Viaggio nella preistoria
Riassumo quello che dovrebbe essere il programma totale del viaggio io (Paso) lavoro ad Atuntaqui (Ecuador) da oggi 6 novembre fino al 13 novembre, il 14 mi raggiungerà la mia fidanzata (Lara) e il 15 partiremo per il tour-crociera alle Galapagos.
E così dopo un lungo e un po’ noioso viaggio da solo con scalo a Miami, arrivo a Quito e i primi giorni li passo principalmente lavorando e con qualche momento rubato per vedere un po’ di vita ecuadoreňa.
Giro molto per questa via che si chiama Panamericana che è l’unica arteria dell’Ecuador (lo taglia a metà in verticale da Colombia a Perù). In genere non è messa male ma ogni tanto si trova un buco o un sasso di dimensioni enormi. Ai lati montagne, laghi e soprattutto vulcani, bei paesaggi, è incredibile la concentrazione di pazzie, camion carichi, gente che chiede un passaggio, gente che dorme sulla linea gialla di lato, gente mezza nuda, polizia, mezzi di trasporto dei più disparati.
Le persone sono caratteristiche, colorate, i visi sono espressivi, i colori sono molto forti, gli occhi spontanei e penetranti. La povertà estrema. Tutti contadini o allevatori o produttori di semi di rosa che esportano in tutto il mondo.
Due immagini sopra tutte: un campo da calcio ricavato da un piano piatto fatto da una scavatrice, due porte in legno. Nessun albero, niente verde, niente. E l’altra seppur simile, 12 ragazzi e ragazze in stivali che con pioggia insistente giocano allegramente 6 contro 6 a calcio in un campetto fatiscente. Genuini, spontanei, preoccupati di nulla.
I visi delle persone che salgono regolarmente dietro i camion o sul cassone dei pick-up per un passaggio e i bimbi che escono da scuola e per tornare a casa si agganciano al camion dell’immondizia.
Ho occasione di visitare Otavalo purtroppo in un giorno in cui il mercato è ridotto, ma è comunque tipico, interessante e coloratissimo. Qui i tradizionalisti hanno la coda e il tipico cappello, il panama.
Sono passato anche da Mitad do Mundo, la linea che rappresenta il passaggio dell’equatore, ma fermandomi solo un momento e ho visitato la laguna di San Paolo in un momento di pausa. Poi arriva Lara e inizia il viaggio vero e proprio.
14/11/2007 DI NUOVO INSIEME E LA PENNA PASSA A LEI Sono arrivata anch’io dopo un viaggio lungo e travagliato: qualche complicazione a Miami e uno scalo non programmato a Guayaquill a causa del brutto tempo su Quito, mi hanno fatto tardare un bel po’ di ore, ma alla fine sono arrivata sana e salva sotto una pioggia battente e ho ritrovato il sorriso del mio fidanzato in mezzo alla folla.
Nei giorni passati a casa da sola in attesa della partenza, la cosa più bella è stata godersi le facce meravigliate delle persone a cui dicevo dove stavo per andare…Mi sono sentita una privilegiata a poter vedere un luogo tanto bello e particolare, perché a tutti quando dicevo la parolina magica…Galapagos… compariva sulla faccia la stessa espressione incredula.
E così la mia giornata finisce 26 ore dopo la sveglia in un letto cortissimo in cui stiamo con i piedi fuori, in un dignitosissimo albergo di Quito.
15/11/2007 IN VIAGGIO VERSO LE GALAPAGOS Quattro ore dopo suona di nuovo la sveglia ma la stanchezza neanche la sentiamo, si parte per le Galapagos! Ennesimo check-in, ennesima attesa, ennesima fortuna di essere capitati sull’aereo giusto vista l’approssimazione con cui lavorano in quest’angolo di mondo, ennesimo decollo, (volo Aerogal, il cui simbolo sulla fiancata è un’iguana), e tanto per cominciare rimaniamo a bocca aperta quando prima di scendere dall’aereo le hostess passano uno spray per gli insetti negli scomparti per non infestare l’ambiente delle isole. Abbiamo la netta sensazione che sia solo la prima di tante sorprese che ci avrebbe riservato la nostra vacanza.
L’aeroporto di Baltra si rivela la seconda: una casupola con il tetto in paglia completamente aperta, solo con qualche cordone per incanalare le persone e le valigie scaricate per terra in un mucchio all’aperto, qualche poliziotto e qualche iguana qua e là.
