Viaggio in Iran

Questo Paese ci ha sorpreso per la bellezza e soprattutto per l'ospitalità dei suoi abitanti
Scritto da: fzazza
viaggio in iran
Partenza il: 26/04/2012
Ritorno il: 04/05/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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L’Iran ci ha sorpreso per la bellezza e soprattutto l’ospitalità dei suoi abitanti. Dico subito quello che interessa al 99% delle persone che si interessano all’Iran: è un posto sicuro, davvero molto più sicuro dell’Italia. Ecco il sito del nostro viaggio in iran, con foto e filmati

Ricopio comunque i testi del viaggio in iran:

Mattina del 27 aprile 2012

Usciamo dall’hotel di mattina presto carichi a molla per conoscere una città grande 4 volte Roma. Non sappiamo cosa ci aspetta, stiamo in guardia ma dopo pochi metri ci ritroviamo a passeggiare in mezzo a gente vestita come noi che appena scopre la nostra provenienza ne approfitta per esercitare il proprio inglese! Inglese? Ma non erano tutti anti-occidentali? Ci giriamo intorno e notiamo tante scarpe Nike, qualche bottiglia di Pepsi, un negozio che vende hotdog e ragazzi assolutamente stra-ospitali. Con un pizzico di serena delusione per non aver incontrato il “nemico” iniziamo la ricerca del cambiavalute. La città non è particolarmente bella e il fatto che il venerdi sia giorno festivo non aiuta. Il sole picchia duro sull’asfalto ma se alzi lo sguardo vedi quasi ovunque una catena di montagne innevate! E’ una sensazione stranissima e d’altronde sulla guida è scritto chiaramente che lo sport preferito dagli iraniani è lo sci! Io non so se gli iraniani siano particolarmente affascinati dalle zebre ma effettivamente scopriamo subito che quelle strisce bianche disegnate sull’asfalto sono più un vezzo artistico che non un “attraversamento pedonale”. In realtà la parola pedoni probabilmente viene tradotta come “birilli” pertanto ogni automobilista cerca di fare del suo meglio per metterti sotto. E’ sicuramente questo il più grande pericolo di Teheran, non esistono regole stradali e ognuno si arrangia con lo spazio di asfalto che trova! Trovati i primi negozi di exchange tentiamo di tirare sul cambio ma, nonostante il fisico minaccioso di Conan, ci viene ricordato che l’Iran una volta si chiamava Persia e i persiani non erano proprio gli ultimi dei mercanti. La guerra del prezzo finisce con un pareggio: noi certifichiamo tristemente la loro discendenza senza riuscire a salire di un centesimo ma dall’altro lato chiudiamo con un cambio che comunque è quasi il doppio più vantaggioso rispetto a quello bancario! L’inflazione è al 25% annuo e fa decisamente impressione consegnare 500 euro per riceve in cambio una pesante mazzetta da 11 milioni e mezzo di Rial! Passeggiando per la città ci imbattiamo nell’unico segno forzatamente islamico: il chador sul capo di ogni donna! La legge parla chiaro e, come direbbe Raul Cremona di Zelig “se qualche donna non è d’accordo…” Qui infatti l’uomo “somatizza”. In realtà notiamo subito che ne esistono di vari tipi e soprattutto che si può indossare mostrando più o meno il capo. Ci sono donne che si coprono completamente e donne (definite da Conan “scostumate”) che per un miracolo della fisica riescono a tenerlo appeso mostrando quasi tutto il capo. Da bravi maschilisti capiamo subito come classificare le ragazze! Osservando queste ragazze ti rendi conto che il velo aumenta notevolmente il loro fascino e che questo si concentra dunque sugli occhi e naso. La seconda sorpresa di oggi è stato infatti notare molti nasi femminili fasciati. In Iran c’è il più alto tasso di rinoplastica del mondo e ogni donna può aumentare la sua bellezza passando un pomeriggio in ambulatorio. Il sole e la stanchezza picconano la nostra resistenza e decidiamo di riposarci in hotel. Il proprietario dell’hotel, Mr. Moussavi (davvero si chiama così e davvero ha un occhio di vetro e davvero Conan è una brutta persona!), ci abbozza un itinerario e ci rimedia anche i passaggi aerei per il giorno successivo! Alle 8pm invece abbiamo l’appuntamento con la sorella di una mia amica. Non diciamo il nome per proteggerla da eventuali visite e qui sotto verrà spiegato il perchè.

La prima sorpresa è stata vederla arrivare da sola guidando un’automobile! Il velo le copre il capo ma le spunta una vistosa ciocca bionda! Capiamo subito che è una ragazza interessante ma non sappiamo come salutarla! Possiamo darle la mano? Possiamo sederci sul sedile di fianco? Su questo la polizia non scherza, siamo prudenti. E infatti le diamo la mano, due baci sulla guancia e ci sediamo di fianco!! Da brava iraniana guida come Eddie Irvine dei tempi d’oro e mentre schiva i birilli bipedi sorride e parla un ottimo inglese! Ci porta dall’altra parte di Teheran, nel quartiere dove ci sono i cafè più occidentali e qui ovviamente non possiamo ordinare una birra. L’alcool è infatti vietato e la scelta si restringe a caffè o te. E’ strano uscire la sera e vedere sui tavoli dei gran bicchieri di te caldo!! XXXXX è davvero simpatica e noi ne approfittiamo per chiederle con delicatezza come si viva con queste restrizioni. Avevamo ascoltato musica occidentale in macchina, da Madonna a Britney Spears e lei confessa che è illegale comprare quel tipo di musica ma che ogni ragazzo la può scaricare via internet! Ma internet non è censurato? Beh…la ragazza non collabora con Anonymous ma conosce benissimo ogni sistema informatico anticensura! Le abbiamo chiesto se fosse possibile fare feste private in casa ma queste sono molto rare perchè si teme sempre l’arrivo della polizia! (anche a Bologna effettivamente). Lei stessa è stata arrestata in passato perché “troppo truccata” ma lo racconta sorridendo, con il tono fiero della resistenza! Ci rivela inoltre che spesso i ragazzi nascondono le loro relazioni ai genitori e si frequentano in maniera clandestina! L’unico suo timore sono i ragazzi che “vogliono essere amici per una sera”… tutto il mondo è paese!! 🙂 Insomma la vita di un giovane qui è davvero complessa e il suo unico svago è la palestra! E’ molto orgogliosa di raccontare che la sua palestra è mista, uomini e donne possono fare gli attrezzi nella stessa stanza ma le donne devono ovviamente sudare col velo! Ci confessa di essere attratta dall’istruttore maschile che però vive come un amore quasi impossibile perchè le probabilità di avere un colloquio sono pari a quelle che un asteroide colpisca la terra e difatti non conosce nemmeno il suo nome! Quando le abbiamo chiesto cosa pensasse degli Stati Uniti è sembrata quasi cadere dalle nuvole sull’odio che il mondo occidentale sta montando nei confronti del suo paese. Lei dice di non aver alcun problema con americani e occidentali ma sa bene che Israele è ostile nei loro confronti e sembra non capirne esattamente il motivo. Piccola nota negativa: purtroppo conosce Ramazzotti. Piccola nota positiva: non sa chi sia Berlusconi. Le abbiamo spiegato che è stato un presidente del consiglio che amava scherzare con gli altri capi di stato e lei ha risposto che anche il suo presidente ama scherzare con gli altri capi di stato. Ok, qui vince lei.

