Viaggio in Egitto 3

Il 5 febbraio è arrivato: si parte per l’Egitto, un paese che, per la sua civiltà, è sempre stato nei nostri sogni. Tante immagini dai tanti volumi sull’Egitto che abbiamo in casa sono nei nostri occhi, ma vedere i monumenti e le opere della civiltà egizia dal vivo sappiamo sarà tutta un’altra cosa. Un viaggio che ci affascina ancor...
Scritto da: batigen
viaggio in egitto 3
Partenza il: 05/02/2006
Ritorno il: 12/02/2006
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
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Il 5 febbraio è arrivato: si parte per l’Egitto, un paese che, per la sua civiltà, è sempre stato nei nostri sogni.

Tante immagini dai tanti volumi sull’Egitto che abbiamo in casa sono nei nostri occhi, ma vedere i monumenti e le opere della civiltà egizia dal vivo sappiamo sarà tutta un’altra cosa.

Un viaggio che ci affascina ancor prima della partenza.

In pullman raggiungiamo l’aeroporto della Malpensa e nel primo pomeriggio l’aereo si alza dal suolo e dopo qualche ora di un cullarsi in un grande fiocco di bambagia (così è sotto di noi), eccoci, ora è buio e non c’è più una nuvola in cielo, sopra l’Africa: l’Egitto.

In breve atterriamo all’aeroporto di Luxor e, dopo le formalità doganali, un altro pullman ci porta alla motonave, la Lady Sophia, ancorata sulle sponde del grande Nilo. Prendiamo possesso della nostra cabina, molto più grande di quanto avessimo immaginato, scendiamo nel ristorante per la cena (a buffet, così come saranno anche la colazione e il pranzo) e facciamo un giretto per la motonave per prendere visione di quella che sarà per tre giorni la nostra abitazione.

Dopo un sonno poco profondo, la sveglia, il primo giorno, è di mattino presto perché oggi 6 febbraio sarà una giornata intensa: il pullman ci porterà al di là del Nilo, sulla sponda ovest per i Colossi di Memnone, il Tempio di Deir-el-Bahri, la Valle delle Regine e la Valle dei Re, e in seguito sulla sponda est per i grandi Templi di Luxor e di Karnak.

Il nostro accompagnatore, Nady, si rivela subito una guida preparata, ma soprattutto uno che quando parla sa coinvolgerci tutti e sa trasmettere l’amore per la sua terra.

Alle 6.30 circa siamo già davanti ai Colossi di Memnone, giganti di pietra, i soli rimasti di un grande tempio.

Poi è la volta del Tempio di Deir-el-Bahri, conosciuto anche come quello della regina Hatshepsut, unica donna a ricoprire la carica di faraone. Il tempio, dalle dimensioni enormi, ai piedi di un anfiteatro di roccia, offre da lontano, con le sue terrazze e le sue scalinate, una vista spettacolare.

Raggiungiamo successivamente la Valle delle Regine, piccola valle meridionale di Tebe ovest attorniata da suggestivi dirupi dove furono sepolti in un primo tempo principi e principesse, in seguito le “spose reali”. Visitiamo la prima tomba della giornata.

Il sole nel frattempo comincia a scaldare sempre di più.

Una fermata di mezz’ora presso un artigiano dell’alabastro in un villaggio della zona permette a tutto il gruppo di poter comprare qualcosa: noi acquistiamo, dopo aver contrattato il prezzo, come avevamo letto nelle guide e come ci era stato anticipato da Nady, un altorilievo in calcare che oggi fa già sfoggio nel nostro soggiorno. Come moltissimi compriamo anche qualche scarabeo di alabastro, considerato un portafortuna, fatti a mano in quanto uno diverso dall’altro.

Raggiungiamo l’ingresso della Valle dei Re, dove un trenino ci accompagna poi fino alla zona delle tombe.

Le tre che visitiamo hanno pareti tappezzate di pitture dal disegno raffinato, dagli stupendi colori accostati con sensibilità cromatica, fantasia, spirito di osservazione e gusto di eccezionale livello.

A mezzogiorno iniziamo la visita del grande Tempio di Luxor, con le sue statue di granito, le colonne scolpite, il viale delle sfingi e l’obelisco che segnava l’ingresso al tempio, una meraviglia.

Poco dopo le tredici siamo davanti a quello che è il più maestoso complesso templare di tutto l’Egitto: Karnak, la cui costruzione durò 17 secoli e impegnò decine di re (il tempio di Amon cominciò ad essere costruito dai re della XII dinastia nel 2000 a.C. E ancora all’epoca romana vennero aggiunte delle parti).

Le costruzioni sono affastellate, gli stili si accavallano, ma Karnak è una delle cose più importanti dell’Egitto; per il periodo tebano Karnak è addirittura tutto l’Egitto, quello che esprime meglio una civiltà giunta al massimo del suo splendore e della sua potenza.

