Visita in Abruzzo, passando per le Tremiti e le Marche
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Partiamo in auto venerdì all’alba dalla provincia di Mantova e arriviamo a Vasto intorno alle 11. Abbiamo prenotato un bungalow presso il B&B Villa Luciani, una piccola tenuta a picco sul mare. Il tempo di sistemare i bagagli e partiamo per l’esplorazione della caletta sottostante. Percorrendo un sentiero lungo una vecchia ferrovia ora dismessa, sbuchiamo attraverso un oliveto direttamente sulla spiaggia in ciottoli. Parte e l’altra vi sono due meravigliosi trabocchi che fanno da cornice al mare che già si preannuncia piuttosto agitato – ma nulla in confronto a ciò che troveremo nei giorni successivi. Amando in modo particolare le spiagge in sabbia, decidiamo di andare a scoprire l’altra spiaggia del paese, Punta Aderci.
Questa meravigliosa riserva naturale si estende dal faro di Punta Penna per diversi ettari e dà vita a un promontorio verde in cui risiedono diverse specie animali e vegetali – alcune anche rare, come un piccolo uccello che depone le uova nella sabbia, il Fratino – e a una spiaggia libera di circa 3 Km in cui il buonsenso degli avventori e i vincoli ambientali lavorano insieme per salvaguardare in modo esemplare il territorio. Piantiamo l’ombrellone e ci tuffiamo nell’azzurro del mare. Da sottolineare la pulizia della spiaggia che viene mantenuta giornalmente mediante il passaggio dei volontari muniti di sacchi e rastrelli. La sera siamo stanchi per il lungo viaggio e ci limitiamo a visitare l’alto centro storico di Vasto. Vasto è un centro di medie dimensioni arroccato su una collina. Di fronte, verso il mare, ha marina di Vasto – la zona turistica – alle spalle il complesso della Majella. Passeggiamo un po’ per il centro e per piazza Rossetti, poi, osservando il Castello Caldoresco illuminato (XIV secolo), passiamo di fronte a Palazzo D’Avalos, sede della pinacoteca, e ci infiliamo in uno stretto sentiero che passa dietro alla chiesa di Santa Maria e conduce a un belvedere da togliere il fiato. Ci fermiamo a mangiare qualcosa in uno dei molti locali sulla passeggiata e poi a nanna.
secondo giorno
Il secondo giorno decidiamo di tornare di nuovo a Punta Aderci per rilassarci un po’ in spiaggia. Al pomeriggio però, come al solito, siamo già stufi di starcene con le mani in mano, così prendiamo l’auto e ci mettiamo a girare per la zona circostante. Prima facciamo meta a Casalbordino, altro antico paese agricolo arroccato sulla sommità di una collina. Tra le sue vie si sta preparando la festa di Santo Stefano e decidiamo di tornarci la sera dopo, serata in cui si esibiranno artisti. Poi ci spostiamo a Pollutri, altro piccolo borgo sopraelevato, il più piccolo finora visitato. Qui facciamo un aperitivo a base di Trebbiano d’Abruzzo e formaggio locale. Fattasi l’ora di cena decidiamo di fermarci a Vasto, presso il quartiere San Lorenzo, alla locale sagra. Cena a base di arrosticini (fenomenali) e un dolce tipico che consiste in pasta lievitata fritta e ricoperta di zucchero (le scrippelle).
terzo giorno
Oggi è domenica e decidiamo, a causa anche del tempo che non è proprio dei migliori, di visitare una zona che ci eravamo ripromessi di vedere: quella aquilana di Sulmona. Partiamo dunque in direzione Pescara e quindi tagliamo per il Parco della Majella,verso la capitale del confetto. Arriviamo in tarda mattinata, lasciamo l’auto fuori dal centro e ci incamminiamo verso la piazza principale, Piazza Garibaldi, ove è ancora possibile imbattersi nell’acquedotto medievale. Percorriamo a piedi le vie del centro storico, piene zeppe di botteghe che vendono confetti, tante almeno quante sono le case tutt’ora produttrici dei tradizionali dolci. Acquistiamo in una di queste e veniamo a sapere dai proprietari che alla fine di luglio si tiene ancora oggi nella piazza Maggiore la famosa Giostra Cavalleresca (http://www.giostrasulmona.it/). Peccato non essere capitati il mese prossimo! Ripartiamo in direzione di Scanno, piccolo borgo medievale che fa parte da qualche tempo dei Borghi più belli d’Italia. Lungo la strada però ci imbattiamo in altri paesini – Bugnara e Anversa degli Abruzzi – che saranno anche di certo meno conosciuti ma lasciano davvero qualcosa a chi ha la pazienza di inerpicarsi per le loro strade, tutte in salita. Attraverso le Gole del Sagittario e l’artificiale Lago di San Domenico, giungiamo finalmente a Scanno, la “Perla d’Abruzzo”. Anche questo centro, poco più grosso dei precedenti, presenta case addossate a formare una sorta di presepe ideale ed entrando nel centro storico a piedi ci sembra che da queste parti, anche a causa dell’asprezza del territorio e alla difficoltà negli spostamenti, il tempo si sia fermato. Sono quasi le due e la fame si fa sentire. Entriamo così, facendoci guidare dal nostro proverbiale sesto senso, nel Ristorante “La Porta” e ce ne innamoriamo subito. Prendiamo un antipasto in due a base di salumi locali (su tutti la famosa ventricina e il salame con aggiunta di fegato) da scoppiare. Come primo di smezziamo i Cazzittilli con gli Orapi, dei gnocchetti di pasta insieme a una verdura locale simile a spinaci e poi un bel piatto di agnello ai ferri – da queste parti quando mangiano carne, 9 volte sui 10 è proprio di agnello. Beviamo Montepulciano d’Abruzzo locale e poi ripartiamo per tornare. La strada a tornanti non ci favorisce certo la digestione ma fatto sta che verso sera, dopo esserci fermati anche per un paio di ore a Chieti, facciamo ritorno a Vasto sfiancati per il viaggio. La stanchezza non ci impedisce comunque di fare poi una capatina alla festa di Casalbordino, in cui questa sera si esibisce un sosia di Adriano Celentano!
