Vietnam, nord e sud
Siamo partiti da Venezia con la Aeroflot, scalo a Mosca e arrivo ad Hanoi, la capitale del Vietnam la mattina successiva. Il viaggio è stato tutto sommato tranquillo; la compagnia aerea è piuttosto vecchietta e gli aerei sono quel che sono, ma abbiamo risparmiato 300 euro a persona circa.
Hanoi ci ha colpito con il suo caldo afoso anche se con poco sole e con le migliaia di motorini pieni di qualsiasi mercanzia possibile e caricati all’inverosimile. Siamo arrivati nella nostra piccola guesthouse (prenotata dall’Italia) nel quartiere vecchio e delle gentili ragazze ci hanno accolto e ci hanno mostrato le camere offrendoci il primo tè vietnamita, la gentilezza della popolazione si percepisce da subito.
La giornata inizia subito in maniera attiva nonostante la stanchezza: oggi percorreremo l’itinerario proposto dalla Lonely Planet che parte proprio da vicino alla nostra guesthouse e si snoda in tutto il quartiere vecchio della capitale: quindi dove si svolge la vita, dove la gente mangia per strada, dove ci sono le pagode più importanti e dove ci sono tantissimi negozi. Il nome delle strade corrisponde a quello che si trova nella via, quindi si trova la via interamente della seta, dei fabbri, dei fiori e così via; i colori ci colpiscono molto, come la gente e gli innumerevoli motorini.
Una cosa tipica di Hanoi sono le donne intente a vendere la merce con il tipico cappello vietnamita e un’asta di legno appoggiata nella spalla che funge da bilancia; da ambo i lati pende il cesto con la loro merce. Con la stessa asta di legno, si siedono per terra e allestiscono la cena per la gente del luogo.
Ci facciamo quindi un giro per il lago “Hoan Kiem” e compriamo il biglietto per la sera dopo, per il teatro delle marionette nell’acqua. Come primo approccio alla cucina non ci va molto bene e sarà la prima e unica volta: ci fermiamo in un posto lungo la strada dove sono seduti solo vietnamiti e servono un unico piatto; non siamo schizzinosi, abbiamo cercato di mangiare quella brodaglia fatta di pezzetti di non so che, con un brodo tutto marroncino pieno di piccoli pezzetti, ma non ci siamo proprio riusciti, abbiamo pagato e abbiamo lasciato la ciotola per tre quarti piena. Abbiamo ripiegato su un posticino molto carino dove abbiamo preso un pho (piatto tipico vietnamita fatto da noodles e brodo, a piacere si aggiunge verdura oppure carne) e degli involtini primavera, tutto buonissimo!
Il giorno dopo, decidiamo di andare a vedere il complesso di Ho Chi Minh, purtroppo però non si poteva accedere perché c’era in corso una funzione militare, visitiamo quindi il parco, la pagoda a una sola colonna e il Tempio della Letteratura e ci fermiamo a mangiare nella catena “Pho 24” (catena famosa in tutto in Vietnam dove fanno il pho in vari modi) dove mangiamo benissimo. Poi, ritornati in centro, troviamo un’agenzia dove con un ottimo prezzo ci organizza per il giorno dopo un escursione alla “Pagoda dei Profumi”. La sera mangiamo in un posto lungo la strada dove divoriamo forse i migliori noodles fritti di tutto il viaggio e poi andiamo a teatro. Lo spettacolo è stato molto bello ed interessante; delle signore suonando e parlando, narrano le leggende del Vietnam e nella piscina sottostante a loro, le marionette in acqua mimano la scenetta! Davvero particolare!
Il giorno seguente partiamo con un pulmino e andiamo a vedere a circa 2 ore di autobus da Hanoi, la “Pagoda dei Profumi”, forse uno dei luoghi naturali più belli che abbiamo mai visto in vita nostra.
