Vilnius e Riga

Lituania e Lettonia ad agosto
Scritto da: nivesa
vilnius e riga
Partenza il: 05/08/2012
Ritorno il: 12/08/2012
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
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In agosto 2012 ho visitato le 3 capitali delle repubbliche balcaniche e Helsinki. Questo racconto di viaggio fa riferimento a Vilinius. Trakai e Riga.

Vilnius, Riga e Tallinn sono 3 città completamente diverse tra di loro, una con influenza polacca, una tedesca e l’altra finnico. E’ un viaggio che fa pensare molto, sono 3 stati che non si autocommiserano, e che anzi vogliono finalmente vivere tutta la libertà che a caro prezzo hanno conquistato. Una lezione che noi italiani dovremmo riprendere.

Lituania e Lettonia – agosto 2012

In agosto 2012 ho visitato le 3 capitali delle repubbliche balcaniche e Helsinki. Questo racconto di viaggio fa riferimento a Vilinius, Trakai e Riga.

Le cose che più mi hanno colpito in questo viaggio sono le 2 culture diverse di questi 2 stati, a partire dalla lingua. Quel comportamento tra l’indifferenza e l’orgoglio di popoli che hanno conquistato la loro indipendenza dopo secoli di sottomissioni, e che in certi casi non riescono ancora bene a gestirla. Per i giovani la voglia di sentirsi “uguali” ad un ragazzo di Londra oppure di Milano, perchè con il web è tutto più immediato conoscere come “si vive fuori di qui”, come si vestono e cosa studiano gli “altri” coetanei, per non sentirsi inferiori o diversi da loro, come invece è successo ai loro nonni e genitori per molti anni, dove la libertà di pensiero veniva così annientata, in modo tale che non potessero neanche formulare la possibilità di una realtà differente da quella nella quale erano imprigionati.

Lunedì 6 Agosto 2012

Sveglia presto, molto presto, dopo una caldissima notte nella quale si è dormito poco.

L’areo da Orio al Serio, parte alle 7 e occorre essere in aeroporto almeno alle 5.30. L’hotel NH vicino all’aeroporto fornisce una colazione da bar, non ricca a livello di buffet, ma direi che per l’ora e per il luogo in cui ci troviamo va benissimo. Attraversiamo a piedi, il passaggio che divide l’hotel dall’aeroporto, compreso un sottopassaggio ricco di murales e un attraversamento pedonale di tangenziale-autostrada davvero borderline con i semafori che sono ancora lampeggianti – mi sembra. Gruppi di persone che trascinano con entusiasmo le valigie, perchè questo è l’inizio di una vacanza, ciò che uno aspetta da mesi e la voglia di vedere cose nuove è tanta. Per me, è come se fosse un periodo di spartiacque, dopo un anno molto difficile dal punto di vista lavorativo e personale, questo significa avere 12 giorni a mia completa disposizione..e francamente non mi sembra neanche vero. Sono in compagnia di due amiche con le quali ho già fatto altri viaggi, ci conosciamo, sappiamo quali sono i nostri punti deboli e forti, e siamo pronte ad affrontare eventuali problemi, a supportarci e a essere solidali in caso di difficoltà, a condividere ogni momento esilarante o meno che verrà.

L’aeroporto ci accoglie con un brulicare di così tante persone, che ci chiediamo chissà da dove arrivano. Questa giornata rappresenta l’inizio delle vacanze “italiane”, per coloro che hanno la possibilità di viaggiare, è giunto il “giorno”…persone che si ammassano, corrono, nei gruppi si grida il nome del ritardatario (che c’è sempre in ogni gruppo) per l’imbarco.

Pesiamo le valigie, e la ragazza mi fa presente che contro i miei 6,9 kg di imbarco ne posso spedire un max di 20 kg… la ragazza (che ha un orecchino serpente attorcigliato all’orecchio) non sa che questa è una tecnica per il ritorno… e poi come letto in un quadrettino a Bassano del grappa “Persone con carichi leggeri viaggiano meglio nella vita”… ma si può viaggiare anche con un carico più pesante a patto che si abbia qualcuno con cui condividere il tutto.

Il comandante ci informa che il volo è completamente pieno. La direzione è Vilnius. Si parte e si arriva in orario con un volo senza problemi. Ryanair è sempre più volo stile gita-delle-pentole, se penso che l’Alitalia era una delle migliori compagnie al mondo e che è stata lasciata fallire mi viene un po’ di magone, una realtà di eccellenza italiana che si è scontrata con troppi interessi.

Giunti a Vilnius, si procede al prelievo delle litas (moneta locale) dai bancomat dell’aeroporto e poi ci aspetta un signore per il transfer verso l’hotel… Scopro poi in Italia che il prelievo dal bancomat dell’aeroporto ha una bella commissione di 6.50euro.

