Un weekend in Emilia Romagna nelle terre dei Malatesta

Dalla Valmarecchia a Rimini in un fine settimana d’autunno
Scritto da: gianchi56b
un weekend in emilia romagna nelle terre dei malatesta
Viaggiatori: 1
Spesa: Fino a €250 €
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Giorno 1 – da Santarcangelo a Rimini

Santarcangelo di Romagna

Quando giungo a Santarcangelo di Romagna è metà mattina di una soleggiata giornata autunnale. Qualche difficoltà per trovare parcheggio, perché quello di piazza Cagnacci, su cui avevo puntato per la prossimità al centro storico, è pieno. Riuscito a lasciare l’auto non troppo distante, mi incammino per via Faini, che costeggia in un tratto il campo del gioco della palla al bracciale, delimitato lato collina da altissime mura la cui sommità inquadra porzioni della rocca ed una fila di pini marittimi.

Visitata la settecentesca chiesa collegiata, mi dirigo verso piazza Ganganelli. Contornata da edifici ottocenteschi, è caratterizzata dal grande arco dedicato a papa Clemente XIV, da un monumento ai Caduti e da una fontana. Per via Saffi affronto la salita al colle, dominato dalla torre del Campanone. Un breve percorso mi porta al cospetto della massiccia Rocca Malatestiana, caratterizzata da tre torri poligonali. Proseguo ancora verso ovest fino al convento dei Frati Cappuccini, dove visito la chiesa. Ripercorse le strette e caratteristiche vie del borgo, ed attardatomi più volte per osservare alcuni scorci di puro medioevo, ridiscendo nella luminosa piazza Ganganelli per un’ultima sosta prima di riprendere il mio itinerario.

Verucchio

Percorro la valle del fiume Marecchia fino a raggiungere Verucchio, borgo già individuabile a distanza, adagiato sulla sommità di un colle boscoso. Lasciata l’auto nel parcheggio di via Mura del Fossato, salgo fino a raggiungere piazza Malatesta, su cui prospetta il palazzo Comunale. Sotto i suoi portici, il bronzo di una donna seduta e pensosa. Proseguendo in salita raggiungo dapprima la collegiata dei SS. Martino e Francesco e poi il monastero di Santa Chiara. Il tratto di via Marconi che interessa il lato orientale del borgo mi conduce, questa volta in discesa, fino al belvedere sulla Rocca Malatestiana, che si erge su una rupe isolata. Una via acciottolata scende fino all’ex convento di Sant’Agostino, dove è ospitato il Museo Civico Archeologico, che esibisce innumerevoli reperti riconducibili alla civiltà Villanoviana, sviluppatasi tra il IX e l’VIII sec. a. C. Particolarmente interessanti gli oggetti in ambra ed i resti di un trono in legno intagliato.

Proseguendo verso sud lungo la SP258, appena prima della località di Pietracuta devio su una strada bianca che mi conduce in prossimità dell’argine destro del fiume Marecchia. Di fronte, al di là del fiume, su di una piccola collina sassosa si trova il santuario della Madonna di Saiano, mentre più lontano sulla sinistra il castello di Montebello integra il profilo di un colle.

San Leo

Ritorno alla strada principale e guido fino a San Leo. Parcheggio l’auto in un ampio slargo sterrato della SP22, che due curve e un paio di centinaia di metri separano dalle prime case dell’abitato. Muovendomi a piedi ho la possibilità di cercare il punto migliore per fotografare lo sperone roccioso ed il forte sulla sua sommità: uno spettacolo davvero speciale.

Una volta raggiunto il borgo antico, ubicato nella parte più bassa dello sperone, raggiungo piazza Dante, su cui prospettano alcuni notevoli edifici e le tre absidi della pieve di S. Maria Assunta. Di origine preromanica, in conci di pietra, ha un interno a tre navate su pilastri e colonne in parte romane. Nel presbiterio, elevato sopra la cripta, è ubicato un ciborio che ha più di 1000 anni. Non lontano dalla pieve, da cui lo separa uno spiazzo erboso, sorge il duomo di San Leone, costruito nel XII secolo. L’interno è a tre navate separate da pilastri cruciformi e colonne; mi attraggono in particolare una statua dorata della Madonna con il Bambino e angioletti, ed un crocifisso dipinto collocato nel presbiterio sopraelevato sulla cripta. Isolata dal duomo, sorge una torre del XII secolo trasformata in campanile. Una caratteristica comune ai due edifici sacri è che l’ingresso in entrambi avviene per mezzo di un portale ubicato in una navata laterale: le facciate “principali “sono infatti cieche, rivolte verso occidente e prossime al ciglio dello sperone.

