West Coast tra natura e città
Poco fuori dal paesino di Sedona si trova un piccolo gioiello, l’Enchantment Resort: un albergo immerso nelle rocce davvero unico per atmosfera e posizione. Con una SPA molto accogliente e ben curata. E con un ristorante con terrazza che guarda le rocce. Situazione un po’ cara ma per una toccata e fuga vale la pena.
Da Sedona ci siamo mossi verso il Grand Canyon anche qui attraversando una strada splendida come paesaggio.
Entrati nel parco (costo 25 dollari la settimana, ma sapendolo prima vale la pena acquistare il pass annuale per tutti i parchi che costa 80 dollari) ci siamo addentrati nella foresta per arrivare al Lodge. Vale la pena dormire all’interno del parco: soluzioni spartane (ma alla fine nemmeno troppo) ma si e’ immersi nella natura e si e’ a contatto con la magia del Canyon. Che quando si svela davanti agli occhi lascia davvero senza fiato, per la sua estensione, per le sue forme e colori unici che cambiano ora dopo ora a seconda della luce.
Si puo’ scendere un po’ verso l’interno del canyon, anche con escursioni semplici per tutta la famiglia.
Da non perdere il giro in elicottero per vedere il Canyon: davvero mozzafiato!
Da evitare nel parco i ristoranti più’ quotati (molto turistici, cari e di poca qualita’). Meglio vivere in pieno l’atmosfera del parco a contatto con tutti gli escursionisti che vengono da tutto il mondo alla cafeteria Yavapai.
Lasciando il Canyon si va verso la Monument, non prima di aver dato un ultimo emozionante sguardo al Canyon da Moran Point e da Desert View.
Sulla strada poi una tappa molto suggestiva puo’ essere quella del Lake Powell a Wawheap (all’interno del Glen Canyon). Anche qui forme e colori straordinari delle rocce, questa volta a contatto con l’acqua.
E’ comunque anche la strada stessa ad emozionare con i paesaggi, le rocce e le vedute a perdita d’occhio in spazi vastissimi.
Arriviamo alla Monument Valley nel pomeriggio, anche qui percorrendo una strada davvero suggestiva. La visione dall’alto (Visitor Center) della Monument e’ un incanto ma niente a confronto del tour da fare scendendo nel percorso a stretto contatto con questi monoliti rossi meravigliosi. Un percorso accidentato, che si puo’ fare con l’auto in modo molto prudente (evitate i tour con la jeep, estremamente cari e che espongono a un sacco di polvere).
I colori di questa valle e delle rocce sono emozionanti, soprattutto andando verso l’ora del tramonto con luci e contrasti davvero unici.
Si dorme all’Holiday Inn di Kayenta (citta’ Navajo, attenzione al divieto che gli indiani pongono di bere e servire alcolici) e il giorno dopo si parte verso Moab, campo base per la visita al parco di Arches. Un altro spettacolo unico, con formazioni rocciose scolpite in modo incredibile dai fenomeni naturali, e con appunto gli “archi” che si possono scoprire con un tour con l’auto e anche più’ da vicino con piccole escursioni a piedi.
Una vallata immensa punteggiata dalle rocce e lasciata completamente ai turisti, che in modo composto si godono lo spettacolo: punti di ristoro e di informazione si trovano solo al visitor center, poi il viaggiatore viene lasciato “solo” a gustarsi uno scenario incredibile. Consigliamo pieno di benzina, e portarsi acqua e cibo per un picnic (ci sono zone attrezzate apposta, anche con grill per il barbecue volendo).
Dormendo a Moab, si puo’ cenare in uno dei ristoranti sulla strada principale (molto turistici in verita’, ma comunque e’ piacevole stare a contatto con viaggiatori ed escursionisti provenienti da tutto il mondo).
