Viaggio in mozambico….per non dimenticare

VIAGGIO IN MOZAMBICO Per non dimenticare... Diario di viaggio, Agosto 2008 Francesca, Antonio, Simone, Josè30/07/08 Maputo: il Guarda dorme Siamo arrivati a Maputo, finalmente, oggi all’orario previsto. In aeroporto ritiriamo i bagagli e facciamo il visto con grande calma. Con grande calma Simone si muove da casa per venire a prenderci...
Scritto da: FD
viaggio in mozambico....per non dimenticare
Partenza il: 30/07/2008
Ritorno il: 20/08/2008
Viaggiatori: fino a 6
VIAGGIO IN MOZAMBICO Per non dimenticare…

Diario di viaggio, Agosto 2008 Francesca, Antonio, Simone, Josè

30/07/08 Maputo: il Guarda dorme Siamo arrivati a Maputo, finalmente, oggi all’orario previsto. In aeroporto ritiriamo i bagagli e facciamo il visto con grande calma. Con grande calma Simone si muove da casa per venire a prenderci in aeroporto: la parola d’ordine è calma, e questo come inizio va benissimo.

La vista di Maputo dall’aereo è molto particolare, alti grattacieli, lunghe spiagge e distese di baracche. Dall’alto si vedono anche mercati affollati con ombrelloni colorati, regate di barche a vela…Dà l’idea di una città tranquilla, ma allo stesso tempo viva e in evoluzione. L’idea è confermata quando scendiamo dall’aereo.

In aeroporto c’è tanta gente, caos, ma niente di fastidioso.

Il banchetto del lost and found è caratteristico, è letteralmente un banchetto. La cosa strana è che non c’è nessuno in fila che urla e sbraita perché ha perso il bagaglio! Simone ci aspetta fuori insieme al suo fidato logista di nome Josè, un ragazzo di 33 anni (ne dimostra qualcuno in meno), sorridente e cordiale, che a quanto pare ha già 4 figli…Tutti maschi!!!! Con la Toyota rav4 che ci accompagnerà durante il nostro lungo viaggio (più piccola di come l’avevamo immaginata) ci rechiamo alla casa-ufficio di Simone, dove ci sistemiamo in una stanza carina, beviamo una birra e ci rilassiamo programmando il viaggio, la sistemazione dei bagagli e la partenza della mattina seguente.

Dopo un sonno ristoratore (io e Antonio cadiamo letteralmente in trance), Simone ci porta a cena a mangiare gamberoni tigre; Prendiamo quelli medi su suo consiglio: pare che quelli grandi siano veramente enormi, ma meno saporiti. Ottima cena: i gamberi vengono serviti con riso e patatine fritte; il vino è un bianco sudafricano, buono, il dessert una spettacolare torta di anacardi. Il ristorante si chiama Sagres, e si trova sulla spiaggia, vicino all’Holiday Inn. Spendiamo circa 20 euro a testa.

Torniamo a casa e svegliamo il Guarda per farci aprire il cancello…A quanto pare, come ci spiega subito Simone, il Guarda a Maputo ( e non solo come vedremo in seguito) durante il lavoro dorme! 31/07/2008 Primo assaggio d’Africa Sveglia ore 5.30 am: siamo pronti per la partenza.

Carichiamo la macchina con qualche difficoltà e andiamo a fare colazione in una fornitissima pasticceria di Maputo dove prendiamo cappuccino, croissant e briosce veramente ottimi.

Ovviamente siamo in ritardo, dobbiamo passare a prendere Josè che ci aspetta da una vita!! Lui si presenta con un bagaglio che in confronto al nostro scompare! Ci vergognamo un pochino…

Partiamo verso Tofo con un lieve ritardo, viaggio scomodo, ma bellissimo, paesaggi stupendi, verde e natura spettacolare e sono convinta che ancora non ho visto niente! La gente cammina sul ciglio della strada, ragazzi che vanno a scuola, vestiti coloratissimi, donne che camminano con cestoni in testa e i bambini piccoli appesi nel fagotto. Le donne hanno un portamento molto elegante e il più delle volte sono molto belle e particolari…I bambini sono bellissimi.

Arriviamo a Tofo che sono circa le 13.30. Incontriamo subito la nostra ‘Imprecata’ (domestica), che ci mostra la nostra casetta in riva al mare (semplicemente quello di cui avevamo bisogno tanto per cominciare), che Simone ha trovato tramite un suo conoscente italiano di nome Leonardo per soli 50$ al giorno.

Andiamo subito al mercato che si trova a due passi da casa, per comprare del pesce per la cena. Veniamo ovviamente assaliti da donne e pescatori che fanno a gara per venderci un po’ di tutto: barracuda (pesce serra?) gamberoni, calamari, aragoste e i loro ‘pesci rossi’, tutto freschissimo! Decidiamo di andare a prenotare il diving e mandare Josè a fare la spesa e contrattare il prezzo senza di noi.

Andiamo al Tofo Scuba, che si trova a poche centinaia di metri dal mercato e prenotiamo l’immersione per la mattina dopo alle 8.00. Faremo il Manta Reef e un’altra immersione. Tra un’immersione e l’altra avremo anche la possibilità di incontrare gli squali balena.

Il diving è gestito da sudafricani, sembra ok. Speriamo bene.

Torniamo a casa, il mitico Josè ha fatto la spesa: pesce da arrostire, gamberoni, pane buonissimo (ancora caldo) e frutta.

E’ il momento del bagno, dobbiamo approfittarne subito perché il sole tramonta presto e sono già le 16.00. Ci sono parecchie onde, faccio un piccolo tuffo, l’acqua non è tanto fredda. Dall’altra parte della spiaggia vediamo che i pescatori rientrano e corriamo a vedere: hanno le barche colme di pesce! Cernie, tantissime aragoste e addirittura uno squalo (purtroppo) a cui hanno tagliato il muso e le pinne per rivenderle!!! Domani alla stessa ora andremo a fare delle foto e comprare le aragoste per la cena.

