Western Australia 3

Eccoci! Finalmente è arrivato l’8 agosto e la data della partenza. Torniamo in Australia, questa volta nell’ovest. Il viaggio aereo lo facciamo via Seoul con Korean Air, la compagnia abbiamo già avuto modo di utilizzarla, è efficiente e decisamente più economica della più blasonata Qantas. A Malpensa l’aereo è previsto alle 15,30 ed...
Scritto da: andreaerafaella
western australia 3
Partenza il: 08/08/2007
Ritorno il: 30/08/2007
Viaggiatori: in coppia
Eccoci! Finalmente è arrivato l’8 agosto e la data della partenza. Torniamo in Australia, questa volta nell’ovest. Il viaggio aereo lo facciamo via Seoul con Korean Air, la compagnia abbiamo già avuto modo di utilizzarla, è efficiente e decisamente più economica della più blasonata Qantas. A Malpensa l’aereo è previsto alle 15,30 ed è in orario. L’attesa è poca anche a Francoforte, il volo fino a Seoul è buono e qui occupiamo le sei ore di attesa in questo aeroporto confortevole che già conosciamo e in cui sappiamo come muoverci al meglio. Ancora un bel po’ di ore di volo e finalmente eccoci a Sydney. Sarebbe stato bello rivedere le vele dell’Opera House ripartendo il giorno successivo, ma preferiamo risparmiare giorni, ci saranno preziosi più avanti, per cui ci trasferiamo velocemente all’aeroporto domestic dove ci aspetta un puntualissimo volo della Virgin Blue (prenotato via internet) con cui in cinque ore ci trasferiamo fino a Perth. Il viaggio è lungo, ma ecco finalmente Perth, riusciamo a uscire all’aria aperta e, come già ci era successo lo scorso anno in Nuova Zelanda, piove. Bel modo di accogliere chi ha attraversato il mondo per arrivare… Un taxi ci porta in pochissimo tempo al deposito Britz, via internet abbiamo noleggiato un camper da quattro posti con cui abbiamo programmato di risalire la costa da Perth fino a Broome. Ad essere sinceri il noleggio è un vero e proprio investimento, le tasse – assicurazione per avere una minore franchigia, drop off, località remota e one way fee – fanno lievitare il costo a 2700,00 euro per un periodo di 17 giorni. Alla Britz riceviamo le debite istruzioni sull’uso del veicolo, ci incaricano di acquistare le sedie per esterno che dovrebbero essere in dotazione e invece non ci sono e… la nostra avventura inizia. Non ci spostiamo di molto, solo una sosta ad un supermercato per rifornirci del necessario e già ci fermiamo al Central caravan park, il campeggio più vicino alla Britz e forse anche il più comodo al centro città.

Siamo stati davvero molto combattuti se scegliere la soluzione auto+alberghi oppure l’alternativa camper, dato che il costo più o meno si equivale. Al primo lavaggio denti sul mini lavandino del bagno la nostra scelta di maggiore libertà comincia ad incrinarsi. L’esclamazione che sento urlare negli orecchi è: l’anno prossimo si va in albergo, sia chiaro! Come se fossi stata solo io a scegliere… A questo va aggiunto che incredibilmente riesco a cozzare su tutti i possibili spigoli e dopo sole poche ore mi ritrovo coperta di lividi. Chissà se cambieremo idea…

C’è da aggiungere che con il camper siamo completamente autosufficienti, ma sicuramente diventa molto più comodo appoggiarsi a un caravan park. E quindi le nostre prime ore le dedichiamo a rendere accogliente quella che sarà la nostra casetta nei giorni successivi: pulizia generale con il disinfettante, lavaggio delle stoviglie, preparazione del letto… Inauguriamo la cucina con una super pastasciutta. Bellissima sensazione, ci sentiamo a casa…

11 agosto. Che sonora dormita… Niente jet lag, Morfeo ci ha coccolato ininterrottamente dalle 23,00 alle 9,00 per cui iniziamo con entusiasmo le nostre vacanze downunder. Non piove più, da oggi inizia la serie di giornate di splendido sole che ci accompagneranno per tutta la vacanza. La fermata del bus è vicina, la linea 36 ci porta fino in centro a Perth. La città fin da subito ci sorprende, è a misura d’uomo ed è incredibilmente verde. E’ ovvio, niente in confronto con le ricchezze di una qualsiasi città europea, ma si sta bene, ci si sente sereni e tranquilli. Gironzoliamo per il centro, vaghiamo per Forrest Place, facciamo un po’ di shopping in London Court (la nostra non è frenesia da shopping, ma non incontreremo più città per un bel po’), passiamo davanti ma senza entrare a Concert Hall, a Perth Mint e ai Government Buildings. Dopo avere pranzato con del sushi in Forrest Place andiamo a visitare Swan Bells, un edificio dove sono raccolte campane di varie dimensioni e che ci permette di salire e di vedere Perth da una differente prospettiva. Anche dall’alto si conferma la nostra impressione di città ariosa. Trascorriamo il pomeriggio visitando i Botanic Garden e poi quell’enorme polmone verde che è King’s Park. Siamo quasi al tramonto e comincia ad alzarsi un’aria fredda e pungente. Torniamo al campeggio e ci scaldiamo con the e biscotti. Dopo la doccia e la cena verifichiamo il programma per il giorno successivo e poi c’è spazio solo per una grande dormita. 12 agosto. In camper si dorme bene, ma a svegliarsi è freddo. L’inverno da questa parte dell’Australia è mite, ma siamo pur sempre in inverno ed è per questo che viene comodo appoggiarsi a un caravan park, in camper riscaldamento e aria condizionata non funzionano se non si è collegati alla rete elettrica. Inizia una nuova giornata, un vantaggio innegabile è quello di potersi preparare per colazione tutto ciò che si desidera. Come ieri anche oggi abbiamo la fortuna di una magnifica giornata di sole. Alle 8,40 siamo a prendere l’autobus, viaggio fino al porto e alle 9,45 iniziamo con Capitain Cook Cruises (20 $) una mini crociera fino a Fremantle. Arriviamo alle 11,00, e sarà perché è domenica, ma praticamente tutto il paese è deserto ad eccezione di Cappuccino Street, dove sembrano essersi riversati tutti a pranzare all’aperto e a godersi la giornata festiva crogiolandosi al sole. In fondo la giornata è un po’ ventosa, ma non fa troppo freddo, almeno finché si resta al sole. Andiamo al Benny’s Bar in omaggio al mio amico Federico che ci ha lavorato per un po’. L’atmosfera è quella di una città dei balocchi, sembra che il motto di tutti qui sia ‘take it easy’. Lasciata Fremantle con un autobus raggiungiamo Cottesloe Beach, la spiaggia della città, dove trascorriamo il pomeriggio passeggiando a piedi scalzi sulla sabbia e con i piedi a mollo nell’oceano indiano. Sembra così strano andare al mare in autobus, invece è comodissimo (8,10 $ in due per tutto il giorno, Fremantle e Cottesloe Beach comprese) e i guidatori dei bus sono gentilissimi e sempre disponibili a dare qualsiasi informazione. Prima di rientrare in campeggio ci fermiamo a fare un po’ di spesa e come al solito dopo cena concludiamo la giornata preparando l’itinerario per il giorno successivo.