Partiamo con calma da moab dopo una colazione niente male con le immancabili uova e ham e un ottimo piatto di frutta (da pancake qualcosa.. Di fronte al best western greenville dove alloggiavamo). Lungo la strada attraversiamo la goblin valley facendo una piccola deviazione che pero’ vale la pena, alla volta di little wild horse (bivio a destra appena prima di entrare al parco di goblin valley). Qui ci aspetta una suggestiva passeggiata tra rocce dalle forme più strane che sembrano decorate da uno scultore. A un certo punto una piccola scalata consente di superare lo sbarramento di un roccione. Torniamo lungo lo stesso percorso dell’andata e riprendiamo l’auto alla volta di Capitol Reef, direzione Torrey. La strada scorre tra rocce stranissime che sembrano dune di sabbia scura, colori che troveremo, insieme a molti altri, nel parco che ci aspetta. Capitol Reef non e’ tra i più famosi parchi dell’ovest eppure lo troviamo piacevolissimo, anche perche finalmente si apre ai nostri occhi un po’ di verde!! Il primo pezzo della scenic view che parte dal visitor center per accedere a tutti i punti più belli e’ infatti la prosecuzione di Fruita, un vero e proprio frutteto dove si possono raccogliere liberamente dagli alberi i frutti. Sostiamo nei pressi di una ben conservata casa dei contadini mormoni, che fino agli anni 60 del novecento hanno vissuto qui. Da qui in poi la strada si snoda tra rocce dalle forme e dai colori splendidi: rosso, giallo, oro, un duomo, un tempio egizio, pareti di roccia quasi verticali. Merita la passeggiata che parte da grand wash, tutta in piano anche se dura tre ore circa tra andata e ritorno e si snoda all’interno di pareti di roccia strettissime e spettacolari. Volendo da grand wash appena dopo il parcheggio delle auto parte una ripida passeggiata verso un arco naturale. Al ritorno da capitol reef, prima di raggiungere l’hotel, deviazione per vedere i goosneck dall’alto. Si avvicina l’ora del tramonto e con grande e piacevole sorpresa scopriamo che il nostro hotel (il best western capitol reef) ha una splendida posizione che guarda le rocce rosse in una distesa di terra dove non c’e quasi nulla a parte l’hotel e un delizioso ristorante sulla strada dove ceniamo all’aperto e ci ricopre ben presto un lenzuolo di stelle.
Il giorno dopo partenza per Bryce Canyon che consigliamo assolutamente di raggiungere percorrendo la UT12, una strada meravigliosa che alterna boschi di betulle, pini e distese di roccia e arrivando a quota 2000 metri in un paesaggio splendido. Bryce e’ un parco che sa davvero di parco, lasciamo la macchina al parcheggio del delizioso Bryce Lodge e da qui ci sposteremo solo a piedi o con la navetta. Il lodge e’ molto bello, organizzato benissimo, le stanze con veranda e confortevoli e l’unico ristorante del parco, un po’ caro ma delizioso. Il rim si apre su una distesa di pinnacoli sulle tonalita’ del rosso, bianco, rosa, gli spettacolari hoodoos. Ci avventuriamo lungo un sentiero che scende nel cuore del rim, il navajo loop, per poi risalire passando da gole di roccia fresche ed imponenti. L’alba al sunrise point merita una levataccia, ancora più’ che al tramonto gli hoodoos si rivestono di una luce speciale. Prima di lasciare bryce in direzione mossy cave e dopo aver incontrato un nutrito gruppo di cerbiatti che fanno colazione in un prato, una breve passeggiata conduce ad una piccola cascata zampillante tra le rocce.
Partiti da Bryce approfittiamo nella strada che ci portera’ a Las Vegas per un passaggio veloce nel parco di Zion, anche qui con un panorama di rocce del tutto peculiare e con una strada stretta che ti consente di immergerti a contatto con questi ammassi rocciosi.
Las Vegas si avvicina e si rientra brutalmente nella civilta’: il contrasto tra gli spettacoli monumentali e silenziosi dei parchi naturali che abbiamo lasciato poco fa e la bolgia di colori, rumori, odori e costruzioni gigantesche della capitale del gioco e’ impressionante.
Vegas e’ un grande luna park in cui tutto e’ permesso: divertimento, svago, eccessi…. Una citta’ in cui ti dimentichi la dimensione razionale e ti lasci trasportare dall’euforia collettiva che dura incessantemente per tutto il giorno e tutta la notte.
Anziani avvinghiati alle slot machines a qualsiasi ora, dollari che girano ovunque, ristoranti e bar che vomitano junk food in quantita’ industriali, ragazzine in delirio negli addi al nubilato, strilloni che vendono sesso in real time, musica a palla, centri commerciali con negozi e boutiques di ogni tipo, bambini a bocca aperta col naso all’insu…. Tutto questo e’ Las Vegas, che di giorno e’ una fornace che viene bombardata da aria condizionata al massimo e piscine, e di sera una giostra di colori e follia per tutti….
Suggerimenti per girare Las Vegas probabilmente non servono: magari solo evitare di stare in giro nelle ore troppo calde (e’ davvero un forno!) e godersi la passeggiata nella strip di sera per farsi affascinare dalle luci e dai variegati spettacoli scenografici che ogni megahotel offre ai passanti.
Lasciamo Las Vegas (non senza un pizzico di malinconia, ci si diverte proprio!) e ci reimmergiamo nel deserto roccioso: ci attende la Death Valley!
Arriviamo all’ora del tramonto e saliamo fino alla Dante’s View da cui si puo’ ammirare dall’alto tutto l’immenso bacino posto sotto il livello del mare con la sua vasta estensione e con le sue caratteristiche chiazze bianche causate dai depositi di sale. Anche qui un panorama (e un tramonto) davvero unico e suggestivo, anche se martoriato da un caldo davvero atroce che di fatto sconsiglia la visita nei mesi estivi.