01/08/2008 Le Mante Sveglia alle 7.00 per essere alle 8.00 al diving. L’ingresso in acqua con il gommone è molto meno tragico di quanto si dice in giro. Durante il tragitto verso il Manta Reef c’è un grande passaggio di squali balena! A quanto pare (io non mi sono tuffata per vederli) erano veramente grandi. Arriviamo al punto di immersione e scendiamo. Spettacolo! Mante enormi che passano di fronte a noi volteggiando e mostrandosi in tutta la loro meraviglia! Fanno avanti-indietro intorno al reef dove noi ci posizioniamo per ammirare oltre le mante anche tantissimi altri pesci: cernie giganti, lionfish, murene, scorfani, aragoste! Lo spettacolo purtroppo finisce in 30’ perché il programma prevede anche una seconda immersione. Si risale un pochino contrariati, l’aria permetterebbe di stare almeno altri 20’ e più. Quando risaliamo il freddo si sente parecchio e la voglia di fare una seconda immersione scarseggia, però data la bellezza della prima non si può rinunciare. Il secondo sito si chiama Giant’ s castle e in realtà si rivela abbastanza deludente, inoltre fa un freddo cane! Torniamo al diving e prenotiamo altre due immersioni per la mattina dopo. Andremo in un sito che si chiama Office e in un altro che si chiama Amazon.

Torniamo a casa dove troviamo un fantastico pranzetto preparato da Josè. Il lauto pasto è a base di Matapa, che è una zuppa di verdure varie e cocco che si accompagna con il riso bianco: buonissima. Andiamo in spiaggia, dormicchiamo un pochino e aspettiamo i pescatori che non tardano ad arrivare! La negoziazione per le aragoste è abbastanza dura. Alla fine riusciamo a portare a casa 10 aragoste per un totale di 8 kg circa (mas o meno) alla modica cifra di 1200 metical che sarebbero 30 euro circa!! A questo punto mi tocca cucinare: ci rifiutiamo di farle arrosto! Me la cavo in circa 2 orette tra cuocerle e tagliarle ( cercando di non buttare via niente). La cena si completa con due spaghetti con le arselle, birra Laurentina, pane locale, papaia e ananas…Anche oggi abbiamo mangiato!

02/08/2008 Big Five Questo è il giorno dei Big Five!! Sveglia ancora prima di ieri, alle 6.30 siamo in piedi. Un po’ disillusi e convinti che non faremo delle immersioni degne di essere ricordate ci avviamo verso il diving.

Appena arrivati notiamo subito la piccola ‘sorpresa’ che i nostri amici del Tofo Scuba hanno trovato questa mattina: gran parte dei gommoni sono stati squarciati e messi fuori uso. Pensiamo che l’immersione verrà rimandata, e invece, per fortuna, (data l’alzataccia) si parte verso Amazon e Office.

La compagnia non è delle migliori: due ragazze sudafricane (di cui essendo io stessa un donna non do alcuna descrizione), un ragazzo tondetto e di poche parole, poco entusiasmo a bordo…Insomma il tutto sembra prospettarsi un megapacco, ma…

Durante la navigazione il mare ci regala dei meravigliosi spettacoli: balene, delfini, devil ray che saltano fuori dall’acqua, una tartaruga che nuota in superficie! Le balene si muovono lente trasmettendo una sensazione di pace e gioia infinita. Non riesco a descriverlo si può solo ammirare! Anche le immersioni si sono rivelate belle: belle cernie, squali, tra cui un leopardo e ancora mante. Una giornata spettacolare! Ceniamo fuori al piccolo ristorante di fronte al mercatino a due passi da casa. Stasera è nostro ospite il logista di Leonardo che ha fatto amicizia con Josè (ieri sera sono andati anche a ballare insieme!) Dopo aver fatto il pieno di pesce decidiamo di passare al pollo: il primo frango della vacanza! Domani partiremo alla volta di Vilankulo sperando di avvistare il dugongo! P.S.: BIG FIVE= squalo balena, balena, manta, tartaruga e delfino.

03/08/2008 Verso la terra dei cobra Spostamento da Tofo a Vilankulo. Sveglia alle 8 e grande bagno, acqua fresca, meraviglioso! Una rapida colazione a base di papaia e ananas, prepariamo le valigie e si parte! Io e Josè facciamo un salto al mercato, mentre Antonio e Simone vanno a scattare qualche foto in un piccolo cimitero vicino alla spiaggia.

Al mercato prendo due piccoli batik a 150 metical l’uno e due grandi teli colorati che le donne locali usano tradizionalmente per vestirsi. Si chiamano capulane. Beviamo della squisita acqua di cocco (che io e Josè paghiamo considerevolmente meno di Antonio e Simone), ne mangiamo la polpa e partiamo. Andiamo a Inhambane, a casa di una persona che Simone ha contattato e che gli farà vedere dei terreni a Vilankulo.

Il sopracitato signore possiede un extralussuoso (per gli standard locali) appartamento a Inhambane. E’ inoltre dotato di una sposa grassa e barbuta (un fiore come dicono dalle mie parti) che ci accoglie in casa sgranocchiando una pannocchia. La casa è arredata in una maniera aberrante. Il povero Josè resta chiuso in bagno, ma viene liberato in una decina di minuti.

Ci mettiamo in macchina verso le 13.00. La strada è piena di buchi e questo ci rallenta non poco. Facciamo una sola sosta tecnica per fare benzina in un distributore con la pompa a manovella! Arriviamo a Vilankulo che sono già le 17.00, è tardi e dobbiamo cercare alloggio per la notte. Facciamo diversi giri, ma apprendiamo ben presto che molti lodge sono chiusi e/o in ristrutturazione a causa di un ciclone che nel 2007 fece parecchi danni. I pochi alberghi che ci sono spesso sono pieni!. Proviamo il Casa Rex, che costa circa 100$ a persona al giorno, lo scartiamo, e dopo una capatina al complesso l’Ancora (che è un banale hotel cittadino), ci rifugiamo al mitico Baobab Beach dove peraltro c’è anche il diving.

Prendiamo due capanne con il bagno privato in prima fila per 1000 metical l’una a notte. Il prezzo è onestissimo. Nelle capanne non ci sono prese per la corrente, ma c’è l’acqua calda e sembrano pulite. Facciamo un salto al diving, dove ci accolgono una ragazza italo-francese di nome Sabrina, che parla italiano e il suo compagno francese. Prenotiamo le immersioni per il giorno 05/08 (pare che domani non escano a causa delle condizioni meteo), e sempre tramite Sabrina, prenotiamo una gita all’isola di Magaruke con Dolphin dohw, per domani.

Ci rifugiamo nelle nostre capanne per una veloce doccia e decidiamo, vista l’ora, di cenare al Baobab. La scelta si rivela pessima: l’attesa per il cibo supera ogni limite, passa più di un ora e affamati prendiamo la prima pizza che ci passa davanti…(non si trovava il proprietario). Veniamo subito ammoniti appena si scopre che abbiamo sbranato la pizza di un povero ragazzo che probabilmente l’aveva ordinata molte ore prima. Il cibo, quando arriva, lascia comunque a desiderare: mangiamo hamburger e patatine e andiamo a dormire.

