Viaggio in Botswana

VIAGGIO IN BOTSWANA Dal 9 al 25 agosto 2008 Tour operator Kiboko AdventuresE’ mattina quando atterriamo a Johannesburg, dopo il ritiro dei bagagli attendiamo il nostro referente per il transfer in hotel. Dedichiamo la giornata al relax ed alla visita del centro commerciale che sorge in questa zona chiamata Centurion. Alla sera incontriamo le...
Scritto da: Enrico_Elisa
viaggio in botswana
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 3500 €
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VIAGGIO IN BOTSWANA Dal 9 al 25 agosto 2008 Tour operator Kiboko Adventures

E’ mattina quando atterriamo a Johannesburg, dopo il ritiro dei bagagli attendiamo il nostro referente per il transfer in hotel. Dedichiamo la giornata al relax ed alla visita del centro commerciale che sorge in questa zona chiamata Centurion. Alla sera incontriamo le nostre guide Luky e Seifu che ci forniscono informazioni sul tour e sul suo svolgimento, nonché rischi e pericoli dello stesso. Ci viene anche richiesto di indicare il numero di telefono di un parente in Italia da contattare in caso di bisogno, e devo dire che questa particolare richiesta ci ha un pochino turbati, ci salutiamo dandoci appuntamento al mattino successivo.

Alle 7 siamo pronti, troviamo ad aspettarci un mezzo tipo camion con una parte dedicata ai passeggeri e una posteriore per il carico, mettiamo tutti i bagagli a bordo e siamo pronti per partire. Lasciamo la città per dirigerci in Botswana, attraversiamo zone abitate con diversi quartieri di casette basse tutte uguali, e altre verdissime totalmente disabitate. Arriviamo al primo confine di questo viaggio, scendiamo e facciamo timbrare i passaporti in uscita dal Sud Africa e in un altro ufficio, l’ingresso in Botswana.

Il paesaggio cambia immediatamente, lasciamo la civiltà per entrare nel Deserto del Kalahari, una zona arida di savana ricoperta da sterpaglia gialla ed arbusti bassi e spinosi.

All’imbrunire ci fermiamo per piazzare l’accampamento e siamo tutti un po’ perplessi perché Luky ferma il truk in una zona completamente isolata, parcheggiando in un sentiero trovato lungo la strada. L’operazione di scarico del mezzo e montaggio delle tende è piuttosto lungo perché questo oltre alle tende e ai materassini trasporta anche tutto il necessario per allestire una vera e propria cucina, con tavoli, sedie, vasche per lavare il materiale da cucina, bombola per il gas, nonché scomparti per il cibo e riserve d’acqua per cucinare. Piazziamo le tende in fila lungo il sentiero sterrato e accendiamo un bel fuoco caldo, è già buio e attorno a noi si sentono in lontananza i gridolini ed i latrati degli sciacalli. Fa decisamente freddo e consumiamo la nostra prima cena a base di carne alla griglia e polenta bianca, poi una bella tazza fumante di te caldo davanti al fuoco e pronti per dormire. Confesso che durante la notte abbiamo dormito poco, forse il freddo o forse l’adrenalina per la nuova avventura. Al mattino facciamo circa 300 km con un paio di soste fotografiche e raggiungiamo il KALAHARI KAMP un bel campeggio dotato di docce ed acqua corrente. Nei pressi di questo una piccola comunità di Boscimani che vive nella savana, ci mostra dove trovare alcune bacche o radici da loro usate per la loro sussistenza e l’ uso che ne fanno, nonché le proprietà curative, una viene addirittura usata per tingere le pelli per il loro abbigliamento ed il ricavato della visita serve per autofinanziarsi. Sono di corporatura esile, bassi di statura, capelli ed occhi nerissimi, hanno dei bei lineamenti, sono vestiti di pelli di capra ed hanno i piedi scalzi.