Grazie all’adesivo appiccicato alle magliette fornito dall’agenzia, ci trova la nostra guida per un giorno, Mario, e ci accompagna prima su un bus fino al traghetto, poi, sbarcati sull’isola di Santa Cruz, su un altro bus e in 50 minuti di paesaggi brulli e spettacolari e tartarughe giganti, arriviamo a Puerto Ayora dove pranziamo.
Nel pomeriggio visitiamo il centro studi Darwin: per carità, lodevole l’iniziativa della fondazione a scopo di ricercare e tutelare le tartarughe e le iguane e ripopolare le isole dalle specie in via di estinzione sensibilizzando anche i visitatori al loro rispetto, ma per quanto ci riguarda vedere animali in gabbia ci fa sempre stringere il cuore. Soprattutto quando poi ci si mettono turisti stupidi a fotografarle con il flash. Abbiamo visto il povero George, la tartaruga più vecchia di tutte, stringere gli occhi acceccato, poverino…
E’ anche vero che senza questa fondazione forse molte di loro a quest’ora si sarebbero estinte, quindi se il fine giustifica i mezzi, ben venga. Niente a che vedere con le miriadi di lucertole che ci spiano spensierate dal vialetto su cui passeggiamo, ne tantomeno con la cospicua fauna di volatili e granchi rossi che troviamo poco dopo nel paese di Puerto Ayora, centro abitato semplice e caratteristico in cui non è semplice scegliere tra gli scorci di mare che offrono spettacoli sempre diversi e in cui si possono avvistare pellicani, granchi, iguane e leoni marini che passeggiano nella piazza (senza contare tutte le specie di uccelli non identificati) e i negozietti del centro caratteristici e colorati, alcuni con tanto di telaio per i tappeti fatti a mano.
Verso sera ci ritroviamo con Mario che ci carica su un gommone armati corpetti salvagente e ci trasferisce sulla barca che diventerà la nostra casa per i prossimi quattro giorni: la Seaman, citata anche nella nostra guida turistica, ma è solo un caso. Qui conosciamo i nostri 14 compagni di viaggio, quasi tutti nord europei e ci sistemiamo nelle minuscole camerette con mini bagno privato, dove ritroviamo le valigie che avevamo abbandonato a pranzo. Sistemate poche cose, saliamo in cucina dove prendiamo posto per la nostra prima cena sul mare. Poi la nostra nuova guida ci illustra le regole per la vita in barca e il programma del giorno dopo, e infine la barca parte…Il resto della serata ve lo risparmiamo, si sa che il mal di mare miete molte vittime…Ma poi ci si abitua.
16/11/2007 IL PARADISO ALL’IMPROVVISO Viaggiamo tutta la notte e alle 6:30 del mattino, quando ci svegliamo ci stiamo muovendo lentamente verso l’isola di Genovesa con un seguito di sule e gabbiani a darci il benvenuto. Il tempo è nuvoloso, ma non ci scoraggiamo e, dopo colazione, con il gommone raggiungiamo la riva e sbarchiamo nel paradiso terrestre: spiaggia bellissima e bianchissima, popolata da decine di leoni marini che, completamente indifferenti al nostro arrivo continuano nelle loro attività di ruotine: dormire, rotolarsi, grattarsi e allattare i piccoli. Sullo sfondo rocce nere, mangrovie, arbusti brulli, e orde di volatili dai mille versi che volteggiano nell’aria. Un emozione fortissima.
Imbocchiamo il sentiero segnato da paletti in legno da cui è proibitissimo uscire per non alterare il paesaggio e pian piano ci immergiamo in questa natura, fermandoci ad ogni passo per ammirare da vicino sule dalle zampe rosse, gabbiani della lava e albatros che per nulla impauriti da noi si lasciano avvicinare fino a pochi passi, ma è severamente vietato toccarli, siamo sorvegliati a vista dalla giuda. Scrutiamo tra le foglie e ne scorgiamo a migliaia: qui gli animali non hanno paura dell’uomo perché l’uomo non è mai venuto qui a far loro del male e pensare che in tutto il resto mondo è esattamente il contrario.
