Viaggio negli Usa tra New York e la California
Indice dei contenuti
– Tour deciso a tavolino da noi
– Voli prenotati su LastMinute.com
– Hotel prenotati su Booking.com
– Auto noleggiata sul sito rentalcars.com
– Passaporto con marca da bollo verificato in Questura
– Visto Esta compilato e pagato On Line
– Guide utilizzate: lonely planet e varie ricerche su Internet e piccolo dizionario d’inglese tascabile
– Cellulare con connessione Wi-Fi per utilizzare Skype e chiamare gratuitamente l’Italia
– Pagamenti: pochi soldi cambiati in Dollari dall’Italia e tutto il resto pagato con Carta di Credito che viene accettata ovunque, anche dei tachimetri dei parcheggi.
Primo giorno
Arriviamo a Milano Malpensa pieni di emozioni e aspettative! Il viaggio dei nostri sogni si stava avverando, ma il Karma negativo ci viene subito a stroncare l’entusiasmo: il volo delle 20.55 direzione Brandeburgo, viene cancellato per problemi tecnici. Ci offrono un soggiorno presso l’hotel interno della Malpensa (lo Sheraton) e ci liquidano con un “Se sistemano l’aereo partirete domani mattina, altrimenti vi imbarcheremo il prima possibile”. Quel “Se” ci ha fatto passare la notte a invocare tutte le divinità mitologiche che non ci facciano perdere il cambio per New York!
secondo giorno
Le Divinità ci hanno ascoltato e quindi riusciamo a partire il giorno dopo alle 09.15. Arriviamo a Brandeburgo appena in tempo (quell’Aeroporto l’abbiamo fatto in stile speedy gonzales) per il cambio volo delle 13.00 diretto a New York (non prima ovviamente che due bestioni della sicurezza mi sequestrino in uno stanzino per analizzare il mio zaino). Superate bene le 8 ore e 45 di volo in classe economy (avevamo parecchia adrenalina in corpo che ci ha aiutato), alle 15.45 abbiamo messo piede all’Aeroporto Kennedy. Piccole pratiche burocratiche, timbro del visto “New York” sul passaporto e via con l’Air train verso il centro.
Mettiamo la testa fuori dalla metro che era proprio sotto il “Radio City” e il fiato si mozza! L’emozione ci travolge e la voglia di baciare quelle strade è tanta (ovviamente per l’igiene ci limitiamo!). Eravamo davvero a New York… così piccoli sotto quei grattacieli, ma eravamo noi e ce l’avevamo fatta, felici come se avessimo vinto un oro alle Olimpiadi! Non perdiamo tempo, capiamo subito il “funzionamento delle Street” e con la nostra valigia in mano arriviamo al hotel “Wellingtone” nel pieno centro di Manhattan.
Sistemati al 14esimo piano, non diamo nemmeno tempo al nostro corpo di abituarsi al fuso orario che dopo una veloce rinfrescata e uno sguardo dall’alto di quel palazzo con il sorriso sulle labbra, prendiamo e andiamo subito a inoltrarci nella folla di Time Square, sentendoci dal primo momento parte di “loro”. Passiamo per Brodway, Rockfeller Center e dopo una cena al “kfc”, decidiamo di staccare la spina per quel giorno così intenso. La nostra prima notte a New York.
Terzo giorno
Di prima mattina decidiamo di andare a visitare la Chiesa di S.Paul e poi ci siamo diretti a Battery Park dove ci siamo imbarcati gratuitamente dall’Island Ferry per vedere la Statua della Libertà solo da lontano (per chi volesse invece visitarla meglio a pochi passi da Island Ferry si trovano gli imbarchi a pagamento). Tornati indietro giriamo per Wall Street & Federal hall con sosta pranzo mega-paninazzo da “Subway”. Sgambettata sul Ponte di Brooklyn con un caldo impressionante (ascoltare il moroso che ti propone di noleggiare delle bici no?!) e poi City Home, Chinatown, Little Italy… queste due mete personalmente le sconsiglio, non ci abbiamo trovato nulla d’interessante, se non la partita Italia-Spagna, molto seguita a Little Italy! Anzi Chinatown ci ha colpito solo per una cosa: la sporcizia e la puzza. Con la metro torniamo in zona hotel e decidiamo di concludere la giornata, noleggiando le bici per girare dentro Central Park (ovviamente impossibile da fare in un giorno solo!). Bizzarro passare dal centro pieno di palazzoni a una zona così enormemente verde come Central Park con laghi e grandi parchi.
