Viaggio nella meravigliosa terra degli dei

Piramidi, templi, tombe, monumenti spettacolari, paesaggi incantevoli, ma anche tanti volti umani particolari e indimenticabili
Scritto da: dariaegiorgio
viaggio nella meravigliosa terra degli dei
Partenza il: 26/12/2011
Ritorno il: 05/01/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Erano anni che sognavamo l’Egitto come meta delle nostre vacanze e finalmente quest’anno siamo partiti! Non per una tipica vacanza mare – sole – bagni – villaggio turistico, ma esclusivamente con l’intento di scoprire l’antico Egitto, quello dei faraoni, con tutte le sue ricchezze e maestosità.

Siamo così riusciti a prenotare un volo discretamente conveniente con la compagnia aerea Egyptair per le date 26/12 2011 e 5/1/ 2012, (Milano – Il Cairo) e due voli interni (Il Cairo – Aswan e Luxor – Il Cairo) ad un ottimo prezzo (questi ultimi due pagati direttamente in lire egiziane). Eravamo ormai mentalmente pronti ad intraprendere Il viaggio, quando all’improvviso, verso la fine di novembre, i mass media diffondono le notizie di nuove rivolte in Egitto, strascico della rivoluzione del 25 gennaio che aveva portato alla caduta di Mubarak. Nascono così mille incertezze e paure, ma poi pensiamo di cercare informazioni più precise e dettagliate direttamente alla fonte, talmente è forte in noi il desiderio di partire. Così, navigando su Internet, veniamo a conoscenza di un certo Hamdy, un Egiziano di Il Cairo, che organizza tour ed escursioni per tutto l’Egitto. Dopo un breve scambio di mail, ci pare proprio che sia un uomo di cui ci si può fidare e nel giorno in cui ci telefona, confermandoci personalmente che al Cairo è tutto tranquillo e che sono i nostri TG che forse esagerano un po’, decidiamo di intraprendere il viaggio. Tutti ci dicono che siamo pazzi e incoscienti, ma i fatti invece daranno ragione a noi e ad Hamdy: non ci siamo mai trovati in situazioni di pericolo, in nessuna città, nemmeno a Il Cairo, neppure in piazza Tahrir, luogo in cui si svolgeva la famosa rivolta di popolo. Molti altri turisti invece evidentemente non l’avevano pensata come noi, infatti specialmente a Il Cairo, ne abbiamo visti davvero pochi e molti operatori turistici ne lamentavano un forte calo. Per sfruttare al meglio il tempo a nostra disposizione, decidiamo di affidarci per l’ organizzazione dell’ intero viaggio ad Hamdy, che si rivela fin dal primo istante un’ ottima persona.

26/12/2011

Alle 17.45 il nostro volo parte puntualissimo da Malpensa ed alle 22.45 siamo già a Il Cairo. Paghiamo 25 euro (in due) per la tassa di soggiorno, ritiriamo i bagagli e ben presto incontriamo Hamdy che, si dimostra subito affabile, simpatico e molto disponibile. Restiamo un po’ sorpresi nel vedere come l’aeroporto sia semi-deserto e dal fatto che dal nostro aereo siano soltanto scesi Egiziani, ma Hamdy cerca di minimizzare e di sviare un po’ il discorso. Capiremo solo nei giorni seguenti che l’ 80% dei turisti ha disdetto le prenotazioni per paura di ulteriori sommosse popolari e che quindi noi siamo tra i pochissimi coraggiosi! Appena saliti in auto, Hamdy ci propone di non andare all’ albergo prenotato da noi su Internet, perchè lo considera non molto bello e soprattutto forse non troppo sicuro, nel caso in cui si fossero verificati ancora disordini, perchè situato proprio nelle vicinanze di piazza Tahrir. “Venite a casa mia, vi darò una stanza a 5*, io sono vostro amico e vi voglio trattare bene!” Sorpresi della proposta, diciamo che vogliamo pagare come in hotel, ma lui assolutamente non è d’ accordo ed insiste, affinchè accettiamo l’invito che a noi sembra proprio fatto con il cuore. Alla fine, anche se un po’ dubbiosi, acconsentiamo e dopo un lungo percorso, prima su una modernissima tangenziale, poi su stradine tortuose ed impolverate, raggiungiamo casa sua, dove conosciamo madre, fratelli, cognate, nipoti e moglie. Vivono tutti in una stessa casa che, man mano che uno dei figli si è sposato, è aumentata di un piano, in modo da offrire a tutti un proprio alloggio. Hamdy e la moglie vivono in quello più alto, visto che sono stati gli ultimi a sposarsi. Sono tutti due molto ospitali, ci fanno accomodare nel salone, arredato in tipico stile egiziano (stra-ricco ed un po’ pacchiano) e ci offrono uno spuntino. Poi parliamo dell’ organizzazione delle prossime giornate ed Hamdy ci conferma tutto quanto già accordato telefonicamente. Chiacchieriamo del più e del meno fin verso le 2, quando andiamo a dormire nella camera che ci hanno offerto che non è esattamente a 5*, come sosteneva Hamdy, ma comunque confortevole.

27/12/2011

La sveglia suona alle 6.45. Consumiamo una buona colazione, a base di pane, formaggi, miele e marmellata e poco più tardi partiamo con Hamdy e l’ autista. Ben presto incontriamo la guida che ci seguirà nei tre giorni a Il Cairo: si tratta di una ragazza di 27 anni, di nome Seham, che parla molto bene l’ italiano. Con lei andiamo subito sull’altopiano di Giza e finalmente appaiono davanti ai nostri occhi, con tutta la loro maestosità, le tre famose piramidi: le loro dimensioni gigantesche trasmettono veramente un senso di imponenza e subito ci viene da pensare come abbiano potuto degli uomini costruire dei monumenti simili, enormi e quasi perfetti, già 5000 anni fa, nonostante la scarsa strumentazione a loro disposizione. Non è possibile visitare quella di Cheope, la più alta, ci addentriamo allora in quella di Micerino, percorrendo un passaggio lungo e stretto. Le pareti sono completamente spoglie, ai lati si aprono alcune stanze vuote, ma fa provare una forte emozione pensare di trovarsi all’interno di una piramide e di essere sovrastati da migliaia e migliaia di enormi massi pesanti parecchie tonnellate. Nella piana circostante si trovano parecchi cammellieri, così abbiamo l’ opportunità di farci una bella passeggiata, in groppa a questi simpatici animali. Dall’alto delle loro gobbe, ammiriamo il paesaggio desertico e poco distanti le piramidi che da millenni svettano imponenti. Dai piedi della piramide di Chefren parte una rampa alla base della quale appare imponente e maestosa la Sfinge, la favolosa creatura con corpo di leone e volto umano. Anche qui sono d’ obbligo gli scatti fotografici che si susseguono a gran velocità. Ripartiamo di nuovo in auto, percorrendo strade sporche e caotiche, dove circolano mezzi modernissimi, come il nostro, ed al tempo stesso macchine scassatissime, “cocò” (motocarrozzette, tipo piccoli taxi), muli che trainano carretti carichi di merce all’inverosimile e persone di ogni genere. Facciamo poi tappa in un caratteristico ristorante e, vista la temperatura, pranziamo all’aperto, gustandoci squisiti piatti tipici egiziani. Ci rendiamo direttamente conto della crisi del turismo: siamo gli unici ospiti ed anche per questo veniamo trattati veramente bene. Poco più tardi partiamo in direzione Menfi, antica capitale dell’Egitto, dove visitiamo un museo all’aperto, semplice, ma comunque colmo di reperti di ogni tipo ed ammiriamo il Colosso del faraone Ramses, gigantesca statua che giace distesa all’interno di un padiglione appositamente costruito. E’ davvero enorme!

Ultima tappa della giornata è Saqqara. Percorriamo una strada affiancata da palmeti e raggiungiamo un’immensa distesa di sabbia finissima del deserto, dove sorge la piramide di Djoser a sei gradoni. Tutto intorno si trovano resti di colonne, di piccole sfingi e, secondo gli archeologi, potrebbero esserci ancora molti altri antichi tesori sotterrati dalla sabbia.

