rinfrescatina, caricamento della macchina, spesa e ripartenza per il Bryce Canyon.
Il viaggio è lungo, ma tutto si fa…
La cosa pazzesca è stata passare dai paesaggi marroni, rossi, grigi a cui ormai ci eravamo abituati ad un’immensa vallata verde intensa, con cavalli, mucche soprattutto nere lasciate libere e, cosa ancor più strana, corsi d’acqua e piccoli laghi che rendono tutto un po’ più simile all’ambiente di casa nostra. Tra l’altro abbiamo attraversato piccoli paesi interessanti, con le tipiche case americane, a volte in legno, a volte in mattoni, quasi tutte con il classico garage doppio a fianco dell’abitazione e il canestro in mezzo ai due basculanti. Poi è pieno di case che sembrerebbero abbandonate, proprio come quella di Pippi Calzelunghe!
Poco prima del Bryce Canyon attraversiamo il Red Canyon, con guglie e sabbia rosse che più rosse non si può!, ma non ci soffermiamo xche vogliamo trovare una sistemazione per la notte. Lo vedremo forse meglio al ritorno.
Abbiamo trovato posto per la tenda al Sunset Campground, direttamente all’interno del parco, che funziona per ordine di arrivo. Le piazzole sono spaziose e ci sono bagni completi vicini, senza docce.
Montata la tenda facciamo subito un tour dei vari punti di osservazione segnalati sulla mappa che, come in ogni parco, consegnano all’ingresso del parco. Sono perfette, c’è tutto ben specificato. Anche qui c’è un servizio di navetta gratuito, ma per questioni di tempo ristretto decidiamo di non usarlo.
Rimaniamo un’altra volta stupefatti: il Bryce Canyon è bellissimo: un insieme di guglie che assomigliano a colate di fango, con colori dal rosso al bianco che risaltano tantissimo. Le chiamano hoodoos, i camini delle fate. Ci studiamo anche un tour per domani e già che ci siamo per stanotte, visto che ci sarà la luna piena.
Per la prima volta dall’inizio della nostra vacanza decidiamo di andare a mangiare fuori: seguiamo il consiglio della Lonely Planet e andiamo da Pines Restaurant, a Bryce City, poco prima dell’ingresso del parco.
Mangiamo e beviamo tipico americano: birra, un bicchiere di vino bianco Lily Rose, carne con contorni, peach pie e super banana&mirtilli pie. Paghiamo circa 65 $.
Con la pancia super gonfia facciamo una salutare passeggiata al chiar di luna partendo dal Sunrise Point e immergendoci nel canyon ci rendiamo conto che i colori risaltano come fosse giorno. Incontriamo diversa gente con la nostra stessa idea…tra cui una famiglia di mamma con in braccio un bimbo piccolo, papà con una bimba a spalle e un’altra sulla schiena, due altre bimbe che li seguivano. Come tante altre famiglie……in giro per il mondo sono tutti matti!!
13/06
Solita colazione, smontiamo la tenda e partiamo decisi per il nostro tour all’interno dell’Anphitheatre del Bryce Canyon.
Un bel giro, tra i più impegnativi, che parte dal Sunset Point, scende nel punto più basso e risale sull’altro lato. Il sentiero è bello, passa in punti strategici e bellissimi, su ogni cucuzzolo ci sarebbero da fare mille fotografie. Dal basso non riusciamo a far risaltare l’altezza delle torri che ci circondano. Noi non ne incontriamo, ma in questo sentiero possono passare anche i cavalli.
Torniamo alla base appena per l’ora di pranzo: oggi super panini con rostbeef, pomodoro e philadelphia.
Partiamo subito alla volta dello Zion Canyon, facendo un paio di telefonate a casa visto che oggi non abbiamo avuto l’occasione di inviare mail.