Completata la visita alle due chiese, non mi resta che salire nella parte alta della rupe dove si erge il forte. L’alternativa è tra prendere una navetta o salire a piedi: opto per la seconda soluzione. Sorto prima dell’anno 1000, l’aspetto attuale della fortezza risale agli interventi condotti nel XV secolo. La costruzione fu a lungo utilizzata come prigione, il cui ospite più famoso risulta essere stato Giuseppe Balzamo, più noto come Conte di Cagliostro, che vi morì. All’interno della fortezza è possibile visitare varie celle (facendo attenzione a non battere la testa contro gli architravi delle porte, piuttosto bassi!), nonché visitare alcune esposizioni, quali armi, strumenti di tortura, oggetti riconducibili alle tecniche alchemiche. Per me l’aspetto più interessante della fortezza è dato dalla costruzione in sé, in particolare dai suoi torrioni circolari e dai cortili, e dalla stupenda vista che si può godere sia sulle colline circostanti, sia sugli edifici del borgo sottostante.

Rimini

Il protrarsi delle varie visite, e l’ormai ridotto numero di ore di luce in questa stagione, mi induce a rinunciare ad altre possibili esplorazioni in zona, e dunque, ancora prima delle 18, sono già nell’auto pronto a dirigermi a Rimini, dove ho prenotato per la notte. Le strade del quartiere Rivabella, dove è ubicato l’hotel, sono ancora più deserte di quanto mi potessi attendere: un buon numero di persone è presente solo nelle immediate vicinanze del ristorante che mi è stato consigliato alla reception, pronte ad entrare nel medesimo. Non avendo prenotato e non potendomi permettere una lunga attesa, opto per un altro ristorante, per niente affollato: la cena a base di pesce è comunque all’altezza delle mie aspettative.

Giorno 2 – Rimini

La mia giornata inizia con una breve passeggiata in riva al mare, sull’ampia spiaggia sabbiosa assolutamente deserta salvo la presenza (immancabile) di un uomo che porta a spasso il proprio cane.  Proseguo poi sull’argine sinistro del deviatore del fiume Marecchia, sulle cui rive, non lontano dalla foce, sono ubicate costruzioni che richiamano alla mente i trabucchi presenti su altre coste dell’Adriatico: la differenza sostanziale è che, in questi, elementi in calcestruzzo e in acciaio prendono il posto di quelli più tradizionali in legno. Lasciatomi alle spalle il ponte sul deviatore, la lunga via Coletti mi guida verso il centro. Faccio una deviazione per raggiungere una moderna chiesa segnalata a distanza da un alto campanile di architettura assai particolare.  Raggiunta la chiesa, si tratta di quella di San Giuseppe al Porto, mi rendo conto che è in corso una funzione e desisto dall’entrare.

Non lontano pervengo al porto canale, sulle cui sponde sono ormeggiate, senza soluzione di continuità, barche da diporto ed imbarcazioni da pesca. Considerata la fotogenicità del luogo, accresciuta dalla limpidezza del cielo, percorro entrambe le rive e non lesino sugli scatti. Proseguendo lungo la via Destra del Porto, arrivo alla vista del magnifico ponte di Tiberio che, dopo circa 2000 anni dal suo completamento, ancora oltrepassa l’acqua con le sue cinque campate. Lo attraverso e sono nel quartiere di S. Giuliano. Visito la omonima chiesa e poi mi dedico ad individuare i murales più curiosi tra quelli che interessano le facciate di numerose case del quartiere. Immancabili sono quelli che rappresentano personaggi dei film di F. Fellini.

