Watch your step di slippery when wet

“Watch your step (slippery when wet)” Trip in Canada (e piccola parte di Alaska) dal 26/7 al 15/8/2008. Partecipanti: famiglia Chierici composta da Poppi, Letizia e Carola (marito, moglie e figlia), famiglia Baum composta da Costantino, Margherita, Federica, Eugenia, Alessandra (marito, moglie, 2 figlie e nipote). Scrive Letizia. 1...
Scritto da: letiziap
watch your step di slippery when wet
Partenza il: 26/07/2008
Ritorno il: 15/08/2008
Viaggiatori: in gruppo
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“Watch your step (slippery when wet)” Trip in Canada (e piccola parte di Alaska) dal 26/7 al 15/8/2008.

Partecipanti: famiglia Chierici composta da Poppi, Letizia e Carola (marito, moglie e figlia), famiglia Baum composta da Costantino, Margherita, Federica, Eugenia, Alessandra (marito, moglie, 2 figlie e nipote). Scrive Letizia.

1 giorno Partenza in macchina alle 5.30 da Genova per Nizza/aeroporto. Volo Nizza-Londra-Vancouver alle 11, attesa a Londra di quattro ore e arrivo a destinazione alle 18 locali circa. Ritiro delle macchine a noleggio in aeroporto, trasferimento in albergo (zona centro) e sistemazione nelle varie camere. Il viaggio è stato buono e l’arrivo puntuale, l’albergo è bello. Siamo a Vancouver, British Columbia, Canada.

2 giorno La notte per fortuna è stata abbastanza buona per tutti nonostante la differenza di fuso di nove ore. Partenza in mattinata da Vancouver verso la zona delle Rocky Mountains, si percorre la Transcanada Highway n.1, breve sosta per il pranzo in un tipico fast food vicino al distributore dove facciamo anche rifornimento. Sosta successiva nel tardo pomeriggio nei pressi di Revelstock, camping “Canyon Hot Springs” dove ci danno due pittoreschi bungalows in legno, intorno a noi il bosco con gli scoiattoli. C’è una piscina di acqua molto calda (le hot springs sono sorgenti calde), tutti facciamo il bagno, cena nel paese più vicino (a 30 km) a base di fish and chips ed aria condizionata freddissima, poi tutti a dormire. Il posto è così così, il tragitto di oggi piuttosto noioso e i paesi che attraversiamo sono abbastanza brutti.

3 giorno Breakfast un po’ spartano ma completo nel camping, la Carola si è alzata quattro volte di notte per andare in bagno (forse la cena al freddo o la birra). Si riparte dopo colazione salendo verso le montagne, destinazione i Parchi Nazionali di Banff e Jasper. La strada è più bella, poco traffico e distese infinite di alberi, i famosi pini canadesi. Dobbiamo spostare l’orologio di un’ora perché cambiamo stato (Alberta), entriamo finalmente nel Parco e ci fermiamo a Lake Louise, bel lago in mezzo alle montagne, dove nel pomeriggio facciamo la passeggiata in riva. Cena e pernottamento in un bell’albergo d’epoca, la Carola ci bussa verso mezzanotte perchè non riesce a dormire e si agita. Per fortuna si convince a tornare in camera sopportando un po’ il disagio.

4 giorno Poppi, già sveglio dalle cinque, va a fare delle belle foto all’alba sul lago. Tutti siamo svegli abbastanza presto, partiamo, sosta e breve passeggiata intorno ad un altro lago, e proseguiamo nel primo pomeriggio. Si percorre la Icefield Parkway, bellissima strada tra laghi e montagne, cielo burrascoso ma bellissimo, il traffico è sempre scarso e gli spazi sono enormi. Qualche sosta per vedere cascate e rapide nei canyons, bello spettacolo; arrivo in serata a Jasper dove ci sistemiamo per la notte, i Baum in un bel camping con bungalows e noi in un bed and breakfast dello stesso proprietario, un friulano che vive lì da 50 anni. Jasper è un paese di montagna un po’ più bello di quelli visti finora, niente a che vedere però con le nostre Alpi. Pioviggina, facciamo due vasche in paese, cena al ristorante greco e poi tutti a nanna.