Vilnius ci accoglie con una temperatura frizzante, rispetto a quella del giorno prima, è quasi coperto. L’autista viaggia in modo molto sportivo e ci facciamo una prima idea della città, il primo impatto è proprio quello di una città del nord est, c’è qualcosa che ricorda la Polonia del 2011.

L’hotel Grotthuss è molto accogliente…e senza ascensore, come la maggior parte di quelli presenti nella parte storica delle città. La camera che ci viene assegnata è enorme, anche il bagno…forse è l’hotel migliore di tutto il viaggio.

Dopo la sistemazione in camera si va in esplorazione della zona dove siamo…e scopriamo che siamo nel centro del quartiere ebraico.

Vilnius può vantare un grande numero di chiese, molte anche ortodosse e allo stesso tempo aveva l’appellativo di “Gerusalemme del nord” per via della popolosa comunità ebraico che un tempo è stata presente.

E’ stato un esempio di grande intelligenza e convivenza di culture diverse, che nel passato aveva portato a floridità e arrichimento reciproco, fin quando il nazismo prima e l’occupazione sovietica dopo hanno distrutto ciò che era stato costruito in tanti secoli. La sensazione è quella che le persone vogliono non ricordare (che è diverso dal voler dimenticare) ciò che è successo perchè questo porta troppa sofferenza.

Il parco giochi che attraversiamo è pieno di bimbi e giovani mamme che giocano tranquilli sotto il sole, e ad un lato del parco vediamo la statua del medico ebreo abraham che curava i bimbi poveri della sua comunità. Il medico è raffigurato con il tipico cappello a falde larghe e cappotto a ¾ che con fare bonario rassicura una bimba con un espressione tra il triste e il preoccupato mentre tiene un gattino in braccio.

In passato la maggior parte delle famiglie nobili, come anche i Savoia in Italia (che si erano incoronati re di Gerusalemme), preferiva avere un medico ebreo, questo per la millenaria conoscenza e studio del corpo umano da parte del popolo (fino a quando non si evolse lo studio della medicina nel xx secolo) e per le tradizionali consuetudini religiose legate alla pulizia, che portava ad un abbattimento del contagio di malattie. Questo è uno dei motivi per cui si ritennero gli ebrei i portatori sani di peste nei secoli passati.

Scopriamo dove si trova la town hall della città e un alternarsi di palazzi moderni e d’epoca, nonché una chiesa barocca color salmone con in cima una corona particolare che fa da bussola per la città. Andiamo a fare il ns primo pranzo in un locale che si chiama “Cozy” e scopriamo lì che è presente il wi-fi free e la ragazza che ci ha servite si ricorda alla cassa esattamente cosa ognuna aveva ordinato per fare i conti separati.

Proseguiamo per quella via, e giungiamo nel cortile dell’istituto di cultura italiana, dove c’è anche un bel ristorante toscano e dove dal cortile si può vedere il retro del palazzo presidenziale. Ci affacciamo al cortile dell’università e scopriamo che è a pagamento, lo visitiamo in un secondo momento, dopo le indicazioni che ci da una signora molto gentile.

Non c’è molta gente, inizia a fare caldo e trovo una sensazione di pace tra quelle alte mura bianche. La guida che ci accompagnerà a Trakai nei prossimi giorni, ci teneva a sottolineare che l’università a Vilnius è stata istituita 200 anni prima che a Mosca.

Saliamo fino sulla torre e vediamo un bel panorama, assordato dalla registrazione del verso di un uccello inquietante e allietate dal sentire cantare californication da un ragazzo che suona per strada…la musica si sente fino in alto.

Nel ritornare scopriamo in un cortile un angelo lì abbandonato con l’aria ilare e facciamo un po’ di foto. Scopriremo in seguito che ci sono molti angeli sparsi per la città e mi chiedo chissà come sono i villaggi, dove è ancora presente una forte spiritualità animista.

Usciamo dall’università e vediamo di fronte il palazzo presidenziale e infine la cattedrale, bianchissima con il campanile staccato, secondo la tradizione dell’epoca. E’ tutto ristrutturato da poco, e la bianchissima cattedrale è un buon punto di ristoro dal caldo che si sta facendo sentire.

La guida ci informa che nella piazza è presente una lastra che se trovata può far avverare un miracolo…abbiamo visitato quella piazza più volte ma non l’abbiamo mai trovata.

Per ritornare verso casa, passiamo nella via pedonale che è affollata di turisti e di negozi e ristoranti attira-turisti. C’è una bella luce e inizio a percepire la sensazione che la vacanza è iniziata. Nei negozietti imperano gli oggetti di ambra, il lino artigianale in ogni forma, come biancheria per la casa o come abiti, milioni di angioletti in tutte le forme..qualche drago e qualche altro animale. I prezzi, grazie al cambio, per noi sono ottimi, ma non facciamo compere eccessive qui a Vilnius…la cosa che ci attirerà maggiormente, sarà – come volevasi dimostrare – Helsinki, dove è tutto rapportato al triplo.

