Vieni che ti porto a Porto

Toccata e fuga nella città portoghese tra baccalà e Porto
Scritto da: motta d.
vieni che ti porto a porto
Partenza il: 25/01/2017
Ritorno il: 27/01/2017
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
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Porto – oppure Oporto alla portoghese – è davvero una città ideale per una vacanza “toccata e fuga” di 2/3 giorni. E’ vicina (circa 2 ore e mezza di volo). E’ comoda (le attrazioni principali sono tutte comprese in un area piuttosto ristretta). E’ ben servita dai mezzi (ci sono addirittura 6 linee della metropolitana). E’ economica anche per le tasche di un italiano medio. L’unica pecca è che è costruita in collina e a volte i dislivelli da affrontare sono notevoli. D’altra parte questi dislivelli regalano anche panorami incantevoli da gustare in uno dei numerosi “miradores” sparsi per la città. Tutto è stato prenotato con internet.

Il volo, naturalmente Ryanair, costa 60 € a/r; parte martedì 25 gennaio 2017 alle ore 06:50 da Bergamo e rientra giovedì 27 gennaio 2017 alle ore 23:00. Questo mi consente di avere tre giornate intere a disposizione. L’albergo, prenotato con Trivago, situato in pieno centro e costa 50 € per due notti senza la prima colazione.