Lungo la strada del ritorno, ci fermiamo per far visita ad un negozio statale dove si lavorano artigianalmente i tappeti. Sono splendidi e così decidiamo di acquistarne uno in lana. Contrattando senza difficoltà, il prezzo in pochi minuti scende vertiginosamente: ci sembra di aver fatto proprio un buon affare e la nostra guida ce ne dà conferma. Più tardi l’autista ci riporta a casa di Hamdy e dopo una veloce doccia, scendiamo al piano sotto, nell’appartamento della nonna, dove in mezzo ad un enorme salone si trova un piccolo e basso tavolino rotondo, ricoperto di fogli di giornali e stracolmo di piatti con ottimi cibi, cucinati appositamente per noi dalle donne di casa. Queste però non partecipano al pasto con noi, per rispettare l’usanza locale, quindi siamo solo in tre, ma il cibo a disposizione in realtà è per dieci! Seduti per terra, su un tappeto, intorno al tavolino, mangiamo e chiacchieriamo con Hamdy che ha una discreta padronanza della lingua italiana e ci racconta della grave crisi che sta attraversando l’ Egitto, dopo la rivoluzione del 25 gennaio. Verso le 10 e 30 andiamo a dormire nella nostra camera a 5*, perché siamo veramente sfiniti.

28/12/2011

Questa notte abbiamo dormito proprio bene. Finalmente: erano parecchie notti che, per un motivo o per l’ altro, si riposava solo quattro ore! Dopo la solita colazione con Hamdy e la moglie, partiamo con l’autista ed eccoci immersi nel traffico pazzesco del centro di Il Cairo: non ci sono segnali stradali, nè stop, nè rotonde, nè semafori… ognuno fa ciò che vuole e suona continuamente il clacson! Ma incredibilmente fila tutto liscio e non assistiamo mai ad incidenti stradali. Passiamo in piazza Tahrir, dove sono accampati alcuni dimostranti, ma non vediamo assolutamente nulla di pericoloso. Tuttavia i turisti sono proprio pochi, anzi pochissimi, a dire il vero in questa zona non se ne vedono proprio! C’ incontriamo poi con la nostra guida Seham con la quale passiamo l’intera mattinata al Museo Egizio. Qui sono esposti circa 120.000 reperti: dai colossi di granito che raffigurano i faraoni alle creazioni di oreficeria più delicate e particolari. Seham ci fornisce tantissime notizie molto dettagliate sui vari periodi storici e relativi sovrani e riesce a mantenere sempre viva la nostra attenzione, anche ponendoci delle domande su ciò che ci ha precedentemente spiegato, non appena se ne propone l’occasione. Il museo ci sembra comunque piuttosto trasandato e la polvere regna ovunque sovrana. Un vero peccato, vista la ricchezza dei reperti esposti. Ovviamente molto ricco e fastoso è il tesoro di Tutankamon: il corredo funerario, i sarcofagi, la maschera d’ oro, i numerosi monili sono in perfetto stato di conservazione e ti lasciano veramente a bocca aperta. Altrettanto particolare è la Sala delle Mummie dove sono esposti alcuni corpi imbalsamati, tra cui quelli di Seti I e di Ramses II.

Intanto ci rimbalzano in continuazione nella mente tanti nomi di sovrani, principi, mogli, figli di cui Seham ci ha parlato, alcuni dei quali non avevamo neanche mai sentito nominare (Akhenaton, Rahotep, Nofret e moltri altri) e ben presto ci rendiamo conto di quanto siano limitate le nostre conoscenze. Ma ci piace imparare e scoprire cose nuove, sentir raccontare aneddoti e strane usanze…….. insomma, un po’ per volta l’ antico mondo egizio ci sta prendendo ed affascinando sempre più.

Terminata la visita del museo, ci immergiamo nuovamente nel traffico impazzito, per raggiungere la Cittadella di Saladino che domina una collina dalla quale si può ammirare un fantastico panorama sulla città. In lontananza, un po’ avvolte nella foschia, si intravedono anche le piramidi, mentre subito ai piedi della collina, sorgono migliaia di edifici, propri di una grande metropoli qual è appunto Il Cairo. Visitiamo la moschea che sorge all’interno della Cittadella: ci ricorda molto la Moschea Blu di Istanbul, quindi decisamente bella! Finalmente intorno alle 16 andiamo a mangiare pranzo in una specie di self service dove ci rimpinziamo a volontà di ogni ben di Dio. Passiamo quindi in un vicino negozio statale di profumi ed essenze, dove siamo costretti a seguire la solita dimostrazione di prodotti, ma non compriamo niente.

Subito dopo andiamo al Cairo Copto, cioè cristiano, dove visitiamo due chiese: quella di San Sergio, dov’ è custodita la grotta che, secondo la leggenda, è stata utilizzata dalla Sacra Famiglia appunto durante la fuga in Egitto, e quella cosidetta Sospesa, perchè è stata costruita sui resti di una fortezza romana.

Le visite programmate per la giornata sono concluse e quindi l’ autista ci accompagna nel negozio di Hamdy. Con lui andiamo a fare un giro per le strade circostanti. Sono affollatissime, esclusivamente di locali; ovunque regnano il disordine e la sporcizia ed all’ ora precisa sentiamo il canto del muezzin che richiama i fedeli alla preghiera. Hamdy ci offre uno squisito succo di mango e, quando rientriamo nel suo negozio, ci vuole donare a tutti i costi, uno splendido papiro, rappresentante l’albero della vita. Sarà per noi un bellissimo ricordo che esporremo nella nostra sala e che ci ricorderà i meravigliosi (come ripete più volte Hamdy) giorni trascorsi a Il Cairo. Lui, infatti, desidera che tutta la nostra vacanza non sia bella, nè bellissima, ma meravigliosa! Infine, ritorniamo a casa sua, dove regna sempre il solito disordine: ciabatte sparse ovunque, resti di pane secco per le scale, sacchetti che svolazzano in qua e in là, bucce di piselli e chi più ne ha …. più ne metta! Ma non importa, a noi non dispiace vivere in questa confusione e la cosa che più ci piace è la gentilezza di Hamdy che continuamente ci chiede se siamo soddisfatti, se abbiamo bisogno di qualcosa, se siamo felici. Siamo poi costretti a rifiutare la cena che ci verrebbe nuovamente offerta, ma non ce la sentiamo proprio.Trascorriamo la serata, chiacchierando, guardando le fotografie scattate finora e scrivendo gli appunti per questo nostro diario.

29/12/2012

Il programma di questa mattina prevede la visita del Cairo Islamico e ci tuffiamo quindi, subito dopo la colazione, nel traffico cairota che ci sembra ogni volta più ingestibile. Raggiungiamo così la più antica moschea di tutto l’Egitto, Ibn Tulun, calzando degli enormi e ridicoli copriscarpe in tela. Essa è diversa da tutte le altre moschee musulmane, in quanto la sua forma non è circolare, ma a navate. Caratteristico è il minareto che, con la sua strana forma, ricorda un po’ un macinapepe. Poco dopo facciamo sosta in uno dei soliti negozi statali che tratta articoli in oro e argento. Qui acquistiamo un cartiglio, caratteristico ciondolo, dove facciamo incidere il mio nome con le lettere dell’ alfabeto egizio: è davvero particolare! Dopo un abbondante pranzo in un bel ristorante del centro, ci dirigiamo, sempre accompagnati da autista e guida, al Khan El Kalili, il famoso mercato di Il Cairo. L’atmosfera è quella tipica dei bazar arabi, già visitati ad Istanbul ed in tante città del Marocco: grandi quantità di merci di ogni tipo, commercianti che attirano i clienti in tutti i modi, pur di vendere qualcosa, contrattazione sui prezzi fino allo stremo. Anche qui però notiamo che i turisti sono davvero pochi e nel bazar si aggirano principalmente locali. Acquistiamo alcuni souvenirs, tra cui una bellissima riproduzione dei vasi canopi in granito rosa (dalle 600 lire egiziane iniziali siamo riusciti a portarle via a sole 110, cioè neanche 14 euro). Facciamo poi tappa al famosissimo Caffè El Fishawi, dove si sono fermati a sorseggiare il caratteristico the, personaggi famosi, provenienti da ogni parte del mondo. Così anche noi ci concediamo una pausa e con Seham beviamo un ottimo the alla menta. Si avvicina a noi un bimbo, supplicandoci di comprare alcuni braccialetti con il tipico scarabeo portafortuna e lo accontentiamo volentieri, spendendo appena un euro, per averne quattro. Uscendo dal bazar, tra il viavai ininterrotto di persone, ci colpiscono in particolare i panettieri che trasportano grandi quantità di pita, il tipico pane egiziano, dentro delle ceste aperte di bambù. Per un attimo ci sembra di essere ritornati in pieno Medioevo! Con un barcaiolo facciamo poi una veloce escursione sul Nilo, a bordo di una caratteristica feluca, la tipica imbarcazione egiziana. Dal Nilo ammiriamo le luci della città moderna. Poco più tardi Hamdy e l’ autista ci accompagnano in aeroporto, impiegando un’ ora abbondante, per districarci nel traffico che a quest’ ora (le 7 di sera) sembra ancora più impazzito del solito. Ci salutiamo affettuosamente ed Hamdy ci promette che nei prossimi giorni si farà sentire; in effetti ci telefonerà più volte per sapere se tutto procede bene.

