Viti, pievi e acque sulfuree..

Partiamo di buona lena. Il sole è ancora basso, nottata corta per tutti. Occhi assonnati ma entusiasti. Colazione sotto da me, rivedo il programma all'istante, propongo l'Aurelia come percorso di andata. La alterniamo alla roma civitavecchia, si ride si scherza, c'è armonia. Siamo tutti assetati delle stesse cose, si dimentica presto il sonno....
Scritto da: Marco Farina
viti, pievi e acque sulfuree..
Partenza il: 28/09/2002
Ritorno il: 30/09/2002
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 500 €
Ascolta i podcast
 
Partiamo di buona lena. Il sole è ancora basso, nottata corta per tutti. Occhi assonnati ma entusiasti. Colazione sotto da me, rivedo il programma all’istante, propongo l’Aurelia come percorso di andata. La alterniamo alla roma civitavecchia, si ride si scherza, c’è armonia.

Siamo tutti assetati delle stesse cose, si dimentica presto il sonno. La vista del mare ci accompagna sull’autostrada e dvd neanche se ne accorge. Arrivare all’Argentario è un istante, da lì ci immettiamo verso l’interno, su strade costeggiate da file di alberi che già accennano ad ingiallire. Ci brillano gli occhi delle sensazioni della campagna, dei terreni coltivati e ondulati, di terra smossa, poi verdeggianti. Mentre leggiamo notizie sulla maremma scorgiamo i resti dell’ Abbazia di S.Bruzio, entriamo sparati nell’atmosfera del viaggio. Non resta che una porta, un’abside, la musica orientaleggiante di sottofondo si sposa con quei ruderi circondati da ulivi. Vedo Alfio posseduto come da dieci birre doppio malto rosse. Dvd continua a ripetere “eh! se ci fosse mia sorella…”. Io rigiro continuamente la macchinetta per trovare l’angolo giusto con l’adrenalina che schizza dappertutto. Lasciamo il sito tra l’entusiasmo di ciò che vedremo e il dispiacere che già qualcosa va archiviato.

Sopra di noi, subito, staglia in lungo il gruppo di case tufacee di Magliano in Toscana, di cui ho ricordi fatati. La memoria inganna, il paese è semivuoto non ha il fascino delle luci giallognole che aveva allora quando lo vidi di sera. Lo ripeto loro come per giustificarmi o chiedere scusa. Caffettino, con alfiuccio non si scappa a questo appuntamento. Scappiamo, il panorama offre immagini suggestive, alfio suggerisce una macchinetta fotografica mentale che impressioni quelle immagini al momento che ti stupiscono. Andiamo avanti, sulla strada per Scansano ci sorprende lo scorcio di un paesino dove mi ricordo di aver dormito seppure neanche ora me ne ricordi il nome. La vista ci suggestiona, suggelliamo con un bel pisciatone corale all’aria aperta. Sosta a Scansano, origine del Morellino. Caratteristiche viuzze con cantine l’una dirimpetto all’atra. Nessuna di esse è aperta occorre attendere le 16, ma è una richiesta improponibile per noi.

Ci facciamo un panino sulle scale di una casetta, i vecchietti passano e ci augurano buon appetito. Dvd fa dei test col suo panino con la porchetta offrendolo a me ed Alfio per vedere se ci schifiamo di lui. Dividiamo una birra, si parla di voi. Stiamo da dio, questa è vita, cazzo. Foto su foto. Si va per Saturnia. Ci cambiamo col batocchio ignudo nel parcheggio delle terme, stiamo un’oretta a mollo a 37 gradi nei vasconi scavati naturalmente dalla cascata sulfurea. Rischio l’osso sacro andando lungo sulla vasca principale, ci sediamo sotto i getti della cascata per fare un massaggio tipo doccia svedese. Alfio assume per tutto il tempo una maschera contratta facciale come stesse facendo uno sforzo o se provasse fastidio. Provo a prenderlo a schiaffoni per distenderlo ma è inutile per la prima mezz’ora non si rilassa. Con dvd ci avventuriamo verso il getto principale, la potenza dell’acqua ci ributta giù, bisogna reggersi con forza. Ci sistemiamo lì sotto l’acqua ci scorre violentemente sul corpo sdraiato, ci sovrasta anche la testa, proni e supini. Ci raggiunge una ragazza leopardata di grosseto, socializziamo, le solite stronzate, non capisco quasi un cazzo di ciò che dice per l’acqua. Poi ci lascia sporgendosi sul bordo del vascone e dall’acqua emergono cose che ci commuovono. Dopo una conclusione in una vasca calma ce ne andiamo.

