Vietnam: “caos calmo”

Da Bangkok ad Hanoi, poi a sud fino a Saigon
Scritto da: enzo46
vietnam: caos calmo
Partenza il: 05/02/2015
Ritorno il: 09/03/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Difficile raccontare un mese intenso e bellissimo, passato tra sorrisi, motorini, frutta esotica, giovani e tranquillo caos.

Parto da qui, dallo spettacolo più bello che è dato, secondo me, dall’etica e dalla cultura di questo popolo. Un popolo giovane, intanto: ovunque tu guardi, in strada, vedi giovani e motorini. Ma è tutto il Paese che guarda in avanti, che vuole uscire dalla miseria e dai lutti, che si “arrampica” sulla scala sociale.

Nel museo della guerra a Saigon, che contiene la documentazione delle barbarie della guerra, un posto di rilievo è dato dalla valutazione di Trip Advisor sul gradimento del museo stesso, tanto per dire che pur non dimenticando il passato, i vietnamiti non si piangono addosso.

Agenzie specializzate organizzano tour degli ex soldati che avevano invaso il paese e li portano sui luoghi che avevano bombardato o in cui avevano combattuto. Compresa l’esperienza di sparare, di nuovo, con le armi d’epoca.

Ma è anche un paese dove tutti i giovani spippolano con il telefonino ed in cui trovi wi fi ovunque, non solo nelle camere di tutti gli alberghi ma anche in tutti i ristoranti e, come mi è successo, nel pieno del deserto di Mui Ne.

Insomma un paese che vuole crescere e cresce realmente a ritmi altissimi e questo per ora mette in secondo piano le restrizioni alla libertà politica che pure sussistono. Ma a differenza di Cuba non da l’impressione di un paese “militarizzato”.

A questo si aggiunga la “filosofia” orientale che cerca di evitare conflitti e contrapposizioni, che si basa sulla reciproca comprensione e considera l’egocentrismo come una colpa sociale.

Non si capirebbe altrimenti nemmeno il traffico, che si basa appunto sul fatto che ognuno non tenga di conto solo dei segnali o delle proprie esigenze, ma sia estremamente disponibile a capire anche le esigenze degli altri.

Ne viene fuori un caos indescrivibile, un “caos calmo” in cui si intrecciano flussi di traffico che vanno in sensi diversi, senza incidenti e senza rabbia.

E si impara anche noi, abituati al razionalismo, alle regole, alla classificazione, si impara anche noi ad attraversare le strade.

La prima regola è “se vedi una strada con poco traffico, attraversala” che può sempre tornare utile.

La seconda regola è che non è l’attraversante che deve cercare di evitare i motorini, ma vale la regola opposta. Tu attraversi, con andatura costante e senza scarti, e “loro” ti evitano. Le auto sono invece più “cattive” perché sono meno agili.

Questo indipendentemente se sei o meno sulle strisce, che sono segnali della nostra civiltà che inquadra e seleziona, mentre la loro è molto più volta alla “complessità”.

Il corollario generale è però stringente: mai arrabbiarsi! Non vale la pena e poi siamo pure in ferie. Magari sorridere, per ricambiare i loro, perenni e sinceri, sorrisi.

Il Vietnam è un paese che corre, e ci sono tanti dei segnali di uno sviluppo caotico e contraddittorio, ma noi siamo visitatori che non vanno per giudicare ma per capire. E siamo amici di questi piccoli uomini e di queste flessuose e belle ragazze che incrociamo.

Veniamo agli aspetti pratici. Siamo arrivati a Bangkok da Roma con Ehtiad con un volo attraverso Abu Dhabi perfetto.

Avevamo prenotato a Bangkok per 4 notti al feung nakorn balcony rooms & cafe, di medio livello.

Buona l’ubicazione vicina ai palazzi più importanti ma di media qualità la camera, senza una vera finestra e di modesta qualità nell’arredamento.

Per la visita agli edifici più importanti ed ai mercati si può far riferimento alle guide che certamente vi accompagneranno.

L’impressione del Palazzo Reale e dei complessi religiosi e politici è grandiosa, così come il primo impatto con i mercati, sia quelli “storici” che quelli più “moderni” e consumistici.

Ma non sapevamo ancora che in VietNam saremmo andati “oltre” nella confusione e nella somma di colori, sapori e brulicante umanità sorridente.

