Viaggio nel cuore della Birmania: terra di spiritualità, autenticità e cultura

Viaggio fai da te all'insegna del turismo responsabile, della conoscenza e della scoperta
Scritto da: Kiara24
viaggio nel cuore della birmania: terra di spiritualità, autenticità e cultura
Partenza il: 22/07/2017
Ritorno il: 07/08/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Sono appena tornata da uno splendido viaggio nel cuore della Birmania ed ho subito pensato di condividere la mia esperienza. Di seguito troverete le tappe, gli spostamenti, i luoghi visitati, gli hotel/guest-house dove ho pernottato, le guide locali che mi hanno accompagnata, i ristoranti che mi sono piaciuti di più. Spero che ciò possa essere utile a chi intende organizzare un viaggio in questo magnifico Paese.

Siamo partite in due, una mia amica ed io. Di seguito alcuni dettagli:

  • volo a/r Milano-Bangkok con Thai Airlaines (586 euro)
  • volo Bangkok-Mandalay con Air Asia (200 euro)
  • volo interno Heho-Mandalay (60 euro)
  • spostamenti in auto Mandalay-Bagan, Bagan, Kalaw, Kalaw-Pindaya Cave-Inle lake con driver privati mediante agenzia locale (www.myanmarexperttours.com) (150 $ a testa)

La nostra idea nell’organizzare il viaggio è stata sin da subito quella di evitare le agenzie di viaggio italiane, piuttosto sceglierne una locale per gli spostamenti più impegnativi e di prenotare dei driver sul posto per le escursioni in giornata, in modo da distribuire il nostro denaro a persone diverse.

La Birmania non solo è un Paese naturalisticamente e culturalmente magnifico, ma è inoltre abitato da una popolazione meravigliosa. Non abbiamo mai avuto la percezione di essere in pericolo o di essere truffate, al contrario ci siamo sempre sentite a nostro agio. I Birmani sono un popolo educato, disciplinato (tranne nella guida…), attento, accogliente, rispettoso, di una spiritualità profonda, sincera, autentica, che mi ha lasciato colpita! Il senso di pace che ho provato all’intero dei tempi e dei monasteri buddhisti mi accompagnerà per sempre e ricorderò per sempre con affetto e stima questo fiero e generoso popolo.

Essendo estate, periodo in cui si abbattono i monsoni, decidiamo di evitare la costa e dunque Yangoon (dove le piogge sono molto forti e frequenti) e di fare invece un viaggio nell’entroterra. Effettivamente il nostro programma è stato davvero vincente: la fortuna ha voluto che non siamo mai state ostacolate dai monsoni e che, in tutta la vacanza, abbia piovuto solo tre volte e per giunta durante la notte. Inoltre le piogge nell’entroterra non sono state così forti come temevamo, ma si sono rivelate dei brevi ed intensi acquazzoni estivi. Il nostro itinerario è stato il seguente:

  • Mandalay-Amarapura- Sagaing
  • Nyaung-U e Old Bagan
  • Kalaw-Pindaya Cave
  • Nyaungshwe e Kakku
  • Ritorno a Mandalay e volo per Bangkok.

Atterrate a Mandalay abbiamo trascorso due giorni e mezzo in questa caotica città. Abbiamo pernottato presso The Home Hotel, che si trova in una zona centrale e ben fornita di ristoranti. L’hotel dispone di camere ampie, pulite e luminose e ci siamo trovate molto bene. Arrivate in hotel decidiamo subito di prenotare dei driver per le nostre escursioni (scelta molto azzeccata, visto che Mandalay è una città veramente caotica e noi avevamo poco tempo a disposizione per vedere tutto). La sera stessa del nostro arrivo andiamo a vedere uno spettacolo tradizionale di marionette birmane presso il Mandalay Marionettes, un carinissimo teatrino con tanto di palco e platea. Lo spettacolo di marionette è qualcosa di imperdibile, anche perché i marionettisti sono davvero molto bravi!! Il giorno successivo decidiamo di visitare i templi di Mandalay accompagnate da un driver e scopriamo che, guidate dalla persona giusta, la città rivela delle piccole oasi di tranquillità come il monastero di Shwe In Bin Kyaung e di Shwekyimyint Paya, che ci lasciano senza fiato per la loro bellezza e per il silenzio e la quiete. Il nostro simpaticissimo driver ci accompagna anche al mercato di giada e presso altri monasteri. Il giorno successivo andiamo ad Amarapura, dove assistiamo al pasto dei monaci buddhisti e alla fine restiamo a chiacchierare con due di loro e a Sagaing, dove saliamo fino alla collina che domina la città, infine torniamo ad Amarapura all’ora del tramonto e percorriamo il famoso ponte U-Bein, il ponte il legno di teak più lungo del mondo (1200 m).