13 agosto. Sveglia all’alba per essere pronti appena fa luce. Alle 7,00 siamo pronti, ma prima di lasciare il caravan park dobbiamo rifornire di acqua il camper. E poi via, fino a Cervantes, oggi è prevista la visita al Pinnacles Desert, finalmente eccoci giunti a percorrere quell’unico nastro di asfalto che collega Perth a Broome. Poco prima di arrivare lungo la strada facciamo una sosta per fare delle foto, siamo in una zona in cui sorgono delle magnifiche dune di sabbia bianchissima. Ci accontentiamo di queste, ci sarebbe piaciuto molto vedere quelle più imponenti di Lancelin, ma la strada non prosegue e andare e ritornare indietro (in tutto 160 km) ci porterebbe via troppo tempo. Annotiamo Lancelin nelle cose da fare in una prossima visita, chissà, mai dire mai…Incontriamo una coppia di Australiani, fermano la loro auto vicino al nostro camper perché sono incuriositi da ciò che stiamo facendo e come noi cominciano a scattare foto. E’ naturale iniziare a fare un po’ di conversazione, scopriamo che provengono da Adelaide e stanno visitando per la prima volta questa zona, provenendo dal Nullarbor e dalla zona a est di Perth. Ci chiedono se è la nostra prima volta in Australia e cosa abbiamo visto finora, scopriamo di avere toccato molti più luoghi di loro. Arriviamo al Pinnacles Desert alle 10,30 (10 $ di ingresso), lasciamo il camper al parcheggio e camminiamo fra i pinnacoli (il giro consentito è di 3,5 km). Volendo si può percorrere il circuito anche in auto (ma non in camper), noi lo facciamo a piedi per goderci il luogo al meglio anche perché il freddo del mattino ha lasciato il posto a un caldo gradevole. Ebbene sì, anche oggi c’è il sole. Rincontriamo la coppia di Adelaide, ci offrono di compiere il giro in auto con loro, ma gentilmente decliniamo. Il luogo è troppo bello per guardarlo dal finestrino. Ci sono pochissime persone intorno a noi, difficile descrivere la sensazione che ci lascia dentro questo deserto silenzioso con le sue centinaia di pinnacoli e la sua sabbia di un caldissimo color ocra. Si sta bene, la luce è favorevole, il silenzio e la quiete sono quasi irreali. Lasciato il Pinnacles Desert proseguiamo il nostro viaggio direzione Geralton, con due piacevoli soste alle spiagge di Jurien Bay e di Green Head. Arriviamo a Geralton nel tardo pomeriggio, ci fermiamo a fare un po’ di spesa e quasi rischiamo di restare fuori dal campeggio. Il primo su cui ci fermiamo non ha posti disponibili, al secondo arriviamo alle 18,20 e la reception, come ovunque del resto, è già chiusa. Fortuna i gestori abitano nei pressi e quindi ci permettono comunque di entrare. Ci prepariamo la cena utilizzando il BBQ nell’area comune (li abbiamo trovati sempre comodi e puliti) e poi concludiamo come al solito la serata, oltre al programma dell’indomani stavolta dedichiamo anche del tempo a studiare le infinite possibilità della mia nuova macchina fotografica digitale. Il clima è cambiato, qui fa decisamente meno freddo di Perth.

14 agosto. Anche oggi sveglia alle 5,45. Stanotte è piovuto un pochino e piove anche quando ci alziamo. Il tempo di fare colazione e smette. Sistemiamo il camper e partiamo destinazione Kalbarri, per cui prendiamo la strada costiera. Facciamo una breve sosta a Port Gregory dove esiste la Pink Lagoon, un laghetto a cui le alghe del fondo danno un intenso colore rosa. E poi altra piccola sosta a guardare il mare. C’è un vento intenso, quasi non ci riesce a stare all’aria aperta. Proseguiamo per Kalbarri e arriviamo all’imponente spettacolo offerto dalle gole lungo il corso del Murchinson River. I punti di sosta più famosi e decisamente meritevoli sono Natural Bridge e Castle Cove. Notevoli, davvero… Un po’ poco limitarsi a guardare, il luogo è l’ideale per il trekking e invece riusciamo solo a sfiorarlo. Ripresa la strada ci fermiamo al paese di Kalbarri a fare la spesa e a cercare le sedie per esterno. Quando si dice la razionalizzazione, il negozio che vende articoli da campeggio e l’ufficio postale sono un unico locale. Non acquistiamo le sedie, ma troviamo il tostapane per sostituire quello che ci era stato dato in dotazione, ma che non ha mai voluto saperne di funzionare. Kalbarri è carinissima, anche se parecchio turistica. Proseguiamo la nostra visita al Kalbarri N.P. E ci fermiamo agli altri due punti segnalati, Hawk’s Head e Ross Graham. Riempiti gli occhi con questo meraviglioso spettacolo naturale abbiamo ancora un po’ di tempo a disposizione, per cui, contrariamente a quanto avevamo programmato, decidiamo di proseguire fino a Denham per dedicare l’intero giorno successivo a Shark Bay e a Monkey Mia. La strada è praticamente deserta, intorno a noi solo bush. Siamo immersi nell’outback, né case, né auto, né altro, solo due punti di sosta/rifornimento in circa 300 km. Arriviamo a Denham e il caravan park ha solo una piazzola disponibile (e solo per van) e senza elettricità. Ovviamente accettiamo, entriamo e sistemiamo il camper. Decidiamo di andare a mangiare il pesce – la zona è famosa per i crostacei – il ristorante che scegliamo all’apparenza sembra raffinato e anche il menu ci convince, praticamente già da fuori abbiamo scelto che cosa ordinare. Entriamo e… delusione, non abbiamo prenotato e non hanno posto. Prima il caravan park, ora il ristorante, ma da dove salta fuori tutta questa gente? Per strada non abbiamo incontrato praticamente nessuno… Ripieghiamo su un secondo ristorante, rifugio per quanti come noi si sono sentiti esclusi, e alla fine al posto di gamberi e aragosta mangiamo fish and chips e poco altro, con un tempo di attesa infinito. Stamattina il tempo è stato capriccioso, il sole si è divertito a nascondersi ogni volta che ho cercato di scattare una foto per poi riapparire non appena riposta la macchina fotografica. Nel pomeriggio invece ancora uno splendido sole e la serata ci regala un magnifico cielo di stelle. Siamo anche nel luogo giusto per godercelo, la famosa piazzola unpowered del Seaside caravan park è proprio in riva all’oceano, per cui ci addormentiamo cullati dal suono della risacca.

