Vivace e coloratissima, la terra dove l’Asia mostra il suo lato più autentico è una vera sorpresa di natura e animali selvaggi
Dopo svariate ricerche, attenta pianificazione e svariati messaggi su whatsapp più o meno loschi, prenotiamo il nostro primo viaggio in Asia e prepariamo gli zaini per un capodanno intensamente indimenticabile. Questa è la Malesia 2023/2024, cominciamo!
Indice dei contenuti
Diario di viaggio in Malesia
26 dicembre: il viaggio
La nostra avventura malesiana parte con un volo in ritardo e ore di attesa a Malpensa dedicate a lettura e parole crociate. Prosegue con un brevissimo scalo a Jeddah (dove ho scambiato la sala preghiere per il bagno) con corsia preferenziale ai controlli per non perdere la coincidenza e via su un altro aereo con uno schermo rotto che ha costretto il mio coinquilino a condividere il suo ma finalmente per la prima volta siamo in Asia, siamo in Malesia, siamo a Kuala Lumpur.
27 dicembre: primo impatto
Arrivo a Kuala Lumpur, rapido bus per il terminal principale e ritiro della nostra macchina per i prossimi quattro giorni. Il noleggio della nostra compagnia si trova nel piano sotterraneo e il livello di umidità della location, priva di aria condizionata, è ingestibile quindi prima comprate l’acqua poi andate al noleggio. Siate più smart di noi. Invece è stato super efficiente l’acquisto di una sim locale ad uno degli stand delle varie compagnie telefoniche all’uscita dal ritiro bagagli.
Arriviamo in hotel con qualche momento di tensione nelle superstrade vicino alla capitale ma tutto sommato bene per essere la prima esperienza on the road in Asia dopo 20ore di viaggio e guida a destra. Per immergerci rapidamente nella nuova realtà andiamo subito a Jalan Alor, la via per eccellenza dello street food. Una sensazione di estraneità ci pervade ma allo stesso tempo tutto ci stimola, colori odori e rumori. Soprattutto odori, sarà forse il durian?
Primo impatto culinario: (i) super approvato ma piccante, anche quando dicono che non lo è, il durian ha un odore che richiama la benzina ma giudizio sospeso fino all’assaggio.
Chiudiamo con tuffo nella piscina (molto posh) dell’hotel con vista sulle Petronas perché l’umidità va combattuta.
28 dicembre: ora si fa sul serio
Al risveglio già profumiamo di agrodolce e prima di iniziare il nostro road trip, spesa (poco efficiente ma molto divertente) in uno dei punti vendita della famosa catena giapponese Don Don Donki per provvigioni utili, come la frutta secca, e di curiosità, come il kit kat al matcha.
Dopo una rocambolesca e problematica uscita dal parcheggio dell’hotel, ci dirigiamo verso le Batu Caves a nord della città. Oltre allo stupore per il sito religioso e l’abuso di integratori perché affrontare gli scalini alle due del pomeriggio non è un ottimo tempismo, qua avviene il primo incontro-scontro con le scimmie. Ne esco completamente sconfitta e gli lancio l’ultimo biscotto della confezione mentre il mio coinquilino riprende la scena ridendo.
Completata la visita, inizia il vero viaggio sulle strade malesiane e ci avviamo verso le Cameron Highlands per la seconda tappa della vacanza. Grande menzione d’onore alle strade malesiane led luminosi sulla riga di mezzeria che si sono rivelati super utili nella parte notturna della guida. Meno efficaci per i passanti a bordo strada che sbucano dalla giungla (letteralmente la giungla).
L’arrivo al nostro alloggio si rivela sempre ricco di avvicendamenti ma dopo una buona mezz’ora di chiamate, incursione in un hotel di lusso e svariati campanelli, la nostra gentilissima host ci consiglia un ristorante indiano in città dove torneremo altre due volte e ancora ce lo sogniamo.
29 dicembre: pioggia, pioggia e ancora pioggia
Ci svegliamo con la pioggia, che sarà una adorabile compagna di viaggio ma non anticipiamo troppo, ma in accordo con la nostra guida Jason decidiamo comunque di proseguire con l’escursione nella giungla. Iniziano le tre ore più surreali della nostra vita fino a quel momento durante le quali Jason, il mio coinquilino ed io camminiamo dentro la Mossy Forest durante un temporale tropicale, guadiamo tre fiumi, assaggiamo bacche e scopriamo specie di funghi studiate dagli ingegneri per la loro flessibilità che vorrebbero impiegare nelle strutture antisismiche. L’escursione ci costa circa 70 euro inclusa la mancia.