Durante la cena sentiamo in lontananza i canti e la musica dei Boscimani, probabilmente uno spettacolo per altri turisti.

Alle 6 sveglia, fa ancora buio, la notte è stata più mite rispetto a quella precedente, ma sempre fredda e quindi abbiamo riposato. Smontiamo le tende mentre il nostro cuoco Seifu ci prepara la colazione, carichiamo tutto sul truk e partiamo rapidamente visto che oggi ci aspettano 400 km per arrivare a Maun, dove passeremo la prossima notte. Nel tragitto è sempre savana arida ed un caldo sole ci scalda la pelle ancora infreddolita dall’aria mattutina. Vediamo alcuni alberi di baobab e sopra scorgo diversi nidi dalle grandi dimensioni, sopra uno di questi si trova appollaiato un grosso avvoltoio dal becco bianco. E’ stupendo e se ne sta tranquillo sul suo nido, quasi come se stesse covando.

Arrivati a Maun, grossa città ricca di negozi, banche e dove si trova anche un piccolo aeroporto per voli nazionali, ci sistemiamo all’AUDI CAMP, un campeggio davvero bello dotato anche di corrente elettrica, nonché di bagni e docce spettacolari.

Al pomeriggio torniamo in centro a Maun per fare scorta d’acqua e cibo, cambiare in banca gli euro in dollari e programmare le eventuali escursioni alle Cascate Vittoria.

Il mattino successivo sveglia e spostamento nel Parco Moremi, la strada è in parte sterrata e molto disconnessa, per questo abbiamo dovuto usare due jeep lasciando il truk all’Audi Camp, e per questioni di spazio abbiamo dovuto ridurre il bagaglio portandone uno a coppia con dentro lo stretto necessario. L’entusiasmo è alle stelle quando vediamo i primi animali, ma Sten la nostra guida ci dice che siamo solo all’inizio del parco.

Dopo una prima parte caratterizzata dalla foresta, arriviamo in una radura verde dove troviamo numerosi bacini d’acqua e dove vi stanno immersi con le loro lunghe gambe numerosi trampolieri ed uccelli di tanti tipi, vi sono anche delle belle gazzelle che si abbeverano. Raggiungiamo una zona acquitrinosa ricca di papiri dove vediamo una elegante giraffa mangiare in lontananza tra gli alberi, scarichiamo e piazziamo le tende sotto gli alberi della salsiccia, siamo al THIRD BRIDGE CAMP. Decisamente spartano come posto, ma le nostre guide ci avevano preparato la sera prima, soprattutto per la presenza di animali selvaggi, iene ed ippopotami che possono aggirarsi indisturbati soprattutto col buio, c’è anche un piccolo casotto con le toilette, uomo e donna separati, sono elettrizzata per la bellezza di questo posto.

Nel pomeriggio visitiamo la riserva e fortunatamente vediamo subito una splendida leonessa ed una femmina di leopardo con cucciolo che si aggirava tra i cespugli. Vediamo tantissime gazzelle ed impala, belli con le loro gambe sottili e le belle sfumature di marrone, ma l’incontro con la leonessa a pochi metri ci aveva stregato. Era sdraiata tranquillamente ai piedi di un termitaio proprio al lato del sentiero, abbiamo fermato la jeep all’istante per osservarla, e lei dopo qualche istante si è alzata girandoci a fianco, per andarsi a mettere nell’erba soffice dal lato opposto del sentiero. Sembrava così tranquilla ed innocua quasi come un grosso gatto, vedevamo benissimo le piccole macchie marroni più scure che ha sul ventre e le mosche che le si posavano sul muso.

Torniamo al campo dove Seifu aveva già acceso un bel fuoco e mentre ci prepara su questo un buonissimo pollo alla griglia, noi ci riguardiamo le foto scattate e condividiamo con gli altri le nostre emozioni. Il profumino della carne richiama un ospite indesiderato, una grossa iena adulta continua ad aggirarsi attorno alle tende. Durante la notte sentiamo i grugniti degli ippopotami che escono dalla palude per mangiare l’erba, ma non osiamo alzare la porta della tenda per curiosare perché questi animali sono veramente pericolosi.