Giorno 28 aprile 2012

Franz anche ieri sera ha lasciato la Persiana aperta (scusate il gioco di parole;-). La luce del sole entra prepotente nella nostra camera. E’ora di alzarci. La via sotto il nostro hotel ha subìto una trasformazione poichè, passato il venerdi, il giorno sacro ai Musulmani, l’attività “sotto casa” è davvero frenetica. Ci affacciamo alla finestra sorridendo accompagnati dall’allegro brusio dei nostri amici meccanici e dei motorini spompi che sfrecciano stracarichi lungo la main road più vicina. Non c’è tanto più da aggiungere per la mattinata che trascorre rapida mentre siamo alle prese con l’aggiramento della censura internet iraniana. Alle 12 arriva il nostro taxi, il traffico dell’ora di punta è un vero fiume in piena, la nostra macchina sembra sballottata da una corsia all’altra per evitare non 1 ma 100 impatti. Noi, sorrisi tirati, siamo pronti in ogni momento alla carambola! Ad un certo punto il tassista, non di certo un asso nel parlare la lingua inglese, inizia a gesticolare…che bel gioco…indovina cosa! Ci ritroviamo di fronte ad Azavi sq dove domina un imponente edificio dalla forma spiroide(památník Azadi). Sembrano 2 torri convergenti ruotate su se stesse. Ore 13 Check in, passaggio di sicurezza e partenza. Direzione Tabriz. Curiosità: Saliamo su un velivolo Iran Air, una compagnia che difficilmente vedremo mai in occidente, dopo una prima occhiata entrambi ci accorgiamo della familiarità degli interni…Guarda le poltrone verdi, osserva la fantasia delle imbottiture…ora sappiamo che fine hanno fatto i vecchi e a noi cari velivoli Alitalia!! Nonostante il volo duri appena 40min ci vengono offerte caramelle e un piccolo pranzo. Il pilota dopo aver dato le comunicazioni in farsi (la lingua degli iraniani) ripete tutte le comunicazioni in inglese…noi siamo gli unici “diversi” e questo trattamento ci lusinga, e pensare che per i media occidentali questo sarebbe il popolo che ci vuole tutti morti! Atterrati a Tabriz l’accoglienza Azera, tanto decantata dalla amata Lonely Planet non si fa sentire e veniamo “sbattuti” su un taxi. Direzione centro. Lungo la strada mi sale un groppo in gola…è un insieme di cose difficile da spiegare ma partendo da Teheran oltre a lasciare una 30ina di gradi sembra scomparso anche il calore delle persone. Qui siamo in un territorio di frontiera. L’Iraq è vicino, compaiono ovunque manifesti di martiri armati sino ai denti, il cielo plumbeo e l’architettura sovietica non alzano di certo il nostro umore. Veniamo scaricati praticamente nel mezzo di una strada, finalmente il bazar! La città non offre di certo i tratti caratteristici di una città del medio oriente, questo mercato e le Moschee sono le sole cose che mi ricordano dove mi trovo. Le volte a mattoncini sono uno spettacolo, vorrei dire altrettanto per la merce in vendita, a parte le variopinte bancarelle di spezie e le botteghe dei maestri che filano tappeti il resto è veramente anonimo e sciatto…e io che pensavo di trovare chissà quali gioielli di pregevole fattura e oggettistica d’antiquariato… La delusione è tanta così senza tanto pensarci su fermiamo il primo taxi e dopo un estenuante trattativa condotta con successo da Franz ci dirigiamo verso le montagne. Attraversiamo nuovamente una periferia e il clima torna a farsi pesante, siamo proprio in culo al mondo. Più ci allontaniamo dalla città maggiore sembra l’influenza sovietica e troviamo nelle colline antistanti enormi palazzoni rigorosamente tutti uguali e ci chiediamo un pò sbigottiti a chi serviranno così tanti nuclei abitativi. La visione della neve candida sulle vette dell’Azerbaigian ci rincuora. Dopo una settantina di chilometri arriviamo ai cancelli dell’Eden…ma al posto di una visione paradisiaca ci troviamo di fronte un posto di blocco, anzi no è solo un “poliziotto” che ci fa fare il biglietto per entrare in paradiso! Kandavan è un piccolo villaggio di pastori che ricorda in maniera evidente la regione della Capadocia. Le abitazioni sono scavate dentro delle rocce aggrappate sino la sommità della montagna. Non riusciamo a renderci conto dell’altitudine, ma inerpicandoci lungo il pendio il fiatone inizia subito a farsi sentire. Anche la neve presente nelle montagne circostanti indica chiaramente che dovremmo essere a circa 2.000 metri sul livello del mare. Decidiamo di scalare la piccola asperità. Dalla vetta il panorama è fantastico, sotto questi buffi “camini”, in là oltre la vallata le montagne, quelle vere. Troneggia il monte Sahand, la cui vetta vulcanica arriva a 3.707 metri. Alcuni studiosi affermano che questo monte sia “la montagna di Dio” citata dalla Bibbia. Scendere da dove siamo saliti è praticamente impossibile, è l’imbrunire e scegliamo di scendere la montagna su un altro versante che appare più morbido. Mai decisione fu più azzeccata, oltre all’emozione di fare un bel Trekking in uno dei posti più sperduti del globo siamo stati amichevolmente avvicinati da un pastore e dalle sue capre che ci hanno mostrato il sentiro da percorrere per rientrare in paese.Se non fosse per le luci artificiali e qualche autovettura sarebbe impossibile trovare un ubicazione temporale a questo villaggio. Un monte scavato, pietre sterco e legno. L odore è forte ma lo è ancora di più la nostra eccitazione per avere la fortuna di essere di fronte ad uno dei luoghi più suggestivi, seppure nel massimo della semplicità, del mondo. Siamo ancora ad aprile e turisti non se ne vedono, quindi per la sistemazione tocca arrangiarsi…nessun affittacamere…siamo costretti a pernottare nell’esagerato resort 5***** alla base del paese. Chiaramente la storia del fuoristagione è una cazzata, ma ci pare brutto dirvi che abbiamo scelto volontariamente il più bel hotel di tutto l Azerbaigian!

Giorno 29 aprile 2012. Per la giornata di oggi ci eravamo preposti diversi obiettivi ma quando il caso vuole che dentro la camera che hai prenotato ci trovi merendine aperte, accappatoi usati e letti semidisfatti…beh…allora è giusto che di fronte alle proteste si mettano la coda fra le gambe e ti diano la suite imperiale di 150 metri quadrati con tanto di scuse!! Così, la mattina dopo un bagno idromassaggio nella piscinetta scavata nella roccia, puoi effettivamente mandare all’aria tutti i piani della giornata e svegliarti comodamente alle 10!! Per la giornata di oggi abbandoniamo dunque l’idea di scalare il castello di Babak e optiamo per il piano B: l’ormai prosciugato lago di Urmia! Chiediamo all’hotel un taxi per le 12 e, dopo averlo confermato, facciamo ancora una breve passeggiata per Kandovan tra mille perplessità sul prezzo. La città è semideserta e la calma del mattino emana un fascino particolare. Accompagnati dal rumore del ruscello e da un freddo frizzante facciamo la nostra sfilata davanti alle solite 4 vecchiette vestite come angeli della morte. Qualche gallina in mezzo alla strada, qualche pecorella smarrita e un asino ccompagnato da una vecchietta munita di bastone. Non è chiaro se la vecchietta faccia arti marziali ma di sicuro è chiaro che nella sua vita non ha avuto figli e che non posso avvicinarmi quell’asino.A parte la particolarissima architettura delle abitazioni, l’unica attrattiva di Kandovan sono delle bancarelle sulle quali Conan pone le sue più innocenti speranze di trovare l’oggetto mistico rarissimo e impolverato che attende solo qualcuno che lo scopra, lo spolveri, e lo porti all’attenzione del mondo civilizzato. Ecco, le bancarelle iraniane invece sono altamente specializzate nel vendere cose di una indescrivibile incapacità attrattiva. Il mio stupore è esploso di fronte a una bancarella che vendeva solo patatine imbustate, di una sola marca, di un solo tipo e probabilmente scadute! Le bancarelle di Kandovan andrebbero inserite nei grandi misteri dell’umanità come i cerchi nel grano o le piramidi perchè è davvero inspiegabile capire come facciano a vivere persone che si alzano presto ogni mattina per tenere aperta una bancarella di roba inutile, in un posto abbandonato da Dio e dove, per loro fortuna, non esistono clienti. Abbandonata la ricerca mistica del sacro anello zoroastriano tentiamo di convincere 2 uomini a portarci a urmia per un prezzo inferiore a quello dell’hotel. Gli offriamo una cifra che rasenta il loro stipendio annuale considerando poi che il prezzo della benzina è bassissimo e i loro piani per la giornata sono di stare fermi in macchina a osservare le bancarelle. Dopo un’estenuante trattativa decidono che il tempo dedicato a guardare quelle bancarelle vale molto più di qualsiasi cosa e dunque declinano l’offerta. A questo punto mi viene da pensare che accettino di lavorare solo un giorno all’anno a un prezzo indescrivibile! E forse anche le bancarelle vendono un pezzo interessantissimo solo una volta all’anno…e loro sono lì…pronti ad accaparrarselo. I cerchio dei misteri in questo modo si chiude e anch’io vorrei passare la mia giornata a osservare le bancarelle. Arriva il nostro autista, sembra un tipo simpatico ma ha una particolarità: non parla una parola di inglese, nè arabo, nè italiano, nè francese, nè spagnolo e neppure il farsi. In pratica è come se fossimo accompagnati da un cane, è simpatico e gli manca solo la parola. Scopriamo poi che il nostro Tziz non capisce nemmeno i suoi simili, sorride e fatica a trovare la strada, gli piace tantissimo usare il clacson e quando scende dalla macchina si mette le scarpe che tiene sempre nel bagagliaio. Nei primi 10 minuti proviamo comunque a trovare un’intesa ma non c’è niente da fare. Conan d’altra parte non è di aiuto e insiste perchè io gli chieda qualsiasi cosa che vorrebbe chiedergli lui ma Tziz per ogni domanda sorride e ripete dei versi che probabilmente attirano animali selvatici. Nella folle corsa di Tziz superiamo qualsiasi tipo di veicolo con una maleducazione da film di Alberto Sordi, lui sorride e nei momenti di tensione, quando uno scontro frontale sembra ormai inevitabile, avvicina il busto al volante, si inclina nel senso della curva come se giocasse alla Play e si rimete in carreggiata tagliando la strada a qualcuno. Le uniche soste sono quelle del benzinaio perchè a Tziz non piace fare il pieano e dunque si ferma continuamente a riempire il serbatoio. In Italia non sarebbe un grosso danno fermarsi per fare benzina ma qui i benzinai sono rarissimi come i neuroni di Tziz, e dunque vengono spesso presi d’assalto costringendoti a fare file interminabili. Per inciso, in Iran non esiste la benzina perchè il 99% dei veicoli ha la bombola del gas e quei pochissimi camion che vanno ancora a gasolio portano un grosso cartello con scritto “Pericolo, veicolo a benzina”. Nei benzinai c’è una puzza di gas che ucciderebbe canarini a kilometri di distanza e scopriamo che questo è dovuto alla strana usanza di divertirsi a staccare la pompa del gas prima che sia tolta la pressione! E’ come se noi ci divertissimo a sparare la benzina in giro con la pompa. Piccolo appunto: l’attuale prezzo al litro del gasolio è di 6 centesimi (fai il pieno con 1 o 2 euro). Arriviamo finalmente sul lago di Urmia: un piccolo Mar Morto di 6000kmq che si sta lentamente prosciugando in maniera molto simile al vicino Mare di Aral. La profondità massima è di circa 16 metri e l’unica forma di vita è un piccolo crostaceo che con la sua presenza rende possibile la migrazione di alcuni uccelli migratori tra cui i fenicotteri. Una particolarità che condivide con il Mar Marto è l’estrema salinità che gli conferisce una pesantezza impressionante. E’ impossibile affondare e, anche in presenza di vento, è difficile che si creino onde. Ripartiamo direzine Urmia City e, una volta arrivati, Tziz accosta, ci guarda, sorride e non parla mostrando la sua faccia idiota che però è simpatica. Inizia a parlare fluentemente in turco, con noi. Non sappiamo cosa rispondere e non sappiamo neanche cosa ci stiamo a fare a Urmia perchè gli avevamo chiesto di visitare solo il lago! Ci ritroviamo così in mezzo a una città inutile, sotto un sole ustionante, ai confini con l’Iraq, in macchina con un turco che non parla la lingua del posto. Tziz ha un colpo di genio, scende dalla macchina e ferma un ragazzo, cerca di interagire con lui ma non c’è nulla da fare, il nostro amico vive il classico sogno ricorrente del tizio che parla e nessuno lo sente! Finalmente fa un gesto che a me fa pensare a del cibo ma Conan, probabilmente avvezzo alle chiese tanto quanto Tziz, riconosce un segno della croce e capisce che Tziz ci vuole portare in una chiesa. E’ vero, qui c’è una chiesa cristiana fondata da San Tommaso sulla tomba di uno dei Re Magi. Attualmente viene considerata da alcuni la chiesa più antica del mondo. Tziz ovviamente gira e rigira suonando il clacson e chiedendo informazioni a tutti i passanti ma non trova la strada. Decidiamo allora di aiutarlo e con la piantina della guida gli diamo le indicazioni e troviamo l’agognata chiesa di Urmia!! Qui conosciamo il prete il quale sembra un mix belloccio tra Rutelli e Kabir Bedi, il nostro Sandokan di trincea parla inglese, ha un iphone e ci aiuta a interagire con Tziz! Siamo salvi. Ci affida due ragazze e sorridendo dice che loro sapranno sicuramente spiegarci la chiesa. Scopriamo poi che queste ragazze sono musulmane, passavano li per caso ed era la prima volta che entravano in quella chiesa per fare una sorta di stage universitario sul mondo occidentale. Finita la visita alla chiesa decidiamo di dividerci, Conan va al Bazar con la sua guida Tziz e io mi fermo in un internet point dove finalmente la polizia chiede i documenti e fa le storie al proprietario! Il racconto di Conan sul bazar:– “il bazar è la solita cagata” plastica ovunque, vestiti dozzinali e poco altro. L’unica nota positiva erano dei magnifici oggetti in legno intagliati da un artigiano. Chiedo aiuto alla nostra fantastica guida che emette versi ma mentre sto per scagliargli un mobile addosso interviene un ragazzo che prova a darmi info in inglese. I mobili in realtà non sono i suoi ma di un fantomatico vicino che in questo momento non c’è. Non sa darmi il prezzo, Tziz parla turco e io rimango con l’amaro in bocca. — Rientriamo in auto per tornare verso Tabriz e Conan fa notare fieramente a Tziz che sono esattamente le 05:00 come avevamo stabilito. Lui sorride e capisce che deve accendere la radio. Per uscire da Urmia, una città grande più o meno come Morciano, impieghiamo più di 1 ora perchè il nostro autista celebroleso non trova la strada e quando incontra un passante lo tormenta col clacson finchè questo, ormai sfinito, non si gira. Tra un passante e l’altro passano circa 10 metri perchè Tziz poverino è come un 286 e non è in grado di elaborare più di un viale per volta! Ottenute le informazioni dai gentilissimi passanti lui li manda a cagare e, mentre loro parlano, lui riparte e ferma il passante dopo. Finalmente troviamo la strada, Conan sviene dalla stanchezza nei sedili posteriori e rinviene solo con la solita puzza di gas del benzinaio! Anche Tziz sembra averne annusata parecchio perchè a un certo punto non sa più tenere la sua corsia!!! Arrivati a Tabriz la nostra guida ci porta nell’hotel che non gli avevamo chiesto ma pur di lasciarlo andare via ci accontentiamo di questo albergo!! L’hotel è carino, si trova vicino al centro, ed ha delle colonne di un materiale definito da Conan “marzapane”. Nos sarebbe un grosso problema se il pavimento fosse stabile ma qui vibra come se ci fosse un terremoto. Pensiamo che al telegiornale non abbiamo mai sentito di tragedie in hotel dell’Iran (come non esistono tragedie in Cina) per cui è impossibile che crollino. Prima di cena facciamo un giro a piedi verso il centro e ci fermiamo in un fastfood dove prendiamo una pizza non-pizza, una birra de-birrizzata e una bevanda simile a del tzaziki liquido! Il posto è comunque fantastico e il proprietario, un ragazzo che parla inglese, ci regala la sua descrizione dell’iran “no beer, no night life. Iran is not a coutry for single”. E’ ora di dormire, torniamo a casa dietro l’ennesimo velo nero di Dart Fener e intonando Guerre Stellari raggiungiamo l’amato albergo. Qualche telefonata e, come ogni viaggio che si rispetti, sbaglio camera! 🙂

Lunedi 30 aprile 2012. L’hotel di marzapane non è molto confortevole, la connessione è scarsa e la colazione lo è ancora di più: uova sode, formaggio locale e l’ormai classico pane sfogliato…nulla di più, nulla per la nostra immaginazione. Dopo i vari aggiornamenti del sito facciamo check out e decidiamo di prendere un taxi in strada, ma veniamo placcati nella hall da un tassista che ci invita sulla sua peugeot…la 405 è ormai il must del nostro viaggio! Non abbiamo fatto un tragitto che si rispetti se non a bordo di questa macchina;-) L’autista è un uomo sulla 60ina, un ex ingegnere militare che tentò di raggiungere gli U.S. ma non fu accettato proprio per i suoi trascorsi militari…brutta storia. Oggi l’aeroporto di Tabriz ci sembra completamente diverso, il sole pieno gli conferisce tutt’un altra dignità rispetto al momento del nostro arrivo. Varcato l’ingresso questa nostra leggerezza si trasforma (al meno per quanto mi riguarda) in tensione, passata la porta subito un primo controllo, ma non da parte dei “pacioccosi” poliziotti ma direttamente da militari in mimetica..la musica è cambiata! Subito una perquisizione leggera, mi