Welcome in Jordan 2

Il mio primo viaggio importante, tanto caffè lento, te e affetto dalle donne e bambini, il passaggio fra la vita e la morte nelle rocce di Petra, il mio sogno si è avverato: guidare nel deserto. In molti mi salutavano così: "welcome in jordan". Una settimana molto felice!
Scritto da: boscolovale
welcome in jordan 2
Partenza il: 19/03/2011
Ritorno il: 26/03/2011
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €
Cari turisti, il viaggio in Giordania è stato il mio primo viaggio in un Paese veramente diverso dal mio, l’ho sentito come fosse il mio primo viaggio, un viaggio denso, importante.

In un momento “critico” per tutti i Paesi arabi, Giordania compresa, quando tutti mi dicevano che ero matta a volerci andare, io sono partita comunque, certa che il terrorismo mediatico che ci passa la TV infetta le nostre vite più della realtà. Mi sono fidata di ciò che sentivo e della mia grande voglia di partire.

Ho volato da sola, Venezia-Roma-Amman, ad accogliermi ad Amman c’era la mia cara amica Angela Penker: austriaca doc ha vissuto trent’anni in veneto e da circa quattro vive ad Amman; a cinquant’anni ha iniziato una nuova vita ed è molto felice. Angela mi ha ospitata nel suo B&B e mi ha guidato alla scoperta della Giordania, dei luoghi di cui lei è promotrice pur non essendo araba o musulmana: semplicemente ne è innamorata. Su mia richiesta abbiamo visitato sia luoghi turistici che non si potevano disertare, come Petra, ma anche paesetti collinari e di montagna dove i turisti non arrivano, dove il verde, la natura e le persone sono come forse erano molti dei nostri paesetti in Italia anni fa: genuini, semplici, accoglienti.

Durante il soggiorno in Amman non mi sono mai sentita sola, Amman era sempre là, con le sue case color caffelatte, dritte, ferme. L’ho potuta osservare durante le più disparate ore del giorno e della notte, fortunatamente dalla mia camera c’era una finestra che dava sull’immensa città, impossibile non sbirciare dalla finestra anche la notte. La vista era eccezionale. La moschea poco lontana con la preghiera delle 4:00 di notte che usciva dagli altoparlanti mi mancava al ritorno in Italia, era come una canzone che ti culla e ti fa sentire meno sola. Ad Amman lavorano solo gli uomini nelle attività commerciali, sono perfino in strada con la macchina da cucire se ti serve un orlo al pantalone, o come è successo a me, hai scucito i pantaloni nel sedere con tanto di scrac sonoro! Anche lì ormai molti negozietti vendono prodotti made in china e l’artigianato non è più un attività attuale. Ho cenato dove cenano i giordani, in una calle che pareva di essere a Venezia, dove pure il Re di Giordania ci va spesso: io l’ho battezzato il re dei falafel. Una piccola cucina che cucinava solo falafel, freschi e genuini, niente a che vedere con quelli che mangiamo in Italia purtroppo. Serviti con te alla menta, anzi con te alla pianta di menta!

È passato un mese dal viaggio ma ancora il ricordo è sincero: sento l’affetto delle donne, dei bambini e degli uomini che per tutto il soggiorno mi ha accompagnata. Non mi sentivo una straniera, ma una persona che osservava con curiosità tutto il rilassamento che ha la gente giordana, loro sì che sanno investire il tempo, lo sentono, lo vivono meglio di noi italiani sicuramente. Il caffè e il te è un rito, una cortesia accettarlo, io e Angela ne abbiamo gustati tanti, offerti e pagati, da donne beduine a Petra, da due sposini al tramonto sulle rive del mar morto, nei piccoli chioschi che si trovano lungo le strade. Accettate un te o un caffè non temete, non berrete solo una bevanda ma sorseggerete un po di vita giordana. Osservate chi ve lo prepara, ve lo versa, non ha nulla a che vedere con un barista stressato e nevrotico. Gli uomini giordani mescolano almeno 5 minuti il pentolino del caffè, girano il cucchiaio, fanno bollire l’acqua e lo fanno senza stress; e chi aspetta, pure aspetta senza stress, e intanto scambia qualche parola, un sorriso, un lamento. Noi occidentali abbiamo perso il senso del vivere il tempo con naturalezza. Anche a Petra è facile che vi venga offerto un te dalle donne beduine che vendono collane e souvenir, accettatelo, non vi farà male. I bambini sono molto curiosi ma si proteggono fra loro, il più grande del gruppo o la più grande ha sempre sott’occhio gli altri più piccoli. I bambini giocano sempre all’aperto, in gruppo, giocano con niente, semplicemente stando assieme nel verde, nelle stradine dei villaggi fuori dalle strade principali o dai luoghi più turistici, secondo me vale la pena ogni tanto di staccare da un solito percorso turistico “standard”e girare per questi luoghi, ecco perché a chi me lo chiedesse io suggerirei un viaggio in sicurezza con una guida ma in libertà di fermarsi dove si sente il bisogno di visitare, o anche in un piccolo gruppo, ma non con gli autobus turistici che ti scarrozzano in gran velocità da un sito archeologico all’altro.