Alle 6 comincia a sorgere il sole e le stelle lasciano il posto all’alba, sulla palude c’è un sottile strato di nebbiolina ed un buon caffè caldo ci ristora. Siamo pronti e partiamo con Sten per un nuovo game drive nel Parco Moremi, vediamo panorami suggestivi, la savana è in alcune zone più arida e ci sono tronchi di albero neri che sembrano delle sculture abbandonate, e zone più verdi con stagni e le immancabili gazzelle, babbuini che si rincorrono giocando, giraffe con i loro colli lunghi ed i loro movimenti eleganti ed aggraziati, zebre e tanti tipi di uccelli dai colori sgargianti e dalle diverse dimensioni, alcuni con lunghi becchi arcuati. Ritroviamo anche il leopardo del giorno precedente che stava comodamente sdraiato sul ramo di un albero, con la lunga coda che penzolava dal ramo. Lo osserviamo a lungo fino a quando si alza e con rapidi movimenti scende dall’albero per girare tra i cespugli alla ricerca del suo cucciolo. Il suo manto è bellissimo caratterizzato per le diverse tonalità di colore e per le macchie definite a fiore perché all’interno di una macchia nera ce n’è una marrone. Nel pomeriggio dopo un paio di ore di riposo per il pranzo presso l’accampamento, facciamo una piacevole navigazione nei canali del Delta dell’Okavango a bordo di piccole imbarcazioni in legno chiamate “mokoro” che vengono guidate con un lungo remo facendo forza sul fondo del canale. Il paesaggio è molto rilassante nonostante il caldo afoso, canneti e bambù tutt’attorno, si specchiano nell’acqua del canale assieme al bel cielo azzurro, silenzio, solo il rumore dell’acqua mossa dal remo del nostro accompagnatore. Vediamo belle ninfee dai colori delicati e gruppi di elefanti che mangiano tranquillamente. E’ piacevole farsi cullare dall’acqua immersi nella natura, il ragazzo che guida il mokoro è molto giovane ed è curioso, vuole sapere cose sul nostro paese e gli insegniamo qualche parola in italiano.

Il mattino successivo spostiamo l’accampamento alla Riserva Moremi Khwai e ci piazziamo in riva alla palude, vicino all’acqua e alla vegetazione. Durante il trasferimento attraversiamo una foresta di alberi di mopane con numerosi tronchi distrutti dal passaggio degli elefanti, all’interno si trovano piccoli stagni dove vanno gli animali ad abbeverarsi.

Vediamo tanti elefanti, gazzelle e con grande sorpresa troviamo la carcassa di una di queste sbranata per metà, con calma, facendo silenzio ci guardiamo attorno e vediamo poco distante nascosto tra i tronchi morti a terra un bellissimo leopardo, perfettamente mimetizzato dalla vegetazione. In questa zona è particolarmente fitta e non è facile tenere la pista giusta neppure per una guida esperta come Sten, perché questo terreno cambia in continuazione e vi si trovano sempre nuovi ostacoli, come bacini d’acqua e rami spezzati che chiudono il passaggio.

Montiamo le tende vicino all’acqua e vediamo subito alcuni babbuini girare sugli alberi alla ricerca di cibo. Partiamo per un nuovo game drive nella parte sud e vediamo alcuni coccodrilli placidamente fermi sulle rive degli stagni e grossi ippopotami che spostandosi tra la vegetazione palustre si creano dei veri e propri canali. Questi si nutrono di un tipo di pianta che cresce nell’acqua chiamata “ippograsse” ed ha il fusto lungo e sottile, inizialmente di colore verde e invecchiando diventa gialla.

