Wellcome in Paradiso

Una settimana di relax alle Mauritius
Scritto da: fiorella_fiore
wellcome in paradiso
Partenza il: 30/09/2012
Ritorno il: 08/10/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
C’era una volta un uccello che era arrivato su un’isola meravigliosa: tante piante, fiori, clima mite e tantissimi insetti di cui cibarsi. Il tempo passò, l’uccello cominciò a riprodursi e iniziò a vivere in questo paradiso dove aveva tutto, come dire, sottomano. Fu così che disimparò a volare, ingrassò, al posto delle grandi ali gli vennero delle piccole alette e cominciò a vagabondare per l’isola come una grossa grassa oca selvaggia.

Ma arrivarono degli uomini, in questa isola, e poi con loro le manguste e allora successe che un po’ di uccelli furono uccisi perchè i nuovi abitanti volevano sfamarsi, e un po’ perchè le manguste che questi nuovi esseri avevano importato dall’isola di Java, cominciarono a cibarsi delle uova degli uccelli che non erano in un nido su un albero, ma per terra.

E fu così che attorno al 1660 questo uccello scomparve. Il nome dato loro era “dodo” che significa stupido, infatti quelle oche grassottelle correvano incontro incuriositi agli invasori e si facevano uccidere in un attimo. Il dodo (si è risaliti alla sua forma da uno scheletro ritrovato nel 1800) è diventato il simbolo di Mauritius, ovvero della Repubblica di Mauritius, in onore del principe Maurizio di Nassau Orange e quegli uomini erano olandesi anche se l’isola diventò Ile de France coi Francesi ma gli inglesi mantennero il nome dedicato al principe perchè nel frattempo gli Orange erano arrivati anche in Inghilterra.

L’isola, come succede spesso, passò di mano in mano ai colonizzatori che oltre alle manguste portarono sull’isola – in ordine sparso – schiavi provenienti dal Mozambico, indiani (allettati dalla promessa di guadagno facile), tamil, cinesi e altri schiavi dall’Africa. La prima popolazione autoctona furono quindi gli schiavi riusciti a fuggire ai coloni.

Ora in quest’isola convivono molte etnie e molte religioni in pace, si potrebbe dire, i bambini che vanno a scuola al mattino parlano in inglese e nel pomeriggio in francese, la popolazione fra di loro parla il creolo, non c’è la spaventosa miseria di Zanzibar e… si potrebbe dire, tutti vivono felici e contenti, dai proventi della canna da zucchero, del caffè, della pesca e del turismo.

Sarà davvero il paradiso? Mah… io ci ho passato una settimana e devo dire che a me è sembrato quasi il paradiso, viverci chissà.

Ma cominciamo col diario di bordo.

Approfittiamo come al solito di un’offerta speditami da Miriam e partiamo il 30 settembre 2012. Per la verità il viaggio non inizia sotto i migliori auspici: quando siamo a Malpensa alle 14,30 ci viene comunicato che il volo anziché partire alle 18 partirà alle 22! Ci offrono la cena in aeroporto e alle 22 si parte. Dopo dieci lunghissime ore di volo si sbarca al Pleasance Aerport di Mauritius che ci accoglie con un “Wellcome in Paradise”: il tempo è bello, fa caldo, e un incaricato della Valtur ci viene a prendere e ci fa imbarcare su un pullman.

Arriviamo al Vclub Le Flamboyant giusto in tempo per il pranzo.

Buona accoglienza con un drink, giardini curatissimi e fioritissimi, camera bella fronte mare, bel terrazzo dotato di tavolo e poltroncine e altrettanto belle sdraio sul prato. Incantevole. Il mare sottostante è stupendo. La struttura è un po’ vecchiotta e avrebbe bisogno di una rinfrescatina, ma va bene così, la pulizia è eccellente e – come scopriremo in seguito – il cibo ottimo. Cucina strepitosa, bravissimo direttore, ragazzi dello staff molto bravi, personale gentilissimo.

Che dire? Non potevamo aspettarci di meglio, se non chè già il giorno dopo, il 2 ottobre, il tempo cambia e per tutta la settimana, meno sabato e domenica, avremo tempo nuvoloso, vento freddo da sud e un po’ di pioggia, peccato.