Il viaggio è stato interessante perchè da un certo punto in avanti il paesaggio è cambiato completamente dando spazio ad ampie vallate, verdissime, con tanta acqua, torrenti e laghetti, mandrie di mucche e di cavalli (e addirittura bisonti, ma li ha visti solo Mauri, Lalla era in un momento di trance…). Attraversiamo dei paesini dove non si può fare a meno di guardare le case, alcune carine altre fatiscenti….e ci fermiamo a fare la spesa da Terry’s, il negozietto “tutto avere” della “città”!
Non impieghiamo molto ad arrivare all’ingresso dello Zion Canyon, entrata est. Come prima cosa proviamo a cercare un posto per la tenda negli unici campeggi del parco, vicini all’ingresso Sud: questa volta non ci va bene, sono occupati tutti, anche quello “di lusso” a Springdale. Quindi torniamo ad est (tra un ingresso e l’altro ci sono 12 miglia) e ci sistemiamo al RV Zion Campground: facciamo la cosa giusta perchè qui, a differenza degli altri campeggi, ci sono docce, bagni completi, lavanderia e il bar che al mattino offre ai clienti del campeggio the e caffè. E un servizio wi-fi che però non funziona… Tolto questo è tutto perfetto.
C’è un vento che porta via ma ci aggiustiamo: classica pasta x cena, tenda ben montata, biancheria stesa in modo che non volasse via nulla e dormiamo alla grande!
14/06
La giornata di oggi prevede un trail per arrivare all’Osservation Point: sulla guida segna 5 ore, con circa 650 m di dislivello. In realtà abbiamo la conferma che i tempi sono parecchio allungati. Sarà perchè partiamo presto e quindi affrontiamo tutta la prima parte all’ombra, ma la camminata non si rivela poi così dura…
Lo Zion Park è un grande canyon scavato dal Virgin River: è completamente roccioso, con pareti altissime a strapiombo, a volte striate di bianco e rosso, a volte lisce, marroni scure e nere.
Si può girare esclusivamente con la navetta (in estate) e il parcheggio che c’è vicino al centro visitatori si riempie dalle prime ore del mattino: tant’è che hanno organizzato diverse tappe dello Shuttle anche dalla cittadina di Springdale (dove ci siamo anche informati per dormire, ma i prezzi sono molto alti, anche nei B&B).
Il trail ci occupa quasi tutto il mattino, compresa una scappata alla Weeping Rock, dove sulle pareti di roccia di una simil grotta scorre l’acqua fresca…un paradiso per i bambini che saltano da una pozzanghera all’altra.
Andiamo a farci pranzo alla macchina (ovviamente senza spostarla, altrimenti non avremmo trovato un altro posto) a base di insalata di pomodori e uova strapazzate cucinate sul cofano posteriore.
Il pomeriggio si impegna con una visita al famoso trail “The Norrows”: abbiamo capito che molta gente, forse anche del posto, viene fin qui solo per questo. Si tratta di una passeggiata, lunga volendo fino a 26 km, che risale il letto del Virgin River. A volte si guada il torrente, altre si cammina sulle sue sponde. In questi giorni non c’è moltissima acqua, ma ovunque i cartelli avvertono che nel caso di improvvise piene….il parco se ne lava le mani e non è responsabile. E’ stato carino, anche se assai stancante: comunque non raggiungiamo, anche perchè si fa tardi, il nostro obiettivo, ovvero il canyon nella sua parte più stretta ed alta.
Stasera ci sarebbe la prima partita ai mondiali di calcio in Brasile dell’Italia…ma non ci è possibile vederla…nè sapere qual è stato il risultato. Quindi, dopo gli spaghetti al pesto, ci mettiamo a dormire con la curiosità del risultato…
Domani ci aspetta il lungo trasferimento fino al desiderato Yellowstone….
15/06
La notte è stata eterna…un freddo pazzesco! Tant’è che gli scarponi che ieri sera abbiamo lavato e steso erano duri di ghiaccio! Stamattina ci siamo fatti colazione al bar, con un muffin double chocolate da 170 gr, the e caffè aromatizzato al caramello (buonissimo!).