Alla sera dopo un “Pizza Hut”, giro nella 5avenue, con i suoi lussuosi negozi e conclusione della serata con il naso in su verso l’Empire State Building illuminato di blu.
Quarto giorno
Dopo la colazione da “Sturbucks”, prendiamo la metro per Ground Zero. Sembra una frase di fatto, ma è stata davvero un’emozione pazzesca in quel silenzio pieno di rispetto e dolore ancora a distanza di anni. Dopo decidiamo di tornare all’Empire State Building e proviamo anche a prendere il biglietto per salire in cima, ma la coda alle biglietterie era devastante (quasi 2 ore di attesa) quindi decidiamo di prenderci una pausa visitando la famosa catene di centro commerciali “Macy’s”. Dopo un altro pranzo da “Pizza Hut”, camminando ci troviamo quasi per caso in una piacevole e rilassante area verde tra i palazzi di cemento: Il Bryant Park dove ci rilassiamo sotto gli alberi guardando anziani che giocano a bocce e guardando una tenera coppia di omosessuali che si coccolavano. Ci rimettiamo in marcia a piedi di nuovo verso Time Square (trovando per la nostra gioia un negozio con il merchandising di True Blood! L’America è anche questo!) facendo tappa al Moma. Per cena decidiamo di provare la famosa catena di ristoranti ispirati a Forest Gump il “Bubba Gump” e rimaniamo folgorati… non è un ristorante economico lo premettiamo, ma a chi piacciono i gamberetti in tutte le salse (qui il menù principale è basato proprio su quello) c’è da impazzire! Con la pancia piena concludiamo la serata con un giro nell’enorme store degli “Mm’s”.
Quinto giorno
Al mattino ci troviamo purtroppo a dover salutare la “Grande Mela”. Un pezzo del mio cuore (come quello di molti altri) è rimasto li… ma come si dice: è stato solo un arrivederci, non un addio! Pronti alle 11.00 partiamo per San Francisco. Bizzarro anche il viaggio fatto seduti in posti lontani con My Love – disguidi delle biglietterie – e in quest’occasione ho potuto socializzare con Madre & figlio degli Emirati Arabi: mi stupisco che, viste le mie pessime doti linguistiche inglesi, come siamo comunque riusciti a comunicare con discussioni in Arabo-Italiano-Inglese…scambi culturali che fanno sempre piacere! Arriviamo in California alle 14.30 e avendo lasciato New York la mattina con un caldo pazzesco, rimaniamo sorpresi dal freddo appena atterrati… ma è il 3 di luglio e c’è anche un bel sole piacevole, What?! Ma documentandoci (in ritardo) capiamo che in questa costa il freddo è normale in questo periodo! Fatichiamo un po’ ad arrivare in hotel in quanto non riuscivamo a fermare nessun taxi, stremati proviamo a prendere un autobus, ma sfiga vuole che una macchina tocca lo specchietto dell’autobus e quindi ci fanno scendere tutti per fare la costatazione amichevole. Ci ritroviamo a piedi e di nuovo in balia dei taxi che non si fermano. Ci “salva” un autobus che ci porta fino a destinazione per miracolo! L’hotel è l’“Holiday Inn Fisherman’s Wharf” bellissimo e molto comodo per raggiungere Fisherman’s Wharf che non perdiamo tempo a visitare (non prima di esserci fermati in uno degli economici negozietti a comprare una felpa pesante! Altrimenti saremmo morti di freddo!). Prima tappa il Pier 33, ovvero il molo d’imbarco per l’isola della prigione Alcatraz, ma indovinate; non possiamo imbarcarci perchè bisognava prenotare prima su internet (e nemmeno i giorni successivi c’era posto), quindi bye bye visita ad Alcatraz e ci accontentiamo di vederla da lontano, scrutandola dal mare (sì, ammetto che San Francisco ci ha creato un po’ di sfighe iniziali!). Passiamo al Pier 39 e ne rimaniamo affascinati: porticciolo di legno con qualsiasi tipo di negozio immaginabile, dal negozio “per mancini” al negozio che vende solo cappelli strambi a quello che ti crea un pupazzo su misura e a tua immaginazione… un parco divertimenti, insomma! Ceniamo in un altra catena di ristoranti famosa: il “Rainforest Cafè”, molto particolare in quanto si mangia “nella giungla”, da provare assolutamente!