aprono il tubetto di paracetamolo, mi chiedono informazioni e mi preoccupo quando attraverso i pantaloni tastano i miei contanti -money!?..aaaa- questo -aaaa- non mi lascia presagire niente di buono dato che è usanza comune paragonare la locale polizia a dei “ruba soldi”. Ci accomodiamo nella sala d’aspetto in attesa che chiamino il nostro volo. Improvvisamente un rombo spacca il normale brusio dell’aeroporto, poi un altro e un altro ancora. Si levano in aria una serie di MIG. Ora capiamo la ragione di tanta sicurezza, siamo in un aeroporto ad uso civile e militare.Durante il controllo veniamo nuovamente fermati dal soldato di turno, prende i nostri passaporti e si annota qualcosa in un foglio. Dopo qualche minuto ci fa accedere al controllo vero e proprio, tutto fila liscio e possiamo raggiungere finalmente l’amato gate. Il volo della Aseman arriva senza intoppi a Shiraz in meno di 2 ore. Siamo veramente vicini al golfo persico, durante la prima fase dell’atterraggio siamo quasi riusciti a sorvolarlo. Il cielo è coperto e fa caldo, il forte vento che spazza il deserto rende il clima veramente gradevole. Usciti dall’aeroporto in costruzione ci fiondiamo verso un gabiottino in lamiera con la scritta taxi, un pò per gioco un pò per curiosità decidiamo di provare un “savari” una sorta di taxi in condivisione tra 4 persone. Indichiamo al “boss” la via di destinazione e come in un asta del pesce lui starnazza il nome cercando di accoppiarci con qualcun altro…Niente, il primo giro va a buca e come in un ballo tutti trovano un compagno mentre noi come la cozza di turno rimaniamo nello spiazzale come due beoti… Lui dice -wait- e noi…wait;-) Nel frattempo facciamo amicizia con un mastodontico biologo marino Azero, anche lui viene da Tabriz. Gli raccontiamo della nostra avventura sul lago di Urmia. La sua compagnia è veramente piacevole, ma come per incanto arriva il nostro cavaliere e ci porta via. Il taxista, un uomo con evidenti problemi a tutti e due i tunnel carpali per tutto il viaggio ci ignora e lungo tutto il tragitto non fa che trangugiare sementine. Alloggiamo al hotel Sasam, un posticino carino. Il manager ci propone una macchina con autista per l’indomani, noi vorremmo una macchina e basta lui insiste. Non so chi avrà la meglio, anche noi lo sapremo solo domani! Ci lanciamo subito alla scoperta della nuova città, Shiraz. Il clima che si respira è diverso, ci ritroviamo subito su una main road e se non fosse per la presenza (a dir il vero molto tranquilla) di militari in mimetica da deserto sembrerebbe di vedere un viale della nostra Romagna. Bancarelle e negozietti stracolmi di ogni tamarreria, sopratutto vestiti…le espressioni dei manichini ve le lascio immaginare dico solo che il più sobrio sembra un tamarro sotto stupefacenti;-). Forse sono un pò dispiaciuto, perchè sento di essermi lasciato alle spalle l’Iran più integralista, più vero. Odio i posti “da turista” e sento di esserci finito dentro, ma a ben vedere non vedo neanche un occidentale…che sia una meta per il turismo locale? Passeggiamo fino all’ingresso di uno dei Bazar. Sono pronto all’ennesima delusione. Dopo pochi passi realizzo che sto giro il bazar è davvero degno di essere visitato! Io e Franz non riusciamo a capire come ragioni questa gente: Mercatini in paesi sperduti = monnezza Made in China (se va bene!) Cittadona turistica = oggetti tipici, preziosi o comunque realizzati a mano. L’equazione non ci torna ma siamo strafelici di essere qui! Per la prima volta non ci limitiamo a delle riprese “rubate” ma iniziamo a filmare con una certa disinvoltura. Siamo nel bel mezzo di un mare di gente immersi tra sete colorate e ogni tipo di cianfrusaglia, sono al 7imo cielo. Nel nostro girovagare troviamo una bottega di un artigiano e strapago delle maniglie di una porta. Decidiamo di perderci nel dedalo di viuzze del mercato e ne usciamo in una main road non meglio precisata. Lo stomaco brontola vogliamo ciboooo. Anche Shiraz sembra offrire tutto di tutto ma nemmeno l’ombra di un dannato ristorante. Che i Musulmani nutrano solo il loro spirito?? Snervati dalla fame, fermiamo l’ennesimo taxista dicendo solo -Restaurant!- Lui annuisce e tra una sgasata, una sfrizionata e una 10ina di minuti buoni arriviamo alla meta. Finalemente un locale tipico. Per tutti i lettori maschietti devo dire che più che strabilianti pietanze abbiamo assistito ad una sfilata delle più belle ragazze di Shiraz…saremo capitati in un locale per I.V.I.P.>Iranian very important people??? Il rientro in hotel è fantastico, ci mettiamo sul ciglio della strada, tassisti (e non) accostano un pochino aspettando di sapere dove dobbiamo andare…il problema è che nemmeno noi ricordiamo la via del nostro hotel..così iniziamo a mostrare una foto di una fortezza distante un paio di cento metri dall’alloggio. Come api sui fiori gli automobilisti ci si avvicinano per poi scappar via pochi istanti dopo. Eccolo finalmente! Arriva il nostro uomo! Si ferma un piccoletto su una Paykan, la macchina standard iraniana. Mostriamo la foto, lui mostra i soldi che vuole e affare fatto. Il nostro eroe dovete immaginarlo come un Tomas Milian seconda maniera, un “er monezza” per intenderci…Musica a tutto volume, luci interne che cambiano colore e led un pò dappertutto. Lui è fantastico! Un vero idolo, all’arrivo da buon supereroe cerca di fregarmi 5.000 Rial (ben 20 Cent circa) ma con Conan non si scherza e riesco a sventare questo intollerabile furto! Con tutti ‘sti 0 non ci capiamo tanto, speriamo di non abituarci troppo perché qui 0000 veri non valgono niente mentre da noi in Italia… e come dico sempre da queste parti -Enjoy my friend!-