Poi volo da Bangkok ad Hanoi e qui faccio subito una nota positiva per tutti i vettori interni che abbiamo usato (Airasia, Vietnam aerlines e VietJet) che sono risultati ottimi. Certo, spartani, ma i voli durano circa 1 ora e ½ e quindi c’è poco da brindare ad ostriche e schampgne. L’importante è stato che i velivoli apparivano (e poi sono stati all’atto pratico) affidabili ed abbastanza nuovi.

Ad Hanoi era ad attenderci il taxi dell’Hotel Serene che ci ha portato nel centro storico.

Qui primo vero impatto straordinario con questo intrico di strade che sono un mercato permanente ed immanente.

Sui gradini del Serene, o nelle immediate vicinanze, si affettano carpe, si espongono carni e pesciolini rossi da mangiare, si servono pranzi nei minuscoli tavoli rossi in plastica.

Una menzione speciale per l’Hotel Serene e per le sue gentilissime ed efficienti ragazze. Camera più che accettabile, ma quando la mattina arrivavamo nella hall sempravamo l’apparizione della Mdonna di Lourdes, dai saluti e dai sorrisi che ci accoglievano.

Poi nel seminterrato per la colazione, con preparazione espressa di alcuni piatti (cosa che troveremo poi in quasi tutti gli hotel).

Inizia quindi il giro “standard” di Hanoi, dal teatro dei burattini d’acqua, al museo Ho Chi Min, dal tempio della letteratura al Lago Hoan Kien con una stagione grigia e con brevi pioggiarelle (eravamo ai primi di Febbraio).

Sempre il personale del Serene ci organizza la gita di due giorni (una notte) nella baia di Hai Long. Imperdibile e bellissima gita, specie se organizzata dal vettore convenzionato con il Serene che si è dimostrato veramente affidabile.

Abbiamo amato veramente Hanoi, quel centro storico tumultuoso, con i marciapiedi che sono ristorante, mercato, centro espositivo, posteggio dei motorini. Insomma tutto, escluso luoghi di transito dei pedoni.

Dopo 6 giorni volo per Hue che però parte dall’aeroporto dei voli nazionali. Arrivo in città nell’imminenza del Tet e di nuovo Hotel Serene Palace. Anche in questo caso troviamo ad attenderci il taxi concordato con l’hotel via mail.

Questo più elegante, anche se la strada è altrettanto secondaria, ma la stessa gentilezza e disponibilità.

Loro ci organizzano, bene, la gita alla città imperiale e ad una pagoda, con la barca sul fiume.

Bellissima tutta la gita ed anche la vita “notturna” della città che però lasciamo dopo solo due notti, sbagliando (me ce ne siamo accorti a posteriori) perché avrebbe meritato un soggiorno più lungo.

Trasferimento a Hoi An con un taxi che si sofferma sui punti più interessanti del tragitto per la modica somma di 20 €.

Ad Hoi An avevamo prenotato a Villa Hoa Su – Frangipani Village Resort. Scelta sbagliata perché troppo lontano dal centro, con poca attenzione da parte dell’unica addetta incontrata e con una camera spaziosa si, ma “dotata” di due scalini all’altezza del letto, che dovevano essere state concordate con il reparto ortopedia dell’ospedale. Il patio esterno è davvero eccezionale, ma per l’insieme lo abbiamo giudicato il peggiore dei 7 hotel vietnamiti (ed uno dei più cari).

Hoi An è eccezionale, che lo dico a fare? E merita almeno 3 giorni. I nostri erano nel pieno del Tet con tanto di luna park “de nolatri” e affollamento indicibile delle strade.

Certo il tutto è un po’ fatto ad uso dei turisti, ma noi eravamo appunto turisti e quindi recitavamo la nostra parte.

Per arrivare alla meta successiva, Nha Trang, abbiamo usato per la prima volta lo sleeping bus. Costa poco, è vero, ma il viaggio è interminabile perché esiste solo la strada 1, a due corsie e piena di tutto e soprattutto di buche. Tra frenate e sobbalzi c’è poco da dormire, di notte. Ed essere sdraiati non è una grande consolazione. Comunque c’è di peggio al mondo.

A Nha Trang abbiamo fatto l’errore più grave perché avevamo prenotato in un albergo a circa 50 km a nord della città.