05/08/2008 Bazaruto e le tartarughe Due giornate splendide passate a visitare le isole paradisiache dell’arcipelago di Bazaruto: il primo giorno la gita con il Dolphin dohw a Magaruke, oggi invece immersioni e gita alle isole di Bazaruto e Benguerra.

Ieri mattina sveglia alle 7.30 per essere al Dolphin dohw puntuali alle 8.30. La giornata non prometteva nulla di buono, le nuvole, la pioggia e il freddo della mattina sembravano persistere. Dal Baobab Beach si arriva al Dolphin dohw via spiaggia in 5 minuti a piedi. Aspettiamo che il tempo si stabilizzi, siamo tutti italiani, compreso un gruppo di avventure nel mondo. Si decide di partire quando il sole fa capolino. Paghiamo anticipatamente (55 euro a testa, a quanto pare solo per noi che siamo stati indirizzati da Sabrina dell’Odyssea diving) e saliamo sul dohw. Purtroppo il dohw va a motore, per cui, con nostro grande rammarico, non siamo riusciti a vedere le vele spiegate. Navighiamo circa 45’ e sbarchiamo sull’isoletta di Magaruke, che è praticamente deserta (stile ‘paradise’) stupenda! Il tempo di fare una nuotata in quella fantastica piscina naturale e dopo questo spettacolo (non mi sembra vero), mentre tutti impazziscono a fare foto a destra e sinistra, ecco che arriva l’acquazzone! Ci rifugiamo bagnati fradici sotto un tendone, cercando di salvare il salvabile. Passata la pioggia, dopo una mezz’ora di snorkeling, ci accingiamo a mangiare, insieme al gruppo di italioti che sbranano granchioni, frango e arroz a volontà!.

Relax pomeridiano e si torna verso Vilankulo. Nella via del ritorno numerose barche di pescatori dalle vele coloratissime e luci bellissime. Un’altra oretta di navigazione e sbarchiamo sulla spiaggia, sono le 16.30: l’orario di rientro dei pescatori.

Cammino sulla spiaggia tornando verso il Baobab Beach e passo davanti a gruppi di persone che comprano e vendono pesce e bambini che giocano in mare e sulla spiaggia. C’è una grande allegria e una strana energia, i bambini e le ragazze mi salutano e mi stringono la mano. Provo una strana sensazione, come se tutto ciò che normalmente mi farebbe innervosire e preoccupare diventa piccolo e lontano.

Siamo stanchi, la giornata è stata intensa, facciamo un salto al mercato per comprare un poco di Pao, Queso e Agua per la gita di domani e andiamo a cercare le zapate do mar per Antonio (gliele hanno rubate in spiaggia a Tofo), non le troviamo e andiamo mangiare un po’ di pesce (buono) al ristorante Samara.

Andiamo a dormire…Qualcuno di noi pare abbia fatto degli incontri con il cobra all’interno della capanna…Mah!. Io e Antonio non vediamo nessun cobra, ma troviamo dei microscopici scorpioni in bagno.

The day after…

Sveglia alle 7 per una veloce colazione a base di sumo de fruta e biscotti presi ieri al mercato e via all’Odyssea diving pronti per le 8. Andiamo a Bazaruto e Benguerra: con noi una ragazza milanese che lavora a Maputo, un suo amico tedesco, 3 ragazze spagnole e un gruppo di cremonesi conosciuti ieri durante il nostro safari con il Dolphin dohw. Si parte con un lieve ritardo (all’italiana): il tragitto in gommone verso Bazaruto dura circa un’ora.

-Se il paradiso esiste davvero, sarà sicuramente qualcosa di simile a Bazaruto. (Antonio)- Lasciamo sull’isola tutto il gruppo dello snorkeling, (compreso Josè che oggi è venuto con noi) e andiamo a fare l’immersione nel sito più famoso dell’arcipelago: two miles reef (proprio di fronte all’isola).

Il mare è mosso, ma non c’è corrente, ci tuffiamo in assetto positivo e scendiamo seguendo Ben, la nostra guida. L’immersione è molto bella, la barriera corallina è ben conservata, riusciamo a vedere i davil ray e anche una bella tartaruga.

Tra un’immersione e l’altra facciamo un giro sull’isola di Bazaruto. C’è una enorme duna di sabbia bianca immacolata che sembra una montagna!! La ‘scaliamo’, c’è un panorama da sogno. Il mare azzurro, le lingue di sabbia bianca…Non ci sono parole.

Il paradiso dura poco, veniamo richiamati per la seconda immersione. Saliamo sul gommone e insieme al gruppo dello snorkeling andiamo in un altro punto di two miles reef. Anche questa è una bella immersione, tante tartarughe e una cernia gigante da far impallidire quelle di Lavezzi.

La nostra gita si conclude con una brevissima sosta all’isola di Benguerra, altro indescrivibile paradiso terrestre. Torniamo a Vilankulo, sistemiamo i nostri bagagli e ci rilassiamo prima della cena. Simone non conclude proprio in amicizia i suoi rapporti con Sabrina del diving, la quale gli fa pagare 30$ per aver perso la cintura dei pesi durante l’immersione. Certo che dopo aver pagato 105 euro le immersioni…

Andiamo a cena al Sombra, mangiamo bene e spendiamo meno di quanto abbiamo speso al Samosa la sera precedente.

Andiamo a dormire stanchi, domani ci aspetta il lungo viaggio verso il Gorongosa. 07/08/2008 Da Vilankulo a Quelimane attraverso il Gorongosa Ci troviamo finalmente a Quelimane dopo due giorni di viaggio in macchina con una sosta al Gorongosa Park.

Il freddo preso nei giorni precedenti mi ha provocato qualche conseguenza che però è arrivata fortunatamente dopo le immersioni. Faccio il viaggio in macchina completamente sconvolta, con mal di gola e tosse e orecchie tappate, il tutto seduta in un microspazio con la borsa fotografica di Simone sopra le gambe e il gomito di Josè perennemente piazzato sulle mie costole: piacevole! Arriviamo al Gorongosa che sono circa le 16.00, alloggiamo in una capanna con tetto stile sudafricano lussuosissima (soprattutto dopo il Baobab beach) e soprattutto priva di cobra.

Vado subito a letto e mi sveglio per prendere medicine e per la cena. Si va a letto presto, la sveglia sarà aggressiva per il game delle 7.00.