Sveglia ore 07:00, oggi vogliamo visitare le rovine di Persepoli che distano circa 60km da Shiraz per poi tornare in hotel, prendere le valige e partire per Isfahan che si trova 500km a nord! Non c’è tempo da perdere per cui rapida colazione con il solito amato trio della tristezza “miele-burro-focaccia” e via alla ricerca della Europecar. L’autonoleggio in Iran è praticamente inesistente e quando chiedi di affittare un’auto senza conducente ti sorridono come se li stessi prendendo in giro. Sappiamo che a Shiraz esiste 1 degli unici 2 uffici iraniani della Europecar quindi riassumendo…il 50% degli uffici di autonoleggio di tutto l’Iran si trova qui, sarà una passeggiata imbattersi in uno di quelli! Ci presentiamo nella via indicata su internet ma, a parte qualche negozietto aperto, troviamo solo serrande chiuse e nessun cartello. Iniziamo a bonificare il quartiere ma niente! Chiediamo informazioni ma la sola domanda di un noleggio senza conducente è difficile da concepire! Finalmente troviamo delle persone che ci sembrano sveglie ed effettivamente a uno di loro viene in mente che il cambiavalute di fianco al suo negozio forse “ha qualcosa a che fare” con le auto. Un ragazzo riesce a rimediare il numero di cellulare di quest’uomo mitologico e in men che non si dica l’ Europ-Tauro arriva ad aprire la sua bottega. Noi gli spieghiamo che abbiamo bisogno di un’auto, lui ci chiede di aspettare e, dopo 2 minuti, senza che sia cambiato nulla, ci dice che non ha auto. Probabilmente non ne ha mai avute, ma ha un cartellone Europecar 🙂 Peccato, ma vista l’alta probabilità di incidente, forse è stato meglio così…gli iraniani guidano molto peggio dei cinesi! Chiamiamo l’hotel (a cui, poco prima, avevamo scortesemente detto di farsi gli affari suoi) e ci procuriamo auto+autista! Da Shiraz a Persepoli a/r vuole 500.000 rial che equivalgono a circa 20 euro, ci sembra molto ma non abbiamo tempo per trovare alternative. Il tassista in realtà ci propone altre maniere di arrivare a Persepoli ma ce le raffigura talmente cupe che in questo momento sono ancora convinto che siano una delle cose più brutte della storia dell’umanità; sicuramente un taxi, il suo in particolare, è la soluzione migliore! L’uomo è un tipo slanciato, simpatico e parla inglese. Ci chiede se vogliamo visitare anche altre rovine per lo stesso prezzo e noi ovviamente accettiamo ma subito dopo dice “ok, no problem, 250 more is ok for you?” Ma come? Non ci avevi detto che era compreso nel prezzo iniziale? Non ci vogliamo più andare! Lui propone mille altre mete per rinnegarle subito dopo e inizia così un inutile quanto esilarante siparietto che dura 30 minuti! Visto che la cifra ci sembra sfacciata per un tragitto di 120 km decidiamo di ammortizzare il prezzo spremendolo di domande e così si inizia in una discussione carica di dichiarazione pesanti.Lui sostiene (e anche noi) che la maggioranza degli iraniani non sia in linea con le posizioni di Ahmad1n3-jad e in particolare si lascia andare ad un insulto davvero pesante: “Ahmad1n3-jad pinocchio”. Visto che il lavoro di un tassista consiste soprattutto nel “guidare” ci sembra la persona adatta a cui chiedere che ruolo abbia la “guida” supr3ma e in che rapporti sia con pinocchio. La sua risposta è semplice e chiara: Ahmad1n3jad è una marionetta ed è solo il portavoce della guida 5uprema, lui è male per l’Iran perchè fa dichiarazioni folli su isr4e1e che nessun iraniano condivide e soprattutto ogni mese versa i ricavi del petrolio ad americani, russi e inglesi per tenerli a bada. “Islam non è bene, invece Scià è bene!”, il sogno è dunque quello di far tornare lo Scià il quale dava libertà religiosa, di costumi e garantiva ricchezza distribuita. Il nostro amico è davvero un temerario e, anche se a volte chiude il finestrino per non farsi sentire, ci sembra davvero coraggioso nell’affermare quello che probabilmente in tantissimi qui pensano. Ci fermiamo a fare benzina e forse capiamo perchè anche lui non fa il pieno. Quando rientra in auto ci spiega infatti di aver utilizzato un tessera che gli consente 2 litri di benzina al giorno a metà prezzo! E’ una tessera distribuita dal governo a tutti i cittadini e questo spiega perchè nessuno faccia il pieno in un giorno solo e spiega anche perchè nei benzinai c’è sempre una fila enorme! Quello che invece non viene spiegato è come mai quando si è in fila ci si debba urlare da una macchina all’altra con un tono da insulto!Proseguiamo il viaggio verso Persepoli e abbiamo modo di ammirare quello che ogni guida segnala come curiosità: gli iraniani sono i campioni mondiali di picnic. E’ vero, gli iraniani si fermano davvero ovunque per fare pranzo sull’erba e ovviamente anche gli spartitraffico dell’autostrada o le rotonde non sono disprezzate! Arrivati a Persepoli, il nostro autista ci chiede cortesemente di fare un tratto a piedi perchè altrimenti dovrebbe pagare il parcheggio! La spesa non è elevatissima…probabilmente si tratta di 10 centesimi ma noi siamo solidali con lui! A Persepoli il sole è violento e ti costringe a tenere lo sguardo basso ma appena alzi la testa rimani ancora oggi a bocca aperta di fronte alla porta di Serse (per intenderci…quello che con gli “immortali” annientò i 300 spartani comandati da Leonida per poi invadere la Grecia. Scusate se è poco!). Persepoli fu la capitale della Persia e non è chiaro se sia mai stata abitata veramente ma di sicuro è chiaro che sia stata costruita per incutere timore ai popoli da conquistare! A noi, che viviamo nel 2012 e che abbiamo già visto Roma, fa sicuramente impressione per la maestosità dei suoi edifici e non è difficile immaginare che quell’impero si estendesse dall’India alla Libia! Finita la visita a Persepoli decidiamo di visitare anche la vicina località di Naqsh-e Rostam dove ci aspettiamo di trovare le tombe dei grandi re persiani. Ci ritroviamo invece di fronte a uno spettacolo