Finiamo la mattinata con un bagno nell’acqua gelida dell’oceano a scoprire altre meraviglie sottomarine, nuotiamo per un po’ in mezzo a pesci e leoni marini e guardiamo le razze mimetizzate sul fondo. Che spettacolo! Rientriamo in barca per un ottimo pranzo, nel pomeriggio è previsto un po’ di tempo per lo snorkeling, ma salta a causa del tempo non proprio favorevole, quindi aspettiamo le 16:00 leggendo sul ponte, poi ripartiamo in gommone per sbarcare in un punto diverso dell’isola per un’altra escursione. Salita la ripida scaletta lo spettacolo della natura ricomincia: un paesaggio lunare, scheletri di alberi bianchi perché siamo nella stagione secca, ma lo stesso lo spettacolo è assicurato, ci sono uccelli in ogni angolo, in ogni ramo, ovunque. Coloratissimi, per nulla impauriti. Il primo spettacolo che ci viene proposto è quello della danza d’amore delle sule. Ci sorge un dubbio: avevamo letto sulla guida che questa danza appartiene agli albatros ma noi abbiamo visto le sule mascherate farla…Non ci importa, siamo presi dallo svolgimento: si strofinano i becchi, si mordono, si girano uno intorno all’altra, si accarezzano i colli, si spulciano tra loro emettendo degli strani gridi, un fischio quasi umano lui, un gracchiare lei. Poi iniziano a far tremolare i colli e i giochi son fatti: ci scappa un regalo, un rametto appoggiato dolcemente dal maschio ai piedi (zampe…Pardon) della sposa ed eccoli pronti ad un goffo accoppiamento. Tutto sotto i nostri occhi.
Il rito del rametto e le coccole con il becco vengono ripetute dai maschi anche durante la cova delle uova. Abbiamo visto anche questo! Torniamo al punto di partenza per il BOB (Back On Board), in barca doccia fredda, cena, briefing della giornata di domani e poi subito a nanna.
17/11/2007 PERDERE LA COGNIZIONE DEL TEMPO E’ fatica tenere il conto dei giorni quando si è immersi nella bellezza della natura. Non so che giorno sia e non mi importa, non mi importa nemmeno di sapere l’orario, qui non serve. E’ una sensazione nuova e meravigliosa di assoluta libertà mentale.
Sveglia prestissimo anche stamattina per ammirare il paesaggio dal ponte della barca, i compagni sub sono già vestiti e partono per un immersione nelle vicinanze. Dopo un paio d’ore passate ad ammirare la vita di un isolotto roccioso a cui siamo vicini e le razze che saltellano fuori dall’acqua poco lontano dalla barca, ci dicono che sono le 8 ed è ora di partire per l’escursione di stamattina.
Sbarchiamo sull’isola di Bartolomè, scelta come dimora dai piccoli pinguini di Humbold, che però per il momento non si fanno vedere, e partiamo per la passeggiata. Ci fermiamo poco dopo ad ammirare le bellissime spiagge di sabbia dorata, le rocce nere modellate all’acqua e il mare trasparentissimo, poi proseguiamo fino alla cima della montagna, circa 150 m di dislivello, in mezzo ad un paesaggio lunare fatto di sabbia e sassi scuri, cactus del deserto e piccoli arbusti Il caldo oggi si fa sentire, finalmente il sole ha fatto capolino e così ci mettiamo tutti in maglietta per affrontare la scalinata finale, un po’ faticosa ma ne è valsa la pena, da quassù si gode di una vista mozzafiato. Due spiagge dorate opposte con una striscia di verde in mezzo, il mare di ogni gradazione dal verde al blu, il Pinnacle Rock in tutta la sua maestosità sembra caduto dal cielo. Restiamo ammutoliti a fissare questo spettacolo della natura per qualche minuto. Torniamo ai gommoni ed è in questo momento che i pinguini decidono di farsi vedere, una testolina fuori dall’acqua qui e una lì, un’altra là e poi là, e là e là…Due gruppi di piccoli e dolcissimi pinguini nuotano svelti di fianco a noi, emergono e si immergono uno dopo l’altro, simpaticissimi! Il resto della mattinata trascorre in spiaggia a fare snorkeling, l’acqua è gelida ma ce la dimentichiamo appena iniziamo a nuotare in mezzo a pesci, razze, stelle marine e leoni marini (e anche uno squaletto ma a quanto pare non sono pericolosi per l’uomo), un pinguino particolarmente giocherellone cerca un compagno di giochi in un signore del nostro gruppo nuotando attorno alle sue gambe, ma non si può cedere! E’ fatica trattenersi dall’istinto di toccarli e giocare con loro ma il rispetto per quest’ambiente lo impone. Solo dopo il bagno nell’altra spiaggia avvistiamo un paio di tartarughe nell’acqua.
