Vienna 2

VIENNA La prima cosa che associamo a questa capitale è l’atmosfera imperiale. Concerto di Capodanno, Cristalli, Cioccolata, Caffè. Principessa Sissi, e via discorrendo. La cosa invece più interessante per me è l’avanguardia. Qui c’è pensiero psicologico e voglia di esprimere la propria irregolarità. Si sente la...
Scritto da: Vaioli Laura
vienna 2
Partenza il: 19/04/2001
Ritorno il: 22/04/2001
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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VIENNA La prima cosa che associamo a questa capitale è l’atmosfera imperiale.

Concerto di Capodanno, Cristalli, Cioccolata, Caffè. Principessa Sissi, e via discorrendo.

La cosa invece più interessante per me è l’avanguardia.

Qui c’è pensiero psicologico e voglia di esprimere la propria irregolarità.

Si sente la rivoluzione di Freud, e il suo aver aperto un varco finalmente concreto e tangibile tra conscio e inconscio.

Le arti grafiche in una città come questa sono stupefacenti.

Tutte le mostre ed i musei hanno una veste estremamente moderna.

I quadri, anche quelli nei bar hanno un sacco di energia.

In Italia e a Firenze in modo particolare non si sente modernità da nessuna parte.

Tutto continua a muoversi su un turismo che (forse?) chiede sempre e solo classicismi.

Ci sono anche da noi iniziative di modernità… ma io non sento l’energia dell’avanguardia.

Non c’è sistema di pensiero, non c’è alcuna corrente di aria nuova.

Forse aver messo il Papa a Roma non è stata una buona idea… Un po’ rimpiango Freud. Magari anche noi avessimo più storia moderna.

Invece continuano a impasticciarci di rinascimento e noi siamo tutti contenti del fatto che a Firenze ci siano 10 sisley e 15 benetton.

HUNDERTWASSER Alcune persone dicono che le case consistono nei muri, io dico che le case consistono nelle finestre Metafora interessante, applicabile all’individuo dove le finestre sono i collegamenti, le aperture, le “differenze”..

PILLAR (colonna) = principale elemento dell’arkitettura western (occidentale). Lo stare vicino ad un pillar conferisce ad una persona la piacevole sensazione di stare vicino ad un albero.

Sento in lui il genio. Nella sua arte il ritmo impietoso ed estremo della coerenza. Le cose non basta dirle, bisogna anche concretizzarle, e quando la nostra persona intuisce un concetto cosmico inizia a vivere al suo servizio.

Hundertwaser ai miei occhi è un sacerdote della natura. La sua volontà di dare dignità all’uomo passando attraverso la pianta mi sconvolge non poco.

Tutti i suoi lavori sono una continua e intensa celebrazione del rapporto uomo/albero, tutta la sua architettura è volta all’esaltazione dell’irregolarità di pieni e vuoti attraverso l’impiego estremo di finestre (interno/esterno), colonne (alto/basso), pavimenti (monti/valli), piante (vivo/morto).

La sua voce suona come un ammonimento a non cadere nel tranello dell’omogeneità.

La vita dell’essere umano deve essere caratterizzata dalle variazioni.

Semplificare le aritmie, pianificare i pavimenti, eliminare tutti gli ostacoli significa crearsi il deserto intorno.

Atrofizzare i propri sensi è un reato verso se stessi! Ingabbiare i propri pensieri significa imborghesirsi senza ritegno.

A volte siamo portati a credere che solo intraprendere scelte estreme possa affrancarci dalle strette consuetudini della vita quotidiana.

Hundertwasser invece ci suggerisce una rivoluzione interiore spronandoci all’irregolarità e ad un rinnovato gusto percettivo.

Stupirsi senza cadere nell’esibizionismo può essere un primo passo verso la propria libertà interiore.

È vero che le cose irregolari sono più difficili da pulire… e che i pavimenti sconnessi ci rallentano… ma siamo consapevoli di cosa ci stiamo giocando? Stiamo a poco a poco perdendo tutte le differenze.

Stiamo scegliendo di smettere di scegliere.

L’unico modo per contrastare l’appiattimento è identificare il proprio stile. Il passaggio non è semplice ma il consiglio di sicuro è antichissimo.

Socrate diceva “conosci te stesso” e per quanto questo motto sia stato banalizzato e divulgato continua ad essere alla base dell’autocoscienza.

Ma chi ha il tempo e la voglia di conoscersi? MIRo’ Va sentito da vicino e capito da lontano.

Questa mostra al Kunstforum contiene tutte opere di grande formato.

La cosa che mi chiedo è come iniziava il disegno sul quadro.

Una volta steso il fondo, in che modo dava vita al dipinto? È difficile pensare che seguisse un disegno ma è ancor più sconvolgente pensare che non ne seguisse alcuno! Cmq viene veramente voglia di esternare il proprio inconscio dopo aver visto i suoi quadri.

Penso che tutti coloro che vedono la mostra tornino a casa con la voglia di fare qualcosa di simile.

Rendiamoci conto di del valore sociale di una spinta così sincera alla condivisione del sé… Dopo aver dialogato con queste opere si ha la sensazione di aver fatto un percorso criptato dentro ai suoi sogni, la sua visione, la sua intimità… e vien da pensare di poter fare altrettanto e di provare ad esprimere la propria complessa ed indecifrabile sfera interiore.

Una sorta di abbattimento cosmico della distanza sociale….



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