L’organizzazione dell’escursione, come si immaginava, è molto improntata sulla persona (quindi noi) come turisti e quindi spillare soldi (autogrill, donne con la frutta, ecc ecc), ma voglio tralasciare questo perché non è importante; importante è quello che abbiamo visto. Siamo arrivati in questo paesino, dove siamo saliti in una pagaia in 6 di noi, e una signora ha remato per un’ora in mezzo alla giungla fino ad arrivare ai piedi del monte dove, nella sommità, si trovava la pagoda dei profumi, una pagoda buddista dove abitano circa 60 monaci. Da qui, inizia una grande e lunga scalinata in mezzo alla giungla; ci fermiamo poco dopo per mangiare (in Vietnam mangiano spesso e a tutte le ore del giorno, per loro il cibo è “una tappa” che non si può tralasciare) e poi ci lasciano due ore di tempo per arrivare alla Pagoda: si poteva raggiungere con la funicolare (10 minuti circa) oppure tramite una scalinata in circa 1 ora di cammino. Noi scegliamo di camminare; inizia il sentiero, fatto di scalini non tanto ripidi ma stretti ed infiniti, il paesaggio man mano diventa sempre più irreale, nessuno che camminava: solo noi, una natura rigogliosa, verde, maestosa, qualche scimmia qua e li, qualcuna anche legata ad un albero intenta a mangiare un mandarino, la meta sembrava sempre più vicina ma con l’umido che c’era è stato abbastanza faticoso arrivarci, ci si mette un’ora?! Correndo credo!
Ci rendiamo conto che siamo quasi arrivati perché si iniziano a vedere le prime persone e le prime bancarelle di collane buddiste; una porta di pietra si materializza davanti a noi: entriamo e rimaniamo a bocca aperta. Davanti a noi si apre una specie di cratere naturale,una grande roccia in fondo a sinistra è la meta:l’altare. Per arrivarci dobbiamo scendere una scalinata di pietra in mezzo ad alberi e cespugli giganti, una strana arietta fresca, in mezzo a tutto questo umido ci fa venire i brividi, rimaniamo credo 10 minuti a guardare davanti a noi questa potenza naturale. Scendiamo fino all’altare e accendiamo degli incensi in segno di buon auspicio, dietro l’altare, scavato nella roccia si apre un cunicolo che fa fare il giro di esso: è bellissimo.
Il tempo scorre veloce e decidiamo di ritornare con la funicolare per non rimanere indietro: qui non ti aspettano! Quindi rifacciamo un’altra oretta di pagaia e siamo in pulmino. Domani ultimo giorno ad Hanoi e poi si parte per Halong Bay.
Durante l’ultimo giorno ad Hanoi decidiamo di visitare il museo della Guerra del Vietnam, dove, cosa che ci ha colpito molto, era come la guerra fosse mal vista da tutti gli Stati mondiali, quindi una sezione dedicata alle tante manifestazioni contro essa. Una cosa molto interessante che fa capire l’anima profonda e pacifica dei vietnamiti è come abbiano voluto togliere delle parti giudicate da essi troppo forti e offensive verso dei possibili turisti americani quindi, nonostante tutto, il rispetto che hanno verso un popolo che per loro non lo ha avuto.
Seconda tappa, ma per noi molto significativa è stata la Pagoda Buddista in pieno centro di Hanoi, abitata da 12 monache; di per se non ha nulla di eccezionale, a parte un l’altare molto colorato e pieno di luci stile natalizio; ma siamo stati fortunati perchè c’era una funzione in atto; siamo rimasti una mezz’oretta dentro alla pagoda ad ascoltare il mantra, questa melodia che per noi sembrava sempre uguale, questi rituali molto particolari dove sembrava che le monache aprissero le mani e il petto per prendersi tutta l’energia necessaria. Non abbiamo fatto neanche una foto per rispetto, ma siamo usciti belli carichi e leggeri da questo momento di preghiera.
Ultima tappa della giornata e di Hanoi, è stata la prigione “Hoa Lo” dove erano rinchiusi gli americani che venivano scovati durante la guerra. Di per se non ha nulla di particolare, solo una cosa c’è da dire: era soprannominata “Prison Hilton”; perché? Lo Stato vietnamita pretendeva che gli americani venissero trattati non come prigionieri, ma come persone “normali”, erano quindi trattati bene e rispettati; mangiavano bene, potevano leggere e giocare a scacchi, potevano lavarsi e stare con i compagni. E’ qui che è stato impriogionato anche John McCain.