50 chilometri di strade secondarie sono non solo 700.000 dong di taxi, ma la segregazione in un deserto. Senza dune di sabbia, ma anche senza nulla fuori del bel resort che avevamo scelto, per fortuna dotato di una buona cucina e di una bella piscina.

Qui abbiamo scoperto che del mare, ai vietnamiti, importa ben poco. Hanno una avversione consolidata per il sole e per l’abbronzatura e molte mascherine anti-smog vengono portate anche come protezione dal sole. Ma soprattutto il mare è usato come pattumiera. Di fronte all’hotel il personale ogni giorno con una rete cerca di ripulire le acque teoricamente utilizzabili per la balneazione. Ed il raccolto di plastica e scarti vri è davvero miracoloso. Analoga situazione abbiamo visto poi a Mui Ne ed è facile vedere come nei posti non curati ai fini turistici la plastica abbandonata la faccia da padrona.

Da Nha Trang (dove ci siamo dovuti trattenere peraltro un giorno in più perché non c’erano posti sullo sleeping bus) a Mui Ne abbiamo, come detto, utilizzato di nuovo lo sleeping bus.

A Mui Ne abbiamo soggiornato nell’hotel più bello del nostro soggiorno vietnamita, il Quang Nam. Grande albergo, con un giardino favoloso ed una piscina eccellente. Per il mare stesso discorso: in quelle acque “bigie” e sospettosamente sporche meglio non fare il bagno, anche perché la piscina era molto più attraente. Mui Ne è sostanzialmente una strip lungomare, farcita di hotel e ristoranti con pesce vivo in esposizione e russi giganteschi che ciondolano qua e là. Belle però le attrazioni locali che meritano una visita guidata. I due “deserti” in formato tascabile ed una sorta di canyon con le pareti incise in cirillico meritano e le foto non si contano.

Siamo all’ultima tappa e all’ultimo sleeping bus verso Saigon (nome che scendendo a Sud subentra sempre di più all’ufficiale Ho Chi Min). A Saigon siamo scesi all’Hotel Signature. In un primo momento ci hanno offerto una minuscola camera senza finestra. Abbiamo preferito una minuscola camera con finestra. Posizione centrale da cui abbiamo raggiunto una buona parte degli obbiettivi turistici a piedi. Tanto la strada è lo spettacolo più bello e quindi non è mai tempo perso, quello impiegato a camminare. Abbiamo fatto tutte le mete classiche, indicate dalla guida. E tutte meritano la visita. Consiglio in particolare il mercato “cinese” che è l’apoteosi del caos organizzato, degli odori (non sempre profumi) e dei colori.

Da saigon, organizzata dall’hotel, abbiamo fatto una gita di 2 giorni (una notte) nel delta del Mekong con un tour operator ben organizzato. Si va come turisti incolonnati ed ubbidienti e si applaudono i cantanti folk locali che vengono proposti, si assiste al mercato galleggiante e alla preparazione dei noodles in una fabbrica artigianale che più artigianale non si potrebbe. M si vedono anche le cittadine del delta, egualmente frenetiche e spinte alla crescita delle altre pareti del Pese. Poi, ultimo volo per Bangkok e poi di nuovo Abu Dhabi e Roma, senza storia.

Un mese è tanto, ma durerà per tutta la vita. Bel mese, uno di migliori della nostra vita. Una ultima annotazione per la cucina. Si tratta di una grande cucina. Lo si vede dalla quantità degli ingredienti utilizzati, dalla molteplicità delle preparazioni, dalla variazione dei sapori. Ma non la si può giudicare solo dal “mi piace” o “non mi piace” perché sarebbe una tragicomica presunzione ed un egocentrismo fuori luogo. Non si va per giudicare ma per capire e quindi conviene predisporsi a valutare la qualità della proposta. Un buon compromesso tra la cucina di strada (o a pochi decimetri dal piano strada) e ristorazione classica sono quei ristoranti che hanno messo insieme più “cucine” con ciascuna che prepara un numero limitato di piatti. L’insieme da un menù vasto, con condizioni igieniche molto migliori, e con una “regia” unificata nonché con il gentile servizio dei camerieri. E nel contempo si ha la possibilità di assaggiare la cucina “popolare”. Ristoranti di questo tipo li abbiamo trovati ad Hanoi, Hoi Na e Saigon e sono davvero consigliabili.



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