Week end tra Bruxelles e Bruges

Treviso, venerdì 14 maggio ore 06:00 circa del mattino. Il gallo ha cantato ovvero la sveglia ha suonato e bisogna alzarci. Alle 08:20 parte infatti il nostro volo Ryan Air per Charleroi – Bruxelles. Biglietto prenotato giusto un mese prima direttamente all’aeroporto di Treviso. Costo totale (tasse incluse): Euro 177 ovvero circa 89 euro a...
Scritto da: Marco Purin 1
week end tra bruxelles e bruges
Partenza il: 14/05/2004
Ritorno il: 16/05/2004
Spesa: 500 €
Treviso, venerdì 14 maggio ore 06:00 circa del mattino. Il gallo ha cantato ovvero la sveglia ha suonato e bisogna alzarci. Alle 08:20 parte infatti il nostro volo Ryan Air per Charleroi – Bruxelles. Biglietto prenotato giusto un mese prima direttamente all’aeroporto di Treviso. Costo totale (tasse incluse): Euro 177 ovvero circa 89 euro a testa. Sì, perché siamo in due a partire: Marco e Raul, amici dai tempi dell’università ossia dai primi anni ’90. L’aereo decolla in leggero ritardo ma atterra puntuale a Charleroi alle ore 09:55 dopo un tranquillo volo. Il viaggio in pullman dall’aeroporto alla Gare du Midi, una delle stazioni ferroviarie di Bruxelles, dura circa 45’ e costa 10 euro da pagare direttamente all’autista del pullman. Lungo il percorso si incontrano le segnaletiche stradali di alcuni luoghi conosciuti sui libri di storia, primo fra tutti Waterloo, di napoleonica memoria. Arrivati a Bruxelles il nostro primo pensiero è quello di raggiungere l’albergo in centro città, un 4 stelle prenotato sul sito www.Hotel.Com e pagato 85 euro a cranio (prezzo di due pernottamenti, colazione esclusa). Per arrivarci compriamo alla biglietteria automatica un carnet da 5 corse del metro al prezzo complessivo di Euro 6,50. Arriviamo in pochi minuti all’albergo situato proprio all’uscita del metro della centralissima Place de Brouckere. Svolte le pratiche alle reception saliamo nella nostra camera doppia, veramente carina. Volgendo l’ora a mezzogiorno e fattosi impellente il bisogno di mettere un boccone sotto i denti ci lanciamo in cerca di un posto dove mangiare. La giornata, iniziata con qualche nuvola in cielo, volge decisamente al bello e così sarà per tutti e tre i giorni della nostra permanenza in terra belga. Mappa della città in mano (per avere info e materiale sul Belgio basta collegarsi al sito www.Belgio.It dell’Ufficio belga per il turismo), il tempo di scattare un paio di foto in Piazza dei Martiri, eccoci seduti ad un tavolino di un locale senza troppe pretese a gustare un gyros, un piatto di patatine e una bibita, il tutto per 7,50 euro a testa. Finito il frugale pasto la nostra meta diventa il Manneken Pis, la piccola statua di un bambino che sta facendo pipì, uno dei simboli di Bruxelles, con tanto di leggenda a spiegarne la fama. La statuetta, alquanto insignificante, è circondata da un nugolo di turisti di svariate nazionalità intenti a scattare una marea di fotografie-ricordo e anche noi non possiamo esimerci dal fare lo stesso. Il secondo luogo da visitare è la cattedrale gotica dedicata ai Santi Michele e Gudula, dalle splendide vetrate colorate ed istoriate. Il cuore pulsante della città è però la Grand-Place, circondata da numerosi edifici di diversi stili architettonici, forse troppi per i nostri gusti, dando quasi un senso di claustrofobia. E’ però ora di tornare in albergo a riposarci e fare una doccia, perché alle 18:00 abbiamo appuntamento con una nostra amica che ci farà da cortesemente da guida per tutto il week end.

