Winter adventure
In alcune culture la parola neve si traduce in decine di modi diversi. Neve che scende, neve ghiacciata, neve sciolta, neve fresca, neve nel vento…Per me e per “Nancy” neve significa natura, boschi, gradi spazi silenziosi, ritrovare se stesse e insieme mettersi in gioco in un ambiente in gran parte ancora incontaminato e molto diverso dal nostro quotidiano. Non la neve battuta della pista di sci del Trentino, attaccata al centro abitato, né la neve sottile del trekking sui Sibillini…Ma la grande, sconfinata distesa di neve della Lapponia finlandese, quella che si adagia per sette mesi all’anno sulle centinaia di laghi (ghiacciati), sulla quale si lanciano le mute dei cani da slitta eccitati, in una corsa frenetica verso il tramonto.
Non è solo Rovaniemi, la Lapponia…Senza nulla togliere al fascino di Babbo Natale e del suo delizioso villaggio in legno, c’è tanto altro da vedere e da fare, se si sopporta bene il freddo e ci si lascia affascinare dalla luce del grande Nord.
E così, lasciate le scrivanie e spenti i pc, siamo partire felici all’inizio di febbraio alla volta di Kittila (via Helsinki) per raggiungere Muonio, una località a circa un’ora di pullman da Kittila, nel nord della Finlandia. Un paesino di poche anime dove i ragazzini girano senza cappello e guanti a qualsiasi temperatura e gli anziani scivolano sulle strade ghiacciate appoggiati ad una specie di slitta sulla quale appoggiano le borse della spesa. Unico svago: un paio di bar dove alla sera sono tutti su di giri ed un supermercato dove si vende carne di renna, salmone e il turku, la bevanda alcolica nazionale.
La nostra meta è Harriniva, un centro vacanze perso tra i boschi, dove si trova uno dei più grandi allevamenti di cani husky della Finlandia. Nessun lusso, un complesso basso, di legno, circondato da piccoli cottage, ma non manca un piccolo negozio di prodotti dell’artigianato locale e naturalmente la sauna, dove ci si fionda tutti quanti la sera, tornati dai nostri giri e un po’ infreddoliti.
Ci uniamo agli altri che hanno scelto la nostra stessa settimana “Winter adventure”: due fratelli olandesi che in patria mandano avanti una catena di panetterie, una matura coppia americana che vive a Tripoli, una effervescente divorziata inglese che disegna giardini per nobili e ricchi, due fidanzati londinesi che lavorano a Wall Street. Che fortuna, tutte persone simpatiche e cordiali, che non vedono l’ora di tuffarsi nella natura invernale. E capitiamo bene, anzi benissimo con Ronny, la nostra paziente guida multilingue di origine belga, che vive da molto tempo in Svezia e trascorre l’inverno in Lapponia. E quando si dice Lapponia- per chi non lo sa- si intende quella parte del Nord Europa che attraversa -da est andando verso ovest- Russia, Finlandia, Svezia e Norvegia. Ad abitarla è il popolo Sami, ricco di tradizioni e saggezza, duramente provato dalle devastazioni della seconda guerra mondiale (è arrivata fin qui la maledetta guerra…).
Primo giorno, sveglia di buon’ora, consegna dell’abbigliamento termico e partenza per un giro dell’intera giornata in motoslitta: un po’ di timore da parte mia, che non guido neanche il motorino…Dopo alcune, semplici spiegazioni si parte sul lago ghiacciato dietro l’albergo e subito…L’entusiasmo ci travolge.
