Vietnam da nord a sud: due realtá diverse. Parte 2

Diario di Viaggio DI LAURA GIAMPAOLO MATTEO E CARLOTTA GRIGNANI PARTE II 12 Dicembre 2004 – Domenica (Escursione sul Fiume dei Profumi – Tombe Imperiali) Alle 8:00 vengono a prenderci e ci accompagnano all’imbarcadero! Il barcone é bellissimo, a forma di Drago molto variopinto. Sulla barca prenotata c’é l’intera famiglia: il...
Scritto da: grignanilaura
vietnam da nord a sud: due realtá diverse. parte 2
Partenza il: 02/12/2004
Ritorno il: 22/12/2004
Viaggiatori: fino a 6
Diario di Viaggio DI LAURA GIAMPAOLO MATTEO E CARLOTTA GRIGNANI PARTE II 12 Dicembre 2004 – Domenica (Escursione sul Fiume dei Profumi – Tombe Imperiali) Alle 8:00 vengono a prenderci e ci accompagnano all’imbarcadero! Il barcone é bellissimo, a forma di Drago molto variopinto. Sulla barca prenotata c’é l’intera famiglia: il barcaiolo, la moglie e i due bambini; forse su questo barcone ci vivono anche. Il tempo é coperto ma – nota positiva – non piove. Siamo già fortunati perché la zona di Hué a Dicembre é stagione di pioggia. Prima tappa: La pagoda di Thien Mui, torre ottagonale simbolo del Vietnam. Peccato che sia in ristrutturazione pertanto circondata dalle impalcature. Al tempio vicino c’é il Buddah che ride.

La tradizione vuole che i fedeli vengano in questo tempio il primo giorno dell’anno per trarre un buon auspicio di felicità (chi ride il primo dell’anno ride tutto l’anno…). In questo complesso di templi incontriamo i primi turisti italiani, con guida privata che… Parla addirittura la nostra lingua. La signora della barca, per chiederci se volevamo il pranzo, ci ha mostrato una serie di foto di turisti che mangiavano e poi su una vecchia copia della Lonely Planet c’indicava i vari tipi di cibo. Acconsentiamo ma senza chiedere il prezzo… Ahimè. Ore 10:00 Esce un po’ di sole. Durante la navigazione d’andata, la signora apre enormi borsoni ed inizia a spargere sul pavimento una serie infinita di mercanzie, souvenir, ceramiche, quadretti, oggetti in legno, capi d’abbigliamento in seta… Ok. Carlotta adocchia un bel completino in seta nera (classici pantaloni alla vietnamita e camicetta a kimono). Li prova anche. Io scelgo una vestaglia. Per il tutto vuole 30 dollari. Si prova a trattare ma niente da fare. In ogni modo, poiché sono molto gentili, se al posto di dar loro la mancia acquistiamo questi oggetti, facciamo ugualmente qualcosa di buono. Seconda tappa: Nom Chen Temple (sulla Lonly Planet non c’é), che non era nulla di speciale e per andarci ci siamo infangati tutti. Però ci siamo divertiti poiché Carlotta ed io abbiamo nascosto le scarpe di papà e Matteo fuori dal tempio e poi abbiamo aspettato un buon quarto d’ora sulla barca… Prima che arrivassero! Terza tappa: la splendida Tomba di Mihn Mang. Verso le 13:30 pranziamo e molto bene. La signora ci ha preparato un menù veramente ottimo! Dopo pranzo, prima novità: ci sconsigliano di andare alla Tomba di Khal Din perché affermano che ci sono da fare tre km. A piedi e purtroppo é cominciato a diluviare. Allora ne aggiungo io una al programma, la tomba di Thien Tri. Non ci crederete… Ma non siamo riusciti a trovarla. Ci siamo trovati anche in una situazione molto strana perché, dopo aver girovagato a destra e a sinistra in aperta campagna (arrivando quasi a piedi alla tomba di TuDoc a causa di informazioni sbagliate che ci avevano dato delle ragazze), siamo finiti su una strada principale. É stato deludente. Abbiamo provato a fare dei segni a dei motociclisti affinché si fermassero per chiedere loro la direzione del tempio. Purtroppo a piedi non c’era nessuno. Abbiamo provato anche a fermare delle persone in bicicletta. In tutti i casi, nonostante il ns. Stupore, non si é fermato nessuno. Alcuni ci hanno anche fatto anche dei gestacci e un ciclista ci ha urlato dietro qualcosa. Forse se non hanno un motivo di interesse non sono disponibili ad aiutarti? É brutto pensarlo. Ultima tappa: La Tomba di Tu Duc. Questa é veramente splendida, sarà perché immersa nella natura o sarà perché apparteneva all’imperatore Tu Duc, famoso per i suoi sfarzi, per le sue 104 mogli e per aver ufficiato la città di Hué del titolo di patria della gastronomia Vietnamita, grazie ai suoi 50 cuochi di corte che ogni giorno dovevano cucinargli 50 piatti diversi. Continua a piovigginare ma pazienza, sempre meglio del diluvio. Nell’immenso parco si trovano vari tempi e tombe. É enorme. Nel palazzo dell’imperatore – che lì aveva anche una riserva di caccia e si recava con le sue concubine – Carlotta si fa pure fotografare vestita da imperatrice. Successivamente rientriamo a Hué. Arrivati al molo ci presentano il conto del pranzo: ben 450.000 dong. M’innervosisco perché a Cat Ba in un bellissimo ristorante con molto meno abbiamo mangiato ostriche, enormi pesci alla griglia, gamberi, ecc.. Insomma… Ci provano sempre?! Così alla fine rinuncio all’acquisto dei capi in seta. Torniamo in Hotel a piedi. Matteo va a dormire e noi tre andiamo al mercato centrale di Hué. É enorme e tutto diviso a settori: settore scarpe, settore cappelli, settore vestiti, ecc.. Al settore vestiti troviamo gli stessi capi che erano in barca. Qui vogliono addirittura 75 dollari. Inizia una contrattazione incredibile… Alla cifra di 30 dollari ce n’andiamo. A 27 dollari ci corrono dietro. A 25 acquistiamo. Compriamo anche un paio d’occhiali da sole ed un orologino per Carlotta. Torniamo in albergo un po’ stanchi. Doccia e via. Stasera abbiamo scelto di cenere al ristorante Tinh Gia Vien, vicino al nostro albergo. É famoso per riprodurre la cucina nel vecchio stile imperiale. Si trova in un bel giardino. Stranamente non c’é nessuno, anche se il servizio, la coreografia ed i gusti sono impeccabili. La presentazione dei piatti e le loro decorazioni sono qualcosa che raramente si ha l’occasione di vedere. Un menù così, in occidente, potrebbe costare anche oltre i 100 euro a testa, qui invece con una buona bottiglia di Vino francese spendiamo 585.000 dong (29 euro) in tutto. Passando da Hué sicuramente é un posto da non perdere! In hotel prepariamo gli zaini e poi beviamo un whisky al bar. Questo giardino é così bello e rilassante… Domattina sveglia alle 5:30 (massimo 6:00)! 13 Dicembre 2004 – Lunedì (Hué – Danag – Hoi An) Ore 7:00 andiamo in stazione dopo aver fatto colazione e pagato il conto! (meno male che ci sono le carte di credito). Ore 8:10 il treno verso Danang é già in viaggio. Una signora vietnamita molto simpatica ci offre dei frutti marroncini secchi… Mentre li sbucciamo lei e il figlio ci guardano e ridono. Ma sono veramente buoni; credo che siano lichies seccati. L’arrivo a Danag é previsto fra 2 ore e mezza. Alle 10:00 passiamo sul passo che separa le province di Hué e Danang. In teoria dovrebbe anche segnare il cambiamento del clima cioè da nuvolo a soleggiato. Ma purtroppo non é così. Sul treno passa una signora che vende dei vasetti che sembrano quelli dello yogurt. Io (ovviamente) mi offro di assaggiarne uno… Buonissimo! Così ne compriamo altri sei. A Danang dovrebbe venirci a prendere un autista mandato dall’albergo di Hoi An, così lungo la strada avremo la possibilità di fare delle tappe: la prima a China Beach, dove pranzeremo, la seconda alle Montagne di Marmo.