5 giorno Piove a dirotto, quindi decidiamo di spostarci già in mattinata (rinunciando al rafting del pomeriggio prenotato ieri forse un po’ frettolosamente) per tornare in British Columbia (spostamento dell’ora) e avvicinarci alla costa, facendo però un altro percorso. Attraversiamo un passo e poi una bellissima valle (River Thompson) dove facciamo una sosta per scendere nel punto più stretto con la funivia. Riprendiamo il viaggio e il paesaggio cambia completamente dopo la confluenza del Thompson con il River Fraser (che poi sfocia a Vancouver), il paesaggio è desertico e la zona è definita “Arizona del Canada”, affascinante. Dobbiamo modificare il tragitto per via di una frana che blocca la strada vicino a Whistler, bel paese di montagna dove eravamo diretti. Ci fermiamo nei pressi di Spuzzum, in un motel tipico americano vicino al distributore, pittoresco nel suo genere. Sul retro un giardinetto con albero da frutta e piccola piscina, sul davanti sfrecciano bellissimi tracks a gran velocità. Cena sull’altro lato della strada in un ristorante tutto di legno, all’interno pali altissimi ed enormi.

6 giorno Al mattino proseguiamo in macchina per Vancouver, il tempo non è granché. Quando arriviamo nel pomeriggio troviamo posto per la notte in uno squallido ma economico lodge. In serata due passi nel centro che è bellissimo, bei palazzi, grattacieli e fontane, bella la posizione nella baia, è emozionante pensare che siamo sull’Oceano Pacifico. Cena in ristornate-pizzeria italiano, sul megaschermo in sala scorrono foto dell’Italia e il cameriere, un ragazzo francese, è molto gentile.

7 giorno Piove. Dopo il breakfast al lodge (squallido come le camere) escursione al ponte sospeso di Capilano, nella zona di Vancover dove è rimasta la foresta pluviale, è bellissimo nonostante la pioggia. Poi proseguiamo per lo scalo traghetti di Tsawassen per andare sulla Vancouver Island, facciamo un po’ di coda ma finalmente ci imbarchiamo per Victoria (che è la vera capitale della B. C.) verso le 13. La traversata dura un’ora e mezza, bel panorama e il tempo è migliorato. A Victoria ci sistemiamo nelle camere, l’albergo è bello. Facciamo un giro panoramico del centro, cittadina pittoresca con bellissimo porto e porticciolo, partono in continuazione idrovolanti (da ora in poi ne vedremo molti). Il tempo in serata migliora, bellissimi il crepuscolo e il tramonto. Cena in un ristorante un po’ esclusivo dove, dopo un’ora e mezza di attesa, ci portano dei piatti da nouvelle cuisine, ottimi ma scarsi. Pazienza, non avremo difficoltà a digerirli. Ancora due passi in centro per tornare all’albergo, l’aria è fresca.

8 giorno Mattino passeggiata nella darsena di Victoria, deliziosa, casette colorate sulla banchina galleggiante e bei pescherecci, poi partenza verso nord. L’isola è di una bellezza selvaggia, coperta dalla foresta pluviale oceanica, la costa sul lato continentale è frastagliata e vale la pena fermarsi più volte sui fiordi costellati di piccole isole. Breve sosta per il lunch in un bellissimo prato sul mare, dove compriamo souvenirs e fries, molti ragazzi arrivano con vasche da bagno a motore per una gara in mare nel pomeriggio. Poi attraversiamo verso l’altra costa circa a metà altezza dell’isola, sosta e breve percorso a piedi all’interno della foresta (Cathedral Grove) dove è segnalato un albero più alto della torre di Pisa! Arriviamo in serata a Ucluelet (toponimo in lingua come molti altri, la densità di nativi sull’isola e in tutta la British Columbia è la più alta in Canada) e siamo finalmente sul fronte aperto dell’Oceano, zona di parco naturale (Pacific Rim National Park). Ci sistemiamo in un bellissimo albergo a residences, le camere sono dei piccoli appartamenti tutti in legno, ciascuno con idromassaggio sul poggiolo. Rimaniamo tre notti per fortuna, così ci riposiamo un po’. Cena in un ristorante tipico all’aperto nonostante l’aria fresca e l’umidità.

