Wild Tasmania

On the road di 1.200 km attraverso l’east coast e le isole fino a Hobart, passando per enormi baie di acqua blu cobalto, spiagge paradisiache e siti storici
Scritto da: C&C
wild tasmania
Partenza il: 29/10/2017
Ritorno il: 12/11/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Quando dicevo a qualcuno che saremmo partiti per la Tasmania ottenevo sempre due diversi tipi di reazione: quella di chi, geograficamente parlando, non sapeva neanche dove fosse e quella di chi mi guardava esterrefatto chiedendomi cosa andassimo a fare laggiù. Per i primi: la Tasmania è uno stato dell’Australia, più precisamente quell’isola a sud-est del continente australiano. Per i secondi: ecco le tappe, le emozioni, gli odori e i sapori del viaggio che non ti aspetti e che ti resta dritto in mezzo al cuore.

Il nostro è stato un vero e proprio viaggio, intenso, che ha richiesto tanto spirito di adattamento attraverso una terra ancora poco conosciuta ma che ha tanto da regalare. Ci siamo emozionati, abbiamo riscoperto la bellezza delle cose più semplici, siamo stati accolti da un popolo gentile ed onesto che crede ancora nel prossimo, abbiamo fatto spesa nelle fattorie e mangiato i prodotti della loro terra, pulita ed incontaminata, ritrovando sapori ed odori che noi, qui, abbiamo perso. Spero che il nostro diario vi sia di aiuto o quanto meno vi incuriosisca ad andare alla scoperta di un mondo meraviglioso…perché ne vale la pena.

29-31 OTTOBRE

Volo Londra-Melbourne con scalo di circa un paio d’ore a Singapore. Atterriamo a Melbourne alle 8 del mattino del 31 ottobre con 11 ore di jet leg. Uscire da un qualsiasi aeroporto australiano è un’impresa più facile a dirsi che a farsi. Facciamo una lunga fila e superiamo numerosi punti di controllo. Il consiglio è quello di dichiarare tutto quello che si trasporta, sarebbe meglio non portare con se né cibo, né piante o semi poiché ci sono alte probabilità che ve li sequestrino. Essendo cittadini italiani non ci è stato richiesto nessun visto, abbiamo solo dovuto superare un normalissimo controllo passaporti. Appena liberi ci muoviamo verso il centro città con Skybus,servizio di navetta aereporto-city che parte all’incirca ogni 20/30 minuti (il costo di un biglietto singolo è di 19 AUD, € 12 circa e il tempo di percorrenza è 25 minuti, naturalmente in base al traffico). Approfittando del sole primaverile australiano passiamo il pomeriggio tra un po’ di relax al parco, Federation Square e i vari vicoletti del centro città.

1 NOVEMBRE

Volo Melbourne-Launceston, ancora un’ora e siamo finalmente in Tasmania (per chi volesse, si può raggiungere la Tasmania anche via mare attraverso il servizio di ferry boat Spirit of Tasmania Ferries da Melbourne a Devonport, il costo del biglietto è leggermente inferiore a quello del biglietto aereo e la traversata è di circa 10 ore e mezza). Avendo in mente un on the road la prima cosa che facciamo è avvicinarci ai numerosi banchi di car rental. Optiamo per Europcar ma la scelta è davvero vasta, la maggior parte delle compagnie accetta la patente italiana per cui non dovreste aver problemi a fittare un’auto; in caso contrario ci sono vari uffici nelle principali città che traducono la patente in inglese per un centinaio di dollari, basta informarsi con un po’ di anticipo. Dopo qualche minuto di panico per via della guida a sinistra ci facciamo coraggio e partiamo verso la prima tappa: St. Helen. La scelta di accettare il GPS offertoci dall’operatore di Europcar si rivelerà fondamentale; purtroppo ci sono intere aree senza alcuna ricezione e ovviamente senza possibilità di accesso ad internet. La compagnia che offre la migliore copertura è Telstra ma ci sono molte zone off limit anche per quest’ultima. Appena lasciato l’aeroporto ci troviamo catapultati in quella che sembra l’Alabama di Forrest Gump: immense distese di campi per lo più affollati da pecore e qualche casa di legno qua e là, di quelle con la staccionata bianca, il vialone in terra battuta e la cassetta della posta che da sulla strada. È GIÀ AMORE! (Scopriamo presto che una delle grandi passioni dei tasmaniani è quella di personalizzare nei modi più creativi e assurdi la propria cassetta postale ed è qui che comincerà la mia mania ossessivo-compulsiva di fotografarle tutte). A questo punto l’unica cosa che ci resta da fare è cercare una stanza per la notte e dopo diversi giri per St. Helen, in cui troviamo tutto inaspettatamente pieno, ci spostiamo nella vicina Scamander dove finiamo nel B&B di Terry e Vicky, un’adorabile coppia di sessantenni a cui piace tanto, ma proprio tanto chiacchierare. La maggior parte dei B&B o cottage sono a conduzione familiare e spesso non sono segnalati sui principali siti o guide, li troverete per strada indicati da grosse frecce blu. Cena al volo e di corsa a dormire immersi nella natura.