Questo è il fine settimana della Bruxelles Jazz Marathon e quindi praticamente in ogni piazza e in molti locali si tengono concerti e concertini di jazz. Ci rechiamo dapprima in Piazza Santa Caterina dove, seduti ad un tavolino, ci beviamo una birra belga sgranocchiando qualche patatina. Si avvicina a noi tre un giovane siciliano trasferitosi a Bruxelles per lavoro e che invitiamo a seguirci anche quando, poco prima delle 20:00 ci dirigiamo alla Grand-Place per incontrare alcune persone di diverse nazionalità amiche della nostra guida (l’impressione avuta durante questo breve contatto con la capitale belga è quella di una società multietnica dove le persone provenienti dai quattro angoli del mondo vivono in buona armonia). L’unica lingua comune a tutti è il francese e quindi con questo idioma tentiamo, con buoni risultati, di capirci. La serata prosegue in un risto-music piuttosto affollato dove, al suono di un complessino jazz, alcuni di noi cenano a base di tapas innaffiato da un bel bicchiere di vino rosso (euro 11 a testa) e poco dopo lo scoccare della mezzanotte ognuno fa ritorno alla sua dimora.

Sabato mattina ore 08:00. Chi ha poco tempo non aspetti tempo. Io Marco, mentre Raul riposa ancora tra le braccia di Morfeo, me ne vado in giro a piedi a visitare la città ancora dormiente (la città ancora dormiente, io relativamente sveglio). Solo gli addetti alla pulizia dei ristoranti (sul cui uscio sono ammonticchiati numerosi sacchi di immondizia in bella, per modo di dire, mostra) e i netturbini sono all’opera, oltre ai venditori ambulanti di fiori della Grand-Place. Alle 09:00 circa rientro in albergo dove Raul si è appena alzato ed è pronto per andare a fare colazione, ma l’impresa di trovare un bar aperto si rivela proibitiva e quindi decidiamo di andarcene diretti alla Gare du Midi per prendere il treno per Bruges. Il biglietto a/r costa 11,60 euro e il treno, in perfetto orario, ci porta a destinazione in circa 45’. Il viaggio, attraverso la campagna belga costellata di fattorie e allevamenti di cavalli e mucche, trascorre allegramente in compagnia di una comitiva di piccoli scouts alquanto vivaci di Lovanio (ridente cittadina universitaria alle porte di Bruxelles) diretta al mare ad Ostenda. Lingue in comune: zero, ma tante fotografie ricordo e scambio di caramelle e biscotti. Arrivati a Bruges, attraversato un bel parco pieno dove hanno trovato posto le bancarelle di un mercato di merceria e alimentari e con tanto di giostre, eccoci nel cuore della bella cittadina belga dai tipici canali solcati da barchette stracolme di turisti. Oltre alle case tipiche del Nord Europa con il tetto spiovente e dai mattoni rossi, ci sono da visitare la cattedrale (in cui è custodita una statua della Madonna con Bambino di Michelangelo e un quadro di Caravaggio) e il beghinaggio dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Dopo un rapido pasto con panino, bibita e fetta di torta (5-6 euro a testa) decidiamo di fare il giro della città in barca. Il costo pro capite è di 5,20 euro per mezz’ora di navigazione attraverso i canali che si diramano tra gli edifici, le chiese e i monumenti cittadini, con spiegazione in inglese e francese da parte del timoniere. Dall’altezza zero dei canali passiamo all’altezza dell’ultimo dei 366 gradini del Belfort (biglietto per effettuare la salita: 5 euro), monumento cittadino che si affaccia sul Grote Markt assieme a numerosi altri edifici storici. Dalla cima del Belfort la vista spazia su tutta Bruges e molto oltre verso la campagna, a 360°. Dopo le foto di rito e il ritorno a terra decidiamo di andare in stazione a prendere i treno, il tutto dopo una pausa su una panchina del parco attraversato poco ore prima. Dopo circa 45 minuti di viaggio siamo di nuovo nella capitale verso le 16:45, pregustando che di lì a poco saremmo stati in stanza per un riposino e una doccia rigeneranti. Nulla di più sbagliato. Succede talvolta che, trovandosi per la prima volta in un luogo si sbagli anche nel prendere la metropolitana e di arrivare in albergo dopo due ore passate a vagolare per la città quando, normalmente, ci si impiegherebbe solo 5 minuti. Addio riposino e, dopo una bella doccia, via in cerca di un ristorante. Nei vicoli adiacenti alla Grand-Place c’è l’imbarazzo della scelta e un nugolo di camerieri che ti invitano a provare la cucina del loro ristorante. Alle 20:00 ci sediamo al tavolo esterno di un ristorante che, a detta di un cameriere, ha appena aperto e che propone un menu turistico a soli 12 euro, bevande escluse. Abbiamo solo 30’ per cenare dato che alle 20:30 abbiamo appuntamento alla Grand-Place con alcune delle persone con cui abbiamo trascorso la precedente serata.