9 giorno Partenza al mattino molto presto nella nebbia (che si diraderà in breve) per un’escursione in gommone alla ricerca di orsi neri, ne vediamo cinque (di cui una madre con due cuccioli) e poi un branco di foche. Sul ritorno la ragazza che guida il gommone decide di fare delle evoluzioni troppo acrobatiche per i miei gusti. Ho una crisi di panico talmente forte che ancora all’arrivo in porto mi rimetto a piangere e mi rimane il mal di gola dovuto allo spasmo del respiro. Così rinuncio all’escursione per le balene, che gli altri fanno nel pomeriggio e vedono anche i leoni marini. Io mi faccio una pisetta, mi riprendo dallo shock, poi facciamo una gita in macchina noi tre a Tofino, bel paesino turistico a 30 km con una bellissima luce perché nel frattempo è venuto il sole. Sul percorso ci fermiamo a vedere ragazzi sui surf, intanto i cartelli sulla strada ci mettono in guardia dalla marea, dagli animali… e dallo tsunami. Stasera mangiamo al residence, così compriamo un po’ di roba pronta.

10 giorno E’ una bellissima giornata, partiamo al mattino in barca per le Hot Springs, sorgenti di acqua calda che raggiungiamo dopo un’ora di navigazione (ottima, su barca coperta, guida un ragazzo di origini italiane) e mezz’ora di passeggiata nella foresta. Il sentiero è tutto attrezzato con una pedana di legno a traversine, arriviamo alle sorgenti che scorrono con tre dislivelli fino al mare, creando delle pozze dove si può stare seduti. La temperatura, che è di 50 gradi in uscita, diminuisce man mano che le pozze scendono verso il mare, che invece è ghiacciato. Forse ci aspettavamo un posto più bello, le pozze sono piccole e piene di gente, ma è comunque caratteristico e Poppi fa il tricheco nelle onde. Sulla barca del ritorno il pilota è un altro ragazzo, forse fa lancio del peso e non vuole assecondare la richiesta di mantenere un’andatura tranquilla (visti i precedenti di ieri). Così, quando a 35 nodi curva di 90 gradi per aggirare uno scoglio, Poppi gli urla di tutto rischiando le botte, lui lo manda fuck off più volte e io ho più paura della rissa che della barca…E anche delle balene che nel frattempo abbiamo avvistato in mezzo a delle onde altissime. Entriamo finalmente in porto a 37 nodi, il pilota continua ad insultarci ma se Dio vuole siamo a terra. Bella cena in residence sani e salvi.

11 giorno Partenza dopo il breakfast per Quadra Island, isoletta di fronte a Campbell River, che è di nuovo sulla costa orientale. La raggiungiamo con 20 minuti di traghetto, è abitata da nativi e anche l’albergo (piuttosto bello, tutto in legno) è di proprietà di famiglia indiana. Dopo esserci sistemati nelle camere, andiamo in una baia riparata a fare il bagno, c’è il sole e siamo proprio alla spiaggia! L’acqua è fredda, la battigia piena di conchiglie. Buona cena in albergo.

12 giorno Partenza dopo il breakfast ancora verso nord, panino per il lunch in un caratteristico locale fatto di cavi (Cable café). Nel pomeriggio breve sosta in un bellissimo porticciolo, Telegraph Cove, dove case molto colorate sorgono su palafitte; a dormire però siamo in un paese vicino e sulla strada incontriamo un adorabile cucciolo d’orso nero (meglio non scendere dalla macchina però…). Il paese si chiama Port Mc Neill, è orrendo e il motel dove alloggiamo anche di più. Verso sera abbiamo tempo di visitare un’isola vicina dove risiedono solo indiani, il villaggio è squallido ma curioso, costruiscono ancora totem poles e carving canoes, un ragazzo ci accompagna in cima alla strada dove si trova il totem più alto e ci saluta nella sua lingua. Ceniamo nell’unico bed and breakfast del villaggio e torniamo all’orrendo motel per dormire.

13 giorno Sveglia presto per fare una grizzly bear watching, c’è nebbia ma si alzerà più tardi. Partiamo in barca (grossa e coperta) da Teleghraph Cove con un simpatico e gentilissimo pilota, bell’uomo tra l’altro. Navighiamo circa due ore e vediamo le orche, poi arriviamo in un canale dove ci trasferiamo su barche a chiglia piatta, l’ultimo tratto addirittura siamo spinti a mano dai piloti che indossano tute da pesca per camminare lentamente in acqua. Vediamo gli orsi grizzly, tra cui una mamma col cucciolo, sono bellissimi e pescano veramente i salmoni! Da lontano vediamo anche due cerbiatti e molti aironi.