L’escursione Halong-Bay/Sapa è stata decisa e studiata dall’Italia e quindi anche prenotata e pagata per metà. Ad Hanoi, e in tutto il Vietnam, ci sono un’infinita di agenzie, alcune di dubbia provenienza, per questo abbiamo deciso di studiare bene gli itinerari a casa e scegliere con calma, e abbiamo fatto bene, l’agenzia scelta è la Vega Travel e la consigliamo: guide giovani che danno un sacco di informazioni e parlano un buon e semplice inglese,mezzi e hotel buoni,cibo ottimo ed escursioni studiate nel dettaglio.
Halong Bay, una baia formata da circa 2.000 rocce che emergono come per miracolo. È sicuramente una meta piena di turisti, ma ne vale la pena perché la natura che si trova qui è magnifica e noi ci siamo divertiti tantissimo. Siamo partiti con un pulmino e siamo arrivati verso le 11 al porto di Halong City da dove abbiamo preso la nave che ci avrebbe fatto fare un bel giro di tutta la baia e quindi avremmo dormito in barca per poi ritornare il giorno dopo. Appena arrivati in barca e aver visionato la nostra camera (bellissima!) ci hanno offerto il pranzo e durante la navigazione si potevano vedere le baie e le bellissime conformazioni rocciose; abbiamo visto le popolazioni che vivono nell’acqua, abbiamo fatto kajak e un’escursione alla grotta delle Sorprese: un cunicolo all’interno di una grotta che sembra molto piccolo, ma si apre all’interno ed è veramente maestoso; i francesi che l’hanno scoperta l’hanno chiamata così perché ti coglie di sorpresa! Durante la serata ci siamo divertiti come pazzi: eravamo tutti giovani di varie nazionalità (mai incontrato italiani in Vietnam!), abbiamo pescato, cantato con il Karaoke e ballato! E’ stato memorabile. Il giorno dopo, abbiamo fatto un escursione in un’altra piccola grotta e poi abbiamo fatto colazione per poi ritornare al porto di Halong da dove un autobus ci avrebbe portato di nuovo in città in attesa del treno notturno per Sapa.
Il viaggio in treno per arrivare a Sapa è stato molto lungo e rumoroso ma Sapa, località montana, ci accoglie con un po’ di fresco e dopo l’afa di Hanoi non possiamo che esserne felici. Arriviamo all’hotel prefissato e dopo una buona colazione e un po’ di relax andiamo a visitare il villaggio di Cat-Cat che si trova a pochi kilometri dal piccolo centro di Sapa, ormai completamente turistico, ma molto accogliente.
Strada facendo incontriamo molte donne della tribù degli H’Mong che ci propongono la loro mercanzia, nel mercato della città invece troviamo di tutto, dai pipistrelli alla griglia ai cani, dagli zaini per il trekking al liquore con il serpente, tutto a prezzi stracciati.
Man mano che scendiamo al villaggio ci rendiamo conto di essere molto fortunati, la nebbiolina tipica di Sapa si alza lentamente e si apre dinnanzi a noi un bellissimo paesaggio di montagna intagliato da gradini coltivati a riso. Il paesaggio va e viene, quando esce il sole le nuvole si allargano, quando il sole è oscurato, davanti a noi ed in mezzo c’è solo nebbia; questo ci accompagnerà per tutta la nostra permanenza.
Il villaggio di Cat-Cat si trova alla fine di una strada in discesa, il paesaggio la fa da padrone, i bambini e la loro vivacità e accoglienza fanno il resto.
Alla sera ceniamo con gli altri del gruppo in un posticino molto carino seduti nei cuscini, prima di andare a dormire decidiamo di farci una partita a biliardo, dove veniamo completamente umiliati dai vietnamiti! Sono bravi eh!