PRIMO GIORNO

L’aereo atterra puntuale all’aeroporto dopo circa due ore e mezza di volo e, dopo avere tirato indietro le lancette di un’ora, mi avvio verso l’uscita. Dato che con me ho solo il bagaglio a mano mi risparmio anche le formalità doganali e il ritiro bagagli. Non sono neanche uscito che una hostess gentilissima mi consegna una piantina della città augurandomi una buona permanenza. Che efficienza! Dopo il primo caffè in terra portoghese (1,85 €) mi dirigo verso la metropolitana che dall’aeroporto arriva comodamente in centro città pagando 1,80 € alla biglietteria automatica. Dalle indicazioni sull’albergo dovrò andare con la linea viola fino alla fermata di Trindade e li prendere la linea gialla per una sola fermata e scendere a Aliados. La metropolitana è nuova, sobria e molto pulita e alterna tratti in superficie con altri sotto il manto stradale. Non ho notato nessun tipo di controllo o di tornello dopo che ho fatto il biglietto. Si vede che i portesi sono gente onesta… chissà. Una curiosità: il biglietto va obliterato prima di ogni corsa, anche se si cambia solamente linea. In circa 45 minuti arrivo all’albergo, il Girassol, ubicato in Rua sa da Bandeira, a due passi dalla stazione di Sao Bento. Si tratta di un due stelle non certo lussuoso ma molto comodo per girare il centro e con un certo fascino retrò che non mi dispiace. La stanza è piccola ma pulita e confortevole, e nel bagno c’è addirittura la vasca. Mi sento di raccomandarlo… ma solo d’estate. Nella camera infatti, come in molte altre strutture analoghe, non c’è un calorifero ma solo il condizionatore che funziona in inverno come pompa di calore. E dato che ogni volta che si esce dalla stanza la corrente viene tolta non sono mai riuscito ad avere una temperatura veramente ottimale per i miei gusti. Non che battessi i denti dal freddo, intendiamoci…ma un paio di gradi in più non avrebbero guastato. Sistemati i bagagli comincio il mio giro per la città. La giornata è soleggiata ma molto fredda per il momento a causa di un vento gelido che spazza le strade… la vicinanza con l’oceano si fa sentire. Prima tappa: la colazione… in uno dei numerosi bar appena fuori dall’hotel dove spendo 0,85 € per un caffè e 1 € per una brioches rafferma. Sono cascato male. Proseguo dritto fino alla stazione di Sao Bento (San Benedetto), una delle attrazioni principali della città. Si tratta di una stazione ferroviaria in cui l’atrio è stato decorato con oltre 20.000 Azulejos (piastrelle) dipinte in bianco e blu da un importante decoratore portoghese agli inizi del 900. Le piastrelle raffigurano l’evoluzione dei mezzi di trasporto e scene della storia del portogallo. Veramente notevole. A fianco della stazione c’è la chiesa dos Congregados che, come tutte le chiese del portogallo, merita una visita (anche perché è gratuita). Proseguendo dritto per Av. de Afonso Enriques arrivo alla cattedrale della Sé, la cattedrale di Porto, costruita nel 1200 circa sui resti di un edificio già esistente. Molto bello il chiostro decorato con gli immancabili azulejos che raccontano la vita di Maria e la metamorfosi di Ovidio. Dalla piazza antistante, dove si trova una colonna anticamente usata come gogna per i condannati, si può godere di uno splendido panorama sulla Ribeira, sul fiume Douro e sulla cittadina di vila nova de Gaia, dove si trovano molte distillerie del porto, l’omonimo vino che ha reso questa città famosa in tutto il mondo. Purtroppo la presenza di numerosi mendicanti (alcuni piuttosto insistenti) rovina un pochino l’atmosfera. Proseguendo dritto arrivo al simbolo stesso della città: il ponte Dom Luis I. Si tratta di un ponte di ferro lungo oltre 170 metri, realizzato tra il 1881 e il 1886 da Theophile Seyrig (allievo di Gustave Eiffel), che collega il quartiere della Ribeira con la cittadina di Vila Nova de Gaia. Oggi sul piano più alto passano i treni della metro di Porto mentre sul piano inferiore transitano autobus, tram e pedoni. Il panorama dal livello superiore a picco sul Douro è davvero mozzafiato… peccato che ci sia un po’ di foschia. Dicono che di sera dopo il tramonto sia anche meglio… verificheremo! Dall’alto si possono notare i turisti che affollano i ristoranti che si affacciano su Cais da Ribeira e, dato che è quasi ora di pranzo, decido di unirmi a loro. Per scendere però non uso la funicolare (quella me la risparmio per la salita) ma la scala (infinita) che parte dalla piazza della cattedrale della Se e che porta nella parte bassa della Ribeira direttamente al piano pedonale del ponte Dom Luis. Si attraversano stradine e vicoletti piuttosto sinistri e anche mal frequentati, ma che mi conducono a destinazione senza incidenti. Dopo un breve giro di perlustrazione del quartiere mi fermo a mangiare all’aperto in uno dei numerosi locali che si affacciano sul Douro godendomi il panorama del ponte (stavolta dal basso) e la giornata di sole che nel frattempo si è riscaldata consentendomi di levarmi anche la giacca a vento. Per un panino col prosciutto, una torta di pinoli (ottima), una lattina di coca cola e un caffè espresso spendo complessivamente 10 €. Niente male. Sazio e riposato riprendo l’esplorazione della Ribeira, che merita davvero di stare nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Oltre ai ristoranti e locali vari, ci sono dozzine di negozi di souvenirs; alcuni piuttosto dozzinali, altri invece sono vere e proprie botteghe artigiane specializzate nella lavorazione della ceramica, che vendono prodotti di un certo gusto ma per tutte le tasche. Un altro aspetto del quartiere che colpisce sono le case color pastello, affacciate sul Douro, coi balconi in ferro battuto lavorato che convivono fianco a fianco con edifici fatiscenti e diroccati dove neanche un senzatetto metterebbe piede. Questa “calcolata decadenza” conferisce al quartiere e alla città in generale un fascino davvero particolare. Si capisce subito che Porto è una città che sicuramente ha trascorso tempi migliori, ma che sta cercando di rimettersi in piedi e andare avanti. E’ incredibile anche la quantità di punti di informazioni turistiche sparsi per la città; ce n’è uno praticamente ad ogni angolo. Costeggiando il Douro verso ovest si finisce con lo sbattere contro la chiesa di San Francesco, che a vederla da fuori non sembra una gran cosa. L’ingresso costa 4, 50 € più 1 € per la guida in italiano, ma ne vale la pena. All’interno infatti gli intarsi in legno che la decorano sono stati ricoperti con oltre 100 kg di oro rendendola una delle chiese più riccamente decorate d’Europa. Mi piacerebbe sapere cosa ne penserebbe il “Poverello di Assisi” di questa opulenza. Mah! Peccato che sia assolutamente vietato scattare fotografie. Cosa invece permessa nelle catacombe, dove riposano i più eminenti benefattori dell’ordine dei francescani. Interessante e suggestivo. Dietro alla chiesa si trova il palacio da Bolsa, ma visto che ormai è abbastanza tardi decido di rimandare la visita ad un altro giorno e torno quindi sui miei passi. Dato che la stanchezza (oltre che l’età e il peso) si fa sentire, per risalire uso la funicolare dos Guindais, situata a fianco del ponte Dom Luis, che per 2,50 mi porta in cima regalandomi anche un bel panorama del ponte al tramonto. Prima di rientrare in albergo mi fermo nei pressi della stazione di Sao Bento e quì per uno spuntino composto da un caffè e un bombolone spendo 1,85 €. Dopo un paio d’ore di riposo e un bagno caldo ristoratore rieccomi in giro per le strade che però mi sembrano molto vuote, quasi desolate direi. Va bene che è bassa stagione e non è sabato sera ma mi aspettavo un po’ più di vivacità. Per cenare opto per il ristorante Embaixador dietro l’albergo, dove per un piatto unico composto da riso, tre tranci di merluzzo, patatine fritte, una bibita e un caffè sborso solo 9,50 €. Non buonissimo ma sicuramente abbondante. Il pesce poi è proprio una specialità portoghese. Promosso! La serata prosegue con una passeggiata fino al ponte per ammirarne il panorama in notturna. Fantastico. Il vento gelido che ha ripreso a soffiare ha spazzato via tutta la foschia del pomeriggio e le luci della città risaltano luminose e rassicuranti nel buio. Peccato che lo stesso vento renda problematica la permanenza sul ponte dato che, anche con cappuccio e bavero alzato, mi sembra di avere una spada di ghiaccio conficcata nel collo. Dopo le (numerose) foto torno in albergo, stanco e infreddolito, per una notte di meritato riposo. Prima però mi fermo da un venditore di caldarroste che con 2 € mi aiuta a tappare quel buchino che mi era rimasto nello stomaco. Buone, abbondanti ed… economiche. Un ottima conclusione di serata.

