Vienna in veste natalizia
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GIORNO 1
Partiamo con volo Austrian Airlines dalla Malpensa alle ore 7.10 (in realtà, visto il traffico di aerei in partenza, ritardiamo il decollo almeno di mezz’ora) e dopo un’ora e mezza arriviamo a destinazione. Compriamo il biglietto a/r per il CAT (City Airport Train, 21€) che in 16 minuti ti porta dall’aeroporto sino alla stazione di Wien Mitte; dopo esserci minuti di carta dei trasporti valida 72h, al costo di 16,20 € (la Vienna City Card, altamente pubblicizzata, che include trasporti e musei, a mio avviso non conviene molto perchè gli sconti sulle attrazioni sono di poco conto), raggiungiamo il nostro albergo Ibis Wien Hauptbahnhof, un hotel di recentissima costruzione che farà parte di un polo di nuovi palazzi moderni, tutt’ora in costruzione, attigui alla stazione omonima. Le camere sono spaziose e davvero confortevoli, per non parlare della doccia e dell’insonorizzazione pressochè perfette; spendiamo 278€ in tutto con colazione inclusa e quest’ultima è eccezionale, tanto che puoi pure prepararti un waffle! Dopo aver espletato tutte le questioni burocratiche possiamo finalmente cominciare a visitare la città. La prima meta è lo Schloss Schonbrunn, reggia imperiale per il periodo estivo, dove parteciperemo al Grand Tour, che comprende tutte le sale presenti all’interno del palazzo. Il prezzo del biglietto, audioguida inclusa, è di 17,50€ e nel momento dell’acquisto viene subito segnalato l’orario d’ingresso, così da non ingolfare le varie sale di turisti. La nostra entrata è alle 13.20, perciò ci dedichiamo ai mercatini di Natale nel piazzale antistante, dove ci riscaldiamo (il freddo è veramente pungente e lo sarà in tutti i giorni di permanenza a Vienna) mangiando dell’ottimo gulasch servito nel pane, usato come piatto, e del kartoffeln con salsa di soia, accompagnato da un ottimo punsch analcolico di mele e cannella. Il palazzo all’interno è veramente spettacolare, con stanze adornate di tessuti preziosi e quadri giganteschi; l’audioguida inoltre è chiara e concisa come è giusto che sia per far comprendere al visitatore tutti gli aspetti salienti della storia della casata degli Asburgo. Purtroppo i giardini all’esterno, complice la stagione invernale, non sono ricoperti dai fiori coloratissimi che si vedono nelle foto su internet, ma rappresentano comunque il luogo ideale per delle foto col palazzo sullo sfondo.
Terminato di vedere il castello, ci dirigiamo verso un museo che ai più potrà non interessare ma per un appassionato, nonché laureato, in storia come me rappresenta una visita imprescindibile: tale posto è l’Heeresgeschichtliches Museum, ovvero il Museo di Storia Militare, che racconta l’evoluzione dell’esercito imperiale dalla guerra dei Trent’Anni (1618-1648) sino all’occupazione nazista. Da segnalare che in questo museo sono conservate la divisa che indossava l’arciduca Francesco Ferdinando e la macchina sul quale venne assassinato a Sarajevo da Gavrilo Princip, fatto da cui scaturì il primo conflitto mondiale. Purtroppo, pur pagandola all’ingresso, non è presente l’audioguida in italiano, bensì solo in tedesco, lingua incomprensibile per chi come noi due il tedesco non lo sa; per fortuna in tutto il museo sono presenti dei fogli esplicativi da poter conservare per sapere di più sulle collezioni esposte. Ormai si è fatto buio, perciò sfruttiamo la vicinanza del museo al Belvedere per visitarne le collezioni d’arte. Questo complesso, infatti, è composto di due palazzi, l’Upper Belvedere, che ospita la collezione permanente con opere che vanno dal Medioevo al Novecento, e il Lower Belvedere, che invece è adibito ad uso di mostre temporanee. Tra i due palazzi si estendono dei bellissimi giardini. Noi visitiamo solamente l’Upper Belvedere, al prezzo di 15€, sostanzialmente per vedere dal vivo il famoso Bacio di Kilimt, l’opera più famosa esposta al suo interno. Vista la levataccia all’alba per raggiugnere la Malpensa da Bergamo e la stanchezza accumulata, optiamo per una cena veloce nel Mc Donald’s della stazione attigua al nostro hotel, che essendo studiata come un centro commerciale, è ricca di ristoranti e negozi aperti sino a sera, per poi tornare in hotel senza più uscirne.
