Weekend a Fes

La più bella tra le Città Imperiali del Marocco
Scritto da: kaccio77
weekend a fes
Partenza il: 28/01/2011
Ritorno il: 31/01/2011
Viaggiatori: 4
Spesa: 500 €
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Siamo Laura, Michele, Susy e Luca, abbiamo trascorso un fantastico week-end (lungo) a Fes… e ci abbiamo lasciato il cuore, soprattutto noi donne! Il volo Bologna-Fes è stato acquistato sul sito della Ryan a meno di 20€, l’hotel Riad Al Akhawaine è stato prenotato con www.booking.com. La visita della città è stata pianificata considerando che in Marocco il venerdì è giorno di festa, quindi molte attività sono chiuse in quanto la gente si reca alla Moschea e anche la domenica alcuni posti son chiusi (almeno in gennaio, che non è alta stagione).

Primo giorno (venerdì): partenza da Bologna alle 6.30, dopo una levataccia non indifferente, ma in compenso ci godremo l’intera giornata a Fes. Dopo aver sbrigato le trafile burocratiche, cambiamo subito i soldi all’aeroporto, dove il tasso è leggermente migliore. Eventualmente, se dovesse servire, ci sono cambi, sportelli bancomat e banche in giro per la città e comunque accettano dappertutto gli euro, ma per le piccole spese è meglio avere valuta locale. Arriviamo in città con un taxi (la tariffa standard è di 15€); il nostro hotel è proprio vicino a porta Bab Boujeloud, in un fantastico Riad; le stanze sono splendide, affacciano tutte nel patio decorato con le tipiche maioliche marocchine (zelji) e divani tutto attorno, letti a baldacchino o soppalcati, bauli e vasi antichi, lenzuola e cuscini ricamati…e la posizione ottima. Ci avventuriamo subito in una erboristeria, dove il titolare, Jalil, ci offre the alla menta (che squisitezza) e tante informazioni utili per la visita della città, chiaramente dopo averci fatto provare tutti gli oli in vendita nel suo negozio. Contrariamente a quanto ci aspettavamo, i marocchini saranno ben lieti di offrirvi un the e darvi le informazioni che desiderate, senza essere per nulla insistenti nel tentativo di vendervi qualcosa. Proseguiamo quindi con la visita della Fes El-Jdid (Nuova Fes), raggiungibile tranquillamente con 15 minuti di cammino e passando anche attraverso degli splendidi giardini. Ci lasciamo trasportare dalla folla in un dedalo di viuzze piene di commercianti di ogni genere, fino ad arrivare (portati da una guida improvvisata che poi ci ha spillato 5€) alla Mellah (il quartiere ebraico) con la sua bella Sinagoga Ibn Danan (ingresso 10 Dirham) e il Cimitero pieno di tombe bianche. La nostra guida, un vecchietto privo di denti, ci dice che il cimitero non è visitabile e ci porta sulla terrazza di una casa (penso che chi ha una terrazza a Fes diventi ricco in poco tempo) per godere della visuale (richiesti 10 Dirham a testa). Attraverso il labirinto di stradine arriviamo al palazzo reale, con le sue splendide porte in ottone circondate da zellij (tipiche piastrelle marocchine multicolore): noi donne ci azzardiamo ad assaggiare una delle arance caduta da uno dei tanti alberi nella piazza davanti al palazzo….ma sputiamo immediatamente il tutto, tra le risate delle guardie! Ci fermiamo per una visita ad un negozio di tappeti e stoffe e il bravo Mustafà, offrendoci un buon the alla menta, ci convince ad acquistare degli splendidi copriletti in seta. Per cena andiamo da Omar, nei pressi del nostro riad, locale consigliato da Jalil, dove ceniamo a base di cous cous, tajne di carne e assaggini vari a base di pollo e agnello (la carne non manca in questo paese, però, per i miei gusti, un po’ troppo speziata). La serata termina presto, a causa della levataccia mattutina, e si conclude con un altro the alla menta!