Il volo parte alle 22.15 ed alle 23.45 atterriamo ad Aswan. Qui ad attenderci c’è una nuova guida che non ha assolutamente niente a che vedere con Hamdy: freddo, distaccato, non spiaccica neppure una parola in italiano. Con l’ autista ci accompagna all’hotel che avevamo prenotato via Internet (“Piramysa Isis Corniche”), ma inspiegabilmente non c’ è posto, nonostante la nostra prenotazione risalga a parecchi mesi prima. In cambio però ci offrono, a parità di prezzo, la sistemazione in un hotel di gran lusso (“Pyramisa Isis Island”, 5 stelle davvero meritate!) e noi accettiamo. Paghiamo così 170 euro per tre notti, mentre il prezzo reale sarebbe stato di 190 a notte. E’ stato decisamente un colpo di fortuna! Per raggiungerlo, dobbiamo utilizzare una feluca a motore, perchè è situato su un’ isoletta in mezzo al Nilo. Subito ci pare un po’ scomodo, ma poi ci piacerà un sacco ogni volta percorrere questo breve tratto in feluca, anche perchè il servizio è molto comodo: continuato, 24 ore su 24. Appena entrati nell’ hotel, ci rendiamo conto della sontuosità e dell’ eleganza e vediamo subito che qui i turisti sono molto più numerosi che al Cairo. Subito facciamo una bella doccia rinfrescante, infatti qui siamo decisamente più a Sud ed il caldo, anche se è sera, si è già fatto sentire. Insomma tra una storia e l’ altra, andiamo a coricarci alle 2, ma il sonno non riesce a sopraggiungerci, perchè siamo un po’ agitati. Domani mattina infatti la sveglia suonerà alle 4.30, perchè abbiamo il volo per Abu Simbel.

30/12/2011

Dopo aver dormito appena poco più di un’ora, ci alziamo e ci prepariamo per l’escursione di oggi. Pensiamo di vestirci a strati e facciamo bene, perchè dal fresco mattuttino si passa ben presto ad un caldo praticamente estivo. Abu Simbel si trova praticamente quasi sul Tropico del Cancro, ai confini con il Sudan e quindi già alle 9 di mattina fa veramente caldo. La guida ci dirà che nel mese d’agosto si raggiungono anche i 60 gradi centigradi. Ben venga quindi il viaggio in Egitto in pieno inverno! Con la nostra guida ci dirigiamo verso l’ aeroporto che dista circa 12 Km dal centro. Qui veniamo subito affidati ad un altro incaricato e, con un velocissimo volo (mezz’ ora circa), raggiungiamo Abu Simbel. Percorriamo poi un tratto in pullman, un altro a piedi e poco dopo incontriamo una nuova guida che parla un ottimo italiano. Ci spiega tutta la storia dei famosissimi templi, fatti costruire da Ramses II, per dimostrare il potere del faraone a chiunque giungesse in Egitto dal Sud. Ma non c’è bisogno di ascoltare grandi spiegazioni! Basta osservare per pochi attimi i maestosi monumenti che subito ci si sente affascinati, rapiti e quasi intimoriti. I quattro colossi sono infatti alti ben 21 metri, quindi ogni parte del corpo assume delle proporzioni gigantesche, davvero impressionanti! Entriamo poi nel tempio dove ci colpisce in modo particolare il sacrario: qui si trovano quattro statue di dei, tra cui appunto quella di Ramses divinizzato. La caratteristica più incredibile consiste nel fatto che per soli due giorni all’anno (la nascita di Ramses e la sua incoronazione, il 22 febbraio ed il 22 ottobre) i primi raggi del sole vi penetrano ed illuminano tre delle quattro statue presenti. Infatti rimane in ombra soltanto la statua rappresentante il dio della morte Ptah. Davvero incredibili questi Egizi! Come avranno potuto calcolare con così tanta precisione ogni dettaglio nella costruzione del tempio? Ci sembra quasi inspiegabile! Negli anni ’50 tutto il sito archeologico di Abu Simbel è stato “spostato” più a Nord, in conseguenza della costruzione di una diga, in quanto le acque del lago Nasser avrebbero sommerso e quindi rovinato completamente i monumenti. Ma, nonostante gli studi accuratissimi di numerosi ingegneri provenienti da tutto il mondo, non si è riusciti a riprodurre fedelmente questo fenomeno che quindi si verifica un giorno prima, rispetto all’antichità. Bello, ma sicuramente meno spettacolare, è il tempio dedicato alla moglie di Ramses, Nefertari, che si trova a pochi passi di distanza. Il tempo a nostra disposizione per la visita di Abu Simbel è forse un po’ limitato, quindi lasciamo il sito con tanto rincrescimento: ci sarebbe piaciuto restare ancora lì ad ammirare in tranquillità questi splendidi colossi che hanno il potere di farti sentire piccolo piccolo. Purtroppo però il volo di ritorno ci attende e, verso l’ ora di pranzo, siamo già di rientro ad Aswan. Qui decidiamo di addentrarci nel suq, non quello turistico, ma nel mercato per la gente del posto. Infatti siamo gli unici stranieri, ma a noi piace un sacco gironzolare tra le bancarelle di frutta e verdura ed osservare gli indigeni, impegnati nelle loro azioni quotidiane. C’ è chi vende, chi compra, chi passeggia, chi mangia e così, anche noi, decidiamo di acquistare ad un banchetto degli squisiti “fela fel” che consumiamo seduti su uno sporchissimo gradino, circondati da adulti e bambini che ci guardano incuriositi. Questo è per noi un modo vero ed autentico di conoscere l’ Egitto, non come chi, dalle lussuose navi da crociera, si limita ad osservare solo ciò che di più bello e piacevole offre questa terra. Visitare, per noi, significa anche immergersi completamente tra la gente e tentare, almeno per qualche attimo, di vivere come loro. Vediamo bambini che lavorano con i genitori, altri che vendono giornali, buttati disordinatamente a terra, altri ancora che si rincorrono a piedi nudi. Tutti indossano abiti sporchi e trasandati e tentano in ogni modo di avvicinarsi a noi, per venderci qualcosa. Usciamo dal suq e passiamo sulla Corniche, cioè il lungoNilo. Anche se siamo a poche centinaia di metri di distanza, qui tutto cambia: è costruito su misura per i turisti, ci sono eleganti carrozze, trainate da cavalli, la strada è ordinata e pulita…… ma questo per noi non è il vero Egitto! Ritorniamo a darci una rinfrescata in hotel e scattiamo alcune foto dai giardini del quale si ha una splendida visione del paesaggio intorno al Nilo. Lì, in cima ad una collinetta che si trova proprio di fronte all’ hotel, si erge, completamente circondatao dalla sabbia, il mausoleo dell’ Agha Kan.

Verso le 14 abbiamo appuntamento con una nuova guida: è un ragazzo nubiano, di nome Emad, anche lui preparatissimo. Ci accompagna in feluca a visitare le isole che sorgono intorno ad Aswan, lungo il corso del Nilo. Prima ci addentriamo nell’ isola Elefantina, chiamata così, proprio perchè le rocce tondeggianti che scendono nelle acque, ricordano la forma del corpo degli elefanti. Qui visitiamo i resti di antichi edifici dove sono ben visibili geroglifici e dipinti: interessanti! Sulla riva opposta spicca l’ Hold Cataract hotel dove Agatha Cristie soggiornò a lungo e vi scrisse il famoso libro “Assassinio sul Nilo”.