Quando arriviamo a Danang l’autista c’é e parla anche inglese! Bene. Facciamo due passi sulla China Beach, é un po’ nuvoloso ma non é bruttissimo. Scegliamo un ristorantino fra i tanti e ci arrampichiamo per le ripide scale. Questi ristoranti sono tutti su palafitte molto molto alte… Sicuramente le maree della stagione delle piogge non devono essere uno scherzo. Facciamo una mangiata colossale (che novità…) a base di ostriche, granchi, conchiglie in salsa piccante, aragosta pesce e gamberi. Qui vediamo il secondo gatto vietnamita, una bella gattina e anche incinta! Carlotta la coccola per la gioia di papà (che non si può dire ami moltissimo i gatti). Conosciamo una coppia di vietnamiti che parla un inglese perfetto! Capiamo subito perché: vivono in Canada, lui é un ex dissidente. Ora sono qui per le vacanze di Natale. Mi piacerebbe fargli un sacco di domande ma non possiamo approfittare più di tanto. Dopo pranzo riprendiamo la ns. Auto ed andiamo alle Montagne di Marmo. Sono molto belle anche se un po’ faticose, soprattutto dopo il nostro pranzo di oggi! Gradini, gradini e ancora gradini. Riusciamo in ogni caso a fare il percorso completo e a vedere tutti i templi e tutte le grotte (tranne una). Scattiamo un rullino completo che, però… Purtroppo, la sera dopo ci accorgeremo, con gran dispiacere, che non era agganciato. Ai piedi di queste colline marmoree ci sono moltissimi laboratori artigianali che vendono sculture di marmo ma non solo piccoline, ce ne sono di dimensioni enormi. Ci raccontano che le esportano anche… E che il costo di spedizione via nave non é poi così alto… Siamo tentati di comprare due bei leoni da mettere all’ingresso di casa nostra ma poi desistiamo. Arriviamo al Hotel Van Loi, trovato su Internet e prenotato già da diverse settimane. É molto molto bello. Al primo piano c’è anche una grande piscina ed il bar-ristorante si trova all’ultimo piano in una terrazza panoramica con splendida vista sul fiume e su Hoi An. Sistemati i bagagli ci cambiamo e partiamo all’esplorazione della cittadina ma è già buio. Subito troviamo gli stessi pantaloni di seta che ieri sono stati oggetto di estenuanti contrattazioni. Qui li vendono a 5 dollari prima della contrattazione. Questa è la città dei sarti! Giampaolo ordina un paio di pantaloni sportivi che si fa confezionare su misura, saranno pronti domani sera per 7 dollari. Passeggiamo un po’ per il centro storico che ci appare molto bello, elegante, ricco di ristoranti, locali e piacevoli guest-house. È la prima volta che vediamo tanti turisti e tanta vita in Vietnam ma questa cittadina è, in effetti, molto piacevole. Verso le 20:00 ci fermiamo a mangiare in un ristorante galleggiante, sul fiume, vicino al ponte Giapponese. Mangiamo bene e beviamo dell’ottimo vino ungherese (non potevamo non prenderlo…). Poi si rientra in albergo.

14 Dicembre 2004 – Martedí (Hoi An – My Son – Hoi An) Alle 7: 30 siamo già su un taxi (sempre quello dell’albergo poiché é discretamente economico!) che ci porterà a My Son. Stamattina non ci hanno svegliato al solito modo così gentile tipo: “Good morning, it’s six o clock”, bensì con un imperativo “please wake up!”. Ma mi è venuto in mente che il proprietario è un ex soldato Vietnamita in pensione. È uno di quelli che hanno combattuto contro gli americani. Abbiamo letto anche una sua intervista, in cui dichiara che, per prima cosa lui si sente un militare!… con ciò si spiega anche la tecnica della sveglia! La colazione di stamattina è stata piuttosto magra, vuoi perché era presto o vuoi perché in tutto l’hotel siamo soltanto una decina di ospiti! … Meno male che la Lonely Planet affermava che a Hoi An bisogna prenotare con largo anticipo perché è sempre tutto pieno… Ore 7:50 siamo appena riusciti a superare un tratto di “fuori strada” fra fango, enormi buche e dossi incredibili – causa lavori in corso – e sta uscendo anche il sole! Così almeno Giampaolo la smette di lamentarsi del tempo, anche se il cielo coperto l’abbiamo avuto solo per due giorni e la pioggia solo per mezza giornata… C’è stato di molto di peggio nei nostri viaggi (alluvione in Cile dove non vedevano una goccia d’acqua da 70 anni… diluvio in Bahia California dove non pioveva dal 1884… persino a Hurgada ha piovuto). Bisogna sempre saper cogliere il lato positivo delle cose (e vi assicuro che c’è sempre, se non altro per il fatto che in tutti i casi esiste qualcosa di peggio!). Arrivati a My Son (altro sito dichiarato patrimonio dell’Unesco dopo la Baia di Halong, Hué e Hoi An) acquistiamo i biglietti e saliamo sulla jeep che ci porta al centro visitatori, da cui parte il percorso. My Son è il sito archeologico del regno dei Champa più famoso del Vietnam. My Son fu al massimo del suo splendore tra il IV e il XIII secolo, e se non fosse per i bombardamenti americani che hanno gravemente danneggiato la maggior parte delle strutture, My Son sarebbe uno dei siti meglio conservati in Vietnam! Perlustriamo i vari settori (il B ed il C sono quelli in condizioni migliore, nonché i più interessanti). My Son ha il suo fascino anche per merito della sua posizione fra verdi colline e il torrente che lo attraversa. Il settore “A” non è ancora stato ristrutturato e forse non lo sarà mai, sembra essere stato lasciato in quelle condizioni a testimonianza delle devastazioni causate dai bombardamenti americani. Alle 11: 00 termina già la ns. Visita. Il passaggio in jeep verso l’uscita è più folcloristico del primo perché l’autista ama cantare e ci allieta con l’inno a Ho Chi Min e, per concludere, con Bella Ciao! Alle 12: 00 siamo già di ritorno a Hoi An e quindi abbiamo tutto il tempo per visitare la città antica. Facciamo i ns. Biglietti e seguiamo il percorso circolare, vediamo alcuni templi, sale riunioni, case cinesi del 700, ecc… Hoi An è molto ben mantenuta.

In un negozio nelle vie del centro troviamo anche dei pantaloni uguali a quelli di Carlotta, ma a solo un dollaro!!! … Ma è una signora anziana che ce l’ha detto, infatti, dopo un secondo accorre trafelato un tizio che parla inglese ed il prezzo si tramuta come per incanto in 8 dollari… Pranziamo in un piccolo ristorante consigliato dalla Lonely Planet e mangiamo molto bene spendendo circa 8 euro in quattro. Al ristorante litighiamo perché Giampaolo (come sempre) vuole assaggiare le pietanze di tutti mentre noi, che ce le scegliamo molto accuratamente, le vorremmo mangiare da soli… Morale… si offende.. Ragione per cui verso sera la famiglia si divide! Io e i bambini continuiamo il ns. Giro e visitiamo una casa “museo”, sempre cinese, ma dove tuttora ci abita una famiglia. Questa casa è bellissima, apparteneva a dei mercanti molto importanti. Ha dei favolosi intagli in madreperla sulle colonne di legno. Provo a fotografarli ma non ho il flash… Chissà? Qui ci offrono anche il the (vietnamita) e Matteo, che vuole essere gentile, lo beve tutto di un fiato… per cui gliene versano dell’altro… Sulla strada di rientro verso l’hotel incontriamo in un bar le due turiste australiane incontrate a sul treno e a Cat Ba! Ci scambiamo un saluto e qualche parola e poi rientriamo. Il contatore della reflex è già arrivato oltre la 38° foto… e avanza ancora. E’ qui che scopriamo che non era agganciato il rullino… quindi Montagne di marmo, Hoi An e My Son… ADDIO! E pensare che giusto a Tam Coc aveva cominciato a riifunzionare l’esposimetro.