Annunziata (per tutti Nancy) e io ci alterniamo nella guida, siamo in colonna, si fila anche a 60-70 all’ora, il rumore non è così assordante come temevo, il vento e il freddo sono sopportabili, chi sta dietro riesce a guardarsi intorno e perfino a fare fotografie. Il paesaggio ci prende con la sua bellezza a volte discreta, a volte imponente. I colori del cielo mutano di continuo, dopo ogni curva nel bosco scopriamo nuovi panorami. Ci scaldiamo per pranzo in una capanna lungo il percorso dove Ronny accende il fuoco e cuoce la minestra che si è portato dietro. Usa un paiolo di quelli di una volta, che ciascun gruppo è tenuto poi a lavare e lasciare in ordine, insieme a tutto il resto. Beviamo tè bollente, asciughiamo i guanti e chiacchieriamo, in inglese, la lingua che gli altri parlano fluentemente, noi un po’ meno ma ci diamo da fare. L’atmosfera è rilassata e fare amicizia riesce naturale. Nelle giornate seguenti, il rito si ripeterà: ci rifocilleremo in capanne o all’aperto attorno al fuoco, cuocendo salsicce e patate infilzate in rametti d’albero. Che meraviglia! Nel pomeriggio del primo giorno un incidente crea un po’ di tensione ma per fortuna si risolve tutto per il meglio: la slitta su cui viaggiano i due inglesini, Steve e Emma, prende fuoco all’improvviso. Riescono a fermare subito il mezzo e ad allontanarsi ma la paura è tanta. E’ la prima volta che succede- si scusa Ronny che non si dà pace. La slitta è andata, i due ragazzi vengono ospitati a bordo da Marcel e Henry, gli olandesi, e si riparte. Il tour finisce su una collina con un tramonto mozzafiato e lo spavento è dimenticato. Il secondo e il terzo giorno sono dedicati all’attività che,personalmente, sogno da anni e che è stata la molla principale a spingermi verso questa esperienza: uno sleddog safari, il viaggio con gli husky al traino della slitta. Da quando- anni fa- ho visto il cartone “ Balto” insieme a mia figlia Chiara e più di recente “Otto amici da salvare” (e gli amici sono i cani) mi sono innamorata di questi meravigliosi animali dallo sguardo gelido e obliquo. Nel safari ognuno ha la propria slitta e ne è responsabile. Credevo fosse semplice guidarne una, molto più del mezzo meccanico..E invece no! Trovare un equilibrio quando i cani sono lanciati in corsa, la slitta sbanda, il dislivello cambia, non è uno scherzo. E la partenza…È il momento più difficile! Centinaia di cani che guaiscono e latrano, tirando allo spasimo le funi, come impazziti, pronti a lanciarsi sulla distesa bianca senza confini, travolti dalla folle gioia dello spingersi chissà dove, del rincorrersi, del misurarsi, l’uno a fianco all’altro…Into the wild. I capitomboli all’inizio non si contano, ci spiegano come rotolare in fretta su noi stessi per toglierci dal sentiero e non essere travolti. Ronny corre dietro alle mute rimaste prive del passeggero e le recupera a fatica. Rigidi nelle nostre tute e avvolti da sciarpe e copricapi pelosi comunichiamo con le braccia attraverso alcuni segni convenzionali: “prepararsi”, “partiamo”, “alt”, “soccorso” ecc Durante le soste, accudiamo e coccoliamo i nostri amici husky- 4 o 6 per ogni equipaggio: dapprima guardinghi e timidi, poi si fanno accarezzare e si rotolano con noi nella neve, grati per il cibo che gli allunghiamo e il pagliericcio che gli prepariamo per la notte. La settimana scorre via veloce e intensa: si susseguono lunghe camminate nella neve con le ciaspole (racchette da neve), sci di fondo e poi ancora una giornata insieme alle renne, animali di estrema importanza nell’economia lappone. Incredibilmente forti e combattive, ci trasportano a tutta velocità lungo una pista, facendo a gara tra di loro per chi arriva prima.
Concludiamo la nostra vacanza con un massaggio rilassante in un cottage in mezzo alla neve e con una cena a base di specialità tipiche accanto al camino, affiatati come non mai e un po’ malinconici, consapevoli che raramente si raggiunge, in così breve tempo, una sintonia così profonda con la natura e con gli altri. Uniti dallo stesso spirito, dallo stesso desiderio di semplicità, sincerità, condivisione di esperienze ed emozioni. Torniamo nel nostro mondo e alle nostre vite un po’ più carichi…Bye bye friends, bye Ronny and thanks a lot…Good luck everybody!