Sono quasi le 18 dobbiamo rientrare perché è vietato girare nei pachi dopo il tramonto.

Come consuetudine sveglia alle 6 e dopo un ora siamo pronti per il primo safari all’alba. L’aria è fredda e la luce è quella debole e velata dell’inverno. Visitiamo la parte nord della Riserva, vediamo un grosso bacino d’acqua abitato da tanti ippopotami, avvistabili anche dall’alto da una struttura in legno creata dai guardia parco. Proseguendo l’esplorazione troviamo una bella leonessa appollaiata sulla montagnola dove sorge un termitaio, sembra essersi messa in posizione favorevole per osservare il panorama e le possibili prede. Questa zona è molto ricca di animali, vediamo facoceri, gazzelle e tantissimi impala che pascolano nella savana, Sten ci stupisce avvistando durante la guida, un bell’esemplare di iguana di colore verde sul tronco di un albero.

Dopo pranzo restiamo a chiacchierare attorno al fuoco con una delle ragazze del gruppo, mentre gli altri si concedono un po’ di riposo. Finalmente alle 16 si presenta Sten pronto per un nuovo giro nel Parco Moremi. Costeggiamo vaste aree paludose, dove possiamo vedere tantissime specie di uccelli dai colori sgargianti, trampolieri e anche coccodrilli in attesa sulla riva. Vediamo numerosi elefanti uniti in gruppo, alcuni che si abbeverano con la lunga proboscide, ed altri che ci attraversano la strada per entrare nella foresta, un bell’esemplare di fish eagle dal petto bianco in cima ad un albero che osserva dall’alto i movimenti nell’acqua.

Addentrandoci per vedere animali diversi troviamo una simpatica mangusta sulla cima di un termitaio in posizione di vedetta, gazzelle ovunque che ci attraversano la strada, e finalmente dopo tante ricerche anche gnu e un bel gruppo di bufali che ci guardano con sospetto.

Il cielo è tinto di rosa e rosso fuoco, la luce è calda, è il tramonto e l’allarme dell’orologio della nostra guida ci segnala che mancano pochi minuti alle 18, velocemente ripercorriamo la strada per l’accampamento concedendoci una piccola sosta per vedere un altro esemplare di leopardo sopra ad un albero. Decisamente una giornata emozionante! All’alba, mentre una coppia di ippopotami nell’acqua vicina sbuffano e grugniscono, smontiamo l’accampamento e carichiamo tutto sulle jeep, torniamo verso la civiltà, a Maun presso l’Audi Camp ritroveremo il truk con a bordo il resto dei nostri bagagli. Come usciamo dalle porte della Riserva i telefoni cellulari riprendono il segnale, è una strana sensazione aver vissuto quattro giorni in totale isolamento a contatto solo con la natura e senza le comodità a cui siamo abituati. Dopo aver montato la tenda mi offro di aiutare anche Seifu per la sua, e prima del pranzo mi concedo una lunga doccia calda per togliere tutta la sabbia e la terra che ormai da più giorni incrostava i miei capelli e la mia pelle. Lavo anche un po’ di vestiti e mi stupisco di quanto sia marrone l’acqua che scorre via. Un ultimo salto in centro a Maun per gli acquisti e ci dirigiamo all’aeroporto dove alcuni aerei ci attendono per effettuare un volo panoramico sul Delta dell’Okavango. Decolliamo alle 16.00 ed è un buon orario perché la luce del sole è calda e rende il paesaggio ancora più bello, ed inoltre superate le ore più calde, si hanno maggiori possibilità di vedere animali.