La mattina seguente sono ancora più sconvolta di ieri. Il safari è molto bello, dura circa tre ore, non ci sono tanti animali perché il Gorongosa è in una fase di ripresa (a seguito della guerra civile che ha provocato la scomparsa degli animali: niente leoni, elefanti, buffalo (che non sono i nostri bufali), niente giraffe o zebre! In compenso è pieno di facoceri e makaki! Riusciamo a vedere anche un coccodrillo (uno soltanto) e qualche impala e simili. Il paesaggio è comunque spettacolare.

Alle 11 siamo di ritorno e pronti a partire alla volta di Quelimane. Il viaggio è molto lungo, ma affascinante, io sto male e non me lo godo, anzi sono nervosa e non vedo l’ora di arrivare. Peccato! Il passaggio del fiume Zambesi con il battello è molto particolare…Il battello è un pezzo di storia, è l’unico modo di andare dal sud al nord del paese! Verrà utilizzato ancora per poco: è in costruzione un ponte che sostituirà l’utilizzo del battellao.

Proseguiamo per Quelimane (altri 200km dopo lo Zambesi), dove arriviamo verso le 19.00.

Alloggiamo in un hotel di proprietà di un Italiano (anche in questo caso un contatto di Simone). Il nome dell’hotel è Flamingo, è una sistemazione comoda e pulita.

Mentre scrivo queste righe ci troviamo in un ristorante, anch’esso italiano, dove qualcuno di noi, nostalgico, si è mangiato un piatto di tagliatelle!!! Io non sono troppo nostalgica e ho mangiato una grigliata mista di carne. Con noi stasera c’è Sergio, amico di Simone, Mozambicano, figlio dell’ambasciatore del Mozambico a Roma. Domani relax! 08/08/2008 Quelimane e i coccheti Sveglia presto a causa del gallo che canta dalle 6.00. E’ destino che durante questo viaggio non si può dormire la mattina! Alle 8.00 andiamo a fare colazione qui all’hotel Flamingo. La colazione tipica prevede salsiccia di maiale, uova, fagioli e patate fritte. Io naturalmente glisso, mentre i miei compagni di viaggio assaporano coraggiosi. Assaggiamo anche il miele comprato ieri per la strada dai bambini per circa 50 metical. E’ molto buono.

Andiamo in cerca di una lavanderia per la nostra roba: non esiste a Quelimane. L’ideale sarebbe far lavare le nostre cosa da qualche famiglia per pochi metical: ovviamente non conosciamo nessuno e non abbiamo tempo di cercare, perciò lasciamo i nostri panni alla lavanderia dell’hotel.

Quelimane è una città carina, è molto diversa da centri come Tofo e Vilankulo. Ci sono delle belle case coloniali costruite dai portoghesi, molto verde e molti buchi per la strada! Ci dirigiamo verso la spiaggia di Zalala, che dista circa 15km da Quelimane. Percorriamo una via molto verde, costeggiata da distese di coccheti, che man mano ci avviciniamo alla praia diventano sempre più fitte e ospitano le case tipiche locali, con il tetto tondo, fatte di paglia e fango, dove la gente vive e lavora la terra.

Arriviamo alla spiaggia: una distesa immensa di sabbia di cui non vediamo la fine. L’acqua sembra sporca, il fondo è di terra scura e non è molto invitante: facciamo comunque un veloce bagno.

Mentre siamo distesi a prendere il sole e rilassarci riceviamo delle visite…

La prima visita è gradita: 8 bambini a cui regaliamo delle matite (di cui peraltro non sono entusiasti), sono allegri, posano divertiti per le foto e ridacchiano di noi.

La seconda visita è meno piacevole, anche perché la ricevo io sola, mentre Antonio e Simone vanno a prenotare il ‘ristorante’ che c’è sulla spiaggia, e mi trovo a sorvegliare tutti i nostri averi (macchine fotografiche, documenti ecc..). Un uomo un pò pazzo, forse un po’ ubriaco, con una bottiglia i birra in mano mi chiede che giorno è, se sabato o domenica (è venerdi), e tocca tutte le nostre cose.

Arriva Josè e lo fa allontanare, andando via prende la mia bottiglia d’acqua. Ammetto di essermi spaventata un pochino.

Andiamo a mangiare al ristorantino sulla spiaggia, io mangio solo della frutta (banane), ma a quanto pare i gamberoni sono ottimi.

Tre piatti di gamberoni con patate fritte, acqua e birre a soli 970 metical.

Saliamo in macchina e ci muoviamo per il nostro safari fotografico all’interno dei coccheti. Andiamo alla ricerca della famiglia di Sergio, l’amico di Simone che ieri sera ha cenato con noi e che ha parte della sua famiglia che ancora abita lì nel mato.

Sappiamo in realtà che la famiglia di Sergio si è spostata verso Nampula, ma utilizziamo comunque questa scusa per familiarizzare con la gente e ‘tirare’ qualche foto.

La gente si lascia fotografare contenta, alcuni si mettono in posa, alcuni chiedono di essere fotografati. Mi chiedo cosa penseranno di noi. Simone impazzisce e scatta foto a ripetizione! A me sembra di andare lì a invadere la privacy delle persone mentre svolgono le faccende della loro vita quotidiana o si rilassano a casa propria. Dopo questo ‘tour’ torniamo verso Quelimane, andiamo in una officina per farci controllare il ‘carro’ prima del lungo viaggio che ci aspetta domani e andiamo in albergo.

Stasera si va a letto presto (come sempre finora), e domani 700km fino alla nostra prossima tappa: Ilha de Mozambique!. 09/08/2008 700 Km verso Ilha…

Sveglia alle 6, immancabile colazione con uova e patatine fritte (non io ovviamente) e partenza alle 8 dopo aver fatto benzina.

All’hotel Flamingo paghiamo un totale di circa 8000 metical, compreso il servizio di lavanderia, (ritiriamo la roba ancora umida e non stirata).

La strada verso Ilha de Mozambique è molto lunga e non si trovano distributori di benzina, Josè è il primo a preoccuparsene: in questi casi sarebbe meglio avere una tanica di benzina come riserva. Oltretutto c’è anche sciopero dei benzinai (tutto il mondo è paese) e rischiamo di rimanere a secco. Fortunatamente riusciamo a trovare una sorta di distributore privato in un piccolo centro abitato a 197Km da Nampula. La carta ci segnala 121Km, ma è evidentemente sbagliata! In realtà da Quelimane a Ilha percorriamo in tutto 700Km, in 10 ore di viaggio, senza soste (solo soste tecniche e pranzo in macchina a base di ‘agua e sal’ come di consueto).