Scopriamo anche un supermercato abbastanza vicino all’hotel (pieno di prodotti italiani) nella piazza della town hall, e poi una serie di negozi chic di moda italiana, tra cui spiccano Armani e d&g.

Vilnius mi sembra meno pomposa e autocelebrativa di Krakow, per alcuni aspetti rurale, è una città piena di giovani, effettivamente si vedono pochi anziani e i parchi strabordano di giovani mamme con bimbi piccoli. Capisco la loro voglia di stare all’aria aperta dopo mesi di freddo e buio che noi non possiamo immaginare.

Dopo una giornata molto intensa, decidiamo di mangiare in hotel, ma scopriamo che il cuoco è malato. Così dopo indicazioni del personale ci dirigiamo presso il ristorante la provence. I soliti francesi con la puzza sotto il naso !!! Ottima la cucina, pessimo il trattamento in quanto ci segnano piatti non consumati…

Martedì 7 Agosto 2012

E’ piovuto per tutta la notte e continua anche al mattino. Ci concediamo una lunga colazione grazie anche all’invitante e ricco buffet. Usciamo sotto la pioggia, anche se non sapessimo nulla di ciò che è successo in quel quartiere, si percepisce cmq l’atmosfera di un tragico passato. Decidiamo di andare nella parte nord della città per vedere il museo del genocidio, compriamo i ticket del bus in un chiosco da una signora soviet-like molto scontante ferma agli anni 50, e quando saliamo scopriamo come funziona l’obliterazione meccanica dei biglietti. Un ragazzo che parla inglese ci indica dove scendere, facciamo a ritroso un pezzo a piedi e scopriamo che il museo è chiuso. Ripieghiamo in un casinò trovato per caso per la strada dove ci fermiamo per un caffè, e infine visitiamo il museo La Serra, o museo della shoah dedicato alla comunità ebraica di Vilnius, ora poco numerosa.

I pochi sopravvissuti sono emigrati negli Stati Uniti. Il dover ritornare a vivere in quei luoghi è stato emotivamente e materialmente insopportabile. La signora che ci accoglie chiede a tutti da dove proveniamo e risponde a tutti sempre nello stesso modo “nice place”. Lascio un commento sul libro degli ospiti riportando una frase di Primo Levi “ogni epoca ha il suo fascismo”. E’ proprio così, e la discriminazione che parte con il vicino di casa porta alle conseguenze che vediamo nella vita di ogni giorno.

All’uscita percorriamo Gedimino Prospektas che è considerata la shopping street ma anche l’arteria principale della città. Ammiriamo i negozi e ci fermiamo per un break. Passiamo anche in un supermercato che si chiama IKI e poi, non sappiamo come, finiamo in un caffè letterario vicino a Cozy, vediamo una coppia di ragazzi che troveremo nuovamente a uzeipos a leggere la costituzione della repubblica di uzeipos in ebraico. Per fortuna c’è anche la versione in italiano. Nuovamente nel quartiere ebraico, approffittiamo della panetteria italiana (l’unica vista in tutti i 4 stati). Sempre dal quartiere ebraico, proseguiamo visitando la chiesa di s.anna e quella ortodossa (l’interno è tutto verde smeraldo), fino a uzeipos – ora quartiere bohemienne della città un tempo luogo della comunità ebraica poverissima (dove l’unica attività che veniva consentita era quella di vendere stracci) – dove vediamo oltre ad un nuovo ponte pieno di lucchetti, anche l’angelo annunciatore della repubblica indipendente.

Nel ritorno a ritroso, scopriamo una nuova parte del quartire ebraico, ci sono ragazzi con la kefiah che si divertono. Vediamo una sede della Ernst & Young, chissà come mai proprio locata qui, il retro della facoltà di architettura, e una serie di edifici d’epoca, decadenti, ma ognuno con dei vasi di fiori sui davanzali interni. Sembra di essere in una banlieu, e scopri che anche nel posto che sembra più desolato, incontri persone per la strada e vedi un fiore che nasce tra le pietre. Vediamo dove si trova la porta dell’alba. Una delle porte della città sopravvissute, dove è presente una chiesetta interna e una madonna nera destinazione di molti pellegrini. Per cena, dietro consiglio di una ragazza dell’hotel, decidiamo di andare in un ristorante lituano, nel quartiere ebraico. All’ingresso ci sono due galline schermate da una gabbia vetro, all’interno del locale c’è un enorme albero, e numerosi oggetti della vita contadina. Mi fanno un po’ pena le due galline…ma il locale è veramente strano, c’è anche un piano inferiore, dove si può giocare al calcetto, e ci sono mega video tutti sintonizzati su mtv, mentre al piano superiore a circuito chiuso un filmato sulle cose da vedere e da fare in Lituania, dove i personaggi sono tutti rigorosamente in costume storico. E’ una pratica che accomuna tutti i paesi baltici, ricordare anche in questo modo, il loro glorioso passato. Anche questa cena non sembra essere molto leggera, o meglio, il cibo lituano è molto molto diverso dal nostro !