Siamo al nostro terzo giorno di viaggio e siamo già incantate da questo magnifico Paese. Il driver (che avevamo prenotato tramite agenzia locale prima di partire) viene a prenderci in hotel. Andiamo con lui alla volta di Nyaung-U (3 ore di viaggio circa). Nyaung-U si trova a 3 km da Old Bagan ed una volta arrivate presso la nostra guest-house affittiamo le biciclette per i due giorni e mezzo in cui staremo lì. Decidiamo innanzitutto di visitare la Shwedandaw Paya di Nuayaung-U e ne restiamo ammaliate. La pagoda rossa e dorata è immersa in una realtà senza tempo, donne e bambini passeggiano in silenzio mentre alcuni uomini meditano immobili e ad occhi chiusi. Ci lasciamo avvolgere da questa atmosfera di profonda quiete e restiamo molto tempo anche noi a gironzolare lì intorno. La sera scopriamo un ristorantino davvero delizioso, Nanda Restaurant and Puppets show, in cui durante la cena è possibile assistere anche allo spettacolo di marionette! Molto carino! Nei due giorni successivi andiamo a visitare il sito archeologico di Old Bagan in bicicletta. Non ci lasciamo intimidire dal caldo soffocate e continuiamo a pedalare, entrare e uscire scalze dai templi, parlare con la gente del posto, scoprire, emozionarci. Il sito è enorme e i templi sono moltissimi, in particolare visitiamo la Ananada Patho, dove un ragazzino ci viene incontro, ci accompagna e ci spiega il significato dei quattro Buddha e la storia del luogo. Il ragazzo lavora come guida turistica, parla inglese molto bene e alla fine ci porge anche il suo biglietto da visita (Ye Aung +959979288785 -trovate il suo contatto anche su Fb). Continuiamo il giro in bicicletta e all’ora del tramonto ci rechiamo presso la Shwezigon Paya da cui assistiamo al tramonto (anche se purtroppo il cielo è coperto da pesanti nuvoloni e la pagoda è troppo affollata…). La Shwezigon Paya è circondata da bancarelle e molti bambini ci vengono incontro per venderci le loro mercanzie. Compriamo due paia di pantaloni e delle cartoline ma nonostante ciò, sento che quello che posso fare per loro non è abbastanza…i loro grandi occhi neri e i loro visi mi rimarranno sempre nella mente.

L’indomani altro giorno in bicicletta per Old Bagan, pranziamo da Sarahba III, conosciuto anche come Gyi Gyi’s, un ristorante circondato da un giardino lussureggiante, dove ci lasciamo cullare dal silenzio e restiamo a riposare alcune ore dopo pranzo, accoccolate sulle comode sedie in vimini. Anche questa volta vorremmo restare a vedere il tramonto ma temiamo il caos e il sovraffollamento della Shwezigon Paya, per cui chiediamo ad un ragazzo del luogo di consigliarci un’alternativa. Il giovane ci suggerisce di raggiungere la South Guni, una pagoda un po’ più distante ma meno affollata ed effettivamente, una vota raggiunta, vediamo che ci sono pochissime persone oltre noi, saliamo in cima e assistiamo ad un tramonto spettacolare. Mentre ci accingiamo a scendere, un ragazzino accende delle candele lungo le scale della pagoda per illuminare i gradini, in cambio di qualche spicciolo. Resto sbalordita dall’atmosfera magica che si è creata alla luce di candela.

Siamo al settimo giorno di viaggio e partiamo alla volta di Kalaw con il nostro driver che viene a prenderci a Nyaung-U. Il viaggio questa volta dura 7 ore e attraversa strade piene di dossi e di curve, ma in compenso il paesaggio è tanto bello che esso da solo vale il viaggio! Giungiamo a Kalaw dove restiamo una notte presso il 360° Kalaw Hotel, un edificio completamente nuovo, ben arredato, pulito, elegante e da cui si gode un panorama mozzafiato! Decidiamo di non fare trekking da Kalaw al lago Inle in quanto nel periodo nei monsoni il terreno non è praticabile.