15 agosto. La sveglia è alle 6,30, ma è fantastico fare colazione sul mare. Alle 8,10 partiamo verso Monkey Mia, oggi se siamo fortunati ci aspettano i delfini. Strano fenomeno quello di Monkey Mia, alcuni delfini sono così abituati alla presenza dell’uomo da arrivare sino a riva, giocare con le persone presenti con le loro evoluzioni, accettare il cibo che viene loro offerto e poi sparire così come sono arrivati. Il luogo è una baia riparata in cui data la loro presenza la balneazione è vietata. Paghiamo il biglietto di ingresso e con un po’ di esitazione entriamo. Ci sono una ventina di persone, sono tutte con i pantaloni tirati su e le gambe in acqua fino al ginocchio. Ovviamente ci adeguiamo e… siamo fortunati, i delfini sono lì quando arriviamo. Emozionante, non c’è che dire, vederli muoversi, danzare, giocare davanti a noi. Il tutto dura circa una mezz’ora e in tutto il tempo non c’è spazio per pensare che l’acqua è gelida e le gambe stanno diventando livide. Usciti dall’acqua ci asciughiamo per rimetterci le scarpe e veniamo avvicinati da un gruppo di pellicani. La presenza dei pellicani è costante come quella dei delfini. Sono un po’ timorosi, comunque simpatici. Riprendiamo la strada, la prossima sosta è Shall beach. Viaggiare è riposante, intorno a noi cominciano a vedersi tappeti di wild flowers, ora gialli, ora bianchi, ora viola. C’è un bel sole, ma anche tanto vento. La temperatura è decisamente meno fredda di Perth e guadagniamo 15 minuti di sole che tramonta ora verso le 18,15. Shell beach, spiaggia interamente di conchiglie, di un bianco accecante che si contrappone a uno stupendo mare blu. Avevamo letto qualche racconto su Shall beach, ma non ci immaginavamo che avesse tali dimensioni, la spiaggia è larghissima e sembra senza fine. Ovviamente raccolgo qualche conchiglia. Riprendiamo la strada, la tappa successiva è Hamelin Pool per vedere le stromatoliti, gioia dei geologi e di cui, confessiamo, prima di organizzare questo viaggio non avevamo mai sentito parlare. Hamelin Pool è una baia in cui l’acqua è poco profonda ed è estremamente salata, le stromatoliti sono antichissimi organismi, comparsi sulla terra più di 3 miliardi di anni fa e che a poco a poco hanno reso l’atmosfera respirabile. E qui le stromatoliti si vedono ancora respirare dalle passerelle in legno sopraelevate attraverso le quali avviene la visita. Comunque sia, stromatoliti o no, il paesaggio è come al solito molto bello, il mare ha dei colori d’incanto. Sempre ad Hamelin Pool c’è una cava, le conchiglie sono così pressate che vengono tagliate in blocchi per essere usate come mattoni per l’edilizia. Che delitto, pensare che hanno impiegato 6000 anni per formare strato dopo strato le spiagge…Il grosso e reale rammarico di oggi è di non poterci fermare al Francois Peron N.P, paesaggio selvaggio e enormi dune di sabbia rossa che vanno a gettarsi nell’oceano, ma la strada è sterrata ed è consigliata solo ai 4×4. Ci consoliamo pensando che in Australia torneremo, ci manca tutto il Kimberly, per cui aggiungiamo il parco alla lista delle cose da vedere in futuro. Riprendiamo la strada e ci dirigiamo a Carnarvon dove desideriamo percorrere l’one mile jetty, il pontile allungato sul mare costruito all’inizio del secolo scorso per permettere il carico e lo scarico dei prodotti locali e della lana alle grosse navi dirette a Perth.

Il nostro camper oltre ad essere molto rumoroso consuma anche parecchio, oggi abbiamo fatto rifornimento spendendo 115 $ di carburante. Piccola constatazione, il gasolio costa sempre di più a mano a mano che si risale la west coast. Guidando comincia a fare caldo e per la prima volta da quando siamo arrivati indossiamo i calzoncini corti. Carnarvon non è enorme e trovato un lunghissimo pontile pensiamo di essere arrivati. E invece no, lo scopriremo poi, passeggeremo sul Tramway Bridge, con un vento imperiale. Inizia la nostra ricerca di un caravan park, solo al terzo troviamo posto e ci sistemiamo per la cena. Peccato non poter ancora mangiare fuori, anche questa sera c’è un magnifico cielo tempestato di stelle. Non c’è inquinamento luminoso per cui lo spettacolo è incredibile. Come al solito concludiamo la serata studiando le potenzialità della macchina fotografica e poi controllando piantine e itinerari. Sono le 21,15, il campeggio è nel silenzio più totale da almeno due ore e il sonno e la stanchezza della giornata si fanno sentire.

16 agosto. La sveglia anche oggi è alle 6,45, e dopo colazione percorriamo finalmente il vero one mile jetty (ingresso 8 $). Il silenzio sarebbe assoluto se non fosse per il vento che allontanandosi dalla costa diventa sempre più forte e che alla fine del jetty è anche incredibilmente freddo. I pensieri corrono al passato e sarà pura fantasia, ma viene naturale immaginarsi circondati dalle voci e dai frastuoni di chi è impegnato a caricare e scaricare le navi con enormi balle di lana. Mentre ritorniamo indietro incontriamo qualche pescatore solitario che si accinge a sistemare l’attrezzatura per la pesca. Ad averne il tempo ci piacerebbe fermarci a guardare, e anche a pescare, perché no? Prima di ripartire da Carnarvon ci fermiamo all’IGA a fare la spesa e troviamo le carte da gioco e le sedie da esterno che non ci avevano dato in dotazione. Ci dirigiamo verso il Ningaloo Marine Park, la strada è al solito deserta ed è tutta tappezzata dai coloratissimi fiori selvatici e ad un certo punto ci ritroviamo anche in una nuvola, siamo dentro a migliaia di cavallette. Sostiamo per il pranzo e finalmente arriviamo a Coral Bay e buona parte del pomeriggio trascorre a sistemare questioni logistiche, visto che in tutto il territorio comunale non si può dormire con il camper se non in luoghi appositamente attrezzati. Al primo caravan park hanno un posto, ma solo unpowered, all’altro campeggio un posto, ma solo per una notte. Accettiamo, e torniamo al primo camping dove prenotiamo per il giorno successivo. Andiamo poi a dare un’occhiata al diving centre che ci fa una buona impressione: è ben strutturato, le mute e le attrezzature sono in buono stato, i ragazzi efficienti. Prenotiamo un’escursione per il giorno successivo. Che bello domani saremo tutto il giorno in barca e faremo due immersioni. Prima di cena ci facciamo una passeggiata sul lungomare e poi fotografiamo il tramonto. Ceniamo in camper, ci dedichiamo alla lettura, giochiamo un po’ a carte e anche per oggi spegniamo la luce.