Alla fine il viaggio è stato lungo ma non eterno. Da menzionare alcuni episodi:
– la strada era disseminata di cadaveri di mule deer. Alcuni belli grossi…non vorremmo essere al posto degli sfortunati…
– abbiamo fatto tappa in un supermercato dove pensavamo di consumare anche il pranzo: ne siamo usciti dopo dieci passi (ed una bella chiacchierata con una tipa che ci spiegava che non si poteva entrare senza carrello della spesa) perchè ci siamo resi conto che era un paese…non un supermercato…infinitamente grande.
– risultato: pranzo da Wendy’s (tipo Mc Donald) con un new tuscany, fries e uno sciroppo rosso dolcissimo (unica bibita non gasata), spesa rimandata alla sera, quasi arrivati a destinazione.
– arrivando a Jackson City ci accorgiamo che il tempo peggiora e la temperatura scende drasticamente…
Dopo la classica cena all’italiana fatta in camera, passiamo la notte in un Motel che è già sulla strada per il Grand Teton
16/6
Anche oggi il tempo non è dalla nostra parte: nuvoloso e freddo. Attraversiamo il Grand Teton immerso nella nebbia e possiamo renderci conto solo vagamente delle belle montagne che lo circondano. Facciamo un salto al centro visitatori per la solita cartina in italiano e ci soffermiamo più del previsto perchè c’è un sacco di materiale interessante sugli animali. Peccato sempre per la lingua…capiamo la metà di quel che leggiamo.
Vicino al Jenny’s Lake vediamo il primo animale: un cervo femmina!
A due miglia dall’uscita del parco c’è già l’entrata del nostro desideratissimo Yellowstone NP!
Il parco è attraversato da una strada a forma di 8, con 5 uscite. Ci organizziamo per visitarlo in senso orario e suddividerlo in 4 giorni. Al centro visitatori purtroppo ci confermano che le previsioni del tempo per i prossimi giorni continuano ad essere brutte… cominciamo ad abituarci all’idea di abbandonare la tenda.
Dedichiamo la prima parte della visita alla zona dei geysers, anche perchè la ranger ci ha detto l’ora prevista per la prossima eruzione dell’Old Faithful e andrebbe giusto bene! Peccato che ovviamente non l’avevamo capita e quindi aspettiamo quella ancora successiva. Il geyser è l’attrazione principale del posto, quindi intorno ad esso si è creato un business turistico con lodge e locali commerciali di vario genere.
Fa parte di un bacino attraversato da passerelle che permettono ai visitatori di raggiungere anche tutti gli altri effetti sulfurei principali, tra cui fumarole, geyser, pool, spring……o in generale vapuriere, come li definiamo noi… E’ molto interessante, peccato che, a causa del freddo, i vapori sono decisamente più intensi e quasi nascondono i colori particolari che si creano per via di alghe, batteri e minerali. Come al Grand Prismatic Spring, che volevamo tanto vedere… Per vederlo meglio siamo saliti su per un pendio in faccia alla piscina, che si inerpica in un bosco arso dal fuoco (sarebbe stato chiuso ma pazienza…): faceva già un altro effetto che non da vicino….anche se ovviamente visto con il sole sarebbe stato diverso.
Per quanto riguarda l’Old Faithful Lalla ne è rimasta un po’ delusa….un po’ perchè vedendolo da lontano il getto non sembra alto quanto in realtà è e un po’ per la miriade di gente che si è accumulata intorno ad esso durante l’ora prima del getto. Ovviamente anche la precisione quasi svizzera della sua eruzione è motivo di successo del geyser.
Purtroppo non abbiamo potuto continuare la nostra visita dell’area perchè siamo stati colpiti da pioggia e grandine, che in 3 minuti ci ha completamente lerciati.
Quindi siamo andati a cercare una sistemazione per la notte a West Yellowstone, appena oltre l’uscita ovest. E’ un paesino “fantasma” che vive solo grazie al turismo del parco, come d’altra parte tutte le cittadelle vicine alle uscite… Dormiamo da …. , un motel gestito da una vecchietta. Carino, pulito, con la solita moquette ovunque: qui i motel sono tutti praticamente identici… Spendiamo poco meno di 100 $, senza colazione, ma tanto come al solito ci aggiustiamo con il nostro fornellino.