sesto giorno
Sveglia è il giorno dell’Indipendenza! Is Party! Palloncini bianchi-rossi-Blu, coccarde e bandierine americane, ovunque! Noi partiamo alla grande con una colazione da “Johnny Rockets”, caffetteria in pieno stile anni 50′ con pancakes & sciroppo d’acero (I love it!). Decidiamo di farci la “San Francisco comoda” prendendo un Bus turistico che ci ha portato a vedere il Golden Gate (è solo un ponte di ferro rosso, ma riesce a lasciarti a bocca aperta, credetemi) e di passaggio in una bellissima città portuale molto pacifica di nome Sausalito. Scendiamo dal Bus solo per pranzare al Pier 39 con un Fish&Chip; su una panchina del porticciolo, ammirando lo splendido riflesso del sole sull’oceano e alcuni leoni marini che bivaccavano al sole sulle piattaforme. Una pace e tranquillità interiore difficile da scordare. Nel pomeriggio riprendiamo il Bus turistico per vedere Union Square, City Hole e la famosa Lombard Street in cui scendiamo per qualche foto di rito (addio polpacci a chi volesse farla a piedi!). Decidiamo di goderci un po’ l’Independence Day (quando ci ricapiterà mai l’occasione di goderci questa festa!) e quindi ci rechiamo in un parco vicino alla famosa fermata dei Cable Car (carinissimi, da vedere visto che sono un pezzo storico rappresentante della città!) dove suonavano diversi gruppi live e dove ci siamo divertiti a scherzare con diversi “elementi” particolarmente allegri che ballavano intorno a noi! Essendo festa, abbiamo un po’ faticato a trovare un tavolo per mangiare e anche nei fast food c’erano code impressionanti, ma per miracolo in una vietta sperduta, troviamo un tavolo da “Beach Street Grill” un panino con un’ottima carne, very good!
Finita la cena, mentre aspettiamo i festeggiamenti serali, facciamo un giro all’Hard Rock e concludiamo la serata abbracciati con la testa in su ad ammirare i fuochi d’artificio sparsi per tutti moli con tutta S.Francisco in giro per le strade! Born in the U.s.a.!
settimo giorno
Altro giorno, altro saluto e altro tuffo nel cuore: arrivederci San Francisco! Una città completamente diversa da New York, ma che ti entra nelle ossa e nell’anima! Questa volta il taxi ce lo chiama l’hotel (quindi siamo salvi!) e prendiamo il volo delle 09.50.
Arrivo alle 11.30 a Los Angeles, ma ci fermiamo giusto il tempo di ritirare l’auto a noleggio (prenotata dall’Italia) e ci mettiamo subito in cammino per Santa Monica. Guidare è stato molto più semplice di quanto pensavamo e regola importante: manteniamo le velocità (come consigliano tutti per non incorrere in polizia che insegue tipo fast & furios!). Ci sistemazione presso l’hotel “Ocean Inn” forse l’unico hotel pessimo che ci è capitato.
Decidiamo di fare una passeggiata nella Promenade, una zona piena di negozi e ristoranti. Pranziamo al “Mancha Wok” nel centro commerciale con una mega porzione di noodles (ricordatevi che le porzioni sono impressionanti in America! Preparatevi alla dieta al ritorno a casa!). Un po’ sfatti decidiamo di riposarci un po’ in hotel. Doccia e via, di nuovo in partenza, facciamo un giro sul molo di Santa Monica godendoci uno spettacolare tramonto vista Oceano e per cena ci affidiamo di nuovo al nostro amato “Bubba Gump”.