17 agosto. Visto le difficoltà incontrate a Coral Bay prima di partire per l’escursione prenotiamo al telefono il posto nel caravan park a Exmouth, dato che in città ce ne sono solo due e altri si trovano a 17 e poi ancora a 30 km, il che diventerebbe scomodo per le immersioni. Ma oggi finalmente si parte… L’acqua non sarà propriamente caldissima, la nostra muta lunga da 2,5 mm è sicuramente insufficiente per cui insieme all’attrezzatura ci facciamo dare anche un’altra muta lunga da 3 mm da indossare sopra la nostra. Siamo in otto sub, la dive master è una ragazza, e anche la barca viene guidata da una ragazza. La laguna è colore turchese, bellissima e procedendo in mare avvistiamo veramente in gran quantità le balene. La prima immersione la facciamo in una località che si chiama 23rd Parallel, ed è a parete. Durante la nostra precedente vacanza in Australia avevamo trascorso qualche giorno a Dunk Island, un’isoletta della barriera corallina più lunga del mondo; sarà per l’intenso color turchese del mare, sarà perché qui c’è molta meno gente, ma il soggiorno mare da questo lato dell’Australia ci conquista. Siamo davvero contenti della nostra scelta. L’immersione è molto bella, l’acqua si conferma freschina (22°), ma ci troviamo in mezzo a molto pesce di dimensioni considerevoli. E a concludere al meglio l’immersione quando risaliamo in barca troviamo aggrappato alla cima della barca un piccolissimo e tenerissimo cavalluccio marino. Le ragazze sono tuttofare, ci preparano il pranzo e poi allegramente mangiamo tutti insieme, un po’ di riposo e siamo pronti alla seconda immersione, alla località Haykes. Anche questa è a parete, ma c’è molto meno pesce e anche se i coralli sono meno colorati comunque ci sembrano migliori della prima immersione. Rientriamo con la barca e riusciamo ora a vedere delfini e tartarughe, non finiamo mai di sorprenderci. Al diving centre diamo una mano a lavare le attrezzature e le mute e poi torniamo al campeggio (che è praticamente di fronte) e ci spostiamo armi e bagagli in quello a fianco (estremamente semplice con il camper, basta staccare il filo della corrente e si è pronti, comodità che da abituali campeggiatori con la tenda si apprezza doppiamente). Eccoci pronti per la cena e la consueta partita a carte e… domani mattina si dorme (!!).

18 agosto. Come succede a casa il sabato e la domenica quando si può non si riesce a dormire e quindi alle 7,30 siamo già in piedi e ci prepariamo a partire direzione Exmouth, all’altra estremità del Ningaloo Marine Park. La strada è come sempre deserta e attraversiamo una zona in cui troviamo tantissimi termitai giganti attorno i quali passeggiano beccando qua e là degli emu. Ci fermiamo a fare qualche foto e gli emu non scappano, non sembrano intimoriti. La vegetazione è più bassa, vediamo anche delle pecore, la sabbia è più del solito di colore rosso acceso. Arriviamo a Exmouth, fortuna avevamo prenotato, non ci sarebbero stati più disponibili powered sites. Oggi giorno di bucato, facciamo due lavatrici e poi andiamo a prenotare l’escursione diving per il giorno successivo (non è necessario andare in centro a Exmouth, la succursale del diving centre è proprio fuori dalla porta del caravan park). Pranziamo e trascorriamo il pomeriggio alla spiaggia di Bundegi Beach. La spiaggia è bella, ma il mare è troppo mosso e l’acqua è troppo fredda per fare il bagno. 19 agosto. Il pick up è davanti al campeggio alle 7,15, noi siamo puntuali, ma arrivano a prenderci alle 7,30 e in attimo siamo al diving centre di Exmouth, ci danno l’attrezzatura e si parte in pulmino verso la Marina (la zona è ancora tutta un cantiere). Il programma di oggi prevede due immersioni a Muiron Islands, pranzo e un’uscita per fare snorkelling. Siamo tantissimi, 13 sub + due persone che fanno solo snorkelling, ma si dimostrano organizzati e ci dividono in tre gruppi da 4, 4 e 5. Davvero molto professionale Carl, il nostro dive master. La barca è grande, è previsto l’ossigeno a bordo. Il primo sito è Cod Spot, non si va molto profondi, siamo a circa 16 metri. La temperatura dell’acqua è 23°, con mute 2,5+3 mm lunghe, guanti e cappuccio si sta bene. Siamo fortunati, viviamo l’emozione di vedere squali pinna bianca e mante. Belli gli squali, ma vedere la manta danzare intorno a noi ci da un’emozione indescrivibile. La seconda immersione è Frangle Rock, i coralli sono più colorati di Cod Spot anche se, opinione puramente personale, niente a che vedere con i colori delle Fiji. Altra sosta per lo snorkelling e riprendiamo la strada per il ritorno. Rientriamo alle 17,00, solita operazione di lavaggio attrezzature e beviamo tutti insieme la birra che ci viene offerta mentre compiliamo i logbook. Riportati indietro con il pulmino ci fermiamo al diving centre di fronte al nostro campeggio per consultare (gratuitamente) internet (sarà forse dovuto a quanto abbiamo devoluto alla causa immersioni?) e stampiamo la prenotazione per la yellow cruise di Darwin che avevamo dimenticato di stampare a casa. Cena leggera a base di toast, uova e macedonia ed esausti andiamo a nanna.