Giampaolo è ancora arrabbiato per cui decide di non venire con noi in città … E quindi noi ci avviamo soli soli. Per strada troviamo un negozietto di CD (copiati) e ne compriamo cinque o sei, non senza averli ascoltati tutti prima! Attraversando il ponte scorgiamo sul lato opposto un grazioso ristorante con terrazza sul fiume… ci dirigiamo lì ma i prezzi sono altissimi, quindi proseguiamo per il centro della cittadina. Ci fermiamo in due Internet Café per leggere la posta elettronica ma, sia il primo, sia il secondo hanno delle connessioni talmente lente che l’operazione risulta impossibile! Ci fermiamo in un ristorantino con una bella terrazza che da sulla via centrale di fronte al mercato e ceniamo. All’uscita compriamo della frutta (non ricordo il nome… tipo lichies ma più grossi e rossi..) e poi ci avviamo verso l’albergo, ma non desistiamo dal fermarci in un bar a fare una partitina a biliardo. Domattina si parte verso il Sud e ci attende lo spostamento in treno piú lungo! Abbiamo deciso, di comune accordo, di saltare Na Trang. Tutte le notizie date dai viaggiatori lette su Internet concordavano sul fatto che non fosse una località molto interessante. Se a questo poi ci aggiungi che a Dicembre è stagione di pioggia, ovviamente la si evita.

15 Dicembre – Mercoledì (Hoi An – Danang – Treno per Phan Thiet-Mui Né) Ore 10:00 siamo sul ns. Taxi in direzione Danang. Stamattina il pagamento del conto è stato piuttosto complicato in quanto all’inizio mi hanno chiesto il 4% di maggiorazione a fronte del pagamento a mezzo carta di credito. Io mi sono arrabbiata perché normalmente chiedono il 2% e quindi comincia una discussione sfegatata. Alla fine ci accordiamo per il 3%. Successivamente il collegamento della linea non funziona (sarà vero?) per cui mi fanno l’attesa domanda: “perché non pagate in contanti?” – Perché non li ho! No Problem… un cameriere in motocicletta mi porta in una banca a prelevare (dove mi applicano una commissione del 2,9% che quindi sommata a quella della Visa fa quasi il 5%. Con mezz’ora di ritardo sulla tabella di marcia, finalmente si parte! A Danang ci facciamo accompagnare in un ristorante sulla riva del fiume Han dove prenotiamo un tavolo per le 13:00 e chiediamo se nel frattempo ci tengono i bagagli! Certo che sí! Cosí scarichiamo gli zaini e ci facciamo accompagnare dal nostro taxista al museo di arte Cham, dove sono custodite le piú importanti sculture salvate dal sito archeologico di My Son. Visitato il Museo, torniamo al ristorante a piedi, lungo il fiume. Fa discretamente freddo ed è sempre nuvolo. L’Hanakim Din Restaurant è molto elegante ed ha un servizio superbo. In lista ha piatti di tutto il mondo, dalla cucina italiana a quella giapponese. Cosí, fra un assaggio e l’altro (oggi facciamo assaggiare tutto anche a Giampaolo), arriva ben presto l’ora di recarsi in stazione. Il ns. Treno parte alle 15:30 circa.

Sul treno ci accorgiamo che ci siamo dimenticati di comprare l’acqua… abbiamo solo della birra, oltre a panini, frutta e varie, ma per i bambini non va bene. Giochiamo un pó a carte e chiacchieriamo. Alle 18:30 (peccato non abbiamo la telecamera) ci portano pure la cena, su vassoietti tipo aereo – quattro portate! A pagamento possibile ordinare anche coscette di pollo arrosto e birre. L’acqua è gratis. Il treno è pieno di Vietnamiti in vacanza! Turisti sempre molto molto pochi. Ore 22:00 scopriamo che la porta del ns. Scompartimento non si chiude (non dico a chiave… ma non si accosta neppure, è bloccata). Chiamo un paio di ferrovieri che ovviamente non mi capiscono, ma si fanno tradurre quello che dico da una bambina di 9 anni (fa parte di una famiglia di Vietnamiti che vive a Singapore ed è qui in vacanza). Dopo dieci minuti arrivano in quattro, armati di cacciaviti, tenaglie ecc… e trovano la soluzione. Tolgono la serratura e cosí la porta almeno si accosta! Non si chiude? Pazienza e… buona notte.

16 Dicembre 2004 – Giovedí (Pan thiet – Mui ne) Circa alle 6: 30 arriviamo alla stazione di Pahn Thiet, con una buona ora di anticipo. Stamattina ci hanno svegliato in tempo ma… niente colazione, la servono dopo! Giusto 4 bottigliette d’acqua per lavarsi i denti. Quando scendiamo alla stazione di Phan Thiet (siamo noi ed una coppia australo-giapponese) rimaniamo sconvolti. Davanti a noi si apre un piazzale di terra battuta e… nient’altro! La stazione, in effetti, si trova a Muong Mang che è un paesino distante circa 12 km. Da Pahn Thiet ma ci aspettavamo un pó piú di vita. Niente bus, niente taxi… E come ci arriviamo a Mui Ne? In fondo al piazzale si diparte una stradina sterrata leggermente in salita; è l’unica che c’è quindi prendiamo quella… io azzardo anche l’ipotesi che magari dietro la curva ci apparirá il centro del paese (ah ah). Il paese è semplicemente un incrocio di due strade sterrate con quattro o cinque case. BELLO! Nota positiva non c’è traffico! Iniziano ad arrivare i primi motociclisti che, a delle cifre esagerate, si propongono di accompagnarci a Phan Thiet. Ma noi siamo in quattro con gli zaini ed effettuato un rapido calcolo quello che chiedono è follia pura! Quindi chiediamo “NO HAVE CAR TO MUI NE??”… E lì piovono importi folli… 60 dollari… 50… noi intanto continuiamo a camminare (verso dove non sappiamo ma fa niente…), scendono a 45 dollari, poi a 40… etc… Prendiamo tempo e ci sediamo in un localino, a tutti gli effetti è un negozio di alimentari, dove ci sono i soliti tavolinetti bassi con seggiolini. Qui non deve essere passato molto turismo, infatti una bimba, appena ci vede, scroscia in un pianto a dirotto… si è spaventata. Ci avrá scambiati per mostri bianchi e con i capelli chiari. Prendiamo del caffè (buonissimo sa di cacao!), del the e della frutta e aspettiamo. Nel frattempo arriva l’australiana e mi chiede se andiamo a Mui Ne e come ci andiamo. Bella domanda… Ma mi viene un’idea…: dato che vanno anche loro a Mui Ne potremmo chiedere una macchina per 6 persone e dividere i costi, giusto?! La contrattazione dura una buona mezz’ora ma alla fine riusciamo ad accordarci per 24 dollari. Dopo mezz’ora arriva il fuoristrada e partiamo! Alle 8:20 siamo già al hotel Palmira Resort, precedentemente prenotato via Internet. La camera è molto bella e spaziosa. L’hotel ha una bella spiaggia, una bella piscina in un bel giardino, ping-pong, biliardo insomma tutto quello che ci vuole per rilassarsi un po’! C’è un tempo splendido, il mare è un pó mosso, ma in questa stagione ce lo aspettavamo… peró (nota positiva) la spiaggia, in questo tratto, ha delle dune abbastanza alte pertanto quando si abbassa la marea si formano delle lagune naturali dove si puó nuotare benissimo! Dopo esserci abbronzati (o scottati?!) e fatto qualche bagnetto rilassante, cerchiamo un ristorante e lungo la spiaggia e troviamo un posto eccellente! Non è sulla Lonely Planet ed è pieno esclusivamente di Vietnamiti! Nessuno parla inglese, ma si mangia da Dio!! Anche qui ci sono i vasconi con i pesci da scegliere. Noi ordiniamo vongole, lumache di mare, gamberi, conchiglie ed un pesce da due chili alla griglia! Aperitivo a base di vodka vietnamita con lime e sale (tipo tequila) e birra fresca. E.. VAIII!! Questa si che è vita! Dopo pranzo andiamo a fare una dormitina in piscina.

