Walea il ritorno
Tanti amici continuano a chiedermi perché io continui a voler tornare li, in Indonesia nel Golfo dei Tomini in Sulawesi.
La risposta sta nella cosa più semplice che si possa pensare, e cioè EMOZIONE, l’emozione che provo, ma più correttamente le emozioni che provo a Walea, non le ho mai provate in nessun’altra mia vacanza, in nessun altro luogo, clima, immersione che io abbia fatto.
Ho avuto la fortuna di visitare il Mar Rosso, le Maldive (2 volte), la Malaysia, Sipadan e Kapalay, posti stupendi luoghi d’immersione fantastici, ma se mi chiedete qual è la destinazione che vorrei rifare…Ancora, la risposta è sempre la stessa.
Sono partito il 21 gennaio 2005, da Venezia, e a Roma mi sono incontrato con Gigi e Giulia, due simpatici ragazzi che hanno condiviso con me quest’ennesima avventura, assieme a loro, Lele (detto zio Bilbo), uno dei soci di Walea nonché responsabile del Diving.
Siamo partiti così alla volta di Singapore (tratta fornita dalla Singapore Air Lines), dove siamo atterrati dopo un volo tranquillissimo durato 11 ore e 50 minuti , a bordo sebbene in classe (ovviamente) turistica, abbiamo avuto servizi d’alto livello, cordialità e moltissime forme d’intrattenimento (compresa la possibilità dal proprio sedile, di scegliere tra 40 film in contemporanea di prima visione, con l’opzione del pulsante start e stop per avviare la proiezione in qualsiasi momento si desidera).
A Singapore dopo 3 ore, altro volo, questa volta per Manado dove siamo atterrati alle 13: 30 locali, qui, ho incontrato il mio amico Andrea Acri, che ha condiviso con noi una settimana di vacanza.
Tutti insieme quindi, veniamo portati in taxi al Gran Puri, albergo che ospita sempre i turisti per Walea.
Prima novità rispetto alle precedenti, in 4 ci siamo lanciati nella SPA e abbiamo fatto un bel massaggio Total Body di 2 ore, veramente rilassante dopo un viaggio così.
Alla sera siamo usciti, per andare al “mitico” Bahari sul lungo mare, ristorante dove si mangia naturalmente pesce (ed in particolare il granchio) in maniera favolosa a prezzi per noi irrisori (circa 15 € mangiando l’impossibile).
Manado è una cittadina dell’Indonesia un po’ atipica rispetto al resto del paese, infatti, è a maggioranza cristiana, mentre l’Indonesia è il paese con il maggior numero di mussulmani al mondo, per questo motivo è molto “filo occidentale” e…Caotica, anche se interessante da osservare nella sua vita quotidiana.
La mattina seguente, ultimo volo per Luwuk fornito dall’Air Merpati con un bimotore ad elica da 20 posti…Se pieno.
Noi eravamo in 6, ed il volo è stato (come le mie precedenti esperienze) molto tranquillo, dopo 1 ora e 15 minuti siamo atterrati a Luwuk, con un sole bellissimo (mentre a Manado pioveva, come ho sempre trovato nel periodo Gennaio/Marzo) e una temperatura di 31°, mi sentivo…A casa, io adoro il caldo, soprattutto tenendo conto che 1 giorno prima mi trovavo a –1.
Ram, come le altre volte ci accompagna a Pagimana, porto dove la Barca del Walea Diving Resort ci aspetta per il tratto di mare conclusivo.
Vi assicuro, che ogni volta riesco a staccare veramente da tutto ciò che la mia vita quotidiana mi ha insegnato ad accettare, niente telefonino, pochi rumori, le persone che ti guardano con un reale senso di meraviglia e un sorriso intenso negli occhi, come sempre, mi rendo conto che sto per vivere l’ennesima esperienza indimenticabile.
Arriviamo al villaggio con la sera ormai fatta, perché il volo per Luwuk era partito in ritardo, ma non significa niente, appena tocco il pontile, la vedo perfettamente, li, davanti ai miei occhi ce lei Walea, che sembra dire “ti stavo aspettando”.
Saluto quelle che ormai sono persone che conosco molto bene, e vale a dire Simona, Luca e tutti gli altri del villaggio, ricordo ancora adesso in maniera nitida il profumo…Del frangipane, una pianta che da dei fiori bellissimi per tutto l’anno e molto profumati.
L’indomani, comincia “l’avventura” sotto il mare, mi aspettavo di fare delle bellissime immersioni, ma quello che è stato, ha superato di gran lunga ciò che sognavo.
A Gegolan 3 e a Pasar Ika, abbiamo potuto vedere (anche se in teoria fuori stagione) nella stessa immersione: Squali grigi Squali pinna nera Tonni giganteschi Caroselli di barracuda King fish Waho Tartarughe Aquile di mare Frotte di Carangidi di dimensioni esagerate Fucilieri Azzannatori Napoleoni Pappagalli dal corno Cernie di dimensioni che non avevo mai visto prima (impressionanti) Oltre ovviamente a tutto il pesce di barriera La prima settimana se ne stava andando velocemente, tra immersioni da brivido, pranzi e cene da nababbi, tutti i giorni grazie al mare che sembrava un vetro posato sopra il reef, incontravamo sempre i delfini che incrociavano la prua della nostra barca per la felicità di tutti.