Quando riemergiamo dalla foresta nella periferia del paese (letteralmente sbuchiamo nel parcheggio di un gruppo di case) la pioggia incessante è alle nostre caviglie e io comincio ad avere sintomi di ipotermia. Fortunatamente la nostra host ci lascia fare una doccia calda e quando pensiamo di essere pronti per riprendere il road trip arriva una chiamata che ci scombina le carte. Il Taman Negara, parco nazionale della Malesia e successiva tappa del viaggio, è irraggiungibile per via delle strade completamente allagate a causa della straordinaria quantità di pioggia. Ci prendiamo un attimo per digerire la novità poi cominciamo a chiedere ad internet, alla nostra guida e alla host suggerimenti e consigli per un itinerario alternativo. Qua capiamo la fortuna di averli incontrati e in meno di un’ora ci trovano un’altra stanza per la notte e un piano B per la nostra avventura.
Per consolarci torniamo dal nostro indiano di fiducia che ci consiglia la visita alla Bharat Tea Plantation e non possiamo che confermare la meraviglia, e chiudiamo la giornata sorseggiando thé con vista sulle colline verdi della piantagione più conosciuta, Boh Tea Plantation.
30 dicembre: cambio scenario
Ancora una sveglia sotto la pioggia ma colazione con le fragoline delle piantagioni locali e ripartenza in macchina con direzione Kuala Lumpur International Airport dove restituiamo il nostro bolide per imbarcarci verso la prossima tappa, il Borneo. Consiglio nato da esperienza diretta, partite con almeno un’ora di anticipo sulla tabella di marcia perché il traffico in prossimità di Kuala Lumpur non ha nulla da invidiare al Grande raccordo Anulare o alla circonvallazione di Milano alle 18 del venerdì.
Di corsa, molto sudati e dopo aver dato cibo e acqua ad un gattino, saliamo su un aereo completamente rosa di Batik Air e arriviamo in Borneo, per la precisione a Kota Kinabalu.
La sera passeggiata esplorativa durante la quale ci imbattiamo in un tipico mercato asiatico e soprattutto nel lungomare tamarro degno di Riccione dove ci gustiamo birra fredda e musica pop.
31 dicembre: non può piovere per sempre
Incredibile sveglia col sole che ci infonde una fiducia da comprare un telo da mare e andare in spiaggia dove ci accoglie un oceano calmo e soprattutto molto caldo. Il tempo di una bibita fresca e un tuffo che proprio mentre ci sdraiamo, ricomincia a piovere.
Qui lo ammettiamo il nostro umore ci abbandona e ci incupiamo parecchio, per fortuna il mio coinquilino resiste e, prima di ritirarci per una doccia e qualche birra, ci imbuca in un resort di lusso e prenota la cena per festeggiare il Capodanno.
Tutta la depressione per la pioggia, è dimenticata quando allo scoccare della mezzanotte stiamo brindando con birra Tiger in mano e piedi nell’Oceano Indiano mentre di fronte a noi c’è un dj set pazzesco che spazia dai Queen a David Guetta. Buon 2024 a tutt*, ma soprattutto a noi ’94 che dobbiamo affrontare i trenta.
Per tutta la prima parte del nostro soggiorno a Kota ci spostiamo usando Grab, una sorta di Uber asiatico molto economico e a parer nostro, molto efficiente (sarà che siamo tristemente abituati al disservizio dei taxi milanesi), considerando che per circa dieci minuti di corsa si spendono anche meno di 3 euro e la tratta aeroporto-lungomare ci è costata circa 12 euro.
1 gennaio: BLU
Poche, pochissime ore di sonno, ma iniziamo l’anno riempiendoci gli occhi di blu in tute le sue sfumature durante la nostra escursione sulle isole di Manukan e Sapi. Con 40 euro a testa sono inclusi i trasporti dal tuo hotel al porto e ritorno, il pasto più che abbondante e decisamente buono, e maschera con boccaglio per goderti i pesci, numerosissimi e coloratissimi.
Il mio coinquilino veneziano risente un po’ di non poter guidare in autonomia la barca, ma queste escursioni sono il miglior compromesso per potersi godere le isole senza alloggiare nei lussuosi resort. Per la precisione noi scendiamo in due delle isole vicino Kota e le regole ci vincolano nella zona di balneazione ma da bravi italiani troviamo una zona alternativa dove goderci più liberamente il mare lontani dai turisti e dove assaggiamo un cocco che ancora pensiamo con affetto e desiderio
L’avventura nel blu termina e noi torniamo in aeroporto per ritirare la seconda macchina a noleggio e riprendere l’itinerario originale della vacanza. Tentiamo una deviazione per provare a vedere la raflesia, fiore più grande del mondo e simbolo del paese, ma purtroppo senza successo quindi la Malesia ci costringe sicuramente a tornare perché io non mi arrendo.