Ore 20:10 dopo una lite in famiglia perché volevano tutti mangiare la pizza in un ristorante italiano dove ci siamo fermati (per curiosità) a prendere un aperitivo, si passeggia per il paese. Il ristorante era bellino ed il proprietario anche simpatico ma mi sono rifiutata di mangiare lì perché solo per due aperitivi e due acque minerali abbiamo speso piú di un terzo di tutto il godereccio pranzo di oggi! Alla fine finiamo a cena in un modesto ristorante, tanto nessuno di noi ha molta fame. In albergo ci facciamo un paio di partite a biliardo. Matteo vince sempre. Poi andiamo a nanna! Domani ci attende un bel giro in bicicletta.

17 Dicembre 2004 – Venerdí (Mui Ne) Ore 9: 00 dopo colazione ritiriamo le ns. Biciclette prese a noleggio in un negozio appena fuori dall’albergo (in albergo costavano 4 usd mentre qui 2…?!) e partiamo all’esplorazione di questo villaggio, che si sviluppa in lunghezza, per chilometri e chilometri… Noi siamo quasi all’estremo sud. Sul lato interno si intravedono le famose dune di Mui Ne. Sono molto belle. Ci addentriamo un pó all’interno ma è troppo lontano e troppo in salita. Inoltre c’è un sole cocente, pertanto rinunciamo… ne abbiamo viste tante nel Sahara, in Cile, anche in Sardegna… Continuiamo invece per il lungo mare, attraversiamo tutto il centro città dove, man mano che spariscono i grandi alberghi e resort, si moltiplicano le piccole guest-house. Ci fermiamo in un’agenzia consigliata dalla Lonely Planet per organizzare il trasferimento a Saigon per domani. Lì ci chiedono 45 dollari per un auto privata da hotel a hotel. Mi sembra un’ottima cifra (infatti anche il proprietario del ristorante italiano di ieri sera ci chiederá poi l’indirizzo), in fondo sono quasi 200 km.. Inoltre, dato che in hotel ce ne hanno chiesti 58… lo prenotiamo! Arriviamo fino al villaggio dei pescatori. Lì il panorama è meraviglioso. Scattiamo un sacco di foto, poi prendiamo la strada del ritorno. Siamo mezzi bruciacchiati dal sole tranne la Carlotta che si è direttamente abbronzata! Verso mezzogiorno lasciamo le biciclette al negozio e la signora insiste che dobbiamo tenerle ancora perché le abbiamo pagate per tutto il giorno… Vero, ma avremmo già fatto 40 chilometri e siamo sufficientemente distrutti… poi oggi è venerdì 17 quindi meglio non esagerare! Indovinate dove si va a pranzo? Ovvio… al ristorante di ieri! Ci scateniamo in un’altra colossale mangiata e bevuta. Il cielo si è coperto… meglio dato che siamo tutti rossi come gamberi! Oggi scriviamo le prime 32 cartoline dato che, da domani ricomincia il “tour de force” e non avremo piú tutto questo tempo libero. Al pomeriggio riposino in spiaggia e alle 17:00 ultimo bagno nel mare del Vietnam! Conosciamo due signore Vietnamite che noi, data la particolare eleganza – cappellini, copricostume, etc. – avevamo scambiato per Giapponesi. Sono di Saigon, sono in vacanza e domani andranno alle terme (?!? sulle terme non avevo letto nulla!), in direzione Dalat. Ceniamo alle 21:30 in un ristorantino dove incontriamo i primi italiani “zaino in spalla”… sono due giovani di Torino simpatici e stanno facendo il ns. Giro al contrario (ma hanno anche molti piú giorni di tempo… Beati loro!). Turisti comunque ne abbiamo visti per ora molto molto pochi. Forse sono tutti concentrati nel periodo Natale- Capodanno… perché anche il ns. Albergo è praticamente vuoto, ma a giudicare dalle strutture esistenti e dai preparativi che si vedono in paese, dovrebbero attendere parecchio turismo. Dopo cena andiamo a nanna anche perché la sveglia è alle 6: 00! 18 Dicembre – Sabato (Mui Né – Saigon) Alle 7:30 arriva puntuale il ns. Autista che ci condurrá a Saigon. Abbiamo già saldato il conto, fatto colazione e quindi si parte subito! Appena partiti gli faccio subito spegnere l’aria condizionata (in macchina saranno stati almeno due gradi sotto zero…) e lui pare anche contento! Oggi il tempo è splendido. Sulla strada per Saigon l’odore di MUOC MNON (la salsina puzzolente a base di pesce fermentato) è tremendo! Ci saranno le fabbriche concentrate da queste parti. Comunque ieri anche noi l’abbiamo mangiata con la carta di riso… si vede che dopo un po’ ti abitui… Verso le 11:00 arriviamo a Saigon, entriamo in città per mezzo di una modernissima superstrada a quattro corsie, a tratti sopraelevata, che attraversa una modernissima zona industriale. All’ingresso del centro urbano iniziano ad apparire su ambo i lati moderni condomini. Il traffico sembra molto piú regolare che ad Hanoi (peró c’è da considerare che oggi è sabato…). Arriviamo nel centro. Stupendo. La città inizia alquanto a meravigliarci. Ci aspettavamo qualcosa di completamente diverso. Dalla lettura della Lonely Planet, ma anche di alcuni diari di viaggio pubblicati su Internet, ci eravamo fatti un idea di una città caotica, sporca, infestata da topi che passeggiano per le strade alla notte, mendicanti, bambini che ti scippano, baraccopoli… Addirittura alcune persone parlavano di shock ed orrore subito all’arrivo a Saigon… Siamo senza parole. Per caritá, di gente povera in giro se ne vede, siamo pur sempre in Asia, ma da qui all’orrore… Arriviamo al Hotel Majestic. A Saigon abbiamo scelto un hotel di lusso. Qui in Asia possiamo permettercelo. Lo ho prenotato via Internet e ci hanno dato una splendida suite per 98 dollari!! L’hotel è stupendo, non tanto per il lusso e l’eleganza ma quanto per l’imponenza dell’architettura di questo antico palazzo in stile coloniale francese. Lasciamo i bagagli alla reception (anche perché la camera non è ancora pronta) e ci lanciamo alla scoperta di Saigon. Fa molto caldo. Giriamo tutto il giorno a piedi (ci sono gli insistenti cyclo anche qui ma non sono cosí ossessivi come a Hanoi). Andiamo fino alla Cattedrale di Notre Dame poi cerchiamo un ristorante consigliato dalla Lonely Placet, vicino al Museo dei residuati bellici, ma è chiuso… optiamo quindi per una trattoria lì vicina. Mangiamo un ottimo piccione arrosto! Poi andiamo al Museo, a cui forse meglio si addiceva il la vecchia denominazione di “Museo dei crimini di guerra americana”. In tutti i casi la maggior parte delle foto qui esposte, provengono dagli archivi americani. Il museo è sconvolgente, soprattutto la parte dedicata alle devastazioni provocate dalle bombe chimiche, dal Napalm e dai diserbanti. C’è una sala dove addirittura sono esposti sotto vetro embrioni deformati di bambini che suppongo siano nati morti. E foto di persone sfigurate dalle ustioni, corpi deflagrati dalle bombe, volti deturpati dai gas… E’ orribile. C’è anche la foto di un soldato americano che sta in posa tenendo con la mano destra i brandelli (dico proprio i brandelli) di un soldato Vietnamita. E tutto poi per una guerra rivelatasi inutile. Ci distraiamo un pó guardando i cannoni e le bombe da 7 tonnellate esposti in cortile. Fanno meno impressione. L’ultima sala del museo è dedicata alla stampa e ci sono le foto di tutte le manifestazioni di protesta sulla guerra del Vietnam avvenute nel mondo, dal 1966 al 1969. C’è anche la foto di una manifestazione a Roma, e persino da Budapest! Quando usciamo è già tardi ed il Palazzo della Runificazione è già chiuso. Cosa in piú da fare domani! Ci dirigiamo verso il mercato centrale, passeggiando piacevolmente fra questi bei viali in stile coloniale, in mezzo a vecchi palazzi per la maggior parte molto ben ristrutturati. Anche il mercato centrale si rivela una piacevole sorpresa.. E’ pulitissimo, luminosissimo. I banchi sono tutti ben allineati ed ordinati. La merce è ben esposta e (inaudito!!) per la prima volta in Vietnam ci sono anche i cartellini col prezzo! Tornando in albergo passiamo in una strada piena di negozi direi abbastanza lussuosi… Certo ad Hanoi non abbiamo visto nulla del genere. Ci sono negozi di abbigliamento internazionali ma anche supermercati all’occidentale. Troviamo anche un negozio specializzato in formaggi francesi, enoteche e una salumeria con prodotti italiani tipici: prosciutto di Parma, salumi e persino il culatello! Notiamo anche che dai tendoni posti sopra le vetrine esce una specie di gas… pensiamo a qualche disinfettante invece è aria condizionata per rinfrescare quelli che si fermano a guardare le merci esposte! In Hotel prendiamo possesso della suite, che è molto bella. Mentre i bambini si lanciano sul vassoio di frutta omaggio e la divorano, noi andiamo a perlustrare l’hotel. All’8. Piano c’è un bar con una vista mozzafiato sul Fiume Saigon. È il tramonto ed è bellissimo. Poi c’è un altro bar al 7. Piano dall’altro lato del Hotel ed un ristorante al 6.. C’è anche un altro ristorante al 4. Piano ma è troppo elegante… non sapremmo nemmeno cosa metterci… Alla fine decidiamo di mangiare al ristorante centrale a pian terreno. Stasera c’è un buffet a prezzo fisso cosí ognuno si sceglie ció che vuole e nessuno si stressa. Poi disfiamo gli zaini, ci facciamo una doccia e siamo