Pranzo con la barca in movimento, non è stato facile! Nel pomeriggio arriviamo a Seymore Nord scortati da un paio di fregate, abbiamo incontrato altre imbarcazioni con lo stesso simpatico seguito.
Sbarchiamo per la passeggiata ed è inutile che stia a descrivere lo spettacolo di leoni marini e sule (qui hanno i piedi azzurri, alcune anche verdi) perchè mi ripeterei.
Rimaniamo incantati dalle fregate, con il caratteristico gonfiore rosso del collo dei maschi per attirare le femmine, dai pelosi piccolini e, io soprattutto, dai piccoli dei leoni marini qui particolarmente concentrati in una spiaggia fatta di grossa sabbia bianca e sassi scuri. Finalmente incontriamo anche le iguane di terra, dagli splendidi colori, che come se niente fosse azzannano foglie di cactus per nutrirsi, ma qui i cactus, proprio per salvarsi dale iguane, si sono evoluti creandosi un tronco che li sviluppi in altezza. Quante sorprese ha la natura! Chissà cosa passa per la testa a tutti questi animaletti che ci vedono sbarcare da un gommone, camminare su due zampe lungo i sentieri senza dare loro fastidio, e nelle altre due zampe abbiamo tutti degli strani aggeggi che fanno sempre “clik clik clik”. Penseranno che siamo una razza proprio strana! Di sicuro in quest’angolo di mondo siamo noi a sentirci ospiti.
Torniamo alla barca, dove l’equipaggio (sono tutti estremamente disponibili e gentili, assolutamente squisiti) ci aspetta con la merenda e ci godiamo uno splendido tramonto mentre la barca si muove, prima dei soliti riti serali: cena, briefing e subito a dormire.
18/11/2007 DEFINITIVAMENTE INNAMORATI DELLE GALAPAGOS Ci alziamo come al solito molto presto e usciti dalla cabina rimaniamo senza parole dalla vista dell’isola su cui siamo approdati durante la traversata notturna: Santa Fè.
Siamo fermi e dondolanti nella quiete della natura, in una splendida insenatura con rocce ai lati, spiaggia bianca con colonia di leoni marini di fronte, alberi di cactus ovunque.
Dopo colazione sbarchiamo con i “piedi in acqua” sulla spiaggia, accolti dalla cospicua colonia di leoni marini che ci danno il benvenuto rotolandosi in acqua con le onde. Giochiamo e fotografiamo di nuovo la fauna, ma come si fa a resistere alla tentazione di spupazzarli un po’?? Poi partiamo per la passeggiata che si rivela piuttosto impegnativa, infatti non tutti ce la fanno, alcuni ci aspettano giù quando il sentiero inizia a salire.
Scarpiniamo per un po’ in mezzo a iguane, lucertole, uccellini e scheletri di alberi bianchi, arriviamo in cima e la fatica viene ampiamente ripagata dalla vista mozzafiato, che diventa ancora più bella grazie a qualche raggio di sole che ci fa la grazia di uscire mostrandoci i colori del mare in tutta la loro bellezza.
Proseguiamo un po’ in cerca di iguane, impresa per nulla difficile visto che è pieno, poi scendiamo per lo stesso sentiero, un po’ pericolosetto visto che non ci sono protezioni, ma la guida lo percorre con le infradito quindi andiamo tranquilli…Altra tappa sulla stessa spiaggia, non ci stanchiamo mai di stare in mezzo agli animali, poi ultimo appuntamento con snorkeling, con un brivido alla schiena visto che avvistiamo uno squalo vicino alla spiaggia, ma anche stavolta hanno ragione i lupi di mare del nostro equipaggio che ci dicono che non sono pericolosi.
Passiamo il primo pomeriggio stesi sul ponte a sonnecchiare, con addosso ancora il sapore dell’acqua di mare pulita che non secca la pelle e ammorbidisce i capelli, e intanto ci muoviamo verso l’isola di San Cristobal, abitata da un’altra razza di mammiferi: l’uomo.
Dopo alcuni giorni di totale natura scendiamo senza troppo slancio, ma poi ci ricrediamo quando avvistiamo i leoni marini completamente padroni della spiaggia in mezzo alle barche, alcuni cani e dei bambini che giocano a palla.