Riattraversato il ponte, eccomi in corso di Augusto. Superato lo storico cinema Fulgor, alla mia destra si apre la magnifica piazza Cavour, con il monumento a papa Paolo V e una fontana cinquecentesca. Sul lato settentrionale della piazza si allineano il cinquecentesco palazzo Comunale, il duecentesco palazzo dell’Arengo e il trecentesco palazzo del Podestà, mentre il lato occidentale è chiuso dall’ottocentesco teatro Galli. Ad un centinaio di metri di distanza, la mole massiccia di Castel Sismondo, fatto realizzare nel quattrocento da Sigismondo Malatesta, si riflette nel sottile strato di acqua che una ricercata sistemazione della piazza consente di mantenere. Il castello è una delle sedi del Museo di Fellini. Mi limito ad entrare nel cortile, dominato dall’alto dalla rappresentazione plastica di una scena del film “Lo sceicco bianco”: quella in cui A. Sordi si dondola sull’altalena.

La mia tappa successiva è rappresentata dalla chiesa di S. Agostino: nell’interno ad una sola navata, interessanti affreschi ed arredi. Piuttosto scenografica piazza Tre Martiri, dove sorgono la torre dell’Orologio ed un tempietto di forma ottagonale dedicato a S. Antonio a ricordo di un miracolo che il Santo avrebbe compiuto. La piazza è popolata da numerose bancarelle, tra cui quella di un pittore che espone in vendita belle riproduzioni di quadri famosi. Completo il percorso di corso di Augusto fino a raggiungere il famoso arco di Augusto, eretto nel 27 a.C., ad un fornice sovrastato da merlatura di epoca medievale. Proseguendo verso est, visito dapprima la chiesa dei Santi Bartolomeo e Marino, con un interessante interno ad aula unica, e successivamente quel poco che resta dell’anfiteatro romano.

Ritorno verso il centro per l’immancabile visita al Tempio Malatestiano, chiesa realizzata nel cinquecento da Leon Battista Alberti su incarico di Sigismondo Malatesta. In attesa dell’orario di apertura, ho tempo per osservare sia i sarcofagi presenti sul lato destro della costruzione, sia la facciata principale, ispirata alle forme dell’arco trionfale romano, ed incompiuta nella parte superiore.  L’interno, ad una navata su cui si aprono numerose cappelle laterali, è particolarmente suggestivo: ricca decorazione plastica, alcuni sepolcri, un crocifisso dipinto da Giotto, un affresco di Piero della Francesca con la rappresentazione di Sigismondo Malatesta inginocchiato di fronte a S. Sigismondo.

Ritorno in piazza Cavour per visitare il PART, ovvero Palazzi dell’Arte Rimini. Lo spazio espositivo è costituito dai palazzi dell’Arengo e del Podestà, mentre il contenuto artistico è rappresentato da opere del novecento e del nuovo millennio appartenenti alla Fondazione San Patrignano. Il percorso di visita culmina nella sala dell’Arengo con un grandioso pannello che ospita “Il giudizio universale” affrescato nel trecento da Giovanni da Rimini nella chiesa di S. Agostino, e trova completamento nel giardino retrostante i palazzi, con le installazioni di arte contemporanea ivi collocate.

Ad un passato molto più lontano mi porta la visita alla Domus del Chirurgo, dove passerelle permettono di ammirare da una posizione rialzata bellissimi pavimenti a mosaico. Il nome deriva dal ritrovamento nel sito di strumenti chirurgici appartenuti ad un medico vissuto nel III secolo. Il vicino settecentesco ex Collegio dei Gesuiti ospita il Museo della Città, dove, come recita il pieghevole ricevuto alla biglietteria “si snoda il racconto del cammino dell’uomo nel territorio riminese dalla preistoria all’età contemporanea”. Moltissimi sono i reperti e le opere d’arte esposte. Bellissimi i mosaici nella sezione archeologica. Sorprendenti, in una sala dedicata a F. Fellini, le pagine di alcuni suoi diari con la rappresentazione grafica dei suoi sogni.

Riemerso dal museo, mi dirigo verso il ponte di Tiberio, per un’ultima sosta ad ammirare la costruzione alla luce calda del pomeriggio. Poi ci sarà il ritorno a Rivabella, per riprendere l’auto ed iniziare un più lungo tragitto, quello verso casa.

Informazioni pratiche

Per organizzare il viaggio sono stati un utile riferimento:

Il pernottamento a Rimini è stato presso Hotel Marylise.

Di seguito le tariffe di ingresso al tempo della mia visita.

  • Museo Archeologico Verucchio: 5,5 €  (3 € per over 65)
  • Forte di San Leo: 9,0 € (7 € per over 65)
  • PART+Museo della Città+ Domus del Chirurgo: 12 €  cum. (8 € per over 65)
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