20 agosto. Ci svegliamo prestino, ma partiamo con calma, verso le 10,30 destinazione Turquoise Bay, all’interno del Cape Range NP, a 60 km da Exmouth. La baia è bellissima, praticamente deserta, l’acqua è comunque parecchio fredda, difficile restare a lungo a fare snorkelling. Dopo il bagno ci asciughiamo e andiamo a prepararci qualcosa da mangiare in camper che abbiamo parcheggiato vicino. Ritorniamo in spiaggia, la voglia di rifare il bagno non è proprio moltissima anche se è l’acqua è così chiara e trasparente che sarebbe un peccato non tuffarsi. Vinciamo la pigrizia e siamo premiati, ci ritroviamo a nuotare con una tartaruga!!! Bellissimo. La seguiamo per un po’, lei così aggraziata ed elegante che si sposta senza mostrare alcuna fatica. E’ certamente intimorita dalla nostra presenza, continua a guardarci ruotando la testa per cui dopo un po’, anche per il fatto che ormai ci ha portato al largo, la lasciamo andare tranquilla. Rientriamo al campeggio, puliamo il camper dalla sabbia, controlliamo l’olio, e lo scarico di wc e doccia. Stasera si cena fuori, abbiamo prenotato un tavolo al Whavers Restaurant di Exmouth, sono meno di 5 minuti a piedi dal caravan park. Ceniamo divinamente a base di pesce.

21 agosto. L’orario di partenza è alle 7,50. Oggi lasciamo la strada costiera e tagliamo verso l’interno, ci attende un lungo spostamento fino a Tom Price. La prima sosta è a Nanutarra Road House, dove non facciamo rifornimento perché contiamo di arrivare a Paraburdoo. Verso le 12,00 in un’area di sosta ci prepariamo il pranzo, una pasta in bianco per restare leggeri e ripartiamo. Verso le 14,00 cattive notizie, il camper beve come una spugna e siamo quasi in riserva. Gli ultimi 60 km sono un’agonia, guidiamo a velocità ridottissima trattenendo il respiro e quel che è peggio è che in un’ora non incrociamo nessuno, né in un senso di marcia né nell’altro. Terribile. Ci sciogliamo finalmente a Paraburdoo, gli ultimi chilometri sono stati una vera agonia. Spendiamo 118 $ in gasolio, sono più di 80 litri. Esperienza insegna, qui non ci si può comportare come a casa, bisogna tenere conto che ogni paese o punto di rifornimento dista 300 km dal successivo. Vabbè, siamo stati un po’ imprudenti, ma comunque ci è andata bene. 22 agosto. Partiamo alle 8,00 e in breve tempo raggiungiamo l’ingresso del Karijini National Park. La strada nel parco è sterrata, a percorrerla con l’auto magari la si può considerare passabile, con il camper è un vero disastro. Per arrivare a Weano Gorges sono 40 chilometri e nel nostro camper non c’è singolo pentolino, posata, piatto etc. Etc. Che non balli creando un incredibile frastuono, nonostante la nostra velocità sia di soli 20-30 km all’ora. Non conto le volte in cui mi alzo a chiudere la porta del bagno che ostinatamente continua ad aprirsi nonostante i nostri disperati tentativi di bloccarla. E che dire delle automobilone che ci sfrecciano accanto, tutti enormi 4×4 fatti apposta per la strada sterrata? Procedono a velocità sostenuta facendoci schizzare addosso moltissimi sassi e facendoci ansimare ogni volta dato che non siamo assicurati per danni ai vetri e alla carrozzeria. Il parco è bello da vivere, anche a questo sarebbe splendido potere dedicare più tempo di quello che abbiamo, magari facendo un trekking di più giorni. Noi possiamo solo limitarci a recarci nei punti panoramici segnalati dalle guide (Oxer lookout, Junction Pool Lookout) e a goderne un assaggio percorrendo ad Hancock Gorge il sentiero in discesa fino al fiume. Non ci sono parole per descrivere la bellezza dei luoghi intorno a noi… Ritorniamo verso il visitor centre, percorrendo altri 40 chilometri di tortura verso Dales Gorges e ci fermiamo ad altri punti panoramici, Circular Pool e Three Ways Lookout, e poi Fortescue Falls. Circular Pool è una pozza d’acqua molto invitante situata in fondo alla gola, la passeggiata per arrivarci non sarebbe neanche troppo lunga e credo che se fossimo attrezzati di costume e asciugamano ci faremmo un pensierino. In ogni caso almeno ci godiamo il silenzio e l’atmosfera di tranquillità che ci circonda. Ripreso il camper finalmente all’altezza del visitor centre c’è strada asfaltata e così raggiungiamo Auski Roadhouse dove prendiamo posto nell’area attrezzata. Ci vogliono un paio d’ore di lavoro per pulire a fondo il camper e vuotarlo dalla sabbia che si è insinuata ovunque! Una cena leggera e ce ne andiamo a dormire.

23 agosto. Partiamo presto e questo ci permette di arrivare verso le 13,00 alla Eighty mile beach. Per strada notiamo molte colonne di fumo, ci sono parecchi incendi che arrivano fino al ciglio stradale. D’altra parte la vegetazione è cambiata, la siccità è un problema sentito in questa parte d’Australia. Incontriamo parecchi cartelloni che invitano a mantenere un comportamento prudente atto a scongiurare il pericolo incendi. Comunque sulla guida leggiamo che spesso è opera dell’uomo che appicca il fuoco in modo circoscritto per contenere le conseguenze ben più disastrose di quelle che si avrebbero con fenomeni spontanei. Prendiamo posto al caravan park, è una bella struttura, ma è immenso, segno che questo luogo dovrebbe essere parecchio frequentato in periodi di vacanza. Sistemato il camper ce ne andiamo in spiaggia e ci troviamo davanti uno spettacolo incredibile. La spiaggia è enorme, mai visto niente di simile, larghissima e infinita. E’ un vero paradiso per pescatori, e infatti di pescatori ce ne sono moltissimi, uno ogni venti metri, a perdita d’occhio. Praticamente sono gli unici a frequentare la spiaggia, persone sdraiate se ne contano in tutto forse dieci, l’atmosfera è veramente rilassante. Non ci sono ombrelloni, ma c’è qualche uccello che prova a rubare le sardine usate dai pescatori come esche, c’è una signora seduta a fianco del marito intenta a lavorare a ferri mentre lui pesca, c’è qualcuno che passeggia e raccoglie conchiglie. E finalmente posso farlo anch’io, alla Tourquoise Bay era vietato. Rilassante, davvero… Trascorriamo il pomeriggio al mare tra bagni e passeggiate, rientriamo in campeggio per fare un po’ di bucato e poi ritorniamo in spiaggia armati di macchina fotografica e videocamera e ci godiamo uno dei tanti magnifici tramonti. Stasera al BBQ ci fa compagnia un estroverso signore di Adelaide che si sta preparando degli hamburger e che simpaticamente ci dice che è costretto perché la giornata di pesca oggi gli è andata male. Sono quasi due mesi che è lì, non avendo più impegni di lavoro lui e sua moglie si godono la vita (!).

