Week-end all’havana
Prima considerazione, anche se ovvia: non vale la pena fare una tappa breve a Cuba perché non si ammortizzano i costi. Il visto d’ingresso (carta turistica) costa 24€ a testa e altri 25 CUC (pesos cubani, quasi 25 euro) l’uscita da Cuba. In generale i prezzi, almeno nella capitale, sono piuttosto alti per i turisti sia per il cibo che per gli spostamenti e i pernottamenti. Se invece ci si ferma più a lungo il discorso è diverso perché è possibile entrare un po’ nella vita dei cubani, e capirne logica e meccanismi, approfittando anche a quel punto di strutture meno turistiche e meno care.
Noi abbiamo prenotato dall’Italia in un’agenzia specializzata l’hotel: ipoteticamente è obbligatorio per entrare a Cuba aver prenotato le prime due notti presso una struttura autorizzata –hotel o casa particular ufficiale-, in realtà l’agenzia ci ha rilasciato il visto senza nemmeno verificare i nostri documenti e lo abbiamo compilato a mano, perciò avremmo potuto scrivere il nome di qualunque struttura (al Consolato sono invece più rigidi).
Abbiamo volato con Air France, un volo piuttosto tranquillo anche se non comodissimo, decisamente interminabile. Fortunatamente seduto accanto a noi c’era un signore che va a Cuba due/tre volte l’anno e che ci ha consigliato di schizzare fuori dall’aereo subito dopo il decollo per arrivare quanto prima al controllo dell’immigrazione: un ottimo consiglio che darei a chiunque! Infatti appena sbarcati corriamo verso l’uscita e dopo qualche corridoio eccolo lì: il famigerato CHEQUEO DE IMMIGRACIÓN… uno strumento di tortura dell’epoca moderna! Si tratta di uno stanzone gigante (saranno 80 metri di larghezza) con 22 sportelli identici nella parete di fondo, degli enormi split per l’aria condizionata che gelano chi si trova in corrispondenza dei bocchettoni mentre tutti gli altri muoiono dal caldo. Il chequeo è un passaggio obbligatorio per chiunque, turisti o cubani, perciò ci troviamo davanti un enorme ammasso di persone raggruppate in agglomerati approssimativi che non assomigliano molto a code, e che aspettano che vengano verificati i loro documenti. Ogni sportello è presidiato da uno o due funzionari del governo, protetti da un vetro, e ha sul fondo una porta senza maniglia. Una persona alla volta entra, presenta visto e passaporto al funzionario che verifica i documenti e la corrispondenza di viso e foto, registra i dati, timbra la carta turistica, il tutto con una lentezza esasperante (4/5 minuti a testa…), dopodiché sblocca la porta e si può uscire. Questa coda, in piedi, dopo 10 ore di volo e col fuso che pesava sulle spalle è durata 2 ORE E UN QUARTO! Usciti dall’inferno bisogna recuperare i bagagli (senza indicazioni chiarissime, i nostri li troviamo in una angolo), cambiare i soldi in pesos convertibles (CUC, il cambio è quasi 1 a 1) e poi passare il check della dogana (aprono i bagagli a praticamente ogni cubano)… e infine fuori!! La prima cosa che ci colpisce dell’Havana è il caldo umido e soffocante che immediatamente ci opprime, e anche il caos: ci mettiamo un po’ a orientarci, poi individuiamo i taxi e per 25 CUC ci facciamo portare all’Havana Vieja. Siamo svegli da 22 ore, il viaggio è lunghetto, c’è un caldo torrido e facciamo davvero fatica a tenere gli occhi aperti. Passando nella periferia vediamo dei casermoni fatiscenti con tutti i panni appesi alle ringhiere, tante auto anni ‘50 proprio come nelle foto del paese e soprattutto tante persone… c’è gente ovunque: per le strade, negli angoli, seduta o appoggiata ai muri, a gruppetti a chiacchierare o a camminare attraversando la strada senza preoccuparsi delle macchine che passano.
Finalmente arriviamo al nostro hotel, Los Frailes (211€ per due notti in doppia, con tv e A/C), il classico hotel coloniale, ricavato da un ex convento e con tanto di receptionist vestito da monaco. L’hotel è davvero bello, con molti affreschi, uno scalone in pietra e tutti gli arredi in legno e ferro battuto, come anche la stanza. C’è poi un giardino tropicale interno verdissimo con piante rampicanti che arriva fino al secondo piano. Siamo stanchissimi ma ci cambiamo al volo e usciamo.
Giriamo un po’ per le stradine della città vecchia, è buio ma ci sembrano molto suggestive, tutte lastricate in pietra e piene di gente nei vicoli. Un’altra particolarità è che ad ogni angolo c’è un poliziotto, perciò siamo al sicuro nonostante alcuni vicoli ci appaiano piuttosto torvi. Giriamo un po’ evitando i locali che ci sembrano troppo turistici, finiamo in una taberna dove prendiamo la prima fregatura mangiando una parrillada (gigliata) di carne con riso a 20 CUC, ma siamo troppo stanchi per cercare altro o protestare e ce la facciamo andare bene, ci consoliamo però bevendo due birrette a testa (quelle sì economiche, 1 CUC l’una). Il giorno dopo ci alziamo presto e scopriamo che la taberna dove abbiamo cenato è anche la stessa convenzionata con il ns hotel per la colazione, mangiamo tanta frutta (mango, papaya, ananas) e tanti fritti e poi ci mettiamo in cammino per il Centro Habana (sulla guida è indicato che Habana vieja e Centro Habana non sono tanto vicini e quindi non è consigliabile fare la strada da uno all’altro a piedi, in realtà se si ha un po’ di tempo a disposizione è una gran bella passeggiata). Centro Habana è ugualmente caldo e trafficato della città vecchia ma tutto sembra più ordinato e luminoso, e un po’ più pulito. Visitiamo il MUSEO DE LA REVOLUCION per 5 CUC e ne vale la pena anche se ci sono prevalentemente foto oltre ad alcuni cimeli del periodo rivoluzionario: la storia di Cuba e della rivoluzione è spiegata in modo semplice e ci sono tanti cubani che lo visitano, si respira un’aria davvero particolare. Il caldo soffocante rende però la lunga visita un po’ pesantina, perciò quando usciamo andiamo all’Hotel Inglaterra a bere un mojito all’aperto.