già pronti per scendere. Io ho un pó di problemi per recuperare un auto con autista per domani ad un prezzo decente. Vogliamo andare a vedere i cunicoli di guerra di Cu Chi… non possiamo andare con un tour organizzato perché dobbiamo vedere ancora un sacco di cose ed i tour tornano nel tardo pomeriggio. In hotel, per un auto per mezza giornata, mi hanno chiesto 60 dollari… Allora provo a chiamare quelli dell’agenzia a cui abbiamo prenotato il tour sul Mekong, cosí approfitto per confermare l’orario e il luogo del pick up.. Ma anche loro mi chiedono 60 dollari. Poi mi richiamano e mi fanno un’offerta di 50.. Ma nel frattempo, non so come, sono riuscita tramite un impiegato della reception a trovare un auto a 40 dollari!!!! L’auto è confermata per domattina alle 8:00. Ceniamo con calma, poi proviamo a salire al 8. Piano per bere qualcosa ma c’è una festa privata (di inizio vacanze scolastiche invernali) per cui niente… I bambini vanno a dormire e noi andiamo nell’altro bar (quello al 7. Piano). Lo spettacolo che si gode sul fiume, anche di sera, con tutte le luci accesse è una meraviglia. Nel viale sotto di noi transitano tanti motorini. Qui a Saigon ci sono comunque piú automobili. Un sacco di gente è per le strade stasera… bhé è sabato sera anche per loro. Verso le 22:30 proviamo a vedere se la festa privata è terminata, infatti il bar è aperto. Ci sono solo clienti vietnamiti e c’è musica dal vivo. C’è anche una signora che canta canzoni americane anni ’70, anche di Gloria Gaynor, ed é veramente brava! Sicuramente in tempo di guerra faceva degli spettacoli per gli americani, del resto è qui al Sud del Vietnam che avevano le basi. 19 Dicembre 2004 – Domenica (Saigon – Cu Chi – Saigon) Facciamo tardi a colazione per cui partiamo verso le 8:30. L’autista procuratoci dal receptionista è simpatico e parla anche abbastanza bene inglese (era ora). Scopriamo poi che Mr. Trung, cosí si chiama, in tempo di guerra combatteva con gli americani. Ci spiega anche che quasi tutti i guidatori di risciò sono persone che combatterono con gli americani. Alla riunificazione del Paese il governo di Ho Chi Min non permetté piú a questa gente di tornare alle loro mansioni (insegnamento, politica, uffici pubblici) ma li lasció solo questa possibilitá… pedalare! Alle 9:45 siamo quasi arrivati. Le strade sono in ottime condizioni. Siamo in campagna ma tutto è molto ordinato. Le casette sono tutte molto dignitose e dipinte a colori pastello, hanno tetti in tegole e recinzioni. Vicino a Cu Chi notiamo che c’è anche un Acqua-park! Arriviamo ai cunicoli dove, prima ci fanno vedere un filmato, e poi cominciamo il percorso nella giungla, fra ricostruzioni di cucine da campo, dormitori, sale varie e cunicoli… Questi, che per un tratto di 50 metri sono aperti al pubblico, sono anche illuminati (noi ci eravamo portati le torce elettriche…). Nel primo cunicolo Giampaolo si sente quasi male (attacco di claustrofobia) e noi non sappiamo che fare perché tornare indietro non si puó… ma dopo qualche metro c’è un’uscita (meno male) cosí continuiamo da soli – io a gattoni! Il secondo cunicolo lo lascio ai bambini. C’è molto caldo lì sotto… e pensare che loro all’interno correvano con anche le armi in spalla. Dato che noi non abbiamo preso la guida.. Ci accodiamo ad un gruppo francese, cosí capiamo qualcosa. Dopo un pó peró cambiamo gruppo perché c’è un’altra guida, che parla inglese e che è troppo forte! Secondo noi è un ex soldato Vietcong ed è talmente preso dai ricordi della guerra contro gli americani che spiega al gruppo come funzionavano le trappole anti uomo con un cinismo ed un fervore da brivido… Dopo aver bevuto un thé, offerto dalla direzione del Museo, in una sala che è la ricostruzione delle sale da pranzo sotterranee, ci avviamo all’uscita. Fine del giro. Si rientra a Saigon giusto in tempo per andare al Palazzo della Riunificazione (che chiude alle 14:00). Al rientro passiamo da un’altra strada, che costeggia il fiume. Lì è pieno di baracche, palafitte in precario equilibrio, con tetti di latta, terrazze che danno direttamente sulle rive di un fiume sporco e maleodorante. Questa è la zona povera di Saigon. Perché se non passi di qui non ti rendi conto come il Vietnam possa essere considerato uno dei paesi piú poveri al mondo… soprattutto qui a Saigon. Il Palazzo della Riunificazione è molto interessante soprattutto a livello architettonico. Oggi è anche particolare poiché c’è una manifestazione militare con parate e banda musicale. Dopo la visita, sempre rigorosamente a piedi, ci avviamo verso il quartiere di Pham Ngu Lao, quartiere delle guest-house piú economiche, ma anche questo quartiere è ben tenuto, ordinato. L’unica cosa è che non troviamo il ristorante che cercavamo. C’è un grosso centro commerciale in costruzione. Siccome è tardi (quasi le 15:00) ed abbiamo anche fame, prendiamo un taxi e ci facciamo portare ad un altro indirizzo nel quartiere di Cholon. Ma anche quel ristorante è chiuso. Ma ne troviamo un altro poco piú in lá, accogliente e con una terrazza con tante piante. Gli avventori sono tutti vietnamiti. Bene. È un ristorante di specialitá di Saigon. Il menú è solo parzialmente anche in inglese (nel senso che le cose che non sapevano tradurre le hanno lasciate in vietnamita) ma ci sono i disegni che aiutano. E, guarda un po’, c’è anche il topo delle risaie… alla griglia, in salsa o fritto!? Fra le righe scorgiamo anche il disegnino dello scorpione… questo lo fanno solo fritto! Noi ordiniamo del riso, dei tagliolini, un pesce alla griglia (che si rivelerá una carpa di fiume al cartoccio: meglio soprassedere sul luogo di pesca) ed anche un pollo alla griglia. Anche il pollo secondo noi non era un pollo ma probabilmente un piccione (molto buono) e Giampaolo mi sventolava le ossicina davanti agli occhi dicendomi “Hai mai visto un pollo con le ossa cosí piccine?” Dei clienti Vietnamiti ci offrono una birra e vogliono brindare con noi ALE’! Fumiamo due sigarette per l’ira dei ns. Figli… poi a piedi ci incamminiamo verso la via delle erboristerie. Lungo il percorso ci fermiamo a visitare due pagode cinesi . La prima molto bella la seconda un pó particolare… dentro ci avevano parcheggiato anche due moto ed alcune persone stavano pranzando nel tempio(??!). La via delle erboristerie è incredibile… oltre alle solite erbe, funghi secchi e spezie varie, qui si vendono anche enormi iguane sotto spirito, serpenti di tutte le taglie, ma anche cavallucci marini… Poi Giampaolo avvista un cesto con dei piccoli scarafaggi neri e chiede “questi si mangiano?” La signora, gentile, gli risponde che si, ma sono cose per gli uomini… noi ridiamo… Poi torniamo in albergo. Stasera, al Majestic, ci sono ancora piú vietnamiti di ieri, famiglie intere con i bambini che, al bar dell’8., ma anche al ristorante del piano terra, stanno pre-festeggiando il Natale. Andiamo in camera a cambiarci e poi al 6. Piano a prendere l’aperitivo. Giampaolo mi aveva preceduto e, quando arrivo al sesto piano, fuori dall’ascensore mi accoglie un mare di luci, stelline colorate, musica… CHE BELLO! Stasera c’è un altro matrimonio e veramente molto sfarzoso… C’è anche una Super-Star che canta… Telecamere, macchine fotografiche, flash che si sprecano. Gli sposi non siedono al tavolo. Solo gli invitati mangiano. Anche da noi spesso gli sposi non mangiano molto ma il posto a tavola è sempre previsto. Qui invece è un lavoro. La sposa continua a cambiarsi d’abito (è già il terzo) Il secondo lo ha cambiato per lo scambio degli anelli. Il pranzo sarà già arrivato all’ottava portata. Quando ci raggiungono i bambini, beviamo ancora qualcosa con loro e poi decidiamo di andare a cena fuori! C’è un bel ristorante appena dietro l’albergo, anche molto elegante. Io mangio l’anguilla! Ci beviamo anche un ottimo vino francese ed in totale spediamo 45 dollari (35 euro..?). Il cameriere era molto professionale e parlava un inglese molto buono. E’ l’ultima serata a Saigon. Saigon, questa città cosí moderna, classica ed elegante con ristoranti e locali all’altezza dell’occidente. Questa città brulicante di gente cosí viva, attiva, vestita bene. Gente dai cui sorrisi trapela una cultura multiforme, semi occidentalizzata. Persone che hanno voglia di comunicare.. Quanta differenza fra Saigon ed Hanoi. Ad Hanoi si respira molto di piú l’aria del regime comunista. A Saigon c’è invece un capitalismo latente, lo si nota riflesso nelle vetrine luccicanti dei negozi di abbigliamento alla moda, nella gente ben vestita, nei moderni supermercati ricchi di prodotti occidentali e nelle salumerie in stile francese. Si nota anche nelle famiglie che vanno a pre-festeggiare il Natale con i bambini, nel primo hotel della loro città, o nei gruppi di giovani vietnamiti che abbiamo incontrato al disco-bar dell’8. Piano del Majestic. E lo si “soffre” davanti alle baraccopoli sui canali del Fiume Saigon.