Poi riprendiamo la nostra feluca, per sbarcare, dopo un breve viaggio, in un villaggio nubiano. Visto dal Nilo, appare come un agglomerato di casette azzurre che, colpite dai raggi del sole, sono luminose ed accoglienti. Ne visitiamo una: i padroni sono molto ospitali e ci ricevono sul terrazzino, con splendida vista sul Nilo, dove ci offrono il classico the alla menta. Poi scendiamo al piano terra: il pavimento è costituito da terra battuta e le pareti, tutte azzurre, sono abbellite da dipinti semplicemente decorativi o con un preciso significato religioso (ad esempio, il pellegrinaggio alla Mecca, evidentemente compiuto da uno dei componenti della famiglia ). In una gabbia vivono dei coccodrilli, alcuni adulti, altri neonati, che i Nubiani allevano in casa, come facciamo noi con cani e gatti. Dicono che poi, quando raggiungeranno dimensioni enormi, verranno liberati nelle acque del lago Nasser. Sarà proprio così o diventeranno borsette e cinture?!!! Riprendiamo poi la nostra feluca e, su consiglio di Emad, facciamo il viaggio sul tetto, in modo da ammirare meglio il paesaggio circostante. Qui si trova un’ oasi naturalistica dove aironi, martinpescatori ed altri uccelli acquatici vivono protetti, pur essendo in completa libertà. Intanto il sole inizia a scendere e ci godiamo un magnifico tramonto sul Nilo: esperienza davvero unica!

Ritorniamo sulla Corniche di Aswan dove, essendo ormai l’ ora di cena, tantissimi omini, con le loro semplici imbarcazioni, cercano di attirare i turisti per traghettarli su piccole isolette dove si trovano ristoranti tipici. Noi, su consiglio di Emad, scegliamo il Dokka, tipicamente nubiano. Percorriamo quindi un breve tratto in feluca e ci troviamo subito in questo locale: l’ ambiente è un po’ trascurato, ma si sa, siamo in un paese arabo; comunque ci troviamo benissimo. Spendendo solo 10 euro a testa, si può avere un piatto di carne o pesce ed insieme sono compresi antipasti vari, tutti squisiti, verdura e frutta. Poi prendiamo due feluche, una subito dopo l’altra, per ritornare al nostro hotel, stanchissimi per la giornata stra-impegnativa, ma davvero molto soddisfacente! Verso le 10 e 30 dormiamo già.

31/12/2011

Questa mattina ci alziamo verso le 7. Ci attende una colazione, a dir poco divina, nell’elegante salone dell’hotel. Qui c’è un self-service ricchissimo: dal salato al dolce (di alta pasticceria) puoi prendere tutto ciò che vuoi, in quantità illimitata. Ci rimpinziamo ben bene e poi di corsa andiamo all’ imbarcadero, perchè alle 8 abbiamo appuntamento con Emad. Mezz’oretta di viaggio in auto e poi un breve trasporto in feluca, per raggiungere Philae, dove ci attende un ricchissimo sito. Emad intanto ci spiega il lavoro svolto negli anni ’70, sponsorizzato dall’Unesco, per spostare questo sito che stava rischiando di essere completamente rovinato dalle acque del Nilo, in seguito alla costruzione di nuove dighe. Poco distante vediamo l’isoletta su cui sorgeva inizialmente. Anche qui ci pare incredibile che sia stato eseguito un trasferimento totale di un sito di così vaste dimensioni: i templi furono completamente smantellati, rimossi blocco per blocco e poi risistemati in questa nuova isoletta che venne perfino rimodellata, perchè assomigliasse il più possibile a quella originaria. Appena approdati, si presenta ai nostri occhi un vero spettacolo: templi, chioschi, porticati, cortili interni, colonne, tutti riccamente decorati. Le immagini degli dei, scolpite sulle pareti del tempio, in particolare di Iside, a cui il sito era stato consacrato, sono ben visibili ed in ottimo stato di conservazione. Osservando i vari reperti, ci si rende però anche conto che questi edifici, con il passare dei secoli e con l’ evoluzione delle tradizioni e della religione, hanno purtroppo subito varie trasformazioni. Con l’ avvento del Cristianesimo, il tempio era stato adibito a chiesa copta e addirittura, più avanti, era stato adattato a stalla per i cavalli: un vero peccato! Ritorniamo sulla terraferma con un’ altra feluca e poi ci rechiamo in macchina alla Grande Diga, dalle dimensioni enormi, anzi di più …. stra-gigantesche, controllata a vista 24 su 24. Un errore nella regolazione del flusso delle acque, potrebbe far scomparire nell’ arco di poche ore una vasta porzione della terra egiziana.

Di lì a poco facciamo un’altra interessante escursione. Andiamo a visitare la cava dove gli antichi Egizi estraevano il granito rosa per produrre sarcofaghi ed obelischi. Abbiamo così la possibilità di vedere il famoso Obelisco Incompiuto: migliaia di anni fa gli operai avevano iniziato la lavorazione per estrarlo dalla pietra, ma, solo in un secondo momento, si erano resi conto che quest’ ultima non era abbastanza robusta, e quindi si era spezzato. A quel punto l’ hanno lasciato lì sul posto, incompiuto appunto. Sono ben visibili tutti i colpi di scalpello fatti intorno all’obelisco ed Emad ci spiega con precisione la procedura seguita: dopo aver scalpellato tutto intorno ed aver dato la forma di obelisco, gli operai scavavano alcuni fori particolarmente profondi, in cui inserivano dei pali di legno di sicomoro. Successivamente bagnavano abbondantemente il legno che, gonfiandosi a dismisura, permetteva al lungo obelisco di staccarsi senza difficoltà dal suo stesso sito. A quel punto l’ obelisco veniva poi trascinato fino al Nilo e, caricato su apposite chiatte, veniva trasportato anche a chilometri di distanza, nei luoghi sacri. Andiamo quindi a pranzare al Mc Donald’s, spendendo in due soltanto 79 lire, cioè neanche 10 euro. Nel pomeriggio ci ritroviamo con Emad che ci accompagna a fare un giro in carrozza, per esplorare in modo particolare la città vecchia. Qui vediamo casupole vecchie e fatiscenti, uomini seduti ai tavolini di improponibili bar che avevano accumulato sporcizia e polvere da decenni, donne impegnate a stendere un bucato che pareva non fosse nemmeno venuto a contatto con l’ acqua, bambini sporchi e trascurati in groppa ad asinelli altrettanto malmessi. Tutti però sono sorridenti e sembrano felici, nonostante abbiano proprio poco o addirittura niente. Ed uno tra questi poveracci è proprio il figlio del nostro cocchiere, un bimbetto di 3 anni che accompagna ogni giorno il padre al lavoro. Visitiamo anche la principale moschea di Aswan , all’ interno della quale ci tratteniamo a chiacchierare un po’ con Emad che è profondamente religioso e cerca di conquistarci, facendoci dono di alcuni libri dell’ Islam. Quando ormai sta diventando buio, partiamo con la guida conosciuta in aeroporto, ma che poi in questi giorni non avevamo più incontrato, per raggiungere nuovamente il tempio di Philae ed assistere al famosissimo spettacolo “Suoni e luci”. Il tempio è praticamente al buio ed un gioco di luci illumina man mano varie zone, anche sulla base delle parole della voce narrante. Purtroppo però questa è in inglese e a noi, unici Italiani, forniscono due radioline per la traduzione simultanea che però funzionano poco e male. Il gruppo di turisti viene accompagnato in vari punti del sito archeologico, ma noi, capendo poco la trama del racconto, siamo un po’ disorientati. Alla fine siamo comunque soddisfatti di aver visto lo spettacolo, anche se siamo convinti che, avessimo potuto assistere a quello nella nostra lingua, sarebbe stata un’ esperienza molto più coinvolgente. Ci rendiamo sempre più conto di come sarebbe bello e utile, soprattutto per chi ama viaggiare, conoscere benissimo l’ inglese. Per la cena decidiamo di ritornare al Dokka, il ristorantino nubiano dove eravamo già stati la sera precedente, perchè si era mangiato bene e speso poco. Infatti anche questa sera è così: gustiamo altri piatti, altrettanto squisiti e convenienti. Verso le 10.30 ritorniamo nel nostro meraviglioso hotel, siamo stanchi e non ce ne importa proprio niente del Capodanno! Per noi la festa più bella è scoprire ogni giorno un nuovo tesoro dell’ Egitto e non di certo andare ai cenoni. Ce ne stiamo un po’ sul terrazzino della nostra camera a goderci la frescura della sera e poi andiamo a letto.