2 NOVEMBRE

Sveglia prestissimo (ancora vittime del fuso orario) diretti a Bay of Fires: 10 km di costa tra scogli rossi e viste mozzafiato. Ci concediamo una lunga camminata nella riserva naturale fermandoci di tanto in tanto in alcune delle numerose calette per fare qualche foto,poi ci spostiamo verso la vicina Binalong Bay e i suoi sconfinati km di spiaggia bianchissima. Ci tratteniamo per goderci il paesaggio e prima che faccia buio ci rimettiamo in cammino verso la prossima tappa: Bicheno. Ancora una volta ci tocca trovare un posto per la notte, giriamo per un’oretta e appena sistemati ce ne andiamo a cena in un ristorante della zona piuttosto famoso per la grande vetrata sul mare da cui spesso si riesce a vedere qualche balena di passaggio. Neanche a dirlo, una volta preso posto, ci incolliamo al vetro ed evidentemente deve essere la nostra serata fortunata perché riusciamo a vederne 3, più un paio di pinguini che se la scorrazzano sugli scogli.

3 NOVEMBRE – TAPPA DEL GIORNO: FREYCINET NATIONAL PARK

Ci sono diversi percorsi a piedi che si possono intraprendere attraverso il parco, tutti di diversa durata e difficoltà. Noi scegliamo quello di circa 2 ore e 30 (la durata è naturalmente indicativa, può variare a seconda di quanto siete veloci o di quante soste scegliete di fare). La salita è piuttosto dura considerando anche il fatto che è una bellissima giornata di sole, ma per fortuna abbiamo acqua a sufficienza e la voglia di arrivare in cima ci aiuta a non mollare. Quando finalmente siamo sulla terrazza che dà su Wineglass Bay, veniamo ripagati di tutti gli sforzi. La vista è una delle più mozzafiato di fronte alle quali mi sia mai trovata: due enormi baie di acqua blu cobalto l’una di fronte all’altra. Restiamo senza parole e, non ancora soddisfatti, decidiamo di scendere in spiaggia, il che ci costa altri 300 angusti scalini in mezzo a rocce ed alberi mastodontici. Ancora una volta non restiamo delusi, approdiamo su questa enorme spiaggia bianchissima; il mare sembra calmo ma le onde arringavano sul bagnasciuga con una violenza che non avevo mai visto. Siamo tentati dal farci un bagno ma l’acqua è gelata e preferiamo desistere. Restiamo a rilassarci in spiaggia per un po’ prima di riprendere il faticoso cammino per tornare indietro, i 300 scalini si fanno sentire ancora di più durante la salita e siamo costretti a fare un paio di soste lungo il tragitto. È proprio qui che abbiamo il nostro primo incontro ravvicinato con un Wallaby (piccoli marsupiali tipici di questa parte dell’Australia, molto simili a dei canguri ma di taglia più piccola). In un nano secondo siamo innamorati di questa piccola creatura che non sembra per niente intimorita e si fa avvicinare ed accarezzare rivelando il cucciolo che porta nel marsupio. Un’altra emozione indescrivibile che questo viaggio ci regala. Ancora entusiasti per l’incredibile mattinata decidiamo che è tempo di incontrare un altro abitante di questa terra straordinaria: il diavolo della Tasmania! Via di corsa verso una dei numerosi centri in cui moltissimi volontari si prendono cura della “wild life” locale e in particolar modo di questa creatura ormai a rischio di estinzione. Ci permettono di assistere mentre gli danno da mangiare ma non troppo da vicino perché, al contrario degli Wallaby, il diavolo della Tasmania è tutt’altro che cordiale e mansueto. È, invece, un tipo piuttosto nervoso e solitario a cui non piace la compagnia né tantomeno dover dividere il cibo a giudicare da come si azzuffano intorno a un pezzo di carne. È divertente guardarli, sono aggressivi ma goffi e teneri alla stesso tempo; riusciamo ad imparare molte cose sul loro conto grazie alle spiegazioni di uno dei ragazzi che se ne prende cura. Appena i diavoli sono sazi e stanchi di averci intorno, se ne ritornano nelle loro tane e noi corriamo dai nostri adorati Wallabies, li coccoliamo e gli diamo da mangiare… ci hanno praticamente in pugno ormai!