Il paesaggio è molto particolare, grosse montagne isolate e enormi termitai! Una giornata in viaggio, non puoi che riflettere guardando fuori dal finestrino: la povertà, i sorrisi sinceri della gente, i bambini… Ti senti un po’ un pesce fuor d’acqua, un intruso venuto in questo paese per curiosità, per conoscere, per far vacanza…Mah! Arriviamo alla nostra meta con il buio, sono già passate le 18.00.

Si respira un’aria fuori dal tempo, è una sorta di città fantasma, che però ha tutta l’aria di diventare una grande attrazione turistica entro i prossimi 10 anni.

Per ora le case abbandonate (peraltro quasi tutte vendute e in attesa di ristrutturazione) ospitano la gente locale, i bambini di strada ecc… Troviamo alloggio per la notte dopo varie ricerche, in una vecchia casa coloniale ristrutturata, molto bella, dai soffitti alti con le travi in legno. Prendiamo una stanza in quattro (pare che sull’isola sia tutto occupato), non ci sono i vetri alle finestre e l’acqua è fredda. Per questa notte può andare. Il nome del posto è Moxeleria.

Io e Antonio andiamo a fare un giro nei dintorni, mentre Josè e Simone ‘scompaiono’ per più di un ora.

Il lungo mare è molto ventoso,lo percorriamo fino al vecchio forte che si trova all’estremità nord dell’isola.

Gironzolando incappiamo in un evento molto divertente, una partita di calcio femminile (donne locali contro cooperanti bianche), tutte abbastanza gorde e impacciate. Solo Dona Lita dimostra di avere una certa tecnica, ed è impegnata e concentrata: forse troppo per questa partita! Assistiamo divertiti: 2:1 per le locali…C’è un tifo indiavolato…Goooooooooooooool Andiamo a cena all’Escondidino, un ristorante molto carino, molto turistico, gestito da francesi, dove beviamo del vino rosso sudafricano e mangiamo pesce affumicato e carne o pesce alla griglia. Spendiamo circa 2800 metical in tutto.

10/08/2008 Fuori dal mondo Nottata chiassosa, con tanto di Muezzin che richiama i musulmani alla preghiera delle 3 del mattino con il megafono (io non so, non possono usare una sveglia?). C’è anche il gallo che canta, e anche altri piccoli inconvenienti…

Insomma tra una cosa e l’altra siamo svegli alle 6 e pronti per le 8.30 per fare un giro e andare a vedere delle case in vendita (qualche piccolo investimento).

Ci accompagnano due mediatori locali. Facciamo un bel giro, entriamo nelle case occupate dalla gente del luogo, che ci saluta e sembra abituata a questo tipo di visite. C’è una casa enorme accanto alla sede del partito Frelimo: è sicuramente la più allettante, fronte spiaggia, con una importante scalinata all’ingresso. Pare che sia in vendita per 50.000 euro (scopriremo che il prezzo è più alto).

L’isola è bellissima, ancora più bella con la luce del giorno. Camminando per le strade dopo un po’ mi accorgo che l’isola è piena di bambini, sembra abitata solo da bambini! Alcuni di loro chiedono monete e cercano di vendere qualcosa, altri cercano di fare amicizia. Socializzo con un gruppo di bambine ‘capeggiate’ dalla più grandicella e molto bella di nome Masusa, che mi chiede in inglese come mi chiamo e mi stringe la mano. Credo che non dimenticherò il viso di questa bambina.

Le bambine sono attirate dal libro che ho in mano (la lonely planet). Mostro loro le foto e la cartina del Mozambico. Sanno leggere e mi chiedono se ho delle penne o matite per la scuola. Prometto a Masusa che ripasserò a portargliele. Purtroppo non troverò Masusa al mio passaggio ( con le matite pronte in mano) prima di andare via dall’isola.

Il nostro giro dell’isola è molto bello, non lunghissimo (3Km circa). Ilha è stata la prima capitale del Mozambico, ed è proprio da questa che il Mozambico ha avuto il suo nome. Il termine Mozambico è la fusione dei nomi di due pescatori! Il nostro giro turistico comprende una visita alla moschea verde e al Palazzo di Sao Paulo.

Il muezzin che ci accompagnia a vedere la moschea è molto gentile, sorride, ma ha uno sguardo assorto. Per entrare mi costringe a costruirmi una sorta di velo (con la mia sciarpetta bianca): sembro una via di mezzo tra Diana d’Inghilterra e la Onassis. Dopo una breve visita alla chiesa di S.Antonio, che è molto bella, ma purtroppo fechada, percorriamo il lungomare per andare a cercare un posto dove mangiare.

La spiaggia è molto sporca, viene usata come discarica, il mare invece come latrina. Che tristezza! Andiamo a fare una pausa al centro nautico dove preparano i tipici panini con la carne. Il mare di fronte al centro nautico sembra pulito, i miei compagni di viaggio fanno il bagno.

Nel pomeriggio abbiamo programmato la visita al palazzo di Sao Paulo che si affaccia su una piazza molto ampia sul mare e al cui centro c’è la statua di Vasco de Gama.

La visita all’interno del palazzo è al di sopra delle nostre aspettative, ci accompagnia un ragazzo cortese e simpatico a cui lasciamo una piccola mancia (la prima veramente meritata a mio parere).

Nel palazzo ci sono preziosità di ogni tipo, dai vasi cinesi, ai mobili indiani intarsiati…I portoghesi se la passavano piuttosto bene.

Saliamo in macchina verso le 17.00 dopo aver dato un ultimo sguardo all’interno della casa del partito (richiede diversi interventi di ristrutturazione) e andiamo verso la praia de chocas dove abbiamo prenotato dei bougalow al Caruska.

La strada non è asfaltata, arriviamo in un’ora circa.

I bungalow sono molto carini, puliti e si affacciano sulla spiaggia. Ceniamo al ristorantino del Caruska (pare non ci sia altro intorno): mangiamo voracemente, gamberoni, calamari, pesce serra, patate, samusa…Insomma esageriamo un pochino.

Andiamo a letto con l pancia piena e pronti per una lunga giornata di relax!

11/08/2008 Il paradiso Come al solito ci svegliamo presto…Sembra che fuori ci sia un forte vento.

Io e Antonio andiamo al bar per vedere se riusciamo ad avere una colazione, mentre Simone e Josè ancora dormono. Purtroppo il bar è ancora chiuso, rinunciamo alla colazione e andiamo in spiaggia per fare un bel bagno. Lungo la via compriamo del cocco da un pescatore che probabilmente l’aveva preso per sé, ma che ce lo vende volentieri. Beviamo il latte e mangiamo la polpa, è una squisitezza.