SECONDO GIORNO

Anche il secondo giorno si apre sotto uno splendido sole per fortuna, ma il freddo di prima mattina è ancora pungente a gennaio. Per la prima colazione mi accomodo in uno dei molteplici locali nei dintorni, dove con 4,20 € mi sazio con un cappuccino, una brioches e un tipico dolce portoghese: il pastel ne nata. Tutto buono ma anche qui niente calorifero ma solo il condizionatore che funziona da pompa di calore. Decido di visitare per prima cosa il Mercato do Bolhao, che si trova a 5 minuti a piedi dall’albergo. Si tratta di un mercato di bancarelle all’aperto, disposto su due piani, dove gli abitanti di Porto vengono a fare la spesa di tutti i giorni. Non è niente di particolarmente interessante, ma i prezzi sono veramente bassi. E’ l’ideale per comprare souvenirs o del cibo da consumare al volo. Anche le trattorie al centro del mercato, piuttosto decadenti a dire il vero, sono molto convenienti. Ne approfitterei in serata se non fosse che il mercato chiude alle ore 17.30. Una cosa da tenere presente qui sono gli orari di apertura dei negozi. I portoghesi sono gente che se la prende comoda e la maggior parte degli esercizi apre ben oltre le 09.00 del mattino. Il centro commerciale che ho visto di sfuggita in serata spalanca i battenti addirittura alle 10.00. Per cui se venite qui in vacanza qualche giorno…risparmiatevi le levatacce e dormite pure fino a tardi.