Mercoledì 8 Agosto 2012

Oggi è il giorno dell’escursione a Trakai. Le foto di quel castello sono su tutte le guide turistiche, anzi viene addirittura considerato il simbolo dei 3 paesi baltici, come se fossero accomunati tutti e tre da una stessa identità. Considerazione che se viene portata ad un lituano, lettone ed estone insieme li farebbe alquanto discutere, in quanto giustamente ogni popolo reclama una sua lingua e la sua cultura. E’ una bella giornata, fresca, ma c’è il sole. Con molta calma scendiamo a far colazione e attendiamo impazienti l’arrivo della guida che si chiama Jurga. Durante il tragitto, ci racconta che da quando si ha l’indipendenza in Lituania le persone devono occuparsi personalmente di trovare una casa, a differenza di prima dove la gestione della vita era completamente in mano al partito. Molti, specialmente le persone di mezza età abituate a pensare in un certo modo per anni, rimpiangono il periodo dell’occupazione sovietica, in quel tempo non avevano il problema di “pensare” a come gestire la propria vita, ora hanno la libertà, non ne conoscono il significato e non sanno come muoversi, a differenza della nuova generazione che capisce perfettamente la differenza.

Lei racconta che abita a Uzeipos, il quartiere povero della città, dove le case erano fatiscenti e in seguito con lo stabilirsi di alcuni artisti, o meglio con l’occupazione di alcune abitazioni, ora sta diventando il quartiere alternativo-bohemienne della città. Percorriamo una autostrada o tangenziale che sia, dove ci sono alcuni lavori in corso, anche qui vediamo l’evolversi di uno stato che ha voglia di riprendere il mano le redini del proprio destino e di andare avanti, costruire, ritornare all’antico splendore di un tempo, quando la Lituania arrivava sino alla Crimea e al Mar Caspio. Trakai è una cittadina molto bella, ma a parte l’attrazione del castello non c’è molto da vedere. Attorno ci sono ancora alcune case dei Caraiti, la setta che giunse dall’est con influenze ebraiche dalla Crimea, come guardia speciale del gran duca Vytautas. Durante la shoah molti si salvarono e vennero nascosti dicendo che la loro origine era turca. Si stima che ora la popolazione dei Caraiti sia di circa 200 persone e si possono vedere attorno al castello le loro tipiche abitazioni ad un piano con 3 finestre: una per il granduca, una per dio, e una per la famiglia (o amico). Procediamo alla visita del castello che è stato quasi completamente ricostruito. L’alternarsi delle nuvole permette di fare qualche foto caratteristica, ci sono turisti ma tutto accettabile come numeri. Anche qui pensiamo al nostro borgo medievale torinese, che è molto più bello e molto poco sfruttato a livello turistico.

Ci viene spiegato il sistema di riscaldamento con le pietre calde inserite al fondo di una colonna in modo da far salire il calore verso l’alto. Si visitano alcune stanze, quelle del gran duca e della granduchessa. E’ rimasto pochissimo, in quanto il castello era andato quasi completamente distrutto durante l’ultima guerra mondiale dai bombardamenti. E’ stato istituito un piccolo museo dove sono appese tantissime monetine, e alcuni quadri, molte sono riproduzioni, ci viene raccontata la storia del figlio di Bona Sforza che sposò una nobile lituana, il quale rimasto vedevo una prima volta non ebbe il permesso di sposare in seconde nozze la donna che amava. Dal dolore entrambi gli innamorati morirono. Una piccola attrazione che è stata inserita all’interno del percorso di visita è il quadro del granduca (se ricordo bene) in versione Harry Potter, ossia che sorride nel caso ci si avvicini per entrare nella sala successiva, oppure che diventa burbero nel caso si voglia andare verso la sala del tesoro.

Il popolo lituano non ha mai accettato completamente la conversione al cattolicesimo, e non ha mai abbandonato le sue credenze pagane che sono tuttora una parte molto importante della loro vita e delle tradizioni. Per un popolo che vive a stretto contatto con la natura, in mezzo alla foresta, è “normale” che viva con ritmi scadenzati dal sole, dalla luna, e che creda alla presenza di spiriti e folletti. Ci raccontano che tutte le famiglie che vivono ancora nei villaggi seppur povere, intendono come offesa il non volere accettare i loro doni in natura a base di frutti di bosco dove lì crescono molto rigogliosi.