1/1/2012

Questa mattina decidiamo di svegliarci un po’ prima di ieri, in modo da avere il tempo di mangiarci in tutta calma, la colazione superlativa che offrono in questo hotel. Così alle 7 siamo già nel salone a riempirci i piatti di specialità egiziane e dolci squisiti che sembrano essere usciti dai laboratori della più “haute cousine”! Verso le 8 abbiamo appuntamento con Emad e partiamo con meta Kom Ombo. Dopo nemmeno un’oretta di viaggio, raggiungiamo l’ omonimo tempio, dedicato al dio coccodrillo Sobek, dove possiamo ammirare i resti che si presentano in un ottimo stato di conservazione. Mentre noi siamo soli con la nostra guida, che ci spiega tutto nei dettagli, vediamo altri gruppi numerosissimi di turisti. Emad ci spiega che quelli fanno parte delle crociere, un modo di fare turismo che sta andando molto per la maggiore in questi ultimi anni, ma che non permette di fare visite accurate come la nostra, intanto perchè si è sempre in molti e poi anche perchè il viaggio via fiume deve rispettare gli orari delle chiuse delle dighe e quindi si è sempre di corsa. Ci assicura quindi che il modo da noi scelto per visitare l’ Egitto (in auto ed in aereo) è di gran lunga il migliore. Bene, pensiamo noi, intanto è anche più economico!

All’uscita del tempio incontriamo un gruppetto di bimbi che ci invita ad acquistare la solita bigiotteria e lo facciamo volentieri, anche perchè ci sembrano proprio poveri! Lasciamo loro 1 euro, in cambio di 4 collane e 2 braccialetti. Risaliamo quindi in macchina e percorriamo un altro bel tratto di strada per raggiungere Edfu. Lungo il percorso vediamo scorrere tanti piccoli villaggi nei quali spesso si ripetono le stesse scene: gli uomini seduti ai tavolini di squallidi bar, le donne impegnate in qualche attività domestica ed i bambini che giocano e si rincorrono. Ma non andranno mai a scuola?! Tra un paesino e l’altro sorgono molte coltivazioni di canna da zucchero e dei palmeti davvero sontuosi. Ad Efu visitiamo un tempio, conservato in modo straordinario, infatti sono ben visibili ancora alcune parti dipinte con colori dell’ epoca. Ciò è stato possibile anche grazie al fatto che il tempio è rimasto sotterrato sotto la sabbia del deserto per secoli e secoli, fino alla metà del XIX secolo. Esso è dedicato a Horus, il dio falco. Dal pilone dell’ ingresso svettano due maestose torri, decorate da due scene speculari del faraone che abbatte i nemici. L’interno è riccamente decorato con altissime colonne e numerose sale. In particolare ci colpisce quella delle ricette, dove sono appunto ben visibili 139 ricette dell’ epoca, riguardanti oli ed unguenti, scritte ovviamente con i geroglifici. Passiamo poi al cortile interno, al sacrario ed infine notiamo una cinta muraria altissima che cinge tutto il sito ed è riccamente decorata. Conclusa la visita, è giunto il momento di salutare Emad e proseguiamo il viaggio con l’ autista che ci porterà fino a Luxor, dove arriviamo nel primo pomeriggio. Senza difficoltà, troviamo l’ hotel “Nefertiti”, da noi prenotato tramite Internet, che si trova esattamente di fronte al famoso tempio della città. A giudicare dalla hall, non è un granchè e avrebbe bisogno di una bella ristrutturata, ma d’altra parte, con il prezzo ridicolo che paghiamo (20 euro notte e prima colazione), non potevamo sicuramente pretendere più di tanto. Per noi va benissimo, abbiamo solo voglia che ci consegnino le chiavi della camera, per poterci distendere un po’ sul letto, perchè siamo stanchissimi! Prima però incontriamo ancora la nuova guida, Amir, che da domani ci porterà alla scoperta di Luxor e dintorni. Dopo le presentazioni, ci diamo appuntamento per l’ indomani mattina alle 8.30; poi andiamo a dormire un’ oretta. Più tardi decidiamo di andare un po’ in giro per Luxor da soli, visto che il pomeriggio è libero ed, appena usciti dall’hotel, entriamo nel suq che si trova veramente a due passi. Ci rendiamo immediatamente conto che qui non c’è alcuna possibilità di scampo: ovunque ti giri, appaiono decine e decine di commercianti che richiamano i turisti per far acquistare la loro merce. E così ci lanciamo nello shopping più sfrenato che, a dire il vero, se paragonato ai nostri standard di vacanza, finora è stato forse un po’ sotto la media. Decidiamo così di acquistare due scatole portagioie, intarsiate in avorio e tre copricuscini, di cui due enormi, per il nostro divano della sala, ricamati a mano, veramente splendidi. Contrattare in modo serrato qui è d’ obbligo, perchè i commercianti sono veramente astuti e sparano dei prezzi altissimi. Quindi tu non devi mollare, ma cercare in tutti i modi di abbassare il prezzo e, ammettiamolo pure, ci pare anche divertente, oltre che conveniente. Passeggiando nel suq, sbocconcelliamo anche qualcosa per cena e poi ritorniamo nella nostra camera, certamente non elegante come quella dell’ hotel di Aswan, ma comunque pulita e abbastanza confortevole.

2/1/2012

Mangiamo colazione sulla terrazza dell’ hotel, molto etnica, dalla quale si può godere di un paesaggio unico: il grande tempio è proprio sotto i tuoi occhi e lì vicino ha inizio il lungo Viale delle Sfingi che nell’antichità collegava Luxor a Karnak. In lontanza si vedono da una parte le montagne che sovrastano la Valle dei Re e dall’ altra le acque del Nilo che scorrono lentamente, attraversate da tante feluche. La colazione è molto semplice: the, latte, fette biscottate, marmellata e omelette preparata sul momento; comunque ci si toglie la fame. Certo non bisogna essere schizzinosi: l’igiene lascia un po’ a desiderare, i piatti sono sbeccati e sui tavoli trovi le briciole di chi ha mangiato prima di te, ma per noi, che abbiamo un buon spirito di adattamento, va tutto più che bene. Verso le 8.30 partiamo per la Valle dei Re, accompagnati da autista e guida, a bordo di un moderno pulmino. Dobbiamo purtroppo posare le macchine fotografiche e poi saliamo su un trenino che ci conduce all’ ingresso delle tombe. Siamo in pieno deserto roccioso e dalla zona, nella quale si aprono tutti i cancelli che conducono alle numerose tombe sotterranee esplorate finora, si innalzano verso il cielo terso delle rocce altissime che sembrano quasi proteggere le immense ricchezze che si trovano ai loro piedi.