Intanto arriviamo al nostro alloggio ai piedi del Monte Kinabalu, dal mare a 1.800m di altezza in poche ore e non è ancora finita.
2 – 3 gennaio: il Monte
Premessa, noi avevamo fatto ricerche e chiesto più volte alla guida selezionata se fosse un percorso fattibile e nelle corde di due come noi, che si siamo in buona salute ma non siamo scalatori o trekker professionisti. Le numerose rassicurazioni ci hanno persuaso ad accettare ma siamo onesti, se non siete abituati a scalate e imprese nelle Dolomiti non replicate la nostra impresa.
Detto questo, abbiamo scalato il monte Kinabalu, il più alto del paese, in 6 ore con circa 1.400 metri di dislivello con numerosi integratori e imprecazioni e scoiattoli. Il Monte possiede una unicità di vegetazione che non si può trovare nel resto del mondo, ma nemmeno nel resto della Malesia e la vista finale è sicuramente mozzafiato, ma forse sono i suoi 3.400m di altezza, il poco ossigeno e la Fanta grape che si trova in cima a togliere il fiato.
All’arrivo sarete accolti da una cena alle 16, niente riscaldamento o acqua calda ed elettricità limitata fino alle 18 (quindi quella torca da scalatore che consigliano di comprare è veramente utile). L’ora della nanna arriva presto ma non si fa certo fatica a dormire dopo la scalata e la sveglia è prima dell’alba per godersi il sorgere del sole mentre si inizia la discesa. Non crediate che scendere sia più veloce perché le vostre ginocchia non saranno d’accordo e se lo ricorderanno anche nei mesi successivi, lo giuro. Però al termine dell’impresa vi daranno un certificato, un vero e proprio certificato (forse di sopravvivenza). Questa escursione è più costosa della media, circa 300 euro a testa che includono pernottamento, cibo per tre pasti e guida personale, ma se siete appassionati di trekking e natura in ottima forma è sicuramente unica.
Nemmeno il tempo di festeggiare l’impresa, ma sicuramente il tempo di un pisolino ristoratore a bordo strada, che riprendiamo la macchina per tornare in aeroporto per il prossimo volo che ci porterà in una nuova area del Borneo, il Sarawak, precisamente a Kuching dove ci godiamo la prima doccia dopo 50h.
4 gennaio: umidità e acido lattico
Per la prima e credo unica volta nel viaggio, ci godiamo quasi sette ore di sonno ristoratore e al risveglio siamo avvolti dall’acido lattico al punto che le scale dell’ostello sono assimilabili alla sofferenza patita durante lo studio di diritto tributario. Ma non siamo venuti dall’altra parte del mondo per riposare e quindi obiettivo di oggi è il Bako National Park.
Il parco è raggiungibile via barca e sono indispensabili i contanti per pagare biglietto e trasporto, inoltre, muovendosi via mare, è necessario considerare le condizioni metereologiche nel programmare gli orari quindi considerate che entro le 16/16.30 dovrete essere sulla via di ritorno per evitare che le piogge vi blocchino sul parco. Noi siamo riusciti a negoziare una mezz’ora extra ma siamo rientrati con un pelo di ansietta del cielo grigio scuro che ci sovrastava.
Il parco è visitabile in autonomia e subito davanti alla spiaggia dove sbarcate c’è il centro informazioni che sulla base del tempo a disposizione vi consiglierà un percorso, vi consegnerà una mappa e vi chiederà di firmare l’orario della vostra entrata (se all’uscita vi scordate di firmare, chiedete alla biglietteria in terraferma di avvisare per conto vostro altrimenti vi crederanno disperso nella giungla).
Pensavamo di conoscere l’umidità tra essere cresciuti in Emilia-Romagna e Veneto e l’aver trascorso qualche giorno in Asia ma nulla sarà sufficiente a prepararvi al Bako quindi prendete integratori, frutta secca e molta acqua; ma tutto sarà ricompensato da quello che vedrete. Il modo più semplice di descriverlo è dire che Jurassic Park esiste, i suoni primordiali che vi circondano sono spaventosamente eccitanti. Inoltre, abbiamo visto i primi animali della vacanza, più o meno adorabili (quel bruco peloso ancora anima qualche incubo), e non sappiamo per quale coincidenza ma tutte le scimmie viste facevano pipì.