L’appuntamento con l’adrenalina pura però, c’è stato la sera della pesca d’altura, Andrea ed io siamo partiti verso le 17, come di solito avviene (alternativa la mattina presto).
Era una serata tranquilla con un mare bellissimo, abbiamo “trainato” con la barca senza che nulla succedesse sino alle 18: 15, quando, ad un certo punto, quasi all’unisono entrambe le lenze sono partite come impazzite, scosse dalla preda che aveva abboccato.
Cominciava così il lungo impegno per il recupero, che nel primo caso ci viene facilitato dal fatto che l’animale schizza sotto la barca, si trattava di un carangide di dimensioni molto grandi, che noi, appena issato a bordo, ci preoccupiamo di liberare il prima possibile dall’amo.
Una volta riusciti, due colpi di pinna, e via verso casa sua, ma la sorpresa ci attendeva alla seconda canna, io ero intento a recuperare la lenza mentre Andrea aveva la tele per le riprese.
Il pesce si stava avvicinando dopo vari sforzi alla barca, ma ancora non riuscivamo a distinguerne la sagoma, e di più, di cosa si trattasse.
All’improvviso, il mio cuore salta un battito mentre vedo venire in superficie…Uno SQUALO GRIGIO di 1 metro e mezzo circa di lunghezza.
È scattata immediatamente un’euforia generale mista a tensione volta alla liberazione il più veloce possibile dell’animale.
L’emozione che ancora ora mi percorre e mi fa venire i brividi, è il ricordo di averlo tenuto tra le mani (sempre dentro l’acqua) per più di 20 minuti dove con tutte le mie forze mi sono impegnato per staccargli l’amo dalla carne durissima.
Finalmente, dopo una gran fatica fisica, ma soprattutto psicologica dovuta alla tensione per la paura di non riuscirci, il bel grigio se ne torna negli abissi con ritrovato vigore.
La cosa che più mi resterà impressa, e che nonostante io abbia tenuto le mani vicinissime alla bocca, lui non ha mai fatto cenno di volermi mordere, anzi, mi ha dato sempre l’impressione quasi di capire che io stavo facendo di tutto per liberarlo. Stanchi, ma felici e carichi d’emozione, siamo tornati al villaggio per raccontare a tutti l’esperienza (documentata con la tele) incredibile che avevamo vissuto.
Walea non è solo parte subacquea (che pure è moltissimo), ma riserva molte bellezze anche fuori dell’acqua, perciò, poiché ormai avevo una certa “confidenza” con l’isola, decisi di visitare il lato opposto che è totalmente selvaggio e deserto con una lunga spiaggia di sabbia bianca e palme, qui, sul bagnasciuga si trovano conchiglie di vario genere, tipo, grandezza, tra le quali Andrea trovò un bellissimo Nautilus completamente integro, fatto molto raro.
La passeggiata ci portò poi alla famosa punta dell’isola, dove da un’altezza di 10 mt circa (Walea è d’origine vulcanica perciò possiede delle alture) si può ammirare tutto il reef circostante, uno spettacolo che toglie il respiro.
Scendendo alla spiaggia ci facciamo un bagno nella piscina naturale con la temperatura dell’acqua di…37° vicino alla riva (in immersione 31° superficie, 30° a – 40mt), per trovarla un po’ più accettabile una volta che arriva a 50 cm di altezza.
Tra le escursioni che si possono fare, noi abbiamo fatto quella a Dòndola, io c’ero già stato una volta, ma non vedevo l’ora di tornare in quella piccola isola deserta, dalla laguna cristallina ed una sabbia bianca e fine come il borotalco.
Qui immersioni con coralli duri ed alcionari di dimensioni e colori mai visti prima, gorgonie gigantesche e pesce in gran quantità, ricordo che facendo snork mi incrociai con una splendida aquila di mare.
Altre meraviglie mi aspettavano sotto la superficie del mare, il reef che più mi ha colpito per la quantità di colori che io abbia mai visto è stato senz’altro quello di Tingàluk 1 una foresta a tutti gli effetti per dimensioni e impenetrabilità, tanto erano vicine le varie specie di corallo presenti, veramente…NO SPETACOLO…Come dicevamo spesso una volta usciti dall’acqua.
E come dimenticare i Pigmy Sea Horse di una specie non ancora classificata e che vivono proprio sotto il pontile del villaggio, oltre ai Mandarin Fish (sempre sotto al pontile) ai Gost Pipe Fish, Frog Fish…E tantissimi altri che non basterebbe una pagina.
Tutto questo, mentre le giornate scorrevano tranquille niente trillo di cellulari, niente rumore d’aerei o di barche o gente che schiamazza in acqua, solo qualche pescatore locale che ci portava il pesce fresco per la sera e i rumori della vicina foresta. E io, alla fine, non posso far altro che ringraziare ancora una volta, le 3 persone (Simona, Luca, Lele) che hanno costruito dal niente questo fantastico sogno divenuto realtà.
Ora Walea è un parco marino e zona protetta, non si può pescare ne gettare l’ancora sul reef, questo, io spero, mi darà la possibilità ancora per lunghi anni di continuare a pensare che la frontiera esiste, e che posso…Ancora una volta, vederla così com’è sempre stata.
Bruno