Volontariato in Nepal

Il Diario di Viaggio della mia esperienza di volontariato all'orfanotrofio di Pokhara, Nepal.
Scritto da: masmassy21
volontariato in nepal
Partenza il: 09/10/2010
Ritorno il: 26/10/2010
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
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Lo scorso inverno ho perso la voce, a causa di un blocco apparentemente irreversibile di una corda vocale. Ho impiegato quattro lunghi mesi per ritornare a parlare, ma prima che il recupero avvenisse mi ero ripromesso di fare un viaggio come volontario, in cambio della mia voce. Nel giro di pochi giorni mi sono organizzato ed ho comprato un volo per Kathmandu con Qatar Airways da Milano via Doha, spendendo poco meno di mille euro. Inizialmente avevo preso accordi con un campo di lavoro per la costruzione di una scuola fuori Kathmandu, ma dopo due mesi di telefonate e mail andati a vuoto, rischiavo di presentarmi in un luogo che poteva anche non esistere, così ho contattato indipendentemente un orfanotrofio a conduzione familiare a Pokhara, ai piedi dell’Annapurna. Dopo undici ore di volo e ben otto ore di furgoncino, sono arrivato in questa meravigliosa cittadina, luogo di ritrovo di moltissimi escursionisti di trekking. Pokhara si affaccia sul Lago Phewa, uno scenario fantastico immerso fra le colline. Guardando il lago dalla riva si vede il bianco Stupa per la Pace nel Mondo sulla collina di sinistra, ed il forte di Sarangkot sulla collina di destra. Pokhara si trova a soli novecento metri di quota, ma dal centro è possibile veder spuntare la vetta piramidale e meravigliosa del Machapuchhre, o coda di pesce, picco di settemilametri, e due delle quattro vette dell’Annapurna, che arrivano ad ottomila. Il clima è tropicale, ci sono tutti i servizi di cui si può aver bisogno, ma la viabilità è quella tipica nepalese: strade dissestate, guida senza regole e, purtroppo, tanta sporcizia a lato strada. Ho vissuto nell’orfanotrofio Rainbow Children per due settimane dove ho giocato con i ventisette bimbi, stretto un legame che mai scorderò, insegnato loro l’inglese. Ho tolto loro i pidocchi e cercato di portare un po’ di igiene e soprattutto un po’ di affetto e serenità. E’ bastato pochissimo perchè sembrasse di vivere con loro da sempre. Nelle due settimane in cui ho vissuto all’orfanotrofio era festa, si celebrava il Dasain, una festa Induista per la quale si sacrificano molte capre e si fanno offerte alla dea Durga. Tutti abbiamo fatto e ricevuto il rosso tika sulla fronte, preparato con tintura, riso e yogurt. Ogni giorno ho mangiato solo e soltanto il Dhalbat, piatto a base di riso e crema di lenticchie, ad eccezione dei due giorni seguenti al sacrificio della nostra capra, in cui ciascuno ha avuto un paio di pezzettini di carne. Ho viaggiato molto e visitato tantissimi paesi nel mondo, ma questa è di gran lunga l’esperienza che più mi ha segnato. Toccare la miseria con mano, veder mancare tantissime piccole cose per noi scontate eppure riuscire a sentire forte e presente la felicità è qualcosa di incredibile. Durante la mia permanenza sono riuscito a visitare il villaggio di Rifugiati Tibetani di Tashi Palkel, la grotta dei pipistrelli e le cascate del diavolo. Tutti siti molto noti nella zona e davvero immancabili. Con i bambini ho organizzato il trekking allo Stupa e una piccola escursione al colle di Sarangkot, dove ci siamo seduti a milleseicentometri di quota davanti al panorama mozzafiato dell’Himalaya. E’ impossibile descrivere le emozioni, le sensazioni e la ricchezza che ogni piccolo gesto ed ogni momento in compagnia di questi bambini mi ha regalato e spero che ognuno abbia la possiblità nella vita di fare un viaggio del genere. Sono partito con l’intenzione di dare il più possibile, ma alla fine è molto più quanto ho ricevuto.


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