La mattina dopo ci svegliamo alla buon’ora, siamo in sette europei, una guida e con noi si sono aggregate circa una decina di donne della tribù H’Mong che ci aiuteranno nel percorrere il difficile sentiero lungo le risaie, chiacchiereranno con noi e si presteranno a fare foto; dopo 7 ore di camminata lungo paesaggi incantevoli, ponti sospesi e gente ospitale e dagli abiti coloratissimi, arriviamo nella casa che ci ospiterà per la notte. Ci sentiamo in dovere di acquistare dalle signore la loro mercanzia, rigorosamente fatta a mano, dato che ci hanno aiutato e scortato per tutto il giorno.
Trascorreremo una piacevole e divertente serata in compagnia della famiglia che ci ospita, imparando a cucinare gli involtini primavera! La casa è molto grande: al piano di sotto dorme la famiglia e c’è la cucina; noi ospiti dormiamo al piano superiore, ci sono circa una ventina di letti tutti relativamente attaccati, ognuno ha un velo bianco attorno in modo da poter avere un po’ di privacy.
La mattina ci offrono la colazione nel pergolato con vista su una magnifica cascata e sulle terre circostanti. E’ tutto perfetto.
Ripartiamo e dopo un’altra mattinata di trekking facciamo ritorno a Sapa, ultimo giretto per il paesello e alla sera prendiamo il treno che ci riporta ad Hanoi. Ad Hanoi, dopo un paio d’ore d’attesa in aeroporto, voleremo diretti a Ho Chi Minh City.
Ho Chi Minh ci dà il benvenuto con un caldo torrido e un bel temporale e con un sottofondo di rumore di motorini. Si pensi che la città ha 8 milioni di abitanti e la metà ha il motorino; attraversare la strada è un impresa non da poco, bisogna fare un passo dopo l’altro e guardarsi da tutte le parti, le strisce pedonali ci sono, ma è come se non esistessero; mentre si attraversa la strada e passo dopo passo ci si ferma, sarà compito del mezzo o evitarci oppure accelerare e passarci in parte, non esiste il frenare per farci passare; non esiste il frenare agli stop, solo a semaforo rosso ci si ferma!
Abbiamo diversi giorni da trascorrere ad Ho Chi Minh e quindi riusciamo a girarla molto bene. In realtà non ci è piaciuta molto perché troppo caotica e rumorosa per i nostri gusti, ma prendendo l’autobus siamo potuti uscire dal centro e andare anche nel quartiere “Cholon” per ammirare le bellissime pagode e vedere uno scorcio della città un po’ più popolare.
Visitiamo quindi la Cattedrale di Notre-Dame, il templio induista, il Palazzo dell’indipendenza, il palazzo del Comitato del Popolo, il Central Post Office e tappa all’ormai famosissima Bui Vien, anche se non è la nostra idea di Vietnam perché sembrava di stare a Roma o in qualsiasi città europea.
Confrontando i prezzi con le vari agenzie locali, abbiamo trovato a prezzo stracciato un escursione giornaliera per i Tunnel di Cu-Chi abbinati alla visita del Templio di Tay Ninh. La mattina successiva quindi, saliamo in questo pulmino e insieme ad altre dieci persone andiamo alla volta del templio caodista di Tay Ninh. Il caodismo è una setta, formata nel 1926 dopo una seduta spirita,ed è un insieme di più religioni,credono nella reincarnazione e nella non violenza. Il templio è veramente spettacolare, anche se effettivamente ci siamo resi conto si tratti di una setta, perché diverso da tutte le pagoda e templi, molto colorato e con vari occhi dipinti qua e là; durante la funziona religiosa (tre volte al giorno),è divieto di passare nella strada di fronte al templio perché segno di non rispetto.