Il decollo è un po’ traballante, alcuni vuoti d’aria ci fanno sussultare, ma quando siamo in quota la paura lascia posto allo stupore per questa terra meravigliosa. L’Okavango è l’unico fiume al mondo che non sfocia sul mare, ma crea un delta sulla terra ferma e per questo motivo dà origine ad un ambiente spettacolare: si alternano zone aride dove la savana, con i suoi colori caldi giallo dorato, rende il territorio inospitale, a zone verdissime con acquitrini e vegetazione rigogliosa. Dall’alto si vedono i vari canali tra la vegetazione ed il cielo che si specchia nell’acqua crea dei bellissimi giochi di luce e di colore. Vediamo anche tanti animali alcuni anche in branchi, elefanti, gazzelle, zebre, gnu addirittura qualche airone bianco tutti nei pressi delle pozze d’acqua e anche alcune giraffe che mangiano le foglie degli alberi. L’atterraggio è impeccabile, sono felice ed entusiasta di aver visto dall’alto e con i miei occhi questo spettacolo unico che non si riesce a descrivere a parole.

Tornati al campeggio Seifu ci vuole stupire con una pasta alla carbonara che io ed Enrico gli aiutiamo a preparare, peccato che lui non abbia idea dei tempi di cottura della pasta…Praticamente una colla, ma il pensiero è stato carino.

All’alba ci prepariamo smontando l’accampamento, destinazione Kasane presso Parco Chobe. Dopo la prima ora di viaggio incontriamo il primo posto di blocco per controllo passaporti e disinfestazione delle ruote del truk e delle nostre suole di scarpe e ciabatte! Arrivati a Kasane decidiamo di effettuare un game drive extra nel Parco Chobe, 250 pula a testa circa 50 euro, anche se le nostre guide sono un po’ contrarie perché avrebbero preferito andare al campeggio e montare le tende. Per questa volta decidiamo noi, quindi andiamo al bancomat per prelevare il denaro necessario e partiamo. L’inizio non è dei migliori, la nostra jeep si spegne in continuazione e quella dell’altra metà del gruppo buca una gomma. Il Parco Chobe è molto diverso come vegetazione, è più verde rispetto al Moremi , la terra è più rossa, ci sono colline che si alternano a zone pianeggianti, ed il fiume Zambesi che vi scorre fornisce un habitat ideale per molte specie di animali. Prima del rientro al CHOBE SAFARI LODGE troviamo una coppia di leoni che si accoppia sotto un albero ed un branco di wild dog che si aggira tra i cespugli, abbiamo visto tantissimi elefanti con i loro piccoli alcuni a pochi metri dalla nostra jeep ed ora che il sole sta tramontando e l’aria si fa fresca siamo felici. Finalmente raggiungiamo il campeggio, non vedevo l’ora di scendere, il nostro autista guidava veramente male rischiando per due volte di rovesciare la jeep. Il Chobe Safari Lodge è bellissimo ed accogliente, ha una parte riservata al lodge ed una al campeggio dove vi sono bagni con docce e zone attrezzate per la cucina da campo. Con grande sorpresa Seifu e Luky hanno scaricato tutti i bagagli e hanno già montato le tende, non ci resta altro che farci una bella doccia calda e aiutarli a preparare la cena. Riso bollito, verdure miste e carne di maiale saltato in padella è il menù, e visto che Seifu è mussulmano mi chiede di assaggiare per lui la carne e regolarne il condimento. Dopo cena facciamo un giro attorno alla bella piscina e dalla terrazza del Lodge si vede il fiume che scorre tra la vegetazione.

Sveglia alle 6 per un veloce caffè e qualche biscotto, alle 7 presso il pontile del lodge ci aspetta una barca a motore per un rilassante giro sul fiume della durata di due ore, dove possiamo godere di una natura bellissima e vedere da vicino tanti animali. Non solo elefanti ed ippopotami, ma anche tante specie di uccelli e i temibili coccodrilli. Vedere il fiume dal battello è molto diverso, sembra di appartenere all’ambiente, di essere partecipi della vita di questi animali, mi fa sentire in pace con il mondo. La navigazione è piacevole anche se fa ancora fresco, e ci godiamo il silenzio e la tranquillità del fiume.