Saturnia è un paesino troppo piccolo ma con una piazzetta davvero carina con delle enoteche in legno. Gelatino. Io e Alfio diciamo il nostro poi il barista chiede a dvd che gli ride come un ebete in faccia. Quello se lo guarda tipo “che cazzo se ride questo?”, noi capiamo: vuole il calippo. Spompinecchiamo i nostri tre ghiaccioli e ce ne andiamo a Sovana. Prendiamo l’abitudine di applaudire tutto ciò che ci meraviglia, abbiamo le mani spellate. Compriamo immagini, la chiesetta di Sovana è semplice e intima. Le foto al chiuso sono a cura di Alfio che ha il flash. Sulle cartoline risulta un luogo a me sconosciuto, ci informiamo su dove sia, ci andiamo. E’ vicino Sorano, che passiamo a visitare velocemente solo nella parte superiore della rocca. Li vedo che sono estasiati, colpiti. Per me è la quarta volta ma lo sono anche io. Andiamo al posto che si chiama Vitozza e sta a S Quirico frazione di Sorano. Sta facendo buio ma ci addentriamo per una stradina molto lunga fino alla cassa che è chiusa. Alla nostra destra grotte un tempo abitazioni si susseguono. Entriamo di sotterfugio, il posto è solo per noi e dopo le prime cose non molto particolari ci entusiasmiamo anche per qui. C’è un percorso guidato che seguiamo. C’è un’umidità così densa che quasi ci bagna, il cielo è plumbeo. Il sentiero è su un prato tra arbusti, alberi, sprazzi boschivi e fiori di un violetto acceso che sembra di luce alogena. Ci inerpichiamo in salita arriviamo alla ‘chiesaccia’ di cui resta ben poco, ma forse è per quello che affascina di più. Su di una parete di roccia si aprono cavità così come tra l’erba, sono i rifugi, cisterne, altro. Cerchiamo le foto più strane dall’alto, dal basso, le teste che sbucano dalle aperture. Ma Alfio ha finito il rullino… Per la mia c’è poca luce. Dvd ci richiama al buon senso e ragionevolmente suggerisce di tornare all’auto. Dobbiamo arrivare fino a Bagno Vignoni. Sulla strada esclamo meraviglia, mi chiedono cosa abbia visto: “Qualcosa tipo Dio” rispondo. Ricompare, sembra l’alba di una luce che ritaglia il profilo di una rupe contro il cielo ormai notturno. Invece è solo la luna che si nasonde dietro una nuvola e lentamente poi scapocchia. Luna piena che delinea i colli della val d’orcia e svela i casali singolarmente sparpagliati sui colli. Gli agriturismi sono pieni, con alfiuccio andiamo a Bagno Vignoni in cerca di un albergo, ci affacciamo sul vascone centrale, vedo che esita estasiato dalla vista. Come non potrebbe, il posto ha una atmosfera di nessun altro luogo. Decidiamo di soprassedere sul problema dormire, diamo priorità ai piaceri della gola. Cerchiamo ancora un ultimo posto, ci cambiamo per cena in un sentiero e pisciamo. Poi al ristorante, ci dicono di attendere cinque minuti, nel mentre assaporiamo il menù, io già delineo la mia scaletta di pasti, poi il gestore esce fuori e ci dice che è troppo tardi. Bestemmie. Ripieghiamo su un’enoteca, fa freddo ci spostiamo dentro. Polenta con pecorino squagliato, porcini, zuppa di fagioli. Bagniamo con Brunello. Velluto in bocca, aromi e fragranze all’olfatto. L’ultima punta rimasta ce la gustiamo con Alfio sul bordo del vascone illuminato tenue, accompagnando con una sigaretta. Dvd ci scassa il cazzo perché sono arrivati i cantucci col vin santo e rompe l’armonia. Siamo quasi rassegnati a puntare su Siena per dormire; ultimo tentativo, dvd chiede a un tizio di S Quirico d’Orcia indicazioni per un albergo, quello gli risponde che ha delle stanze in un casale. Un po’ caro ma non abbiamo altra scelta, anzi, ringraziamo la fortuna. Disposizione letti: io e Alfio insieme, dvd solo in matrimoniale. Mattina seguente: dvd legge sulle mie espressioni mattutine (consuete) un rodimento di culo e si sorprende. Non mi conosce. Tento di dissuaderlo ma non si persuade. La giornata va avanti lo stesso nel parco di S Quirico. Ci sono statue di un artista locale che raffigurano donne appecoronate o sedute a cosce larghe col culo (e che culo!) scoperto. Non hanno alcun valore artistico, rovinano e basta. Colazione, rimontiamo in auto dopo un giro. Montalcino. Qui cambia tutto, cambia in verde; i panorami, da vasti colli arati, tinte di giallo e marrone scuro cambiano in distese di vigneti in fitta schiera. La natura è più rigogliosa e selvaggia. Piove, piove, piove e si accendono le varie tonalità. Mi innamoro di tutto quello che vedo, siamo in contatto diretto con quello che ci circonda e ci inebria. Vediamo Montalcino, ma non ce ne frega niente, non sta lì lo splendore. Alfiuccio sta mezz’ora dentro a un negozio per farsi caricare la macchinetta poi appena la tocca fa avvoltolare la pellicola e riesce pure a convincere la padrona, dopo un’altra mezz’oretta nel negozio, che era guasto il rullino (non si è mai sentito). Siamo a secco, chiediamo un posto per dormire ci rispondono che le lenzuola non ce la fanno ad asciugarsi per sera. Mi incazzo. Dvd mi cazzia perché mi dice che sono nervoso. Vediamo l’abbazia di s Antimo, splendida si innalza su un prato di ulivi sparsi ordinatamente. Accanto un cipresso la decora. L’interno è meraviglioso. Decidiamo di pranzare in un’azienda vinicola produttrice tra gli altri di Morellino e Brunello. Passiamo tutto il resto della giornata a ruttare. Compriamo bottiglie. La grappa è morbidissima, chiedetegli di farvela assaggiare. Si punta su Siena ma i percorsi in Toscana non corrono mai indifferenti, soprattutto se indicati dalla mia guida del touring. Incontriamo sulla strada la Abbazia di Monte Oliveto Maggiore. Un ponte levatoio che da ingresso ad una antica fortezza, riadattata a convento da monaci benedettini, gruppo fondato dal Piccolomini. Visitiamo i chiostri affrescati, ripartiamo. Passiamo per Asciano, non un gran che in verità, caffè-alfio e via. Siena è prossima. Preparo il caffeinomane a ciò che lo estasierà, lo prevedo. Giusto il tempo per fotografare un laghetto contornato da cespugli tra i colli. Pisciata celebrativa. A Siena per risparmiare non cerchiamo subito l’albergo col parcheggio ma utilizziamo tre ore di parcheggio pubblico. By King David. Il Campo. Alfio sviene. Duomo. Alfio sviene per la seconda volta. Battistero. Non vuole entrarci da solo. Costa 5 euro e io e dvd ce lo risparmiamo. Insistiamo fino alla violenza fisica e lo spingiamo dentro con forza. Gli diamo il tempo minimo di permanenza all’interno altrimenti uscirebbe subito perché è alfio e non va spiegato. Invece esce che è notte. Barcolla, sviene per la terza volta. Nessuno sembra porsi il problema albergo, e sono le 19,30. Andiamo a S.Domenico. Sulle scale del convento di s.Cristina c’è un albergo. E’ proprio lì dentro. Otteniamo facilmente una stanza, ci affacciamo e davanti a noi cè la collina di case che sale fino al duomo. Sulla sinistra spunta la torre del campo. Sotto, una piazza che attira dvd. Alfio scopre che in albergo c’è una macchinetta del caffè, si ferma a guardarla un po’ gli gira intorno, la osserva, studia le vivande. Per cena corriamo sotto l’acqua fino al ristorante Medio Evo. Ceniamo sotto una tromba di scale che sale a quadrato come dentro una torre. La cameriera ha due seni incredibili. Costringo loro alla zuppa di farro. Ci divertiamo ad assistere il cameriere che tenta di spiegare la zuppa di farro a degli americani. Una chicca il soufflè ghiacciato all’arancia per dessert.