indescrivibile! In questo luogo sono stati fatti costruire 4 mausolei sfruttando direttamente intere montagne! L’effetto dal vivo è impressionante e dopo 2500 anni ci ritroviamo ad ammirare le tombe di coloro che furono (e forse sono) i nostri nemici storici. Quando vedo raffigurato su una montagna l’imperatore romano Valerio che si inginocchia di fronte al grande Dario penso che durante il corso della storia milioni di persiani ci abbiano conosciuto tramite questa immagine che raffigura un popolo lontano, misterioso, potente…ma che loro hanno infine piegato.Dopo circa 30 minuti facciamo ritorno alla macchina ma proprio all’uscita incrociamo finalmente un rarissimo gruppo di turisti. Ovviamente sono italiani e ovviamente sono simpaticissimi!! Approfitto di questo racconto (sperando che lo leggano) per salutarli tutti, dalle professoresse al mitico Gianni di Sasso Marconi (che, a suo dire, “dopo il sindaco, vengo io io, prima del maresciallo e del parroco!”). La loro bravissima guida Sohrab (sohrabguodarzi@yahoo.com) parla italiano e sembra molto simpatico! Siamo in direzione hotel per prendere i bagagli e quindi il pullman verso nord ma il nostro tassista ci regala altre emozioni fischiando dietro alle ragazze delle auto affianco! Siamo in Iran, non in Afganistan! 🙂 Arriviamo finalmente alla stazione dei pullman e il nostro tassista ci aiuta a fare il biglietto “V.I.P.”. Cosa significa? Significa un pullman con sedili enormi, possibilità di stare sdraiati, ambiente pulito e pasti come in aereo! Tutto questo lusso ci è costato circa 6 euro e ancora non ci spieghiamo come sia possibile dato che solo la cena, comprata al supermercato ne costerebbe più della metà! Durante il viaggio il pullman si ferma circa ogni 100km per far controllare alla polizia che il suo gps non abbia fatto orari troppo stressanti. La vera sosta però è quella delle 21 dove improvvisamente tutto il pullman scende e sparisce dietro l’ampia porta di un edificio come se fosse una candid camera. Capiamo subito che quella è una moschea e ora è il momento di pregare! Conan rimane a bordo ma io, gentilmente invitato da 2 o 3 persone, scendo incuriosito. Non mi sembra corretto entrare e dunque rimango a guardare sulla porta con un ragazzo che alla domanda “perchè tu non entri?” mi risponde sorridendo “non dirlo in giro ma…a me non piace l’islam!”. Ci mettiamo a ridere e scopro che è un militare in licenza per andare a trovare la morosa! Il suo ruolo nell’esercito è simile al caporale e comanda un gruppo di ragazzi che guidano i carri armati. Ne approfitto per chiedergli come si sente a lavorare nell’esercito in un momento come questo e infine trattiamo anche l’argomento dell’atomica! Gli spiego che in Italia abbiamo una visione dell’Iran molto brutta e che a casa pensano che io sia un posto pericoloso! Lui rimane a bocca aperta e mi chiede se sto scherzando! Gli rispondo che non scherzo affatto e che in Italia i media descrivono un paese della fantasia in cui hanno racchiuso tutto il male che un italiano possa pensare. Di fronte ai suoi occhi mi vergogno un pochino, soprattutto quando mi accorgo che indossa scarpe Nike, beve una Cocacola e ha appena finito di mostrarmi una grande curiosità mista ad ammirazione per il mondo occidentale! Una volta risaliti sul pullman facciamo amicizia anche con altre persone e, dopo aver fatto scattare una gara col cubo di Rubik arriviamo a destinazione. Sono le 23, cerchiamo di prendere un taxi ma qui iniziamo a innervosirci perchè una nuvola di persone vuole aiutarci a scegliere l’hotel! Il mio amico soldato cerca di aiutarci e sorride per tutto il trambusto che si sta creando ma riusciamo presto a finire dentro un taxi…con lui! Giriamo qualche hotel ma la situazione non ci piace. Conan sta per strippare! Loro scendono sempre prima di noi e si fanno fare un prezzo che noi non capiamo ma ovviamente sospettiamo che ci facciano la cresta. La situazione è tesa, non vogliamo il loro aiuto ma non sappiamo se sono in buona fede (nel qual caso saremmo in torto marcio). Entrati nell’ultimo hotel mi fiondo alla reception ma vengo fermato dal nostro amico che vuole parlare prima lui con la reception per “aiutarci”. Ancora non capiamo perchè tanto zelo ma questo hotel ci va bene. Inizio a compilare i dati del passaporto ma sento Conan in lontananza che discute col mio amico. Strappo di mano il mio passaporto dai ragazzi della reception e mi prendo in ostaggio il foglio della prenotazione per capire come stanno le cose prima di concludere. Conan dice di andarsene, io sono d’accordo ma i ragazzi della reception ci inseguono minacciosi perchè rivogliono la prenotazione. Io, da parte mia, non voglio lasciare i miei dati a degli sconosciuti e così gli strappo in mille pezzi, davanti agli occhi, il foglio che volevano! Mi porto via i pezzi con il numero di passaporto e gli consegno gli altri 999 pezzetti. La situazione è tesa, siamo 4 contro 2 e non vogliono lasciarci andare. Conan è tesissimo e io sono pronto a tutto. L’incognita del militare coinvolto non aiuta ma dopo 10 minuti di trattativa riusciamo a svincolarci e li piantiamo in asso! Il militare, ancora convinto di essere nostro amico dice che vuole venire con noi ma ormai il rapporto si è rotto, lo ringraziamo per la premura e lo molliamo sul marciapiede mentre noi ci allontaniamo nei viali deserti e in ombra. Ce l’abbiamo fatta! 🙂 Io non so se davvero il nostro amico militare volesse aiutarci ma sono sicuro che stia leggendo questo diario per cui, caro Amin, ci dispiace per quello che è successo ma se vuoi chiarire hai la nostra mail e numero di telefono. Per la cronaca, dopo 10 minuti troviamo un’altro hotel più bello e più economico dell’altro!! Ci fiondiamo in camera e cerchiamo di dimenticare le ultime 2 ore!!