Come scendiamo da questo mezzo di trasporto, veniamo letteralmente assaliti da orde di venditori che propongono con insistenza ogni tipo di souvenir, dalle statuette di faraoni, di gatti, di scriba, di dei, ai foulard, ai cappellini, alle biro… Ti mettono la merce addosso, tra le mani, urlando il prezzo in lire egizie, in euro, abbassandolo via via. Ed il bello è che, come riesci a togliertene uno, ne compaiono velocemente altri due, tre; insomma qui regna veramente il caos totale! Non ci era mai successo, in nessun luogo turistico, di trovare dei venditori così esagerati nei loro comportamenti. Daria è letteralmente affascinata da una statuetta rappresentante il capo di un antico egizio; è così curata nei dettagli che sembra un vero reperto storico, riemerso dalla sabbia del deserto. Per tutto il tragitto il venditore, che ha capito che siamo interessati, ci segue, non ci molla un attimo, facendo scendere il prezzo che da 450 lire passa gradualmente a 100 (circa 12 euro) e cosi decidiamo di acquistarla: anche questa sarà un bel ricordo che, una volta rientrati a casa, ci farà ritornare alla mente luoghi visitati e situazioni particolari. E’ questa infatti secondo noi l’ utilità dei souvenirs: oltre ad abbellire la casa, devono riuscire a farti rivivere con piacere le emozioni che hai provato durante le tue vacanze. Ma ritorniamo alla visita: con il biglietto pagato si ha la possibilità di visitare tre tombe. La nostra guida ci conduce in quelle di Ramsete III, di Ramsete IV e di un altro faraone, del quale però purtroppo non ricordiamo più il nome. Si scende sempre una scalinata e si passa in lunghissimi corridoi, adornati con una quantità indescrivibile di geroglifici perfettamente conservati e rappresentanti formule di preghiera che avrebbero dovuto accompagnare il defunto nel passaggio nell’ oltretomba. Ai lati si aprono alcune stanzette dove veniva deposto il corredo funebre che, nella maggior parte dei casi, al momento della scoperta della tomba, erano semivuote, perchè già depredate dai tombaroli dell’ epoca. In altri rari casi invece, come nella famosissima tomba del faraone Tutankhamon, sono stati ritrovati dei tesori dal valore inestimabile. In fondo al corridoio è collocata la stanza funebre dove, all’interno di più sarcofagi, era stato adagiato il corpo del faraone, dopo il lungo processo di mummificazione. Alcuni affreschi abbelliscono le pareti e rappresentano perlopiù dei, faraoni ed animali sacri, come babbuini, scarabei, serpenti. I colori sono così vividi che pare siano stati pitturati pochi giorni prima, in realtà sono trascorsi più di 3000 anni. Paghiamo poi 100 lire supplementari a testa (circa 16 euro) per entrare nella tomba di Tutankhamon. Come già sapevamo, tutto il suo tesoro funebre, il più ricco mai ritrovato, è stato trasportato al museo di Il Cairo, quindi vediamo un semplice sarcofago in pietra, nel quale è deposta la sua mummia, ammiriamo le pareti abbellite da affreschi rappresentanti degli enormi babbuini e poco più avanti vediamo aprirsi altre stanze dove probabilmente nel 1922 l’egittologo Carter trovò il ricchissimo corredo funebre. Risaliamo sul nostro pullmino per raggiungere il tempio di Hatshepsut, davvero maestoso, anche grazie all’ imponenza dei suoi immensi colonnati. Hatshepsut fu l’ unica donna egiziana a regnare per ben 22 anni, come se fosse stata un uomo. Ciò avvenne a causa di una serie di complicati motivi di eredi al trono. Prima infatti ella ebbe solo figlie femmine, poi il faraone riuscì ad avere un erede maschio, ma da un’ altra donna e morì quando questo aveva solo due anni. In un primo momento Hatshepsut agì come reggente del giovane re, ma in seguito ne usurpò il potere e si autoproclamò faraone. Si faceva quindi ritrarre nelle statue e nei rilievi con le insegne della regalità, inclusa la barba posticcia. Riuscì così a mantenere il governo fino alla sua morte. Tutmosi III, quando le succedette al trono, danneggiò il tempio, a dimostrazione del suo disprezzo nei confronti della regina che l’ aveva volontariamente allontanato dal potere. I colonnati sono tuttavia ancora riccamente decorati con scene di pesca, di cattura degli uccelli e di trasporto di grandi obelischi dalle cave di Aswan e Karnak.

Con un altro breve tratto in pulmino, raggiungiamo la Valle delle Regine; anche qui percorriamo parte del percorso su un trenino ed accediamo così al sito vero e proprio. Qui venivano sepolti, oltre alle consorti dei faraoni, anche principi, principesse e dignitari di corte. Noi visitiamo tre tombe di tre figli di Ramses III, dove si ammirano le straordinarie decorazioni delle pareti in cui i giovani sono rappresentati con la tipica acconciatura che raccoglie i capelli in una treccia a lato di una tempia. In una di queste tombe è anche esposto in una teca, perfettamente conservato, lo scheletro di un feto di sette mesi.

La nostra visita alle bellezze di Luxor prosegue e raggiungiamo così i Colossi di Memnone. Si tratta di due imponenti statue, alte oltre 20 metri che sorgono isolate nel bel mezzo di un pianoro. In origine i due colossi si trovavano all’ingresso di un tempio, che venne distrutto già nell’antichità, in seguito ad un violento terremoto. Uno di essi aveva una caratteristica molto particolare: ogni mattina all’alba emetteva un suono misterioso che, secondo la leggenda, era da attribuire appunto al dio Memnone che salutava la madre Eos, dea dell’ aurora. L’ imperatore Settimio Severo, nel II secolo d.C., ne ordinò il restauro e da quel giorno il suono cessò. Gli archeologi ritengono che il rumore fosse causato da una fenditura nella pietra, dovuta al terremoto e alla sua dilatazione conseguente al contrasto tra l’ umidità della notte ed il calore dei primi raggi del sole. Le statue non sono in buone condizioni ed il viso, in particolare, è molto rovinato, ma ci sono sembrate molto caratteristiche.

Verso le 3 andiamo a pranzare al Mec Donald’s, dove spendiamo 61 lire (7.5 euro). Passeggiamo un po’ nella città che ci pare più disordinata e sporca di Aswan e poi sulla Corniche, dalla quale osserviamo le numerose navi da crociera lì ormeggiate. Ritorniamo nel suq, sempre molto animato, e facciamo qualche acquisto: tre statuette carinissime (rappresentanti uno scarabeo portafortuna, un gatto, animale sacro, ed un faraone). Esse sono state il frutto di una serrata, contrattazione. Pur di venderci la sua merce, il titolare della bancarella ci rincorre nel suq, chiamando Giorgio “moustaches!!!” ad alta voce. Ed ogni volta che noi aumentiamo il passo, lui abbassa il prezzo; insomma alla fine ci divertiamo un sacco e ci regaliamo i tre graziosi souvenirs a sole 150 lire ( 18.50 euro). Stanchissimi, ritorniamo in hotel, con gli occhi ancora pieni delle meraviglie ammirate nelle Valli del Re e delle Regine e le orecchie ancora risuonanti delle voci e delle urla del suq.

3/1/2012

Questa mattina la sveglia suona prima del solito, precisamente alle 5 e 30, perchè alle 6 e 1/4 viene a prenderci l’incaricato dell’ agenzia per accompagnarci a fare un’ escursione particolarissima: il giro in mongolfiera, per ammirare i siti archeologici dall’ alto. Percorriamo un breve tratto su un pullmino, attraversiamo il Nilo in feluca (dove ci viene offerta una piccola colazione) e percorriamo pochi altri chilometri su strada. Ci fermiamo nei paraggi dei Colossi di Memnone, visti ieri, e raggiungiamo così la zona dalla quale partono appunto le mongolfiere. I partecipanti all’ escursione sono numerosi e veniamo quindi divisi in gruppetti e da quel momento assistiamo a tutta la preparazione del nostro pallone volante! Appena arrivati, lo troviamo a terra, completamente sgonfio, poi con due enormi ventoloni a motore viene riempito di aria, in seguito con getti di fiamme, alimentati da gas, l’ aria viene riscaldata, fin quando la mongolfiera si drizza, insieme alla navicella. A questo punto possiamo entrare, salendo su una scaletta. Ci vengono fornite alcune semplici istruzioni da seguire poi al momento dell’ atterraggio e… via si parte! Molto dolcemente ci alziamo verso l’ alto e poco per volta vediamo i campi ed i villaggi circostanti diventare sempre più piccoli. Sorvoliamo prima il tempio di Hatshepsut, poi i villaggi dove nel secolo scorso avevano soggiornato i gruppi di archeologi, provenienti da vari paesi d’ Europa. Poco distante vediamo che inizia il deserto che di lì in poi si estende per vari chilometri (il deserto Occidentale). Vediamo sotto di noi i Colossi di Memnone ed in lontananza le Valli dei Re, delle Regine e dei Nobili. Osservando il paesaggio così dall’ alto, si riesce a distinguere molto bene il percorso del Nilo e ad inviduare chiaramente le terre fertili: formano una lunga e stretta striscia proprio ai margini del fiume. Di lì in poi si estende solo terra arida. Questo dimostra quanto sia vero il detto “L’ Egitto è il dono del Nilo”. Ma ritorniamo al nostro volo: è un’ esperienza unica che ci fa provare un senso di pace incredibile. Il silenzio assoluto viene interrotto periodicamente solo dal violento e rumoroso getto di gas che alimenta la fiamma e dalla voce dell’ accampagnatore che presenta i vari monumenti, man mano che vengono sorvolati. Inutile a dirsi, gli scatti fotografici si susseguono in continuazione, fin quando capiamo che stiamo iniziando a scendere. Subito notiamo che dei bimbi, a dorso di un mulo o a piedi, corrono verso la nostra direzione e si avvicinano ad ogni mongolfiera che sta atterrando. A questo punto ci dobbiamo abbassare e tenere a delle apposite corde; qualche lieve sobbalzo e tocchiamo il suolo. Immediatamente i bambini ci sorridono ed allungano le mani, per chiederci qualche monetina, che noi ofriremmo davvero volentieri, ma il nostro accompagnatore li spintona malamente. Peccato che poi pensi di passare con un vaso per raccogliere delle mance dai turisti, come non avessimo ancora pagato abbastanza l’ esperienza (ben 70 euro a testa!), mentre i bimbi ci implorano ancora di lasciare loro qualche soldino. Anche quando siamo già saliti sul pullmino, loro continuano a richiamare la nostra attenzione, picchiando insistentemente sui vetri. E così noi, anzichè dare una mancia ai proprietari della mongolfiera, riusciamo ad aprire frettolosamente il finestrino e a buttare nelle loro mani alcune monetine. Che felicità provano! Ed anche noi ci sentiamo soddisfatti. Compiamo poi lo stesso tragitto dell’ andata, quindi pullmino, feluca, pullmino e verso le 9 siamo di nuovo al nostro hotel. Qui incontriamo la nostra guida Amir che oggi ci accompagnerà alla scoperta del famoso sito di Karnak. Subito ci rendiamo conto che il luogo è di un’ imponenza e di una maestosità uniche e che, sia per la quantità che per la bellezza dei reperti, supera di gran lunga ogni altro sito visitato finora. Qui si susseguono templi, santuari, chioschi, pilastri, statue, colonne, obelischi, viali di sfingi con testa di ariete… c’ è da rimanere a bocca aperta!