La cosa che un po’ mi urta è il vedere una persona disabile all’ingresso del castello che chiede l’elemosina, la ns guida – recandosi spesso lì lo conosce – lo saluta con una carezza. Vediamo oltre due ragazzine 8 e 10 anni, molto più sveglie della loro età, che parlicchiano inglese e che vendono le confezioni di mirtilli, più avanti un ragazzino che vende arringhe affumicate e poi oltre il ponte levatoio tutta una serie di negozietti con un sacco di oggetti turistici tra cui l’immancabile lino. Mangiamo un kirbusi, una specie di mini-calzone ripieno di formaggio e spinaci e un buon caffè. Mini giro alle bancarelle e si ritorna al pulmino per il rientro.

Decidiamo di andare fino alla torre di Gediminas, senza riuscire a trovare la famosa piastrella nella piazza della cattedrale. Io mi fermo in un bagno in mezzo al parco, e oltre ad essere pulitissimo, è super-attrezzato anche per i disabili. La vista dalla torre è veramente bella, la salita non è neanche troppo pesante, si vedono i 4 grattacieli di Vilnius, il fiume, un bel panorama con delle nuvole molto van gogh, e infine abbiamo la fortuna di vedere 6 mongolfiere che si alzano nel cielo e vengono proprio verso di noi.

Scendiamo dall’altra parte della torre, ossia non dal lato della Cattedrale e cerchiamo di attraversare un ponte, non ricordo quale, ma è quello dove al centro c’è una statua con una bilancia in mano, che dovrebbe simboleggiare la giustizia.

Ritorniamo verso la città, direzione quartiere ebraico e mangiamo in un bellissimo relais-chateaux dove siamo super-servite e riverite. Cibo ottimo, e squisito trattamento anche per la parte di gestione del conto, una parte euro, una parte litas, una parte carta di credito…

Giovedì 9 agosto 2012

E’ il giorno della partenza da Vilnius per Riga, ed è anche il giorno in cui ci dividiamo per vedere le ultime cose visitabili qui.

Si tratta di una area di periferia che risente ancora molto del passato sovietico, come le quattro statue che simboleggiano il lavoro, la difesa e l’istruzione ai lati di inizio e fine del ponte, detto green per via del colore col quale era stato dipinto. Si alternano palazzi decadenti, con negozi curiosissimi e nuove costruzioni. Quello che mi colpisce è la grande scritta con fiori rossi sulle rive pratose del fiume (Vilnia) che termina con un cuore, e il grande numero di giovani che praticano sport, tantissimi genitori giovani con bimbi piccoli.

Attraverso il white bridge dal quale è possibile ancora vedere degli spazi sterminati che non sono ancora stati occupati dalle costruzioni. Si chiama white, anche in questo caso per via del colore. E’ impressionante, vedere un centro commerciale enorme, nato dal nulla, dal quale è possibile accedere solo percorrendo una strada tipo tangenziale, oppure un bus dell’altro secolo. Ritornando sul ponte bianco, alla sx un centro estivo dove ragazzi giocano a basket, a tennis, alla dx un prato enorme, dove proprio nel mezzo c’è una piccola famigliola (o gruppo di amici che si può anche considerare famigliola) che in mezzo al nulla si gode il panorama. Svetta una piccola torre sovietica, il cui stile ritroveremo a Riga, dove, se ricordo bene, ora è presente una biblioteca. Ritorno su Gedimino prospektas e vado veramente a zonzo…un po’ perchè come sempre non riesco a leggere bene le cartine, e un po’ perchè voglio farmi trascinare dalle cose che vedo, come ad esempio un gruppo di ragazzi vestiti coloratissimi, un internet cafè, un negozio di Trussardi ottica, con tanto di (finto) cane levriero che indossa gli occhiali, un parchetto dove hanno messo i vestiti di lana – coloratissimi anche questi – ad alcuni alberi e poi una parte del quartiere residenziale dove ci sono delle bellissime ville in vendita.

Decido di percorrere tutto il Pilymo Gatve, che è la strada principale che da lì mi porta al quartiere ebraico dove c’è il ns hotel, devo fare il check out e chiedere di pagare le cose in più in euro. Percorrere quella strada suscita in me moltissime e stranissime emozioni. Entro dentro la sinagoga, è bella, semplice, minimale, simbolo di una cultura raffinatissima e millenaria, ho percorso una strada che è stata testimone di chissà quanti episodi, azioni, segni di coraggio, di tradimenti, di sopravvivenza, sono avvenuti in questi pochi km che porto avanti a fatica, come se tutto il dolore che c’è stato mi fermasse un passo dopo l’altro. Continuo pensando che queste case, palazzi, che denotano storie gloriose che vengono lasciate lì, sono scomode, ma sono palazzi talmente particolari che la loro bellezza vince la decisione di distruzione. Faccio un ultimo saluto, al ns parco visto per primo a Vilnius, in hotel termino il check out e prenotiamo un taxi per la stazione degli autobus, destinazione Riga. Il bus della LuxExpress è molto meglio di un volo Ryanair.