17/6
Torniamo da dove siamo arrivati per finire il giro dei geyser, ormai ci sentiamo gaiserati. Dopo un po’ annoiano quasi, ma abbiamo la fortuna di vedere un geyser che non sembrava niente di che, invece si è rivalato molto interessante: quando siamo arrivati stava eruttando getti alti circa 2/3 metri e ad un certo punto ha smesso improvvisamente e si è risucchiato tutta l’acqua che si era accumulata intorno ad esso. Fanno uno strano effetto…ci si rende conto di quanto il sottosuolo lavori a nostra insaputa…
Dopo il pranzo rigorosamente al sacco attraversiamo la metà dell’otto e facciamo una passeggiata al Lake Cascade. E’ curioso che all’inizio di qualsiasi sentiero ci sia il classico cartello “attenzione agli orsi: camminare in gruppi di almeno 3 persone, fare rumore, non correre, munirsi di spray anti orso”. Mauri se la fa sotto…anche perchè nella foresta ci sono parecchi rumori sinistri, soprattutto lo scricchiolio delle piante altissime che muovono con il vento. Non incontriamo nessun animale se non scoiattoli e un mule deer decisamente lontano; per di più non riusciamo a raggiungere il lago perchè circondato da una sagna gigantesca e inevitabile.
Ieri per merenda e viste le temperature ci siamo fatti tentare dalla cioccolata calda in un lodge di Old Faithful…e oggi non abbiamo potuto farne a meno. Quindi siamo andati da Fontain, al centro visitatori di Canyon Village e ce ne siamo bevuta una anche oggi. Una media di cioccolata calda… con tanto di tappo con beccuccio che è furbissimo per poterla bere anche mentre di cammina. Si vede che in America sono stra abituati a queste bibite…addirittura i passeggini e i carrelli della spesa sono dotati di porta bicchiere!
Quindi ci dirigiamo verso Gardiner, all’uscita Nord Ovest, vicino al Mammoth Hot Spring, dove ci sono altre terrazze mineralizzate e geyser vari che però non ci soffermiamo a guardare. Per strada Lalla, alla guida, cerca di mantenere velocità decisamente contenute per avvistare animali. E si rivela una scelta azzeccata, visto che ad un certo punto vediamo in mezzo ai cespugli il nostro primo orso nero!! Siamo stati i primi a vederlo e corriamo per fotografarlo e vederlo meglio. In poco tempo la strada si riempie di gente…tra cui due ranger che ci chiedono cosa abbiamo visto e a quanta distanza.
Arrivati a Gardiner facciamo la dolorosa scoperta di non trovare nulla di disponibile per dormire, tutti ci consigliano di andare a Livingstone, ma è a oltre 50 miglia di distanza, quindi no……torniamo dove eravamo ieri sera (le miglia sono altrettante, ma domattina saremo più vicini) e anche lì è tutto pieno (o comunque le reception sono chiuse, visto che si sono fatte le 22.30 circa!) Così andiamo a Hebken Lake, una cittadina a 12 miglia e spendiamo 200 $ per dormire in un appartamento per 4 persone! Continua ad essere freddissimo, in queste case di carta pesta poi… Si rende necessario anche il termosifone.
18/06
Stamattina non siamo partiti molto presto… Il tempo sembra ancora più brutto di ieri, che disastro! Attraversiamo di nuovo l’otto, saliamo verso la Rooswelt Tower e siamo già agitati perchè ci avviciniamo alla zona che la ranger ci aveva detto essere ricca di wildlife! In effetti si incontrano spesso mandrie incredibili di bisonti, con tanti piccoli…come d’altra parte ogni specie in questo periodo. Per evitare gli stessi problemi di ieri decidiamo di cercare subito la sistemazione per la notte a Cooke City, poco oltre l’uscita a Nord Est. E’ un paesino senza un cavolo di niente, solo qualche motel. Ci accoglie di nuovo una vecchietta, più vecchietta ancora della scorsa volta, paghiamo 110 $ per notte: il motel è semplicissimo, ma per le prossime due sere sarà perfetto. Torniamo al parco e percorriamo la zona a nord dell’otto, per la prima volta. Ci sono panorami bellissimi, peccato sempre per i colori, che con le nuvole non rendono. Il fiume costeggia quasi sempre la strada, creando ogni tanto acquitrini e laghetti. Tutto contornato da montagne, ovviamente bianche di neve.