Secondo giorno (sabato): giornata dedicata alla scoperta delle medina di Fes (Fès el-Bali). Da porta Bab Boujeloud partono le due arterie principali, che corrono parallele, Talaa Seghira e Talaa Kebir. Si comincia col mercato della frutta (prendendo la prima stradina a destra dopo la porta), che pian piano cede il posto ai banchi dei macellai, dove si cammina tra gabbie piene di polli pronti per essere sgozzati, teste di capra in bella mostra e gattini che elemosinano qualche zampa di gallina. Proseguendo incontriamo la Medersea Bou Inania, un’antica scuola coranica (dove si può entrare con 10 Dirham), capolavoro che testimonia la ricchezza dell’antica città imperiale di Fes. Fin dall’entrata, magnifica con i pesanti portali dai battenti lavorati, rimarrete colpiti dall’eleganza delle maioliche e dalla raffinatezza dei gessi e legni scolpiti. Il cortile, in onice e marmo, è sormontato da una tettoia di tegole verdi tipiche di Fez. Proprio di fronte all’entrata basta alzare gli occhi per vedere l’orologio idraulico, dal funzionamento talmente complicato che il segreto è morto col suo inventore. Le bancarelle si alternano a forni, a modeste moschee (ce ne sono 350 in tutta la città), a fontane coloratissime, ogni pochi metri c’è qualcuno di età variabile tra i 5 e i 90 anni che si offre come accompagnatore. Alcuni sono davvero insistenti e molto fastidiosi, i bambini invece fanno molta tenerezza e si accontentano di 1 monetina. Spinti dalla curiosità di vedere le concerie, ci avventuriamo nella prima che incontriamo (all’esterno ci sono dei ragazzi che fermano tutti i turisti che passano per convincerli ad entrare nella conceria); creata in un ex caravanserraglio, la vista dell’interno ci lascia senza fiato…e non abbiamo ancora visto tutto! La pelle arriva su di un mulo, dopo essere stata lavata nel fiume; viene trattata in vasche contenenti particolari sostanze chimiche di origine naturale che permettono di renderla facilmente lavorabile, quindi viene privata del pelo e della parte di grasso che si trova all’interno, mediante un attrezzo simile ad una pialla. Il nostro cicerone ci conduce alla conceria vera e propria a 5 minuti di strada da là, nei pressi del fiume. In un ambiente simile ad un formicaio, salendo su scalette strettissime e camminando tra nicchie adibite a laboratori ma anche ad alloggi per i lavoratori, arriviamo ad affacciarci sulle vasche adibite alla concia e alla colorazione delle pelli. Le vasche contengono escrementi di piccione, ricchi di ammoniaca, che rendono la pelle non putrescibile (così dicono…e così fanno da anni) e soluzioni di coloranti naturali, dal giallo zafferano al verde menta. Le persone che lavorano la pelle sono immerse in queste vasche fino alla vita e sbattono e strizzano a ritmi serrati il prodotto. Attraversiamo abilmente quel labirinto per uscire nella zona posteriore, dove c’è una specie di mercatino dell’antiquariato e poco più in su le rovine delle tombe dei Merinidi in una zona verde e collinare dalla quale si gode del panorama dell’intera città. Attraversando il souk degli artigiani che costruiscono dei principeschi troni per i matrimoni, si arriva in piazza Nejjarine, dove è ubicato il Museo dell’artigianato ligneo: un bellissimo funduq, con un elaborato portale ricco di coloratissimi zellij. Il souk Attarine è dedicato alle spezie; prodotti di bellezza o medicinali abbondano nel souk dell’Hennè che confina col souk dei sarti, per arrivare poi in un souk dove si vendono candele e oggetti votivi (ci si sta avvicinando alle moschee) e un souk pieno di dolci…e di api! Arriviamo di fronte a Zaouia di Moulay Idriss II, mausoleo del fondatore di Fes, piccolo, pieno di bellissimi azulejos (o zellij) e sempre interdetto a noi non musulmani. Ammiriamo attraverso le porte aperte il magnifico interno della moschea Karaouiyine, che è una delle più imponenti del Marocco. Ospita quella che è considerata la più antica università del mondo, fondata a metà del IX secolo, epoca in cui le materie fondamentali erano la teologia, la grammatica e il diritto coranico. I suoi cortili e la sua fontana ricordano l’Alhambra di Granada. Ci concediamo una sosta alla pasticceria adiacente alla moschea, che non consigliamo in quanto le paste sono veramente pesantissime e la pulizia della sala superiore lascia un po’a desiderare (e non ha il bagno…se qualcuno ci andasse per questo!). Facendo il giro della moschea si incontra il souk dell’ottone: è strabiliante vedere con quale maestria da un pezzo di lamiera in pochi minuti esca un manufatto elaboratissimo. Essendo nei pressi del fiume, il numero di inviti (pressanti) che ci arrivano per salire su una terrazza a vedere le concerie, aumenta vertiginosamente…e alla fine seguiamo un uomo che ci introduce in un negozio di pelli (quante borse di tutti i colori!!!!); passando attraverso stanzette stipate di ogni tipo di prodotto in pelle e scalette dai tipici scalini con alzata tripla rispetto alla pedata (chissà che glutei tonici avranno le marocchine!), giungiamo alla terrazza che si affaccia sulla principale conceria della città, Showara, divisa in 2 aree: quella delle vasche di ammoniaca bianche, usate per il primo trattamento delle pelli grezze e quella delle vasche colorate, usate per colorare le pelli lasciate in ammollo. Fortunatamente, essendo fine gennaio, l’odore dell’ammoniaca, che deriva dagli escrementi dei piccioni, è abbastanza sgradevole ma sopportabile. Per rifarci delle fatiche della giornata noi donne decidiamo di provare un hammam tradizionale…la spa moderna che ci consigliano le ragazze dell’hotel si trova anche in Italia, noi siamo venute in Marocco per assaporare quanto più possibile della sua cultura! L’accesso all’hammam è consentito agli uomini o alle donne a seconda dell’orario. Premetto che su consiglio di un ragazzo autoctono, per una maggiore sicurezza, ci siamo recate là con i soldi contati e già in ciabatte (per i soldi aveva tenuto conto di 10 Dh per l’ingresso e 50 Dh per il gommage, per le ciabatte nessuno ci fa caso….anzi, sembra sia quasi abitudine uscire in ciabatte!). L’hammam è composto da un primo locale dove ci si spoglia lasciando in custodia i propri vestiti ad un custode (per l’appunto noi abbiamo trovato una vecchia arpia che continuava a chiederci “l’argent” e alla fine abbiamo sforato il nostro budget e non ci sono rimasti i soldi per il gommage, che consiste nel lavaggio completo e peeling da parte di una ragazza). Un’altra vecchietta (il vezzeggiativo è un po’ sprecato) ci dà due secchi neri a testa, modello secchio delle pulizie e ci fa entrare all’interno della zona lavaggio. Negli ambienti successivi ci sono decine di donne, dai 2 ai 90 anni, sedute a terra lungo i bordi delle stanze pregne di vapore; si strofinano a vicenda, chiacchierano…e ridono di noi, turiste per caso in costumino leopardato che giriamo con questi due secchi neri senza sapere dove andare! Probabilmente non ripeteremo l’esperienza, le condizioni igieniche non sono proprio quelle attese, ma è stata comunque una bella esperienza poter condividere con le donne marocchine questo rituale e allo stesso tempo ridere perchè ci sentivamo proprio due pesci fuor d’acqua. Alla sera decidiamo di andare a cena in un ristorante “fico”, al’interno di un riad, con suonatori e cibo tradizionale marocchino. Rimaniamo soddisfatti del cibo, la carne è davvero ottima e la frutta alla fine lo è ancora di più! per il dopo cena la medina non offre molto, perlomeno a fine gennaio….in giro per le strade solo uomini e tanti bambini che giocano a palla.