Mercoledi 02 maggio 2012. Notte turbolenta ieri sera…il mattino sembra aver cancellato ogni brutto ricordo e stanchezza. Dopo un buffet per la prima volta degno di questo nome partiamo alla scoperta di Isfahan. Scendiamo i tre gradini dell’hotel e quella che la sera prima ci era sembrata una viuzza mal frequentata si scopre una main road di tutto rispetto. Ovunque alberi, viali, parchi, fontane e udite udite gli automobilisti rispettano (quasi) i segnali stradali!!! Se non fosse per il nugolo di veli neri ed i 30 gradi sembrerebbe di essere in una città del nord europa! Com’è possibile che nessuno “de no altri” conosca questa città? Arriviamo al Bazar. Franz è disperato perché sa che gli farò perdere un sacco di tempo nella mia “IndianaJonesistica” speranza di trovare qualche tesoro prezioso da portare in Italia come vessillo del nostro viaggio…sono proprio scemo… Il Bazar ha una forma atipica, non è il solito dedalo di vie e viette labirintiche, ma una sorta di rettangolo che costeggia la piazza.Imam Square è la seconda piazza al mondo per dimensioni, superata soltanto dalla sconfinata piazza Tien An Men di Pechino. Qualche centinaio di anni fa era consuetudine per gli Inglesi giocare a Polo (quello a cavallo) in questa piazza. La maggior parte delle miniature vendute nei negozi rievocano ancora questi momenti. A proposito di miniature non ho affatto vita facile qui…questi maledetti non sono avvezzi alle contrattazioni e quando tento di tirare un pochino…la corda si spezza. Prova una volta, due, tre comincio a pensare che se non caccerò la grana la mia collezione di miniature non avrà un nuovo piccolo gioiello grrrrr… Dopo l’ennesimo tentativo andato male ci affacciamo sulla piazza, qui la chiamano “la metà del mondo”. Semplicemente bello. Nella porzione centrale di ogni lato si trovano enormi portoni finemente intarsiati da mosaici. Il bianco e il blu dominano sulle figure di fiori e altri svariati tipi di decorazioni. Siamo di fronte ad un vero “ricamo” architettonico! La Moschea si raggiunge varcando la porta del lato principale della piazza. Siamo suggestionati da tanta grandezza. Vi do un paio di curiosità: Lo Scià Abbas che commissionò questa moschea non aveva un carattere “facile” (uccise un paio di suoi figli e non so chi altro) così il suo architetto per dei ritardi nei lavori una volta fu’ costretto a scappare per salvare la pelle. L’altra cosa curiosa è che al centro della sala principale un particolare sistema acustico rende possibile la percezione all’orecchio umano di 12 differenti tipi di eco. Quelli prodotti in realtà sono 40, ma non tutti sono percettibili. Dopo questa parentesi culturale i nostri cervelli affaticati hanno necessitato di una sosta. Abbiamo deciso di sfidare gli iraniani nel loro terreno più forte: la sacra arte della PicNicologia! Tra la curiosità degli “indigeni” per una volta come dei veri emulatori Made In Italy ci siamo stesi dentro una delle sterminate aiuole nel centro della piazza. Vi dico con sincerità che pensavo fosse una grande cazzotta, ma sono stato costretto a ricredermi, è proprio una non-attività veramente rilassante;-). Isfahan è una città turistica e durante il nostro non-fare veniamo salutati, raggiunti e intrattenuti da un regale pezzente:-). Questo “fenomeno”starnazza strane cose, vaneggia sulla pagina 48 della Lonely Planet…che sia questo il suo libro sacro?? Non parla italiano ma conosce per filo e per segno quello che c’è scritto sopra. Dice che 10 anni fa fu la guida di “Antonio”! Noi ci guardiamo e ci diciamo…ma chi è Antonio??? Il fenomeno si chiama Ali, un ex professore, geologo, sociologo e un altro centinaio di cose almeno. Rapiti dalla sua esplosività e atterriti dalla sua puzza ci scambiamo i numeri di telefono. Mi sono scordato di dirvi che per fare il figo giorni fa mi sono comprato una sim card iraniana…solo che nell’operazione chirurgica della sostituzione della carta sono riuscito a perdere la mia con tutti i vostri numeri…offffff Ali ci studia un piano dettagliato da qui a più o meno la fine dei nostri giorni infarcendo ogni giornata con almeno 100 attività e almeno 48.000 posti da vedere. L’antipasto sarà lo spettacolo alla “casa della forza” alle 8.30. Noi un po’ per levarcelo di torno un po’ per simpatia gli promettiamo almeno una telefonata. Il resto del pomeriggio lo passiamo all’insegna del relax, una lunga passeggiata per le vie della città fino ad arrivare ad un lunghissimo ponte di mattoni. Anche questo è un ritrovo elettivo per i cittadini di Isfahan nelle assolate giornate di questo inizio maggio. Ci concediamo anche un piacevole drink nella sala da the sotto il ponte (a dire il vero Franz si spara una Coca Cola Made in Iran). Dopo una breve sosta in hotel prendiamo coraggio e chiamiamo il pazzo, cioè la guida non ufficiale per il miglior tour non ufficiale dell’Iran. Dopo pochi minuti ci raggiunge in hotel con una bici scalcinata almeno quanto lui, l’effetto sul tipo della reception non deve essere stato dei migliori dato che si raccomanda -take u care!- Si ripresenta ripetendo la solfa -Io sono vostra guida culturella-…dopo una passeggiata notturna di una ventina di minuti piena zeppa di spiegazioni sulla politica iraniana raggiungiamo la nostra meta. Ci aspetta lo spettacolo dello Zurkhaneh. Questa disciplina è difficile da capire per noi occidentali. Creata dei seguaci di Zoroastro affonda le sue radici nei millenni ed è stata poi “adattata” all’Islam dopo l’invasione degli Arabi. E’ diventata una sorta di ponte tra religione e pratica sportiva dove ritualità,forza ed equilibrio psico fisico rivestono un aspetto importante. La palestra semivuota adornata da strani attrezzi e da centinaia di foto di antichi wrestler rendono l’atmosfera a dir poco mistica. Io e Franz siamo rapiti da tutto quello che ci circonda. IL tutto si svolge in una sorta di arena ricavato da un incavo di circa 1,5 metri di profondità. Lo Zurkhaneh originariamente serviva come propedeutica per i soldati al combattimento una volta persa l’arma, in epoca recente come riscaldamento per i wrestler fino a diventare oggi una vera e propria disciplina assestante. Si tratta di un rituale spietato svolto con una specie di clave che devono ruotare intorno alle spalle, sterminate sessioni di flessioni, flessioni laterali, movimenti per il capo per la schiena e una danza che ricorda molto quella dei Dervisci.Il tempo viene scandito da una sorta di moderatore che canta, prega e percuote un tamburo. Tutto intervallato da costanti lodi e auguri per Allah, Maometto e la sua famiglia. Quando lo spettacolo termina e svanisce la tensione chiedo di provare, scendo nell’arena e inizio a maneggiare queste pesantissime clave…gli atleti si divertono molto con me e mi lascio volentieri coinvolgere in prove di forza. Imparo a sollevare una specie di porte a mo di bilanciere. Avendoli ormai conquistati mi fanno posare insieme a loro e insistono perché gli spedisca le stampe delle nostre foto da attaccare alla parete. Non vedendo nessun altro “profano” nella loro collezione, mi sento onorato. Mi sono guadagnato un piccolo posto nella secolare storia di questa palestra! Congediamo Ali la guida culturella con la promessa di rivederci l’indomani. Anche oggi nessun lupo cattivo ci ha mangiato 😉

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