Entusiasti per l’esperienza e per gli avvistamenti consumiamo il sostanzioso pasto che ci ha preparato il nostro cuoco prima della partenza per lo Zambia.

Al confine dobbiamo prendere un battello per attraversare lo Zambesi, riusciamo a salire al primo tentativo, non ci resta che metterci in coda sotto il sole per ottenere il visto di ingresso. L’ufficio è superaffollato e manca l’aria, siamo stipati l’uno contro l’altro e siamo gli unici turisti, le nostre guide non ci perdono di vista neanche per un secondo. C’è una ventola che muove l’aria puzzolente dell’ufficio, siamo in inverno e giustamente c’è chi si mette cappotto e giaccone, noi con le mezze maniche non vediamo l’ora di uscire all’aria aperta, finalmente… paghiamo 80 dollari a testa per il doppio ingresso in Zambia perché volendo andare anche in Zimbabwe per vedere le Cascate Vittoria, al ritorno dovremmo ripagare un nuovo visto d’ingresso. Dopo un ora circa ripartiamo per Livingstone Town, dove è possibile prenotare le escursioni e attività sulle Victoria Falls, alcuni di noi decidono di fare il volo sulle cascate. Questa città è tutta sviluppata sul turismo e lo sfruttamento di questa risorsa naturale, l’agenzia dove andiamo noi è organizzatissima con video e depliant per invogliare il turista a spendere il più possibile in attività estreme sulle cascate, una vera e propria miniera d’oro.

Luky ci porta all’ingresso delle Cascate Vittoria, paghiamo 10 $ per il biglietto, ma li valgono tutti! C’è un bel percorso che costeggia la spaccatura nella roccia dove le cascate precipitano creando un rumore assordante. Si cammina proprio a fianco delle Cascate e si possono ammirare da tanti diversi punti panoramici, c’è anche un ponte sospeso sul canyon che ti dà la sensazione di volare nel vuoto. L’umidità che è nell’aria crea dei bellissimi arcobaleni, che sono visibili da tutte le angolazioni lungo il sentiero, a volte sembra quasi di toccarli. Entusiasti facciamo ritorno al BUSH FRONT CAMP dove abbiamo montato le tende, è già buio, facciamo una doccia calda e siamo pronti per la cena. Pianifichiamo intorno al fuoco la giornata di domani, è un giorno libero dove possiamo fare ciò che più ci piace, abbiamo tanto tempo a disposizione e non vogliamo sprecarlo dormendo.

Dopo il caffè e gli immancabili biscotti secchi, partiamo con un taxi per visitare il centro di Livingstone, dove giriamo a piedi tra i vari mercati di artigianato locale, e ci perdiamo tra ciotole, posate di legno, collanine di semi dai mille colori, e tessuti da appendere alle pareti della casa, tra le grida e gli inviti dei proprietari di visitare la propria bancarella. Ormai sfiniti dalle contrattazioni ci dirigiamo in taxi verso il confine, facendoci lasciare all’inizio del lungo ponte che segna la frontiera. Dobbiamo proseguire a piedi, fa un caldo tremendo e ci sembra che questo kilometro sia infinito. Incontriamo numerose famiglie che a piedi trasportano sulla loro testa e sulle loro spalle enormi sacchi di cibo, e ci meravigliamo che indossino abiti pesanti. Giunti all’ufficio doganale facciamo timbrare il passaporto e paghiamo il visto di ingresso in Zimbabwe di 30$ e proseguendo troviamo l’ingresso al Parco delle Cascate Vittoria (20$). Affrontiamo la camminata panoramica che costeggia le Victoria, partendo dal punto dove le avevamo lasciate ieri, la prima parte del percorso è immerso nella vegetazione e crea scorci suggestivi e molto belli. Troviamo anche una scalinata in pietra, scivolosa a causa dall’umidità, che scendendo ci porta proprio a fianco di un punto di caduta dell’acqua, dandomi la sensazione di poterla toccare, il rumore prodotto dell’acqua è incredibile. Dobbiamo indossare gli impermeabili perché gli spruzzi creano una costante pioggerellina, resto incantata da questo spettacolo della natura. Risaliamo e la seconda parte del percorso ci porta di fronte alle cascate sul crinale del canyon. Il punto più alto è di 108 metri e vi si trova una targa in pietra dedicata a Livingstone, il suo scopritore, mi immagino che emozione possa aver provato trovandosi di fronte ad uno spettacolo del genere. Da questo punto sul crinale del canyon si vede tutta la lunghezza della spaccatura nella roccia, sono senza fiato per l’emozione. La guida ieri sera davanti al fuoco ci ha segnalato la presenza poco distante dalle cascate di un baobab di straordinarie dimensioni, decidiamo di raggiungerlo a piedi per immortalarci davanti al suo enorme tronco. Camminando per raggiungerlo ne vediamo tanti altri, ma il più grande è veramente inconfondibile, il suo enorme tronco è stato recintato a causa di qualche idiota che si è divertito ad inciderne la superficie con un coltellino.