Ho fatto il bagno nel mar morto ascoltando il vento che increspava l’acqua salatissima, osservando quanto fosse vicina Israele, sembra impossibile, vista la calma e il silenzio di quel luogo, che esista così tanta tensione fra le parti, e che a soli pochi chilometri di acqua ci sia un altro mondo, diverso ancora, con tanti problemi e armi vive. Ho dormito nel deserto di Wadi Rum, bevuto decine di te dai beduini, pregato fra le dune, mangiato carne di agnello cotta sotto terra, che si scioglieva in bocca da quanto era tenera e saporita: gli arabi sono avanti per questo tipo di cucina! Ho passeggiato una giornata intera a Petra e a piccola Petra e più osservavo quelle rocce scavate in parte dai Nabatei duemila anni prima di Cristo, in parte dal vento e dagli agenti atmosferici e più mi convincevo che per questo popolo era molto più importante la morte che la vita. Petra mi è rimasta nel cuore, sicuramente io c’ero in quel periodo. Non sapevo che Petra fosse anche detta la città dei morti, perchè è comunque più nominata come città rosa per il colore di alcune parti rocciose. Tutte le rocce scavate e trasformate in case in realtà erano tombe. Sono veramente tante. I vivi dormivano semplicemente a terra nelle tende. Sono rimasta affascinata da tutto ciò. Il contrario di noi uomini moderni che viviamo su ville immense e seppelliamo i morti su cassette di legno tutte appiccicate una all’altra. A piccola Petra sicuramente io ci ho vissuto: a quel tempo c’erano persone speciali che avevano l’unico compito di accompagnare le anime dei morti nella via della morte, e da quello che mi è arrivato, non era neanche tanto semplice, non sempre l’anima voleva abbandonare la terra dei vivi o sapeva la strada da percorrere, così dal cielo piovevano soffici fiocchi di luce che aiutavano queste persone incaricate a mostrare la strada giusta ad ogni anima. Ho trascorso una giornata intera sotto la pioggia scrosciante di fine marzo, limpida e fresca, con le infradito ai piedi ed il piumino di dicembre addosso, era freddissimo ma non abbiamo rinunciato a muoverci e abbiamo trascorso la giornata fra chioschi bar in insolite conversazioni con i giordani, tanta auto fra uliveti, ciliegi, campagna e montagna per poi sostare nella chiesa costruita in omaggio a San Giorgio, che, a detta degli abitanti di questo paese (di cui non ricordo il nome) ogni tanto apparirebbe in paese: si sentono solo gli zoccoli del cavallo e l’odore di incenso senza che ci sia veramente dell’incenso che brucia, questi sono i segnali della presenza di San Giorgio. Lo si prega per avere coraggio. Non poteva mancare una passeggiata ai siti archeologici più noti, e sulle orme di Gesù Cristo, nel luogo dove egli ha trascorso gli ultimi tre anni della sua vita, pregando, predicando e dove ha compiuto il miracolo di guarigione dell’indemoniato, dirigendo il demonio dentro ai porci che poi si sono buttati nel lago di Tiberiade. Molto altro è successo in una settimana di viaggio.

La Giordania non è economica, i costi sono come i nostri, con l’eccezione che se non si gira con una persona del posto, con una guida o altro similare si rischia quasi ovunque di pagare più del necessario, i giordani fanno la cresta di default e lo fanno in maniera molto naturale e spensierata!

Un saluto arabo, giordano, un grazie e un prego sono sempre stati detti alle mi orecchie come preghiere e parole importanti. Welcome in Jordan poi te lo dicono in molti anche se tu non li conosci, così per strada, adulti, bambini, anche per darti il buongiorno o l’arrivederci appena entri o esci da un chioschetto-bar o da un negozio.

Starei qui ore e ore a scrivere del mio viaggio ma credo che le cose più importanti le ho scritte e spero di passare a chi leggerà questo mio pensiero l’energia che ho vissuto io in Giordania. Ogni viaggio ha il suo perché: auguro un mondo di viaggi a tutti e alle persone sole, soprattutto alle donne sole dico di non rinunciare e di aggregarsi a gruppi di persone, ce ne sono tanti e al momento giusto tutti troveremo il nostro gruppo di viaggiatori con cui partire! E se non lo trovate partite lo stesso, vi si aprirà un mondo!

Pace, Serenità e libertà di parola per tutti i popoli del mondo. Shokran Jordan



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