Vilnius by night

Abbiamo due grandi preoccupazioni per questo viaggio: l’affidabilità dei vettori aerei su cui dovremo salire e il poco tempo a disposizione per goderci appieno la vacanza. Io e l’amico Uccio siamo ormai una coppia super - affiatata e le difficoltà le superiamo allegramente. Solamente nella pista dell’aeroporto di Malpensa a Milano...
Scritto da: palinuro71
Partenza il: 21/06/2007
Ritorno il: 24/06/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Abbiamo due grandi preoccupazioni per questo viaggio: l’affidabilità dei vettori aerei su cui dovremo salire e il poco tempo a disposizione per goderci appieno la vacanza. Io e l’amico Uccio siamo ormai una coppia super – affiatata e le difficoltà le superiamo allegramente.

Solamente nella pista dell’aeroporto di Malpensa a Milano rischiamo letteralmente di c…I addosso. Il terrore comincia a delinearsi sui nostri volti quando dai vetri del bus-navetta intravvediamo il modello di aereo della Lithuania Airlines. Un Saab, bielica, piccolo, stretto e affusolato dove da un lato si delinea un’unica fila e dall’altro sono insaccati due sedili l’uno sull’altro. Il velivolo ci dovrà portare in due ore e 40 minuti a Vilnius, la capitale della Lituania uno dei paesi ex-soviet che si affaccia sul Mar Baltico. Il volo, per fortuna senza turbolenze di rilevo, sarà regolare così come puntuale all’arrivo. L’aeroporto è a dieci minuti dalla città vecchia dove abbiamo riservato un alloggio da mille e una notte, tradotto in linguaggio monetario, da trecento euro per tre notti. Non pochissimo per gli standard della città ma sicuramente ne valeva la pena. Passo ad una breve descrizione dell’abitazione: INDIRIZZO: Mesiniu street ( per ricordarcelo abbiamo dovuto scomodare nientemeno che l’ex primula rossa della Barbagia Graziano Mesina) nel limite alto della old city a fianco dell’ambasciata norvegese.

INTERNI: Dislocata su due livelli con un doppio vano ingresso, 2 cucine con arredi modernissimi, muro grezzo con pietra in rilievo, 2 Tv al plasma con impianto satellitare, salottino con divano bianco a doppia L relegato in un angolo assolutamente riservato e 2 bagni dotati di tutti i confort.

Le scale a chiocciola ti conducono, infine, verso un luogo peccaminoso, rilassante ed etereo nello stesso tempo un misto di tra vizio e perdizione. Davanti agli occhi ci si presenta di botto una luccicante vasca Jacuzzi di ultima generazione e appena a ridosso una porticina a vetri. All’interno due panche in legno con al centro uno scaldino; in mezzo tutta una serie di pietre laviche poste in un cestello di ghisa per mantenere temperatura e calore. I vari trucchi per ruotare nel verso giusto le manopole e per attivare i marchingegni ci vengono illustrati, a stretto giro di posta, dal padrone di casa. La speranza è quella di utilizzare tutto questo lusso per giustificare il prezzo ma soprattutto per porre un sigillo indelebile a questa nostra permanenza in terra lituana. Disfiamo le valigie, una doccia veloce e via fuori, all’esterno, per prendere confidenza con le vie e i luoghi dove trascorrere le nostre folli serate. La zona di maggior interesse notiamo subito che è straricca di locali all’aperto con tavolini e ombrelloni posizionati su vari punti del marciapiede centrale. Anche qui, come in tutti i paesi nordici ( e non solo 🙂 la buona ed economicissima (un euro a bicchiere) birra Svyturis viene bevuta a fiumi e le donne sono quelle che più di tutti ci vanno giù pesante. Il cibo, al contrario, è una mappazza per lo stomaco, in netto contrasto con la dieta mediterranea, ricco di aglio, salse piccanti, panna acida e cipolle. Noi per tenerci leggeri (più o meno) optiamo per un piatto di salmone, l’unica cosa che insieme alla pizza (Pica italiski) sembra commestibile. Seduti a tavola cominciamo a scambiarci i primi pareri antropomorfici e sociologici sulla realtà nella quale, qualche ora prima, siamo stati catapultati. Quello che balza agli occhi in prima battuta è la povertà di questo luogo, la massiccia presenza di “homeless” e il netto divario tra chi vive bene e chi sbarca il lunario tutti i giorni. A volte è capitato di vedere il poveraccio che oltre a chiedere l’elemosina cercava contemporaneamente di infilare un dito sporco e calloso nel piatto per sottrarci avidamente pezzi di cibo. La prima impressione non è francamente tra le migliori ma ciò non significa che dobbiamo abbatterci al primo colpo! Si fa rientro in casa per rilassarci e riordinare le idee un paio d’ore. Vestitino di tendenza, profumo, gel e ci sentiamo i classici italiani duri e puri che in genere non temono rivali. Ovviamente non essendo ancora padroni della situazione siamo costretti ad utilizzare i TAKSI ( qui si scrive così) per farci scorrazzare in lungo e in largo. Ai tassisti chiediamo subito quelli che sono i locali più Inn del momento, gli orari di chiusura e quelli con il maggior numero di presenze locali preferibilmente di sesso femminile magari anche bionde e se siamo fortunati con gli occhi azzurri. La prima tappa la facciamo al Prospekto un disco-pub che fa girare musica dance, gestito da un ragazzo di Lecce. Io non sono felicissimo del posto (super-rinomato nelle varie guide online) perché non amo il tipo di dislocazione e il genere ibrido. Se bevo da seduto non riesco a convivere con ballerini che ancheggiano a 10 cm. Dai tavoli senza che questo mi crei disagio. Ho sentito parlar bene di un altro posto, si chiama Pabo Latino e dal nome è facile intuire il tipo di musica che propone; mai scelta fu più azzeccata. Lo stile caraibico è un genere col quale, di solito, faccio cazzotti ma quel poco che ricordo è sufficiente per scatenare il Tony Manero che c’è in me. Con una ragazza giovane, minuta e molto carina facciamo uno show esilarante per più di un’ora, al centro della pista, che manda letteralmente in visibilio gli avventori del locale seduti nelle poltroncine. Giunti alla fine della serata mi ricordo di non essere più un ragazzino, il cuore aveva superato il limite dei battiti e l’alcool iniziava a produrre effetti devastanti. Nello stesso tempo mi sento orgoglioso e soddisfatto, sembra quasi di rispecchiarmi nelle parole di una canzone di Piero Marras dal titolo Notte Lituana e che recita: “ Mamma dovresti vedere come son bello stasera, sembro davvero un soldato ho la nevrosi al sedere, lo sguardo dentro un bicchiere e sono tutto sudato.” Con Jurate, questo è il nome della ragazza, ci diamo appuntamento in Italia per una sua eventuale visita invernale. Nel frattempo Uccio, che non ama tantissimo la musica latino-americana, si congeda da Agne, un’interessante biondina, con la quale si scambiano i numeri di telefono.