Durante il viaggio piove, per fortuna noi siamo al coperto, e vediamo anche una tromba d’aria in lontananza, il tempo è veramente pazzo e cambia in continuazione nel giro di pochissimo. La pianura lituana non ha nulla di particolare, ci sono boschi, centri rurali abbastanza anonimi, capannoni durante l’autostrada che sono identici in qualsiasi altro posto dell’europa dell’est..e in certi casi anche dell’ovest.

Arriviamo a Riga in perfetto orario. La stazione dei bus è in un posto desolato, e scopriamo poi che è vicina a quella dei treni e al mercato centrale nel quale faremo visita domenica mattina. Ci trasciniamo le valigie fino in centro, tutto sommato non è poi così lontano, per giungere al ns nuovo hotel – Old city hotel – che è di quelli di design stile ikea, relativamente funzionale. L’accoglienza non è di quelle più calorose, evidentemente fa parte del carattere del nuovo stato che stiamo visitando… Chiediamo dove andare a recuperare le lits, che è la moneta locale lettone, e vediamo che proprio vicino a noi c’è un centro commerciale, nel quale faremo incetta di black balsam di riga, mirtilli, lamponi e qualcosa da portare come souvernir. Non tutte le cash machine, funzionano e soprattutto non funzionano con tutti i ns bancomat e/o carte di credito.

La prima cosa che vediamo è la statua dei suonatori di Brema dell’omonina favola dei fratelli Grimm che è posta nel retro della cattedrale di S.Giovanni, quella con la torre altissima, e che vista in lontananza sembra effettivamente una teiera. Proprio questo spazio di “retro” è dedicato ad alcune bancarelle e suonatori…questa è una caratteristica che vedremo sovente anche a Tallinn. Vediamo che c’è molto più movimento che non a Vilnius, ci sono molti turisti, si percepisce l’imminente movida della serata, ci avventuriamo nel centro, vediamo la piazza principale della città vecchia e finiamo in una pizzeria, la pizza può avere il diametro di 20cm oppure di 30cm a scelta, molto efficiente come scelta, si tratta una simil-catena italiana, ci serve un gentilissimo ragazzino biondo mentre nella sala accanto si sente cantare con un karaoke. Procediamo in avanscoperta della città, anche se sta iniziando ad imbrunire, fuori ci sono tantissimi locali (e fa freddo) dove si mangia, si beve e si sente il concerto del gruppo del giorno, mi colpisce il repertorio: dagli U2 ai Rolling Stones. Nella piazzetta dei concerti mi colpisce un simil-albero di natale altissimo e costruito con piastrelle di specchi che si riflettono, e una serie di animali in pietra (tra cui l’onnipresente gatto) che sono in vendita. Nel giro di rientro troviamo una bellissima panetteria che fa anche caffetteria fino a tardi, e ci godiamo una tisana di roibos e tè verde.

Venerdì 10 agosto 2012

E’ il giorno nel quale si visita la città di Riga. La colazione dell’hotel viene data ad un piano “meno uno”, hanno un modo di contare i piani diverso dal nostro. Buffet internazionale, non così raffinato come quello del Grottuss, ma ripeto, quello è stato il migliore e quindi qualsiasi paragone ha senso fino ad un certo punto. Usciamo e fa freddo…cavolo…la città è grigia e confidiamo nella buena suerte che il meteo possa migliorare un po’. Un giro all’ufficio turistico è la ns prima tappa per scoprire la casa delle teste nere, bellissima, completamente ricostruita, il punto dove è stato “inventato” il primo albero di natale.

Procediamo in modo orario nella visita della città vecchia, la cattedrale, poi il castello ora residenza presidenziale, dove vediamo il cambio della guardia. Rispetto al ns quirinale, sembra un palazzotto provinciale di campagna. La casa delle 3 sorelle, ossia gli edifici più antichi della città, anche questi restauratissimi da poco, e poi entriamo dentro ad un negozio dove vengono eseguiti e venduti solamente lavori a maglia…molto caratteristico…e ci accorgiamo che qui i prezzi iniziano ad aumentare. Il tempo migliora, riusciamo a vedere una delle porte e delle torri rimaste delle città, la parte delle caserme dove ora ci sono o negozi, o pub, oppure uffici di aziende turistiche, e un piccolo ufficio del la camera di commercio italiana, come al solito anche qui i negozi più chic sono quelli di moda e prodotti italiani, nonché in bella esposizione in un negozio di alimentari una cassetta di vini “bricco falletti di asti”. Continuiamo in una delle piazze simbolo della città, quella della casa del gatto nero, è tutto pieno di ristorantini e locali per turisti, tutto perfetto. La sensazione è che si potrebbe essere a Zurigo come a Monaco. Visitiamo la casa di un famoso mercante (Menzerdoff) dove è stata ricostruita la vita, usi e costumi del XVIII secolo, all’ultimo piano sono esposte delle fotografie in bianco e nero molto belle, alcune recentissime, altre dell’800, in alcuni casi il contrasto è nettissimo, in altre si nota che i desideri dell’uomo (e della donna) sono immutati nei secoli.