La spiaggia è stupenda, probabilmente la migliore vista finora; la sabbia è bianchissima e sottile, il mare azzurro e pulito, ma soprattutto siamo da soli!!!! Non c’è nessuno, solo qualche pescatore e qualche cercatore di conchiglie (non è raro che i turisti qui comprino conchiglie, peraltro bellissime, anche se è proibito portarle fuori dal paese).

La nostra giornata scorre così, ci rilassiamo sulla spiaggia cercando di pianificare il proseguimento del nostro viaggio verso il nord, valutando le varie possibilità e facendo qualche telefonata alle agenzie locali. La Kaskazini è una agenzia che si trova al Pemba beach hotel (a Pemba appunto), gestita da due donne inglesi molto ben organizzate. Ci rivolgiamo a loro per avere informazioni riguardanti l’arcipelago delle Quirimbas, ma ci propongono una aggressiva crociera in barca a vela all inclusive per 970$ circa.

Valutiamo altre possibilità, tra cui anche quella di rimanere da queste parti a rilassarci.

-Sono le ore 23.00, dopo una fantastica cena in cui non sono riuscita a mangiare il mio pollo, ancora non si è deciso niente sul da farsi…Sicuramente staremo qua anche domani.

12/08/08 Il descanso prosegue Dopo una lauta colazione (post fantastico bagno alle 7.30 con spiaggia deserta) nella capanna dei nostri vicini Simone e Josè, a base di Papaya, pane con miele e caffè, decidiamo finalmente cosa fare i prossimi giorni.

Andremo verso Pangane in compagnia di due amici di Simone (Alessandro e Sara) che hanno un grosso fuoristrada affittato in Sudafrica, con il quale sono in giro da più di un mese e vanno anche loro verso il nord del Mozambico. Salteremo la tappa a Nacala e Josè farà il suo ritorno a Maputo con la macchina (noi lo raggiungeremo il giorno 18 con l’aereo da Nampula).

Ci regaliamo quindi una nuova giornata di puro descanso in questa meravigliosa praia de Chocas. Lunghe passeggiate sulla sabbia bianca, papaya e cocco sotto l’ombrellone…

La spiaggia sarà lunga una decina di Km e saremo stati 10 persone in tutto. Stamattina sono arrivata per prima ed ero sola! Chissà quanto durerà.

Prepariamo un bagaglio molto piccolo da portarci dietro nei prossimi giorni e lasciamo il resto delle nostre cose a Josè che le riporterà a Maputo.

Vediamo se stasera riuscirò ad avere il mio frango…

13/08/2008 Due romani al posto di un mozambicano Partenza dal Caruska la mattina presto, facciamo benzina, prendiamo dei soldi al bancomat, salutiamo Josè e ci uniamo a Sara e Alessandro per andare verso Pangane.

Il viaggio in macchina è molto più comodo rispetto a quelli precedenti con il Rav4!! Arriviamo a Pangane verso le 16.00 e ci rendiamo conto subito che questo è davvero un posto fuori dal mondo (altro che Ilha de Mozambico), qua non c’è corrente elettrica, acqua corrente e non prendono i telefonini.

Il paesaggio è suggestivo, è una lingua di terra con la spiaggia su entrambi i lati; un lato è occupato degli abitanti di Pangane, che anche in questo caso, come a Ilha, usano la spiaggia come casa do bano e discarica. Percorriamo tutta la strada fino a trovare il campeggio dove decidiamo di pernottare dopo aver scartato la pensao Suki che è alquanto triste e sembra una prigione. La spiaggia del campeggio è bella e sembra pulita. I bagni sono spartani (si può immaginare…Non essendoci acqua corrente), però c’è una sorta di doccia realizzata con un grosso bidone e ci sono delle capannette con dei water e dei secchi per l’acqua. Non è il massimo della vita, ma c’è sempre di peggio.

Prenotiamo la nostra cena al campeggio, dove essendo musulmani non servono alcolici (rinunceremo alla nostra birra Manica ormai diventata una piacevole abitudine), e ci accomodiamo nel ‘salottino’ in dotazione con il fuoristrada di Alessandro e Sara, dotato anche di illuminazione. Il padrone del campeggio si chiama Ashim, è gentile e sorridente. La cena è abbastanza ‘basic’: 4 pescetti arrosto, riso e polipetti alla diavola. Ovviamente sbraniamo tutto senza complimenti. Andiamo a letto (inauguriamo finalmente la tenda discovolante quequa comprata apposta per questo viaggio) pronti per la gita nell’isola di Mejumbe che abbiamo organizzato con l’aiuto di Ashim. Andremo in dohw accompagnati da alcuni pescatori.

14-15/08/2008 Le Quirimbas Colazione al campeggio di Ashim, a base di pane, marmellata ‘fosforescente’ e caffè. Ashim ci prepara anche dei panini per la gita: concordiamo panini con il prosciutto, ma poi scopriamo che si tratta di marmellata (jam). Prendiamo accordi con Ashim per farci venire a prendere in un’altra spiaggia, nel caso a causa del vento non fosse possibile arrivare direttamente al campeggio. Gli affidiamo la nostra macchina.

Partiamo verso le 7.30, la barchetta è spettacolare e il vento sembra buono.

Purtroppo io non sto bene, un forte mal di pancia che aumenta durante il viaggio (che fortuna).

Il viaggio verso l’isola dura circa tre ore, sbarchiamo alle 10.30.

L’isola sarebbe un paradiso terrestre se non fosse per il fatto che è stata costruita una pista di atterraggio (su cui gli aerei atterrano di continuo) e un lussuosissimo resort. E’ comunque meravigliosa.

Risaliamo in barca verso le 14.00 e veleggiamo verso terra per tre ore. Arriviamo al campeggio alle 5.00 e constatiamo tristemente che Ashim e la macchina non ci sono: è andato a prenderci!! Restiamo al buio e al freddo fino alle 20.00, quando Ashim torna dicendo di aver avuto dei problemi con un leopardo! Le ruote della macchina puzzano di carogna…Mah! La nostra cena è al buio (la consumiamo prima del rientro di Ashim) ed è a base di aragosta, riso e carril di lula (calamari).

Andiamo a dormire distrutti, domani andremo a visitare altre due isole (con lo stesso equipaggio di oggi).

La notte non è delle più tranquille. Verso le 2.00 veniamo svegliati, Antonio vede una persona che guarda dentro la nostra tenda, sentiamo passi concitati, urla…È successo qualcosa.