L’indomani ci aspetta all’ingrasso dell’hotel un nuovo driver che ci porta a Nyaungshwe, nei pressi del lago Inle, passando per Pyndaya Cave (4 ore di viaggio in tutto, circa). Durante il viaggio il nostro driver ci porta anche presso un laboratorio che realizza ombrelli e lampade in carta di gelso. Ne restiamo entusiaste e compriamo qualche oggetto. Giunte a Nyaunghshwe andiamo presso il nostro hotel, Motel Album, dove restiamo 4 giorni e mezzo. Motel Album è un complesso di casette in legno dotate di camera da letto e bagno e circondate dal verde, gestito da una ragazza cordiale e gentilissima, Wei Wei Tun, con l’aiuto della sua famiglia. Ci sentiamo subito a casa! Presso Motel Album ci viene offerto servizio di noleggio biciclette gratuito, Wei Wei è sempre pronta a consigliarci, ci prepara delle buone colazioni, ci fornisce di bottiglie d’acqua gratuitamente e, infine, ci tratta come due di famiglia. Ci ritroviamo spesso a giocare con i suoi nipotini (2 anni e 8 mesi) meravigliosi! Nei giorni di permanenza organizziamo molte escursioni. Prendiamo subito le biciclette per fare un giro del paese e veniamo quasi subito fermate da un ragazzino che ci propone un giro in barca per l’indomani. Accettiamo e concordiamo il giro e l’appuntamento.

L’indomani ci vediamo con lui alle 7 del mattino e iniziamo l’escursione. Il nostro boatman ha 19 anni e si chiama Aung Tun Myint, (ci lascia il suo bigliettino da visita: 09-251175220/09-769613512). Silenzioso e dallo sguardo profondissimo, la nostra giovane guida ci accompagna presso il mercato di Inthein, dove vediamo le donne Pa-‘O con i colorati turbanti sulla testa vendere i loro prodotti, poi presso In Phaw Khone dove una famiglia di artigiani tesse i fioni di loto e il cotone e ne fa delle morbide sciarpe e dei coloratissimi longy. Dopo il pranzo presso uno dei ristoranti sul lago, navighiamo verso Nampam dove assistiamo alla fabbricazione dei sigari, per poi dirigerci verso gli orti galleggianti. Rientriamo al molo, salutiamo Aung Tun e torniamo in hotel. Rientrati a Motel Album chiediamo a Wei Wei un consiglio per una nuova escursione, chiedendole se è possibile fare trekking. Lei ci dice di si, in fondo non ha piovuto e il terreno è praticabile, così decidiamo per la mattina seguente di percorrere i monti Shan che maestosi circondano il lago Inle. Wei Wei ci fa accompagnare da un suo amico, guida escursionista, che peraltro ha il tour operator vicino all’hotel. Il suo nome è Phokaung Nse, detto Peter (ecco il suo contatto: 09-259730569). E’ davvero in gamba! Grazie a lui percorriamo sentieri tra i campi di granturco, attraversiamo ruscelli, ci inerpichiamo sulle montagne, incontriamo contadine che zappano la terra e ragazze che raccolgono funghi e arriviamo, infine, in un villaggio, dove Peter cucina per noi un eccellente pranzo birmano all’interno di una tipica casa in lego e bambù. No potevamo desiderare di meglio! Rientriamo a Motel Album nel pomeriggio, stanche ma soddisfatte!

Il giorno seguente saltiamo in sella alle nostre bici e ci dirigiamo alle terme di Khaung-Daing, pranziamo nel villaggio e rientriamo nel pomeriggio. Il nostro ultimo giorno è dedicato alla bvisita di kakku. Un driver privato ci accompagna presso l’ufficio del turismo di Taunggyi, dove paghiamo una tassa per l’ingresso all’area archeologica e ci viene affidata una giovane guida, una ragazza Pa-‘O vestita in abiti tradizionali che lungo il tragitto per Kakku ci racconta un sacco di cose interessanti sulla Birmania, sul suo popolo, sulle loro tradizioni. Dopo la visita di Kakku mangiamo dei buoni Shan noodles in un ristorate di fronte al sito archeologico e rientriamo a Nyaungshwe.

Il nostro viaggio volge al termine. Siamo in Birmania da 13 giorni e dobbiamo spostarci a Mandalay dove prenderemo un volo per Bangkok e, infine, l’ultimo volo per l’Italia.

La Birmania mi ha insegnato che la felicità vera non consiste nell’avere molto, ma nel possedere solo l’indispensabile per vivere; che non bisogna farsi ingannare dalle apparenze perché ciò che può apparire umile in realtà nasconde un tesoro immenso; che la conoscenza di chi è diverso da noi è un arricchimento ineguagliabile. Non dimenticherò mai il volto dei bambini e della gente birmana e i loro gesti aggraziati e gentili, la voce dei monaci che pregano nel monastero e che si diffonde nella notte, il grande senso del lavoro e dell’impegno di questo popolo straordinario.

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