Dovrebbero, dovremmo, evolvere però.

Cerchiamo nella zona torre e caserme l’ufficio della ns agenzia dove abbiamo prenotato la visita guidata per Rundale, ma scopriamo che si tratta di un ufficio virtuale, ossia è tutto gestito dal sito web…

La seconda parte della visita della città di Riga, ci porta alla scoperta della Milda, della cattedrale ortodossa visitata all’interno e all’esterno. Ci sono alcuni matrimoni, ma ciò che maggiormente ci colpisce, sono i numerosi bimbi, deliziosi nei loro vestiti della festa. Riga è una città con una fortissima influenza tedesca, dovuto appunto alla dominazione dei secoli passati, è tutto ordinato, la gente è meno disponibile dei lituani, ovviamente ci sono delle eccezioni, ma il senso è molto quello di dire “ok siete qui, ma noi vogliamo continuare a fare la ns vita”. Visto che siamo vicinissime, andiamo fino al 26esimo piano del Radisson dove ci concediamo un drink. La vista è stupenda nonostante le nuvole che corrono. Scendiamo e la ns direzione è il quartiere art noveau, si tratta di una bella scoperta. La luce non è bellissima, ma i palazzi, alcuni restaurati da poco sono stupendi e molti riportano i colori della città bianco e azzurro. Si nota che sono sedi di uffici importanti nonché di ambasciate, i negozietti hanno tutti un certo tono.

Si respira un’aria diversa dal centro città, immagino che le persone di livello economico alto abitino maggiormente in questa zona, come lo denota l’incontro di una chiccosissima baby sitter di una bimba testimonial di chissà quale marchio trendy, con tanto di barboncino curatissimo e pettinatissimo.

Abbiamo la cena prenotata per le 19.30 in un ristorante lituano-lettone in pieno centro a lato della casa delle teste nere. Buono, ed è qui che scopriamo cos’è lo kvass, si tratta di una birra di origine russa che viene arricchita con miele e sciroppi vari.

Sabato 11 agosto 2012

E’ il giorno dell’escursione a Rundale. Viene a prenderci alle 9 una signora, Elena, che ci accompagna al pulmino dove ci aspetta il driver. Durante il tragitto ci racconta alcuni eventi della vita del paese e per l’uscita dalla città attraversiamo il quartiere “Mosca”, denominato così perché era sulla via per andare a Mosca, e senza avere alcun tipo di spiegazione intuisco che si tratta dove si trovava uno dei ghetti della città, immagino il più desolato e successivamente utilizzato durante l’occupazione sovietica.

Il viaggio è di un paio d’ore, e il tempo è pessimo. Per fortuna siamo riuscite a scampare la pioggia. Dopo alcune contrattazioni relative al prezzo del biglietto, ossia, occorre ancora aggiungere il pagamento dell’ingresso al palazzo e dei giardini, ci infiliamo i calzari e procediamo con la visita guidata. Elena è molto preparata, credo che faccia questo tipo di visita, almeno 3 o 4 volte al mese, conosce un sacco di lingue e dopo ci spiega come mai, una signora della sua età, fa ancora questo lavoro, nonostante sia stata per molti anni l’interprete del presidente della nazione, e la correttrice dei suoi discorsi. Fa anche alcuni cenni alla sua infanzia in Siberia, alla mamma medico costretta a fare l’infermiera e al padre praticamente non conosciuto. Ci informa anche della situazione sentimentale dei figli e di quante volte è venuta in Italia e a Torino.

Per un italiano vedere un palazzo barocco all’estero, non costituisce una chissà quale emozione, almeno per me, dopo che hai visto le residenze sabaude, il suddetto palazzo può essere accomunato ad una di queste, compresi i giardini che in parte possono ricordare quelli della Venaria Reale. Si ha un senso di orgoglio nazionale, e anche un po’ di rabbia. Perchè la ricostruzione del palazzo, progettato da un architetto italiano, e poi lasciato andare durante le guerre, è risultata ottima, mentre noi abbiamo Pompei che sta crollando. Mangiamo pranzo in ciò che un tempo era la locanda dei viandanti o caffetteria, nel mezzo del giardino. Prendiamo la famosa insalata russa che loro chiamano insalata di carne con aggiunta di maionese, saliamo sul pulmino e ritorniamo in città.

Ringraziamo Elena per tutte le cose che ci ha raccontato. Fa decisamente freddo. In hotel cerchiamo di pareggiare i conti, ci dirigiamo nel supermarket vicino per comprare i generi alimentari souvenir, prendiamo i biglietti del balletto all’opera, come consigliato da Elena, e facciamo un veloce giro all’ufficio informazioni e nella shopping street.

