Vieste tra storia e leggende

Vieste tra storie e leggende: mare, spiagge e panorami
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Vieste tra storia e leggende, tra edifici antichi e panini golosi, tra i bambini che ridono al sole ed i gabbiani che sorvolano la spiaggia, questa è la città che vi voglio raccontare oggi. Se oltre alla vita di mare avete voglia di fare quattro passi, vi sarà utile sapere che Vieste è anche molto carina da visitare!

Prendete le stradine in salita e vi troverete in cima alla cittadina, dove domina il Castello Svevo, sede di una base militare. Il Castello esprime la forza di un tempo passato grazie alle sue linee geometriche e pulite.

Proprio accanto al castello, si aprirà lo sguardo sulla veduta della città. Da questo punto panoramico è possibile ammirare tutte le case, la spiaggia e Pizzomunno, il monolite di pietra calcarea alto 25 metri che caratterizza il lungomare di Vieste.

La Chianca Amara

Continuando la passeggiata tra le viette di Vieste sarà possibile imbattersi nella Chianca Amara, la pietra adiacente alla cattedrale della città che racconta un tragico evento storico.

Nel 1554 Vieste venne assediata e saccheggiata per sette giorni di seguito dall’Armata del Gran Turco, composta da settanta galee e comandata da Draguth Rais.

L’assedio fu particolarmente cruento e in quei pochi giorni vennero uccisi ben settemila abitanti, trucidati proprio su questa pietra.

Lo so è una storia piuttosto cruenta, ma la Chianca Amara è diventata la custode della memoria ed è giusto onorarla.

I trabucchi e la tradizionale pesca pugliese

Lasciate alle vostre spalle la cattedrale e continuate il vostro cammino fino a raggiungere il mare. Le spiagge sono gremite di vacanzieri per tutta la stagione estiva e su alcune coste vi capiterà di vedere i trabucchi, le tradizionali strutture lignee usate anticamente per la pesca.

Nel corso del tempo molti trabucchi sono andati distrutti, ma ad oggi vengono tutelati dal Parco Regionale del Gargano, perché considerati il simbolo della cultura locale.

La pesca è da sempre una delle più importanti attività economiche del luogo e queste poetiche strutture di legno testimoniano la tradizionale attività ittica.

Se siete amanti della tradizione dovreste recarvi presso una di queste antiche strutture.

Vieste tra storia e leggende, ma mentre mangiamo una Paposcia

Arriva l’ora di pranzo e lo stomaco inizia a brontolare? Allora fermatevi a mangiare la tipica Paposcia di Vieste! Si tratta di una sleppa tanta di panino, ma invece del normale pane viene usato l’impasto della pizza. Quindi il panino farcito sarà ancora più goloso…e pesantino! Non vi resta che recarvi in spiaggia, rilassarvi all’ombra di Pizzomunno e schiacciare un pisolino!

Intanto che vi rilassate in spiaggia io vi racconto la storia di Pizzomunno.

Leggende, il mare, l’amore e Pizzomunno

Sulla spiaggia di Vieste si erge Pizzomunno, un monolite di pietra calcarea alto 25 metri. Contraddistingue il paesaggio di Vieste e nella sua immensità cela una triste e tragica storia d’amore. Ora ve la racconto e se volete immergervi nella giusta atmosfera vi lascio il link della canzone di Max Gazzé  che si intitola: “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno“.

Si racconta che Pizzomunno fosse un bellissimo e forte ragazzo, che viveva in un villaggio di pescatori.

Nello stesso luogo viveva anche una dolce fanciulla di nome Cristalda, che aveva lunghi capelli color del sole.

I due si innamorarono perdutamente e come tutti i ragazzi giovani vissero con grande passione la loro storia d’amore.

Ogni giorno Pizzomunno affrontava il mare aperto con la sua barca, solcava le onde alla ricerca del giusto luogo dove pescare, ma spesso veniva avvicinato dalle sirene. Queste creature di rara bellezza erano assai affascinate dal giovane prestante  e arrivarono ad offrigli l’immortalità, in cambio del suo amore incondizionato.

Pizzomunno non cedeva mai alle lusinghe delle sirene, perché il suo amore per Cristalda era puro e non poteva nemmeno immaginare di barattare i suoi sentimenti per la fredda immortalità.

Purtroppo le sirene erano estremamente gelose e invidiose, non riuscivano a comprendere fino in fondo cosa volesse dire amare. Così decisero di rapire la giovane ragazza e la trascinarono negli abissi più bui del mare.

Pizzomunno cercò con tutte le forze di raggiungere la propria amata, inseguendo con determinazione la sua voce disperata, ma non riuscì mai a raggiungerla e la perse per sempre.

Il giorno dopo i pescatori del villaggio trovarono in mare il giovane, non più nelle sembianze umane, ma completamente pietrificato dal dolore. Pizzomunno si trasformò nella grande bianca roccia che ancora oggi porta il suo nome.

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