24 agosto. Oggi ci trasferiamo a Broome, dove arriviamo verso le 12,30 e anche stavolta per strada vediamo molti incendi. Fatta un po’ di spesa ci mettiamo alla ricerca di un campeggio. Sembra impossibile, di camping ce n’è tanti, ma sembra non esserci un solo buco libero in tutta la città. Quando ormai ci viene il sospetto di doverci arrangiare in altro modo ecco che troviamo un posto al cable beach caravan park, anche se è solo per una notte, forse ci sarà posto anche domani, ma cambiando piazzola e previa conferma. Speriamo, un posto in campeggio domani lo dobbiamo trovare per forza per poter pulire il camper dato che dobbiamo restituirlo. Ma ci penseremo domani. Intanto a piedi raggiungiamo la spiaggia di Cable beach, e trascorriamo il resto della giornata al mare. Cable beach viene definita una delle più belle spiagge del mondo, per carità è enorme e lambita da un mare turchese, ma la sua bellezza forse non è nella parte più vissuta, ma in quella più lontana dalla città, dove la spiaggia è delimitata da scogliere dalle forme bizzarre.

25 agosto. Ci svegliamo in campeggio e, tutto è bene ciò che finisce bene, alla fine ci trovano posto anche per oggi. Con il camper andiamo in città e partiamo in avanscoperta per cercare la sede della Britz per verificare la resa per il giorno successivo: i nostri tempi sono strettissimi, il mattino aprono alle 8,00 e il nostro aereo per Darwin è previsto alle 10,00. Sbrigata l’incombenza Britz andiamo in giro per negozi – inutilmente – alla ricerca di una maglietta della Billabong (il tormentone di quest’anno!) e poi ancora ci lustriamo gli occhi con i negozi di gioielli, Broome è infatti città famosa per la raccolta delle perle. Certo, ora è tutto meno genuino e più industriale, ma la fama comunque rimane. Visitiamo Pearl Luggers, un piccolissimo museo con una raccolta di fotografie e di vecchie attrezzature da pesca, dove ci sono anche due barche restaurate usate per la raccolta delle perle. Ci spostiamo poi di qualche chilometro fuori città a Gantheaume Point per vedere le impronte di dinosauro risalenti a 120 milioni di anni fa. Le condizioni del mare non ci permettono di vederle, è visibile solo il calco riprodotto, ma il luogo dove ci troviamo è delizioso, le scogliere di terra rossa si tuffano nel mare e contrastano in modo incredibile con i suoi colori fantastici. E’ tutto talmente bello da non parere vero. Pranziamo in camper in riva all’acqua e ci godiamo fino in fondo questi istanti di pura poesia. Rientrati in campeggio ci attende l’operazione valigie e poi ci dedichiamo un po’ alla pulizia definitiva della nostra casetta mobile. Riuniamo tutto ciò che delle nostre provviste è integro e lo regaliamo ai nostri vicini di piazzola, una coppia di mezz’età che ha tutta l’aria di essere lì stanziale data la quantità di fiori presenti sulla veranda.

26 agosto. Sveglia ore 6,00, oggi dobbiamo restituire il camper. Colazione abbondante, salutiamo i nostri vicini di piazzola che si sono alzati per salutarci e augurarci buon viaggio (che gentili!) e chiuse definitivamente le valigie alle 7,30 si parte. Accidenti, è tardi, secondo la nostra tabella di marcia avremmo dovuto già essere alla Britz. Arriviamo alle 7,45, sono aperti, ma ci sono già dei clienti che ci hanno preceduto, una coppia che sta noleggiando un fuoristrada e che non avendo nessuna fretta fa domande di tutti i tipi e sembra non volere più levare il disturbo. Un paio di volte ci facciamo vedere facendo capire che abbiamo problemi di tempo (accidenti all’orario dell’aereo). Ecco, finalmente se ne vanno, tocca a noi, l’addetto Britz è velocissimo, non controlla nulla, semplicemente ci chiede se abbiamo subito danni e se abbiamo fatto le pulizie, ci rende i soldi spesi per l’acquisto delle sedie e ci congeda dopo averci chiamato un taxi (anche perché per eventuali problemi c’è sempre la stampigliatura della carta di credito che abbiamo rilasciato a Perth…), Ci siamo tanto preoccupati, alla fine arriviamo all’aeroporto alle 8,40 e hanno appena aperto il check-in. L’aeroporto è piccolo piccolo e tutte le operazioni sono velocissime. Ci fanno un po’ di storie per il peso delle valigie (rispettivamente 31 e 11 kg.). La più leggera viene messa in stand-by, sarà caricata solo sulla base del peso delle valigie degli altri passeggeri, diversamente ci seguirà sul volo successivo. Sarebbe un bel problema per noi, una volta a Darwin avremo giusto il tempo di prendere l’auto a noleggio e di schizzare al Kakadu National Park prima che venga buio. Spiego la situazione all’addetto al check-in, forse lo commuovo, fatto sta che è comprensivo e indica “priority” sulla mia valigia, Quando gli consegno la mia carta d’imbarco e salgo sull’aereo mi conforta assicurandomi che la valigia è stata caricata. Che dolce, è stato proprio gentile. Le previsioni sono confermate, l’aereo della Northern Regional è piccolissimo, siamo venti passeggeri in tutto, ed è pieno. Dopo aver ballato un bel po’ facciamo sosta all’aeroporto di Kanunurra che se è possibile è ancora più piccolo di quello di Broome. Altro che disposizioni di sicurezza, durante la sosta usciamo dall’aeroporto da un cancello laterale, chi invece deve ritirare i bagagli lo fa direttamente da un carrello sulla pista. Ridecolliamo e atterriamo a Darwin. Che afa!! L’aria è soffocante. Ma non siamo in inverno? Ritiriamo l’auto alla Thrifty, e poi di corsa alle 16,20 prendiamo la strada direzione Kakadu NP. Dopo giorni trascorsi in camper l’auto è silenziosa, non sembra neanche di viaggiare. Arriviamo a Cooinda alle 19,00, giusto in tempo, c’è appena stato il tramonto. Alloggiamo al Gagadju Lodge Cooinda, abbiamo prenotato via internet una stanza economica ed effettivamente è molto spartana. C’è solo il letto e lo spazio per girarci intorno, neanche una sedia, solo un tavolino, ma c’è l’aria condizionata ed è pulita. E tanto ci basta.