Il teatro dell’opera è molto bello, ci sono alcune persone sul genere elegante-ma-sobrio, e il balletto con la storia di invasori tartari che rapiscono la bella principessa polacca con gelose odalische è commovente. Dal teatro, facciamo un giro nei giardini che sono subito lì dietro e andiamo a vedere il mercato dei fiori che è aperto anche di sera…ma non è nulla di particolarmente interessante. Io mi compro un panino on-the-road per compensare quello scarso preso nella panetteria vicino all’hotel. Raggiungiamo la Milda e facciamo il percorso al ritroso, per la strada ci sono dimostrazioni di ragazzi che giocano a basket. E’ sabato sera, i ragazzi escono e si divertono, come quelli che si fanno scrivere sulla maglietta un “wish” in visione dell’imminente (presumiamo noi) matrimonio..il mio “wish” è stato “be careful”. Nel rientro mi avventuro, nel vero senso della parola, nella taverna medievale, con tanto di scherzo all’ingresso da parte del p.m. In vestito dell’epoca e cappuccio. Si scendono circa 15 gradini e sembra di fare un salto di 1000 anni. E’ bellissimo, a parte la scarsissima luce dovuta alle candele come unica unica fonte di illuminazione. All’uscita vediamo un gruppo di ragazzi, che si scaldano alle pietre fuori della strada: è una caratteristica dei paesi del nord, lasciare degli spiragli verso l’esterno, in modo che ci sia il ricambio dell’aria per l’interno, e punto di ristoro per l’esterno.

Domenica 12 agosto 2012

Ci avviamo con calma al mercato, saltiamo senza dubbi l’hangar del pesce, facciamo una veloce visita a quello della carne e latticini, per poi perderci a curiosare in quello delle spezie, dei vestiti e a guardare tra l’incredulo e il sorprendente queste signore (prevalentemente donne) la cui eleganza è rimasta ferma ad alcuni decenni fa rispetto a ciò che forniva il soviet. Mi sorride e saluta in italiano un ragazzo che lavora l’ambra. Compro delle bustine di semi di fiori, e dai panettieri uzbeki una bellissima e buonissima ciambella…il cui ultimo quarto è diventato la cena di alcuni gatti (immagino) nel giardino della chiesa di s.pietro e paolo a Tallinn.

Il mercato all’aperto è ancora più curioso, sembra davvero di essere alla fiera dell’est, pellicce, ceste di vimini, maiali in terracotta, gonne lunghissime, copricapi etnici, e anche una ragazza che mentre ascolta gli mp3 vende il kvass alla spina da una botta enorme. Usciamo dal mercato con una certa attenzione, ci sono davvero visi di tutti i tipi ed è domenica mattina, il luogo ideale per capire chi è turista e chi è lì per comprarsi il pranzo o la spesa per tutta la settimana. Abbiamo visto verdure, frutti e cibi in scatola di cui ignoriamo la provenienza e il contenuto, nonché la vendita alla spina anche del latte. Riprendiamo la via del centro.

Ci imbattiamo in numerosi gruppi di persone, verso il parco c’è un piccolo ponte traboccante di lucchetti: sono arrivati anche qui ! Ci aspetta un altro bus LuxExpress per andare a Tallinn.

Mi affascinano queste atmosfere un po’ retrò non ancora contaminate dalla globalizzazione. Il paesaggio verso l’Estonia è molto bello, mi piace di più rispetto al viaggio precedente, riesco anche a fare delle foto, e a metà strada, questa volta non c’è il controllo al confine come nel viaggio precedente, c’è il cambio dell’autista e sentiamo parlare dei ragazzi in italiano.

E’ sorprendente come ci siano delle fermate dell’autobus in mezzo alla foresta e come sbuchino delle persone all’improvviso che molto tranquille e pacate aspettano pazientemente il bus. E’ davvero tutto un altro modo di vivere e di interpretare la natura. Arriviamo a Tallinn in perfetto orario, con un taxi giungiamo al st.petersburg hotel – associato all’hotel già prenotato per l’ultima notte. Anche questo è in stile retrò e molto gradevole.

Procediamo alla scoperta di Tallinn il cui centro storico è completamente medievale, lasciamo i resti di ciambella e dolcetti della colazione nel giardino della chiesa e poi ce ne pentiamo perchè i tentativi di trovare un posto dove mangiare (compresa la costosissima pizzeria italiana).

Vilnius, Riga e Tallinn sono 3 città completamente diverse tra di loro, una con influenza polacca, una tedesca e l’altra finnico. E’ un viaggio che fa pensare molto, sono 3 stati che non si autocommiserano, e che anzi vogliono finalmente vivere tutta la libertà che a caro prezzo hanno conquistato. Una lezione che noi italiani dovremmo riprendere.



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