Viaggio in Nepal 3

Meraviglioso viaggio alla scoperta di questo mistico Paese
Scritto da: brawler
viaggio in nepal 3
Partenza il: 24/09/2011
Ritorno il: 08/10/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €

24.09.11 Kathmandu (NEPAL)

L’Airbus 330 dell’Etihad poggia il suo carrello sul suolo di questo antico regno himalayano… Siamo in Nepal!

Arrivare in un luogo del genere dopo tante ore di volo, senza luci, solo caos, fango, buche per strada, clacson impazziti, pioggia non è stato molto divertente. Ishu, la ragazza nepalese che, con la sua famiglia, ci ospiterà qualche giorno in questa città, ci accoglie calorosamente. E’ tarda serata quando, come due mummie, avvolti nei nostri sacco a pelo, chiudiamo gli occhi e attendiamo il nuovo giorno.

25.09.11 Kathmandu (NEPAL)

Thamel Square ci accoglie con le sue stradine zuppe di gente e di fango. Durban Square dà l’idea di ciò che era questo piccolo regno nel passato. Tanti piccoli santuari, pagode, templi hindu… bastava chiudere gli occhi per farsi trasportare dalla fantasia in luoghi incantati lontani…

26.09.11 Kathmandu (NEPAL)

I giorni cominciano a trascorrere velocemente e noi diventiamo sempre piu’ parte di questo background. Quasi non ci assordano piu’ i clacson dei mezzi per strada, manco ci accorgiamo piu’ se passeggiamo nel fango o se una mucca ci passa di fianco. Il santuario di Pashupatinath mi ha impressionato. Gli induisti sono un popolo davvero “folkloristico”. Venerano tanti dei multicolori e dalle forme piu’ disparate e sembrano gioire con poco. Mi ha fatto tanto tenerezza la scena di una coppia, avranno avuto la mia età, dopo aver recitato tanti rituali strani, per noi occidentali, istruiti da un santone dai lunghi capelli rasta e con il classico “tikal” rosso sulla fronte, hanno raccolto tutti i resti del rito in una grossa foglia e con tanta speranza l’hanno lasciata andare sulle ripide e sporche acque del fiume Bagmati. Vedere, per la prima volta, un corpo bruciare su un ghat mi ha fatto un certo effetto. E’ proprio vera la frase: “polvere sei e polvere ritornerai”. Bambini innocenti si tuffavano nell’acqua sporca del fiume, poche decine di metri piu’ avanti ci si preparava per l’ennesima cremazione.

27.09.11 Kathmandu (NEPAL)

Bodnath ci ha proiettati indietro nel tempo. L’enorme stupa bianca al centro del luogo sacro dominava la scena. Tutto attorno tante campane di ogni forma e oggetti sacri da far roteare in senso orario spingendoli con le mani. Bhaktapur è una delle tante città stato dell’area himalayana, un tempo fiorente, ora sfoggia i resti del suo antico splendore. Patan ti accoglie con il suo maestoso palazzo reale, i suoi suggestivi vicoletti, le pagode e le statue dalle mille forme, odori, fumi, credenti devoti. [Stefy]: Swayambunath, un tempio buddista invaso dalle scimmie. Da qui si ha una veduta meravigliosa sulla città di Kathmandu.

28.09.11 Chisapani (NEPAL)

[Stefy]: Scrivere il diario dopo un trekking è davvero “liberatorio”. Dodici kilometri tra sentieri, salite e discese. A volte guardavo davanti e pensavo: “non ce la farò mai ad arrivare in cima”. Il fiato corto, le goccioline di sudore giu’ dalla schiena, i muscoli tesi e noi, passo dopo passo, lasciavamo i kilometri alle spalle per immergerci nella natura piu’ incontaminata. Il cinguettio degli uccelli, le farfalle che ti accompagnavano svolazzandoti attorno, fino ad un gruppo di bufali che ti sbarra la strada.

29.09.11 Nagarkot (NEPAL)

[Stefy]: Le gambe hanno retto i sedici kilometri che separavano Chisapani da Nagarkot. Questa notte ho dormito davvero poco nella nostra piccola e spoglia guest house. C’era un’umidità del 100%, coperte completamente bagnate, finestra rotta, bagno intasato… La sveglia suona alle 6,45 e dopo un chapati con tanto miele ci mettiamo subito in cammino. I primi dieci kilometri sono passati abbastanza velocemente, la strada era piacevole ed immersa nella natura, addirittura ne abbiamo approfittato per stendere i nostri vestiti bagnati sugli zaini a mo’ di stendi panni ambulanti. In tarda mattinata ci fermiamo un po’ per mangiare qualcosina e riposare un po’. Dopo un’oretta dalla nostra ripartenza ecco che improvvisamente arriva un forte acquazzone, tutti inzuppati continuiamo imperterriti, dobbiamo raggiungere la nostra meta prima che faccia troppo buio.