Il tempo di depositare le valigie e andiamo a mangiare (prendiamo 2 pizze che sono così grandi che basterebbero per sfamare 10 persone). La sosta in questo lato d’Australia prevede solo la visita al Kakadu. E il Litchfield National Park? Quanto mi sarebbe piaciuto trascorrervi almeno un paio di giorni, ma il tempo ci manca, e come si usa dire, bisogna accontentarsi… 27 agosto. La giornata inizia presto, oggi alle 6,20 si parte per la yellow water cruise. Il giorno inizia con noi, il sole che sorge piano piano va a sciogliere la cortina di nebbia che avvolge l’acqua. Stupefacente… Ammiriamo l’acqua e le sue creature scivolando dolcemente con la barca. Il silenzio è quasi totale, si sentono solo lo sciabordio sull’acqua e i richiami degli uccelli che come noi iniziano una nuova giornata. Tutte le persone restano in silenzio, con il fiato sospeso, l’unica voce è la guida che ci indica dove e cosa guardare. La magia dura poco più di un’ora, poi evidentemente provati dal lungo silenzio si cominciano a sentire i commenti a voce alta di due turisti, marito e moglie … sono in romanesco… con tutto rispetto per i laziali… profonda vergogna. Sono i primi italiani che troviamo in queste vacanze (l’altra volta in Australia ne avevamo trovati molti di più, forse perché avevamo visitato zone più turistiche) possibile che dovessimo incontrarli proprio noi due simili burini? Aho, neanche un coccodrillo, ma è che, ma che fa’ vede’? Un uccello. E che, un altro? No comment. Per buona pace di tutti incontriamo i coccodrilli, e anche parecchi, così i nostri turisti laziali potranno tornare a casa soddisfatti. Rientriamo alle 9,00 e facciamo colazione. E’ bello alzarsi presto al mattino, abbiamo ancora tutta la giornata davanti a noi. Con l’auto partiamo alla scoperta del Kakadu, la prima sosta la facciamo al Warradjan Aborigenal Cultural Centre per cercare di capire meglio il significato e la simbologia delle pitture rupestri. La zona è infestata da mosche, sono insistenti e noiose e all’aria aperta ci tormentano in continuazione. Ovviamente i cappellini con la visiera in velo che questa volta che sarebbero serviti li abbiamo lasciati a casa. La passeggiata che facciamo al Nourlangie Rock per ammirare le pitture rupestri è veramente una sofferenza, le mosche si insinuano negli orecchi, nel naso, si appoggiano sulla bocca, siamo talmente occupati a cacciarle che quasi facciamo fatica a pensare ad altro. E poi il caldo, siamo letteralmente sciolti. Non abbiamo acqua con noi, e non c’è nessun modo per averne, almeno nell’immediato. Dura fare i turisti, soprattutto se finora si è trascorsa una vacanza in un clima completamente diverso e a questo ci troviamo totalmente impreparati. Ci spostiamo in un’altra zona e andiamo all’Anbangbang Billabong per fare una passeggiata sulla sua riva. Il posto è tranquillissimo, non c’è nessuno oltre a noi, scherziamo sul fatto che secondo le guide potremmo da un momento all’altro inciampare su un coccodrillo. Ci scherziamo, però intanto camminiamo con la massima cautela e tra una mosca e l’altra riusciamo anche a scattare qualche foto. Altra tappa e siamo a passeggiare sulla riva del Mardugal Billabong, anche se in questo l’acqua si vede appena. Sono le 14,00, fa caldissimo, le mosche continuano a perseguitarci e quindi decidiamo di tornare a Cooinda e ci concediamo una pausa per un gelato. Torniamo in camera per riposarci un pochino e invece ci addormentiamo per svegliarci solo alle 17,00. Ma la tabella di marcia è comunque rispettata e ci prepariamo per lo yellow water walk. Percorriamo per un po’ il sentiero, in piccola parte rivediamo lo scenario di questa mattina, ma con gli uccelli al risveglio e con la prospettiva della barca era tutto più suggestivo. Abbiamo anche la fortuna di vedere un canguro, incredibile è il primo di questa vacanza, l’altra volta ne avevamo visti molti e fin dal primo giorno. E la conclusione della giornata non può che essere con lo spettacolare tramonto del sole sull’acqua.

28 agosto. Usciamo alle 7,45, alle 8,00 è in programma la visita guidata con un ranger alle yellow water. Siamo un gruppetto ristretto, nessun italiano è tra noi. Il ranger è una donna ed è aborigena, praticamente con lei ripercorriamo il sentiero della sera precedente, ma ovviamente ci fa notare particolari che non avremmo mai visto da soli. Lungo il percorso ci sono anche spiegazioni sugli usi quotidiani degli aborigeni del luogo corredati da foto e lei ci mostra con orgoglio una foto in cui si vede sua madre. Ci fa vedere anche come gli aborigeni ricavino il sapone da alcune piante e così via… Rientriamo a fare colazione e alle 10 partiamo verso Jabiru. Fa caldissimo. Ci fermiamo al Bowali visitor centre e per strada notiamo ancora degli incendi. Via internet avevamo prenotato la sistemazione bush bungalow al Lakeview Park alla cifra di 95 $, la casetta è davvero deliziosa e confortevole, tutti i servizi comuni fra l’altro sono a nostra disposizione in quanto siamo gli unici ospiti. Depositate le valigie ci fermiamo al locale piccolo supermercato e al post office e poi via, si riparte. Andiamo a Mamukala dove da una piattaforma di osservazione si può restare a guardare la piana alluvionale del South Alligator. L’orario non è dei più felici, fossimo arrivati di mattina presto ci sarebbero stati senz’altro molti più uccelli. Leggiamo che al tramonto il luogo diventa magico, non stentiamo a crederlo. Lasciamo la piattaforma e percorriamo il sentiero Mamukala walk lungo 3 chilometri. Non è il massimo, è tutto all’interno nella vegetazione, niente billabong, ma solo un enorme e impietoso sole.

Lasciato il sentiero ci dirigiamo verso la nostra meta successiva, Ubirr, ancora a vedere pitture rupestri, tra cui spiccano rainbow Serpent e la main gallery. Siamo disidratati. Andiamo poi al Nadab lookout, ci arrampichiamo per un centinaio di metri per volgere lo sguardo a 360° sul floodplain e su Arnhem Land. Il panorama sotto di noi è incredibile. Rientriamo a Jabiru, ci prepariamo la cena e sistemiamo le valigie, ebbene sì, domani si parte.