Oggi abbiamo visto di nuovo tantissimi bisonti, un orso nero che per raggiungere il suo piccolo si arrampica su un albero a gran velocità, proghorn, un altro orso nero con due piccoli (erano vicini ai bisonti, Mauri li ha avvistati grazie alla sua vista felina…e al binocolo) e due lupi che all’imbrunire tentavano l’attacco a tre proghorn (avvistati esclusivamente grazie a dei pazzi con dei super cannocchiali). Non sappiamo come sia andata a finire….quando non ci vedevamo quasi nemmeno più in faccia e quando eravamo quasi assiderati, abbiamo deciso di abbandonare il gruppo.
Domani ci siamo promessi, se il tempo fosse bello, di alzarci all’alba.
19/06
Altro che alba! Ancora tutto nuvolo! Dormiamo un po’ di più, non ci dispiace. Per strada incontriamo un gruppetto i persone che osservano con binocoli e cannocchiali appostati. Cosa sarà? Guardano un nido di uccelli (non si sa quale razza) in cui c’erano i due piccoli probabilmente in attesa del ritorno della mamma. Ma non ci soffermiamo e andiamo oltre. Spesso si avvistano animali proprio grazie alla gente già ferma a guardare…a volte sono così lontani che vederli a occhio nudo sarebbe impossibile, altre si mimetizzano, altre ancora basta essere un po’ distratti. Infatti poco dopo ci fermiamo curiosi di cosa stia guardando un altro gruppo: questa volta guardano un orso grizzly lungo un pendio a 3/4 km di distanza. E tra l’altro appostato proprio lì incontriamo lo stesso tipo che ieri sera controllava i lupi: così abbiamo anche scoperto che sono rimasti senza cena…. Quella che stiamo guardando adesso è una situazione particolare: ci sono due gruppi di persone che salgono lungo il pendio dove c’è l’orso, probabilmente ignari dell’animale. Infatti è stato bestiale vedere due tipi che sono entrati in una pineta e un attimo dopo ne sono usciti di gran corsa! Altri appena sotto si sono fermati e non si muovevano più, altri da sopra la pineta hanno cominciato ad oltrepassarla dall’altro lato. Noi però non siamo molto soddisfatti di vedere un grizzly (in tutto il parco ce ne sono soltanto 150 circa) da così lontano… Così andiamo a prendere il sentiero che ha portato quelle persone vicino all’orso. Saliamo di buon passo, è dritto come la mano. Oltrepassiamo la pineta, ma niente. Dell’orso nemmeno l’ombra… si sarà spostato… Scendiamo di nuovo, un po’ delusi. E invece ci imbattiamo con un gruppetto di persone ferme a guardare. E cosa guardano? Proprio il grizzly!! E’ in mezzo al prato, con un piccolo che gli corre attorno, tenerissimo. Siamo a circa 150 m ma bastano per vedere quanto è grande!
Non andremmo più via, la scena è bellissima… Ma era ovvio quello che sarebbe capitato…ogni volta che c’è un animale particolare arrivano i ranger a controllare la situazione e io e Mauri guardiamo se in fondo al sentiero ci fosse già una delle loro macchine parcheggiate. Non la vediamo…. ma poco dopo arriva un ranger di persona, a piedi, dietro di noi e ci obbliga a seguirlo fino a valle facendo un giro senza un senso logico per la nostra sicurezza….e spiegando milioni di cose di cui non capiamo nemmeno un decimo. Uff.