Tornati all’accampamento troviamo Seifu e Luky che ci aspettano, chiediamo informazioni per un possibile ristorante per la cena, e loro si offrono di portarci, così partiamo tutti assieme. Le strade sono completamente buie e per brevi momenti viene a mancare la corrente anche al ristorante, restando generosamente illuminato con candele. La cena però ci fa rimpiangere i meravigliosi piatti preparatici da Seifu le altre sere.

Lasciamo il Bush Front Camp, o campeggio delle zanzare a causa della loro massiccia presenza, e ci dirigiamo al confine dove dobbiamo timbrare il passaporto in uscita dallo Zambia e riprendere la chiatta per tornare in Botswana. Troviamo una fila interminabile di camion, tantissima gente a piedi con abiti multicolore e merce di tutti i tipi. Dopo aver attraversato il fiume siamo bloccati al confine perché il nostro truk è rimasto sul lato opposto del fiume, il traghetto si è rotto e la nostra attesa dura circa tre ore, sembriamo dei profughi seduti in terra sul marciapiede ai lati della strada, vicino alla pozza del disinfettante usato per le ruote dei camion e dei mezzi che attraversano il confine. Eccolo, disinfettate le scarpe ripartiamo, breve sosta a Kasane per un rifornimento di cibo e poi lungo la strada per un panino.

Abbiamo perso troppo tempo e quando raggiungiamo MAKGADIKGADI PANS il sole sta proprio per tramontare sul questo enorme lago. Pochi istanti e c’è già buio, raggiungiamo il NATA LODGE e montiamo le tende al buio, sotto un bellissimo cielo stellato. Ultimo giorno completamente di trasferimento, 500 km, dobbiamo uscire dal Botswana ed entrare in Sudafrica, ci fermiamo presso il fiume Limpopo al Mabula Camp, dove montiamo le nostre tende distratti dalle continue cariche di una piccola mangusta della proprietaria del campeggio. Effettuiamo un safari notturno extra(15 euro) dentro alla riserva privata, ed avvistiamo due grossi rinoceronti bianchi, l’unico animale che non avevamo ancora visto, ma che in questo contesto un po’ mi impauriva.

Trasferimento a Johannesburg e volo per l’Italia. E’ stato duro lasciare le nostre guide, Seifu e Luky, due caratteri diversi, uno più timido e l’altro più espansivo, ci siamo abbracciati davanti all’aeroporto e quello che ho visto nei loro occhi mi ha reso felice di aver condiviso con loro tanti bei momenti, ma anche triste per la fine di questa bella esperienza avventurosa, dove ho potuto confrontarmi con altre persone e sfidare me stessa e i miei limiti.



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