L’indomani mattina il tempo non è tra i migliori. Una pioggerellina fitta e l’aria fresca più adatta ad una temperatura autunnale che non estiva sono i segnali di una giornata alla quale non siamo preparati. Il vestiario che abbiamo portato al seguito è il meno adatto alla nuova situazione; la prima preoccupazione è quella di acquistare un giubbotto in uno dei tanti punti vendita della città. Per ripararci dall’acqua visitiamo l’Akropolis, un vastissimo centro commerciale che non ha niente da invidiare ai nostri. Le differenze sono minime: i prezzi del reparto informatico sono pressoché identici e le più note firme della moda italiana espongono merce di terza scelta, l’interno, però, è semi-vuoto. Alla fine troviamo quello che stavamo cercando, pranziamo con una pizza e Uccio acquista un paio d’occhiali da sole che gli conferiscono un look da fighetto. Nel pomeriggio decidiamo di far visita ad un ragazzo italiano conosciuto su internet il quale potrà darci alcune informazioni utili. Mirko è trevigiano e da due anni vive a Vilnius. Galeotto fu l’incontro e il successivo fidanzamento con una ragazza del luogo. Fin da giovane ha maturato una lunga esperienza in Germania come gelataio che lo ha formato e reso un abile operatore del settore. Ha aperto una yogurteria al 4° piano del C.U.P. Di fronte al centro commerciale Europa. Ci ha spiegato le difficoltà che ha incontrato nell’avviare un’attività in proprio sia per i problemi burocratici sia per l’ostilità degli indigeni locali nei confronti di imprenditori stranieri. Una caratteristica negativa di questo popolo che balza subito agli occhi è la cupa sonnolenza che li affligge nel profondo dello spirito. La si percepisce soprattutto nei negozi dove la lentezza e la farraginosità si manifestano in maniera lampante. L’idea originale la lancia l’amico Uccio; se vogliamo fare un po’ di soldi da queste parti possiamo metter su una scuola di formazione per aspiranti commesse con particolare riferimento ai rapporti interpersonali e alle pubbliche relazioni. Chiunque fosse interessato alla proposta può tranquillamente e gratuitamente godere di questa imbeccata. Con i bustoni della spesa rientriamo verso casa dove ci aspetta il nostro abituale pisolino pomeridiano. Ceniamo con un piatto di kebab e patate lesse al ristorante Kainas un posto che definirei senza infamia e senza lode. In questa settimana a Vilnius si festeggia la ricorrenza di San Giovanni. La maggior parte degli abitanti si raduna in periferia, attorno ai laghi circostanti, gli altri rimangono in città. Il filo comune è sempre lo stesso bere, bere e bere sempre di più come miglior diversivo sulla faccia della terra. Questa è la sera in cui scopriamo un locale veramente carino, tra l’altro a due passi da casa nostra. Il Brodvejus è un vero disco-pub, come piace a me. La pista da ballo è ampia e spaziosa e l’accoglienza a noi riservata è tra le migliori. Qui si parla un discreto inglese e le donne sorridono di buon grado dimostrandosi compiacenti e desiderose di ballare con i turisti. Siamo rimasti ben impressionati il giorno prima dal Pabo Latino per cui dopo esserci fatti mettere un timbro all’uscita per poi rientrare più tardi ci catapultiamo verso il locale “concorrente”. Ad attenderci un’amara sorpresa che ancora oggi non abbiamo digerito del tutto. All’ingresso due buttafuori, o se preferite due buzzurri, ci impediscono l’accesso al locale perché indossiamo delle “proletarie” scarpe da tennis. La verità è che siamo arrivati tardi, il posto è già pieno e i lor signori non hanno nessun interesse a concederci questo privilegio. Gli lanciamo due maledizioni e col taxi ci facciamo portare in un altro locale suggeritoci dal tassista medesimo. Si chiama Pramogu bankas, ha un ingresso simile a quello del casinò di Las Vegas con luci scintillanti ma all’interno è completamente deserto. Presi dalla disperazione e dallo sconforto iniziamo a dare segni di irrequietezza per un fine settimana che, in base alle aspettative iniziali, sarebbe dovuto rimanere degli annali dei nostri racconti verbali ma soprattutto filmati. Mestamente ci facciamo accompagnare di nuovo al Brodvejus. Per fortuna la serata si incanala, da subito, nel binario giusto e finisce ancora meglio. Due ragazze tedesche si mostrano curiose di conoscere la disposizione interna della nostra casa. Ovviamente i sottoscritti non hanno niente da obbiettare e accettiamo volentieri di scombinare i nostri piani.

Il giro culturale lo riserviamo al giorno dopo. In questa occasione ci accorgiamo che alcune parti della città non le avevamo ancora minimamente sfiorate di striscio. Via Gedimino, ad esempio, è stata una lieta sorpresa; un grande viale pedonale con molte boutique dove risaltano le scritte saldi e ribassi nelle vetrine fronte strada. Non vogliamo rischiare anche oggi di rimanere fuori dalla porta del Pabo Latino e andiamo alla disperata ricerca di un paio di scarpe economiche usa e getta. La scelta è veramente limitata e alla fine rinunciamo ad acquistarle facendo gli scongiuri e i riti voodoo per la sera. Lungo il cammino visitiamo diversi luoghi di interesse storico-artistico; la Cattedrale con la torre delle campane, l’Università, il palazzo presidenziale e le chiese di san Casimiro e di Pietro e Paolo. L’ultimo giorno, come al solito, ci si ricorda che non abbiamo ancora acquistato un souvenir da portarci in Italia. I negozietti di ambra abbondano; l’orecchino e l’anello piuttosto che il crocefisso e l’alberello in miniatura, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Intanto la mattinata è volata ed è subito ora di pranzo. Il Fashion club sembra il luogo adatto per rilassarci e gustare qualcosa che sarà votato come il miglior piatto della tre giorni lituana. Dal menù figurativo a colori scegliamo un filetto non al pepe verde ma alla crema di formaggio. Very nice !!! Per questioni organizzative facciamo rientro a casa un pochino prima del solito e iniziamo a sistemare, da subito, le valigie; il boeing 737 dell’Air Baltic partirà alle 7.30 del mattino e l’unica soluzione è fare tutta una tirata dalla discoteca. Il Red Bull è la nostra droga, l’elisir di lunga durata fisica; dicono che abbia l’effetto di 10 caffè e, in effetti, si sente. Al Pabo Latino, questa volta, entriamo dritti e nessuno si sogna di metterci paletti. Il Mojito che ci viene preparato con maestria dalla barista è eccellente ( addirittura Uccio sostiene di non averne mai bevuto uno così buono). Balliamo per una mezzoretta ma all’interno della sala non c’è ricambio di persone e il numero di maschietti comincia ad essere troppo elevato per i nostri gusti. Ci trasferiamo al Brodvejus e qui ci tratterremo fino alle cinque del mattino prima di recuperare i bagagli, arrivare in aeroporto e tornarcene a casa. Il viaggio è stato abbastanza interessante e mi ha dato alcuni spunti per delle annotazioni finali. Nei locali i fumatori stazionano all’esterno non so se per scelta o per un’apposita legge sta di fatto che finalmente abbiamo trovato, fuori dall’Italia, un ambiente dove si respira aria sana. Voglio inoltre sfatare un mito negativo che aleggia su questa città; da più parti si susseguono una miriade di voci fuori dal coro circa la presunta pericolosità di Vilnius. Ebbene ho avuto modo di constatare che così non è; al contrario, qui si gira bene di notte sia a piedi che da soli. Le eventuali disavventure all’estero dipendono spesso, a mio parere, dall’atteggiamento del singolo viaggiatore e dalla sua capacità di autoregolarsi a seconda delle circostanze. Certo è che se la sera tardi si gira per le strade ubriachi procurando fastidio e importunando le ragazze locali mi sembra evidente che non si farà ritorno in patria con le proprie gambe. Proprio sulle donne lituane intendo chiudere il mio racconto; hanno tutte, more e bionde che siano, gli occhi di un azzurro intenso che le rendono uniche. In linea generale, però, non si discostano più di tanto, nelle fattezze e nei lineamenti, dalle altre pulzelle dell’est-europeo. Vediamo cosa ci riserveranno le due prossime mete: Riga e Tallin…



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