Weekend a Parigi 2
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Parigi non è propriamente la mia città del cuore, ma conto che, come di solito succede, la seconda volta sia migliore della prima. Non ci saranno visite ai Musei, né alcun tipo di fila. Pur inevitabilmente passando dinanzi alle Top Ten delle visite parigine, privilegeremo angoli meno altisonanti, quelli tagliati fuori dalla nostra precedente visita. Quando si torna in una città, liberati dalla frenesia del “vedere”, ci si può concedere il lusso delle passeggiate senza meta o quasi, quelle che regalano le emozioni più intriganti, gli scorci più insoliti e le soste più interessanti.
In questo mini-viaggio sarà abolito il ricorso al Metro, rapido sì, ma di poca soddisfazione visiva. Dove i piedi non arriveranno, saranno ammessi solo i mezzi di superficie. La regola verrà subito messa in pratica all’aeroporto Charles De Gaulle. Dal Terminal 3, che si raggiunge con il trenino aeroportuale, parte il bus 350 con capolinea alla Gare de l’Est. Il costo è di soli 3 biglietti del nostro carnet-ticket appena acquistato. Scendiamo alla Gare du Nord, e con una piacevole passeggiata di un quarto d’ora siamo a Pigalle. L’hotel Villa Royale si trova proprio sulla piazza. L’albergo è molto scenografico, con camere a tema con nomi di llustri parigini. Lo stile è un misto Belle Epoque e quartiere a Luci Rosse: moquette, rivestimenti rossi, tendaggi esagerati. Del resto siamo proprio al centro del quartiere sexy, quindi mi sembra appropriato. Anziché la camera standard prenotata, la direzione ci offre la superior senza sovrapprezzo: camera Victor Hugo con grande vasca idromassaggio. Ottimo. A caval donato non si guarda in bocca, infatti siamo contentissimi, ma se avessimo dovuto pagare l’effettiva cifra (alta), forse qualche appunto su questo 4 stelle, in primis sulla pulizia, sarebbe stato lecito. Posati i bagagli, di nuovo a piedi per una bella passeggiata in discesa verso la Tour St. Jacques, Notre Dame e L’Ile de la Citè, con sosta al Mercato dei fiori, soprattutto per ripararci dalla pioggia intermittente. Per risalire a Pigalle, useremo il bus 67, comodissimo (fa anche un bel giro panoramico) che ci deposita proprio di fronte all’Hotel, dove fa capolinea. Dopo cena, la passeggiata al Moulin Rouge e poi a Montmartre di notte è d’obbligo. Purtroppo, però, l’auto di Midnight in Paris di Woody Allen non passa per noi (forse perché non è ancora mezzanotte). Inoltre, il cattivo tempo impedisce la vista panoramica della città illuminata dalla Piazza del Sacre Coeur.
Sabato
Oggi è, per fortuna, c’è il sole. Potremmo dedicarci alle nostre scarpinate senza il fastidio dell’ombrello. Con il 67 ci spostiamo fino ai Jardins des Plantes, uno dei tanti polmoni verdi di Parigi, al loro massimo in primavera. Qui vicino si trova la Moschea, stravagante visione tra i palazzi parigini. Raggiungiamo il Pantheon attraversando strade pittoresche e l’incantevole Place de la Contrescarpe. Entriamo nell’adiacente, splendida Chiesa di Saint-Etienne du Mont, dove sono tra l’altro sepolti Racine e Pascal. Scendendo sulla destra, si ritorna a Notre Dame, e da lì, all’imponente, sontuoso, esagerato municipio di Parigi: l’Hotel de Ville. Da questo punto ci inoltreremo nel quartiere del Marais. L’antica area paludosa di Parigi è oggi un quartiere retrò e affascinante.
Attraversiamo il quartiere ebraico, pieno di negozietti e ristoranti etnici fra le strette stradine. In Rue des Archive, si trova anche l’unico chiostro medievale di Parigi. Place des Vosges, con la sua armonia sorprendente, ci offrirà una meritata sosta nel verde giardino. Ripartiamo in direzione Place de la Bastille, da dove, dritto su Rue de la Roquette arriveremo al Cimitero Père Lachaise. Piuttosto mal tenuto, non è semplice orientarsi, nonostante le piantine vendute, non si è ben capito a che titolo, da un tizio in un ingresso laterale. Le tombe illustri sono tante, spiccano, per noi, quelle di Chopin e Molière. La cappella di Rossini, sulla via di fronte all’ingresso principale, completamente abbandonata, fa una grande tristezza. Così come quella di Yves Montand e Simone Signoret. Vorremmo fare un saluto alla tomba di Maria Callas, ma il numero del “columbarium” non corrisponde.
Torniamo alla vita e al bus 69, che da qui ci scarrozzerà fino alla Torre Eiffel, fermata Champ de Mars. Conviene sempre tenere la macchina fotografica a portata di mano. Dagli autobus si fanno anche belle foto… Costeggiando la Senna, rigorosamente a piedi, sul lungosenna basso, arriviamo fino al Pont Passerelle, lo attraversiamo ed eccoci nel Jardin des Tuileries e da qui in Place Vendome. Vetrine di gioiellerie prestigiose la circondano. È una piazza d’altri tempi: immagino per un attimo, al posto del rombo delle auto, il rumore delle carrozze che si dirigono alla vicina Opera, alla luce fioca dei lampioni a gas. La lunga giornata ci ha condotti all’ora di cena. Qui, al Boulevard des Italiens, si trova uno dei vari ristoranti sparsi per Parigi, di una catena belga: Chéz Léon. Il piatto forte sono le cozze: cucinate in vari modi e accompagnate da patatine e birra belga. Consigliato. Per un tegame di cozze (800 g) con patate, birra e dessert si spendono 25-30 euro a persona. Oggi è sabato, ma la domenica sera c’è il menu speciale: cozze e patatine a volontà.
Domenica
Siamo già alla fine di questo mini-viaggio. L’ultima mattina la dedicheremo a una visita diurna alla collina di Montmartre. Per strada quasi nessuno. È ancora presto e l’aria frizzante e il cielo limpido preparano a una luminosa giornata. Lungo la via che sale verso la famosa Place du Tertre, è doveroso fermarsi davanti ai luoghi di incontro che hanno fatto la storia dell’arte parigina tra l’800 e il ‘900: il Bateau Lavoir, Le Consulat, l’Auberge de La Bonne Franquette. Impossibile non sorprendersi a sognare…
Ci fermiamo prosaicamente in una boulangerie e in un negozio di alimentari per approviggionarci di pane, formaggio e salumi per il viaggio. Ormai le compagnie aeree non ti danno che un piccolo snack… La passeggiata termina in Gare de l’Est, al capolinea del 350, che in circa un’ora ci trasporta al Terminal 3 del Cdg. Trenino, Terminal 2 e via verso l’Italia.
In conclusione, questo piccolo viaggio mi ha fatto rivalutare non di poco questa splendida città, complici anche i colori della primavera. L’amore, concedetemelo, è però un’altra cosa…