Per decine di secoli ogni faraone ha lasciato in questo luogo sacro la propria traccia, apportando modifiche ed inserendo nuove strutture architettoniche e grandiose opere d’arte. Appena entrati, si attraversa un immenso cortile, fiancheggiato da gigantesche statue e poi si entra nel sito vero e proprio. Per effettuare una visita discretamente approfondita, vi restiamo parecchie ore, ma ci rendiamo conto che la cosa migliore sarebbe quella di ritornarvi un’ altra volta, in modo da rivedere i monumenti con le idee già un po’ più chiare. Amir infatti ci fornisce un sacco di spiegazioni che noi seguiamo quasi sempre con la testa rivolta all’ insù, perchè infatti si tratta sempre di monumenti altissimi, che con queste loro enormi dimensioni, miravano a dimostrare la grandezza e la potenza del faraone. Ci colpisce in particolare la Sala delle Colonne, veramente impressionante. Qui s’ innalzano, potenti e sontuose, verso il cielo ben 134 colonne, alcune alte addirittura 21 metri; ci vorrebbero ben 6 adulti per abbracciarne una alla base! In origine queste immense colonne sorreggevano un tetto che copriva l’ intera sala sottostante che a quel punto era illuminata solo dai raggi di sole che filtravano dalle finestre laterali. Tra le colonne probabilmente si ergevano le statue dei faraoni, anch’esse maestose e grandiose; il tutto inoltre era rivestito in oro o pitturato con colori molto vivaci. L’ effetto complessivo doveva quinsi essere terrificante ed i visitatori dell’ epoca, forse, avranno avuto la sensazione di morire nella dimora stessa degli dei! Molti archeologici descrivono questa grande sala ipostila, come una foresta di colonne, ma a noi pare che queste parole possano sminuirla, infatti qui tutto è stato calcolato con la massima precisione, per apparire perfetto e non casuale come accade invece qualche volta in natura. Poco più avanti ci troviamo di fronte ad imponenti statue di faraoni, restaurate e quindi in buone condizioni, obelischi altissimi in granito, molto probabilmente ricavati dalle cave di Aswan, da noi visitate nei giorni scorsi. Amir ci spiega anche la procedura seguita dagli operai Egizi, per poterli innalzare, senza mai spezzarli. Preparavano una struttura alta quanto l’ obelisco, la riempivano di sabbia, la collegavano ad una rampa inclinata, sulla quale trascinavano l’ obelisco capovolto. Facevano entrare la sua base in questa struttura e, mentre alcuni operai toglievano la sabbia sottostante, altri, con potenti corde, aiutavano l’ obelisco a drizzarsi nella corretta posizione. Molto particolare è anche una statua raffigurante un enorme scarabeo, considerato dagli antichi Egizi un vero e proprio portafortuna. Secondo la tradizione, chi vi fa intorno tre giri in senso antiorario scaccia il malocchio, le cattiverie, insomma tutto ciò che è negativo. Facendo ulteriori cinque giri intorno si attirano su di sè cose belle: fortuna, salute, denaro… E così, subito, ci mettiamo a girare tutt’ intorno, sperando che si possa avverare qualcosa di quanto narrato dalla leggenda. Poco distante si trova il lago sacro che all’ epoca forniva l’ acqua necessaria ai sacerdoti del tempio per le abluzioni. Con la mente un po’ confusa a causa delle tantissime notizie apprese durante l’ escursione, ma con gli occhi ancora pieni delle meraviglie uniche che abbiamo potuto apprezzare in prima persona, usciamo dal sito, risaliamo sul nostro pulmino ed in 5 minuti siamo di nuovo a Luxor. Qui ci attende la visita di un altro luogo famoso in tutto il mondo: il grande tempio. Proprio di fronte al suo ingresso ha inizio il lungo Viale delle Sfingi, un tempo lungo 3 Km (collegava Luxor a Karnak). Con il passare dei secoli buona parte delle sfingi sono finite sotto terra ed addirittura sono stati costruiti sopra edifici di vario tipo; ma in questi ultimi anni tutto è stato rivalutato e quindi si è dato inizio a grandi scavi, per riportare alla luce questa preziose statue. Purtroppo però con l’ avvento della rivoluzione del 25 gennaio, tutti i lavori sono stati sospesi e si vedono profonde buche, mucchi enormi di macerie. Tutto sembra abbandonato a se stesso……. un vero peccato! Ci addentriamo subito all’ interno del tempio al cui ingresso sembrano fare da guardiani due colossi rappresentanti Ramses II. Si passa poi nel grande cortile, detto appunto di Ramses, circondato da colonne decorate a forma di papiro. In alto si scorge in un angolo una moschea musulmana che venne costruita nei secoli scorsi sulle sabbie che ricoprivano in parte il sito archeologico ed ancora oggi è utilizzata dai fedeli. Si susseguono statue, portici, colonnati, tutti decorati con fasto e ricchezza, ma, sarà perchè siamo rimasti come abbagliati da Karnak, tutto appare ai nostri occhi meno spettacolare. Incontriamo poi una scolaresca egiziana in visita al tempio e scambiamo, non con poche difficoltà, due chiacchiere, per far capire che anche Daria è una teacher. Poi è l’ ora di pranzo ed optiamo per qualcosa di molto spartano: ad una bancarella, dalle condizioni igieniche non proprio rassicuranti, acquistiamo due belle porzioni di fela fel e, da un panettiere poco distante, degli ottimi grissini al sesamo. Ci sistemiamo quindi su una panchina in front of temple e consumiamo qui il nostro caratteristico pasto. Intanto osserviamo “la fauna” locale: alcune famiglie fanno pic nic sui prati, un uomo dorme tranquillamente su una panchina, un netturbino, con indosso la jellaba, spazza svogliatamente la piazza, alcuni camerieri dei vicini bar, tutti con una divisa che più che bianca, è ormai diventata giallastra, si avvicinano a noi per venderci a tutti i costi un bicchiere di the alla menta. Facciamo poi una breve passeggiata sulla Corniche ed il caldo inizia veramente a farsi sentire, così decidiamo di ritornare in hotel, per farci un breve riposino. Per tutto il tragitto siamo ininterrotamente seguiti da un insistente guidatore di caleche che a tutti i costi vuole che usufruiamo del suo mezzo di trasporto, ma noi teniamo duro e ci arriviamo con le nostre gambe. Facciamo una dormitina di un’ ora nel nostro letto che non è stato esattamente fatto come Dio comanda. Infatti il lenzuolo sopra è solo da una piazza, così ognuno di noi lo tira sempre verso se stesso, mentre quello sotto, per fortuna è della giusta misura e ricopre completamente il materasso che non sembra comunque essere nelle migliori condizioni. Ma per noi, tutto va bene: è bello sentirsi trattati da re come nell’ hotel di Aswan, ma non ci dispiace neppure vivere qualche esperienza da veri Egiziani! Appena usciti dall’ hotel, diciamo: “Basta suq turistico, andiamo nella Old Luxor a scoprire qualcosa di più autentico!” Detto fatto e dopo aver camminato per alcune centinaia di metri, ci addentriamo nel mercato locale. Qui regna ovunque la sporcizia: sulla terra battuta c’ è un bello strato di bucce di frutta e verdura ed ogni genere di umanità è sdraiata su delle stuoie: sono i commercianti che aspettano i clienti. Completiamo il nostro giro passeggiando lungo gli scavi fatti di recente per riportare alla luce l’ antico Viale delle Sfingi. Qui, ci racconta un ragazzo incontrato per strada, sono state abbattute le vecchie case ed i residenti sono stati costretti a cercarsene altre, a fronte di un compenso di poche lire. Ci trasferiamo poi nella piazza in front of temple, consumiamo velocemente la nostra cena, ancora una volta tipicamente egiziana, e poi …… a nanna, la giornata di oggi è stata veramente impegnativa!