Breve lunch sul ponte, poi altro avvistamento e ritorno alla base in compagnia di quattro simpatici catalani. Dalla barca vediamo un branco enorme di delfini, intanto è venuto il sole e il pilota (che ha lasciato anche guidare Poppi) mi chiede continuamente come va. Scesi a terra, proseguiamo in macchina per Port Hardy (il punto più settentrionale della Vancouver Island), altri due orsi neri a lato della strada. Bell’albergo dove rimaniamo solo poche ore, domani ci aspetta un’altra levataccia. Nonostante ciò, le ragazze fanno una serata al pub con i catalani.

14 giorno Sveglia antelucana per andare al porto (nel frattempo sono state lasciate le macchine a noleggio), avvolto nella solita nebbia del mattino Ci imbarchiamo su un ferry per il primo tratto dell’Inside Passage, navigazione verso l’Alaska tra le isole e la costa, e lasciamo definitivamente l’isola. Oggi la traversata dura 15 ore, il tempo è variabile ma il tragitto è bello, si passa in punti anche molto stretti, sulle cime più alte c’è la neve, il tramonto è pazzesco. Arrivo alle 22.30 a Prince Rupert, ultimo paese canadese prima del confine con gli Stati Uniti. Con un taxi preso al volo in mezzo alla strada arriviamo in albergo, è mediamente confortevole se non fosse per la puzza nella camera per fumatori.

15 giorno Partenza presto con altro ferry, dopo poco si passa il confine, siamo in Alaska e si spostano gli orologi indietro di un’ora. A bordo due guardie del Parco di Tongass (marito e moglie) ci intrattengono sulla vita dell’aquila e dell’orso bruno con figure, ali e zampe imbalsamate, un teatrino niente male (sono americani), temiamo che mimino anche l’accoppiamento! Durante la navigazione vediamo le balene e i dolls, mammiferi parenti dei delfini, ma il viaggio è noioso e il tempo bruttissimo, piove quasi sempre. Ci risolleviamo con un tramonto insperato, in mezzo alle nuvole, conversando con una signora di origine italiana che si commuove ricordando i suoi genitori, e mi dice che è così nice parlare con me e sentire da noi questa lingua meravigliosa. Dormiamo in cuccetta a bordo, l’arrivo è previsto domani mattina a Juneau, capitale dell’Alaska.

16 giorno Arrivo verso le 9.30 a Juneau, la città è bruttina, piena di turisti e negozi compatibili (pelliccerie e gioiellerie soprattutto, moltissimi russi). Posiamo i bagagli in albergo, orrendo pure lui, vecchia costruzione austera e triste, ma raccomandata dalle guide (si chiama Baranof). Piove, qui il tempo è quasi sempre così e tutti i negozi abbondano di ombrelli e mantelline. Andiamo in taxi a vedere il ghiacciaio più vicino (Mendenhall), nonostante il tempo e il freddo è affascinante. Pomeriggio ci dividiamo in gruppi, noi tre andiamo a vedere il museo dedicato all’arte e alla storia dei nativi, è carino e soprattutto asciutto. Cena in un bel posto che comprende, oltre al ristorante, il negozio e la lavorazione del salmone. Poppi ha prenotato per domani una gita con idrovolante, la Carola andrà con lui salvo il maltempo.

17 giorno Il tempo è un po’ meglio, in mattinata visita alla chiesa ortodossa, altre compere in negozi meno turistici e a mezzogiorno andiamo allo scalo per l’escursione in idrovolante; io li guardo dalla banchina, mi faccio un giro a piedi e ci rivediamo al loro ritorno. Sono contenti, il giro sui ghiacciai è stato bello e giusto in tempo, perché ora ripiove. Partiamo nel pomeriggio con un altro ferry per Skagway, cittadina alla sommità del fiordo nel quale ci troviamo. Piove ancora, ma questo tratto è affascinante, molti monti con la neve, balene in abbondanza. Arriviamo alle 22.30 a destinazione, becchiamo fortunosamente un pullmino guidato da una signora che preleva altri due passeggeri e porta anche noi, perché qui non ci sono taxi. La ragazza del bed and breakfast ci dice che domani ci chiama lei un altro pullmino per ripartire, i letti sono comodi e le camere belle, peccato che rimaniamo solo poche ore.