quarto giorno
Lunedì il tempo è incerto e giustamente, pensando che anche oggi non è proprio la giornata giusta per metterci al sole, decidiamo di imbarcarci per le Tremiti (€ 37,50 a/r). Giungiamo dunque a Termoli con un congruo anticipo e ci mettiamo in mare. Dopo circa un dieci minuti di viaggio, con la barca in balia di onde enormi, anche io (Riccardo) smetto di farmi riguardi e mi faccio prendere come quasi tutti gli altri da mal di mare. Arriviamo a San Domino con mezzora di ritardo, miracolati. Le gite alle calette intorno all’isola per motivi legati al maltempo sono annullate. Non ci resta che farci passare il malessere all’ombra di una pineta affacciata sul porto. Da qui si vede San Nicola ergersi fiera di fronte a noi. Il tempo di rimetterci in piedi e decidiamo di prendere un gommone (€ 5,00 a/r) e trasferirci sull’isola fortificata, molto meno abitata – siamo rimasti colpiti da quanto sia urbanizzata San Domino – e dall’importanza storica certamente maggiore. Ci arrampichiamo per la strada che porta all’abbazia di Santa Maria a Mare. Attraversandola entriamo nel piccolo centro abitato, davvero poche casette per lo più di pescatori, pochissimi anche i negozi di souvenir. Uscendo dal centro abitato facciamo il giro del perimetro dell’isola e ci imbattiamo in una distesa battuta dal vento di scirocco. Oltrepassando l’Acquedotto si arriva alla Punta del Cimitero, in cui è presente un cimitero libico. Di fronte a noi, facendo ritorno verso il porto, scorgiamo Cretaccio e Capraia, isole semideserte i cui (quasi) unici abitanti sono le Diomedee che nidificano sulla scogliera circostante. Una volta tornati su San Domino attendiamo in traghetto di ritorno nella speranza che il viaggio di ritorno sia meno traumatico dell’andata (il consiglio che ci sentiamo di dare è di imbarcarsi con Tirrenia, piuttosto che con altre compagnie più piccole dalle imbarcazioni decisamente meno stabili) e questa volta le nostre preghiere sono esaudite.
quinto e sesto giorno
Martedì e mercoledì ce ne stiamo in spiaggia a oziare, o per lo meno cerchiamo di rilassarci un po’ anche se qualche temporale ci rovina i piani. La sera di martedì decidiamo di concederci un brodetto alla vastese, specialità locale. Davvero buono quello che propone il ristorante “Lo Scudo” (www.ristoranteloscudo.it/it/home.htm) sul corso principale: una padella a testa contenente sogliola, merluzzo, triglia, testone, calamari, cicala, scampi, vongole e cozze in un brodetto al pomodoro insaporito dalle spezie. 70 euro in due ma una cena da ricordare.