ottavo giorno
Questa mattina in programma c’era una giornata al mare. Arriviamo ma tempo di fare qualche foto vicino alle famose torrette alla “Baywatch”, che arrivano delle nuvolone, quindi decidiamo di anticipare la nostra visita agli “Universal Studios” di Hollywood. Ci mettiamo in auto con il nostro navigatore e mentre guidavamo un tipo ci affianca con l’auto per chiedere informazioni, noi un po’ timorosi tiriamo giù il finestrino (ok, ho visto troppi film di spionaggio con sparatorie e sono un po’ malfidente!), diamo indicazioni e con nostra sorpresa ci accorgiamo che era un italiano residente in America da 8 anni! E poi dicono che il mondo è piccolo! Arriviamo agli “Universal Studios”, l’ingresso è un po’ caro ma è un parco divertimento con grandi effetti speciali e con possibilità di visitare Studios dove hanno girato dei film (La guerra dei Mondi, lo Squalo, Fast&Furios;, Desperate Housewife ecc..), insomma: per appassionati di cinema & film come noi è una tappa obbligatoria! Peccato per le giostre con temi tipo “Terminator” un po’ datate a mio parere. Pranzo fugace con un hot Dog da asporto. Arrivati a sera stravolti, siamo riusciti a fare ancora un giro nella galleria di locali dietro gli Universal Studios, una zona molto carina, piena di luci e molto caotica. Stanchi morti a nanna presto.
nono giorno
Giornata relax iniziata con una passeggiata nella carinissima zona di Venice Beach. Venice è descritta dalle guide turistiche come “Arte pura” e infatti è proprio quello che ti trasmette, in quanto nella via che costeggia l’Oceano a ogni passo che si fa, si trovano artisti di ogni genere che si esibiscono o che propongono le loro opere. C’è libertà di espressione ai massimi livelli, dal signore che professa la fine del mondo a quello che ti vende “erbe magiche”, a ragazzi con tela e pennelli che passano la giornata dipingendo, ai ragazzi disabili che vanno in skateboard sulla pista o ai semplici ragazzi di colore che ti vendono i loro cd di rap, prodotti in casa. Ci godiamo il nostro pranzo con dei Noodles seduti su una panchina davanti a una delle tante Muscol Beach (per i fanatici del fitness!) e nel pomeriggio ci rilassiamo in spiaggia sotto un sole piacevole, guardando l’Oceano con diversi surfisti che si godono le piccole onde. Pace interiore, sguardo perso in quella veduta, cervello staccato, sabbia leggerissima che ci scorre tra le dita e voglia di non alzarsi più da li. In serata facciamo un breve giro a Malibù e ceniamo al Messicano “Lula” a S.Monica.
decimo giorno
In mattinata dopo la colazione partiamo per Hollywood, dove ci aspetta la famosa passeggiata sulla Walk of Fame, il Chinese Theatre & l’Hollywood highland Center. Poi noi decidiamo di fare un particolare giro al Cimitero di Hollywood per vedere alcune tombe (che sono più che altro monumenti!) di star famose. Nel pomeriggio lasciamo Santa Monica e partiamo per Los Angeles. Ci sistemiamo presso l’hotel “Ritz milner” e ci incamminiamo subito per Los Angeles Downtown, Zona messicana e Wall Disney Studio, ma se dobbiamo essere totalmente sinceri questa città non ci ha affascinato come le precedenti, l’abbiamo trovata fredda e poco piacevole. L’unica cosa davvero speciale era il ristorante – caffetteria “Ihop” che c’era sotto l’hotel, un piacevole angolo americano anni 50′ con delle specialità davvero ottime.
undicesimo giorno
Se non avessimo prenotato anticipatamente due giorni a Los Angeles, sicuramente ce ne saremmo andati prima, ma visto che dovevamo fermarci ancora abbiamo deciso di prendere l’auto e di spostarci di nuovo a Hollywood, prima a visitare il famoso negozio di tatuaggi di Kat Von D. (amiamo i tatuaggi e questa era una tappa obbligatoria!) e poi in cerca della famosa scritta “Hollywood” per scattare le foto di rito. Arrivati sulla famosa collinetta, siamo andati anche a vedere il “Griffith Park Osservatorio” che offriva davvero una vista mozzafiato su Los Angeles e HollyWood, che merita tutto! Pranzo da “California Pizza Kitchen” dentro il centro commerciale Hollywood highland Center e poi giro nella lussuosa Beverly Hills! Tutta la città è basata come potrete immaginare sui negozi di lusso e macchinone, che obbiettivamente non fanno per noi, quindi ci soffermiamo poco e decidiamo di passare il resto del pomeriggio tornando a “sognare” sulla spiaggia di Venice Beach!