GIORNO 2
La seconda giornata a Vienna la dedicheremo alla zona del centro storico, cominciando dall’altro palazzo del potere asburgico, stavolta nel cuore della capitale, l’Hofburg. Nel biglietto (13,90€ audioguida compresa) sono compresi: il Museo delle Argenterie, il Museo di Sissi e gli Appartamenti Imperiali; purtroppo da subito si nota che questo palazzo non ha l’organizzazione del suo alter ego estivo perchè le visite non sono scaglionate e quindi si creano spesso ingorghi tra coloro che ascoltano l’audioguida stando fermi davanti al cimelio spiegato in quest’ultima, coloro che ascoltano camminando e i gruppi con guida privata che spesso coprono le spiegazioni dell’audioguida, mettendo anche una certa fretta ai visitatori che non partecipano al tour. Per quanto riguarda il palazzo ritengo che esternamente colpisca di più l’attenzione rispetto a Schonbrunn mentre all’interno, se non fosse per la parte del Museo di Sissi, leggendaria moglie dell’imperatore, il piatto della bilancia pende verso la residenza estiva. Dall’Hofburg, raggiungiamo poi la Biblioteca Nazionale, costruita dagli Asburgo nel XV secolo, che all’interno racchiude un vero e proprio gioiello, rappresentato non tanto dai libri antichi che vi sono conservati, bensì dallo splendido soffitto affrescato che la mettono in concorrenza per bellezza con parecchi palazzi e chiese rinascimentali del nostro Paese; l’entrata si paga 6€, ma credetemi che non saranno soldi sprecati. E’ giunta ormai l’ora di pranzo e quindi ci spostiamo verso la zona del Rathaus (Municipio), dove vi sono i mercatini più famosi del centro storico viennese; il nostro pranzo, accompagnato da una finissima nevicata, consiste in un Bratwurst, l’equivalente dell’hot dog cucinato però con salsicce di qualità sicuramente maggiore, visto il ruolo di specialità che esse hanno nella cucina tedesca. Vicino al municipio, si possono fotografare in sequenza il Parlamento, il Burgtheater e la Votivkirche, chiesa costruita dall’imperatore Francesco Giuseppe dopo essere scampato a un attentato.
