Vino e “regola” benedettina

Presto tornerà di moda la regola benedettina, noi comunque (due coppie di amici ) avevamo da tempo programmato per il 25 aprile tre giorni in Borgogna. Meta di tipo enogastronomica ed anche medieval religiosa, con contorno di chateau francesi. Anzi proprio in un piccolo chateau abbiamo scelto di soggiornare. Non si pensi a snob danarosi: il posto...
Scritto da: serbet
vino e regola benedettina
Presto tornerà di moda la regola benedettina, noi comunque (due coppie di amici ) avevamo da tempo programmato per il 25 aprile tre giorni in Borgogna. Meta di tipo enogastronomica ed anche medieval religiosa, con contorno di chateau francesi. Anzi proprio in un piccolo chateau abbiamo scelto di soggiornare. Non si pensi a snob danarosi: il posto è veramente carino, suggestivo ed economico(www.Laboutiere.Com), più villa di campagna che castello ma con arredamento veramente vissuto e fascino d’altri tempi. Discreta accoglienza, camere ampie e spaziose, colazione abbondante (solo b&b) ) il tutto per 60 euro al dì a coppia. Proprio da consigliare; naturalmente si parla francese.

Devo dire che il paesaggio della Borgogna è meravigliosamente riposante: dolci colline punteggiate da tranquille mucche color bianco latte e paesini intatti nel tempo; assomiglia al Monferrato ma con le mucche al posto della auto. Dal punto di vista gastronomico, sarà che in Piemonte si mangia bene, i vini sono memorabili ma non il cibo.

Ecco l’itinerario dei nostri tre giorni in sintesi: partendo da Alessandria si arriva , via traforo del Bianco, in circa 5 ore alle camere del citato chateau nel piccolo villaggio di Chenoves, a sud di Chalon sur Saone,. A Chalon c’era una fiera con gemellaggio borgogna/monferrato ed era lì che volea volare il pellegrin con la comare. Bicchiere al collo (3 euro) ci si mescola coi notabili che inaugurano la fiera e vai con assaggi e spuntini, escargot alla borgognona e vino locale. Al pomeriggio si visita a nord, circa 30 Km., il castello di La Rochepot (www.Larochepot.Com), piccolo e grazioso. Peccato che piova. Rientrando sosta per degustazione vino ed acquisto: abbiamo scelto su consiglio, la cantina (ma chiamarla cantina è riduttivo per l’ambiente e la coreografia) www.Domaine-michel.Jullot.Fr. Nella zona di Mercurey. Il giorno dopo, domenica si parte con intenti monastici: visita alla chiesetta di Chapaize, isolata nella campagna, circondata dal cimiterino; ci siamo solo noi nel silenzio delle navate romaniche ed alcune rondini che svolazzano ed infatti sulla porta c’è scritto di chiudere per non far entrare le rondini. Mi permetto di dire che San Benedetto non sarebbe d’accordo. Atmosfera idilliaca, romantica e suggestiva, favorita dal fatto che piove.

Proseguiamo verso sud, con deviazione profana al castello di Cormatin: tipico chateau francese, piccolo ma grazioso. Notevole la scala interna che ricorda,semplificata, quella di Blois e comunque bella l’ambientazione ed i giardini dove un topiario ha lavorato con impegno. Proseguiamo a sud verso la meta, par excellence, del pellegrino: l’abbazia di Cluny. Ebbene, come si temeva, è deludente perchè c’è rimasto poco di autentico. Abbondano i plastici, le maquette, i modellini e memorabile prima di inziare è un film in 3D, di 8 minuti: è tanto in 3D da patire un senso di vertigine per il volo virtuale nelle navate della chiesa abbaziale. Sconsigliato (e non scherzo) ai deboli di stomaco. Dopo aver visto in passato Vezelay, Cluny delude ma forse, dopo Vezelay, qualunque altra chiesa delude. Esiste in piccolo una chiesa costruita a modello di Cluny a Paray le Monial, 50 km a Sudovest, e ci siamo andati (peccato che pioveva) ma mal ce ne incolse. Di restauri in corso ne ho visti tanti ma è la prima volta che una parete in cartongesso chiude completamente le navate lasciando visitare solo il transetto dove una squadra di imbianchini hanno pitturato color gelato alla crema tutto quanto. Insomma una chiesa dimezzata alla Calvino e mal restaurata. Si torna a casa e ceniamo a Cormatin in una tipica trattoria francese, che stava per chiudere se non fossimo arrivati noi. Salade e crepes, nonchè Marie Brizard nel caffè: insomma la tipica frugale cena del pellegrino. Il terzo giorno è dedicato (a nord prendendo l’autostrada da Chalon) all’ospizio dei poveri o Hotel Dieu di Beaune. Questo non ha deluso, anzi è assolutamente da vedere. Sono quei rari posti più belli dal vero che dalle foto o dal sito internet , bello sia fuori che dentro. Le tegole multicolore smaltate rilucono e si esaltano, bagnate dalla pioggia.

Infine riprendiamo la strada del ritorno e ci fermiamo uscendo dall’autostrada dopo circa 80 km a sud di Beaune, per vedere la bella chiesa romanica abbaziale di Tournus. Merita sia la chiesa sia la cripta, mentre il chiostro è un po’ piccolino e nella sala capitolare c’è il solito artista moderno che espone.

Rientriamo in Italia e dopo il traforo del Bianco rivediamo il sole ed il cielo azzurro. Il pellegrinaggio è proprio finito.



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