Dopo cena saliamo al bar dell’8. Piano a sentire la “Gloria Gaynor” vietnamita che canta, ma quando arriviamo è all’ultima canzone. Beviamo qualcosa e andiamo a letto… domattina sveglia presto. Partiamo per il tour sul Mekong! 20 Dicembre 2004 – Lunedì (Saigon – Cai Be – Vihn Long – CanTho) ore 5:00: veniamo svegliati da un chiasso infernale proveniente dalla strada! Auto, biciclette, motorini… la città si è svegliata! Oggi è Lunedì. Poi, come se non bastasse, qualcuno comincia a vociare come in un comizio politico e va avanti per oltre mezz’ora … Da dove arrivi questa voce e cosa dica non ce lo immaginiamo proprio. Ore 9:00: siamo sulla strada per Vihn Long. Stamani il ns. Autista e la ns. Guida (in lingua francese cosí finalmente capiremo tutto) sono arrivati puntualissimi con pulmino a 11 posti e noi in tutto siamo 6! Abbiamo due giorni di tempo per chiedere tutte le informazioni e le cose che non abbiamo ancora capito sul Vietnam! L’aria condizionata l’ho fatta abbassare subito… ma ogni tanto la alzano di nascosto… Siamo già parecchio fuori Saigon, ma le strade sono sempre in perfette condizioni e la campagna è molto ordinata.. Ci siamo già fermati lungo la strada per un caffè poiché la nostra guida doveva fare colazione… In quel complesso di bar e ristoranti c’era anche un piccolo zoo e nella gabbia delle scimmie ce ne era una piccolina che riusciva a passare attraverso i fori della rete… cosí ridendo e scherzando me la sono ritrovata sulla spalla! In macchina cominciamo a chiacchierare con la nostra guida. Si chiama Tó Hiép ed é simpatico. Ci racconta la storia della sua vita. Viet Mihn, nasce nella zona del Delta del Melkong nel 1950. Diventa insegnante e si trasferisce a Saigon. Al tempo della guerra non combatte, proprio perché dedito all’insegnamento. Ma dopo la riunificazione, il governo di HoChi Min toglie dalle posizioni pubbliche tutti i dipendenti messi dal precedente governo e li confina nella zona del Delta a lavorare i campi. Dopo qualche anno di vere difficoltà, il Sig Tó riesce a ragranellare i soldi per comprarsi un risciò, cosí lavora a Saigon per 7 anni. Nelle attese dei clienti, seduto sul suo risciò, studia il francese. Adesso fa la guida già da diversi anni!.. Approfittiamo anche per chiedergli perché in Vietnam abbiamo visto cosí pochi gatti…? Ci spiega che il gatto, a differenza del cane, è un animale considerato di malaugurio, pertanto molti Vietnamiti non lo amano. La Carlotta allora subito vuole sapere perché qui vendono, oltre al balsamo di tigre, anche il balsamo di gatto! Ma rimane un mistero! Alle 11:00 arriviamo all’imbarcadero di Cai Be da dove partiamo con una barca lunga e affusolata, noi quattro e la guida. L’autista ci attenderá con il pulmino a Vihn Long! Sul Mekong passiamo prima dal mercato di Cai Be… ma ormai è tardi e sono rimaste solo una decina di barche-bancarelle! Scendiamo poi in un piccolo villaggio artigianale sulle rive del Mekong. Qui le persone vivono in capanne molto molto semplici ma i bambini, con le loro divise scolastiche, non hanno l’aria né sofferente né triste. Parlano un pó inglese, ti sorridono. Regaliamo loro delle penne-biro che ci siamo portati apposta. Nel villaggio ci sono laboratori artigianali di caramelle (tipo mou) e di croccanti. Seguiamo le varie fasi di lavorazione. La piú interessante è quella del riso soffiato… Mettono i chicchi di riso in un calderone, mischiati a sabbia nera di fiume e quando il tutto raggiunge l’alta temperatura i chicchi cominciano a scoppiare e si gonfiano! Poi setacciano via la sabbia e sono pronti! Compriamo un pó di dolci di loro produzione (soprattutto i croccanti di vario tipo) e poi anche un cappellino conico alla Vietnamita. Qui costa meno della metá di tutti quelli visti fino ad ora. Alle 13:40 ci fermiamo in un ristorante sulla riva del Mekong veramente molto bello. Sicuramente é solo per turisti (ci arrivi solamente in barca) ma è immerso nel verde, con un prato pieno di fiori e la vista sul Mekong. Persino l’acqua del Mekong oggi sembra azzurra! Sará anche merito del tempo che è stupendo. Il servizio lascia un pó a desiderare ma la cucina è ottima! E… sorpresa… Spendiamo 5 euro e mezzo in quattro..?! Che siamo arrivati in una realtà diversa? Forse qui constateremo qual’è il loro reale potere d’acquisto? Dopo pranzo riprendiamo la navigazione sul Mekong. La mia famiglia oggi è molto contenta perché la nostra guida è molto meno stressante di me. Non va di fretta e spesso si ferma per bere qualcosa, riposarsi, etc. Anche se c’è il sole cocente, la brezza che si avverte sulla ns. Barca è piú che piacevole. La navigazione prosegue fra i pittoreschi canali del Mekong, in mezzo alla natura, alle isolette e alle capanne a palafitta. Ogni tanto si incrociano barche di locali che rientrano dai mercati. Vediamo anche tanti barconi che trasportano qualcosa che ci sembrano dei semi… sono le bucce dei chicchi di riso che utilizzano al posto della legna, per cucinare. Le semplici capanne di questa zona sono comunque piú dignitose del ghetto che abbiamo visto l’altro giorno a Saigon, sarà anche merito dell’inserimento in un ambiente naturale quasi paradisiaco. Il ns. Giro in barca si conclude alle 16:00 a Vihn Long. Sbarchiamo dove c’è il mercato al quale facciamo subito una visitina. Incredibile! Vendono di tutto, dai serpenti ai maiali, e le rane?! Te le ammazzano li davanti agli occhi poi le spellano d’un colpo solo e già sono pronte per la vendita. Mancano solo i topi delle risaie che cosí non riesco a vedere nemmeno oggi. Il mercato è veramente molto variopinto, frutta, verdura, spezie. Da un lato si apre sulla strada e dall’altro sul fiume. La maggior parte della merce infatti arriva e parte via fiume. Compriamo dei lime. Al mercato di Vihn Long per 1000 dong me ne danno sei! (fino ad ora li ho sempre pagati 1000 dong l’uno!). Poi, dopo una birra fresca in un bar, partiamo con il ns. Pulmino che è venuto a prenderci. Abbiamo un’ora e mezza di strada, compreso il traghetto sul Mekong perché l’unico ponte che esiste da questo lato del Mekong é molto indietro rispetto alla ns. Direzione. Arriviamo a Cantho e ci trasferiamo al Hotel Asia, che non è niente male. Offriamo qualcosa da bere ai ns. Accompagnatori e ci diamo appuntamento per domattina. Rinfrescata veloce (adesso la ns. Guida non è piú con noi quindi sono io a dettare i tempi!) e poi si esce a perlustrare la cittadina di Canhto. Ci dirigiamo al mercato centrale ma non lo troviamo perché è chiuso… (per forza, sono le 19:30)… quindi facciamo due passi sul lungo fiume. Cantho è una cittadina pulita, il lungo fiume è moderno ed anche illuminato. Facciamo un giro con un risciò (nella zona del Delta anche i risciò sono economici) e poi questo è motorizzato e porta anche quattro persone! Cerchiamo poi il ristorante segnalato dalla Lonely Planet (che guarda caso è lo stesso che ci ha consigliato il nostro autista) e alle 20:30 andiamo a mangiare! Il ristorante ha una terrazza al primo piano lunga e stretta (alla moda vietnamita) che si affaccia sul corso principale. Il servizio è cordiale. Stasera mangio il serpente! Anche Matteo e Carlotta (stranissimo..) lo assaggiano. Al tavolo a fianco c’è una coppia di Italiani (i terzi che incontriamo in tutto il viaggio).Sono di Ancona e stanno facendo una lunga vacanza in Asia. Beati loro. Come digestivo mi bevo un bel liquorino a base di cobra. Poi torniamo in albergo a piedi ma è tutto buio, tutto spento, tutto già chiuso! Meglio poiché domattina la sveglia è alle 6:30.