Caffè in piazza del campo. Ci infiliamo nel cortile da dove si sale sulla torre, rimaniamo con le teste alzate ad ammirare un getto di luce puntato sulla torre che intercetta le gocce di pioggia che ci cadono addosso. Facciamo metafore, buttiamo lì abnegazioni. Torniamo in stanza, abbiamo il coprifuoco. Alfio si ferma davanti il distributore del caffè, e rilegge le scritte. Giriamo un altro po’ perché siamo in anticipo, vediamo la piazza-dvd. Fica. Fine serata dentro un salone a vedere i gol della giornata. Chiaramente tutti tranne quelli del milan. Gli accumuli ci affossano, alfio non si tiene, si mischia ai rumori del temporale. Io stento a stargli dietro. Dvd è inattivo su tutti i fronti, inconsuetamente. Risaliamo, alfio passa davanti la macchina del caffè e la guarda un altro po’, controlla che ha i soldi per prenderlo, lo constata, e se li rimette in tasca. Sta a lui passare la notte accanto a dvd. Mattina dopo tristezza, ultime foto, alfio si perde nei meandri del duomo per un’oretta, dvd smette di farci preoccupare e finalmente crea. Torniamo a Roma rilassati. Facciamo una sosta a Bagno Vignoni per fare foto, con dvd non riscontriamo la stessa suggestione che di sera. Scendiamo lungo la Cassia. I paesi che si susseguono, insieme agli scenari, addolciscono e graduano lo scemare delle emozioni dolcemente, fino alla cotoletta sintetica del bar sotto il nostro ufficio.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche