Vietnam tra passato, presente e futuro
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BAIA DI HALONG
Luogo affascinante come pochi. La baia di Halong, patrimonio dell’Unesco, regala al turista sensazioni molto particolari. E’ intrigante, misteriosa, bella da morire: non ti stanchi mai di goderti il panorama dal ponte della giunca. Gli isolotti che emergono dal mare sono più di tremila, simili a faraglioni coperti di vegetazione, dove gli uccelli sono i padroni assoluti di queste rocce protese verso il cielo. I Vietnamiti sono romantici e fantasiosi e narrano che le isole della baia sono state create da un immenso drago che dalle montagne è precipitato in mare: le isole non sono altro che le punte della sua cresta dorsale. Ti guardi intorno e ti convinci che sì, sono proprio creste di drago quelle che affiorano ovunque…
Appena imbarcati, ti fanno visitare una delle grandi grotte; noi abbiamo visitato la grotta dei pali di legno ricca di stalattiti e stalagmiti e dopo si fa un giro in kajak. Tornati a bordo inizia la navigazione vera e propria ed è l’ora che volge al desio e dei naviganti intenerisce il cor. Sicuramente Dante non ha composto questi versi ammirando la baia, ma vi posso assicurare che mai citazione è così calzante.
Le opzioni sono due: una notte sulla giunca e la seconda nel’isola di Cat Ba oppure due giorni nella baia.
Sinceramente, venire fino ad Halong per un mordi e fuggi mi sembrava uno spreco e così abbiamo optato per le due notti sul Golden Lotus. Eravamo l’unica coppia ad aver fatto questa scelta, perciò la mattina successiva ci hanno trasferito su un’altra giunca più piccola dove ci hanno raggiunto cinque ragazzi spagnoli: da quel momento è iniziata la giornata vietnamita più entusiasmante. Abbiamo continuato a navigare, addentrandoci nella zona meno affollata dai turisti, dove sorgono veri e propri villaggi su palafitte e gli abitanti si muovono solo con le barche. Dopo due ore circa la giunca ha gettato l’ancora in una rada e qui con la guida di un ragazzo veramente in gamba siamo saliti sui kajak a due posti ed abbiamo iniziato ad esplorare le grotte vicine e le insenature accessibili attraverso passaggi stretti e bassi. Era un susseguirsi di un’emozione dopo l’altra e veramente a malincuore siamo tornati dopo un’ora sulla giunca. Qui ci attendeva un pranzo a base di pesce abbondante e squisito e la simpatia degli spagnoli ha contribuito a rendere perfetta la mattinata. La nostra guida, forse invogliata dall’atmosfera gioiosa e cordiale che c’era, ci ha annunciato che ci avrebbe condotto in un luogo molto particolare, al di fuori delle rotte dei turisti. La navigazione è dunque ripresa, finchè il capitano ha attraccato presso l’ingresso di una grotta. Entusiasti siamo scesi e ci siamo inoltrati all’interno, seguendo la guida. I passaggi diventavano sempre più stretti, bassi e bui e solo la torcia della guida ci illuminava il cammino. Confesso che solo per alcuni secondi ho pensato:”guarda un po’ se alla mia età mi comporto come una ragazzina curiosa ed incosciente!” Siamo arrivati in una grotta molto ampia ricca di stalattiti e stalagmiti, ma le sorprese non erano finite…. Da questa grotta dopo pochi metri ,superando alcune rocce, siamo giunti nel paradiso terrestre! Davanti ai nostri occhi stupefatti si apriva una laguna incastonata fra le montagne ed il blu del mare era qualcosa di indescrivibile. Avete presente il film Laguna Blu?, bene, noi eravamo immersi in quella laguna. Penso che quel bagno rimarrà a lungo nella mia lista di bei ricordi. Tornati sulla Golden Lotus per la cena, abbiamo poi trascorso la sera sul ponte per ammirare fino all’ultimo minuto la bellezza struggente della baia.
HUè e HOI AN
Queste due città sono l’emblema del passato del Vietnam. Siamo giunti a Huè con un volo interno della Vietnam Airlines, in quanto fra l’opzione treno o aereo abbiamo considerato che la differenza minima di prezzo fra i due mezzi (a meno che non scegliate un posto in seconda o terza classe) e la differenza notevole di tempo (due ore contro le otto del treno) facevano pendere la bilancia a favore dell’aereo. Così con 160 $ in due e dopo due ore eravamo a Huè per visitare la cittadella imperiale e il sito delle tombe di alcuni imperatori della dinastia Nguyen. Questa cittadina sorge sulle rive del Fiume dei Profumi,ma a questo nome romantico si contrappone una città tutto sommato anonima che deve la sua fortuna solo a ciò che rimane, dopo i bombardamenti francesi ed americani, della cittadella, dimora dell’imperatore e della sua corte. La cittadella può essere visitata autonomamente, perché si raggiunge facilmente a piedi. Purtroppo non c’è molto da vedere, perché del recinto imperiale solo 20 dei 148 edifici si sono salvati dalle bombe. Il complesso del Tempio di To Mieu è stato restaurato in modo mirabile e da solo merita la visita. Comunque, per visitare tutta la cittadella, calcolate che le mura sono lunghe 10 km per lato, occorrono alcune ore e la visita è piacevole e gli edifici restaurati danno l’idea del decoro architettonico che caratterizzava il complesso. Per ciò che riguarda la visita delle tombe imperiali, consiglio di rivolgersi al Sinh Cafe che offre il seguente pacchetto per 7 dollari a persona + ingressi ai siti: partenza in bus alle 7.30 per visitare tre tombe (Ming Mang, Khai Dinh, Tu Duc), pranzo self service in ristorante, visita della pagoda Thien Mu e ritorno in battello sul Fiume dei Profumi. Le escursioni in battello costano 20 $ a persona e comunque un minivan vi porta dal fiume alla tomba. Ultima nota: la Lonely consiglia per i pasti La Carambole, ma noi non siamo rimasti soddisfatti perché è caro e la cucina mediocre. Vi consiglio il ristorante a due piani che si trova proprio di fronte, ma di cui non ricordo il nome. Abbiamo alloggiato al Holiday Hotel, pulito e con ottima prima colazione (20 $/notte).
Hoi An è una magnifica cittadina, patrimonio dell’Unesco. La Città Vecchia, area pedonale, conserva ancora più di 800 case antiche con elementi dell’architettura tradizionale del paese. Siamo arrivati a Hoi An nel primo pomeriggio. Il nostro albergo, il Thien Thanh Hotel, consigliato dalla Lonely, è stato all’altezza delle nostre aspettative: le camere sono semplici ma arredate in stile asiatico, c’è una piscina coperta e la prima colazione, servita sulla terrazza che si affaccia sui campi di riso, è abbondante e varia. (50 $/notte inclusa colazione) Attenzione! Non accettano carte di credito, ma solo contanti. Preso possesso della camera, ci siamo rinfrescati e rilassati in piscina ed all’imbrunire ci siamo incamminati verso il centro della città (sono poche centinaia di metri dall’hotel). Vi si accede attraverso una strada pedonale stretta e gremita di turisti: mai mente umana avrebbe potuto realizzare una scenografia migliore di quella che si presenta agli occhi del viaggiatore. Gli spazi si aprono su edifici molto suggestivi ed il magnifico Ponte Giapponese, interamente in legno, sorprende per le sue piccole dimensioni e per le decorazioni in stile giapponese che ancora lo ornano. C’è una particolarità che rende unica e magica Hoi An: di sera la città si illumina della luce di centinaia di lanterne, trasformandosi in un mondo incantato e fiabesco. Una nostalgia struggente mi ha assalito, perché in un attimo sono stata catapultata nel mondo di Rapunzen, la fiaba preferita dalla mia nipotina, con la quale passiamo tanto tempo a leggere la storia o a vedere il film di Disney. Ho scattato tante foto per poterle mostrare alla mia Ilaria e farle credere che in un posto lontano, ma non tanto lontano, esiste il mondo di Rapunzen con le sue lanterne magiche!
Qui ci siamo concessi un soggiorno di quattro giorni al mare. Ogni mattina abbiamo noleggiato una bici e pedalando per cinque chilometri abbiamo raggiunto la spiaggia. Amanti come siamo della tranquillità, la nostra scelta è caduta sull’ultimo tratto di spiaggia attrezzato con sdraio ed ombrelloni. Il mare è bello, la temperatura dell’acqua calda, la sabbia bianca e il cibo preparato dalla famiglia che gestisce, diciamo così, il lido buono ed economico. Di sera abbiamo sempre cenato al ristorante Good Morning Vietnam, gestito da un Italiano: si mangia bene, anche se i prezzi non sono economici. In media la spesa è di 420.000 dong, circa 18/20 euro in due, caro per il Vietnam ma non per noi Italiani, abituati alle cifre esose che sborsiamo per una semplice pizza e dopo dieci giorni di cucina vietnamita mangiare italiano fa anche piacere!
Presente e passato sono stati protagonisti, fino a questo momento, del viaggio in Vietnam. Lasciata Hoi An, sappiamo che saremo proiettati nel caotico futuro di questa nazione: Saigon o Ho Chi Minh City, terzultima tappa vietnamita.
SAIGON
Un volo della Vietnam Airlines (160 $ in due) ci deposita delicatamente nel futuro del Vietnam. Appena scesi dall’aereo si respira subito l’atmosfera di una città ricca, in continuo progresso, capitale dell’economia del paese. Siamo arrivati di sera e il taxi percorre strade ampie, illuminate da insegne, luci di negozi eleganti, richiami luminosi di bar e ristoranti. Qui la vita è frenetica con un continuo via vai di persone con i loro portadocumenti sotto il braccio, il cellulare perennemente all’orecchio, un flusso continuo di automobili (pochissimi i ciclomotori, re indiscussi delle città vietnamite). Il nostro soggiorno a Saigon è breve, perché ci attende il delta del Mekong, dove passeremo il confine per entrare in Cambogia. Dedichiamo un’intera giornata alla visita di questa città e decidiamo di tralasciare pagode e musei: preferiamo immergerci nella vita quotidiana della popolazione e seguiamo l’itinerario a piedi suggerito dalla Lonely. Constatiamo che non c’è traccia dell’atmosfera suggestiva incontrata ad Hanoi o ad Hoi An, sembra di essere in una grande metropoli dove tutto è anonimo. E’ giusto e naturale che anche il Vietnam progredisca e venga fagocitato dalle multinazionali e dalla globalizzazione, come è successo a tanta parte del nostro pianeta, ma non vi nascondo che ho lasciato questa città con l’amaro in bocca, pensando al pesante pedaggio che la modernizzazione ci impone. Abbiamo alloggiato all’Indocina Hotel nel distretto 1, in pieno centro: hotel senza infamia e senza lode, tenuto conto che abbiamo scelto la camera più economica, quella da 30 $ / notte. Ottimi i ristoranti dove abbiamo cenato: il primo offre cucina tailandese e si trova accanto all’hotel, il secondo cucina indiana (uscendo dall’albergo a destra, attraversare e subito c’è il ristorante).
DELTA DEL MEKONG
Affronto questa tappa vietnamita con grande curiosità. Ho letto diversi diari di TPC e le loro recensioni su questo luogo sono state sempre positive. Con la compagnia di bus Mailinh Express prenotiamo la tratta verso Can tho: sono 165 Km e circa tre ore di viaggio attraverso un Vietnam affascinante, fatto di strade sterrate, risaie verde smeraldo, bufali che pascolano tranquilli, villaggi ora con case in mattoni, ora di legno su palafitte e ovunque bambini di tutte le età che giocano con niente fra di loro. Arriviamo a destinazione nel primo pomeriggio e l’hotel Phuong Tran da noi scelto si rivela molto modesto (20 $/notte) e abbastanza lontano dal centro. Abbiamo prenotato con uno dei siti che offrono prenotazioni alberghiere e la scelta non era davvero ampia. Tuttavia, si è trattato di una sola notte, trascorsa oltretutto in una delle zone più rurali del Vietnam. Il nostro primo pensiero, dopo aver lasciato il trolley nella stanza, è stato di chiamare un taxi per farci portare al centro, dove avevo letto che è possibile prenotare l’escursione sul Mekong per visitare i mercati sul fiume. Fatevi portare in Hai Ba Drung e passeggiate vicino alla statua di Ho Chi Min: sarete subito avvicinati da chi vi propone un giro sul fiume per vedere i mercati galleggianti. Noi abbiamo trattato con una vietnamita che dopo contrattazioni lunghe e piene di sorrisi da ambo le parti ci ha offerto un giro su una barca a motore tutta per noi per la durata di otto ore di navigazione per 20 $ a persona (in media vogliono 5 $/ora). La signora avrebbe voluto essere pagata subito, ma da buoni italiani ci siamo rifiutati: pagamento solo al momento della partenza. Ci siamo accordati che alle cinque di mattina del giorno dopo un taxi ci avrebbe condotto dall’hotel all’imbarcadero. L’escursione sul Mekong è la più affascinante dopo la baia di Halong. Ci siamo imbarcati che era ancora notte ed abbiamo visto sorgere il sole in un contesto davvero romantico: cielo rosato all’orizzonte riflesso nel fiume, decine di barche in navigazione, silenzio ovattato. Dopo un paio d’ore di navigazione, siamo giunti al primo mercato galleggiante. Dall’entroterra arrivano grandi barconi carichi di un sol tipo di mercanzia, che viene segnalata con un lungo palo che porta in cima la merce venduta: insomma, la nostra insegna dei negozi. Attorno a questi barconi si affollano le piccole imbarcazioni dei commercianti di Can Tho che si riforniscono di frutta e verdura da rivendere al dettaglio. Su questi barconi si svolge la vita della famiglia: qui cucinano, mangiano, dormono, usano il Mekong per tutto, anche come latrina (li abbiamo visti sporgersi al di fuori della barca, ripararsi da sguardi indiscreti con un telone e provvedere alle loro necessità fisiche …). La nostra navigazione è poi proseguita verso un ramo del fiume, dove si stava svolgendo un mercato più piccolo. C’erano solo barche piccole, stracolme di frutta di tutti i tipi, che donne vietnamite vendevano e compravano, insomma una specie del nostro mercato rionale. Stupefacente era il loro modo di vestire: righe con quadretti, mix improbabili di colori, come se uno di noi si vestisse al buio con i primi abiti capitati sotto mano! L’atmosfera che si respira in questi piccoli mercati galleggianti è un’esperienza molto particolare che deve essere assaporata con la consapevolezza che il loro è un mondo rurale semplice e nell’insieme povero, lontano dal consumismo e dalla globalizzazione sfrenata. Visitare questi mercati significa immergersi nel passato delle civiltà contadine e nel modo di vivere della popolazione più semplice.
Il nostro barcaiolo, poi, ha continuato ad inoltrarsi nei rami laterali del Mekong e qui abbiamo potuto ammirare la fitta vegetazione che avvolge tutto, nascondendo anche le case alla vista del passante (ma come avrebbero potuto vincere le truppe americane in questo inferno fatto di vegetazione inestricabile, caldo afoso, umidità al 90% che fa sì che i tuoi abiti siano zuppi ed incollati sulla pelle, con una popolazione lontana anni luce dalle nostre abitudini e concetto di libertà?). Abbiamo assistito anche ad una scenetta divertente: davanti a noi c’era una barca che trasportava dei maialini non legati. Ogni tanto uno di loro si tuffava in acqua e nuotava disperato verso la riva, mentre i due barcaioli remavano al suo inseguimento…
Good morning, Vietnam!
Tornati all’imbarcadero, abbiamo pranzato al ristorante Mekong con buoni piatti vietnamiti e poi di corsa all’albergo per recuperare le valigie e farci portare dal taxi alla stazione dei bus per Chau Doc, ultima tappa del Vietnam.
CHAU DOC
Questa è una graziosa città di frontiera, infatti da qui ci si imbarca per raggiungere via Mekong la capitale della Cambogia. Per spostarsi da Can Tho a Chau Doc non esistono bus di linea, ma occorre rivolgersi a privati che coprono questa tratta con pulmini. Andate comunque alla stazione dei bus: qui in fondo troverete gli uffici che vendono i biglietti per Chau Doc. Non ci sono orari, il pulmino parte quando è pieno, ma vi assicuro che si riempie subito e i passeggeri vengono stipati all’inverosimile anche nel portabagagli. E’ stato un viaggio molto divertente: l’autista è più spericolato di Schumacher e i passeggeri vengono quasi lanciati fuori dal mezzo alle fermate intermedie! Per nostra fortuna dovevamo scendere al capolinea, altrimenti non so come avremmo fatto. Altro piccolo inconveniente: arrivati a destinazione ci sono solo i truck truck che portano al centro città. I proprietari sono cari ed arroganti, perché hanno il monopolio del trasporto, così abbiamo deciso di incamminarci a piedi per poi fermare un taxi. Solo in seguito ci siamo resi conto che siamo stati fortunati, perché dopo alcune centinaia di metri abbiamo incontrato un tassista che stava riposando all’ombra di un albero. Ha accettato di portarci in albergo e subito si sono materializzati alcuni guidatori di truck truck, che hanno cominciato ad inveire contro il tassista e solo con l’intervento deciso di mio marito si sono allontanati. Se non avessimo incontrato questo taxi sul nostro cammino, avremmo dovuto percorrere due chilometri a piedi, sotto il sole e con una temperatura di almeno 36 gradi.
Abbiamo dormito al Hai Chau Hotel, veramente ottimo per rapporto qualità/prezzo: camere ampie, pulite, buona la prima colazione.(15 €/notte). L’hotel si trova vicinissimo al food market e all’imbarco per la Cambogia e a piedi si può passeggiare per le vie parallele al lungofiume ricche di negozi e bancarelle, per poi dirigersi su Le Loi Street (il lungofiume), frequentato sia dai turisti che dai vietnamiti, che qui di sera trovano refrigerio, musica e bancarelle. Su questa strada, quasi di fronte al Victoria Hotel, si trova il ristorante Mekong, segnalato anche dalla Lonely. Si mangiano buoni piatti vietnamiti e i prezzi sono onesti.
Il giorno successivo alle 8,30 ci siamo imbarcati per raggiungere la Cambogia. Il biglietto costa 24$ a persona, e al confine è il personale del battello che si occupa del visto. Il viaggio è piacevole e dà l’opportunità di ammirare tutta la maestosità del Mekong e di ammirare i numerosi villaggi che sorgono su palafitte costruite su terrapieni che emergono sul fiume.
CAMBOGIA
Della Cambogia abbiamo visitato la capitale Phnom Penh e il sito di Angkor Wat vicino a Siem Reap.
Vi rimando alla Lonely o a qualsiasi altra guida per la descrizione di questo sito, ma vi raccomando caldamente di non tralasciarlo, se vi trovate in Vietnam. Angkor è di una bellezza particolare con i suoi templi immersi nella vegetazione e i tronchi degli alberi che si fanno strada fra le pareti e le ricche decorazioni.
Conclusioni
Il Vietnam è un Paese da vedere adesso, prima che inquinamento, rifiuti, palazzoni orribili, urbanizzazione senza regole cancellino ciò che è l’anima di questo stato e della sua popolazione ancora semplice e pronta a regalarti uno dei loro famosi sorrisi.