Non solo noi abbiamo fretta ma, a quanto sembra, anche i camerieri. Infatti, oltre a non portarci l’aperitivo (previsto dal menu e che arriverà solo dopo nostre formali proteste) ci buttano lì un antipasto che non è il nostro ma che, dopo un rapido assaggio, decidiamo che può andare ugualmente bene (e i nostri vicini di tavolo aspetteranno un bel po’ prima di vedersi servito il loro, ma ormai nostro, antipasto dopo numerose insistenze: che bel siparietto!). Gustato il secondo piatto, eccoci infine al dessert che dobbiamo sollecitare come nel caso dell’aperitivo. Pagato il conto (Euro 16,45 a testa, compresi Euro 4,45 per le bevande) corriamo all’appuntamento con le ragazze con “soli” 35 minuti di ritardo. Le ragazze, specialmente la nostra amica, sono piuttosto irritate (eufemismo!) per il nostro ritardo e, comprensibilmente, non c’è scusa che tenga. Dopo aver assistito ad un concerto in Piazza Santa Caterina, la serata trascorre piuttosto allegramente in due diversi locali, uno latino americano e l’altro al ritmo di jazz. Un po’ alla volta la compagnia perde i pezzi e alle tre di notte, dopo l’ennesimo ultimo ballo, la serata è finita.

La domenica di Marco inizia solo cinque ore dopo essere andato a letto, svegliato dallo squillo del telefonino lasciato colpevolmente acceso (buongiorno mamma L). Ormai desto (o quasi) io Marco, mentre Raul dorme ancora placidamente, decido quindi di andare in cerca di una chiesa per assistere ad una messa in francese; la scelta cade sulla chiesa di Santa Caterina, dopo aver scartato, per comprensibili ragioni, le chiese in cui la messa era in fiammingo. Il momento più simpatico e significativo è quello del segno della pace. La signora anglosassone alla mia sinistra mi “liquida” con un veloce e, a mio modo di sentire, asettico “peace with you”, mentre le due signore belghe di chiara origine africana alla mia destra si profondono in un avvolgente, quasi stritolante, abbraccio completo di bacio. Due diversi modi di esprimere lo stesso sentimento! Finita la messa, glissato il pur gentile invito del parroco a partecipare al coffee break organizzato in un locale a fianco alla chiesa, me ne torno in albergo dove Raul si è appena svegliato. Giusto il tempo di fare le valigie, consegnare la chiave alla reception entro le 12:00 (termine ultimo per il check out), prendere il metro e giungere all’albergo della nostra amica che ci aspetta per passare il resto della giornata assieme fino alle 16:45, orario di partenza del pullman dalla Gare du Midi verso l’aeroporto di Charleroi. La nostra amica ci accompagna a visitare alcuni angoli caratteristici della città, il Palazzo Reale, Place de Sablon, i murales sulle case, e a prendere un caffè sul tetto di un edificio stile art nouveau. Alle 14:00 circa finalmente ci sediamo al tavolo di un ristorante dove pranziamo. Noi due prendiamo il solito menu turistico (19 euro, bevande escluse) mentre la nostra amica solo un bel piatto di insalata mista. In tutto sono 60 euro, un po’ caro per i nostri gusti. Finito il pranzo c’è appena il tempo di tornare all’albergo della nostra amica per prendere le valigie e andare a prendere il pullman che ci condurrà all’aeroporto. Salutata e ringraziata la nostra amica per il piacevole week end passato assieme, saliamo sul pullman, diamo all’autista i soliti 10 euro del biglietto e dopo 45 minuti circa siamo in aeroporto da dove alle 19:15 decolliamo per Treviso dove arriviamo velocemente in poco più di un’ora, non prima di aver ammirato lo splendido panorama offerto dalle maestose Alpi coperte di neve.



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