Appena entrati nell’otto ci imbattiamo di nuovo in parecchie auto ferme. Parcheggiamo in sicurezza, scendiamo veloce e abbiamo modo di vedere da pochissimi metri una mamma orso nero con tre piccoli tenerissimi che la seguono e giocano tra di loro. Poi attraversano la strada e scendono sull’altro lato. Nel frattempo ovviamente arriva il ranger, ma noi siamo già soddisfatti e proseguiamo il nostro tour.
Non è ancora finita! Oggi è il nostro giorno fortunato! Vediamo anche due cervi, di cui uno con le corna belle lunghe! Sono altissimi, slanciati, eleganti…belli belli belli! E li avremmo anche potuti accarezzare, gli eravamo attaccati! Tra l’altro poco più avanti ne vediamo un altro in mezzo ad un prato, già con una ranger che dirige il traffico.
Abbiamo deciso di proseguire verso l’entrata Est, una zona non ancora esplorata. Non incontriamo nulla di interessante anche se è la zona più alta… Tornando indietro, invece, ci fermiamo per vedere un canyon e con gran sorpresa vediamo inerpicate sul dirupo quattro bighorn che saltano, non si sa come, lungo il pendio, con uno strapiombo gnun sens. Sentiamo qualcosa piangere, probabilmente un uccello, ma non riusciamo a vederne il nido.
Torniamo a casa, è di nuovo buio. Vediamo ancora un bel tramonto…stasera finalmente il tempo è migliorato. E per la seconda sera consecutiva ci attraversano la strada un sacco di bisonti, accerchiandoci quasi la macchina.
20/06
Questa è la nostra ultima mezza giornata a Yellowstone… Finalmente riusciamo ad alzarci all’alba (che vediamo solo più o meno…) e recuperiamo qualche ora preziosa. Per strada sulla Lamar Valley incontriamo i soliti bisonti e andiamo al Monte Washburn, il secondo più alto del parco. La camminata è stata molto facile, il tempo è finalmente bello anche se ventoso, ma nonostante questo non avvistiamo animali come avremmo desiderato, se non marmotte giganti, pika e una volpe, completamente diversa dalle nostre! Da lassù si gode di una vista spettacolare verso la zona del Gran Canyon di Yellowstone, verso il lago, e su tutte le montagne che circondano il parco. Facciamo qualche foto ma non ci soffermiamo per via del vento.
Tra l’altro arrivando al parcheggio avvistiamo un grizzly: è distante, ma sembra enorme e con il binocolo si vede bene!
La prossima destinazione di oggi sono le cascate: ci sono la Upper e la Lower. Decidiamo di andare alla Lower, che misura 93 m contro i 33 della prima. La vediamo da diversi punti, ma in particolare andiamo proprio sul “brinc” del suo salto: spettacolare e impressionante per il rumore, la quantità d’acqua e per il suo colore verde.
Pic nic sul lago Yellowstone e partenza per le 400 miglia che ci dividono da Salt Lake City.
Per strada incontriamo due treni lunghi esagerati: del secondo abbiamo contato i container…erano 270 circa!! Poi, per un centinaio di km, sciami di moscerini ci hanno completamente ricoperto la macchina…coprendo anche la targa e soprattutto le righe del primo giorno!
Il viaggio prosegue bene, ci fermiamo ad un’ora e mezza dalla città e dormiamo al Super 8 Motel, dove per fortuna la camera è enorme e ci permette di allargarci quanto necessario per svuotare la macchina e sistemare le valigie. Scopriamo tra l’altro che l’aereo è molto prima di quel che pensavamo, quindi la sveglia anche domani sarà prestissimo!
21/06
Finalmente si parte…. c è gia voglia di tornare a casa.. è stato un viaggio stancante ma siamo dell idea che luoghi del genere vanno visti e vissuti il piu possibile.. anche perche forse non avremo una seconda chance di vederli… Ci aspettano una dozzina di ore di viaggio.. e tante tante chiacchiere con gli amici a casa… Voto 11 a questo viaggio.
Mauri e lalla