18 giorno Partenza alle sette da Skagway, ci portano alla stazione dove prendiamo un trenino storico (White Pass Train), il paese è stato mantenuto come il set di un film (qui arrivavano molti cercatori d’oro). Il treno parte alle otto, il tragitto è pittoresco anche se un po’ finto (salmoni chiaramente d’allevamento saltano nel torrente, vagoni rifatti in stile, capotreno in costume), ci inerpichiamo fino al passo sulle Coast Mountains che ci riporta in Canada. Dopo il passo, scendiamo dal treno e proseguiamo in pullman fino a Whitehorse (nello Yukon, gli orologi di nuovo avanti di un’ora), paese insulso costruito a metà Ottocento con l’arrivo dei cercatori d’oro. Però ci passa il fiume Yukon, bello e impetuoso, visitiamo un negozietto di antiquariato e ascoltiamo una simpatica signora che, in costume d’epoca dentro la ex cattedrale tutta di legno, ci racconta la storia del missionario che era venuto ad evangelizzare i nativi a metà Ottocento. Non si capisce tutto quello che dice, ma la sua voce è suadente e musicale, si ascolta volentieri, nonostante la solita storia di predominio dell’uomo bianco. Nel tardo pomeriggio prendiamo un aereo che ci riporta a Vancouver, dove passeremo ancora un giorno e mezzo. Volo puntuale, arrivo alle 22.30 in albergo, confortevole e centralissimo.

19 giorno Finalmente è una bellissima giornata, tiepida e ventilata. E’ la terza volta che passiamo per Vancouver, e finalmente oggi e domani ci dedicheremo alla visita della città. Al mattino prendiamo il sea-bus che attraversa la bellissima baia, facciamo un giro al mercato e poi noi tre andiamo in funivia alla Grouse Mountain. In vetta (1100 metri) fa fresco, qualche nuvola, ma è molto panoramico e divertente, c’è uno spettacolo di uccelli rapaci e poi uno di taglialegna acrobatici. Torniamo in centro, vediamo Chinatown (brutta e malmessa), e ceniamo in un quartiere pedonale del centro.

20 giorno Mattina dedicata alle compere, prima in un bellissimo negozio di dischi e poi in uno di libri, noi tre facciamo un giro alla Grandville Island, bellissima e colorata, al mercato compriamo qualcosa per lo spuntino del pranzo. Alle tre e mezza ci rivediamo con gli altri, carichiamo le valigie su due taxi e andiamo in aeroporto. Si parte puntuali, ci attende una notte brevissima in volo.

21 giorno Il sole sorge sull’Atlantico, il volo è stato buono finora, ma qui si balla un bel po’. Scalo a Londra, partenza per Nizza con un’ora di ritardo, arrivo alle 19 locali, ci preleva un autista con pullmino e ci porta a Genova. Concludiamo la vacanza con un tramonto stupendo sulla Costa Azzurra, ma dopo Savona piove un po’. L’aria a Genova è fresca perché c’è stato maltempo anche qua, trombe d’aria e grandine, Ma ormai non ci interessa, siamo a casa, dolce casa. Siamo stanchissimi, ma questo viaggio è stato molto bello.

-Le mie considerazioni- Come sempre, dopo una vacanza mi piace pensare a come la potrei migliorare se la rifacessi o a cosa consiglierei a chi volesse eventualmente avere ragguagli.

Cominciamo con i difetti: sono principalmente due, cioè la durata e l’itinerario di viaggio (che sono considerati insieme) e l’assortimento dei partecipanti.

Il nostro viaggio (da Vancouver a Vancouver) è durato tre settimane e abbiamo percorso circa tremila chilometri in macchina, più i tratti in traghetto e il volo interno. Può essere diviso in tre parti: da Vancouver alle Rocky Mountains e i parchi, l’Isola di Vancouver, l’Inside Passage fino all’Alaska e lo Yukon e ritorno a Vancouver. Sicuramente il viaggio è stato troppo lungo in termini di durata e chilometri, ma per vedere cose così diverse e distanti fra loro non si poteva fare diversamente. Infatti, l’errore è stato proprio quello di voler conciliare troppe cose da vedere nello stesso viaggio; non saprei se è stato deciso prima il percorso o la durata delle ferie, ma sicuramente le due cose si sono sovrapposte ed erano entrambe esagerate.