Dopo il mercato mi dirigo a una delle attrazioni principali di Porto: la libreria Lello e Irmao, che raggiungo in una ventina di minuti di cammino. Si tratta, a detta di molti (e non a torto), della “libreria più bella del mondo”, costruita alla fine del 1800 su progetto di un ingegnere e politico portoghese. La maggior parte dei visitatori però non è interessata ai libri ma all’architettura, che è stata di ispirazione agli scenografi di Harry Potter per gli interni della scuola di Hogwarts, in particolare la scala a forma di 8. Sembra anche che la libreria sia stata usata come set per alcune riprese dei film e che la stessa J.K. Rowling abbia scritto alcuni capitoli della saga del maghetto al piano superiore… ma qui sfociamo nella leggenda. L’atmosfera comunque è molto suggestiva e si ha davvero l’impressione di essere entrati in un posto quasi magico. I 4 € per entrare sono soldi ben spesi. La visita dura una mezz’oretta abbondante e al termine mi dirigo verso la Chiesa delle Carmelitane, nella piazza attigua. Bella, come tutte le chiese portoghesi del resto. Attraversando i giardini davanti alla libreria poi si arriva alla Torre dei Chierici, attaccata alla chiesa omonima, da cui si ha un fantastico panorama sulla città. Prima però entro alla Casa Oriental, un negozietto (che poi ho scoperto far parte di una catena) molto particolare. All’interno infatti, disposte ordinatamente contro le pareti, ci sono centinaia e centinaia di scatole di… sardine, ognuna recante un anno diverso, che ovviamente NON indica la data del pescato. Su ogni scatoletta poi sono incisi gli eventi storici accaduti e i personaggi più illustri nati in quella particolare annata. Un souvenir davvero originale ed anche economico tutto sommato (5 €). Peccato però che al ritorno sarò costretto a lasciarlo in aeroporto per motivi di peso e di sicurezza (non ho capito bene). Non mettetelo nel bagaglio a mano. L’ingresso alla torre costa 4 €, compreso di visita all’esposizione interna e alla chiesa. Il panorama dalla sommità è stupendo malgrado la stramaledetta foschia lungo il Douro. La salita è piuttosto difficoltosa a causa delle dimensioni ristrette della scala interna e anche lo spazio in cima alla torre è molto esiguo. Limito quindi la permanenza al minimo indispensabile per visitare poi la chiesa omonima giusto a fianco che, manco a dirlo, è davvero magnifica. All’uscita, visto che ormai è ora di pranzo, decido di assaggiare una delle specialità culinarie portoghesi. Lo faccio nella casa portoghese delle pastelle di baccalà, una sorta di take away, situato appena fuori dalla torre, dove mi vengono servite delle polpette di baccalà e pane grattugiato con un contorno di patatine fritte per un totale di 7 €. Il tutto consumato sui tavolini all’aperto nei piatti di plastica, sotto un bel sole caldo. Spuntino abbondante ma non particolarmente appetitoso. Mi aspettavo di meglio.

Dopo aver preso un caffè nel bar di fianco (1 €), sazio e riposato, mi dirigo verso i giardini del palazzo di cristallo che avevo visto dalla torre. La vista panoramica sul fiume e sulla città, è uno dei motivi di interesse di questi giardini, anche se la struttura non è certo moderna e forse anche un po’ trascurata. Ci sono infatti parecchie persone che si stanno godendo il tiepido sole comodamente seduti sulle panchine oppure passeggiando pigramente tra gabbiani e pavoni… e io sono una di quelle. Oltre al suo patrimonio botanico ed agli eventi culturali e ricreativi ospita anche un centro di educazione ambientale. Vale la pena trascorrerci un po’ di tempo se non altro per riposarsi le gambe visto che la giornata lo consente. Dopo un paio d’ore passate leggendo e oziando decido di ritornare sui miei passi, non senza fermarmi per una veloce merenda in una caffetteria vicino alla torre dei chierici, dove per un caffè e una brioche enorme spendo solo 1,65 €. Prima di rientrare in albergo per il bagno ristoratore però un sacchetto di caldarroste a 2 € ci sta proprio bene. Per cena mi oriento su un classico: mc donald’s. Qui per la davvero modica spesa di 5,95 € prendo un menù medio con bibita e contorno di patatine fritte, più un panino supplementare. Sensibilmente meno caro che in Italia devo dire. Dopo una mezzoretta di cammino per le strade del centro senza una meta precisa rientro in albergo dove il sonno non tarda a venire.