La mattina dopo appena usciti dalla tenda ci rendiamo conto dei piccoli furtarelli avvenuti durante la notte: tutte le nostre ciabatte (seconda volta per Antonio), le scarpe di Simone, il mio asciugamano da mare, l’autan e il bagnoschiuma.

Ashim è costernato, si scusa con noi e ci confessa che la gente del luogo non vede di buon occhio la sua famiglia e molto probabilmente questo è il motivo dei furti.

Facciamo colazione con pane, marmellata e oggi anche papaya e partiamo per la nostra seconda gita. Il viaggio di andata alla prima isola è molto lento, non c’è un filo di vento. La navigazione dura circa due ore nonostante la distanza percorsa sia molto minore rispetto a quella percorsa per andare a Mejumbe.

C’è una piccola lingua di sabbia che probabilmente scompare con l’alta marea, dei pescatori e molte donne pintate che raccolgono conchiglie. In questa zona del Mozambico le donne usano ‘pitturarsi’la faccia con una maschera protettiva di colore bianco. E molto caratteristico…Ovviamente si cerca di fotografarle.

Facciamo il giro dell’isola che è nettamente più selvaggia di Mejumbe, niente resort, niente aerei, solo natura incontaminata! Camminiamo fino alla parte opposta rispetto a dove siamo sbarcati, saluto tante donne, alcune mi parlano, regalo la mia bottiglia d’acqua, ma difendo la mia capulana.

Ripartiamo verso un’altra piccola isola che sta proprio di fronte a Pangane, dopo aver fatto un breve bagno. Ci sdraiamo sulla spiaggia, ma il sole picchia e fa caldo. Alessandro e Sara vanno a fare il giro guidato dell’isola dove è in costruzione un altro resort! Facciamo un bagno e ripartiamo verso Pangane: il vento è forte e in trenta minuti siamo al campeggio. Salutiamo Ashim, paghiamo e partiamo verso Pemba. Sono le 15.30, arriveremo a destinazione per l’ora di cena.

Per questa notte pernottiamo al Caracol, che sta proprio di fronte alla spiaggia. Una doppia senza l’acqua calda (dove stiamo io e Antonio) ci costa 1000 metical, mentre la tripla con l’acqua calda (Simone, Sara e Alessandro) costa 1700 metical.

Ceniamo al Pemba Dolphyn, proprio di fronte al Caracol, dove ci troviamo in questo momento.

Domani mattina cercheremo un’altra sistemazione per la notte (il Caracol non ha disponibilità) e vedremo di organizzarci per il diving.

Per ora abbiamo tanta fame…

-ore 10.30 pm: al dolphyn si mangia molto bene, le aragoste sono belle grandi! 16/08/2008 ‘It’s Pemba life’ Io e Antonio ci svegliamo presto e andiamo a fare una passeggiata sulla spiaggia di wimpi. Non è un granchè, sicuramente non è chocas, ma ci sono delle casette carine e qualche ristorantino. E’ un po’ industriale e molto turistico. Alla fine della spiaggia prima del Pemba beach hotel c’è addirittura un porto! Andiamo a fare colazione al dolphyn, dove ci aspettano Simone, Sara e Alessandro e andiamo a cercare l’alloggio per le prossime due notti. Ci sistemiamo al Reggio Emilia (nota città italiana), di cui avevamo conosciuto il proprietario italiano a Pangane. E’ pulito e carino, ma ha come unico inconveniente la presenza di una chiassosa discoteca che comporta ‘barugli’ notturni. Ci viene a costare circa 75$ a notte per una doppia. Prenotiamo l’immersione al C.I. Diving per domani e dopo aver visitato alcuni terreni in vendita (Alessandro e Sara hanno in programma di trasferirsi in Mozambico) andiamo a trovare due amici israeliani di Simone, di nome Mike e Gul che da tempo vivono qua. Sono molto ospitali, ci accolgono in casa loro offrendoci un lauto pranzo a base di hummuss, insalata, pane fatto in casa e carne alla griglia. Noi sbraniamo tutto senza ritegno.

La casa è grande e ci sono dei bei mobili, sculture e maschere in legno. Possiedono una falegnameria…Per arrostire usano gli scarti di Tek e ebano! Dopo aver mangiato ci portano ad una festa in spiaggia (full moon party) organizzata da alcuni loro amici. L’atmosfera è molto rilassante, si beve, si mangia (noi abbiamo già dato) e si chiacchera. E’ una sorta di comunità di bianchi…Solo le imprecate sono nere! Evidentemente non c’è molta integrazione.

Andiamo a letto verso le 10.30 dopo aver preso appuntamento per domani con Carlo (italiano conosciuto alla festa), per andare a vedere i suoi lodge e la spiaggia dove li ha costruiti.

17/08/2008 La vacanza volge al termine Alle 8.00 in punto siamo al diving, dove avevamo concordato di fare una sola immersione (fingers).

La nostra guida è un ragazzetto sudafricano biondo e grassoccio che non sembra avere tanta esperienza. Parla un inglese a me incomprensibile e fa delle stupide battute grattandosi costantemente i…

L’immersione non è male, la barriera è molto bella, ma non c’è pesce pelagico e da questo punto di vista non è paragonabile a quelle fatte in precedenza. Ci viene a costare 40$ a testa.

Incontriamo Sara e Alessandro al Reggio Emilia e andiamo al Pirata, il lodge dove Carlo vive con la sua famiglia e lavora.

Il Pirata è ben curato nei particolari, ci sono delle belle capanne palafittate (anche se aperte e prive di aria condizionata), un bel ristorante e la spiaggia è bianca e pulita. E’ il momento del descanso (ci troviamo in spiaggia proprio in questo momento)…Probabilmente faremo l’ultimo bagno Mozambicano.

-ore 20.00 Dopo una serata di relax al Pirata ci troviamo ora al Dolphyn per la cena…Aragosta naturalmente! Andiamo a letto stanchissimi (chissà cosa c’era nelle bombole del C.I. Diving!).

18/08/2008 Il cerchio si chiude, si torna a Maputo Purtroppo ho finito il mio quadernetto, ma per fortuna ho rimediato dei fogli al Pirata ieri sera.

Partiamo alle 7.30 da Pemba e ci dirigiamo verso Nampula in macchina con Alessandro e Sara. Il nostro volo per Maputo partirà da Nampula alle 19.30. La nostra vacanza sta davvero per finire! Arriviamo al bivio con la strada per Ilha de Mozambique (dove Alessandro e Sara sono diretti) e prendiamo al volo il pullman che va a Nampula. Salutiamo i nostri amici che, beati loro, proseguono la vacanza fino a Settembre.