Terzo giorno (domenica): ci troviamo con Mohammed come concordato il giorno precedente. Mohammed è un ragazzo molto colto (parla correntemente inglese, francese e giapponese) che abbiamo contattato mediante Mustafà il venditore di tappeti, per fare l’escursione attraverso Meknes, Volubilis e Moulay Idriss ad un prezzo di 700 Dh. Lungo la strada ci fa sostare per assaggiare lo jogurt venduto da dei contadini…un po’ acidino! A Meknes purtroppo ci attende la pioggia; la piazza e la porta sono molto belle, la medina è molto più moderna rispetto a quella di Fes (vendono imitazioni di Gucci e Dolce e Gabbana un po’ ovunque). Visitiamo la medersea Bou Inania, davvero molto bella e grande, si può arrivare al tetto e visitare le celle dove dormivano i ragazzi. Se dovete andare in bagno, chiedete all’ingresso: verrete condotti in un’ala del palazzo davvero molto bella, probabilmente privata, ma merita. Percorrendo la strada che costeggia il palazzo reale, fiancheggiata da ambo le parti da mura altissime, arriviamo alle scuderie ed ai granai; suggestiva l’ambientazione ma nel giro di 5 minuti la visita si conclude. Non fatevi fregare da chi si propone di fare da guida: vi scatta due foto e dice che il tour è finito! Dopo una mezzoretta d’auto arriviamo a Moulay Idriss, cittadina, molto caratteristica, arroccata su una collinetta: bellissimo il panorama sulla cittadina che si ha dalla collina di fronte. Nella piazzetta ci sono bancarelle di frutta, candele e oggetti votivi vari e tanti localini con spiedini ardenti sulle braci…una delizia! Ripartiamo con la pancia piena e ci dirigiamo verso Volubilis, che raggiungiamo dopo un’ora circa di macchina. Purtroppo il tempo non è bellissimo, quindi visitiamo le rovine sotto la pioggia; il sito è comunque molto suggestivo, alcuni mosaici son ancora perfetti e i resti di colonne, sovrastati da nidi di cicogne, in mezzo a fiori e arbusti sembrano appartenere più ad un panorama irlandese che marocchino. La serata si conclude con un’abbuffata di frutta presa nelle bancarelle del mercato (abbiamo sfidato la sorte mangiando le fragole senza lavarle, ci è andata bene, ma ne sarebbe valsa comunque la pena!) e una cena a base di Pastjlla, piatto tipico marocchino, molto decantato dal nostro autista come ghiotta alternativa alla pizza… E’ uno strudel carico di cannella ma ripieno di pollo, mandorle e cipolla: per fortuna che in Italia abbiamo la pizza! Agli uomini comunque è piaciuto, quindi se vi capita, toglietevi lo sfizio di assaggiarlo. Dopo un ottimo the alla menta andiamo in cerca di un negozietto che ci faccia l’henne sulle mani, ma troviamo tutto chiuso….peccato, il giorno dopo partiremo presto, torneremo a casa senza l’henne sulle mani, ma comunque con un bellissimo ricordo impresso nel cuore!

Fantastico Marocco!!!!

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