21 Dicembre – Martedì (Cantho – Mercati Galleggianti – Chau Doc) Dopo una colazione abbastanza misera (abituati al mega buffet del hotel Majestic…) carichiamo i bagagli sul minibus che ci porta all’imbarcadero dove partiamo per visitare i mercati galleggianti della zona di Cantho. Il primo mercato è quello di Cai Rang, a quest’ora del mattino molto animato. La cosa piú coreografica sono i pennoni issati sulle barche, costituiti da verze, cetrioli, ananas, pomodori oppure altri ortaggi. È l’indicazione, a prova di analfabeta, di ció che si vende su quel barcone. Incontriamo gli italiani di ieri sera (difficile non incontrarsi poiché i tour sono uguali per tutti). Poi si fa una sosta presso un villaggio sulle sponde del Mekong dove producono la carta di riso… ma noi ne abbiamo già visti cosí tanti di questi laboratori che diciamo alla ns. Guida di lasciar perdere… allora lui che fa? Ci porta da un signore (sicuramente di origini cambogiane perché é la fotocopia di quello che sta sulla copertina della Lonely Planet Cambogia) che produce distillati di riso tipici. Prima ci mostra le varie fasi di produzione e poi la materia prima, compresa quella nelle vasche, ovvero serpenti, gechi, iguane, etc… Successivamente si passa alla fase della degustazione! Proprio come in una qualsiasi cantina vinicola, ci portano un vassoio con i bicchierini ed un paio di stuzzichini. Lo beve anche Giampaolo (incredibile!). E alla fine compriamo pure una bottiglietta. Si prosegue poi la navigazione fra paperelle e canali circondati dalla giungla. L’acqua è bassissima e stiamo procedendo molto lentamente. Alle 9:30 la barca si incaglia e il ns. Barcaiolo scende nel melmoso canale del Mekong a spingere. Io lo aiuto un pó con il remo… chissà se ho fatto bene? La scena comunque si ripeterá. Arriviamo al secondo mercato, quello di Phong Dien, piuttosto deludente, ma probabilmente alle 10:30 ormai è già troppo tardi e sono rimaste solo poche barche. La peculiarità di questo mercato, che è definito uno dei più bei mercati del delta del Mekong, è quella di essere frequentato da barche esclusivamente a remi. Terminata la gita in barca, saliamo sul pulmino e ci dirigiamo verso Chau Doc. Lungo la strada ci fermiamo a mangiare in un posto orribile (ma ho idea che non ci fosse a disposizione molto altro…) il ristorante era squallido, anche un pó sporco, il cameriere dormiva su un’amaca stesa nella sala.. La cucina non era nemmeno male… Tranne il pollo di Matteo che sicuramente (povero ciccio) era stato fatto marinare nel Nuoc Mam. (la salsina descritta all’inizio del diario).