Dopo questa breve ma curiosa sosta al templio, ci spostiamo verso i tunnel di Cu Chi. A prescindere dal fatto che ora il luogo è prettamente turistico, la visita ne vale la pena. Viene illustrata la storia dei vietcong, i loro astuti trucchi, e come siano riusciti a vincere la guerra con gli americani; si vedono ancora i crateri delle bombe lanciate; sono stati riprodotti dei momenti di vita giornaliera dei vietcong a lavoro, si riescono a vedere le molteplici trappole costruite e per finire si può provare ad andare sottoterra per percorrere una parte di tunnel; che dire, l’esperienza è stata alquanto poco sicura, nessuna luce, poco spazio per respirare e tutti dentro come sardine: per fortuna siamo usciti dopo 20 metri. Una cosa che non ci è piaciuta è stata che alla fine delle visita c’è la possibilità di sparare al “tiro al bersaglio”, l’abbiamo trovato privo di gusto.
L’ultima escursione, nel Mekong, l’abbiamo prenotata da casa; forse qui non ci abbiamo azzeccato. L’agenzia scelta non è stata delle migliori ma ci siamo divertiti lo stesso. La guida era tutta per noi quindi abbiamo potuto chiedere un sacco di informazioni.
Siamo partiti da Ho Chi Minh e siamo arrivati a My Tho in auto; da lì abbiamo percorso un tratto di Mekong con una piccola imbarcazione dove a remare c’era una donna. Abbiamo fatto visita ad una azienda famigliare che produceva caramelle al cocco e poi, siamo ritornati in auto e dopo un breve percorso in scooter, ci hanno accompagnato nel nostro bungalow lungo il Mekong dove avremmo trascorso la notte. Nel pomeriggio ci siamo dedicati alla visita dei villaggi con una bella corsa in bicicletta, alla sera abbiamo cenato a casa della famiglia che ci ospitava e siamo andati a dormire presto, la mattina ci aspettava una lunga giornata alla scoperta dei mercati galleggianti. In realtà non abbiamo dormito così tanto perché avevamo la camera invasa dai gecki, per fortuna avevamo il velo tutto attorno a noi!
La sveglia è alle 5.30, dopo una veloce corsa in bicicletta, arriviamo nel centro, se così si può chiamare, di questo villaggio dove la vita e il mercato inizia verso le 5 della mattina perché è il momento migliore della giornata per sentire un po’ di fresco. Quindi abbiamo fatto visita al mercato e ci siamo seduti in questo baretto dove ci hanno offerto un buonissimo caffè vietnamita. E’ stata davvero una bella esperienza.
Da qui siamo andati al mercato galleggiante di Phong Dien: per farsi notare, le barche aizzano un lungo bastone e in cima ci mettono la merce che vendono, in questo modo anche da lontano si capisce che cosa offrono, quindi, tutto è più semplice. Da qui andiamo a visitare una fabbrica a livello famigliare di noodles, una fabbrica di riso e poi con calma ritorniamo ad Ho Chi Minh.
L’ultimo giorno ad Ho Chi Minh lo dedichiamo alla visita del mercato di Ben Thanh e poi con calma prendiamo l’aereo che ci riporterà, con scalo a Mosca, in Italia. Il Vietnam ci ha colpito; prima di tutto per la natura e poi per la forza d’animo e la gentilezza della gente. La popolazione è giovane e piena di vita; sembra come se mancasse una fascia d’età, quella dei nostri genitori, forse scomparsa per la guerra.
Ma il Vietnam oltre che essere bellissimo ci ha fatto pensare. Una scena che non dimenticheremo e che rispecchia perfettamente il Vietnam, è questa: uno dei primi giorni, ci ritroviamo nel mercato notturno di Hanoi, quindi in mezzo al caos infernale. A un certo punto, un ragazzo in motorino urta un altro ragazzo, questi due tentano di picchiarsi ma nel giro di un paio di secondi arrivano degli altri ragazzi che li dividono subito. Bene, in questa frazione di secondo, tutto quello che c’era intorno a loro, chi faceva da mangiare, chi cercava di vendere, chi sistemava le magliette, chi semplicemente passava di lì, insomma, si sono fermati tutti. Bloccati a guardarli. Fino a quando la situazione non è tornata alla normalità loro non sono andati avanti con quello che stavano facendo prima. Ma rimanevano semplicemente immobili. Come a dire: non si fa. Questo è il Vietnam che ci portiamo nel cuore.