Bimbi, non vi rendete conto della fortuna che avete ad essere nati in un posto come questo! Il tour prevede un giro ad un centro informativo sulla flora e fauna delle Galapagos e su Darwin, noi preferiamo di gran lunga rimanere qui e ci stacchiamo dal resto del gruppo per passeggiare lungo il paese e sulla spiaggia dove compriamo un po’ di ricordini e rimaniamo ad ammirare soddisfatti come uomini e i leoni marini convivano negli stessi spazi senza darsi fastidio l’un l’altro: ce ne sono dappertutto e nessuno gli da importanza o li manda via. Semplicemente si ignorano.
Torniamo alla barca che è già buio per la cena.
Ultima sera. L’aria si fa triste dopo aver fatto le valigie, tutto è accatastato in un angolo della cabina.
E’ già ora di tornare, questa vacanza è volata, non ci rallegra nemmeno l’idea che domani potremo fare una doccia calda, ma prima di lasciarci andare alla malinconia domani ci aspetta un ultima isola da visitare! 19/11/2007 ADDIO NATURA INCONTAMINATA Sveglia di buon ora e partenza alle 7:00 prima di colazione per l’ultima escursione mordi e fuggi sull’isoletta di Mosquera.
L’isola è molto piccola e non ci sono sentieri da seguire, è fatta tutta di sabbia e possiamo girovagare liberi ma sempre sotto l’occhio attento della nostra guida.
Lo spettacolo della fauna è lo stesso delle altre isole, ma fotografiamo gli animali come se fosse la prima volta. Ascoltiamo il rumore del mare e il grugnito dei leoni marini per l’ultima volta, sperando di imprimercelo bene in mente.
Ritornati a bordo facciamo colazione e partiamo alla volta di Baltra per prendere l’aereo che ci riporterà a Quito. Prepariamo le ultime cose e salutiamo tutto l’equiaggio che ha contribuito a rendere così bella questa vacanza, sono stati tutti veramente squisiti. Con un po’ di difficoltà carichiamo le valigie sul gommone che ci porta nel porto di Baltra dove ad attenderci c’è un pullman e un gruppo di leoni marini comodamente stesi su due panchine, ultimo spettacolo di un viaggio indimenticabile.
Arriviamo così all’aeroporto ci sistemiamo nella “sala d’attesa” dopo aver fatto il check-in e aspettiamo con il vento nei capelli e gli uccellini che vengono a mangiare le briciole dal nostro tavolino.
In volo, quando l’aereo si stacca dal suolo ci si stringe il cuore, guardiamo in basso finché le nuvole non inghiottiscono la terra. Nel cuore tanta gioia per la bella vacanza, tanta gratitudine per aver avuto la possibilità di entrare in contatto con questo mondo, un velo di tristezza perché sappiamo che quasi sicuramente non torneremo mai e che qualsiasi altro viaggio che faremo non sarà mai paragonabile a questo. Abbiamo fatto un viaggio nel tempo e nello spazio e abbiamo provato sensazioni nuove e sconosciute: non avere la cognizione del tempo, quando tutti i giorni sono uguali sembra che il tempo non trascorra, avere la mente libera e leggera e l’incredibile sensazione dell’acqua e dell’aria pulita addosso.
Ci prepariamo al lungo viaggio di rientro, dopo aver passato una notte a Quito.
Si torna a casa…Lasciandoci dietro le spalle un mondo magico e portandoci nel nostro bagaglio una ricchezza in più, ancor più consci dell’importanza del rispetto dell’ambiente.
Sembra un sogno che ci sia un luogo dove uomini e animali convivono così in armonia, dove l’uomo non ha il sopravvento sulla natura e gli animali non hanno paura dell’uomo. La meraviglia della natura che fa il suo corso è sopra ogni più minuziosa invenzione umana, qui tutto stupisce eppure non è cambiato nulla da millenni.
Sarà dura tornare alla realtà dopo tanto splendore, pensare che esiste un luogo incontaminato che continuerà ad esistere anche senza di noi, sembra più naturale rimanere qui che tornare a casa in mezzo a uomini, smog, chiusi in grigi uffici mentre qua rimarrà tutto così. Colorato. Semplice. Perfetto.
L’augurio è che l’uomo non cambi mai nulla, che tutto rimanga così com’è e questo angolo di paradiso possa essere ammirato ma non toccato. Speriamo che le autorità del parco delle Galapagos continuino a preservare questo territorio così come stanno facendo ora, senza farsi contagiare dalla smania del guadagno smodato di tutto il resto del mondo, ma mettano sempre davanti il benessere della natura.