Di fronte poi alla foresta di colonne (134) della sala ipostila siamo rimasti sbalorditi, stupefatti dalla grandiosità, dalla magnificenza, dagli immensi capitelli, dallo spettacolo unico al mondo che questa sala è stata in grado di offrirci.

Sono le 14.00 quando dobbiamo ritornare, con dispiacere, alla motonave: è l’ora del pranzo, ma a Karnak ci si sarebbe potuti fermare anche tutto il pomeriggio, tanto e tanto c’è da vedere e da scoprire.

La motonave stacca gli ormeggi e parte verso sud dove, prima della fine della giornata, dovrà passare la chiusa di Esna. Il pomeriggio passa tra un tè con i pasticcini preso sul ponte della nave e gli sguardi alla striscia di verde che accompagna il Nilo lungo tutto il suo percorso: qualche villaggio, delle donne e dei bambini sulla riva, una o due fabbriche.

7 febbraio: Arrivo ad Edfu.

Una carrozzella, a dire il vero un po’ sgangherata e sporca, ma anche questo fa parte dell’Egitto, attraversando la cittadina ci porta fino al Tempio di Horus, dove arriviamo dopo le 9.30.

Due grandi statue di granito nero del falco Horus inquadrano la porta monumentale, bassorilievi e iscrizioni ricoprono tutti i muri, interni ed esterni.

La cerimonia più importante era la festa del Buon Incontro, che si svolgeva ogni anno quando la dea Hathor, sposa di Horus, lasciava il Tempio di Dendera per ritrovare lo sposo ad Edfu.

Al ritorno, dalla stessa carrozzella possiamo osservare come si svolge la vita quotidiana. Dopo una lunga navigazione sul Nilo arriviamo verso le 17.30 (il sole sta tramontando) a Kom Ombo e dalla motonave si vede già il Tempio, proprio lì, su uno sperone che domina un’ansa del Nilo, davanti al punto in cui attraccheremo.

Lo visiteremo di sera, illuminato, così ci aveva anticipato Nady, e sarà uno spettacolo.

Il Tempio di Kom Ombo è consacrato a due divinità: il falco Haroeirs (Horus) e il coccodrillo Sobek.

Nady ci fa notare, sul muro esterno, la celebre parete degli strumenti chirurgici: scalpelli, forbici, pinze, bilance e cucchiai a testimonianza delle conoscenze mediche degli antichi Egizi.

Il giorno dopo, verso le 8.30, arriviamo in vista della città di Aswan, ultima tappa con la motonave che da qui non potrebbe proseguire sia per i numerosi massi che affiorano dal Nilo (la prima cataratta di un tempo) sia perché ad Aswan ci sono la vecchia Diga e la Grande Diga che ha formato il grandioso lago Nasser.

Qui è la fine dell’Egitto, qui finisce la ferrovia; dopo, per chilometri e chilometri, il lago Nasser e il deserto.

La giornata, come da programma, prevede un giro in barca a motore fino ad un’isola del Nilo in visita ad uno dei villaggi nubiani sorti dopo il trasferimento di popolazioni ndalle terre più a sud allagate dal lago.

Nel pomeriggio, dapprima in pullman e poi in barca, arriviamo ad un altro Tempio, quello di Philae , dedicato ad Iside, smontato, trasportato e rimontato tra il 1972 e il 1980 da una vicina isola sull’isola di Algikia. Ritornati al pullman visita alla sommità della Grande Diga.

La sera ci aspetta una serata araba con un bravo ballerino derviscio e con una danzatrice del ventre (quest’ultima ha deluso un po’ tutti; la danza del ventre è un’altra cosa).

9 febbraio: Giro panoramico in barca intorno all’Isola Elefantina (peccato non aver potuto vedere il giardino botanico) con vista sugli ipogei dei Principi di Elefantina, sul Mausoleo dell’Agha Kan, sull’Hotel Cataract, legato al nome di Agata Christie, e naturalmente sulla città di Aswan.

Ed ora in pullman all’aeroporto di Aswan per il volo che ci porterà in un altro dei siti più importanti di tutto l’Egitto, Abu Simbel, luogo che Ramses scelse 3200 anni fa affinché il colossale monumento servisse da monito ai nemici che dal sud si fossero inoltrati nel cuore dell’Egitto.

Lo scelse anche perché Nefertari, la più illustre delle sue mogli, era nubiana e a Lei è dedicato il più piccolo dei Templi.

Anche Abu Simbel, grazie alla sensibilità e all’intervento internazionale, non è stato irrimediabilmente sommerso dalle acque.