Il pullman si rivela effettivamente un’esperienza da non perdere. Ovviamente è in ‘over booking’ e non troviamo posto a sedere.

Stiamo in piedi nella speranza che qualcuno scenda liberando il suo posto (l’autista ci aveva detto che qualcuno sarebbe sceso). Si libera un solo posto che mi viene gentilmente ceduto dai miei accompagnatori gentiluomini. In realtà il mio vicino di sedile puzza da morire e preferirei stare in piedi! Per fortuna il viaggio dura poco e arriviamo a Nampula entro un’ora.

Andiamo a piedi all’aeroporto, guidati da un ragazzo che porta la nostra pesante valigia. Siamo speranzosi di trovare un deposito bagagli e andare a fare un giro dai padri comboniani, ma purtroppo non c’è niente del genere. Prendiamo un taxi dopo aver chiamato i padri per avvertire del nostro arrivo. Ci accoglie padre Francesco, molto gentile, ci offre un caffè e una bibita e facciamo due chiacchere. Non ci sembra vero di poter gustare un caffè preparato con la moka! Padre Francesco ci descrive la situazione di un paese che è solo apparentemente in crescita, ma purtroppo il divario tra ricchi e poveri aumenta sempre di più…I ricchi diventano sempre più ricchi, i prezzi aumentano e i poveri non si possono più permettere nemmeno le piccole cose. Pare che il latte liofilizzato per i neonati costi sempre di più e molte donne (che non hanno il loro latte) non se lo possono permettere. Molti bambini muoiono denutriti! Salutiamo padre Francesco che ha una certa fretta e ci dirigiamo in taxi verso l’hotel Girasol, dove abbiamo appuntamento con il proprietario della famosa casa vista a Ilha, quella a fianco alla sede del partito. Il suo nome è Lauriano. Il prezzo della casa è circa il doppio di quello che ci aveva detto il mediatore sull’isola, è circa 120.000 euro.

Mangiamo un panino e andiamo in aeroporto. Facciamo anche il conto dei Km totali percorsi in macchina dal giorno in cui siamo partiti. 4241 Km totali! 19/08/2008 Visita a Maputo Sonno ristoratore a casa di Simone, dove, ancora per questa notte c’è posto per me e Antonio: domani Stefania (collaboratrice di Simone) tornerà dall’Italia e prenderà giustamente possesso della sua stanza, mentre io e antonio andremo in albergo.

La giornata è interamente dedicata allo shopping guidato da Josè.

Iniziamo dalle capulane e proseguiamo con qualche pezzo di artigianato locale (statuette ecc..).

Dopo una pausa pranzo esagerata (innumerevoli gamberoni) al mercato del pesce di Maputo, concludiamo in bellezza con la ‘fabbrica’ di batik, il cui capo indiscusso è il nostro grandissimo Josè.

Dopo una breve descrizione di come si crea il batik, ci porta dritti all’esposizione. Mi ricorda vagamente una certa visita alle fabbriche del vetro a Murano…Sono certa che tra qualche anno Josè farà fortuna…

Il batik viene creato a partire dalla stoffa su cui è stato fatto un disegno. Il colore viene dato con diversi bagni di colore e viene usata la cera per escludere, di volta in volta, le parti che non si vogliono colorare.

Dopo aver acquistato un gran numero di batik e negoziato duramente con Josè per il prezzo, torniamo a casa di Simone e prepariamo le nostre valigie.

Stanotte dormiremo al Pestana (****) e domani, dopo aver fatto visita e complimentos a casa di Josè, io e Antonio torneremo in Italia. 20/08/2008 I rapash di Josè Ed eccoci qua, sul volo di ritorno verso l’Italia.

La giornata è trascorsa velocemente: una ricca colazione all’hotel Pestana (pare che sia famoso per la colazione) e già il mitico Josè ci aspettava con la macchina per accompagnarci a fare le ultime commissioni.

La prima tappa è al mercato centrale di Maputo, molto ricco, colorato e pulito. Acquistiamo due Kg di castagne di cachuco (anacardi), di cui ormai siamo dipendenti.

Compriamo anche delle enormi arselle per il pranzo e della frutta. Depositiamo la spesa a casa di Simone per dar modo alla imprecata di avviare il pranzo, e ci rechiamo alla stazione di Maputo (cammino de ferro CFM) per una visita.

La stazione è bella e ben tenuta, ma il traffico ferroviario non sembra molto attivo. Sia l’interno che l’esterno sono puliti (a differenza di quanto si verifica nelle stazioni italiane) e il verde è ben curato.

Ci dirigiamo verso casa per il pranzo che sarà a base di spaghetti con le arselle e, per quanto mi riguarda, una grandissima mangiata (l’ultima) di papaya e ananas. Sistemiamo i bagagli e andiamo verso casa di Josè prima di andare in aeroporto.

Josè abita in una zona periferica di Maputo. La sua casa è circondata da una recinzione fatta di siepi e il cancello è una lastra di alluminio con dei tappi di bottiglia che probabilmente servono a coprire i chiodi.

Accediamo al giardino attraverso questo cancellato e subito ci vengono incontro i famosi rapache (ragazzini, maschi) di Josè.

I bambini giocano in giardino, che non è proprio un prato all’inglese, ma è terra sabbiosa. Josè ordina subito ai suoi figli di lavarsi le mani prima di venire a salutarci e ci invita a entrare.

Lo zerbino consiste in un paio di vecchi jeans. Ci accomodiamo nel salottino dove c’è un frigorifero, un televisione e un lettore dvd! La televisione è coperta da un lenzuolo bianco! Josè ci mostra anche la piccola dependance dove si cucina e una stanzetta per gli ospiti. La moglie di Josè sta all’esterno, è intenta a lavare i piatti e non si muove da lì finchè noi non manifestiamo l’intenzione di salutarla. Dopo i saluti torna ai suoi lavori. Dopo aver bevuto una birra, che probabilmente Josè aveva comprato in vista della nostra visita, arriva il momento di andare in aeroporto. Chiedo il permesso di andare al bagno (che si trova all’esterno) e scopro il motivo per cui Josè passava delle ore al bagno e faceva diverse doccie al giorno durante il nostro viaggio. Il bagno è molto più spartano di come avrei potuto immaginare…

Voliamo in aeroporto accompagnati da Simone e Josè, beviamo l’ultima Manica con patatine fritte, salutiamo i nostri amici e il meraviglioso Mozambico dove lasciamo un pezzetto di cuore. Saliamo sull’aereo con la certezza che torneremo in questo paese e il sospetto che quando torneremo sarà molto diverso da come lo stiamo lasciando ora…



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