Per la sera ci fidiamo dei consigli dei vari autisti Grab e ceniamo in un food court specializzato in pesce dove la cameriera di uno degli stand ci prende in simpatia e oltre a spiegarci svariate ci consiglia varie specialità locali dalle verdure alla frutta passando per vino di riso.
5 gennaio: gatti e oranghi
L’acido lattico migliora e noi partiamo di buon’ora per visitare il Semenggoh Wildlife center, un santuario e centro di riabilitazione per oranghi. Due indicazioni pratiche: (i) trasporto (ii) orari di visita.
Il modo più rapido per raggiungerlo è sempre il nostro fedele Grab e se l’autista è disponibile, vale la pena chiedergli di attendervi all’uscita del parco considerando che la visita dura massimo un’oretta. Per noi il costo complessivo del viaggio andata e ritorno dal centro di Kuching e l’attesa è stato di 15 euro inclusa la mancia. In alternativa ci sono degli autobus che impiegano ca un’ora oppure potete richiamare un secondo Grab senza farvi aspettare ma essendo fuori città potrebbero impiegarci più del solito a raggiungervi.
Ci sono due momenti nel corso della giornata in cui i volontari espongono frutti che gli oranghi possono mangiare. I ranger vi accompagneranno ai due principali punti di avvistamento e avrete un’oretta per aspettare gli ospiti d’onore e godervi lo spettacolo. Noi siamo stati fortunatissimi e già nel primo sito abbiamo subito incontrato il capobranco, che spesso si mostra per ribadire il suo ruolo anche agli umani, e la più anziana del branco, 53 anni portati con stile. Ci siamo poi spostati nel secondo sito in una zona più interna della giungla e qui abbiamo conosciuto uno dei più giovani e indisciplinati del gruppo che provava a rubare i frutti al collega più grande e saggio. E se vi state chiedendo quale frutta, vi confermiamo che agli oranghi piace anche il durian.
Il resto della giornata prima del prossimo volo è dedicato alla visita della città di Kuching, conosciuta anche come la città dei gatti. Dovrebbe essere una semplice coincidenza il fatto che il nome della città in malese significa appunto gatto ma nel dubbio anche i bidoni dell’immondizia sono addobbati come felini e sono preoccupantemente frequenti le statue di questo animale in giro per la città.
Torniamo in aeroporto per l’ultimo volo interno che ci riporta a Kuala Lumpur con una domanda che ci ossessiona: perché al duty free dell’aeroporto di Kuching vendono pesce congelato?
Per a nostra ultima sera in Malesia decidiamo che è giunto il momento di provare il durian e quindi ci dirigiamo ancora una volta a Jalan Alor (si torna sempre dove si è stati bene, soprattutto in Asia). Il nostro giudizio finale? È una banana alla benzina.
6 gennaio: Kuala Lumpur e ultime avventure
Per questa ultima giornata malesiana ci dedichiamo alla capitale e sempre con il nostro fido account di Grab, giriamo i quartieri principali.
Petronas Tower e shopping di caramelle al durian per i parenti, visita ad alcuni mercati tipici dal wet all’asciutto passando per merce fin troppo ben contraffatta e soprattutto ritroviamo la mia Fanta grape.
Sicuramente però la menzione d’onore è del tempio Thean Hou, dove si uniscono buddismo, taoismo e confucianesimo, che ci ha emozionato, stupito e ci ha regalato l’ultimo pazzesco ricordo di questo paese.
Ultimo Grab per l’aeroporto, pisolino in una sala d’attesa con le temperature di un congelatore e comodo volo delle due del mattino, ancora una volta con lo schermo rotto, e si torna in Italia.
Riepilogo costi
Viaggio dal 26/12 al 7/01 per due persone
- Volo Saudi Arabia Milano – Kuala Lumpur 2.400 euro
- Voli interni: 400 euro
- Alloggi: 370 euro
- Escursioni: 745 euro
- Noleggio auto 7gg: 450 euro
- Prelievi (cibo, calamite, benzina): 900 euro
Totale 5.265 Euro
Totale per persona 2.633 Euro
Note
- Include tre voli interni (i) Kuala Lumpur – Kota Kinabalu (ii) Kota Kinabalu – Kuching (iii) Kuching – Kuala Lumpur
- Include 9 notti su 10 complessiva perché una notte abbiamo alloggiato nel rifugio sul Monte Kinabalu
- Include sia la guida che vitto e alloggio sul Monte Kinabalu