Oltre ai 1100 blocchi risultanti dal taglio dei templi, furono tagliati dal colle originale altri 6450 blocchi per poter ricostruire con fedeltà la roccia nelle immediate vicinanze dei templi: il colle nuovo di Abu Simbel è identico al vecchio. Sono tante le immagini che ci si pongono davanti: la grandiosità delle statue, la finezza dei rilievi, la bellezza del luogo, l’imponenza della concezione stessa dell’opera, l’enorme impresa del suo trasferimento: tutto questo contribuisce a lasciarci stupiti, piacevolmente sorpresi.

Ripreso l’aereo che ci ha aspettato in aeroporto, arriviamo in tarda serata al Cairo, dove un pullman ci trasporta fino all’albergo Le Meridien Pyramid di Giza, proprio vicino alle Piramidi.

10 febbraio 8.30: Siamo già sulla spianata davanti alle grandi Piramidi di Cheope, Chefren e Micerino e alla Sfinge.

La giornata è bellissima, senza smog, il cielo è azzurro e limpido.

Entro nella piramide di Chefren, un corridoio angusto e molto basso, bisogna camminare carponi, non c’è nulla da vedere se non la camera spoglia del sarcofago, ma è un’emozione, ed immagino come sia stata grandissima quella di chi per primo entrò scoprendo quel cunicolo.

Visitiamo poi l’Istituto dei Papiri, diversi dai “babiri” che per pochi Euro vengono offerti in qualsiasi punto della città, e tutti ne compriamo almeno uno.

Noi scegliamo “L’albero della vita” e “La carta di nozze”.

Pranzo in un ristorante vicino all’albergo, tutto a base di pesce, e nel pomeriggio partenza ancora in pullman per Saqqara e Menphis.

Bellissimo il complesso funerario di Zoser (o Djoser), con l’unica entrata a cui si può accedere al complesso, il lungo colonnato, la grande corte su cui si affaccia la prima piramide in pietra (mastaba o piramide a gradoni) sorta sul suolo egizio e le cappelle dell’incoronazione del faraone come Re del Basso e dell’Alto Egitto (Festa dell’Heb-Sed).

Magnifici la grande statua coricata di Ramses II e la sfinge di alabastro del peso di 80 tonnellate del Museo di Menphis.

Alla sera in un teatro all’aperto davanti alla Sfinge e alle Piramidi ci aspetta lo spettacolo in lingua italiana “Sounds and lights”, ma una sorpresa ci attende al nostro rientro in albergo: assistiamo alla festa di un un matrimonio musulmano nella hall dell’hotel, con musica assordante, balli tradizionali e costumi tipici.

Siamo arrivati ormai all’ultimo giorno di questo bellissimo viaggio con la visita al Museo Egizio, dove potremo ammirare le ricchezze custodite nella tomba di Tutankhamon e qui conservate.

Proseguiamo però in ordine: di primo mattino abbiamo visitato la Cittadella, ricca di testimonianze arabe tra cui la moschea di Nasir al-Muhammad, ma soprattutto la Moschea di Muhammad Ali, detta anche la Moschea d’alabastro, dove siamo entrati , dopo esserci tolte le scarpe, come d’obbligo, per ammirare le ricchezze ornamentali che la decorano.

Da qui il pullmann ci ha portato al Museo Egizio, dove rimaniamo stupefatti alla vista dei tanti tesori che riempivano la tomba di Tutankhamon, re morto a soli 18 anni. Ammiriamo il grande santuario dorato che ne conteneva altri tre, i due sarcofagi lignei con il sarcofago d’oro massiccio del peso di 110 Kg., la rilucente maschera d’oro di 11 Kg. E tanti altri oggetti, come i contenitori per vasi canopi, gli innumerevoli collari, collane, bracciali e pettorali, il carro da cerimonia, il trono d’oro, le sedie, i letti e i poggiatesta che accompagnavano il faraone nell’eternità.

Pranzo in un ristorante caratteristico sul Nilo e poi, nel pomeriggio, visitiamo il mercato di Khan al-Khalili, il più grande e caratteristico bazar dell’Egitto, un intrico di strade e botteghe tra spezie, narghilé, tappeti e moschee.

Uscita la sera per vedere Il Cairo di notte, una città dal traffico caotico, con grandi arterie stradali dove la guida non è sempre rispettosa delle regole; facciamo una breve sosta alla tribuna dove venne ucciso 25 anni fa il Presidente Sadat la cui tomba si trova di fronte vicino al monumento del Milite ignoto.

12 febbraio: colazione in hotel e via per l’aeroporto. L’aereo che ci riporta a casa con gioia e rammarico insieme (la gioia di ritornare nella nostra Europa e di aver visto cose meravigliose, il rammarico di lasciare un Paese pieno di civiltà, una civiltà senz’altro fra le più grandi di tutti i tempi) ci dona, con il concorso del tempo, un ultimo spettacolo sulla Grecia e sull’Italia.

E’ stato un viaggio bellissimo che ci ha donato forti emozioni e ci ha lasciato, grande, il desiderio di ritornare.



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