Per strada faccio fermare fermare il pulmino perché dal finestrino ho intravisto un’inquadratura per una diapositiva che non posso perdere! Dal ponte su un canale del Mekong, piuttosto stretto, c’è una vista da cartolina: una fila di palafitte in bambú, altissime, che sembrano stare in bilico su decine di pali che si intersecano disordinatamente e su ogni terrazza biancheria colorata stesa ad asciugare. L’acqua sotto di noi è putrida. La ns. Guida ci spiega che il governo Vietnamita, (anche per questioni di igiene) sta provvedendo a costruire nelle varie aree abitative, alcuni condomini per farvi trasferire le famiglie che ancora vivono in queste precarie condizioni ma ci dice anche che, a volte, l’abitudine a vivere sul fiume fa si che non tutti sono disposti a trasferirsi. Arriviamo a Chau Doc al Hotel Thuan Loi alle 15:30. La ns. Guida ci dice che possiamo riposarci fino alle 16:30, ora in cui si parte per la salita al monte Sam. Riposarci?.. Che novitá é questa? Ma no, dai… Cosí andiamo di corsa al mercato centrale (che alla sera altrimenti chiude) a comprare gli ultimi souvenir. Compriamo anche tre amache per il ns. Giardino. Rientriamo puntuali in hotel e partiamo per il Monte Sam. E qui raccomando ai lettori di leggere la Lonely Planet che dice che la salita è faticosa ma la discesa meno pertanto chi vuole fare meno fatica puó salire con le moto… MOTO?? Ma quali moto? Qui sono tutti scalini!! Il tramonto non è un gran che perché c’è un pó di foschia, ma il panorama sulle risaie che si susseguono fino al confine Cambogiano, è fantastico! Ci fermiamo in un barettino a bere qualcosa di fresco e ci godiamo il tramonto. Qui vediamo nuovamente gli italiani di ieri che stanno ansimatamente rincorrendo il loro gruppo, che ci ha già sorpassato almeno 10 minuti fa. Riscendiamo quasi al buio. Visitiamo il tempio posto ai piedi del monte Sam e poi torniamo in albergo. Con la nostra guida ci beviamo una buona bottiglia di vino francese e salutiamo il ns. Autista, perché domattina ci vengono a prendere con la barca direttamente qui.. Decidiamo di cenare in albergo perché la terrazza ristorante sul fiume è veramente bella. La Lonely Planet non dice nulla a proposito perché la hanno appena costruita. Il servizio è un pó scadente ma sono tutti simpatici. Giampaolo mangia le cosce di rane fritte. Sono quasi grosse come quelle del pollo! Telefono al hotel Hawaii di Phnom Penh per confermare l’arrivo di domani e l’orario, cosí ci verranno a prendere al molo. Giá… Perché domattina alle 7:30 partiamo via Mekong per la Camgbogia! A cena ci beviamo un’altra bottiglia di vino francese e alle 22:30 andiamo a nanna perché domani la sveglia è alle 5:40! 22 Dicembre 2004 – Venerdì (Chau Doc – Confine Vienam/Cambogia – Phnom Penh)Ore 6:30 colazione sul Mekong, sempre sulla terrazza galleggiante di ieri sera. Scendere il ponticello con tutti gli zaini in spalla è stato piú impegnativo di ieri sera, ma ci siamo riusciati. È molto poetico… Il sole è già sorto ed i suoi raggi disegnano riflessi dorati sulle tranquille acque del Mekong, a volte interrotti dal passaggio delle sagome scure delle barche stagliate contro luce. I profili delle donne con il classico cappello conico, che conducono a remi le loro barche, già cariche di merci, ci resterá cosí, impresso nella mente, come ricordo dell’ultima colazione in Vietnam! Ore 7:00 si parte col barcone. Non si va subito all’imbarcadero, ci spiega la ns. Guida, prima c’è un altro programma… Altro programma? Io avevo chiesto i biglietti per la barca che partiva alle 7:30?! Va bhé… andiamo a vedere i canali di Chau Doc. Belli, ma ormai di canali ne abbiamo abbastanza. Ad un certo punto peró arriviamo nella zona dove ci sono le case galleggianti (come a Cat Ba) ma questa volta sul fiume. Molto interessante. Ci sono anche delle case molto belle. Alcuni, ci spiega Tó Hiép, affittano anche le camere ai turisti. BELLO! Scattiamo quasi un rullino di diapositive intero. Assistiamo anche allo spettacolo della pesca. Hanno delle strutture, nel fiume, formate da due grosse reti collegate da un trave in legno lungo 3-4 metri e che appaiono come un’altalena ancorata nel centro. Risalgono il trave a piedi fino a che, superato il punto centrale, una rete entra in acqua e dal altro lato emerge la seconda (con i pesci dentro). Con un retino raccolgono i pesci e, dopo qualche minuto, ripetono l’operazione all’inverso. Ci portano poi a visitare gli “allevamenti di pesce” con annesse “fabbriche” di mangime. Sono grandi case galleggianti con al centro un sistema di grosse vasche che contengono pesci di tutti i generi. Poi sul lato hanno dei calderoni dove cuociono, a fuoco alto (alimentato dalle bucce del riso che abbiamo visto ieri!), una mistura di resti di pesce fino a farla diventare una poltiglia compatta.

Ma il tour mattutino non finisce qui… (quando partiremo???). Andiamo successivamente a visitare un villaggio cham, piccola etnia originaria dell’Indonesia, di religione musulmana. Alle 9:00, finalmente, prendiamo il battello per la Cambogia. È praticamente una barca come quella di ieri solo che su questa siamo in 25.. Salutiamo la ns. Guida e partiamo. Non abbiamo capito un gran che di questo sistema di trasferimento … pare che ci abbiano inseriti in un gruppo di turisti di qualche agenzia (ci sono anche gli italiani di ieri) che vengono trasportati al confine Vietnam/Cambogia per prendere poi il battello che va a Phnm Penh. Non è in tutti i casi, il traghetto diretto e forse era meglio se avessimo provveduto direttamente all’acquisto dei biglietti, come facciamo di solito. Le sorprese, infatti, non tardano ad arrivare. La tizia, che sembra essere la guida di questo gruppo di turisti, ci chiede i passaporti e 25 dollari a testa per fare il visto. Io protesto perché sono sicura che mi sta chiedendo troppo (gli uffici governativi cambogiani mi hanno mandato un e-mail prima di partire, che indicava la cifra di 20 dollari). Le faccio anche vedere la copia ma lei dice che è impossibile. In ogni modo io m’impunto e le dico che i visti ce li facciamo da soli! Dopo tre ore di lenta navigazione, arriviamo al confine, ultimo posto di controllo vietnamita. Lì ci dicono che abbiamo un’ora di tempo per mangiare. Meno male che c’è un posto di ristoro perché sulla barca non c’era nessun servizio e stiamo morendo di sete. Le chiedo dove si fanno i visti e mi risponde che ce li fanno sulla barca gialla che arriverà. Mangiamo tranquilli e spendiamo gli ultimi Dong! Alle 13:00 ci fanno segno di salire sul battello. Ancorati ce n’è due. Noi andiamo dove sale la maggior parte delle persone (anche perché sulla barca gialla non sale nessuno e fa anche un pó pena…). Appena partiti ci controllano i biglietti e ci dicono che non è la barca giusta, dovevamo prendere l’altra (quella gialla)… Non potevano controllarli prima i biglietti? Ma… NO PROBLEM! … al confine Cambogiano possiamo scendere ed aspettare l’altra barca. Tanto si fermano tutti per i visti. Già, e noi i visti dobbiamo ancora farli… Scendiamo quindi con bagagli e bagaglini ed io mi reco agli uffici per i visti ma i visti non si fanno qui! Qui c’è solo il servizio vidimazione! BENE! …E dove si fanno? CHIARO… dove eravamo prima a mangiare. Subito capisco: la tizia vietnamita si è vendicata!! È terribile. Ora che si fa? Interrogo i doganieri cambogiani con aria abbastanza preoccupata. NO PROBLEM … moto-taxi ONE DOLLAR! Non avendo molto tempo da perdere, urlo a Carlotta di avvisare papà (che è sul molo con i bagagli) che vado in moto a fare i visti e di fare qualcosa per fare aspettare la barca… Corsa in moto su sentiero sconnesso fino all’ufficio doganale (che era proprio a fianco al ristorante dove abbiamo mangiato). Intanto penso a cosa potrei fare a quella befana se dovessi incontrarla ma, in effetti non sarà neanche colpa sua… È l’agenzia che mi ha fatto questo giochetto! Peccato… Perché fino ad ora si era dimostrata valida! In ogni caso, dopo poco tempo, con la stessa moto, torno indietro raggiante – con i ns. Visti a 20 dollari l’uno!! La barca gialla è ancora lì che ci aspetta… un pó scassata ma si è visto di peggio. Facciamo vidimare i visti e partiamo. Siamo in cambogia!



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