Tornati a malincuore a Los Angeles, per cena prendiamo una pizza d’asporto da “Pizza hut”. Il commesso mi chiede “Pepsi o Sprite?”, e rispondendo, mi tira fuori una Pepsi da 2 litri in bottiglia! Cerco di far capire il disguido e che avrei voluto un formato più piccolo, ma il commesso mi sorride dicendo che quello era il formato minimo omaggio prendendo una pizza! Poi si chiedono perchè negli U.s.a c’è la maggior percentuale di Obesi del mondo! Finita la cena siamo scesi nel nostro piccolo angolo di allegria “Ihop” a mangiare un pancake.
dodicesimo giorno
Finalmente si va via dalla “City of Angels” e ci dirigiamo verso Las Vegas. A metà strada decidiamo di spezzare il torrido viaggio sulle magnifiche strade infinite del deserto, facendo tappa a Calico Ghost Town a Yarmo.
Calico è una piccola città-miniera abbandonata, dove si sono studiati un posto per fare un po’ di business, ma è pur sempre un posto simpatico da vedere se vi piace il genere “Western-indiano”, peccato per il caldo infernale. Per pranzo ci fermiamo in un posto sperduto nel deserto: “Peggy Sue’s” un favoloso ristorante sempre anni 50′ consigliatissimo se siete di passaggio su quella strada. Erano moltissime le recensioni su questo posto e dopo esserci stati non possiamo che essere d’accordo! Le cameriere sembravano delle Betty Boop anni 50′, la musica dei jukebox piacevolissima & piatti favolosi! Ci rimettiamo in auto e dopo altre due orette tra strade spezzate a metà da un cielo azzurrissimo e da una rossa terra tutt’intorno, arriviamo nella città dei balocchi: Las Vegas! Ci sistemiamo subito presso l’hotel “Travegelon”. Il caldo è impressionante e nel pomeriggio si sfiorano i 40 gradi, quindi dopo essere stati rinchiusi in camera con l’aria condizionata, decidiamo ci pucciarci nella piscina-brodaglia dell’hotel. Di sera finalmente possiamo mettere la testa fuori dalla stanza in quanto la temperatura – sempre calda – diventa più accessibile. Ci buttiamo subito dentro alla famosa Las Vegas Boulevard Strip e la cosa che ci colpisce sono sicuramente le miriadi di lucette e insegne luminose dei palazzi, che di giorno non rendono lo stesso effetto! Giro nei casinò: NewYork – New york, Excalibur, Luxor & Mandala Bay.
tredicesimo giorno
Oggi decidiamo di avventurarci, affrontando il caldo a stile “phon acceso in faccia” nel pomeriggio con un giro nei casinò: Bellagio, Caesar Palace, ma poi stravolti ci ributtiamo a mollo della piscina-brodaglia dell’hotel. Ceniamo nell’Hard Rock Cafè sulla strip e concludiamo la serata nei casinò: Paris & The Venetian dove My Love tenta il colpaccio alla roulette con pochi spicci, ma per questa volta nessuna vincita milionaria!!! A mio parere Las Vegas va vista in massimo 2 giorni, di più sarebbe banale… e considerando che di giorno non fa nessun effetto, io ci passerei solo di notte!
quattordicesimo giorno
Eccoci arrivati alle nostre ultime ore nel Nevada, oggi è la triste giornata del rientro e di mattina ci dedichiamo al giro di negozi a caccia di souvenir. A pranzo torniamo dentro il Casinò NewYork – New york e assaporiamo in nostro ultimo hamburger da mille calorie e poi via! Carichiamo le valigie, ci fermiamo a fare la foto ricordo sotto la famosa scritta all’entrata di Las Vegas ed eccoci riconsegnare la nostra auto a noleggio. Prima di imbarcarci ho fatto anche in tempo a litigare con la sicurezza dall’Aeroporto di Las Vegas, in quanto non mi facevano passare alcuni souvenir, alcuni insulti in Italiano al pulotto Americano di turno e poi partenza alle h. 18.00.
quindicesimo giorno
Passiamo le nostre 15 ore di volo (con un cambio a Dusseldof) in silenzio, la tristezza ci distrugge, sono poche ore che abbiamo abbandonato quelle terre e già ci sentiamo male. Alle 20.45 arrivo a Malpensa. Abbracci con le persone care, confusione da fuso orario e rendersi conto che una parte del proprio cuore è stata lasciata negli U.s.a.
Goodbye my great American dream! See you soon!