Anche qui, come a Zanzibar, il mare risente delle maree ogni 4 ore, ma l’acqua è davvero fredda per cui non è che facciamo dei grandi bagni nonostanti ci colori che vanno dal limpido madreperla al blu profondo quasi verde. Straordinario.

La prima escursione la facciamo il martedì pomeriggio, 2 ottobre, recandoci a Port Louis, la capitale, che è carina anche se non sconvolgente e facciamo acquisti al mercato generale che è notevolissimo.

Il 3 ottobre abbiamo tutto il giorno impegnato in una piacevolissima escursione all’Isola dei Cervi in catamarano. Il tempo non è bellissimo ma in barca si sta bene, si pranza a bordo con cucina dei marinai, andiamo a vedere una cascata e un piccolo gruppo di scimmie.

Nel pomeriggio bagno all’Isola dei Cervi che è davvero incantevole, anche se un vento freddo ci fa rivestirci e andare a zonzo per i bellissimi sentieri.

Si ritorna avventurosamente al villaggio dopo aver veleggiato con altri catamarani e avvistato un resort strafico le “Troussrock” meta di vip (visti i prezzi).

Il giovedì mattina lo passiamo in spiaggia e al pomeriggio ci dividiamo: verso le 17 Mario va a cavallo su spiagge stupende e io mi lascio sedurre da un massaggio mauriziano molto rilassante e confortevole. Più sciolta e profumata dall’olio di frangipane ritrovo il mio consorte felice della cavalcata.

Il 5 ottobre abbiamo il minitour del sud che è proprio bello. Conosceremo pertanto l’interno di Mauritius, pieno di canne da zucchero, alberi e fiori. Con noi in auto è una coppia di Roma che dopo 20 anni di convivenza si è sposata e sono in viaggio di nozze (hanno un figlio di 20 anni). Sono molto simpatici, lui è pilota d’aereo e quando sente – su richiesta della moglie Daniela – tutti i paesi in cui siamo stati mi dice che ho più ore di volo io di lui…

Ci rechiamo pertanto dapprima al Lago Sacro sui 700 metri d’altezza e fa un po’ freddino (ogni tanto piovicchia). Vi sono dei templi indù e una grandissima statua di Shiva, il tutto molto carino. Poi andiamo alla Rhumerie de Chamarel dove assaggiamo anche il rum, poi alla Cascata di Chamarel che è proprio bella con un salto di 100 metri circa, e infine alle terre colorate che ricordano un po’ Roussillon. Vediamo anche delle grosse tartarughe come avevamo già visto a Zanzibar.

Il ritorno è tutto sotto l’acqua, purtroppo, e fa pure freddo. L’autista del nostro taxi è il solito Rocky che già ci aveva portato a Port Louis e all’imbarcadero di Trou d’ Eau Douce per l’Ile aux Cerfs, una persona molto gentile con la quale scambiamo un po’ di impressioni.

Quando eravamo andati nella capitale con noi c’era una coppia, anche questa in viaggio di nozze, di Genova, lui Tony, muscoloso e palestrato nonché tatuato, ma molto di buon senso e lei Bianca, molto carina e gentile. Belli (e, come dire, l’abito non fa proprio il monaco…).

Arriviamo in hotel parecchio tardi e stasera abbiamo prenotato la cena a base d’aragosta per cui appena arrivati schizziamo in camera, rapida doccia, rapido vestimento, e via al ristorante.

La cena è ottima con aragosta squisita, valeva veramente la pena.

In una di queste serate abbiamo assistito ad uno spettacolo di danze e canti africani molto molto bello.

Il sabato e la domenica la passiamo a far vita di mare, e riusciamo anche a fare dei bei bagni, anche se l’acqua è freddina. Doveva essere periodo buono e invece… pazienza. Ci rilassiamo davvero tanto e mangiamo a quattro palmenti.

Come da programma l’8 ottobre si parte: sveglia alle 7, colazione e via all’aeroporto. Decolliamo dopo mezzogiorno, abbiamo vento contrario per cui arriveremo a Milano dopo 10 ore e trenta di volo interminabile. Vedrò due film, pranzerò e farò anche merenda (quanto peso da perdere a casa!).

Sbarcati recuperiamo e bagagli e, chiamato il Travel, dirigiamo verso la nostra auto che ci porterà fino a casa dopo circa due ore.

Fine, per ora, dei viaggi.

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