A chi volesse fare un viaggio nel Canada occidentale suggerisco quindi di scegliere una parte a cui dedicare non più di due settimane. Per l’esperienza che ho fatto, suggerisco il volo dall’Italia fino a Vancouver (per evitare la partenza da Nizza e l’attesa di quattro ore a Londra), la visita della città (tre giorni, eventualmente anche a fine soggiorno), l’Isola da sud a nord, da Victoria (la città merita una notte e una giornata, di più se si visitano i Burtchard Gardens, che noi non abbiamo visto) fino a Port Hardy, passando per Tofino sulla costa oceanica (escursione alle Hot Springs, almeno due notti e una giornata o due), breve sosta alla foresta pluviale a Cathedral Grove, Telegraph Cove con l’escursione per gli orsi grizzly (una notte e una giornata, eviterei orsi neri e balene che poi si trovano anche in altre situazioni), un paio di isolette e di fiordi nella parte settentrionale dove fare anche il bagno (due giorni). Il percorso sull’Isola con le dovute soste richiede circa una settimana. Poi continuerei con la prima parte dell’Inside Passage (molto bella), da Port Hardy fino a Prince Rupert (una giornata a bordo e notte a terra), da lì si può tornare in aereo a Vancouver, oppure percorrere ancora la Highway 16 lungo il fiordo fino a Terrace (ancora un giorno e una notte) e prendere il volo interno da lì. Per quanto riguarda le parti delle Montagne Rocciose, la navigazione in Alaska e il treno fino allo Yukon, le scarterei perché penso che ci sarebbe bisogno di un viaggio dedicato per ognuna e fatto in modo diverso. Per le montagne credo sarebbe meglio arrivare direttamente a Calgary e poi scegliere un itinerario continentale, ma sinceramente le nostre Alpi non hanno nulla da invidiare al paesaggio, seppure molto diverso. A noi manca l’immensità dello spazio e l’estensione delle foreste, quello sì. Per l’Alaska, la piccola parte visitata da noi non è bellissima, molto turistica perché battuta dalle grandi navi da crociera, ma non curata e un po’ squallida. Credo che siano più belle le zone della Glacier Bay, di Anchorage, le isole fino alle Aleutine e il nord vicino al Circolo Polare.

Per quanto riguarda l’assortimento dei compagni di viaggio, non esiste amicizia che possa resistere senza tensioni a tre settimane di convivenza. Noi eravamo in otto (numero comunque troppo alto) e con figli, i quali, benché tutti adulti e senza esigenze particolari, diciamo ragazzi nella norma, hanno influenzato il comportamento dei genitori e viceversa, e normalmente succede così a tutti. Il numero ideale credo si possa considerare di quattro persone adulte (i figli devono fare vacanze con i loro amici), eventualmente allargabile a sei o restringibile a due, dipende da dove si va, per quanto tempo, con quali mezzi e con quale budget. A volte può riuscire meglio un viaggio con persone che si conoscono appena piuttosto che con amici di vecchia data, l’amico d’infanzia può rivelarsi un incubo (e noi per lui) solo perché non gli piace il menu di una sera. Per contro, può riuscire benissimo un viaggio fatto con persone conosciute da poco o che non frequentiamo durante il resto dell’anno.

Per concludere direi che la parte migliore del nostro viaggio (che in complesso è stato bellissimo, molto ricco ed intenso) è stata la visita dell’Isola di Vancouver, la prima parte dell’Inside Passage e la città di Vancouver. Se dovessi tornare in questa parte del Canada mi piacerebbe visitare meglio la città (e dintorni) e viverla un po’ di più (serate musicali, musei, incontri con la gente), vorrei vedere meglio alcune località dell’Isola e tralasciarne altre. Mi piacerebbe anche approfondire la mia conoscenza sui nativi, sulle loro tradizioni, sulla loro vita di oggi, magari documentandomi meglio prima di partire e cercando più contatti sul posto. In fondo sono loro i veri abitanti del continente americano e in questa parte del Canada c’è la maggiore densità abitativa delle loro varie etnie.

PS Il titolo è stato suggerito dai cartelli che trovavamo ovunque con questo avviso, dall’imbarco traghetti al ponte sospeso, dal sentiero attrezzato all’ingresso dei negozi, per non parlare dei mezzi di trasporto più disparati tipo idrovolante, gommone, barca, sea-bus, funivia. Così è diventato il nostro motto per tutto il viaggio.



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