settimo giorno
Giovedì, stanchi del maltempo che imperversa e non ci concede di uscire dal nostro bungalow, rimettiamo i bagagli in macchina e decidiamo di risalire. L’anno scorso in aprile avevamo visitato le Marche e ci sono stati posti che ci sono proprio entrati nel cuore. Uno su tutti, la zona intorno a Osimo, di fronte al Conero. Prima di arrivare verso Ancona, pensiamo sia bene dare una sbirciatina a Pescara (in cui passiamo in automobile sull’infinito e trafficatissimo lungomare e non troviamo da parcheggiare) e Atri. In quest’ultimo paese ci fermiamo e facciamo quattro passi. Ci imbattiamo nell’ennesimo paesino arroccato sconsigliato per deboli di polpaccio. Ci perdiamo per i suoi antichi vicoli a gradoni e giungiamo fino all’affascinante Piazza Duomo. Decidiamo però di rimetterci subito in viaggio verso Osimo. Sulla strada, a una decina di chilometri dalla meta, ci imbattiamo in un altro dei Borghi più belli d’Italia: Offagna. La Rocca di Offagna, che si staglia nel cielo ed è visibile da chilometri di distanza, è una delle opere difensive più importanti dei Castelli di Ancona. Costruita nel 1454, ha pianta quadrata con la torre angolare ed un maschio centrale. A poca distanza dal centro, troviamo posto in un B&B in cui lasceremo il cuore e che ci sentiamo di consigliare a tutti: “Il Punto magico”. Curatissimo e gestito dalla signora Anna Maria, simpaticissima e un asso ai fornelli, è il posto ideale in cui fermarsi se vi trovate a girare da questi parti. Verso sera, non ancora stanchi dei chilometri macinati quest’oggi, ci spostiamo ad Osimo. Cittadina meravigliosa, culturalmente e storicamente stimolante e al tempo stesso piena di vita. Ci perdiamo per i vicoli del centro – tutti in salita, ovviamente – per i negozietti e le librerie (una su tutte: Il mercante di storie) tra il Duomo di San Leopardo e corso Mazzini. Ci fermiamo solo per fare un gustoso aperitivo in uno dei molti bar del centro, più che un aperitivo una quasi cena a base di affettati misti e due bicchieri di ottimo Pecorino, vino bianco DOC locale. Alla sera siamo distrutti e ci mettiamo sotto le lenzuola sul presto.
ottavo giorno
Venerdì, mentre siamo intenti a gustare la golosa colazione a base di maritozzi con l’uva passa offertaci dalla padrona di casa, veniamo informati che è giorno di mercato nella vicina Ancona. Decidiamo così di andare a dare un’occhiata. Raggiungiamo la zona universitaria di Ancona dotata di parcheggi gratuiti (parcheggiare ad Ancona è impossibile) da dove passano bus navetta (n.46) che portano comodamente nella centrale piazza Cavour. Da lì il mercato si snoda per il corso principale, affiancato da strade parallele laterali, che scendono verso il porto. Ci perdiamo per i vari percorsi segnalati dai cartelli e ogni volta il panorama è il medesimo: il grande e vivo porto mercantile da cui deriva la ricchezza della città del Conero. Dopo aver bevuto un buon Rosso Conero – vino che per me, R, non ha nulla da invidiare a certi vini toscani ben più rinomati – riprendiamo l’autobus e ce ne torniamo in collina poco prima che si scateni sulla città e zone limitrofe un violento temporale che ci impedirà di procedere con le gite del pomeriggio. Tempo perfetto per leggere, immersi nel verde. La sera raggiungiamo il vicino Agriturismo “Le Vergare”, una vera osteria di una volta in cui si cucinano rigorosamente prodotti dell’azienda agricola e si va avanti a mangiare fino a scoppiare; un menù completo a base di pasta fatta in casa, verdure di stagione e carne nostrana a 27 euro a testa.
nono giorno
Sabato è il nostro ultimo giorno a zonzo. Abbiamo deciso di rientrare all’indomani, stanchi per il freddo patito: il nostro vestiario non era proprio di quelli adatto ad affrontare il pazzo clima dell’estate 2013. Decidiamo di partire appena dopo la colazione e raggiungiamo per l’ultima volta Osimo per visitare la città sotterranea. Dal centro informazioni in centro alla città, si snodano infatti delle gallerie sotterranee che un tempo ricongiungevano la città in lungo e in largo, ed ora sono ancora parzialmente visitabili e percorribili. Davvero un’esperienza indimenticabile; per chi volesse informazioni: http://www.osimoturismo.it/it/le-grotte/47-grotta-del-cantinone.html. Salutiamo questo centro meraviglioso e impostiamo sul navigatore Jesi. Altro centro abbarbicato su una collina, uno dei pochi dal glorioso passato industriale, era soprannominata per questo “La Milano delle Marche”. Le mura che la cingono, del XV secolo, presentano diverse porte. Ci facciamo un giro veloce nel centro storico e nella via centrale ci imbattiamo nell’ennesimo mercato. Il tempo di addentare una crescia, tipica focaccina marchigiana, e ripartiamo per l’ultima tappa del nostro complicato viaggio.
Arriviamo a San Leo, città storica del Montefeltro nell’entroterra riminese, verso le 4 del pomeriggio. Saliamo nel centro storico – a nostro parere uno dei meglio conservati e dall’atmosfera magica – direttamente in auto e cerchiamo parcheggio sotto l’enorme forte. Ex carcere tristemente famoso per aver ospitato il conte di Cagliostro, è rimasto in funzione fino all’inizio del secolo scorso. Oggi, perfettamente ristrutturato, è possibile visitare le sue celle e ciò che un tempo fu l’ala residenziale al modico prezzo di 8€. Non perdiamo l’occasione di farlo, dato che siamo già stati da queste parti un anno fa e in quel frangente non avevamo fatto in tempo. La visita dura circa un’ora e le spiegazioni presenti sui cartelli sono molto esaurienti.
A sera facciamo ritorno verso casa, delusi da una parte per non aver trovato un gran bel tempo, ma dall’altra certamente contenti per i molti paesi visitati. Arrivederci costa adriatica.