Dopo esserci ristorati un po’ andiamo al Capitolio e decidiamo di visitare la FABBRICA DI SIGARI PARTAGAS che è nella strada dietro il Capitolio: non facciamo in tempo a girare l’angolo che ci abborda un ragazzo cubano, presentandosi come Gustavo. Ci dice che suo papà lavora alla fabbrica e che può farci avere i sigari a prezzi più bassi, e insomma ci convince a seguirlo dentro casa sua a vedere “la verdadera Habana”! entriamo nella cucina più kitsch e più genuina che abbiamo mai visto, conosciamo i genitori anziani di Gustavo e suo papà tira fuori, dopo aver chiuso a chiave la porta, uno scatolone pieno di sigari in scatole di legno davvero pregiate, Cohiba, Montecristo, Romeo Y Julieta. Sono davvero bellissimi, e hanno prezzi tra i 40 e i 60 CUC, ma noi non siamo interessati a comprarli e andiamo lo stesso a vedere la fabbrica. Purtroppo in agosto non si può visitare l’interno della fabbrica, ma solo il negozio, dove sono esposte delle scatole di sigari e gli stessi che noi abbiamo visto a 60 Cuc qui costano fino a 485 CUC!! Incredibile!! Gustavo, che ci aspettava fuori dalla fabbrica, ci accoglie con un bel sorriso come a dire “Visto??” e ci riporta di nuovo a casa sua dove compriamo solo due scatoline da 5 di sigari Cohiba Siglo II da regalare. Il resto della giornata lo passiamo a gironzolare per le affollate vie dell’Havana, soprattutto OBISPOS, piena di gente, localini e chioschetti che vendono cajitas, pizze, panini, hot dog o succhi di frutta e sono frequentatissimi anche dai cubani. I cubani vivono in modo particolare, ne vediamo molti in giro per le strade o appoggiati ai muri a chiacchierare, gli uomini spesso a dorso nudo e le donne vestite sempre in modo vistoso e colorato; tutti ridono sempre, ballano per strada e cercano quando possono di arrotondare il poco che guadagnano con espedienti più o meno onesti o facendo piccoli servizi per i turisti. Molti bambini ci chiedono soldi, o anche solo caramelle. Il rapporto coi turisti è di amore odio. Alcuni locali sono praticamente solo per turisti, negli altri cercano comunque di fregarti in qualche modo: i piatti per i turisti costano di più, se devi andare in bagno devi pagare e la doppia moneta è un esempio di questa mentalità. Nel pomeriggio capitiamo in un mercatino per cubani dove ci sono delle bancarelle sporche e non belle che vendono però della buona frutta fresca. Per 1 CUC compriamo 1 mango bello grosso e 4/5 platanos. Ai cubani nella stessa bancarella 1 mango costa 5 pesos cubani e anche nell’ipotesi del cambio peggiore (1 CUC= 20 CUP) noi lo paghiamo 4 volte tanto. Devo dire però che il mango era veramente il migliore mai mangiato in vita nostra!!! La sera usciamo e prima di cena ci fermiamo in un baretto della Crystal (la birra locale) a bere qualcosa dove un gruppo suona musica cubana dal vivo, e sono davvero eccezionali! La cantante ha una voce potente, un vecchietto suona la tromba e altri due le percussioni e il violoncello. Tutti i locali sono così, con dei veri artisti sconosciuti che rendono l’atmosfera fantastica! A cena andiamo invece al Dominica, un ristorante italiano all’aperto, attirati soprattutto dal gruppo che suona. Si mangia bene, prendiamo una grigliata di pesce ma vediamo sugli altri tavoli delle paste e delle pizze niente male! La clientela è composta prevalentemente da coppie di turisti ed è molto tranquillo, ma i prezzi sono quasi più alti di quelli europei! Il resto della serata lo passiamo con una passeggiata fino alla Bodeguita del Medio (strapiena) e al Caffè Paris dove tutti ballano, e il mattino dopo visitiamo un mercato artigianale dove sono in vendita oggetti di tutti i tipi e bellissimi quadri dai colori accesi coi tipici soggetti cubani (donne, auto anni 50, suonatori) e poi prendiamo un taxi per l’aeroporto. La strada fino all’aeroporto vista alla luce del sole è tutta un’altra cosa ed è l’ideale per salutare L’Havana, con le sue strade piene di gente, gli slogan socialisti, i casermoni decadenti, il verde, i camion chevrolet e le auto anni 50. Non potremo dimenticarci per un bel po’ l’odore acre e lo sporco delle strade, ma nemmeno potremo scordarci l’”umanità palpitante” dell’Havana coi suoi colori brillanti, il caldo e i bambini con gli occhi grandi che ci fanno venire già voglia di tornare per un vero viaggio sull’isola e per conoscere davvero Cuba! **Babs e Francy**