Dormiamo nell’unica location disponibile in zona, il Furnace Creek Ranch, una piccola oasi nel deserto con palme e campi da tennis… La mattina sveglia di buon ora per visitare alcuni spot della zona: il famoso Zabriskie Point davvero impressionante per le forme e i colori delle rocce, Badwater (il punto più’ basso dell’intero Nord America, nel quale si puo’ camminare sui depositi di sale e essere immersi davvero in uno scenario surreale) e le dune di sabbia di Stovepipe.
Anche da death valley a yosemite la strada e’ splendida: si addentra sulla sierra nevada dopo aver costeggiato ancora il bacino salato per qualche kilometro. Arriviamo a yosemite dal tioga pass dopo aver costeggiato mono lake e ellery lake. L’aria si e’ fatta finalmente frizzante, il verde e’ ovunque, il paesaggio alpino. La calura di death valley e’ solo un ricordo. I punti panoramici più’ conosciuti del parco si trovano dall’altra parte rispetto all’ingresso del tioga e bisogna percorre l’unica strada del parco tra tornanti e distese di pini. Noi prima pero’ ci fermiamo al visitor center di tuoulumne dove chiediamo informazioni per una breve passegiata sulle rive del fiume merced Il panorama e’ splendido, il fiume placido e rilassante, ci godiamo il silenzio e la pace che questo posto trasmette e che ricorda un po’ le nostre alpi e ce ne andiamo a malincuore. Percorrendo i tornanti di yosemite verso l’uscita del village ci dispiace non avere più tempo per vivere il parco, cosi decidiamo di avventurarci a vedere le sequoie, i grandi vecchi del bosco, che misteriosamente crescono solo, nel giro di migliaia di anni, in pochi posti del mondo. Notte alle porte del parco a el portal e al mattino partenza per Frisco!
Entrare in citta’ dal bay bridge gia’ da l’adrenalina, poi dedichiamo la mattinata a scoprire (o riscoprire) la citta’. Descrivere frisco e’ impossibile, bisogna viverla, preferibilmente a piedi. Frisco e’ salite e discese, vento, mare, nebbia bassa, ristoranti, razze, luci e ombre, fascino e degrado, grattacieli moderni e antiche missioni, arte moderna e murales, atmosfera ispanica e angoli un po’ snob. E’ tutto questo e molto di più’. Assolutamente da non perdere: la traversata in bici del golden gate, la clam chowder al pier 39, una cena a base di souffle’ al cafe’ jacqueline in grant street, un giro a piedi tra i negozi raffinati di union street e uno ciondolando per mission tra mission street e mission dolores park.
Viene infine la volta della costa, da san francisco a los angeles, rigorosamente lungo la A1 per godersi i panorami mozzafiato soprattutto tra Monterey e Santa Barbara>
Da consigliare per le pause lungo la strada: Gorda cafe’, fiorito e con piatti appetitosi Regd point San simeon, con i suoi bellissimi panorami e poco prima la spiaggia dove si incontrano i buffissimi elephant seal che dormono, si coccolano a vicenda o si sotterrano di sabbia. Cayucos e’ delizioso, anche per trascorrere la notte, carinissimo l’on the beach bed and breakfast proprio accanto al pier. Poi si continua per santa barbara, finiscono le scogliere e le spiagge ma la strada e’ ancora bella. Ci ricongiungiamo con la 101 e attraversiamo vigneti verdissimi. Santa Barbara sembra un po’ la nizza della california: palme, lunghe spiaggie, belle case coi tetti rossi, un lungomare infinito. Passeggiata al waterfront per poi cenare da Brophi Bros. L’attesa e’ lunga per avere un tavolo ma grazie al comodo pager ci possiamo allontanare per un aperitivo nel locale di sotto. L’attesa e’ ripagata da una cena abbondante e non troppo costosa (clam chowder super) con vista sul porto. Dormiamo a ventura, a mezzora di macchina, per risparmiare un po’ (santa barbara nei week end e’ carissima), ma la citta’ non e’ niente di che. Il giorno dopo si conclude il nostro viaggio on the road con una mattinata tra malibu’ e santa monica e un pomeriggio agli studios di LA. Qui tutto e’ come nei telefilm e nulla quindi ci sorprende com’e’ stato invece in tutti i giorni trascorsi. E’ comunque divertente sentirsi un po’ parte di quello che normalmente si vede dall’altra parte degli schermi. Ecco il nostro viaggio, 17 giorni che sono forse sembrati molti di più’: intensi, vissuti, emozionanti, divertenti, giganteschi ed esagerati come questo paese ci ha confermato di essere.