Tagliando poi per le vie attigue raggiungiamo la Stephansplatz, sulla quale si staglia imponente il Duomo di Santo Stefano, l’edificio più importante dell’intera città, almeno a seconda del pensiero degli abitanti locali. L’entrata è libera per quanto riguarda la navata centrale e le cappelle esterne, mentre il Tesoro e i sotterranei sono a pagamento. Di per sè l’interno non ci ha colpito molto, anche perché non molto sfarzoso e comunque difficilmente avvicinabile in molti suoi punti, come per esempio l’altare o la navata centrale, chiusa da un cancello. Poco distante dal duomo, percorrendo la via dei negozi, si raggiunge l’Hotel Sacher, luogo famosissimo perché al suo interno un giovane 17enne si inventò un dolce che ancora oggi porta il suo nome: la Sacher Torte. Spinti dalla voglia di provare questo dolce proprio dove è stato inventato ci mettiamo in coda, nonostante l’aria gelida che sferza le nostre gambe, per entrare, scoprendo che gli italiani hanno invaso la città austriaca per questo ponte, visto che in ogni coda o luogo visitato la nostra lingua la faceva da padrone; dopo mezz’ora entriamo in questo luogo magico, dove il trattamento è da VIP, visto che ci vengono pure ritirati i giubbini da un addetto preposto al guardaroba e ci gustiamo una fetta di Sacher e uno strudel di mele con panna (io purtroppo non gradisco il cioccolato e quindi ho optato per un dolce più tirolese che viennese); i dolci sono veramente buonissimi e il prezzo un po’ alto passa in secondo piano vista la location e la bontà di ciò che abbiamo mangiato. Usciti dal Cafè Sacher facciamo a tempo ancora a fotografare la Staatsoper, di fronte all’ingresso dell’hotel, e a gironzolare per i mercatini in zona duomo, sino a tirare l’ora di cena. Avevamo organizzato di mangiare presso Figlmuller, ristorante tipico indicato in ogni guida della città, ma alle 18.40 era già pieno per tutta sera (mangiano prestissimo a Vienna!); ripieghiamo quindi sul Gutenberg, che si trova nella via parallela a Figlmuller, dove ordiniamo due Wiener Schnitzel, ovvero la famosa cotoletta impanata di vitello tipica del luogo, una birra bionda e un’acqua naturale. Il prezzo (45,80€ in due) è tutto sommato giusto, considerando che le cotolette si pagano tra i 15 e i 20€ in tutta la città, ma il finale di serata è stato totalmente indigesto: cercando di aiutare il cameriere nel darmi un resto con una sola banconota, metto quasi 11€ in più rispetto al conto e lui, dicendo che il servizio non è compreso nel conto, se li prende tutti e se li porta via senza nè ringraziare nè fare il gesto di prenderne solo una parte!
GIORNO 3
È il nostro ultimo giorno a Vienna e, dal momento che non abbiamo visite da fare, decidiamo di tornare al Belvedere con la luce del sole per poter fare foto migliori rispetto a due giorni prima, quando la pioggia e il buio limitavano molto la possibilità di scatti indimenticabili. Prima, però, come ogni italiano “malato di calcio” che si rispetti, devo mantenere fede alla mia tradizione e quindi porto la mia fidanzata all’Ernst Happel Stadion (ex Prater Stadion), lo stadio dove giocano la nazionale austriaca e, sino alla conclusione dei lavori di ristrutturazione del proprio stadio, l’Austria Vienna, che con il Rapid dà vita ad accesi derby cittadini. Da notare la comodità dei trasporti che vi si fermano proprio davanti e che al loro interno hanno pannelli informativi sulle fermate, così da aiutare tifosi e turisti… mi viene da ridere pensando alle code chilometriche di macchine in divieto di sosta parcheggiate nelle vicinanze di certi stadi italiani. Le foto al Belvedere ci vengono davvero bene, ma purtroppo non possiamo godere appieno della calma e tranquillità dei giardini perché è già ora di riprendere il treno per l’aeroporto. Il volo, infatti, parte alle 15.15 e ci riporta a casa dove veniamo accolti da una bella nevicata che ci rende più lento il ritorno a casa.
CONCLUSIONI
Vienna ci è molto piaciuta sia per la bellezza delle cose da vedere sia per la tranquillità della città e, particolare da non trascurare, per la puntualità dei trasporti. Inoltre nel periodo natalizio assume una veste che la rende davvero magica e, lasciandosi conquistare dall’atmosfera un po’ sospesa tra il glorioso passato ed un presente meno al centro della vita politica europea, si rimarrà sicuramente incantati.
Tre giorni bastano per una visita completa, che può includere anche, per gli appassionati, musei d’arte o musei musicali (es. Casa di Mozart, Casa di Freud) dal momento che Vienna è stata il centro della cultura artistico-culturale del XIX secolo, rivaleggiando per splendore con Parigi. Sicuramente chi deciderà di visitarla, in qualsiasi stagione, ne rimarrà piacevolmente sorpreso e credo che almeno una volta nella vita la capitale austriaca meriti una visita!