29 agosto. Stamattina ci svegliamo con calma e alle 8,20 siamo pronti a partire verso la nostra giornata a Darwin. Alle 11,00 arriviamo, parcheggiamo in Smith Mall e ci mettiamo alla ricerca degli ultimi souvenirs. Non è molto facile acquistare qualcosa di originale, è pieno di negozi che vendono tutti le stesse cose che peraltro sono identiche a quelle che abbiamo già visto e/o comprato nel 2003, Spediamo qualche cartolina di rito (nonostante i buoni propositi come sempre all’ultimo giorno!) e gironzoliamo per la città, passeggiando al Bicentenarial Park Esplanade, ai Government House e al Parlament. Che caldo…Per pranzo ci concediamo l’ultimo sushi della vacanza. E’ una gran seccatura, ma purtroppo per evitare di pagare un giorno di noleggio in più dobbiamo riconsegnare l’auto in aeroporto entro le ore 16,00. Ci prepariamo a un lungo bivacco prima della partenza, il nostro volo della Virgin diretto a Brisbane è previsto alle 1,40 del mattino (!). Ci sistemiamo in sala d’aspetto, scegliamo le poltrone più comode anche per sdraiarci e ci prepariamo alla lunga attesa. Non è poi così dura aspettare, ho quasi ultimato la lettura dell’ultimo libro di Harry Potter (in inglese, la versione in italiano uscirà il prossimo gennaio) e come sempre quando si è quasi alla fine di un libro si è ansiosi di scoprire come andrà a finire. Darwin è un aeroporto piccolissimo, è assolutamente deserto in quanto non ci sono voli previsti nel pomeriggio, né in atterraggio né in partenza, e non c’è neanche un punto di ristoro. Le ore trascorrono e verso ora di cena cominciamo ad essere affamati. Chiediamo agli addetti alla sicurezza se ci lasciano oltrepassare temporaneamente l’imbarco per andare a mangiare nel bar all’interno, ci indicano invece un albergo-ristorante a qualche centinaio di metri dall’aeroporto. Con una breve passeggiata raggiungiamo il posto che ci hanno consigliato. E’ confortevole anche se c’è un bel po’ di confusione. Con gli ultimi dollari australiani che possediamo riusciamo ad acquistare solo una pizza in due (pochino, ma per un po’ basta) e poi ci immergiamo nuovamente nelle nostre letture. 30 agosto. L’aeroporto nelle ultime ore si è incredibilmente animato, al momento dell’imbarco la sala è inverosimilmente affollata, saliranno tutti sul nostro volo. Sbrigate le operazioni al check-in ci ritroviamo in poco tempo a Brisbane. Velocemente ritiriamo i bagagli, acquistiamo il biglietto per il trenino di superficie che ci porterà all’aeroporto internazionale, nuovo check-in, il tempo di un caffè al volo (ci facciamo timbrare il passaporto in uscita che già hanno chiamato il nostro volo!) e ci ritroviamo catapultati nel volo intercontinentale per Seoul. Abbiamo adottato la stessa formula scelta lo scorso anno per la Nuova Zelanda, cioè di interrompere il viaggio e di trascorrere la notte a Seoul. Certo, una seccatura perché si deve vistare il passaporto in uscita e il giorno successivo in entrata, ma poter dormire su un letto aiuta molto a superare i limiti di spazio e a far sembrare l’Australia più vicina di quanto realmente non sia. La notte questa volta è a carico della compagnia aerea, ci portano allo Hyatt Regency Incheon, trasferimenti da e per l’aeroporto, cena e colazione compresi. Il giorno successivo il volo è all’ora di pranzo, possiamo alzarci con comodo e fare tutto con calma. E così ci ritroviamo prima a Vienna e poi a Venezia. Arrivederci Australia, arrivederci alla prossima volta. Considerazioni generali.

Azzeccata la scelta del camper, in un paese che ha spazi enormi, nessuna difficoltà di parcheggi e strutture lontane fra loro centinaia di chilometri si è rivelato essere il mezzo di trasporto ideale. Da noi chi va in campeggio lo fa per risparmiare, in Australia c’è proprio la cultura del vivere all’aria aperta. A giudicare dall’enormità delle auto e delle roulotte alla base non c’è una scelta di risparmio, ma proprio la ricerca di uno stile di vita (anche se è pur vero che in questa area c’è un’unica strada asfaltata e quindi i fuoristrada sono una necessità). D’altra parte questa nostra impressione ce l’hanno confermata le persone che abbiamo conosciuto, abbiamo incontrato molte coppie un po’ in là con gli anni lontane da casa da mesi, spesso stanziali con i fiori alle verande delle roulotte, intente a godersi la giornata fino in fondo, fosse anche solo per poter cucinare al BBQ ciò che era stato pescato durante il giorno. E comunque anche per noi il campeggio ha rappresentato un modo economico per dormire, comodo per i pasti perché ci siamo potuti preparare ciò che volevamo, cosa da non sottovalutare dato che la cucina non è granché.

Il tempo ci ha aiutato, abbiamo collezionato una dopo l’altra delle giornate di splendido sole, per gran parte del viaggio (Darwin escluso) siamo stati in quello che potremo definire il nostro clima ideale, caldo, ma non troppo di giorno e fresco di sera, anche se non è mancato qualche eccesso che ci ha portato ad accendere il riscaldamento al sud e poi l’aria condizionata a Broome. Il mare ci ha accompagnato per molta parte del nostro percorso, mare con i colori d’incanto tipici dell’oceano indiano. Avevamo già visto la costa est e un pezzetto della famosa barriera corallina che si estende per duemila chilometri. Da questo punto di vista il lato occidentale ci è piaciuto molto di più, i colori del mare ci hanno conquistato e la barriera è molto più agevole e raggiungibile. Le nostre vacanze ci hanno proprio appagato, abbiamo avuto a farci compagnia spazi vuoti enormi, silenzi assoluti, assenza di inquinamento luminoso, e stellate magnifiche. E a proposito di distanze, percorrendo molti chilometri nel nulla ci siamo chiesti cosa induce le persone ad andare ad abitare in luoghi lontani 300 km da qualsiasi altra cosa. Ovviamente non abbiamo la risposta, ma solo la constatazione che questo paese povero di storia ha dalla sua parte una natura infinita.

Abbiamo già individuato alcune tappe per il prossimo viaggio downunder, tappe a cui forzatamente questa volta abbiamo dovuto rinunciare, ma che ci sono rimaste nel cuore, tra le altre le dune di Lancelin, il Francois Peron N.P., il Litchfield N.P., più in generale tutto il Kimberly. E aver voglia di ritornare sta a significare che abbiamo indovinato il paese giusto e siamo riusciti a gustare fino in fondo le nostre vacanze.



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