30.09.11 Kathmandu (NEPAL)

Oggi dovrebbe essere il giorno più easy di trek visti i soli 5-6 kilometri di strada ma il calore ed i sentieri sdrucciolevoli ci hanno fatto faticare abbastanza! E’ stato molto interessante attraversare i tanti villaggetti a piedi, passo dopo passo, osservando, senza dar fastidio, la loro semplice quotidianità.

Arrivati a Sankhu, sudati fradici, in taxi ritorniamo a Kathmandu e nell’oretta di trasferimento già ripensavamo ai tre giorni appena trascorsi:le salite, le bevute d’acqua dalla borraccia, la pioggia, la notte nella bettola, i paesaggi, i “namaste” dei bambini curiosi.

02.10.2011 Pokhara (NEPAL)

[Stefy]: Alle 6,30 del mattino partiamo in bus alla volta di Pokhara. Lasciare la capitale con il suo smog, il suo traffico tentacolare, la sua confusione, la sua sporcizia non ci è dispiaciuto più di tanto, a mano a mano che ci allontanavamo cambiava tutto il paesaggio circostante. Un verde sempre più imponente cominciava a dominare la scena, alti monti, ruscelli, fiumi, boschi completavano il background.

03.10.2011 Pokhara (NEPAL)

Un anno fa, dall’altura del South Luangwa National Park nello Zambia, dominavamo il fiume Luangwa; gli ippopotami passeggiavano non lontani da noi, tre impala impauriti scappavano da un leopardo e noi … noi ci eravamo. Un anno dopo… la candela che ci illumina è sempre la stessa ma siamo sulla sponda del lago Phewa Tal di Pokhara, ai piedi della catena montuosa dell’Annapurna.

04.10.2011 Pokhara (NEPAL)

Partenza di buon mattino per raggiungere la stazione dei bus locali. Che confusione! Il nostro piccolo bus è stato preso d’assalto nel vero senso della parola. La gente sbucava da ogni angolo e veniva inghiottita dallo scatolone di latta! Le sardine sarebbero state più comode. Ero impalato tra 3-4 ragazzini da un lato, un’intera famiglia dall’altro, varie signore anziane alle spalle e altri 2-3 ragazzini davanti… Improvvisamente sbuca pure una capretta tra le mie gambe che ogni tanto mi leccava e mordicchiava il polpaccio quasi a muovermi a compassione… poverina, forse sapeva che la stavano portando a sacrificare!

Il trasferimento Pokhara – Sarangkot è stato molto folkloristico. Finalmente all’urlo di un tipo mezzo rasta il nostro bus si ferma, lottando conquistiamo l’uscita. Siamo fuori! Si respira! L’aria è pura, non c’è casino e siamo gli unici in giro. Ci fermiamo subito in un punto panoramico ad ammirare la città di Pokhara dall’alto e il suo lago. Ci rilassiamo un po’ respirando quella sensuale tranquillità, ne avevamo proprio bisogno. Ma si riparte presto:dobbiamo conquistare la cima!

Si suda ma,come al solito, il panorama dall’alto ci ripaga di tutte le fatiche.

Completamente avvolti nella natura: “into the wild”, ogni tanto sbucava qualche “personaggio in cerca d’autore” sul nostro cammino che scambiava qualche chiacchiera con noi, ci raccontava la sua storia per poi risparire allo stesso modo in cui s’era materializzato, come il tipo che aveva lavorato 10 anni in Arabia Saudita ed ora era ritornato in patria per creare una fattoria o il 50enne trasferitosi in Australia tanti anni fa e che ora arrancava peggio di noi in salita, lui che era un vecchio sherpa.

06.10.2011 Pokhara (NEPAL)

Svegliarsi con tranquillità, vedere un film dopo colazione, fare una passeggiata senza meta, un’escursione in barca fino al tempio al centro del lago Pewa Tal per poi fermarci in un caffè lungo la strada principale a mangiare un muffin alle mele e un succo d’ananas. Questo è vivere un posto per me.

[Stefy]: Domani ci sveglieremo alle 5 del mattino… si parte per l’India!

QVC Lasciamo la nostra sacca coi panni sporchi in una lavanderia di Pokhara quando leggiamo nella ricevuta la data di ritiro: 16 ottobre 2068! “Aò, ma quanto tempo ci mettete a lavare questi panni?” Fortunatamente era solo l’indomani secondo il calendario hindu.

[Stefy]: Il bus Pokhara – Sarangkot, pieno come non mai, ogni tanto si fermava per imbarcare altri passeggeri. Ora li faceva accomodare sul tetto visto che all’interno non c’era più neppure un centimetro libero. Ad un certo punto ho visto una donna passare un bimbo di pochi mesi dal finestrino ed affidarlo a dei perfetti sconosciuti che erano riusciti a sedersi mentre lei si arrampicava sul tetto.

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