4/1/2012

Oggi è l’ultima giornata di vacanza e la tristezza inizia già a farsi spazio nei nostri cuori. Si sa, succede sempre così quando le belle avventure di viaggio volgono al termine e si inizia nuovamente a pensare ai problemi di tutti i giorni. Cerchiamo comunque di mettere da parte questi pensieri e di goderci l’ultimo giorno a Luxor. La prima visita prevede il Ramesseum, il tempio funerario di Ramses II. Le statue, come sempre enormi, ritraggono il faraone sotto le sembianze di Osiride, il dio dell’ aldilà. Impressionante una parte di statua, rappresentante il corpo del faraone dalle spalle in su, crollata a terra e rimasta lì. Gli esperti dicono che l’ altezza complessiva della statua superasse i sei piani: non si tratta quindi solo della statua più alta dell’ intero Egitto, ma con ogni probabilità della più gigantesca scultura stante senza supporti, mai realizzata nella storia dell’ umanità. Ben conservate sono 29 delle 48 colonne che si trovavano in origine nella Sala ipostila; sono infatti ancora visibili decori e dipinti decisamente ben conservati. Vediamo degli archeologi impegnati in attività di restauro ed un gruppetto di locali che dovrebbero lavorare, ma in realtà chiacchierano tranquillamente. Indossano le loro lunghe jellaba e ci chiediamo come possano lavorare in cima ai ponteggi con questi tipi di abiti così poco pratici ed Amir ci spiega che essi sono molto legati alle loro tradizioni e non potrebbero mai indossare dei comuni pantaloni.

Ci spostiamo poi alle Tombe dei Nobili dove, come il solito, ne possiamo visitare tre. Qui sono sepolti personaggi non regali, come governatori, maggiordomi e scribi. Sulle pareti ammiriamo degli splendidi affreschi con scene di vita quotidiana: si vedono i contadini al lavoro nei campi, i cacciatori, i pescatori, il momento della vendemmia e della preparazione del vino, l’ arte rappresentata da tre musiciste che suonano il liuto, l’ arpa ed uno strumento a fiato. Questi soggetti invece non venivano mai rappresentati nelle tombe dei faraoni, in quanto essi erano considerati dei e pertanto facevano decorare le loro tombe soltanto con iscrizioni religiose. Il sito è poco frequentato dai turisti, ma a noi è sembrato veramente interessante.

Ci spostiamo quindi di nuovo in pullmino per raggiungere la Habu Madinet, un maestoso tempio funerario, dedicato al faraone Ramses III che si trova in ottimo stato di conservazione. Ci colpiscono in particolare i geroglifici rappresentanti le richieste del faraone ai capi del suo esercito, durante una campagna militare contro popoli provenienti dall’ Oriente. Per avere la prova del numero di nemici uccisi, domandò loro di portargli la mano sinistra di ogni avversario ucciso : ne ottenne 2.175. Non sufficientemente soddisfatto e temendo che fossero state tagliate anche le mani degli Egizi , chiese di avere anche le loro lingue: ne ottenne sempre 2.175. Non essendo ancora certo della vittoria ottenuta, chiese infine di vedere i “beni” (come diceva la nostra guida che, come tutti gli Egiziani, confonde B e P!!!). A questo punto il faraone ebbe la certezza che i capi non l’ avevano ingannato, in quanto questi non erano cironcisi. Fossero appartenuti agli Egizi, invece, lo sarebbero stati, in quanto tale pratica era già diffusa allora. Così il faraone ricompensò i suoi soldati, come aveva promesso, in base al numero dei nemici uccisi. La cosa più interessante è stata che Amir ci ha guidati nella lettura di questi geroglifici, spiegandoci il significato dei vari simboli e la numerazione egizia. Quindi siamo stati noi ad interpretare i geroglifici: una bella soddisfazione!

Terminata la visita, Amir ci accompagna su una feluca a motore (purtroppo non a vela, perchè non c’ è sufficiente vento), per raggiungere l’ isola di Banana, chiamata appunto così, a causa delle numerose piantagioni di banane che vi crescono. Ci accomodiamo ad un tavolone in legno, piuttosto spartano, dove ci viene portato un vassoio contenente tantissime bananine, dalle dimensioni decisamente più piccole, rispetto a quelle cui siamo abituati. Ci addentriamo poi nella piantagione e poco più avanti vediamo una gabbia dove si trovano imprigionati due coccodrilli veramente enormi, allevati per poi ricavarne la pelle pregiatissima.

Si ritorna quindi in hotel dove incontriamo ancora il rapresentante dell’ agenzia, con il quale prendiamo gli ultimi accordi per la partenza di domani mattina. Sigh, che malinconia!

Per l’ultima volta ritorniamo dal nostro amico fornaio, dal quale, oltre agli ormai consueti grissini di sesamo, prendiamo anche delle squisite brioches che consumiamo sulla solita panchina: guardiamo per l’ ultima volta il tempio di Luxor che, illuminato dagli ultimi raggi di sole della giornata, ci pare più affascinante del solito. Poco distante sul Nilo navigano alcune feluche a vela. Che spettacoli fantastici! Sarà anche perchè è l’ultima sera di vacanza, ma tutto ci sembra avvolto in un’ atmosfera magica e Luxor sembra essere diventata più bella che mai! Veniamo risvegliati da questo sogno, quando ci immergiamo in una via laterale che non avevamo mai percorso. Qui non c’ è traccia di turisti e si capisce subito! Il traffico è impazzito ed i negozi, sporchi e disordinati, espongono la merce alla rinfusa, senza alcuna cura. Per non parlare poi degli alimentari! I macellai appendono a dei grossi ganci, direttamente sul marciapiede, degli enormi pezzi di carne sui quali si aggirano mosche ed insetti vari. Più avanti incrociamo dei pescivendoli che fanno cuocere dei pesci su piastre non solo sporche, ma direi proprio luride! Uomini e donne passeggiano indaffarati, noncuranti di chi si trova intorno a loro. Agli angoli delle strade, coricati su pezzi di cartoni, si riposano dei barboni che chiedono insistentemente l’ elemosina ed in alcune traverse laterali si vedono le macerie di edifici crollati da chissà quando, intorno alle quali dei bimbi giocano e si rincorrono. Questo è il vero Egitto che difficilmente apparirà agli occhi dei turisti delle crociere o dei grandi hotel. Noi siamo soddsfatti che, con il nostro modo di viaggiare abbiamo scoperto le varie sfaccettature di questa meravigliosa terra: l’ arte, sicuramente a livelli sublimi, i paesaggi incantevoli, la gente, in alcuni casi forse un po’ insistente ed esagerata, ma in molti altri spontanea, simpatica ed eccezionale per il suo modo di vivere tra caos e confusione.

Ormai però, anche se non è ancora così tardi, dobbiamo rassegnarci a ritornare in hotel, perchè domani la sveglia suonerà prestissimo: alle 4.30.

5/1/2012

Alle 5.30 il responsabile dell’agenzia è nell’hotel per accompagnarci in aeroporto. Il volo parte puntuale ed in nemmeno un’ ora raggiungiamo Il Cairo. Qui invece abbiamo un po’ di ritardo e partiamo per Milano un’ ora dopo del previsto. Atterriamo a Malpensa verso le 13.30 e di qua, come già all’ andata, prendiamo vari mezzi di trasporto, per raggiungere il nostro paesino sperduto che sembra fuori dal mondo! Verso l’ ora di cena siamo finalmente a casa. Iniziamo a raccontare subito le esperienze più emozionanti vissute in questo ‘maraviglioso’ (come ha sempre detto il carissimo Hamdy) viaggio, accompagnandoci con delle squisite pizze, acquistate, guardacaso, da un Egiziano di Il Cairo che, proprio qui a Manta, gestisce un negozietto. Non avrebbe potuto concludersi meglio il nostro viaggio, del quale serberemo sempre ricordi vivi, particolari ed entusiasmanti!

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