4 NOVEMBRE

Ci prendiamo una giornata di relax dopo l’intesa camminata di ieri ed esploriamo un po’ la zona intorno a Triabunna e Orford, i due paesini più vicini alla nostra prossima tappa. Scoviamo un’incantevole spiaggetta nascosta dietro un’altura: Shelly Beach. Non ci vuole molto a scoprire da cosa prende il nome: l’intera spiaggia è completamente ricoperta da conchiglie di ogni forma, colore e dimensione. Io sono in estasi e ne faccio una bella scorta sperando che non me le sequestrino in aeroporto.

5 NOVEMBRE

Porto di Triabunna, pronti a imbarcarci per Maria Island. L’intera isola è un parco naturale per cui non c’è possibilità di portare con noi la macchina, decidiamo allora di fittare due bici visto che è troppo grande da poter essere visitata a piedi in un giorno solo. Ebbene, saranno 15km andata e ritorno tra salite e discese, buche, sentieri accidentati, alberi… ma anche paesaggi incontaminati ed incredibili, scogliere, saltellanti Wallabies e pacifici, pigri, ciccioni Wombat. Torniamo a Triabunna con il traghetto delle 5, l’ultimo della giornata. (Per chi volesse pernottare sull’isola, ci sono alcuni camping e un paio di ostelli che possono ospitare un limitato numero di persone, quindi se aveste quest’intenzione, sarebbe meglio prenotare con largo anticipo). Ci spostiamo a Taranna dove passeremo la notte nella più assurda delle strutture in cui ci siamo imbattuti durante tutto il viaggio: un cottage interamente in legno, costruito e arredato esattamente come le case delle bambole (pizzi e merletti ovunque, improbabili copridivano e tendine per le finestre come non se ne vedevano dai tempi de ‘la casa nella prateria’), immerso nel buio della foresta, senza neanche mezza tacca di segnale e con solo un camino per riscaldarci. Dire inquirente è dir poco ma la prendiamo con filosofia e ci addormentiamo sotto il nostro bel piumone a fiorellini.

6 NOVEMBRE

Torniamo online e dopo aver mandato qualche messaggio per rassicurare parenti e amici partiamo verso Port Arthur, uno dei pochissimi siti storici, se non l’unico, esistenti in Tasmania. La visita dura l’intera mattinata. Una guida ci spiega la tormentata e spaventosa storia dell’ex colonia penitenziaria, facciamo il giro delle carceri, del cimitero e dell’isola delle prigioni dei ragazzi e, sarà che ci siamo fatti un po’ suggestionare, ma benché sia una bella giornata di sole, si respira un’aria pesante solo a pensare a tutte le atrocità e il dolore di cui questo posto è stato testimone. Da Port Arthur facciamo una salto alla vicina Pirates Bay, dopodiché ripartiamo verso Kingston dove ci fermeremo per la notte.

7 NOVEMBRE

Dedichiamo la giornata a visitare alcuni dei villaggi intorno a Hobart, la capitale. L’unico degno di nota è Richmond in cui potrete ammirare il ponte più antico d’Australia; noterete che è imponente ma evidentemente storto! Il che gli conferisce una certa unicità, sembra uscito da un quadro di Monet. L’aria profuma di lavanda e sembra che il tempo si sia fermato mentre passeggiamo tra le sue stradine e i suoi negozi pieni di cianfrusaglie. Pernottiamo a Kettering, in un delizioso cottage immerso in un vigneto, da dove l’indomani mattina ci imbarcheremo per Bruny Island.

8-9 NOVEMBRE

Trascorriamo due giorni interi a Bruny Island tra lunghissime camminate, spiagge paradisiache, aspre scogliere e un cottage con vista mare. Ancora una volta siamo ci troviamo nella più incontaminata natura, senza segnale, e direi che mai come in questo momento ci siamo sentiti così in pace con noi stessi e con il mondo. L’unico rimpianto è non essere riusciti a salire, per via di alcuni lavori di manutenzione, sul lookout che affaccia sul punto più suggestivo dell’isola, quello da cui si riescono a vedere contemporaneamente le due baie, l’una di fronte all’altra, separate solo da una striscia di sabbia e alberi. Bruny è piuttosto grande per cui il consiglio è quello di girarla in auto, potrete imbarcarla sul ferry boat che parte da Kettering ogni mezz’ora, la traversa è molto breve, circa 15 minuti.

10 NOVEMBRE

La nostra avventura in Tasmania si conclude con una giornata a Hobart. Non abbiamo molto tempo per visitarla perché il volo per Melbourne ci aspetta. Riusciamo solo a passare un po’ di tempo nel grazioso quartiere di Salamanca, il più caratteristico della città.



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