TERZO GIORNO

Purtroppo l’ultimo giorno comincia sotto una fastidiosa pioggia che mi costringe ad alterare il programma. Dopo una colazione ristoratrice composta da cappuccio e una brioches gigante (2,30 €) mi dirigo verso la chiesa di San Ildefonso vicino all’albergo, che in confronto alle altre non è niente di eccezionale. Trascurabile. Nell’aspettare una schiarita mi prendo una pastel de nata e un caffè per soli 1,03 € in un bar attiguo. Alle 10.00 sono davanti all’entrata del centro commerciale a cui sono passato davanti nei giorni precedenti e che apre proprio a quell’ora. Non è molto diverso da quelli italiani; ci sono più o meno le stesse marche e gli stessi negozi. Simpatico è l’ultimo piano, quasi interamente occupato da ristoranti e fast food di vario genere con ottimi prezzi esposti. All’uscita purtroppo la pioggia si è fatta più insistente, quindi mi dirigo senza indugi (e senza ombrello) verso il palacio da Bolsa, proprio attaccato alla chiesa di San Francesco, dove arrivo dopo una mezzoretta di cammino bagnato fradicio. Si tratta di un edificio costruito a partire dal 1842 che doveva esprimere la potenza commerciale del Portogallo e accogliere i rappresentanti delle altre nazioni in un luogo maestoso e imponente. A vederlo dall’esterno passa quasi inosservato, ma l’interno lascia senza parole. La visita guidata all’interno costa 8,50 € ma li vale tutti. A secondo del giorno della settimana e dell’orario si può scegliere anche la lingua in cui si svolge la visita. Purtroppo l’italiano non è previsto nella giornata e mi devo accontentare di una spiegazione in inglese e portoghese. Pazienza. La sala più bella è certamente quella araba, ispirata all’Alhambra di Granada. Notevole è anche la sala delle Nazioni, un ampio spazio di 500 metri quadri sovrastato da una cupola in ferro e vetro posta a 19 metri di altezza da cui entra luce naturale, in cui anticamente avvenivano le contrattazioni. La visita dura in tutto 40 minuti, tempo in cui per fortunata mi asciugo completamente. All’uscita le condizioni meteorologiche non sono migliorate e decido quindi di dirigermi verso la cittadina di Vila Nova de Gaia, dall’altra parte del Douro, dove ci sono le principali distillerie del Porto (che sicuramente sono al coperto). All’arrivo, visto che ormai è ora di pranzo, entro in uno dei numerosi ristorantini che si affacciano sul fiume, e qui per 9,50 € mi rifocillo con un piatto di salmone, un contorno di patate bollite, una coca cola e un caffè. Niente male anche se il salmone era poco cotto. La distilleria che scelgo è quella del Porto Sandeman, che è la prima che ho incrociato e forse quella più famosa (ed è anche l’unica marca di Porto che conosco). La visita però comincia dopo un oretta e ne approfitto per esplorare un po’ la cittadina, anche se il tempo è ancora pessimo. C’è di buono che la pioggia ha spazzato via la foschia e questo mi consente di fare qualche bello scatto al quartiere della Ribeira visto dall’altra parte del fiume. Mi colpisce particolarmente la flotta di navi in legno, piuttosto antiche direi, ormeggiate lungo la sponda, che servivano e servono tuttora per trasportare le botti del prezioso vino. La cittadina, forse anche a causa del maltempo, non mi fa una grande impressione. Simpatica è una teleferica che collega il lungofiume con il piano superiore del ponte Dom Luis. In giornate migliori di questa deve regalare degli splendidi scorci. Peccato. Il giro guidato della distilleria, al costo di 10 €, comincia puntuale alle ore 16:00 e si rivela molto interessante ed istruttivo, eccetto forse per gli astemi. Anche in questo caso mi devo “accontentare” di una guida che parla inglese e portoghese perché il tour in italiano è solo nei week end. Molto apprezzato, soprattutto a causa della pioggia, l’assaggio gratuito di Porto nelle due diverse qualità: rosso e bianco. Al termine, dopo circa 40 minuti, mi dirigo verso l’albergo per ritirare il bagaglio e andare all’aeroporto per il rientro in Italia. Che dire… il bilancio è senza dubbio più che positivo. Porto è una città che merita. Forse ottimizzando i tempi l’ultimo giorno avrei potuto anche fare un giro in riva all’oceano… è andata così.

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libreria lello e irmao

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la ribeira

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ponte dom Luis



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